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Mese: Giugno 2014

Lavoro, siglato oggi in Regione un addendum di accordo di proroga fino al 31 agosto prossimo degli ammortizzatori sociali in deroga

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Via libera delle forze sociali, economiche ed istituzionali all’addendum di accordo sulla gestione degli ammortizzatori sociali in deroga: si possono sottoscrivere prestazione fino al prossimo 31 agosto.
La sigla dell’accordo è arrivata – oggi pomeriggio a Bologna – nel corso del tavolo tecnico di monitoraggio degli ammortizzatori sociali riunito in viale Aldo Moro al quale è intervenuto il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani e l’assessore regionale alle Attività produttive Luciano Vecchi.
Il documento prende atto “del persistere della crisi che caratterizza il contesto economico regionale” e della lettera del Ministero del Lavoro che stabilisce che si possono sottoscrivere prestazione non oltre al prossimo 31 agosto. L’addendum da continuità, prorogandole, alle intese sottoscritte il 23 dicembre 2013, il 31 marzo 2014 e l’ 8 aprile 2014.
Inoltre i sottoscrittori si impegnano affinché “qualora si verificassero problemi nell’applicazione della comunicazione ministeriale, gli oneri conseguenti non possano ricadere sulle imprese e sui lavoratori”, mentre invitano ad estendere la validità dei protocolli delle Amministrazioni provinciali – sottoscritti con gli Istituti di credito per le anticipazioni finanziarie ai lavoratori sospesi per ammortizzatori sociali – fino alla stipula di un protocollo regionale e comunque fino al 31 agosto 2014.
La Regione è “impegnata politicamente a portare aventi in tutte le sedi ogni iniziativa utile per consolidare e dare piena attuazione ai contenuti dell’accordo”, e prende atto delle richieste delle parti “di posticipare il termine per la presentazione delle domande di cassa integrazione guadagni in deroga che hanno inizio compreso dal 1 all’11 luglio, al 31 luglio 2014”.
Entro il prossimo 10 luglio sarà fissato un incontro tra i firmatari per effettuare una verifica della situazione anche in seguito al confronto, attualmente in corso, tra il Ministero del Lavoro e le Regioni e Province Autonome.

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Auto con conducente, Bertelli: “Utilizzo legittimo”

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Nessun uso improprio dell’auto con conducente da parte di Giancarlo Muzzarelli, quando ricopriva il ruolo di assessore regionale alle attività produttive, ma solo la necessità di garantire di lavorare bene e in sicurezza ad un amministratore che, per la rilevanza e la quantità delle questioni che facevano capo al proprio ambito di attività, è stato chiamato a svolgere una straordinaria mole di attività di lavoro.
E’ quanto sostiene la Regione Emilia-Romagna, in risposta alle critiche mosse dal consigliere regionale Giovanni Favia, in merito all’utilizzo dell’auto con conducente da parte di Giancarlo Muzzarelli, fin quando ha ricoperto il ruolo di assessore regionale.
“Favia – spiega Alfredo Bertelli, sottosegretario alla presidenza della Regione – fa riferimento ad una delibera di Giunta che, a suo dire, non sarebbe stata rispettata. Non è vero, perché nella delibera da lui citata sta scritto che “l’uso da parte degli Amministratori delle auto con autista è limitato alle sole funzioni di rappresentanza e istituzionali e in caso di particolari o momentanee difficoltà nell’utilizzo di altri mezzi di trasporto”.
“Mi pare che sia chiaro a tutti – continua il sottosegretario – che l’attività che ha svolto Giancarlo Muzzarelli – se pensiamo a ciò che è accaduto in questi anni nella nostra regione – abbia tutte le caratteristiche per essere considerata una attività certamente non ordinaria e dunque particolare. E vorrei invitare a riflettere su cosa vuol dire affrontare problemi di natura tra loro anche molto diversa, correndo da un capo all’altro dell’Emilia-Romagna”.
“A Muzzarelli – conclude Bertelli – abbiamo sempre chiesto di essere presente laddove c’erano dei problemi da affrontare, senza badare a distanze o a orari. Non sarebbe male, credo, se invece di alimentare inutili polemiche, si rimanesse al merito delle cose”.

Questa sera all’Arena Parco Diamanti la proiezione del film “The Wolf of Wall Street”

da: Arci Ferrara

L’iniziativa “Cinema nel Parco”, realizzata da Ferrara sotto le stelle e Arci Ferrara con la collaborazione dell’Amministrazione Provinciale e del Comune di Ferrara, propone lunedì 30 giugno alle 21.30 nel parco adiacente a Palazzo Diamanti (ingresso da via Dosso Dossi 8) THE WOLF OF WALL STREET di Martin Scorsese.

Basato su una storia vera, The Wolf of Wall Street segue l’impressionante ascesa e la caduta di Jordan Belfort (Leonardo DiCaprio), il broker di New York che conquista una fortuna incredibile truffando milioni di investitori. Il film segue la folle cavalcata di Belfort, un giovane “nuovo arrivato” a Wall Street che si trasforma via via in un corrotto manipolatore dei mercati e in un cowboy della Borsa. Avendo conquistato rapidamente una ricchezza enorme, Jordan la utilizza per comprarsi un’infinita gamma di afrodisiaci: donne, cocaina, automobili, la moglie supermodella e una vita leggendaria fatta di aspirazioni e acquisti senza limiti. Ma mentre la società di Belfort, la Stratton Oakmont, è sulla cresta dell’onda e sguazza nella gratificazione edonistica più estrema, la SEC e l’FBI tengono d’occhio il suo impero contrassegnato dagli eccessi.

Biglietto intero: 6 euro, ridotto: 4 euro. La riduzione è valida per i soci Arci, studenti Università di Ferrara.
In caso di maltempo la proiezione si terrà presso la Sala Boldini, in via Previati, 18.
Abbonamenti 10 ingressi – 50€
Abbonamenti 10 ingressi soci Arci -30€
Gli abbonamenti saranno validi dal 27 giugno al 24 agosto.

Informazioni: www.arciferrara.org, t. 0532.241419 / Sala Boldini t. 0532.247050 / Parco Diamanti 320.3570689

L’Altra Europa parla dell’altro calcio, mercoledì la presentazione del libro “Ossessione Calcio”

da: L’Altra Europa con Tsipras – Ferrara

Mercoledì 2 luglio alle ore 18.30 presso il Bar Tiffany (piazza Municipale 24 a Ferrara), L’Altra Europa con Tsipras presenterà il libro “Ossessione Calcio – storie di football e nostalgie” di Nando Mainardi.

Ne parlerà con l’autore, Matteo Pedrini, alias Pedrini Cantastorie.

Nei giorni dei mondiali, è l’occasione per raccontare e raccontarsi il calcio degli anni passati, dai campetti di periferia a Falcao. Un calcio migliore? Forse solo un calcio diverso.
Per questo L’Altra Europa si cimenta a parlare “dell’altro calcio”.

Coldiretti: sull’indagine C.S.O fare chiarezza ed eliminare cattivo associazionismo

da: ufficio stampa Coldiretti

Per Coldiretti è fondamentale la gestione trasparente dei finanziamenti pubblici, cui verte da sempre la nostra azione e che ci ha portato necessariamente a costituire una nostra centrale cooperativa che avesse al centro le regole di reale mutualità ed anche di eticità e trasparenza a tutti i livelli. L’organizzazione non è socia di C.S.O.

In un momento di crisi economica diventa ancora più vitale gestire con oculatezza e trasparenza i fondi pubblici, che devono essere uno strumento efficace per sostenere le imprese nel difficile percorso per uscire dalla stagnazione. E’ questo il commento di Coldiretti Emilia Romagna alle indagini avviate dalla Guardia di Finanza sull’ipotesi di truffa aggravata nell’utilizzo di finanziamenti pubblici da parte del Cso, Centro servizi Ortofrutticoli di Ferrara.
Nel commentare positivamente l’azione della Guardia di Finanza, Coldiretti auspica che venga fatta al più presto completa chiarezza sull’ipotesi di truffa, che distoglie finanziamenti importanti per tutta l’agricoltura emiliano romagnola, per fare anche pulizia in un settore dove spesso si affacciano troppi furbetti per mungere fondi pubblici.
“Contrariamente a quanto comparso su alcuni giornali – ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – Coldiretti regionale non è associata al Cso. Non è nostro costume entrare in una compagine sociale i cui amministratori votino un presidente che, in passato, come amministratore di cooperative, ha patteggiato una condanna per appropriazione indebita di finanziamenti pubblici erogati dal ministero delle Politiche agricole, con relativa restituzione del maltolto, pari a 326 mila euro. La nostra organizzazione – ha detto ancora Tonello – è da sempre impegnata contro la cattiva cooperazione e contro l’uso distorto di fondi pubblici per finanziare il funzionamento di strutture ad essa collegate. Si tratta di un modo di operare che mette a rischio il reddito degli agricoltori e l’attività delle aziende agricole nascondendosi dietro i veli di un finto associazionismo nel quale, dietro alle ipocrite facciate di mutualità, si nascondono biechi interessi privati che spolpano le aziende oneste. Come Coldiretti – prosegue Tonello – abbiamo fatto del profilo etico e della centralità del socio il perno della nostra azione e per questo abbiamo costituito Uecoop, centrale cooperativa europea, per rilanciare in Italia un sistema cooperativo che rispetti le regole fondamentali di mutualità, solidarietà e trasparenza al servizio dei soci e delle comunità in cui le cooperative operano quotidianamente. La nuova centrale si è data un codice etico per cui ogni soggetto della cooperativa si impegna a conformare la propria condotta a comportamenti che non possano minare la credibilità, l’etica e l’immagine del movimento cooperativo”.

Giovedì 3 luglio la premiazione dei vincitori del Concorso “La Moda in Castello siamo anche noi”

da: ufficio stampa Cna Ferrara

Si terrà giovedì 3 luglio, presso la Sede provinciale della CNA (via Caldirolo, 84 – Ferrara), con il patrocinio di Camera di Commercio, Provincia e Comune di Ferrara, la premiazione dei tre vincitori della terza edizione del Concorso CNA per giovani stilisti “La Moda in Castello siamo anche noi”.
“E’ una opportunità importante, quella che con questo concorso, vogliamo offrire a questi giovani di talento della nostra provincia”, ha sottolineato Irene Tagliani, presidente provinciale della Cna, presentando alla stampa l’iniziativa, che vedrà la proclamazione dei tre vincitori di quest’anno. Una manifestazione destinata a crescere, ha poi ricordato il direttore provinciale dell’Associazione, Corradino Merli, sulla quale abbiamo deciso di investire perché riteniamo strategico avvicinare il più possibile le giovani generazioni al mondo delle imprese, investendo sulla loro capacità creativa e di innovazione”.
La cerimonia di proclamazione dei vincitori del Concorso per giovani stilisti, si aprirà alle 18,30, con gli interventi di Corradino Merli, direttore provinciale della CNA e Irene Tagliani, presidente provinciale dell’Associazione e, inoltre, di Maria Grazia Zapparoli, presidente CNA Federmoda, Paolo Govoni, presidente della Camera di Commercio e Caterina Ferri, assessore Attività produttive del Comune di Ferrara.
I primi cinque classificati – Sara Armellin, Silvia Bertolazzi, Flavia Gandolfi, Valentina Minia e Pasquale Montoro – avranno la straordinaria opportunità di vedere i propri modelli prendere vita, grazie alla disponibilità di tre imprese associate alla CNA a realizzarli gratuitamente: Confezioni Debora, Confezioni Grazia e Sartoria Laura Mode. Gli abiti saranno protagonisti di una speciale sfilata, organizzata in collaborazione con Made Eventi, sempre per giovedì 3 luglio, alle ore 19, di fronte alle vele del Centro direzionale di via Caldirolo, sede dell’Associazione, con la collaborazione degli allievi e maestri della Scuola di acconciatura di Ecipar CNA Ferrara.
Poco più tardi, sulla passerella a fianco della sede Cna, le anticipazioni dei capi che sfileranno alla Moda in Castello 2014, in programma per il prossimo 5 settembre, presentate da Atelier Il Sogno, Cromia Fx, Inpell, Non Solo Sabbia, Prima Donna, Punto di Vista, Pitti Fur, Wellness & Beauty e .X Parrucchieri. Presenta Laura Sottili.
Tra i cinque finalisti saranno proclamati i tre vincitori, i cui modelli potranno partecipare all’ormai immancabile appuntamento in piazza Castello il prossimo 5 settembre. Il primo tra tutti si aggiudicherà inoltre uno stage presso il Gruppo Aeffe (Alberta Ferretti) di Milano.
Questi gli sponsor della premiazione del Concorso “La moda in Castello siamo anche noi” di giovedì: Banca Popolare di Ravenna, UnipolSai, Ristorante Giuseppe di Copparo.

