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Giorno: 31 Maggio 2014

Con Listonemag in piazza
dal 5 all’ 11 giugno
un grande esperimento
di narrazione collettiva

da: responsabile comunicazione progetto Backup di una piazza

Una settimana per ascoltare, raccogliere, fotografare, filmare le storie dei ferraresi e della loro piazza: la redazione di Listonemag, da giovedì 5 a mercoledì 11 giugno 2014, si trasferirà nella piazza Trento e Trieste di Ferrara, sul listone da cui prende il nome, per mettersi a disposizione di chi vorrà contribuire a questo piccolo grande esperimento di narrazione collettiva, primo nel suo genere in città.

L’operazione sarà il cuore del progetto “Backup di una piazza”, vincitore del bando “Giovani per il territorio”, promosso dall’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, per la valorizzazione del patrimonio culturale e artistico locale. Obiettivo del progetto: raccontare la società che nel passato e nel presente ha vissuto e vive la piazza cittadina come luogo privilegiato d’incontro e di scambio.

Da febbraio a giugno la redazione si è impegnata in uno stimolante lavoro di ricerca storica, alla quale chiunque ha potuto contribuire inviando i propri ricordi o quelli della propria famiglia attraverso immagini e racconti. Adesso è il momento di occuparsi del presente! Durante l’intensa settimana che li aspetta redattori, fotografi e videomaker under35 di Listone Mag saranno impegnati a raccogliere e condividere le voci e i volti della piazza cittadina attraverso interviste e reportage, coinvolgendo passanti, turisti, lavoratori, studenti, musicisti di strada: tutto il variegato mondo che ogni giorno popola la piazza.

Peculiarità di questa iniziativa sono il coinvolgimento attivo della cittadinanza e la multimedialità. Sarà una “ricognizione” particolare, ricca di iniziative collaterali e collaborazioni, orientata a far dialogare passato e presente, listone fisico e Listone virtuale, vecchie e nuove tecnologie.
La classe 4 G del Liceo Scientifico Statale A.Roiti, coinvolta nel progetto, scriverà alcuni articoli; i ragazzi del workshop video realizzato nei mesi scorsi presso il centro comunale Area Giovani si occuperanno di svolgere originali produzioni audiovisive. Gli iscritti al corso di alfabetizzazione informatica “Pane e Internet” parteciperanno a un’originale lezione pratica per imparare a connettersi a “wi-fe”, la rete gratuita del Comune di Ferrara, supportati dagli adolescenti coinvolti nell’iniziativa.
La chiacchiera volatile della piazza sarà “cinguettata” attraverso il live tweeting, che sarà possibile seguire sull’account Twitter di Listone Mag o attraverso l’hashtag #backupdiunapiazza.

Chiunque potrà partecipare all’iniziativa con i propri racconti e i propri ricordi.
Listone Mag sarà sul listone tutti i giorni nei seguenti orari:

Giovedì 5, dalle 9 alle 13
Venerdì 6, dalle 17 alle 23
Sabato 7, dalle 9 alle 19
Domenica 8, dalle 9 alle 19
Lunedì 9, dalle 15 alle 19
Martedì 10, dalle 15 alle 19
Mercoledì 11, dalle 17 alle 23

A settembre l’intero percorso di backup sarà raccolto in una pubblicazione in duplice formato – cartaceo ed ebook – e presentato a settembre assieme a una mostra fotografica e a un evento di storytelling.

Partner del progetto: sono tante e diverse le realtà che hanno già voluto aderire al progetto: l’Istituto di storia contemporanea, l’Archivio comunale, le Biblioteche comunali, il liceo scientifico Roiti, il centro Area Giovani con il progetto Imagina(c)tion, i docenti e gli alunni del corso di alfabetizzazione informatica Pane e Internet, il comitato Commercianti Centro Storico.

Concerto verdiano
della mezzosoprano
che sposò Massari

Musica “a casa di…”. E’ bella questa idea del Conservatorio di Ferrara di abbinare un concerto di personalità legate alla città con le pareti di un luogo cittadino dove quei suoni in qualche modo hanno risuonato e vissuto. Oggi, in particolare, è più che mai attraente l’idea di potere ascoltare brani di una cantante che porta il nome di Maria Waldmann Massari. Maria, nata a Vienna nel 1844, è stata la mezzosoprano preferita di Giuseppe Verdi. La sua capacità di interpretazione era quella che al grande compositore piaceva di più per il ruolo di Amneris nell’Aida. Ed è proprio pensando ai ricchi colori del timbro di Maria, che Verdi compone l’aria del “Liber scriptus” del Requiem, da lei interpretato per la prima esecuzione nella chiesa di San Marco di Milano nel maggio del 1874, esattamente 140 anni fa, e scritto per celebrare l’anniversario della morte di Alessandro Manzoni.

