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Giorno: 4 Maggio 2014

IMMAGINARIO – Spal promossa, Ferrara sportiva torna a sorridere

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura.

I giocatori della Spal festeggiano la promozione sotto la curva – clicca sulle immagini per ingrandirle

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I giocatori festeggiano la promozione sotto la curva (foto di Roberto Fontanelli)

L’ultima volta era stato il 17 maggio 1998. In quell’anno Marco Pantani vinceva Giro d’Italia e Tour de France, al governo c’era Romano Prodi, in autunno moriva Lucio Battisti. Sembra passato un secolo. Ma è di allora la più recente cavalcata trionfale della Spal. Con Gianni De Biasi al timone, la squadra vinceva la serie C2 e tornava in C1.

 

 

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I giocatori della Spal festeggiano la promozione (foto gentilmente concessa da: www.lospallino.com)

 

 

Ferrara ha dovuto attendere sedici anni  prima di poter festeggiare una nuova promozione dei biancoazzurri.
Storia di oggi, con la vittoria per 3-1 sul Bellaria: Varricchio e compagni hanno conquistato il sesto posto finale in classifica e l’ammissione al prossimo campionato di Lega Pro, che si articolerà su tre gironi di 20 squadre ciascuno e una sola categoria, equivalente all’attuale C1, la terza serie nazionale.

 

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L’entusiasmo della curva: oltre cinquemila spettatori hanno assistito alla promozione della Spal (foto gentilmente concessa da: www.lospallino.com)

Una soddisfazione enorme per la città, i tifosi, la società gestita dalla scorsa estate dalla famiglia Colombarini e da Fabio Bulgarelli. Grande gioia per il presidente Mattioli, la squadra e tutto lo staff tecnico. Dopo le traversie delle ultime stagioni si torna finalmente a sorridere.

 

 

 

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I giocatori della Spal festeggiano la promozione sotto la curva

Mercoledì, all’Ibs, Maria Rita Parsi presenta il suo nuovo libro “Maladolescenza. Quello che i figli non dicono”

da: Responsabile Eventi Libreria Ibs.it Ferrara

Patrizia, 17 anni, pensa spesso di uccidere sua madre. Giada, sedicenne, vomita ogni tanto per non ingrassare. Roberto, 17 anni, si lancia con lo skateboard in mezzo al traffico dell’autostrada. Salvatore non esce mai di casa e ha una dipendenza dalla Playstation. Elisabetta, 18 anni, passa bulimicamente da un uomo all’altro. Paride, 16 anni, si ubriaca anche tre volte alla settimana. Questi ragazzi non provengono da ambienti sociali degradati. Vanno bene a scuola, non hanno problemi con il loro aspetto, appartengono a famiglie benestanti. Però conducono vite parallele, di cui i genitori sono spesso all’oscuro. In questo libro Maria Rita Parsi ci consegna un ritratto realistico di adolescenti, e indirettamente di madri e padri, ugualmente sperduti nel mondo di oggi.

Selvatici, muti, inquieti, iperattivi o catatonici, perennemente connessi, ma scollegati dalla realtà.
Cosa pensano gli adolescenti di oggi?
Cosa fanno quando non li vediamo?
Dall’analisi di un’esperta, un viaggio illuminante nel pensiero dei ragazzi. Per capire le origini del loro malessere e diventare adulti insieme.

MARIA RITA PARSI
Psicopedagogista, psicoterapeuta, saggista, scrittrice, editorialista, svolge da anni un’intensa attività didattica e di formazione presso università, istituti specializzati, associazioni private. Docente di Psicologia, ha dato vita alla Fondazione Movimento Bambino ONLUS e dirige il “Corso di specializzazione in psicoterapia umanistica a orientamento bioenergetico”. Collabora a molti quotidiani e periodici. Al suo attivo, più di cinquanta pubblicazioni tra cui Il Manuale antiansia per genitori (Piemme), e Single per sempre, L’amore dannoso e Fragile come un maschio, tutti pubblicati da Mondadori.