Coldiretti: bene l’avvio dei lavori della Commissione anticontraffazione

da: ufficio stampa Coldiretti

Per il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, è positivo per l’Italia e per il Made in Italy, che si pongano in atto iniziative anche parlamentari per la lotta all’abusivismo ed alla contraffazione che sottraggono miliardi di euro di fatturato alle imprese italiane.

E’ una buona notizia per l’Italia dove la contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari fa perdere al vero Made in Italy miliardi di euro di fatturato che potrebbero generare reddito e lavoro in un difficile momento di crisi. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare positivamente l’avvio dell’operatività della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo che ha proceduto alla propria costituzione, eleggendo Presidente Mario Catania, vicepresidenti Colomba Mongiello e Francesco Cariello; eletti segretari Angelo Senaldi e Vincenzo Garofalo. La lotta alla contraffazione e alla pirateria rappresentano per le Istituzioni – sottolinea Moncalvo – un’area di intervento prioritaria per recuperare risorse economiche utili al Paese e per tornare a crescere. Il Made in Italy è un settore di punta della nostra economia ed attrae significativi investimenti, ma costituisce anche – denuncia Moncalvo – un ambito privilegiato per i profitti che possono essere ricavati da iniziative di usurpazione dei valori e dell’identità delle nostre produzioni territoriali. L’aver messo nuovamente in campo la Commissione di inchiesta significa introdurre delle priorità di intervento colmando lacune normative e, soprattutto, apprestando adeguata attenzione a misure con significativa efficacia deterrente. La scelta di autorevoli rappresentanti, di chiara competenza nel settore agroalimentare, a dirigere un organismo parlamentare deputato ad affrontare le problematiche del crimine rispetto a tutti gli ambiti produttivi costituisce, inoltre – conclude Moncalvo – un significativo riscontro della priorità con cui da tempo il settore affronta la questione della trasparenza.

Il 3 e il 4 luglio il workshop internazionale “Il modello di gengivite sperimentale: elementi chiave per disegnare e condurre uno studio”

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

A Unife arrivano quindici ricercatori da tutta Europa per una due giorni dedicata all’induzione sperimentale della infiammazione gengivale e alle sue applicazioni nella ricerca odontoiatrica

Quindici ricercatori da diversi Paesi Europei e un programma scientifico intensivo dedicato al miglioramento delle conoscenze della gengivite sperimentale e delle sue applicazioni in ricerca. E’ tutto questo e molto di più il workshop internazionale “Il modello di gengivite sperimentale: elementi chiave per disegnare e condurre uno studio”, che si terrà giovedì 3 all’Hotel Duchessa Isabella e venerdì 4 luglio presso la Sezione di Odontoiatria dell’Università di Ferrara, (c.so Giovecca).
L’evento, organizzato dal Centro Interdipartimentale di Ricerca per lo Studio delle Malattie Parodontali e Peri-implantari dell’Università di Ferrara, rientra nell’ambito dell’Oral Health Network di Colgate, iniziativa a livello internazionale che offre corsi di formazione e conferenze con esperti ed è finalizzata allo sviluppo del sapere dei giovani ricercatori universitari. Tenuto interamente da docenti Unife con la coordinazione scientifica di Leonardo Trombelli, Presidente della Scuola di Medicina dell’Università di Ferrara e Direttore del Centro, all’evento interverranno per l’Ateneo Roberto Farina, Ricercatore in Parodontologia e Implantologia, Chiara Scapoli, Professore ordinario di Genetica e Direttore del Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie e Maria Elena Guarnelli, Docente a contratto dei Corsi di Laurea di Odontoiatria e Protesi Dentaria e Igiene Dentale.
“Il modello di gengivite sperimentale – spiega Trombelli – è basato sull’induzione dell’infiammazione gengivale attraverso l’accumulo controllato del biofilm orale. Per i non addetti ai lavori, consiste nell’astensione dalle procedure di igiene domiciliare da parte del volontario che partecipa alla sperimentazione, per un periodo che va da alcuni giorni a 3 settimane. L’infiammazione che ne consegue rappresenta una risorsa per lo studio dello sviluppo della gengivite e dell’insorgenza di patologie più invalidanti quali la parodontite (piorrea). Sviluppato nel 1965 da un gruppo di ricercatori danesi, questo modello è stato applicato per lo studio dei fattori che portano all’infiammazione gengivale e per la valutazione di interventi terapeutici. Negli ultimi 15 anni il Centro di Ferrara ha affinato questa metodologia facilitando la reversibilità dell’infiammazione per prevenire qualsiasi alterazione permanente a carico delle strutture gengivali e ossee. Alla luce di questa esperienza abbiamo organizzato questo evento, unico nel suo genere in Italia”.
“Nel corso del workshop introdurremo i ricercatori ai fondamenti della gengivite sperimentale – afferma Farina – fornendo loro gli elementi necessari per elaborare la propria ricerca clinica, vedremo le differenze tra gengivite spontanea e sperimentalmente indotta ed illustreremo l’utilità di questo modello per lo studio di agenti anti-placca e anti-gengivite”.
“Il secondo giorno – spiega Maria Elena Guarnelli – sarà dedicato alla valutazione dei parametri di uno studio di gengivite sperimentale con lezioni frontali e sessioni pratiche supervisionate da tutor”.
“Sebbene i ricercatori che parteciperanno abbiano un profilo prevalentemente clinico – interviene Chiara Scapoli – è importante che acquisiscano le conoscenze necessarie dei metodi statistici per l’analisi dei dati di un trial di gengivite sperimentale e l’interpretazione dei risultati che emergono. Sulla base delle conoscenze acquisite nel corso della mia collaborazione decennale con il Centro di Ricerca in questo ambito, cercherò di trasferire ai partecipanti i principi basilari della statistica di uno studio di gengivite sperimentale”.

Ferrara Ricerche cresce nel 2013 e cambia nome

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Nell’Assemblea dei soci del Consorzio Ferrara Ricerche (CFR) è stato approvato il bilancio 2013, chiuso con un avanzo di amministrazione di 28.000,00 euro, che sarà destinato a sostenere la ricerca di giovani talenti nella fase di transizione fra Università e mondo delle aziende.
Il bilancio presenta spese destinate alla ricerca per quasi 6 milioni di euro, compresi 3 milioni di euro per borse di studio, assegni di ricerca e contratti con giovani ricercatori, corrispondenti a circa 100 anni–uomo.
I costi della gestione del CFR assommano a 885.000,00 euro, incluse le spese per il personale amministrativo, gli oneri fiscali e le spese di funzionamento.
Nel corso del 2013, sono stati stipulati nuovi contratti di ricerca per quasi 6 milioni di euro, in crescita dell’8% rispetto all’ anno precedente.
Di questi contratti, circa l’80 % in valore proviene da aziende private e solo il 10% dei committenti proviene dalla provincia di Ferrara.
Poiché l’attività è ormai proiettata in ambito nazionale e internazionale, l’Assemblea ha deciso la nuova denominazione di Consorzio Futuro in Ricerca.
“Anche col nuovo nome – dice il Presidente Giovanni Fiorentini – manterremo strettissimi rapporti col territorio , poiché la missione del consorzio è quella di valorizzare le attività svolte da università, enti e aziende ferraresi nell’ottica più ampia possibile. Manterremo la sigla CFR, anche come segno di continuità col passato. Il futuro del paese sta proprio nella ricerca e, per coglierne i frutti, è necessario che università ed aziende procedano assieme, così come ci chiede l’Europa di Horizon 2020.In questo processo è importante poter disporre di opportune cinghie di trasmissione fra pubblico e privato come CFR, ILO e i laboratori del Tecnopolo”.

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Bando giovani generazioni, dalla Regione 498mila euro di contributi

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Associazioni di promozione sociale, organizzazioni di volontariato, cooperative sociali, oratori, parrocchie, diocesi. Sono i soggetti privati che per il 2014 potranno accedere, attraverso l’apposito bando approvato oggi dalla giunta, ai contributi regionali per la realizzazione di interventi a favore delle giovani generazioni. Complessivamente si tratta di 498mila euro, per le attività di spesa corrente, di cui 150mila euro a sostegno di progetti di valenza regionale, e 348mila euro per progetti di valenza territoriale. “Questo bando si colloca nel quadro di un riflessione complessiva sulle politiche regionali per le giovani generazioni – spiega l’assessore alle Politiche sociali Teresa Marzocchi – . In particolare, l’attenzione all’adolescenza come età complessa, con caratteristiche specifiche che occorre conoscere e riconoscere, è una priorità regionale che si esprime in diversi filoni di intervento. Quest’attenzione, già richiamata nella programmazione territoriale, ha trovato piena legittimazione e sostegno nelle Linee di indirizzo per la promozione del benessere e la prevenzione del rischio in adolescenza”. Altro aspetto importante del bando “è la collaborazione aperta con l’associazionismo allargato – sottolinea l’assessore – oltre al tradizionale terzo settore”.

Tra gli obiettivi specifici indicati dal bando, c’è la promozione dell’offerta di opportunità educative per il tempo libero e delle diverse forme di aggregazione, valorizzando gli interventi già esistenti e tenendo conto della realtà scolastica e comunitaria, in modo da ottimizzare e sviluppare risorse e opportunità presenti sul territorio. Altro obiettivo è il sostegno di attività di carattere educativo e sociale (di oratorio o simili, di scoutismo), nonché le attività educative di sostegno a favore di adolescenti e preadolescenti con difficoltà. Infine, c’è la promozione dell’educazione tra pari, in modo da valorizzare il protagonismo dei ragazzi e sviluppare le loro risorse e capacità di aiutarsi tra coetanei. Rispetto agli anni scorsi ci sono alcune novità, a partire dalla valutazione di merito dei progetti territoriali, che sarà realizzata dal Nucleo tecnico di valutazione regionale, eventualmente integrato da un referente tecnico dell’ambito provinciale di riferimento. Tra i criteri per la valutazione dei progetti che verranno presentati è stato introdotto il “visto di congruità” con la programmazione territoriale degli enti locali da parte dell’Ufficio di Piano competente; viene inoltre attribuita una maggiore rilevanza all’attivazione di reti, sia tra i vari soggetti privati, sia per sinergie e collaborazioni con i soggetti pubblici. Infine, per quanto riguarda i progetti territoriali, i budget sono stati disposti su base distrettuale, in rapporto alla popolazione residente in età 11/17 anni.