Maria-Waldmann-Massari-Ferrara-Giuseppe-Verdi-Conservatorio-Frescobaldi-Maurizio-Pagliarini
Maria Waldmann Massari

Cosa c’entrano con la città di Ferrara – verrà, però, da chiedersi – questa grande cantante di origine austriaca e il più celebre compositore italiano? Un indizio ce lo dà il cognome acquisito da Maria Waldmann che, dopo il matrimonio, prende anche il nome di Massari. A 31 anni una delle voci più importanti dei teatri europei esce di scena perché sposa il duca Galeazzo Massari. Si ritira e si trasferisce nel palazzo con il parco che porta ancora il nome della famiglia ferrarese, in corso Porta Mare. La casa dove Maria ha abitato per tutto il resto della sua vita e dove ha continuato a tenere rapporti e scrivere lettere a Giuseppe Verdi e a sua moglie è ora la sede dei musei civici di arte dedicati all’opera di Giovanni Boldini, Filippo De Pisis e dell’800. Le scosse del terremoto del maggio di due anni fa hanno reso necessari lavori di restauro nel palazzo che confina con il parco Massari. Per questo il concerto sarà nel salone del Museo archeologico. L’iniziativa, curata da Maurizio Pagliarini, è alle 17.30 di oggi – sabato 31 maggio – in via XX settembre 122. Un’occasione per ascoltare le voci e la musica del pianoforte delle allieve del conservatorio Frescobaldi e rivivere un pezzettino di una storia così importante eppure così intima, che la città ha accolto tra le mura di spazi domestici senza che tanti lo sapessero.

Il concerto è gratuito, ma l’accesso richiede il pagamento del biglietto del Museo.

Il 2 giugno a Comacchio l’evento conclusivo del progetto “Community lab – la sofferenza delle donne nel mondo del lavoro”

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Il 2 giugno 2014 alle ore 18.00 in Piazzetta Trepponti si svolgerà l’evento conclusivo del progetto “community lab – la sofferenza delle donne nel mondo del lavoro”. Si tratta di un progetto condiviso dall’Assessorato alle Pari opportunità comunale, dalla Provincia di Ferrara e dall’ASL, attraverso l’analogo percorso promosso dalla Regione Emilia Romagna. Il progetto si prefigge l’obiettivo di dare voce alle donne, per sviluppare un’ottica di genere e un approccio partecipato alla programmazione sociale e sanitaria.

Avviato nella primavera dello scorso anno per concludere la sua prima fase nel mese di giugno 2014, il progetto è stato articolato in una serie di incontri a Comacchio, durante i quali si sono raccolti punti di vista, pensieri e le proposte delle donne.
Fuori dai luoghi istituzionali le donne si sono incontrate, donne di età e culture diverse ed hanno intrecciato le loro storie, che nell’evento di giugno saranno raccontate attraverso una rappresentazione teatrale.

Sono nate nuove amicizie e nuove relazioni di aiuto, piano piano si sta rafforzando la coesione sociale. Una giovane siciliana trasferitasi a Comacchio per esempio ha trovato la chiave per uscire di casa grazie ad una signora di origine marocchina, in Italia da oltre un decennio.
Inoltre si sono raccolte interviste dalle giovani mamme che frequentano il centro infanzia, il nido d’infanzia, donne lavoratrici della ditta Servizi Ospedalieri di Porto Garibaldi che ha chiuso la fabbrica, lavoratrici della Cooperativa sociale Girogirotondo, una ditta tutta al femminile locale.

Agli incontri hanno preso parte anche le associazioni di volontariato, in prima fila il CIF e l’UDI.
“Ascoltare il pensiero delle donne in difficoltà, ci consente di allargare la nostra visuale e di avere un contatto reale con i bisogni concreti di tante di loro – dichiara l’assessore alle Pari Opportunità Alice Carli-. Abbiamo dato voce a donne che non hanno più fiducia nella politica, abbiamo esplorato mondi sofferenti, le donne precarie, le donne migranti scoprendo persone estremamente valide.
Ed è proprio questo il fine ultimo del progetto: individuare leader informali nell’universo donna comacchiese e portarle all’interno di un tavolo di pensiero e di proposta sulla salute e il benessere, che vedrà collaborare insieme amministratori e donne.”
Alle ore 19 si esibirà il Gruppo musicale Watchers di Comacchio. L’evento terminerà con un buffet offerto a tutti gli intervenuti.

