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Giorno: 24 Maggio 2014

Coldiretti, domenica 25 maggio un pomeriggio all’insegna della natura con Donne Impresa Ferrara

da: ufficio stampa Coldiretti

Presso il chiostro di San Paolo a Ferrara, a partire dalle 16,00 di domenica 25 maggio, Coldiretti Donne Impresa presenta “Donna e Natura. Quello che non ti aspetti dalla campagna: cura del corpo e della mente…”, tra esposizione di piante e fiori, cosmetici naturali, agrigelato ed aperitivo a km zero, un’occasione per scoprire qualche lato nascosto dell’agricoltura.

Agricoltura “da mangiare”, ma anche per curare il lato estetico e la bellezza, sia esteriore che interiore: infatti mangiare bene significa anche stare in salute, così comededicarsi alla cura delle piante e dei fiori contribuisce al benessere psichico, e comunque il contatto con il verde e la natura ci fa stare meglio.

Partendo da queste considerazioni, e nello spirito di offrire sempre occasioni di contatto tra città e campagna, tra curiosità e prodotti del territorio, Donne Impresa Coldiretti di Ferrara ha organizzato la prima edizione di “Donna e Natura”, un pomeriggio di “anteprima d’estate”, che si svolgerà domenica 25 maggio a partire dalle 16 e sino alle 20, nel chiostro di San Paolo, nel centro cittadino di Ferrara.

“I ferraresi avranno la possibilità – racconta Monia Dalla Libera, la rappresentante provinciale delle imprese femminili di Coldiretti – di trovare alcuni prodotti che arrivano dalle nostre campagne assumendo però una destinazione non solo alimentare, ma anzi di diversificazione produttiva con trasformazione in prodotti per la cura del corpo, in creme, shampoo, profumi…. L’iniziativa punta a far scoprire ciò che dai campi, dalle aziende agricole, possiamo poi trovare in contesti che nonsempre colleghiamo con il settore agricoli. Nel chiostro – conclude Monia – ci saranno aree allestite con piante e fiori, cosmetici, olii e prodotti di bellezza, ma anche assaggi di agrigelato con frutta di stagione ed alle 19 un aperitivo a km zero. Saranno anche esposti gli elaborati del concorso proposto alle scuoleprimarie della nostra provincia “Prodotti a regola d’arte. Dalla nostra terra i capolavori del gusto”.

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Elezioni 2014 – In Emilia-Romagna alle urne per le europee 3,4 milioni elettori e quasi 2,2 milioni per le comunali

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

On line sulle pagine web della Regione una sezione dedicata alle elezioni

Bologna – Sono oltre 3,4 milioni (esattamente 3.416.039) gli elettori emiliano-romagnoli chiamati alle urne domenica 25 maggio per eleggere il nuovo parlamento europeo mentre sono quasi 2,2 milioni (esattamente 2.160.448) quelli dei 255 comuni in cui si rinnovano il primo cittadino e le relative assemblee elettive.
Sul sito Elezioni 2014 – realizzato da Giunta e Assemblea legislativa – notizie, informazioni e aggiornamenti sulla tornata elettorale oltre a tutti i risultati delle precedenti elezioni amministrative ed europee.
I seggi sono aperti solo domenica, dalle 7 alle 23: gli elettori devono presentarsi ai seggi con un documento valido e la tessera elettorale. La scheda per le europee è di colore marrone, mentre per le comunali è azzurra. Lo scrutinio comincia al termine delle operazioni di voto per le europee e alle 14 del 26 maggio per i Comuni.
Elezioni europee
Il Parlamento europeo è l’unico organo dell’Ue eletto direttamente dai cittadini. Le elezioni serviranno ad eleggere i 751 deputati, rappresentanti degli oltre 500 milioni di persone che vivono nei 28 Stati membri dell’Unione europea.
L’Emilia-Romagna è ‘inserita’ nella Circoscrizione Nord-Est (comprendente anche il Veneto, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia) che concorrerà alla elezione di 14 eurodeputati sui complessivi 73 assegnati all’Italia (sono 96 quelli eletti dalla Germania, 74 dalla Francia e 73 anche per il Regno Unito).
Elezioni comunali
Sono 255 i comuni dell’Emilia-Romagna, il 75 % del totale (340), in cui 820 candidati sindaco (202, il 25%, sono donne) sono in lizza per uno dei 255 scranni di primo cittadino. Nei comuni con oltre 15 mila abitanti, se nessun candidato sindaco supererà il 50% dei voti si dovrà ricorrere ad un turno supplementare di ballottaggio, previsto per domenica 8 giugno. Insieme ai 255 sindaci gli elettori dovranno eleggere complessivamente 3.150 consiglieri comunali: in corsa 14.581 aspiranti consiglieri, il 40% donne.