Regione Emilia-Romagna e Assia rinnovano il loro accordo di amicizia e collaborazione

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

L’accordo firmato questa mattina in Assemblea legislativa dal presidente Vasco Errani e dal Ministro Presidente dell’Assia Volker Bouffier. La delegazione tedesca in visita in Emilia-Romagna fino al 1 luglio in Emilia-Romagna, nei prossimi giorni a Ferrara e Parma

L’Emilia-Romagna e l’Assia rinnovano il loro rapporto di collaborazione, sottoscrivendo una dichiarazione di amicizia tra le due regioni e l’intento di rinnovare l’accordo con nuovi contenuti, anche nel campo universitario, scolastico e della formazione, nel settore termale e in quello vitivinicolo. L’accordo è stato siglato questa mattina dal Presidente della Regione Vasco Errani e dal Ministro presidente dell’Assia Volker Bouffier, nel corso di un incontro ufficiale presso l’aula dell’Assemblea legislativa. All’incontro, oltre alla delegazione tedesca, hanno preso parte la presidente dell’Assemblea legislativa Palma Costi e gli assessori alla Scuola Patrizio Bianchi, al Turismo Maurizio Melucci, all’Agricoltura Tiberio Rabboni, alla Cultura Massimo Mezzetti e alle Attività produttive Luciano Vecchi.
“Sono certo che rilanceremo con reciproca soddisfazione la nostra collaborazione – ha detto il presidente Vasco Errani – L’accordo con l’Assia ci consentì di essere presenti in Europa quando ancora le Regioni italiane non potevano avere una rappresentanza a Bruxelles. Avere una sede in comune ha significato non solo un modo per ridurre i costi, ma soprattutto ha implementato le nostre relazioni e la nostra capacità di stare insieme. Le Regioni debbono avere un ruolo, se vogliamo un Europa più forte e con nuove funzioni”.
“Con il presidente Errani abbiamo avuto modo di discutere in modo approfondito del ruolo del nostro partenariato e del ruolo dei land e delle regioni in Europa – ha detto il Ministro Presidente dell’Assia Volker Bouffier – Concordo pienamente con lui, l’Europa dei cittadini diventerà sempre più importante. Condividiamo uno spazio comune e siamo gli unici a confrontare il nostro lavoro, con un’integrazione europea che rappresenta il futuro. Vogliamo ulteriormente approfondire il nostro partenariato, perché in questo modo rafforzeremo anche l’Europa”.
“Pensiamo si debba creare un network per aggregare tutte le analoghe istituzioni a livello europeo – ha detto la presidente dell’Assemblea legislativa Palma Costi – i territori devono essere coinvolti a livello decisionale, superando la contrapposizione tra Europa degli Stati e Europa delle Regioni. Deve essere questo il prossimo obiettivo della proficua collaborazione tra l’Emilia-Romagna e l’Assia, due delle Regioni più avanzate d’Europa”. Un esperienza concreta, ha assicurato la presidente, con la commissione Affari generali ed istituzionali dell’Assemblea legislativa che ha preso questa mattina accordi per avviare un percorso condiviso insieme alla commissione tedesca competente nelle stesse materie, per definire un quadro comune e coerente di collaborazione tra attori istituzionali, come ha assicurato il presidente della commissione Marco Lombardi, presente in Aula insieme ai colleghi Sandro Mandini, Anna Pariani, Mauro Manfredini, Mauro Manfredini, Gabriele Ferrari e Mario Mazzotti.
Anche Norbert Kartmann, presidente del Parlamento regionale dell’Assia, si è detto sicuro del ruolo costruttivo nella casa comune che è l’Europa per Assia e Emilia-Romagna. “Due Regioni – ha detto in aula – che già a partire dell’esperienza della sede Comune a Bruxelles sono una testimonianza più unica che rara di una Europa senza confini e che quindi hanno il compito non da poco di creare una Europa delle Regioni”.
La Regione dell’Assia ha un rapporto di collaborazione con la Regione Emilia-Romagna da 22 anni, e due province e 16 comuni emiliano-romagnoli sono gemellati con analoghi enti della regione tedesca. La delegazione tedesca, in visita in Emilia-Romagna dal 29 giugno al 1° luglio, è composta da 36 esponenti del mondo politico, economico, universitario e della formazione della Regione tedesca dell’Assia, guidata dal Ministro Presidente Volker Bouffier.
Tra gli esempi della collaborazione sviluppati tra le due Regioni, che coinvolgono anche soggetti pubblici e privati dei due territori, vi sono come ricordato l’Ufficio comune a Bruxelles, la Fondazione Scuola di Pace di Montesole, il network europeo delle politiche giovanili, la rete dei sindacati europei, la collaborazione sui temi dell’acqua e dell’ambiente, degli anziani, in campo economico, tra i festival cinematografici, l’orchestra Jazz, il concorso Jugendpreis e lo scambio di giovani scrittori.
Nel corso della sua permanenza in Emilia-Romagna la delegazione visiterà la Scuola di Pace di Montesole, l’Enoteca di Dozza, Unioncamere, l’Università di Bologna, l’Istituto Serpieri di Bologna, un polo per l’infanzia di Bologna. Sono previste inoltre visite presso i Comuni di Ferrara e di Collecchio, gemellati con comuni dell’Assia, mentre per altri comuni gemellati sono previsti incontri con i rispettivi sindaci, come pure con i rappresentanti delle altre università della Regione. E’ prevista inoltre la visita a Salsomaggiore Terme, allo stabilimento della Barilla e all’Aeroporto di Parma.

Riconoscimento a due uffici postali di Ferrara

da: Poste Italiane, ufficio Comunicazione Territoriale Emilia Romagna e Marche

Serietà, competenza, credibilità e responsabilità come qualità professionali per porsi in maniera vincente all’interno del mercato dei prodotti finanziari.
Al meeting dell’Area Centro Nord (Emilia Romagna e Marche) di Poste Italiane dedicato agli specialisti commerciali, a salire sul gradino più alto durante la premiazione sono stati, fra gli altri, Fabrizia Randi dell’ufficio postale di Ferrara Centro e Lorenzo Nava di Ferrara 6 (via Darsena), per le loro capacità di capire i bisogni della clientela proponendo le soluzioni più adatte alle diverse necessità, ispirandosi all’etica, alla competenza professionale e al rispetto della persona.
Proprio questi aspetti sono stati gli argomenti centrali della convention territoriale che ha rappresentato un importante momento di aggregazione e di confronto sulla vasta gamma di prodotti e servizi offerti quotidianamente da Poste Italiane: Poste Vita e Poste Assicura, conti correnti, PosteMobile, libretti postali.

Mercoledì 2 luglio a Lido di Volano lo spettacolo di burattini “Arriva Polpuszka”

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Dopo il grande successo di pubblico del primo appuntamento, la rassegna COMACCHIO A TEATRO ESTATE, mercoledì 2 luglio, approda a Lido di Volano con lo spettacolo di burattini “Arriva Polpuszka”, ideato ed interpretato da Massimiliano Venturi. Il lavoro è frutto della prima ed originale operazione di trapianto del Teatro dei Burattini all’italiana nel Teatro Polacco: Półpuszka è un giovane con poca attitudine al lavoro. Ama invece cantare, ballare, e girare per il mondo per conoscere nuove persone. Ha l’ingenua tendenza a ritrovarsi in situazioni cattive e
pericolose, ma riesce sempre ad uscirne con beffardi e ironici stratagemmi. Uno spettacolo di burattini dinamico e vivace, alla maniera tradizionale, ma con colori e personaggi inconsueti ed originali. Il debutto è avvenuto nel gennaio 2008 nel prestigioso Teatr Lalek di Białystok (uno dei Teatri Municipali di burattini e figure più noti in Polonia ed Est Europa), con unanimi consensi di pubblico e critica. Lo spettacolo ha partecipato poi ai principali festival e rassegne di
settore e non, in Polonia, Italia e Slovacchia, ricevendo tra gli altri il PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA al Festival Biennale dei Solisti del Teatro di Figura a Łòdź (Polonia), nell’aprile 2009. Lo spettacolo in scena dalle ore 21.15 in Piazzale dei Daini, è adatto a tutti, a partire dai 3 anni di età. L’appuntamento successivo si terrà mercoledì 16 luglio al Lido di Pomposa la compagnia Bambabambin presenterà lo spettacolo Arlecchinate. Gli appuntamenti proseguiranno poi settimanalmente fino a ferragosto. La rassegna è realizzata sotto la direzione artistica di Massimiliano
Venturi e con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna e del Centro Unima Italia.
L’ingresso agli spettacoli è gratuito. Il programma completo è in distribuzione negli uffici turistici dei Sette Lidi e negli esercizi commerciali, ed è scaricabile sul sito www.comacchioateatro.it (dove è possibile consultare anche la descrizione degli spettacoli). In caso di pioggia gli spettacoli saranno rimandato a data da destinarsi.

Infoline: 349 0807587 – email info@comacchioateatro.it

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Tratta e sfruttamento di esseri umani, con il progetto TRUTH arriva la formazione in e-learning

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

L’assessore Marzocchi: “Emilia-Romagna prima Regione in Italia a promuovere un sistema integrato di interventi”. La vicepresidente Saliera: “Impegno per la salvaguardia della dignità umana, contro la criminalità organizzata”. Con “Oltre la strada” dal 1999 al 2013 sono stati realizzati su tutto il territorio oltre 7000 programmi individualizzati rivolti a vittime

Polizia municipale, ispettorati del lavoro, Polizia di Stato, operatori sociali dell’area immigrazione. Sono i principali destinatari del percorso formativo in e-learning sulla tratta di esseri umani previsto del progetto TRUTH (Training for Raising Awareness and Understanding about the Trafficking in Humans in Europe), finanziato dal programma comunitario Life Long Learning e coordinato dal College di Sheffield (Regno Unito). La Regione Emilia-Romagna vi partecipa con tre dei suoi servizi: la Direzione generale centrale Organizzazione, personale, sistemi Informativi e telematica, il Servizio politiche per l’accoglienza e l’integrazione sociale, e il Servizio politiche per la sicurezza e della Polizia locale.

“L’Emilia-Romagna è stata la prima Regione in Italia a promuovere un sistema integrato di interventi nel campo della lotta al grave sfruttamento e alla tratta di esseri umani – ricorda l’assessore alle Politiche sociali Teresa Marzocchi – . Mi riferisco a ‘Oltre la strada’, che si avvale di una rete composta da enti locali, soggetti pubblici e privati”. Dal 1999 al 2013 su tutto il territorio sono stati realizzati 7.436 programmi individualizzati rivolti a vittime di grave sfruttamento e tratta, di cui 1.195 per l’emersione e la prima assistenza (in base all’articolo 13 legge 228/2003; 165 quelli attivati nel 2013) e 6.241 programmi di assistenza e inclusione sociale (articolo 18 Testo unico sull’immigrazione; 366 nel 2013). “Il progetto TRUTH – conclude Marzocchi – può fornire un ulteriore sostegno per tutti coloro che, a vario titolo, operano per contrastare un fenomeno così odioso e aberrante, che è riduzione in schiavitù a tutti gli effetti”.

“Dietro allo sfruttamento sessuale e al lavoro forzato c’è spesso la criminalità organizzata – sottolinea Simonetta Saliera, vicepresidente della Regione e assessore alle Politiche per la sicurezza – , vere e proprie bande transnazionali ‘addette’ a sequestrare, adescare, reclutare, trasportare e sfruttare le persone. E’ evidente, dunque, come la formazione in un ambito così drammatico interessi anche gli operatori della sicurezza, coinvolti in prima linea nella lotta al crimine. Da parte della Regione – ribadisce Saliera – massimo impegno per la salvaguardia della dignità umana”.

Con il decreto legislativo 24 del marzo 2014, che attua la Direttiva 2011/36/UE relativa alla prevenzione e alla repressione della tratta di esseri umani e alla protezione delle vittime, per il sistema nazionale di interventi si è avviata una fase di profonda ridefinizione. Il decreto prevede – entro settembre 2014 – l’adozione del primo Piano nazionale anti-tratta, l’unificazione delle due tipologie di programmi di assistenza per le vittime, la definizione di nuove modalità di attuazione e finanziamento delle azioni, nonché l’introduzione, per le amministrazioni pubbliche coinvolte, di obblighi di formazione per tutti i funzionari che nel corso delle loro attività possono entrare in contatto con vittime, effettive o potenziali. E’ in questa prospettiva che si colloca la partecipazione della Regione al progetto TRUTH, con l’obiettivo di realizzare un prodotto per la formazione a distanza che potrà essere utilizzato attraverso SELF, il portale regionale di e-learning per la pubblica amministrazione in Emilia-Romagna. Una volta progettato e sviluppato, il percorso formativo sarà erogato in due edizioni-pilota, ognuna per 20 utenti, che si susseguiranno a partire da ottobre 2014. Successivamente è prevista una fase di valutazione del percorso che coinvolgerà anche gli utenti e porterà ad eventuali interventi migliorativi. Una volta realizzato nella sua forma definitiva, il percorso resterà nella disponibilità immediata del sistema di e-learning della Regione, ovvero di tutte le amministrazioni pubbliche del territorio emiliano-romagnolo. Altro obiettivo del progetto TRUTH è la creazione di uno spazio on line di livello europeo, la TRUTH Academy, destinato agli scambi tra operatori della formazione e specialisti in materia di tratta, in modo da sostenere la realizzazione di percorsi formativi analoghi.

Come sarò da giovane?