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Riqualificazione urbana: tre milioni dalla Regione al Comune di Piacenza per donare nuova vita alla Chiesa del Carmine

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

I commenti degli assessori regionali Saliera e Gazzolo

Bologna – Tre milioni di finanziamenti in arrivo dalla Regione Emilia-Romagna per donare nuova vita alla Chiesa del Carmine, luogo dal valore storico e architettonico unico situato nel cuore della città di Piacenza. A tanto ammonta il contributo deciso dalla Giunta regionale a favore del Comune, su un progetto dall’importo complessivo di 4 milioni di euro.

Le risorse rientrano nell’ambito del Documento unico di programmazione (Dup), lo strumento di cui si è dotata la Regione Emilia-Romagna per un utilizzo coordinato dei Fondi strutturali europei e del cofinanziamento pubblico nazionale e regionale. Tra gli obiettivi individuati come prioritari, la promozione della competitività, della qualità e l’attrattività delle città. Un ambito in cui si inseriscono gli interventi che interesseranno la Chiesa del Carmine, con lavori di messa in sicurezza, riqualificazione e ristrutturazione.

“Il nostro intento è quello di riconsegnare alla città un luogo simbolo che ha grandi potenzialità per contribuire a migliorare ancora di più la qualità della vita dei piacentini”, spiega Simonetta Saliera, vicepresidente e assessore al Bilancio della Regione Emilia-Romagna. “Interventi come questo, capaci di mobilitare risorse ingenti, rappresentano inoltre un volano per la ripresa economica e la creazione di nuovi posti di lavoro”.
Anche l’assessore regionale alla Sicurezza territoriale, Paola Gazzolo, esprime grande soddisfazione per il risultato raggiunto. “La Chiesa del Carmine è un vero e proprio gioiello che Piacenza merita di vedersi restituito, dopo gli anni dell’abbandono – commenta -. Come già avvenuto per i Teatini, diventerà un luogo di cultura e promozione sociale in cui potrà riconoscersi l’intera comunità, grazie a una scelta condivisa e perseguita con determinazione da Regione e Comune”.