Il Giro del Varano: la nuova iniziativa del Circolo Nautico Volano, in programma per il 2 giugno

da: organizzatori

Il Circolo Nautico Volano, in collaborazione con il Canoa Club di Migliarino, hanno dato vita ad una nuova iniziativa volta alla scoperta del nostro territorio.

Lunedì due giugno verso le 10,30 si parte in canoa e kayak dalla Darsena di Codigoro , in un percorso ad anello di ca. 16 km tra il Po di Volano e il Po vecchio, costeggiando la vecchia via del sale e circumnavigando l’intera isola del Varano. A tutti i partecipanti sarà consegnata una scheda informativa con le illustrazioni della flora e della fauna tipiche della zona, ed un esperto naturalista ci seguirà lungo tutto il percorso raccontandoci storia, caratteristiche e curiosità dell’ambiente visitato.
Tutti gli escursionisti poi potranno partecipare al concorso fotografico con premi per i migliori scatti, realizzati lungo il percorso. Sono previsti vari punti di ristoro, all’arrivo tutti i partecipanti potranno consegnare le foto raccolte che verranno selezionate e premiate. Tutti i partecipanti saranno poi ospiti della cordiale cucina del Circolo NAUTICO VOLANO.

Per chi è interessato e sa andare in canoa o kayak il Circolo mette a disposizione le proprie attrezzature per dare la possibilità a tutti di partecipare a questa bellissima esperienza.

Tutto il regolamento sul ns./ sito www.circolonauticovolano.it

per informazioni: enrico.feggi@libero.it 3382274535
canoaclubmigliarino@gmail.com 3296890741

Non mi avete convinto

Grillo si definisce “oltre Hitler”, Berlusconi si piange “perseguitato”, Renzi proclama “il futuro siamo noi”. Molti slogan (alcuni davvero disgustosi), pochissimi ragionamenti.
Mettiamoci anche la Lega che bercia contro gli immigrati e riduce la fuga dalla crisi a un banale referendum sull’euro. E la lista ‘L’altra Europa’ che fatica a destare attenzione attorno al suo (pur solido) profilo ideale e allora s’attacca al fondoschiena della propria portavoce e all’impronunciabile nome d’un leader greco – che nessuno conosce – sperando così di ottenere visibilità.

Il fulcro del messaggio politico è ormai interamente slittato dal piano dei contenuti a quello della comunicazione. Si cercano le strategie più appropriate per persuadere e guadagnare consensi da spendere come cambiali in bianco. Mancano invece le risposte ai bisogni reali e un quadro programmatico che le contenga e definisca un orizzonte credibile verso il quale tendere.

Rimpiango l’utopia, stella polare in grado di orientare il cammino di una comunità. Non misurava la distanza dal ‘qui ed ora’ alla ‘città ideale’, ma ne indicava la direzione: serviva a tenere alta la tensione morale, a dare un senso al presente, a chiarire cosa fosse necessario fare per approssimarsi alla meta. E rendeva sensati e accettabili i sacrifici che ogni impresa impone.
Così invece appare tutto sterile e vano. Non si afferra il senso del presente, non si vede un approdo praticabile nel futuro. E monta la rabbia, per frustrazione.

Anche a livello locale si sconta la stessa incapacità di tenere insieme le due dimensioni: la concretezza e la prospettiva. Pare davvero la notte, descritta dal filosofo Hegel, in cui “tutte le vacche son bigie” e tutto appare indistinguibile e inutile. Una interminabile, spaventosa notte.
Non è rassegnazione la mia, è l’amara constatazione di un pur inguaribile ottimista. Inguaribile al punto che ancora spera, prima o poi, d’essere smentito.