Mercoledì 7 maggio ore 17:30

Presso la storica sala dell’Oratorio San Crispino
Libreria IBS.it bookshop

Maria Rita Parsi
presenta il suo nuovo libro
Maladolescenza
Quello che i figli non dicono
(Piemme)

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L’istruzione come investimento: dibattito con il sindaco su scuola, società e politiche educative

Si ragionerà di educazione e di istruzione, di apprendimento e formazione permanente, di scuola e di società basata sulla conoscenza nella prospettiva della ‘learning city’. Tutto questo venerdì 9 maggio alle 17,30 nella sala dell’Arengo, in municipio nel dibattito promosso da ferraraitalia. A confrontarsi saranno il sindaco Tiziano Tagliani e il professor Giovanni Fioravanti, opinionista del nostro quotidiano online – già artefici di un ‘botta e risposta’ proprio sul nostro giornale. [leggi qui l’intervento di Fioravanti, leggi qui la replica del sindaco] che avranno così l’opportunità di approfondire in pubblico il dialogo.
I temi in discussione sono tanti e stimolanti e anche i presenti potranno contribuire con i loro interventi. Il dibattito verterà su strategie e politiche educative e sui servizi scolastici, ma anche sull’istruzione come fondamentale investimento per l’intera collettività.

Ferrara Concreta replica ad Anselmi sulla petizione turismo

da: Roberto Serra, portavoce lista civica Ferrara Concreta

«L’idea della raccolta firme per rilanciare il turismo è demagogica e inutile». E’ quanto afferma Roberto Serra, portavoce di Ferrara Concreta, che alle amministrative sostiene il sindaco uscente Tiziano Tagliani. «Non sarà una petizione a risolvere il problema del poco appeal di Ferrara e farlo credere è ingannevole. L’anima della città, chiamata in causa dal candidato di Forza Italia, Vittorio Anselmi, deve essere un sentimento che appartiene a tutti, non una responsabilità esclusivamente affidata alla Regione». All’insegna della convinzione che «bisogna puntare su progetti che siano ambiziosi ma attendibili», Serra boccia l’affermazione di Forza Italia secondo cui con 800 mila euro si può ridurre la tassa di soggiorno e raddoppiare le mostre, «perché una simile cifra non consente la somma delle due operazioni». «A meno che – dettaglia – non si facciano esposizioni di carta, che non prevedano il trasferimento di pezzi dalle grandi pinacoteche europee e le relative assicurazioni. Il che significherebbe però rinunciare alla qualità delle rassegne che fin qui ci ha contraddistinto». Sul Buskers Festival, «chiediamo ad Anselmi di rendere noto, se lo ha, il suo progetto per ‘includere’ i commercianti», come da lui auspicato. Partendo dal presupposto che il turista è sempre più autonomo nell’organizzazione dei propri viaggi, secondo Ferrara Concreta bisogna puntare su smart card capaci di mettere in rete beni culturali e servizi e di raccogliere al contempo informazioni su movimenti e preferenze, così da migliorare l’offerta. E se indiscutibile punto di forza, anche per Ferrara Concreta, è il Castello, soprattutto nell’ottica della progressiva dismissione degli uffici, la ‘strada’ da percorrere è creare una sorta di ‘corridoio’ culturale che leghi la fortezza con la Pinacoteca Nazionale e tutti gli altri musei cittadini, Meis compreso, collocando all’interno di ciascuno materiale relativo all’intero territorio. E promuovendo, accanto, i percorsi cicloturistici. In tema di eventi, «va rilanciato un calendario unico, cui privati ed Enti facciano riferimento per evitare sovrapposizioni e periodi di grande fermento accanto ad altri di scarsa attrazione». Sulla tassa di soggiorno, infine, Ferrara Concreta propone l’istituzione di un gruppo di lavoro che stabilisca annualmente, e a seconda delle priorità, la destinazione degli introiti. «E tutto – chiude Serra – si può fare sfruttando e potenziando quel che c’è, senza petizioni».