La popolazione ferrarese è esclusa dalle decisioni in campo sanitario

da: Comitato Salvaguardia Ospedale del Delta

Nelle poche righe, del comunicato AUSL Ferrara del 30 maggio 2014 ( http://www.ausl.fe.it/home-page/news/potenziamento-dei-servizi-sanitari-nei-lidi-ferraresi-per-la-stagione-turistica-2014 ), è contenuta la concezione della democrazia che le due Aziende Sanitarie portano avanti da tempo su questo territorio. Infatti, sarebbe più corretto immaginarci all’interno di una oligarchia o tecnocrazia, dal momento che la popolazione ferrarese non solo non viene minimamente coinvolta nelle decisioni prese in campo sanitario, ma viene anche informata soltanto quando i procedimenti sono già in essere, senza il minimo preavviso. Infatti, dalla nota AUSL Ferrara del 30 maggio 2014, scopriamo tre cose che lasciano davvero senza parole: in primo luogo, la decisione di convogliare a Cona “TUTTE le emergenze pediatriche”, definendo indirettamente l’Ospedale del Delta come “passaggi intermedi che ritardano gli interventi necessari”. In secondo luogo, ci teniamo a sottolineare che questa decisione non si sa da chi e dove sia stata presa, visto che né nel Piano Strategico 2013/2016 né all’ultima CTSS si è mai parlato di mandare tutti codici pediatrici dal verde al rosso a Cona (desunto dal fatto che nella nota AUSL non vi è distinzione di patologia, per l’utenza pediatrica, come invece specificato per traumi, ictus, infarti miocardici che ovviamente necessitano di tecnologie, specialità e organizzazioni complesse). Inoltre, bene abbiamo fatto a segnalare il caso della bimba trasportata dal Lido degli Estensi a Cona, alla fine del mese di aprile, poiché la prassi del “dirottamento” su Cona era quindi già entrata in vigore in maniera sotterranea, ovviamente senza discuterne né con i Sindaci né coi cittadini: siamo forse dinnanzi al banco di prova, dell’ospedale di Cona, sulla pelle della cittadinanza? Con la nota AUSL Ferrara, del 30 maggio 2014, è stata cancellata, dalla storia della sanità ferrarese, la memoria della “clinical competence” maturata da quei professionisti che, ogni giorno, si sono prodigati per il benessere della cittadinanza nelle strutture della Provincia: ovvero è stato cancellato il risultato delle conoscenze, abilità e capacità tecniche, delle qualità professionali, manageriali, relazionali e operative di ogni singolo specialista, nel contesto sanitario di riferimento, maturate in anni di presenza sul territorio. La nota AUSL non è altro che una “auto-smentita” di quanto sostenuto fino ad oggi, dalle due Aziende Sanitarie, le quali implicitamente corroborano i timori fino ad oggi espressi dal Comitato per la Salvaguardia dell’Ospedale del Delta: si tratta di un evidente controsenso dichiarare il potenziamento del nosocomio di Lagosanto per poi sostenere, contemporaneamente, che tutti i pazienti pediatrici, indistintamente dalla patologia, saranno trasportati direttamente a Cona. Riteniamo moralmente discutibile quanto affermato ed attuato, dalle Aziende Sanitarie estensi, che perseverano in una prassi che depaupera il tessuto di assistenza sanitaria. Come poi non sottolineare l’affermazione “Oltre al consueto potenziamento dei mezzi di soccorso lungo la costa, quest’anno è presente da gennaio l’automedica, mezzo più efficiente nella gestione delle emergenze e trasporti sanitari.”: da quando le automediche trasportano pazienti? Sarebbe stato molto più efficace, al fine di salvare delle vite (ottimizzando veramente la gestione ed i tempi di intervento/trasporto), aumentare numericamente le ambulanze e dotarne, il più possibile, di medico a bordo, altroché automediche! Quindi, al fine di scongiurare qualsiasi incidente irrimediabile, invitiamo le autorità sanitarie del distretto Sud-Est, per primi i sindaci, all’immediato richiamo delle Aziende Sanitarie estensi al rispetto delle promesse, fino ad oggi solo millantate, e non ultimo al rispetto dell’Articolo 32 della Costituzione Italiana che sancisce il diritto alla salute per tutti i cittadini in egual modo. Definire questa una corretta riorganizzazione sanitaria è impensabile, l’Ospedale del Delta non è stato affatto potenziato (nella bilancia dei servizi), e per essere meglio compresi, in merito al nostro pensiero, vogliamo citare un’affermazione, in dialetto ferrarese, del Direttore Generale AUSL Dott. Paolo Saltari (espressa durante un’intervista): “a n’è brisa acsì”.

Tipi di sinistra

Questo non è un commento sul risultato delle elezioni. Tanti ce ne sono già stati che credo abbiano ormai esaurito la materia: chi vince, chi perde, chi guadagna, chi arretra con tanto di flussi in ingresso e in un uscita e di motivazioni sociologiche volte a cercare di spiegare un fatto così eclatante.
No, qui vorrei cercare di seguire la traccia più debole e per ora, mi pare, quasi inesplorata degli effetti a caldo dei risultati elettorali sulle persone che compongono le varie anime del grande, variegato e storicamente litigioso popolo della sinistra. Trascurerò quindi le dichiarazioni dei leader, gente esperta a dissimulare ciò che non è bene traspaia, ma mi occuperò esclusivamente delle reazioni dei militanti e dei semplici elettori. Ovviamente non farò nomi e cognomi, ma quanto segue è stato ispirato dalle conversazioni reali e virtuali che ho avuto o a cui ho assistito in questi ultimi giorni.
Lo spettro di reazioni che ho avuto modo di cogliere è molto ampio, molto più di quanto l’eccezionalità dell’evento potrebbe far pensare. A prima vista infatti si sarebbe portati a ritenere che una vittoria elettorale con quasi il 41% dovrebbe mettere tutti d’accordo, ma in realtà non è per niente così. Cominciamo, così ce li togliamo di torno, con i due soli concetti comuni a tutti i commenti: lo stupore per le dimensioni del risultato, del tutto inaspettato, ed il senso di scampato pericolo se per caso avesse vinto il populismo. Di questo sono tutti più o meno esplicitamente grati al Pd, anche chi se ne colloca decisamente al di fuori.