 

Il video intonato: “Bianco, rosso e Verdone” (la scena del seggio elettorale): per alleggerire… perché l’ironia è la miglior medicina [vedi qui]

In questo mondo di ladri

In questo mondo di ladri d’immagini, di sentimenti, di paure, di disperazioni, di fughe, di storie vere e inventate, gli amici di Marwan sono caduti nella trappola. Sono precipitati, oserei dire, in una trappola mediatica predisposta da abili manipolatori di comunicazione e sentimenti, presi all’amo da twitteristi (pessimo neologismo ma pare si dica così…) che giocano con le emozioni. E non ci sono caduti solo gli amici di Marwan, hanno abboccato i maggiori giornali italiani che, forse, dovrebbero verificare meglio fonti e notizie, prima di ribattere ciecamente e ripetere, quasi come un pappagallo, informazioni giunte da lontano, senza toccare-verificare-capire-riflettere-pensare.

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foto Unhcr, febbraio 2014

La notizia non è attuale (risale al febbraio scorso), quando la fotografia di Marwan, un bambino di 4 anni aiutato da alcuni membri dell’Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) mentre attraversa, apparentemente da solo, il confine tra Siria e Giordania, è rimbalzata da vari siti di notizie alle prime pagine di alcuni giornali (come La Stampa del 18 febbraio o il Corriere della sera). Tutti, compreso il sito di Al Arabiya, l’emittente degli Emirati arabi uniti, avevano scritto che il bambino era stato trovato da solo, al confine e senza la sua famiglia, perso nel deserto, partendo da un tweet mal interpretato (?!?). L’Unhcr aveva immediatamente chiarito, con altre foto, che il bambino stava passando il confine tra Siria e Giordania con la propria famiglia, e che era rimasto un po’ indietro, solo per qualche minuto.

Abbiamo voluto ricordare questo episodio, per riportare l’attenzione sul vero dramma di queste immagini, lontani da motivazioni legate a uno scoop o a un voler cercare la notizia a tutti costi. Se, tuttavia, questi escamotage servono a riportare il focus sul vero problema, di cui più nessuno parla, allora siamo disposti ad accettarli anche noi.
Perché il vero problema sta in questi profughi di cui pochi ormai s’interessano, se non in trafiletti quasi invisibili e defilati delle colonne dei giornali, accanto magari alla pubblicità di una macchina lussuosa o di un profumo colorato e provocante. Colonnine che riportano numeri di morti o rifugiati come se fossero una lista della spesa, cui non si fa più caso perché diventati la norma, quasi un’abitudine.

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la celebre immagine della “bambina con il palloncino rosso” di Banksy

Noi, invece, vogliamo ricordare, oggi come ogni giorno, come tre anni di guerra in Siria abbiano costretto più di nove milioni di persone alla fuga, il più grande numero di sfollati al mondo. Le dimensioni della tragedia siriana sono inimmaginabili, soprattutto se si pensa che la metà di queste persone sono bambini innocenti che hanno visto morire i genitori o i fratelli o spesso tutta la famiglia.
Ai piccoli rifugiati siriani è dedicato un video di sensibilizzazione creato dallo street artist britannico Banksy [vedi]. La celebre “Bambina con il palloncino rosso” di Banksy diventa una rifugiata siriana che vola sulle macerie del suo Paese, immersa nella più grande emergenza umanitaria degli ultimi dieci anni: la guerra in Siria.

Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, ha anche scritto una canzone per i bambini siriani, dove un figlio disabile scrive al papà. Un figlio che ha attraversato il confine dalla Siria fino al paese vicino sulle spalle di suo padre, cosa che in questi 3 anni dall’inizio del conflitto è successa spesso. E’ arrivato sano e salvo nel campo profughi ma suo papà decide di tornare indietro… e lui lo aspetta… il resto leggetelo voi, alla fine…
E poi ci sono l’allarme dell’Unicef (oltre 2.8 milioni di minorenni siriani non hanno diritto all’istruzione) e quello delle Nazioni Unite («la Siria è il paese peggiore dove essere bambini»), i dati su traumi e abusi, che sono all’ordine del giorno per i minorenni in Siria (2 milioni di bambini siriani colpiti dai combattimenti hanno bisogno di sostegno psicologico o cure). Migliaia hanno perso genitori o insegnanti, case e scuole, e molti altri sono rimasti gravemente feriti. Molti, aggiunge l’Unicef, devono crescere rapidamente: un bambino profugo su 10 sta lavorando, mentre una bambina siriana su cinque in Giordania è costretta a sposarsi prematuramente.