Morcote (lago di Lugano),

in attesa di parlare di giardini e di musei in questo straordinario scenario lacustre, girandomi le ciribiricoccole ho deciso di trasformarmi per questa sera nel giovane che è in me, sperando così di ingannare l’occhiuta regola che m’impedirà in futuro di fruire della gratuità dei musei un tempo appannaggio (giusto/ingiusto?) degli over 65. Via dunque severe cravatte Ferragamo, debolezza fiorentina coltivata per contrastare l’ovvietà di quelle Hermès o di quelle di Marinella fornitore di Arcore. Via i cachemires che fanno vecchio solo a palparli, via la giacchetta stilizzata comprata a Roma in un famoso negozio di Campo Marzio.
‘Okkei!’ Sono pronto.
Maglietta Columbus al titanio; jeans Levi’s, scarpette da runner Lacoste. Invano però cerco di occultare il busto che sorregge la colonna vertebrale in pericolo di crollo.
Cosa manca? Ovviamente il formulario linguistico-gestuale. Tento di rifiutare l’orrido “assolutamente sì/no” ma è un best. Batto il 5 ai pronipoti; credo sia necessario mugugnare un po’ di heavy metal, pregando frattanto il divino Mozart di perdonarmi. Infine “last but not last” il cappelletto con visiera rigorosamente Adidas.
Ma andrà bene?
Sarò coatto o fighetto?
Per fortuna la scarsità di chioma m’impedisce la gloriosa cresta gelificata.
Questo tentativo, frattanto medito tra me e me, non vuole porre in luce una individualità ma presentarsi come modello.
E parto non prima d’aver letto il fondamentale articolo di Francesco Merlo su “La Repubblica” che analizza come fosse un’unica galleria degli orrori la situazione dei musei e dei monumenti romani. Decido d’un tratto di cancellare ogni riferimento culturale, di farmi tabula rasa, di dimenticare quel coacervo di studi, notizie, propensioni, innamoramenti culturali che, negli anni, avevo stivato nella mia mente pensando forse ingenuamente di servirmi nei pacati ozi della pensione, flaneur indolente di poesia e pittura, di musei e città d’arte. Si avverano le esortazioni, sempre da me rifiutate, degli amici insegnanti, così condite di pepato sarcasmo, che dall’alto della loro favolosa pensione da 1250 euro al mese, ormai considerata la soglia della ricchezza dal ministero competente, mi esortavano a riflettere su quel tempo sprecato nel voler perseguire l’insano proposito. Meglio, molto meglio, una sagretta con tanto di salama e fritto misto che vagare inerme tra caterve di quadri, statue, oggetti non sempre comprensibili. Va bene!
Ma da giovane che voglio fare?
Beh, un apericena, una sana discussione “tennica” sulla situazione calcistica mondiale (meglio evitare lo spinoso problema italiano…) e concludere la serata con qualche pensosa battuta sulla politica renziana. I più acculturati (forse l’hanno letto in qualche rivista di Cairo editore) sostengono che l’acconciatura della ministra Madia sia molto preraffaellita; probabilmente un riferimento alla Beatrice di Dante Gabriele Rossetti. Il silenzio sconcertatamente ammirato che segue classifica il giudizio come figo. E alta si leva l’adesione e l’entusiasmo per la promessa gratuità al museo per i giovani. Poi un attimo di perplessità: il Museo?
Ma no! Scherziamo? Cosa dice a noi giovani quel rimprovero mite e solitario che emana dai volti, dagli atteggiamenti, dalle pittate scene che come un s.o.s proviene dalle pareti, nel silenzio sacrale del vuoto museo?
Mica tutti hanno avuto la fortuna di quella ragazzetta dall’orecchino di perla capace di catalizzare attorno a sé folle di giovani pronte al selfie. O riscattare il buon vecchio Van Gogh (vero o falso che sia) o godere con gli Impressionisti. O dire Ohhhhh…. di fronte al “Cara”, affettuosa abbreviazione del Caravaggio.
Il resto che è? Giotto? Noiosetto con i suoi inferni e paradisi e la mala abitudine di rimproverare gli evasori fiscali, come quel padovano malnato dello Scrovegni.
Botticelli? Piace troppo agli stranieri e non è poi granchè sorbellarsi code estatiche per vedere poi cosa? Un quadrone con donne (anzi madonne direbbero al Palio) sorridenti e un forsennato ragazzetto che soffia come un ossesso e lo chiamano Zefiro. D’altra parte andare al museo va bene ma sarebbe opportuno, ad esempio che l’attrazione fosse consolidata con opportuni svecchiamenti. Come per quello strepitoso di Spina a Palazzo Costabili detto di Ludovico il Moro a Ferrara dove ti fai il pieno di vasi attici, di gioielli e arredi funerari ma poi è possibile ascoltare un buon concerto, sentire una conferenza curiosa vedere le evoluzioni dei ballerini e alla fine un buon ‘aperi’. Un centinaio e più di persone, qualche giovane, molti anziani. Ma se dovesse scattare la legge te lo vedi il pensionato che paga il biglietto? Almeno metà rinuncerebbe “Dit da bon”? Sussurra allarmato l’ego giovane. Rispondo con una frase passata alla storia di una mia amica tenerissima che quando le capitava qualche disagio, anche grave, inviperita alzava l’occhio al cielo e gridava “ Ci penseranno loro!!!” Mai capito quel loro, ma filologicamente potrebbe essere il ministro e i funzionari del Mibac.

Ormai tra le sponde fiorite del lago di Lugano si fa sera. Tanto per cambiare una bomba d’acqua turba la mia passeggiata non in veste giovanile ma di conferenziere stanco over 65 sulle scale ripidissime che portano alla chiesa antica. Ho sorriso e stretto mani al rappresentante della banca di Sondrio divenuta svizzera anzi ticinese, lodo la bellezza delle scarpe e borse Bailly anch’esse corse in aiuto del comune di Morcote dove il parco Scherrer costa alla comunità locale di 600 abitanti 150 mila franchi all’anno di manutenzione. Beh si sa la Svizzera non è l’Italia e loro c’hanno i danè, mi sono dato da fare per rendere “piacevole” la giornata con i miei amici giardinisti. Ho conosciuto la organizzatrice e responsabile dei Grandi Giardini Italiani che muove in Italia 120 siti giardineschi pubblici e privati per un totale di 8 milioni di visite (è una scozzese di ferro che adora l’Italia e la crede e ci crede che sia l’heimat, la patria del cuore). Ho conosciuto sua sorella l’editrice del libro che uscirà da questo convegno. E’ una deputata inglese liberal che ha presentato in Parlamento (inglese of course) una mozione per salvare dallo smembramento la biblioteca di Warburg dal suo luogo originale e che in migliaia, io compreso senza averla conosciuta, ha firmato su fb. Va bene mi rassegnerò: svesto i panni non curiali (per chi non l’ha capito è una citazione da Machiavelli) del giovane che è in me, rimetto quelli severi del conferenziere, pagherà il biglietto ma…. “Quanto è triste Venezia”.
Pardon! l’Itaglia

Chiamale se vuoi, emozioni…

Così recitava una canzone di Lucio Battisti che, all’inizio degli anni settanta, aveva catturato tutti noi, a prescindere dalle collocazioni politiche, con un testo che certo suonava estraneo al tono impegnato e per lo più aggressivo delle assemblee studentesche. Le emozioni, anche allora, erano dovunque, nello spazio privato e quello pubblico, tanto nei luoghi in cui fiorivano nuovi bisogni di intimità fuori da una famiglia controllante, quanto nei luoghi politici, densi di retorica sui destini del mondo.
Oggi sappiamo bene le ragioni per cui le emozioni hanno un assoluto predominio nella nostra vita e non solo nelle relazioni, ma in ogni scelta. Non sempre ne siamo consapevoli e, comunque, tendiamo a negarlo, spendiamo una quantità di parole per giustificare le nostre scelte, per mettere in ordine i vantaggi e gli svantaggi di ogni opzione e tentare di operare calcoli e valutazioni razionali. Per lo più ciò non accade: siamo vittime di pregiudizi e di credenze, di speranze e di paure.
Le neuroscienze ci hanno spiegato che le emozioni sono una via breve alla conoscenza, che nessuna scelta sarebbe possibile se il circuito caldo, più veloce di quello cognitivo, non fosse in grado di dare colore alle opzioni che abbiamo di fronte. Ogni scelta, da quella di un abito, a quella di un luogo per le vacanze, a quella degli amici con cui uscire, segue questa stessa legge.
Credenze e valori esercitano un ruolo decisivo nell’orientare le scelte. Quando parliamo di valori ci riferiamo all’insieme di idee del mondo che un individuo si è formato nell’ambiente in cui vive. Queste idee danno luogo ad un mondo psicologico interiore e a meccanismi di valutazione degli stimoli e delle informazioni che non sono meno importanti dei sentimenti coscienti e della valutazione analitica.
Già nel Settecento il filosofo David Hume, sosteneva, che non è il ragionamento che guida i giudizi, ma sono le emozioni e le passioni. Anche i giudizi morali sono mossi dalle emozioni, anche se noi per lo più li associamo a fondati criteri logici e razionali sul bene e sul male. Lo psicologo Jonathan Haidt (Menti tribali, Codice, 2013) negli ultimi anni ha argomentato ampiamente questo punto di vista, contribuendo alla critica di una interpretazione astratta e razionalistica del concetto di valori morali ancorché applicati alla politica.
Diverse ricerche hanno messo in luce empiricamente come i nostri giudizi morali possano essere influenzabili. Ad esempio, se le persone chiamate ad esprimere un giudizio hanno bevuto una bevanda amara anziché dolce, esprimono giudizi morali più rigidi. I giudizi morali sono influenzati dall’ambiente, ad esempio la musica allegra rende le persone più gentili e con una tazza di caffè caldo in mano gli altri ci paiono più piacevoli. Pare che persino i giudici emettano sentenze meno severe la mattina presto e dopo i pasti. L’analisi sul ruolo delle emozioni entra, quindi, nel dibattito giuridico e investe questioni procedurali, come l’opportunità di utilizzare fotografie e video durante il dibattito processuale.
Tutta la comunicazione è impregnata di adesioni emotive alle diverse posizioni in gioco: ciò accade in misura crescente via via che l’informazione si mescola alle immagini e alle interpretazioni personali. La comunicazione odierna, nei più disparati ambiti, utilizza il registro delle emozioni e anche noi lo facciamo nel portare argomenti alle nostre considerazioni. Sarebbe meglio essere consapevoli dalla nostra dipendenza dalle emozioni, non solo per avere minore sicurezza circa la nostra superiore verità ma, soprattutto, per cerare di introdurre davvero, un po’ di razionalità in più nelle nostre scelte.

Maura Franchi è laureata in Sociologia e in Scienze dell’Educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi, Social Media Marketing e Web Storytelling, Marketing del prodotto tipico. I principali temi di ricerca riguardano: i mutamenti socio-culturali connessi alla rete e ai social network, le scelte e i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand. maura.franchi@gmail.com

I risultati dei XVII Giochi Giovanili della Bandiera a Carovigno

da: Ufficio Stampa Ente Palio città di Ferrara

L’impegno e la passione premiano gli sbandieratori under che da Ferrara hanno partecipato ai “XVII Giochi Giovanili della Bandiera” a Carovigno.
Presso l’ex “Mercato Coperto” le 5 le compagini di Ferrara hanno guadagnato medaglie e applausi, di seguito i risultati.