Con la Benedizione dei Palii si apre ufficialmente il mese del Palio di Ferrara

da: ufficio stampa Ente Palio città di Ferrara

Con la suggestiva cerimonia della Benedizione dei Palii e dell’Offerta dei Ceri si è aperto ieri sera ufficialmente il mese del Palio di Ferrara.
Nella splendida cornice della cattedrale i figurati delle otto Contrade e della Corte Ducale hanno rievocato l’antica cerimonia con la quale i borghi e rioni tributavano alla Chiesa la cera necessaria ad un anno di “luce”.
La cerimonia, presieduta dal Vescovo Negri, è stata accompagnata dai canti del Coro di Santo Spirito, secondo l’antica traduzione liturgica.

Il ddl lavoro: la precarietà elevata a sistema

da: Giuseppe Fornaro, Candidato sindaco Valori di Sinistra città di Ferrara

La precarietà elevata a sistema. È questo il succo del ddl sul lavoro del ministro Giuliano Poletti che di come utilizzare i lavoratori precari ai fini aziendali se ne intende, vista la politica del personale di alcune coop soprattutto della grande distribuzione, Coop Estense inclusa. Contratti part time a go go, straordinari e orari assurdi all’insegna della massima flessibilità, tra cui le tanto contestate aperture domenicali degli iper e super mercati delle catene Coop. Insomma, il sistema di gestione del personale conosciuto da Poletti ora viene elevato a sistema ed esteso a tutto il paese. E pensare che il movimento cooperativo era nato come mutuo soccorso tra i lavoratori, prima che diventasse terra di conquista di squali della politica.
Con il nuovo ddl, se sarà approvato dal Senato così com’è, la durata dei contratti a termine passerà da uno a tre anni senza alcuna causale, prorogabili per cinque volte. Ciò significa che, in teoria, una persona potrebbe restare appesa ad un filo per quindici anni ed essere quindi più facilmente ricattabile. Oltre al fatto che la precarietà, se non è una scelta ma è subita, ha conseguenze spesso drammatiche sulla vita delle persone, anche dal punto di vista della stabilità psichica. Insomma, le persone sono solo dei numeri funzionali alla macchina aziendale. Se non altro con questo ddl viene meno l’ipocrisia inventata dai governi precedenti, tra cui il governo Prodi, dei contratti a progetto, una vera e propria presa per i fondelli.
Anche per il personale delle materne e dei nidi comunali a tempo determinato è prevista la proroga di un anno fino al 31 luglio 2015. Così se da un lato si bloccano le assunzioni nella pubblica amministrazione, dall’altro si precarizza il personale. Insomma, ciò che si butta fuori dalla porta rientra dalla finestra, ma a condizioni peggiori.

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Il ‘Castello’ dell’ospedale di Cona ovvero le avventure dell’utente V.

Mi avvio a portare i referti al nuovo ospedale Sant’Anna di Cona, una strana sensazione m’invade mentre dalla superstrada si staglia l’ormai nota sagoma dell’immensa costruzione. La memoria involontaria immediatamente mi fa scattare il ricordo di letture lontane e fondamentali. Penso tra me e me che devo rileggere le pagine iniziali del Castello, il grande romanzo di Franz Kafka. E così faccio: “Nel complesso, il Castello, come appariva da lontano, corrispondeva all’aspettazione di K. Non era un vecchio maniero feudale né un palazzo nuovo e sontuoso, ma una vasta costruzione, composta da pochi edifici a due piani [….] Chi non avesse saputo che era un Castello, l’avrebbe scambiato per una piccola città”.
La vicenda dell’agrimensore K. a questo punto si confonde con quella dell’utente V. Speravo in cuor mio di non fare la fine del povero K. che teme di essere risucchiato dagli incomprensibili ordini che gli vengono imposti dl misterioso padrone del Castello fino a farlo sentire responsabile di colpe non commesse e di cui ignora il senso. Ma ero ben munito. Una chiarissima mappa consegnatami con solennità dalla clinica privata da cui provenivo con spiegazione di cosa dovevo fare e le tappe da seguire mi rende relativamente tranquillo. Così -secondo indicazione- all’ingresso 2 entro nella sala dove si pagano i ticket e per prima cosa sbaglio il biglietto per la fila: non la C dedicata alle visite private, ma l’A era quella da prendersi.