Poi arrivano le differenze ed i distinguo più o meno sottili, fino a lasciar intravedere anche segni di reale disagio. Prima di addentrarmi nell’elencazione delle categorie che mi è parso di poter identificare, una premessa è comunque d’obbligo: le tipologie di reazioni che seguono hanno una consistenza numerica fra loro molto diversa ed alcune sono del tutto marginali. Ma qui, come detto, conta il campionario. Possiamo perciò identificare:
1. I soddisfatti senza se e senza ma. Nel Pd sono in massima parte sostenitori di Renzi fin dal congresso, se non prima; fra gli esterni al partito sono soprattutto coloro che mai avevano votato a sinistra.
2. Quelli del “troppa grazia Sant’Antonio”. Cioè quegli iscritti ed elettori del Pd che avrebbero sì voluto un’affermazione del loro partito, ma decisamente più contenuta di quanto non sia stato. Il timore per loro è che un successo così ampio possa indebolire le loro ragioni di opposizione al nuovo corso. Ad essi, animati da sentimenti pressoché analoghi, si aggiungono molti di quelli che hanno votato per la lista Tsipras.
3. I “grillini pentiti”. Persone che non hanno votato per il M5S (semmai si erano schierate entusiasticamente l’anno scorso) perché in profondo disaccordo con la linea portata avanti dai fondatori e che hanno invece votato per il Pd, per evitare che quella linea potesse affermarsi definitivamente. La loro reazione denota qualche senso di colpa rispetto al risultato che hanno contribuito a determinare, preoccupati che “il movimento”, che per loro continua a restare il partito politico di riferimento, possa risentire troppo negativamente della batosta subita.
4. Gli “antagonisti”. Quelli convinti che in realtà abbia vinto la Dc, anche perché solo la Dc in questo Paese può vincere con quelle percentuali, a cui la vera sinistra non potrà mai aspirare. Sono l’altra parte dei sostenitori della lista Tsipras.
5. I reticenti. Tipicamente preferiscono parlare d’altro e di solito commentano laconici con un “mah, vedremo”. Spesso sono persone in aperta rotta di collisione con il Pd di cui semmai hanno fatto parte fino a poco tempo fa. Si scorge nelle loro reazioni anche un celato dispiacere di non poter gioire per una vittoria così inusitata. Questo li rende a volta ancora più ostili nei confronti di chi adesso guida il partito.
6. Gli astenuti. Gente che non ha proprio votato, perché nessuna proposta li convinceva, ma che comunque ritiene che il risultato uscito dalle urne sia preferibile ad altri.
7. I grillini “di sinistra”. Sono quella parte di elettorato del M5S, di solito non attivisti, che ritengono che il movimento sia in realtà un’espressione della sinistra, nonostante le decise affermazioni di segno contrario dei suoi leader. Costoro hanno votato per Grillo, sulla cui linea e gestione del partito esprimono comunque significative perplessità, e a risultati acquisiti sono, se non contenti, almeno un po’ meno tristi di quelli che invece erano sdraiati sulla linea ufficiale.

Sarebbe cosa molto gradita che, se qualcuno avesse individuato altre tipologie di reazioni, le segnalasse di seguito…