RISULTATI

Coppia Under I fascia
1. Rione SMV – Sango/Minciotti (p. 27,07)
2. Borgo San Giovanni – Sacchi/Gianatti (p. 26,52)
3. Borgo San Giacomo Ente Palio Ferrara Ferrara – Marzola/Romani (p. 26,28)

Coppia Under II fascia
1. Rione Santo Spirito – Francescheti/Scapoli (p. 27,40)
2.Borgo San Giacomo Ente Palio Ferrara Ferrara Piatto/Sarti (p. 25,41)

Coppia III fascia
2. Borgo San Giacomo Ente Palio Ferrara Vedovato /Bigoni (p. 25,46)
7. Rione Santo Spirito Marsili/Casarotti (p. 18,55)

Singolo I fascia
1. Borgo San Giovanni Sacchi Edoardo (p. 28,33)
2. Borgo San Giacomo Ente Palio Ferrara Matteo Aguiari (p. 26,48)
3. Rione SMV Cesare Minciotti (p. 26,31)
4. Borgo San Giovanni Pietro Bonati (p. 26,19)
6. Rione SMV Sango Lengue Aaron (p. 25,32)

Singolo II fascia
2. Borgo San Giovanni Bertazzoli Chiara (p. 27,83)
3. Rione Santo Spirito Alessandro Scapoli (p. 27,46)
6. Rione Santo Spirito Simone Franceschetti (p. 25,80)
7. Borgo San Giorgio Ente Palio Ferrara Alessandro Baldo (p. 21,31)

Singolo III fascia
1. Rione SMV Alessandro Tortorici (p. 29,14)
6. Borgo San Giorgio Ente Palio Ferrara (p. 23,89)

Dario e la bionda, una storia del Barco

Una vecchia strada del Barco, una sera di dicembre. Il buio che cala presto. Il freddo e la nebbia che avvolgono tutto. Dall’altra parte della strada intravedi le forme e le luci della grande fabbrica. Il rumore attutito dei macchinari ed il ronzio dei motori. Il suono lontano di una sirena spezza la monotonia. Qualche orto più in là ed inizia il villaggio dei marchigiani, inizia Ponte. Le pasticcerie e le vetrine del centro sono a pochi chilometri, ma è come se fosse un altro mondo. Chiudi gli occhi un istante e di colpo non sei più a Ferrara. Forse in Alabama, o Louisiana. E quel vecchio in fondo alla strada che si sta trascinando con le borse della spesa potrebbe essere Joe, presto si siederà in veranda a fumare la pipa e sputare, con il cane accucciato a terra ed il fucile a portata di mano. Stasera c’è nebbia ed è meglio essere cauti. Ti aspetti che il suono di un armonica spezzi il silenzio in ogni momento. Il Mississippi scorre calmo più a nord. È difficile capire quello che succede quando scende la nebbia, al Barco.

Dario abita qui. Pochi amici rimasti, chiusi in casa tra mogli, nipoti e acciacchi. Una vecchia passione per la caccia, in gioventù ha anche provato ad impagliare alcuni animali, senza grande talento. Trent’anni al petrolchimico e una pensione che tutto sommato fa tirare avanti. Il dottore che dice che non si può più bere e fumare, ed andare giù al bar. Questo freddo solo a guardarsi attorno fa venire voglia di stare in casa. Rosa, la moglie, da qualche giorno è tornata ad Ascoli. Ci va spesso ultimamente. La sorella, vedova da qualche anno non sta bene. Un’innocua influenza, ma anche questa volta Rosa ne ha approfittato per passare qualche giorno “a casa”, come dice lei. Dario cena da solo, ma non se ne dispiace troppo. Di quando in quando, apprezza un ritaglio di tempo per concentrarsi sui suoi interessi. Un buon film in televisione, caffè e sigaretta. Sa che non dovrebbe, ma non c’è Rosa a ricordarglielo. Una tribuna politica ed ha già fatto venire mezzanotte. Si alza e guarda fuori dalla finestra. La nebbia avvolge tutto, nella palazzina di fronte tutte le persiane sono già chiuse. Tranne una.

Lei c’è. Ne intravede la forma, che si muove velocemente dietro i vetri appannati. La sente canticchiare. Dario spegne la luce e torna alla finestra. Non vuole farsi vedere. Conosce la ragazza bionda. Assiste la vecchia Pina, ormai sorda e quasi cieca. Non che abbia interesse, ma la ragazzina, che avrà poco più di 20 anni, gli riscalda lo spirito. Quegli occhi verdi, quel corpo minuto ma che immagina forte, quel sorriso aperto ogni volta che la incrocia, e tutta una vita davanti. Hanno avuto maniera di parlare diverse volte giù in cortile. Non solo una bella ragazza, ma anche intelligente. Più matura della sua età. Si sono capiti subito. Un sorriso gli attraversa il viso ed il pensiero va indietro di 40 anni. Al primo motorino e alle notti in campagna. A quella volta che per impressionare Rosa attraversò il Po a nuoto e per poco non ci lasciò le penne.
Potrebbe passare ore a guardarla.

Il volto ridiventa serio non appena nota l’uomo appoggiato al muro, in strada. È fermo ed ha anch’esso lo sguardo puntato alla stessa finestra. Non riesce a vederne il viso nascosto nel buio, ma l’aspetto è robusto e muscolare. Ormai è l’una e adesso l’uomo lancia due fischi verso la finestra illuminata. Dario si ritrae più indietro, nel buio della stanza. Vede lo stesso la finestra che si socchiude e la bionda dire qualcosa sottovoce, l’aria intimorita. Forse dice all’uomo che è tardi, di andarsene. L’uomo risponde a monosillabi. La voce è dura, profonda. Non è uno abituato ad attendere. Con passo deciso si avvia verso il portone di ingresso, che nel frattempo é stato aperto. È allora che passa sotto la luce d’ingresso e Dario gli intravede sotto il berretto la carnagione scura, olivastra, e la grossa cicatrice che gli solca parte del viso.
Dario inizia a sentire il cuore battere più velocemente. Forse dovrebbe smettere di guardare, andare a letto. Il dottore gli ha detto quanto sia importante evitare di agitarsi. Evitare sforzi, emozioni forti. Forse dovrebbe chiamare la polizia. Ma perché poi? per dire cosa? e così continua a spiare nel buio, preoccupato. Con cautela socchiude il vetro per sentire meglio le voci. Da dietro le finestre appannate adesso può vedere anche la forma di lui. Sovrasta quella della ragazza e si muove lenta ma sicura nella stanza. Da lontano li sente discutere. Un tintinnio di bicchiere e l’ombra della ragazza che prende una bottiglia dalla credenza. Ora bevono, entrambi seduti. Dario si calma, forse è solo un vecchio amico, un parente. Ma continua a guardare, si accende un altra sigaretta. Ed è allora che vede la figura dell’uomo alzarsi, afferrare per un braccio la ragazza, spingerla nell’altra stanza. Sente un tentativo di protesta da parte della giovane donna, dei singhiozzi. Forse un urlo soffocato. E le luci che si spengono.

La notte è fredda ma la fronte di Dario è coperta di sudore. Pensieri che si accavallano. Pochi secondi per prendere una decisione. Si butta un cappotto addosso e corre giù per le scale. Un altro minuto per recuperare dalla cantina la vecchia doppietta Falco. Non si sa mai. La nasconde sotto il soprabito lungo. Ha poco tempo. Con respiro affannato esce e attraversa la strada in direzione della casa della Pina. Si ferma un attimo e si guarda intorno. La nebbia è fitta e adesso tutte le persiane sono chiuse. Le luci spente. Bene. Il portone è ancora aperto e si lancia su per le scale. Sta attento a non fare troppi rumori. È preoccupato ma non vuole svegliare i vicini. Si ferma davanti all’appartamento, un dubbio lo assale. E se avesse frainteso tutto? Ha comunque una scusa pronta… la richiesta di un medicinale che si è scordato di comperare…sì sì… Pina ne assume così tanti…
Sente il cuore scoppiare mentre bussa alla porta….

La bionda gli apre con il solito sorriso e si punta un dito sul naso. Adesso bisogna fare silenzio. Lo invita ad entrare. Tutto è andato come previsto. Dario sente la tensione sparire, rimpiazzata dalla solita felicità ogni volta che vede la bionda, ogni volta che se la trova vicino e sente il profumo dei suoi capelli. Si muovono lentamente per casa. Sarebbe un peccato se Pina dovesse svegliarsi proprio adesso e rantolare per un bicchiere d’acqua. L’uomo è in camera, steso sul letto. Un sacchetto avvolto attorno al viso. Dorme ed annaspa a fatica. Forse sta già morendo. Dario si occuperà più tardi di questo dettaglio. I potenti sonniferi mischiati alla dose di vodka gli hanno fatto perdere i sensi in pochi minuti. Non è stato difficile adescarlo. Quando il lupo pochi giorni prima in stazione ha visto la bionda, ha perso ogni cautela, passando da cacciatore a preda. Probabilmente nemmeno lui ha condiviso la conoscenza della bionda con il resto del suo gruppo, così geloso che a qualcun altro questa faccenda potesse far venire l’acquolina alla bocca. Nessuno lo verrà a cercare al Barco, così come per tutti gli altri prima di lui. Troveranno la maniera di trasportarlo nel solito posto, o Dario inizierà la lavorazione a casa di Pina come già fatto in passato.
Adesso i due si guardano con affetto reciproco, quasi amore. Rosa ne sarebbe gelosa, ma senza motivo. Per Dario la Bionda è anche un po’ come la figlia che non ha mai avuto. Lo anima un orgoglio quasi paterno. Dividono molti interessi e quando hanno parlato si sono capiti subito. Al Barco non ci sono i lupi da cacciare, e alla Bionda mancavano i pomeriggi con suo padre, che da bambina la portava dietro con sé ed i fratelli sui monti: l’emozione della fiera che fuggiva, l’eccitazione della scarica, quel colpo preciso che atterrava l’animale più feroce. Bisognava trovare un’alternativa accettabile. Si sa, i giovani sono schiavi delle loro passioni. Dario poi ha sempre desiderato trovare il tempo per migliorare le sue conoscenze di tassidermista. In cuor suo spera che la Bionda possa interessarsene un giorno, anche se non glielo ha ancora confessato.
Ma c’è tempo, e molte altre serate di nebbia, al Barco.

Vivere o sopravvivere, il dilemma di un uomo pacifico

Vivere per accumulare giorni e ricordi o vivere trasferendo le vincite di una puntata su un’altra successiva? Tony, il protagonista de “Il senso di una fine” (edizioni Einaudi, 2012) di Julian Barnes, ha una certa attitudine all’autoconservazione e alla sopravvivenza che ha dimostrato passando la vita a scansare inquietudini. Finchè, un giorno, l’inatteso arriva a sconvolgere la sua esistenza di uomo pacifico e un po’ codardo.
Un compagno di studi, Adrian, morto suicida molti anni prima, lo cita in un diario, di cui Tony può leggerne, dopo una faticosa ricerca, solo una pagina. Ma manca il seguito, la frase è monca, priva della reggente, è troncata a metà come l’amicizia che c’era stata fra di loro, come il rapporto con Veronica che fu l’anello di congiunzione fra Tony e Adrian. Un periodo ipotetico sospeso (“Dunque, ad esempio, se Tony…”) che Tony prova a completare cercando di rintracciare il senso di quello scritto e di quei quartant’anni che nel frattempo sono passati.
Non solo il cosa è accaduto nei rispettivi cammini, ma anche il come la vita sia stata vissuta. Da quella pagina del diario di Adrian, Tony, ormai uomo di mezza età, si interroga sulla cautela dietro cui si è sempre comodamente riparato, sull’accadere della vita piuttosto che sul farla accadere padroneggiandola, prendendola a due mani e giacandosela tutta.
“Pensavo alle cose che mi erano successe negli anni e a quanto poco avessi fatto succedere io”, è questa allora la differenza con la scommessa di cui parlava Adrian nel diario? Una giocata come nell’ippica, dove punti, rischi e se vinci la giocata si trasferisce e si accumula su un successivo pronostico. Quanti più, per, meno e diviso ci sono nella vita e nelle relazioni? E come si fa a non fermarsi a una semplice addizione, ma a capire che la crescita sta oltre? La crescita come sviluppo dell’accumulo è quello che Adrian aveva saputo capire giovanissimo. Ma Tony no, deve accadere (ancora una volta) qualcosa perché si metta dentro alle cose.
Il ricordo dell’amicizia con Adrian e dell’amore con Veronica, diventa, per lui, rielaborazione dell’io che restituisce una versione di sé diversa, meno conveniente perché foriera di rimorso. La memoria lo riallaccia di colpo a un passato quasi dimenticato, il tempo oggettivo e regolare non coincide più con il tempo soggettivo che è “quello che si porta sull’interno del polso, proprio accanto alle pulsazioni cardiache”, un tempo emotivo, scandito solo dall’irrompere dei ricordi.

Questa sera all’Arena Parco Diamanti la proiezione del film “A proposito di Davis”

da: Arci Ferrara

L’iniziativa Cinema nel Parco, realizzata da Ferrara sotto le stelle e Arci Ferrara con la collaborazione dell’Amministrazione Provinciale e del Comune di Ferrara, propone sabato 28 giugno alle 21.30 nel parco adiacente a Palazzo Diamanti (ingresso da via Dosso Dossi 8) A PROPOSITO DI DAVIS di Ethan Coen e Joel Coen.