Mi accorgo che ho 45 ‘utenti’ davanti a me. Solo due sportelli su sei svolgono quel servizio. E attendo sempre più immedesimandomi nell’agrimensore K con rovellìo di pensieri: “Ho portato tutto? Pago in contanti o col bancomat ?” mentre bruscamente mi risveglio sentendo un diffuso lamento che secondo la più straordinaria invenzione dantesca dei dannati che vengono battuti da Caron dimonio dagli occhi di bragia si diffonde per la sala. “La macchina del bancomat si è inceppata! Bisogna attendere il tennico” E la signora a me vicina balbetta “E ora come faccio a dirlo a mia figlia?”. Mi sento invaso da un eroico senso del dovere: trovo la figlia, la informo, consolo la signora che con gesto meccanico e tenerissimo per nascondere l’agitazione si aggiusta il fazzoletto di seta artificiale sul capo. Mi offro di andare a prendere una carrozzella, ma lei schermendosi vuole solo che le porga il braccio per alzarsi. Che dignità! E mi risiedo invaso da cupi pensieri.
S’avvicina una guardia giurata e a voce alta confida a una infermiera presente come gli avessero sbagliato tutto; che era entrato nelle stanze secrete e minacciato di denunciare gli ufficiali del Castello. Ahimè! Non so trattenermi e a una gentilissima addetta domando quanto tempo presume visto che entro le 13 dovevo andare lassù nell’inviolabile regno dell’anatomo-patologia dove si spegne ogni furore umano e di lotta. Un “Mah” sussurrato mi riabbatte al mio posto.

Infine a un’ora e 25 minuti dal mio ingresso mi siedo davanti allo sportello 6. Una signora ancor disponibilissima sebbene recasse i segni della precedente utente a cui aveva dovuto risolvere intricati problemi di appuntamenti mi accoglie con un pallido sorriso e a lei, trepidando, porgo ‘l’impegnativa’. Si srotola da quel momento un’allucinante sequenza di interrogativi fra me, la signora e il computer che ci gettano nella disperazione. Quale codice bisogna inserire? Rientro nella categoria degli aventi diritto all’esenzione oppure no? La macchina, carogna, non dà risposte. Telefonata convulsa alla clinica privata con esito negativo e dopo esserci guardati negli occhi la signora si ribella e decide di mettere sulla mia pratica (come poi si rivelerà giusto) esentato. Sono passati 22 minuti 18 secondi.
La fila si è notevolmente ingrossata facendomi provare un senso di colpa immotivata come al protagonista del Castello; occhi rancorosi mi guardano di sottecchi mentre la povera signora mi mostra una triste mela mangiucchiata a metà e mi rivela in confidenza che ancora deve recarsi al bagno; ma le leggi del Castello non permettono questi diversivi. Stressato ma orgoglioso d’aver vinto il potere ottuso della macchina infine, come spiega la mappa, prendo l’ascensore di sinistra allo snodo (1 o 2? Boh!). E’ solo quello che porta direttamente al sancta sanctorum della patologia ovvero al terzo piano. Passi vellutati, sussurri e non grida, officianti assorti nel loro compito.