La piccola Madonna bianca e il grande bisogno di spiritualità

Sette giorni di pellegrinaggi, un fatto insolito per un piccolo centro della periferia ferrarese, dove la devozione non riscontra, storicamente, una particolare attenzione e dove la fede cattolica ha sovente trovato difficoltà al radicamento.
Il 28 aprile è arrivata dal cielo, in elicottero, la statua della Madonna di Fatima, un’immagine minuta e tutta di colore bianco, in testa la corona con la pallottola che ha colpito Giovanni Paolo II. Sotto ad un po’ di pioggia, l’accoglienza nel grande piazzale dell’ex Berco, ai lati un migliaio e più di folla, un caloroso applauso per la benvenuta.
La cerimonia si è aperta con la tradizionale processione per arrivare in Chiesa, molti ombrelli aperti per alcune gocce d’acqua, l’arcivescovo, una ventina di preti, due sindaci, alcuni labari, alcune associazioni cattoliche, le preghiere mariane, i carabinieri per la sicurezza e i volontari per l’organizzazione. Poi si è arrivati sul sagrato, una breve sosta, e un pubblico di fedeli, e forse di curiosi, hanno riempito i banchi e le navate laterali della casa del Signore.
Il programma settimanale, poi, ha visto, momenti di adorazione, la preghiera per gli ammalati, per i gruppi giovani, per i bambini, il rosario, l’ora della spiritualità, le tante sante messe, i canti e la musica sacra.
Nel contesto abbiamo visto un consistente e costante afflusso di persone e di fedeli copparesi, ma anche provenienti dai paesini vicini e dalla città, in una sorta di inusuale pellegrinaggio che suscita una certa riflessione, non solo antropologica, ma che porta alla constatazione di una diffusa devozione mariana nella popolazione.
In tanti, tutti raccolti dentro alla Chiesa dei ss. Pietro e Paolo, rivoli di persone, anche di giovani, sono andati in visita alla Signora ogni giorno e ad ogni ora, dando senso ad una Copparo anche e soprattutto meravigliata dall’evento religioso.
La domenica del 4 maggio, al mattino, gli orionini (dell’Istituto secolare orionino) hanno chiuso i pellegrinaggi con la partecipazione del direttore generale dell’opera, una presenza che lascerà il segno nella comunità.
Abbiamo ascoltato, sottovoce, i commenti di alcuni pellegrini, anche non indigeni, ci siamo rivolti alla cattolicità, ai volontari, ai credenti, ai distaccati, agli indifferenti e ai curiosi, a chi era commosso e ha lasciato qualche lacrima, pensando a Fatima e al miracolo.
Lo abbiamo fatto come osservatori rispettosi, solo per capire, per analizzare l’avvenimento religioso, meglio l’evento straordinario, che va oltre la semplice cronaca degli avvenimenti locali.
Possiamo così concludere che nemmeno la stessa organizzazione non pensava ad un afflusso così grande di presenze di fede, neppure la stampa cattolica e Radio Maria; i dati superano i 20.000 pellegrini, provenienti da tutto il territorio contiguo a Copparo, dalle 35 parrocchie del vicariato foraneo di Sant’Apollinare, oltre ad alcuni pullman da Rimini.
Molti si sono ritrovati in questa Chiesa, hanno trovato un messaggio alto, la visione della Madonna, un cattolicesimo profondo, un senso vero della vita.
Qui c’era la certezza, sì la certezza e ancora la certezza, ci dicono in molti. Perché questa società secolarizzata e globalizzata, immersa nella crisi economica e sociale, vive solo di incertezze e di paure, con un’invisibile visione di futuro; accorrere a vedere la Madonna, invece, significa, cercare il senso e la verità e tornare a casa con un qualche certezza in più.
Anche la cattolicità nel suo complesso è rimasta sorpresa dalla massiccia partecipazione, sentita e piena, di una spiritualità più escatologica che antropologica, quasi una lezione di letteratura sociologica.
Alcuni hanno sommessamente commentato che questo è anche il segno dei tempi; forse ci aiuta a capire quel Francesco venuto dalla fine del mondo, forse c’è una svolta dei costumi, forse quei legati pontifici di un tempo lontano hanno chiuso una presenza, forse non c’è una risposta.
Impensabile, sì veramente impensabile, la Provvidenza ci lascia attoniti… poi vedremo.