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disegno di Suha Wanous, giovane siriana, @ Najda Now

Marwan e i suoi amici potrebbero essere i bambini di “Najda Now”, fondazione siriana per il soccorso umanitario e lo sviluppo, che ha organizzato una mostra intitolata “Luce contro le tenebre”, finalizzata a raccogliere dipinti e sculture realizzati dai bambini profughi siriani emigrati nel campo profughi di Chatila. Nata nella cornice del programma di supporto psicologico ai bambini siriani ospiti del campo, questa mostra è frutto di un workshop di tre mesi che, trasformando ricordi dolorosi in dipinti colorati, ha inteso dare a questi bambini la possibilità di esprimere ciò che hanno dentro, aiutandoli a sanare le ferite invisibili inferte loro dalla guerra e dall’esilio, a riacquisire un senso di sicurezza e a far conoscere al mondo le loro storie, i loro sogni e i desideri. Come svelare l’altra faccia dei bambini siriani, il volto della vita, dimostrando quanto essi siano capaci di essere creativi malgrado quanto subito. Perché i bambini sono speranza e futuro, sempre.

In ognuno di questi bambini vediamo Marwan che fugge, Marwan che viene accolto, Marwan che sogna, che disegna, che spiega il dolore e se ne libera. Marwan che ha una nuova vita. Insciallah. E noi vogliamo ricordarlo, ogni giorno.

Ciao papà, canzone di Andrea Iacomini
Ciao papà, come stai? Ricordo ancora le tue mani, forti, poggiate sulle mie, ginocchia, immobili e senza vita, alzarmi e dirmi c’è una via d’uscita.
Ehi papà come stai? Sento ancora il tuo sudore sul mio viso mentre mi portavi in braccio verso il paradiso. Mi dicevi di star calmo, io dormivo. Il confine è vicino.
Ciao Papà come stai? / Ci hai lasciato qui non dormi accanto al mio cuscino. Ma sento ancora il tuo profumo, sai? / Che hai portato via da questo campo per “tornare a casa e vedere”, mi hai detto,
Se c’era ancora Il mio letto / La mia cameretta / Il mio gioco preferito / Il mio migliore amico / La mia maglietta e / Il mio nascondiglio segreto
Ciao Papà, torna presto, sono 1000 giorni che sto qui. Sono qui che ti aspetto, qui tra le tende e l’azzurro del cielo.
Ciao papà non combattere con loro, non combattere per loro, torna a stare qui, con me / qui c’è la tua casa
Una cameretta / Un cibo caldo / La mamma, Noor e Sari / E poi ci sono io.
Ciao papà, non farti crescere la barba e stai attento. Io mi siedo ogni giorno sulle rive del campo e ti aspetto, tra le nuvole del cielo e la pioggia del deserto. Qui c’è la nostra nuova casa.
La tv a colori / I sassi per giocare / La mamma Noor e Sari / E poi ci sono io / Torna papà. Mio.

Filastrocca per un’altra Europa

da: Mauro Presini

Filastrocca impertinente
per colei che non si pente.
Tiritera sempliciotta
per colui che non abbocca.
Canzoncina sdolcinata
che in TV non c’è mai stata.
Qualche rima di speranza
per chi guarda in lontananza.

Ambarabà ciccì coccò
questa Europa a chi la do?
Non ai democratici piddì,
cambian soci notte e dì.
No davvero ai cinque stelle,
non li sento nella pelle.
Né a chi vuole larghe intese
perché avrei altre pretese.
Nè ai soggetti della lega,
chi è razzista non mi frega.
Neanche a quelli della destra,
non mi piace quell’orchestra.

Ambarabà ciccì coccò
ma l’Europa a chi la do?
Io la do a chi è capace
di non essere un rapace.
A chi avrà capacità
di dir no all’austerità.
A chi si alza dalle panche
per lottar contro le banche.
A chi continua a tener duro
immaginando un gran futuro.
A chi propone alternative
giuste, oneste e suggestive.

Ambarabà ciccì coccò
ora so a chi la do.
Di sinistra è la mia lista
non per questo è utopista.
Mette al centro le persone
e di idee ne ha un vagone.
Sogna riforme radicali,
in un orizzonte di ideali.
Per un’Europa dei cittadini,
per sentirsi tutti più vicini,
l’Altra Europa è vero cambiamento,
e non ho più un solo tentennamento.