Consegno a una deliziosa signora (ma i maschi dove sono finiti?) le boccette e alla sua domanda “Viene lei a ritirarli?” Rispondo con un atterrito no! E doverosamente riferisco a quale reparto a quali medici vada mandata la risposta: naturalmente sbagliando tutto. Dopo quattro telefonate ci si accorda, mostrando pazienza quasi superiore a quella provocata dalla più comune e invasiva domanda del Castello di Cona: “Dov’è l’uscita? Rientro nell’ansimante caos del reparto.
Esce lei l’amatissima primario che mi sostiene e m’incoraggia da anni. Ci baciamo come accade da anni tra sguardi cupi e labbra strette degli altri “utenti”, m’infilo nella stanza sgabuzzino della giovane medico che deve segnare sulla mia cartella gli ultimi dati. E’ ancora allegra nonostante la massa di lavoro svolto da parecchie ore (sono le 13 meno otto minuti. Il mio ingresso è stato alle 9 e 25) le consiglio il film ‘Grand Budapest Hotel’ per risollevarsi. E mentre un affettuosissimo giovane portantino con un’immensa cresta in testa, degna del copricapo dei soldati greci, coccola una signora sofferente stesa sul lettino, m’avvio, sollevato a mia volta, verso la macchina.
Ma è la fila 6 o la fila 9 dove l’ho lasciata? Non importa: prima o poi ci arriverò.

Il virtuoso Ferraresi, emulo di Paganini e interprete dei suoi Capricci

“MUSICI” FERRARESI DEL PRIMO NOVECENTO
ALDO FERRARESI E MAFALDA FAVERO

Aldo Ferraresi – Nato a Ferrara, Aldo Ferraresi (1902-1978) imparò i primi rudimenti del violino all’età di appena sei anni, nel 1914 entrò al Conservatorio di Parma e conseguì quindicenne il diploma al “Santa Cecilia” di Roma.
È stato a lungo il solo esecutore in grado di cimentarsi con il IV concerto di Paganini, dei cui Capricci divenne più tardi uno fra i maggiori interpreti in assoluto.
La sua straordinaria carriera lo ha portato sui più prestigiosi palcoscenici d’Italia e di Europa, strappando entusiastiche recensioni sulle pagine di importanti testate giornalistiche quali: “Il Tempo”, “La Liberté”, “Times”, “Listener” e altre ancora.
Definito da qualche critico «uno dei più grandi violinisti viventi», Ferraresi ebbe come primissimo maestro il padre sottufficiale dell’esercito ed è, con ogni probabilità, nella propria famiglia ferrarese che scaturì in lui la scintilla del suo innato talento.

Mafalda Favero – Nata a Portomaggiore (FE), Mafalda Favero (1903-1981) ha compiuto gli studi musicali a Bologna e ha debuttato come cantante lirica con Turandot nel 1927 a Parma, quello stesso anno si è presentata alla Scala nei Maestri Cantori sotto la direzione di Arturo Toscanini.
Soprano lirico dotato di straordinario timbro vocale e di grande presenza scenica, si è in specie distinta come appassionata interprete di opere quali Madama Butterfly, Bohème, Manon, ma è stata unanimemente apprezzata anche come soprano leggero (Elisir d’amore, Don Pasquale, Don Giovanni) e lirico-spinto (Adriana Lecouvrer, Zazà).
Ha partecipato a molte prime esecuzioni di Mascagni, Zandonai, Wolf-Ferrari e Milhaud. Ritiratasi (ancora giovane) all’apice della carriera, Mafalda Favero ha calcato le scene dei più prestigiosi palcoscenici d’Italia, d’Europa e del mondo.
Oltre ai succitati capolavori operistici, altri suoi indiscussi cavalli di battaglia furono: Lohengrin, Cavalleria rusticana, Cantori di Norimberga.

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GERMOGLI
l’aforisma
di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…
 
“In ogni istante della nostra vita siamo ciò che saremo non meno di ciò che siamo stati” (Oscar Wilde)

IMMAGINARIO
la foto
del giorno

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura.

Il glorioso motovelodromo (foto di Roberto Fontanelli) – clicca sull’immagine per ingrandirla

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Il glorioso motovelodromo (foto di Roberto Fontanelli)