A lezione in un grande giardino

Il giardino di Villa Pisani a Stra (Venezia) è un esempio classico di giardino storico. Possiamo considerarlo come il completamento naturale di un ricco palazzo che ai nostri occhi può apparire sproporzionato al suo contesto, se non si considera il fatto che la riviera del Brenta, tra XVII e XVIII secolo, era il proseguimento del Canal Grande e le famiglie veneziane importanti facevano il possibile per avere delle residenze prestigiose su queste vie d’acqua. Su questa scia, nel primo decennio del 1700, i fratelli Pisani, commissionarono a Girolamo Frigimelica la costruzione di un palazzo con un giardino degno delle corti europee. Entrando nel palazzo, si attraversa l’androne monumentale che inquadra la vista del giardino: una splendida prospettiva chiusa dall’elegante facciata delle scuderie. Lo stampo tardo seicentesco è leggibile nella geometria e nei percorsi principali, che sembrano partire da punti casuali dell’area centrale, ma che all’origine, avevano una corrispondenza nelle tessiture delle aiuole di gusto francese. I sentieri disegnavano una rete di percorsi verso statue e architetture creando sorprese e interesse. Al posto delle aiuole fiorite, abbiamo un grande prato al cui centro si trova una vasca d’acqua di forme classiche, costruita solo un secolo fa dall’Istituto per le ricerche idrotecniche, per fare delle simulazioni nautiche con modellini di navi.
La famiglia Pisani vendette il palazzo ai Francesi, e Napoleone lo regalò al figlio di Giuseppina, Eugenio Beauharnais, che vi abitò per lunghi periodi tra il 1807 e il 1814. Beauharnais lasciò il segno, sostituendo le alte siepi di carpini che fiancheggiavano l’area centrale con viali alberati, e iniziò la costruzione del boschetto romantico vicino alle scuderie. La successiva dominazione austriaca (1814-1866) segnò il momento di massimo splendore del giardino, che venne arricchito con agrumi e piante esotiche secondo la moda del collezionismo botanico. Le forme delle piantagioni, gli arredi, le statue, le raffinate costruzioni che punteggiano il giardino, come l’esedra, le abitazioni dei giardinieri, la coffee-house, le serre, la vasca d’acqua e il famoso labirinto di bosso, creano un testo in cui la matrice diventa un capitolo di una sequenza di trasformazioni. La prima importante lezione che ci insegna un giardino “storico” è proprio questa: la sua storia è una successione di eventi che contribuiscono a creare un insieme vivo, che continua a vivere anche quando il racconto prosegue verso un epilogo triste. La decadenza del giardino cominciò nel momento in cui fu dichiarato monumento nazionale nel 1882. Frequentato saltuariamente dai Savoia e utilizzato per scopi scientifici, fu ripulito solo in occasione di una visita ufficiale di Hitler, perché Mussolini considerava i giardini all’italiana come uno dei gioielli di famiglia e non perdeva occasione per mostrarli e vantarsi della loro bellezza. Da quel momento, l’incuria ridusse questo luogo a una selva, fino agli anni ’80, in cui fu avviato un intelligente progetto di restauro curato dall’architetto Giuseppe Rallo della Sovrintendenza di Venezia. Questo restauro è considerato uno dei migliori realizzati in Italia negli ultimi decenni per due motivi, innanzitutto comprende la complessità del giardino cercando di rendere visibili tutti i passaggi della sua storia, ma soprattutto, considera prioritarie le esigenze del presente: pochi soldi per la manutenzione e grande afflusso di pubblico. Fino al 2007, il giardino poteva contare su fondi pubblici annuali che permettevano la presenza di tre giardinieri. I tagli recenti hanno tolto molto a quelle poche risorse, e lo stato del giardino ne risente, ma se non fossero state fatte delle scelte previdenti al momento del restauro, il degrado attuale sarebbe decisamente superiore. Per questo ho approfittato dei miei contatti con l’Università di architettura di Cesena (Bologna), per proporre una gita a Villa Pisani a un gruppo di studenti del secondo anno. Passeggiare nel giardino è stato un momento per fare una serie di riflessioni generali sul progetto del giardino, e non solo sulla lettura dei vari stili e della loro convivenza all’interno di un sito. La vita di un giardino comincia quando si spengono i riflettori: un bel disegno e la sistemazione delle piante non costano molto, quello che costa è il lavoro per mantenerli. Progettare in funzione della manutenzione, oggi non è un fattore secondario, anzi, costituisce la grande sfida di un buon progetto.

Roma-Mosca: un asse di sviluppo fra due grandi capitali

Nel 2012, più di 15,3 milioni di turisti russi si sono recati all’estero, 6% in più rispetto al 2011. I flussi turistici in uscita sono i primi, per entità, nell’ambito dei Paesi Brics: i russi fanno 1,3 volte più viaggi all’estero dei cinesi, 3,4 rispetto agli indiani e 4,6 in più dei brasiliani. Il numero dei viaggiatori è aumentato negli ultimi cinque anni del 50%, (rispetto al 41% dei cinesi). Il margine di crescita del mercato rimane ancora ampio, poiché, attualmente, solo il 15% dei 141 milioni di abitanti della Russia viaggia all’estero. I dati sono contenuti in un rapporto diffuso dal ministero degli Esteri italiano e redatto in collaborazione con l’Agenzia nazionale del turismo. Secondo la Banca d’Italia, la spesa turistica russa nel nostro Paese nel 2012 è stata pari a 1,191 miliardi di euro (nel 2011 era stata di 925 milioni). In questa cornice, nei giorni scorsi i sindaci di Roma (Ignazio Marino) e di Mosca (Sergei Sobyanin) hanno siglato a Roma, un protocollo d’intesa che legherà le due capitali, puntando su un futuro sviluppo dei rapporti reciproci in materia di turismo, economia e trasporto. Roma è una meta in crescita e, oggi, cercata e voluta anche dal turista russo. In precedenza Italia e Russia avevano già dichiarato il 2013-2014 ‘Anno del turismo incrociato italo-russo’, con l’obiettivo di aumentare i flussi turistici nelle due direzioni.
Quello che si è rinsaldato è dunque un percorso comune di cooperazione e amicizia, iniziato nel 1996, che accompagnerà le due amministrazioni fino al 2017. I settori del commercio, dell’urbanistica e dell’architettura, della cultura, del turismo, del potenziamento del servizio pubblico e della sicurezza degli spazi pubblici saranno tutti, allo stesso modo, oggetto di rinnovata sinergia.
L’Italia è il quarto partner economico della Russia e l’intesa sottoscritta va nella direzione del rafforzamento delle relazioni commerciali e culturali fra i due Paesi. I dati sul turismo russo fanno ben capire l’importanza dell’evento romano e di iniziative analoghe.