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Il giardino che non c’è

Questa domenica, ‘Arch’è associazione culturale Nereo Alfieri’, fondazione Giorgio Bassani e liceo classico “Ariosto”, propongono una passeggiata letteraria sul tema “Giorgio Bassani e il giardino che non c’è”. Il titolo mi piace molto, chi ha pensato questo itinerario non è caduto nella trappola delle corrispondenze improbabili tra realtà e finzione. Come scrive il professor Gianni Venturi, per chi ha preso in mano le prime edizioni bassaniane, deve essere stato molto difficile non fare i conti con la comune “ferraresità”, quasi impossibile non andare a cercare presenze e somiglianze nei luoghi e nei personaggi per poi restarne delusi. Bassani ha affermato più volte di non voler fare dell’autobiografia, ma di usare Ferrara e il suo mondo per raccontare storie universali, nel caso del “Giardino”, una Storia per certi versi irraccontabile, quella della persecuzione degli Ebrei.
Bassani scrive con metodo scientifico, mescola realtà e invenzione per raggiungere un obiettivo altissimo: “fare poesia”, cioè trovare le parole per toccare l’anima.

Quanta realtà troviamo in questo romanzo? Di Ferrara ne troviamo abbastanza per poter tracciare un itinerario. Bellissimo quello che ha ricostruito Monica Pavani nel suo libro intitolato L’eco di Micol – itinerario bassaniano 2G ed., 2011. Monica, traduttrice e poetessa, ha capito perfettamente l’intento dello scrittore e non ha fatto delle ricostruzioni verosimili, come nel caso della trasposizione cinematografica di De Sica. Il film non piacque a Bassani. In molti aspetti il romanzo, e soprattutto i personaggi, vennero semplificati e banalizzati. Nella scelta dei luoghi delle riprese, De Sica, non trovando in città un luogo che potesse corrispondere al Giardino, scelse un parco lombardo, non credo per la corrispondenza delle descrizioni letterarie, quanto per la presenza di edifici in quello stile eclettico ottocentesco che rimandava alla “solitaria mole neogotica della magna domus”. Per la descrizione del Giardino, Bassani non si ispirò a un giardino ferrarese, ma a uno dei giardini italiani più belli e fragili: l’Oasi di Ninfa, vicino a Latina. Un paradiso in terra, proprietà della famiglia di Marguerite Caetani, fondatrice della rivista culturale “Botteghe Oscure” per la quale Bassani lavorò come redattore fino al 1959, un luogo che lo scrittore conosceva e frequentava.

Dopo più di cinquant’anni, nell’immaginario collettivo, la forma di questo giardino è veramente un impasto di luoghi veri e finti: da una parte, c’è il testo originale in cui la città è riconoscibile ma dove il giardino è inventato e rimanda alla vera Ninfa; dall’altra, il film, che non ci permette di lavorare con l’immaginazione, riprende la città reale nelle inconfondibili riprese in via Ercole d’Este, ma sposta il giardino in un altro luogo ancora.
Tutto questo disorienta e rischia di annullare quell’effetto poetico, così attentamente ricercato nelle pagine del romanzo. “Perché mandare dei poveri turisti allo sbaraglio?” scriveva ironicamente Bassani e quindi smettiamo di cercare a tutti i costi Micol al Parco Massari, riprendiamo in mano il romanzo, magari in una bella giornata che sa già di vacanza e percorriamo le Mura, annusiamo i suoi spazi e allarghiamo la vista e il cuore. La cosa straordinaria è che non troveremo solo gli echi delle risate di Micol e dei suoi giovani amici, ma ritroveremo quello che resta di un altro “giardino che non c’è”, e più precisamente, di una città in forma di giardino voluta dai nostri Prìncipi, presuntuosi, colti e visionari, che volevano sfidare il mondo con la bellezza e le arti.
Giardini perduti, paesaggi trasformati che si svelano con immutata magia attraverso scie intrecciate di parole, tra le storie Estensi e la poesia di Bassani, come scrive Silvana Onofri: “il giardino è ancora presente nella città, basta sapere dove cercarlo.”

La passeggiata letteraria è in programma per domenica 25 maggio, alle 15 ritrovo al Torrione del Barco (angolo via Porta Catena, via Bacchelli), a piedi e in bici. Accompagnano: Paola Bassani, presidente della Fondazione G. Bassani, Claudio Cazzola, critico letterario e docente (Università di Ferrara), Silvana Onofri, presidente di Arch’è Associazione Culturale N. Alfieri.
La partecipazione è libera, in caso di pioggia l’iniziativa verrà sospesa.