A proposito di Davis, racconta una settimana nella vita di un giovane cantante folk che si trova davanti a un bivio, mentre cerca faticosamente di farsi strada nel mondo musicale del Greenwich Village del 1961. Llewyn Davis chitarra al seguito, stretto nella sua giacca nel tentativo di difendersi dallo spietato inverno newyorchese è tormentato da ostacoli che sembrano insormontabili, alcuni dei quali creati da lui stesso. Affidandosi alla generosità di amici e sconosciuti per vivere in città, arrabbattandosi con lavori qualsiasi, Llewyn parte per un viaggio che lo porterà dalle ‘baskethouses’ del Village (i caffè newyorchesi in cui i musicisti vengono pagati dal pubblico con soldi raccolti in un cestino) ad un club deserto di Chicagoun’assurda odissea per un’audizione con un potente impresario musicale e poi di nuovo indietro a New York.

Biglietto intero: 6 euro, ridotto: 4 euro. La riduzione è valida per i soci Arci, studenti Università di Ferrara.
In caso di maltempo la proiezione si terrà presso la Sala Boldini, in via Previati, 18.
Abbonamenti 10 ingressi 50 ¤
Abbonamenti 10 ingressi soci Arci 30 ¤
Gli abbonamenti saranno validi dal 27 giugno al 24 agosto.

Informazioni: www.arciferrara.org, t. 0532.241419 / Sala Boldini t. 0532.247050 / Parco Diamanti 320.3570689

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Terremoto: incontro tra Regione e Diocesi per la ricostruzione dei beni storici e artistici religiosi

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Si è svolto ieri un incontro tra la Regione Emilia-Romagna e i Vescovi delle Diocesi emiliane dei territori colpiti dal sisma. All’incontro – il cui obiettivo era il confronto sulla ricostruzione dei beni storici e artistici religiosi colpiti dal terremoto del 20 e 29 maggio 2012 – hanno preso parte il presidente della Regione Emilia Romagna e Commissario delegato alla ricostruzione Vasco Errani, il presidente della Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna Card. Carlo Caffarra, l’assessore regionale alle Infrastrutture Alfredo Peri, i Vescovi della Regione e il delegato CEER per la ricostruzione post-sisma.
Durante l’incontro è stato espresso dai vertici ecclesiastici apprezzamento per il lavoro di ricostruzione fatto che – oltre alle abitazioni civili e alle imprese – ha avuto grande attenzione al patrimonio ecclesiastico, sia nel garantire la continuità di culto con edifici provvisori, sia nel predisporre strumenti e risorse per il recupero di quanto danneggiato dal sisma. Apprezzamento è stato espresso anche per il metodo e la collaborazione messa in campo tra istituzioni, Ufficio regionale della Conferenza Episcopale Emilia-Romagna e le diocesi, prima per la messa in sicurezza e in seguito per il recupero del patrimonio ecclesiastico, tenendo conto anche della particolare funzione che svolge per le comunità.
La Regione ha confermato che garantirà continuità e tempi certi per i progetti di recupero degli edifici religiosi danneggiati compresi nel ‘Programma per le opere pubbliche, beni culturali e edilizia scolastica’ – che prevede complessivamente 1.540 interventi per oltre 1,3 miliardi – e avviati nell’ambito del ‘Piano operativo 2013-2014’che stanzia 537 milioni di euro per 664 interventi. Il tutto nel rispetto delle procedure e dell’efficacia dell’utilizzo delle risorse con l’obiettivo di rendere, nella salvaguardia del bene, alle singole comunità edifici maggiormente sicuri.
Si è inoltre preso atto delle problematiche inerenti le tempistiche che trovano giustificazione nell’iter previsto dalla legge, volto a garantire maggiore verifica e attenzioni dei progetti e attenzione agli appalti ed esecuzione dei lavori.
Durante l’incontro – oltre a ribadire il proseguimento dei percorsi fin qui avviati – è stato affrontato il tema di puntare prioritariamente al recupero degli edifici religiosi con un valore simbolico particolare, come ad esempio la cattedrale di Carpi che nel 2015 celebrerà i 500 anni dalla costruzione.
La Regione Emilia-Romagna ha confermato l’impegno a reperire le risorse necessario al recupero dei beni storici e architettonici feriti dal sisma.

Comacchio: gli auguri dell’amministrazione comunale all’assessore Sara Bellotti e al consigliere comunale Michele Modonesi per le loro nozze

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Il Sindaco Marco Fabbri ha unito in matrimonio l’Assessore al Bilancio Sara Bellotti e il Consigliere Comunale Michele Modonesi. Alle felicitazioni del Sindaco, che ha augurato ai due sposi un avvenire prospero e radioso, si uniscono tutti i dipendenti comunali, esprimendo all’Assessore Sara Bellotti e al marito Michele Modonesi calorosi auguri per una vita matrimoniale felice, affinchè possano realizzare tutti i loro sogni e progetti.

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Confartigianato dona mille euro a sostegno dell’iniziativa “Adotta un mattone”

da: ufficio stampa Confartigianato

Mille euro. E’ la donazione che lunedì, effettuerà la Confartigianato a favore dell’iniziativa ‘Adotta un mattone’, lanciata dalla Camera di Commercio e sostenuta da Il Resto del Carlino per effettuare gi interventi di pulitura esterna del Castello. Un’azione che sarà accompagnata, parallelamente, da un’opera di sensibilizzazione «verso le nostre singole imprese». «Confermiamo il nostro impegno per la salvaguardia della città – spiega Giuseppe Vancini – segretario generale dell’associazione di via Veneziani – . Un interesse che da anni esplicitiamo con iniziative di valore educativo, da Professione Genitori alla rassegna organizzata con le scuole per combattere la contraffazione dei prodotti». Sulla collaborazione tra pubblico e privato Vancini esprime soddisfazione. «E’ fondamentale potervi fare affidamento, in futuro auspichiamo tuttavia non si concretizzi solo per rispondere a bisogni contingenti ma avvenga per costruire progetti. Da sempre noi, come Confartigianato, facciamo appelli in questa direzione per migliorare il territorio e creare sviluppo. Questa è comunque un’esperienza positiva di forte valore morale – chiude – e che, ci auguriamo, avrà in prospettiva ricadute positive».

Il rischio di partorire in ambulanza

da: Emanuela Cioni

Una donna di origine marocchina residente a Gaggio Montano ieri ha dato alla luce una bambina al pronto soccorso di Vergato.
Secondo le più che affermate voci di paese la donna accompagnata dal personale del 118 da Gaggio all’ospedale Maggiore avrebbe durante il tragitto rischiato di partorire la secondo genita in ambulanza, ma ciò non è avvenuto perché la donna a Vergato in fase espulsiva è stata presa in carico dal personale il quale ha fatto nascere la bambina, secondariamente non avendo una termoculla presente in struttura è stata chiamata da Porretta un ambulanza che ha preso in carico madre e figlia e si è recata all’ospedale Maggiore.
Un trasporto come quello di ieri poteva essere evitato se a Porretta ci fosse stata ancora la sala parto.
Se l’azienda ci ha tolto il punto nascita deve garantirci la massima sicurezza nel trasporto delle future mamme.
Ieri fortunatamente tutto e’ andato per il meglio, grazie anche all’ottimo lavoro svolto dagli operatori del 118.
Il comitato lancia l’allarme sicurezza…
Chi decide sulla Sanità in Emilia Romagna? Chi la governa, e cioè Il Pd: un Partito che cestina le speranze dei suoi elettori mettendo a rischio la Salute e la Sicurezza delle persone per favorire il passaggio ai Privati della Sanità Pubblica.
Questa è la verità vera, e non quella che ci vorrebbero far credere.
Sono stati innumerevoli i tentativi di confrontarci con il nostro assessore alla Sanità Carlo Lusenti per chiarire un tema così importante come la sanità in montagna ma ancora oggi non abbiamo avuto risposte.
Oggi più che mai chiediamo di essere ricevuti nelle sedi istituzionali affinché quello successo ieri trovi in quelle sedi, tutte le sicurezze del caso, non ci si può appellare alla fortuna quando si parla di salute

Emanuela Cioni
Presiedente del Comitato per la Salvaguardia dell’ospedale di Porretta Terme

Lettera aperta a una “sentinella in piedi”

Cara “sentinella in piedi” che flashmobberai sabato 28 giugno alle 18 in piazza a Ferrara, contro il disegno di legge che contrasta l’omofobia, mi piacerebbe farti qualche domanda.
Posso?
Per prima cosa devi sapere che per me le parole sono importanti, quindi potresti spiegarmi perché hai scelto di chiamarti con un nome preso dal vocabolario militare, se vuoi “difendere la libertà di espressione e di opinione”? Ne intendi fare un uso intimidatorio? O sei anche tu uno di quelli che credono che le libertà si possano difendere meglio con nomi bellici altisonanti (Esercito di Silvio, Milizia Mariana, …) ?
Chiariscimi perché, per favore, se sei già una sentinella vuoi precisare anche che sei “in piedi”? Io non ho mai sentito parlare di sentinelle sedute, sdraiate o stravaccate.
(I vostri punti di riferimento francesi almeno si fanno chiamare “Veilleurs debout” che mi sembra più corretto sintatticamente e anche meno bellicoso).
Cordiale “sentinella in piedi”, sul tuo profilo Facebook scrivi: “Vegliamo in silenzio oggi per essere liberi di esprimerci domani”; vuoi forse dirmi che non ti senti libero di esprimere la tua opinione? Dai non scherzare, con la storia che hai alle spalle ed i suoi innumerevoli esempi di opinioni altrui condannate, soffocate, infilzate, messe al rogo non dovresti arrivare a tale paradosso!
Cito ancora dal tuo profilo: “Sentinelle in Piedi è una resistenza di cittadini che vigila su quanto accade nella società e sulle azioni di chi legifera denunciando ogni occasione in cui si cerca di distruggere l’uomo e la civiltà”; lo trovo interessante ma prima spiegami di quale uomo e di quale civiltà stai parlando, per favore. Temo che la tua idea di uomo non consideri affatto i suoi sentimenti, i suoi sogni, i suoi bisogni, le sue speranze e che la tua civiltà sia da considerarsi tale solo se ci si mette una bella croce sopra.
Anche se c’è qualcosa di mussoliniano nell’inizio della tua frase: “Ritti, silenti e fermi vegliamo per la libertà d’espressione e per la tutela della famiglia naturale fondata sull’unione tra uomo e donna” io vedo che tu, caro “guardiano”, puoi manifestare liberamente in difesa di ciò che ritieni giusto. Permettimi un banale consiglio: cerca però di ricercare la coerenza fra le tue azioni ed i valori cristiani a cui fai riferimento altrimenti passi per essere un bigotto, ipocrita ed intollerante che considera la “famiglia naturale” come un involucro vuoto e che non si occupa delle cose ben più importanti che sono le sincere ed oneste relazioni d’amore fra le persone, indipendentemente dal sesso a cui gli esseri umani appartengono.
Lo so che la coerenza è una virtù di pochi ed io non te lo scrivo mica perché penso di possederla; credo però che quando scrivi che il testo del Ddl Scalfarotto “è fortemente liberticida in quanto non specifica cosa si intende per omofobia lasciando al giudice la facoltà di distinguere tra un episodio di discriminazione e una semplice opinione” tu finga di non capire per poter mantenere il pesante potere del tuo giudizio.
Gentile “sentinella”, in altri contesti, elogi le differenze e le diversità ma perché, in questo caso, vuoi mantenere per qualcuno il diritto di discriminare senza che questo venga sanzionato? Ti confesso una cosa: a volte penso che a te, le persone che definisci diverse, servano per sentirti superiore a loro e che l’elemosina che fai, con qualche spicciolo o con qualche buona azione, sia il deodorante a ph neutro che ti serve per profumare la coscienza, coprendo così il cattivo odore della presunzione e dell’arroganza.
Personalmente penso che il Ddl Scalfarotto non sia nemmeno così estremista, anche per il fatto di essere frutto di accomodamenti fatti all’interno di un governo delle larghe intese, ma almeno prende atto di un problema grave che si chiama “omofobia” (che è “la paura e l’avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità e di persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, basata sul pregiudizio” *) e tenta di intervenire.
Sensibile “sentinella”, non credo che a te piaccia ma io condivido che la mia città consideri la tua manifestazione “un messaggio che divide e alimenta un clima di pregiudizio e di discriminazione e non può e non deve trovare spazio a Ferrara, città dell’associazionismo e del volontariato che, negli ultimi anni, si è distinta per i suoi valori di inclusività e di rispetto per il suo impegno civile contro ogni forma di discriminazione”.
Immobile “sentinella”, mentre sarai in piedi a difendere la libertà di espressione, se puoi confessaci: con la candela che tieni in mano, a quanti libri ti sei avvicinato con intenzioni focosamente distruttive, prima di scegliere quello che leggerai in piazza?
Immacolata “sentinella”, io non riesco ad augurarti buona fortuna per la tua manifestazione ma desidero vivamente che lo facciano i piccioni di piazza Trento e Trieste, inscenando il loro flash mob beneaugurale preferito: “Ready-Aim-Fire ovvero Puntate-Mirate-Fuoco”.