Va poi detto che la sigla del protocollo ha avuto luogo in concomitanza con la manifestazione intitolata “Giornate di Mosca a Roma”, che ha visto svolgersi un ricco programma di eventi, sia nella capitale che a Milano.
Sobyanin ha visitato la mostra in 3D che riproduce un’ambientazione di epoca romana nel Foro di Augusto, il centro congressi “Nuvola” dell’architetto Massimiliano Fuksas, ha incontrato la Comunità russa e partecipato all’inaugurazione della mostra dei documenti d’archivio intitolata “Mosca-Roma: legami storici” presso il Centro russo di scienza e cultura. L’esposizione ripercorre i rapporti di amicizia e di collaborazione tra le due capitali, inclusi i contatti di politica estera, nei periodi dello Stato moscovita e dell’Impero russo dal XVI al XX secolo. Gli ospiti hanno potuto ammirarvi le immagini e gli autografi dei personaggi di maggiore rilevanza, tra cui uomini di Stato, del popolo e grandi politici: Ivan IV il Terribile, l’imperatore Pietro I, l’imperatrice Caterina II, i consoli italiani a Mosca, i sindaci di Mosca. Sono esposti, inoltre, i documenti della Camera di commercio russo-italiana, materiali sulla collaborazione tra Mosca e Roma nelle materie umanistiche, le fotografie inedite della permanenza a Mosca del regista Tonino Guerra e degli incontri tra Yuri Gagarin e Gina Lollobrigida, quelle di Sofia Loren e Marcello Mastroianni durante le riprese del film “I Girasoli”.

Tra gli altri eventi che hanno animato queste “Giornate di Mosca” vanno, infine, ricordati anche il concerto di gala dell’orchestra di Vladimir Spivakov “Virtuosi di Mosca” presso l’Auditorium Parco della Musica, e l’esibizione del famoso jazzista Igor Butman presso la Casa del jazz; l’esposizione di “Street art” con i murales di un artista moscovita; una conferenza sull’influenza reciproca delle culture russa e italiana presso l’Università “La Sapienza” e la mostra “La pace di Dio attraverso gli occhi di un bambino” nella chiesa ortodossa di Santa Caterina.
Il giorno prima è stato firmato, a Cerveteri, un accordo di cooperazione culturale per organizzare le “Settimane internazionali di studio”, a partire dal 2015, dedicate alle future classi dirigenziali russe e italiane. L’accordo trilaterale di cooperazione culturale e scientifica è stato concluso tra l’Università cattolica del Sacro cuore, l’Accademia internazionale Sapientia et Scientia e Università di Stato delle relazioni internazionali di Mosca (Mgimo).
Dopo la firma del protocollo del 27 maggio, Sobyanin ha consegnato al primo cittadino della capitale una lettera originale scritta da Vittorio Emanuele II allo zar russo, mentre il sindaco di Roma gli ha donato una scultura raffigurante la tradizionale Lupa capitolina che allatta i mitici Re di Roma, Romolo e Remo.

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GERMOGLI
l’aforisma
di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…
 
“A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio” (Oscar Wilde)
 

IMMAGINARIO
la foto
del giorno

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura.

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I ruderi della chiesa di Sant’Andrea (foto FeDetails)

I ruderi della chiesa di Sant’Andrea, in via Camposabbionario, a due passi dal palazzo Schifanoia. L’edificio religioso risale all’anno Mille. Ha subito un progressivo degrado sino al rovinoso crollo del 1938 (foto FeDetails)
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