(immagine, dettaglio di una fotografia di Enrico Baglioni)

Il piede, straordinario modello di ingegneria biologica

I nostri piedi, dimenticati e spesso maltrattati, in realtà rappresentano uno straordinario esempio di ingegneria biologica, ma anche uno degli elementi distintivi della specie umana, alla pari del cervello.
Spesso sottovalutato, il piede ha un ruolo fondamentale nella postura e nella storia dell’evoluzione umana. Dall’appoggio del piede dipendono le strutture sovrastanti come caviglia, ginocchio, e anche tutta la colonna, fino alla base del cranio. La conquista della posizione eretta ha permesso, non solo il progressivo sviluppo del cervello, ma anche l’esigenza di comunicare con gli altri e quindi la conquista del linguaggio. Ciò è stato reso possibile proprio dalle sostanziali modifiche che ha subito il nostro arto inferiore nel corso dell’evoluzione.
Il piede, questo meraviglioso segmento corporeo, contiene numerosissimi recettori (terminazioni nervose) che rappresentano quasi un “sesto senso”. Questa si chiama “propriocettività”. Una qualità indispensabile per praticare lo sport ma anche per la vita giornaliera. Senza, l’uomo non sarebbe neanche in grado di compiere correttamente i movimenti più elementari, come camminare, parlare e afferrare un oggetto.
Se siamo in grado di avvertire una puntura di spillo, una carezza, il caldo e il freddo e di controllare molti movimenti, lo dobbiamo alla “sensibilità propriocettiva”, ossia a una rete nervosa separata da quella del tatto, del dolore e della temperatura, che raccoglie informazioni solo da tendini, muscoli ed articolazioni. Una quantità di dati che permettono di avvertire l’esatta posizione del corpo, lo stato di contrazione dei muscoli e ancora la velocità e la direzione di ogni spostamento degli arti e della testa. La propriocezione plantare (capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio), abbinata alla stimolazione visiva, aumenta di molto l’equilibrio e il benessere.
Il piede dell’uomo ha quale caratteristica distintiva la formazione di una volta plantare con tre punti specifici di appoggio, in corrispondenza del calcagno posteriormente e delle teste del 1° e 5° metatarso anteriormente. La parte mediale è incurvata verso l’alto (arco longitudinale mediale) ed assicura al nostro piede una fondamentale azione ammortizzatrice nell’impatto al suolo. Tale particolare conformazione è deputata a trasformare le spinte verticali provenienti dall’alto che si scaricano sul piede in spinte laterali, per meglio essere distribuite sulla pianta d’appoggio.
E’ straordinario come una massa relativamente ampia come quella dell’uomo riesca a mantenere l’equilibrio in posizione eretta, attraverso una superficie d’appoggio relativamente piccola come quella dei nostri piedi.
I nostri piedi, instancabili lavoratori, sostengono il peso del nostro corpo e le forze che si scaricano su di esso. Permettono il cammino e l’adattamento al terreno, una sorta di “ammortizzatore biologico”. Come un’elica, che si avvolge e si svolge per compiere la sua azione propulsiva statico-dinamica. In più, come si diceva, hanno anche una funzione recettoriale e sensitiva con migliaia di informazioni spaziali che arrivano al cervello, rappresentando uno dei principali “organi” coinvolti nel mantenimento della postura.
Attraverso la mia esperienza di osteopata, ho riscontrato che un dolore alla schiena, il bruxismo, il mal di testa, disturbi della digestione ecc. potrebbero dipendere proprio da un cattivo appoggio plantare.

Consigli pratici
Si possono effettuare semplici esercizi di flesso-estensione e prono-supinazione, da eseguire in maniera lenta e controllata, seduti a terra su un tappetino o su una sedia, per mantenere una buona mobilità delle strutture articolari e muscolari degli arti inferiori.
Nel caso in cui si avvertano dolori legati a qualche trauma, è comunque opportuno far valutare le articolazioni del piede dal vostro osteopata di fiducia, per evitare che atteggiamenti viziati del piede possano ripercuotersi su tutto il vostro corpo, anche a distanza di qualche mese.

IMMAGINARIO
Stop ai treni nella notte
per completare il ponte

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura.

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Il cavalca-ferrovia della tangenziale ovest (foto di Roberto Fontanelli)

I lavori di completamento del cavalca-ferrovia della tangenziale ovest, iniziati la notte scorsa, saranno completati in nottata, approfittando di un blocco di qualche ora alla circolazione ferroviaria. In città era circolata voce che si fosse verificato un problema relativo alle quote del ponte per ipotetiche interferenze con il transito dei convogli. Chiacchiere smentite dai fatti (foto di Roberto Fontanelli) – clicca sull’immagine per ingrandirla