La filosofia del giardino di Jorn de Précy

Jorn de Précy nacque a Reykjavik nel 1837. Figlio di un ricco commerciante di origini bretoni, lasciò l’Islanda per viaggiare e vivere tra Italia, Francia e Inghilterra, prima di stabilirsi, nel 1865, nella tenuta di Greystone, nell’Oxfordshire, dove visse ancora a lungo e si dedicò completamente alla realizzazione di un giardino. Nel 1912 uscì il suo unico libro: “The Lost Garden.” De Précy lo pubblicò a sue spese, non divenne mai un best seller e le poche copie circolarono in modo semi clandestino, ma le sue idee anticiparono in modo profetico, la cultura contemporanea del giardino. Confesso di averlo acquistato per caso, attirata dalla copertina della sua versione italiana curata da Marco Martella (“E il giardino creò l’uomo”, ed. Ponte alle Grazie, 2013), forse avevo letto qualche recensione, infatti ho ritrovato un articolo di Pia Pera tratto dal domenicale del Sole24ore, messo da parte e poi dimenticato. Ma il caso forse non esiste, certi fili di corrente passano tra le persone, attraversano il tempo senza rispettare i confini e fanno in modo che le strade di queste persone si incontrino, e la passione per il giardino, più precisamente, la condivisione di un certo modo di sentire il giardino, può darsi che sia uno di questi fili, sottili ma incredibilmente resistenti. Sono stata catturata da questo libro, dal modo diretto, ruvido e poetico usato dall’autore per descrivere concetti sulla natura dei giardini e sulle motivazioni che ci spingono ad essere giardinieri e a cercare la bellezza come risposta alla inciviltà. Pagine intense che raccontano come il rispetto dei luoghi non sia un vincolo, ma un gesto di ascolto, una semplice applicazione dei nostri sensi che precede ogni nostro capriccio e ci consente di abitare la terra in modo creativo e costruttivo, per arrivare alla descrizione di emozioni che sembrano le mie personali. La faccenda è diventata intrigante, mi sembrava di avere troppe cose in comune con questo personaggio vissuto un secolo fa, anche il suo giardino mi era familiare e mi riportava ad un luogo magico visitato anni fa, non in Inghilterra, ma in Francia, durante un viaggio di studio. Un giardino che ha molto influenzato le mie scelte di giardiniera. Infatti, non era un caso. Durante quel viaggio abbiamo avuto alcune guide speciali, una di queste è stata Marco Martella – scrittore, storico, direttore della rivista “Jardins”- e grazie a lui, il nostro gruppo ebbe la possibilità di visitare un giardino meraviglioso, chiuso al pubblico in quel periodo. Marco, alla fine di una intensa giornata ci propose di visitare un ultimo giardino fuori programma, e nonostante la stanchezza ci aprìil cancello, per condividere con noi la bellezza unica di quel giardino che stava studiando. Il giardino era veramente un incanto, la luce era perfetta per sottolineare l’armonia che può nascere quando l’abbandono permette alla natura di affiancare la mano dell’uomo. Sono momenti unici, fragili e irripetibili, ma possibili quando il giardiniere ha la consapevolezza del suo ruolo e lavora per rendere visibile questa bellezza. Questo giardino ha un nome e una storia, esiste e ricorda quello di Greystone, un giardino scomparso, o forse mai esistito, comunque vivo nelle pagine di rara poesia e sensibilità di Jorn de Précy (Marco Martella).
“Il tempo del giardino è dunque quello della vita. Non ci spinge in avanti, come il tempo meccanico che ormai governa le nostre esistenze, perché un vero luogo ci radica sempre nel tempo presente, qui e ora. Non vi sono scopi da ottenere, né obiettivi da raggiungere, perché la vita ha un solo fine: se stessa. E lo stesso la bellezza, che nasce costantemente dal processo vitale. (…) Ritrovare questa vita, la vera vita e questo tempo della natura che è anche il nostro vero tempo, il tempo che conosce il nostro corpo animale: ecco cosa ci spinge ad aprire il cancello di un giardino e a entrarvi, ogni volta come se ci accingessimo a entrare in un mondo a parte sepolto dentro di noi. Questo è il dono del giardino. (…) Ora, respirando tutta la bellezza del luogo, tuffandomi nel suo mistero, comprendo questa sensazione. Qui si vede che il mondo dorme. E forse questo giardino è il suo sogno.” Jorn de Précy

Osteopatia: rimettere a posto le ossa per ristabilire salute e armonia

L’osteopatia è una scienza terapeutica manuale che si fonda su una filosofia ed un ragionamento causa-effetto. Interviene sulle strutture umane e il suo scopo è quello di ristabilirne l’armonia funzionale, perché possano nuovamente espletare il loro ruolo nelle migliori condizioni. Una disarmonia funzionale risale a condizioni precise che ne favoriscono la manifestazione, e lesioni che turbano la mobilità ed i normali rapporti delle strutture del corpo. La lesione osteopatica, chiamata anche “disfunzione somatica” (somatico significa relativo al corpo), è una restrizione della mobilità naturale di una struttura. Tutte le strutture sono mobili, in relazione le une con le altre.
L’osteopatia oggi va molto di moda, ma non è la terapia “ultimo grido”. L’osteopatia non ha inventato niente, è solo un modo diverso di considerare alcuni aspetti che ci concernono. Il procedimento osteopatico non consiste in una serie di ricette utilizzate, piuttosto di altre, in tale o talaltra affezione, ma mira a normalizzare ed armonizzare le strutture (fasciali, viscerali, ecc.) che hanno perso una parte della loro dinamica naturale e che, per questo, sono poste in una situazione difficile, che non può più loro assicurare un funzionamento normale. L’interesse della persona nella sua globalità resta prioritario.

In osteopatia è particolarmente importante il concetto cranico, ossia l’applicazione alla sfera cranica dei principi dell’osteopatia, introdotto da parte del suo fondatore il dr. Sutherland. Osservò in particolare che tutte le ossa del cranio si articolavano attraverso forme precise che erano in grado di permettere ad ogni singolo osso un ben determinato movimento. L’intricata architettura delle ossa craniche lo indusse a chiedersi se questa strutturazione favoriva il movimento. Cosa muove le porzioni ossee craniche? Tale movimento fu messo in evidenza dal dr. Sutherland attraverso il tatto. Lui comprese il funzionamento di questo speciale meccanismo a cui diede il nome di Meccanismo respiratorio primario. Con meccanismo respiratorio primario si intende la respirazione dei tessuti che prende origine a livello cellulare, con costanti scambi di metaboliti e cataboliti, attraverso un mezzo liquido e attraverso le membrane cellulari. In sostanza, l’encefalo è l’organo che necessita di più ossigeno di qualsiasi altro; a riposo il metabolismo cerebrale corrisponde a circa il 15% di quello complessivo dell’organismo, pur essendo la sua massa solo il 2% dell’intero essere.
Il metabolismo cerebrale in condizioni di riposo è sette volte e mezzo il metabolismo medio del resto del corpo, ed è principalmente legato al funzionamento delle pompe ioniche a livello delle membrane cellulari dei neuroni. Ecco che un improvvisa carenza di sangue o di ossigeno in esso provoca uno stato di incoscienza entro i 5-10 secondi.
Sutherland per descrivere il Meccanismo respiratorio primario, lo paragona al cosiddetto movimento a ruote dentate, indicando un sistema attraverso il quale il movimento di un osso cranico si trasmette a tutti gli altri, proprio come un sistema ad ingranaggi, determinando un movimento complessivo della struttura. Questa mobilità è apprezzabile con la palpazione e si manifesta ritmicamente 8-13 volte al minuto.
Sappiamo che anche solo un insulto, sia fisico sia emotivo, può generare modificazioni permanenti della nostra struttura. Ogni insulto, ogni trauma non dissipato, ovvero non seguito da un ritorno all’omeostasi, genera una modificazione nella direzione della restrizione, che implica ispessimento o densificazione del tessuto connettivo.
L’osteopata, con il suo bagaglio di conoscenze anatomiche, embriologiche, neurofisiologiche e biomeccaniche, rimodula e riarmonizza la disfunzione ed elimina il dolore.

Su quali disturbi agisce l’osteopatia, le più comuni indicazioni:

• “mal di schiena”, dovuto a problemi articolari, ernie e sciatalgie
• dolori cervicodorsali
• dolori sacrolombari
• altri disturbi del rachide cervicale (es. postumi di “colpo di frusta”, parestesie, nevralgie cervico brachialgie)
• cefalee, emicranie, dolori e nevralgie facciali
• vertigini
• dolori articolari quali sindrome di spalla, dolori al gomito, disfunzioni al ginocchio o alla caviglia-piede (ad esempio esiti traumatici)
• dolori da tensione muscolare
• disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare
• disturbi “posturali”
• disordini funzionali delle vie digestive (ernie iatali, ecc.)

La pratica osteopatica risulta efficace anche per:

• problemi cranici, otiti, rinofaringiti, sinusiti
• problemi stomatognatici
• problemi legati al parto (soprattutto distocico e cesareo)
• problemi circolatori
• problemi viscerali a livello cardiorespiratorio o uro-ginecologico
• problemi neurologici

Ma, attenzione, l’osteopatia non ha alcuna efficacia in caso di lesioni anatomiche gravi od urgenze mediche dove l’azione chirurgica diventa insostituibile.

Lettera aperta della Consulta Popolare S.Camillo

da: Manrico Mezzogori*

Controdeduzioni al documento del Sig.Saltari del 17/6/2014 prot.gen. n.0037360 inviato al Sindaco di Comacchio,al Prefetto di Ferrara e alla Presidente della Provincia.

LE MENZOGNE DI SALTARI

Mi è stato insegnato nella mia famiglia sin da piccolo a non avere paura della democrazia ma a difenderla anche contro i potenti troppo spesso abituati a pensare di essere al di fuori delle leggi e dei Regolamenti. Il Prefetto di Ferrara è a conoscenza,in virtù di n.4 Esposti inviati,di come il Sig. Saltari e la Presidente della Provincia abbiano gestito la Conferenza territoriale socio-sanitariacome se si fosse trattato di una proprietà personale,o meglio di una proprietà di Partito! I 4 Esposti sono oltremodo chiarificatori di tale metodo. E ci si meraviglia che il Prefetto di Ferrara non abbia trovato nulla da ridire,come se fosse normale far approvare Documenti di Programmazione sanitaria anonimi o far approvare Bilanci delle Aziende sanitarie senza i Verbali del Collegio Sindacale! Solo perchè sono stati approvati dai Sindaci. Come se i Sindaci in questo Paese non fossero soggetti anch’essi ,e sopratutto anch’essi in quanto Pubblici Ufficiali,al rispetto delle leggi e dei Regolamenti. Eppure sono i Prefetti che sciolgono con Decreti i Consigli comunali per contiguità con interessi estranei al buon funzionamento delle Pubbliche Amministrazioni. Naturalmente non siamo tutti uguali. E anche i Prefetti non sono tutti uguali. Ma le leggi dello Stato sono uguali per tutti a prescindere dalla diversità personale e dalle opinioni politiche. Nella mia esperienza personale ho conosciuto Prefetti che hanno imposto a certi Direttori Generali ASL,più che altro militanti di Partito,il rispetto delle leggi o la sostituzione con Commissari ad acta. Ho conosciuto Prefetti che hanno imposto a Presidenti regionali di scendere dal loro piedistallo e parlare con i cittadini. (Trattativa 1° Accordo Regionale sul S.Camillo). (Alleg. n.1-2) E ho conosciuto tutti i Direttori Generali ASL dal loro insediamento. Saltari è una fotocopia di Miozzo,che in virtù di affinità politiche vengono nominati Direttori Generali,ossia Commissari politici. Protetti politicamente e magari protetti da Governi amici e/o Ministri amici,[…]. Quello che è stato attuato nei confronti di un ospedale costato 13 milioni di euro,funzionante e attivo sino al 2011,è un chiaro lavoro sporco! Dimostrato e dimostrabile in qualsiasi aula di Tribunale. Per salvare una casta politica dalle mani bucate! Il libello di Saltari è la conferma delle menzogne di una Dirigenza sanitaria che tale non è. Questo signore ha aperto un Punto di Primo intervento estivo con il chiaro intento di ostacolarne il funzionamento […]. Le accuse che lo scrivente ha mosso a questo Signore sono esplicite: sabotaggio di un Pubblico servizio sanitario! Il farcito documento di Saltari è soltanto fumus. La scarsa conoscenza della normativa in materia di sanità,che pure dovrebbe eccellere dal momento che è stipendiato per questo lavoro,è pari alla sua ignoranza in materia urbanistica e territoriale. Da quando “ tutto il Comune di Comacchio è sottoposto a vincolo paesaggistico”? Lo ha deciso Saltari? E dove avrebbe tratto tali informazioni,leggendo Tex Willer? Forse il Sig. Saltari nella sua endemica confusione,confonde il vincolo paesistico ( non paesaggistico) al quale è assoggettato solo il Centro storico di Comacchio ( non tutto il Comune) di cui alla L.1089/1939,e non ai sensi del D.Lgs n.42/04 (Codice Urbani). E che cosa c’entra il Codice Urbani con il Parco del Delta del Po? Nulla. Il Parco regionale del Delta del Po è stato istituito con L.R. n.27 /1988 e non dal Codice Urbani. Probabilmente la rimozione delle vecchie insegne,peraltro luminose,e la loro sostituzione con le nuove non necessita del nulla osta dell’Ente gestione Parco in quanto non sono insegne pubblicitarie ma indicanti un servizio pubblico: art.17 – Norme di attuazione – Stazione Centro storico di Comacchio. Eppure egli dispone di un folto stuolo di funzionari e Dirigenti che spesso vengono impiegati per compiti non attinenti alle funzioni per le quali ricevono il loro stipendio. Da quando rientra nelle funzioni di un infermiere cancellare le scritte interne sul manto stradale? Un folto stuolo di funzionari che avrebbero dovuto avvertirlo delle sciocchezze scritte,ma troppo impegnati da affinità politiche a bighellonare all’interno di un’Azienda pubblica a “far la guerra a quelli della Consulta Popolare” in un crescendo da MinCulPop! E di menzogne![…]. In 6 mesi non è stata mai inoltrata al Comune di Comacchio nessuna richiesta di autorizzazione per l’installazione delle necessarie insegne indicanti l’apertura del PPI presso l’ospedale di Comacchio! E non esiste nessuna richiesta in tal senso inoltrata all’Amministrazione Provinciale! Esibisca questo Signore copia del documento! Tutta la paccottiglia citata nel libello di Saltari non riguarda la segnaletica del Punto di primo intervento bensì altre tipologie. Perchè Saltari evita di dire al Prefetto che le vecchie insegne sono coperte? Infatti il furbesco Saltari,conferma che soltanto il 28 di maggio,ovvero 3 giorni prima l’apertura del PPI di Comacchio, “previo accordo (telefonico) con l’Arch.Fedozzi per accelerare le procedure per una installazione temporanea delle insegne…”! L’Arch. Fedozzi è stato contattato solo dopo che i cittadini della Consulta Popolare hanno chiamato il Sindaco di Comacchio e il Direttore del Distretto Sud-Est!”
Saltari si rivela inoltre per un incorreggibile blasfemo della lingua italiana. Come è possibile affermare “per accelerare le procedure” se non esiste nessuna richiesta! Il solito tentativo di camuffare la realtà. E l’apoteosi che conferma per noi che tale pseudo tecnico sanitario in verità è stato ingaggiato per affinità politiche è la seguente affermazione: “ Su richiesta del Sindaco di Comacchio ( dopo 10 giorni. ndr.) tale insegna verrà illuminata”! Scioccante e stupefacente! Un presunto Direttore Generale AUSL che concede insegne luminose solo “perchè richieste dal Sindaco”! Un servizio sanitario,quale è un PPI,di Emergenza-Urgenza del 118,H24,senza insegne luminose! Spieghi Saltari come sia possibile che un servizio sanitario H24 non sia indicato con insegne luminose! Ma lo saranno,a fine stagione,(questo è il vero obiettivo di Saltari) perchè lo ha richiesto il Sindaco! […]. E come può un cittadino-utente sapere al buio che c’è un servizio sanitario aperto? Può dimostrare,con esempi e non con chiacchiere,il Sig. Saltari,se esiste in questa Regione un solo Punto di primo intervento H24 che non sia illuminato? Noi possiamo dimostrare il contrario! ( Alleg. n.3 – Punto di primo intervento di Cattolica) . Oltre a questo il Sig. Saltari impedisce il pieno funzionamento del PPI di Comacchio spegnendo il monitor interno collegato con Valle Oppio; impedendo l’utilizzo degli strumenti tecnologici presenti,quali EMOCROMO,ECOGRAFO,ELETTROCARDIOGRAFO,ecc. Le strumentazioni più semplici per un pieno funzionamento di un PPI. In sostanza si buttano soldi pubblici per dimostrare l’apertura di un servizio e si opera in tutte le maniere per sabotarle! Vi è in tutta la Regione Emilia-Romagna un PPI,H24,che non sia indicato con insegne luminose? Non esiste! Quali sono le norme di legge per il funzionamento di un PPI? Perchè non c’è più il radiologo H24 come c’è sempre stato ma soltanto H12? Perchè se un cittadino-utente si presentasse al PPI di Comacchio dopo le 20.00,pur presentando problemi sanitari a bassa complessità ma necessitante di una radiografia dovrebbe rimettersi in marcia per andare al PS di Valle Oppio e attendere magari 10-12 ore? E a che cosa serve aprire un PPI estivo in queste condizioni,solo per propaganda? E così che Saltari intende far funzionare la sanità pubblica? Perchè non è stata ripristinata l’ambulanza presso il PPI di Comacchio? Era stata tolta con l’accusa infamante che i cittadini della Consulta Popolare rappresentavano un problema di ordine pubblico! Perchè ora che è stato aperto il PPI di Comacchio non è stata ripristinata? Perchè il Prefetto non interroga gli agenti privati di sicurezza per verificare se c’è mai stato un problema di ordine pubblico? E quandanche non vengono attivati comportamenti scientemente ostacolanti ed ostruzionistici per impedire l’efficiente funzionamento del PPI di Comacchio si utilizzano mezzi meschini per offuscarne l’immagine quali l’utilizzo di materiale cartaceo per l’accettazione degli utenti con l’intestazione addirittura del Distretto di Copparo. Sono stato autorizzato dall’utente,peraltro consiliere comunale di Comacchio a riprodurre l’allegato n.4. Sembra chiaro allo scrivente che ci troviamo di fronte alla riproposizione di un sistema di potere […]. Naturalmente lo scrivente si assume tutte le proprie responsabilità rispetto alle proprie accuse. Certo che cosa si doveva sperare. Il Sig. Saltari afferma nel suo libello che i cittadini della Consulta si oppongono al cambiamento! Di quale cambiamento parla il Sig. Saltari! Il Sig. Saltari si riferisce all’opposizione dei cittadini di Comacchio alla più grande truffa organizzata ai danni dello Stato perpetrata in questa Provincia da coloro che rappresentavano le Pubbliche Istituzioni! E l’aver smantellato un ospedale nuovo da 13 mln di euro pienamente funzionante sino al 2011, sovvertendo procedure istituzionali sovraordinate in virtù di 2 Accordi Regionali sottoscritti,grazie alle centurie di Partito illegali,è per costui opposizione al cambiamento! E che altro dovevamo sperare […]

A riconferma della malafede di questo Signore,nominato Direttore Generale più per meriti politici che per meriti tecnici,consuetudine in questo Paese, Saltari è un emerito abusivo. Per far contenti i suoi padrini politici,e relative protezioni,egli in violazione di precisi disposti legislativi nazionali e regionali,e pensando di essere intoccabile,ha fatto e disfatto secondo i suoi voleri. Dovrebbe essere noto a tutti,Presidenti di ex-Provincia,Assessori regionali,Presidenti di Regione,Sindaci,Amministratori Pubblici,Direttori Generali ASL con doppio stipendio,Dirigenti vari,Sindacati e sindacalisti di diversa fattura,perchè anche loro fanno parte della vigilanza delle Istituzioni democratiche,magari a part time,e a seconda delle circostanze,che l’attivazione di servizi socio-sanitari ,quali la Medicina di gruppo,gli Ospedali di comunità ecc. necessitano di obbligatorie autorizzazioni regionali e comunali? (Alleg. n.5). Provi a spiegare il Sig. Saltari al Prefetto come sia possibile che un Direttore Generale di un’Azienda Pubblica,e quindi rappresentante legale,sia sprovvisto di tali autorizzazioni? Provi a spiegare al Prefetto perchè un Direttore Generale esercita abusivamente attività sanitarie presso l’ospedale di Comacchio in violazione di precisi disposti legislativi ( art.8 ter del D.Lgs 502/92 e s.m.i.) ? Forse che il Sig. Saltari è in possesso di una particolare dispensa che lo esenta dal rispettare le leggi dello Stato quandanche le stesse leggi regionali? No di certo. Soltanto quella arroganza che caratterizza da sempre la concezione di immunità e di impunità di chi appartiene a sistemi di potere sovrapponibili alle Istituzioni democratiche. Un classico all’italiana che in questa ex-Provincia ha sempre assunto proporzioni gigantesche. La doppia truffa organizzata ai danni dello Stato con l’appalto illegale di Valle Oppio,al fine di favorire imprese economiche affini ne è un caso emblematico. Ed è stato possibile grazie ad un sistema di potere addentellato in tutti i gangli della Pubblica Amministrazione,compresa quella dello Stato! Lo stesso dicasi dell’imbroglio di Cona,il vero motivo per il quale le centurie di Partito hanno organizzato un vero golpe sanitario abusando dei propri ruoli istituzionali. Si doveva coprire l’insostenibilità economica di una struttura ospedaliera sovradimensionata e fuorilegge nella dotazione dei posti-letto (almeno 250 in più). Struttura avvallata dai vertici regionali e provinciali,in contrasto con la stessa programmazione sanitaria regionale. Una struttura ospedaliera per la cui realizzazione sono stati necessari ben 16 anni e 6 visite del Gabibbo! Dai costi esorbitanti! Ma nella “normalità” a detta della casta sacerdotale di Partito che da sempre sguazza nell’oro pubblico. Quanto denaro pubblico è stato dilapidato da costoro per aver realizzato una struttura sovradimensionata che per reggersi abbisogna di un bacino di utenza da 600.000-1.000.000 di abitanti? (DL n.95 del 6/7/2012). E quanto denaro pubblico è stato colpevolmente sperperato da costoro per aver realizzato una struttura ospedaliera con 250 posti letto in più rispetto agli indici di legge previgenti nel 2000? Come è possibile che la struttura di Cona sia stata progettata e realizzata con gli stessi posti letto degli ospedali di Baggiovara e Policlinico di Modena messi assieme? Come possibile che la struttura di Cona sia stata realizzata con 24 sale operatorie (delle quali 4 sono ancora chiuse),4 in più di tutte le sale operatorie presenti negli ospedali di Baggiovara e Policlinico di Modena messe assieme? Perchè la Regione ha avvallato una struttura in netto contrasto con la stessa programmazione regionale? Una atavica consuetudine! Ci provarono anche con Valle Oppio e furono i cittadini di Comacchio a scoperchiare l’ennesima truffa,costringendo la Regione a fare marcia indietro. Questi sono fatti e non chiacchiere alla Calvano! E per coprire questo imbroglio che le centurie di Partito hanno inscenato,utilizzando illegalmente i propri ruoli istituzionali,una sorta di guerra civile contro i cittadini di Comacchio. Esattamente come accadde negli anni novanta!

[…]

Tanto era doveroso segnalare al Sig. Prefetto rappresentante dello Stato,e quindi Pubblico Ufficiale,onde accertare se quanto da me esposto possa essere lesivo delle Pubbliche Istituzioni,e in questo caso ricorre l’obbligo di informare l’autorità giudiziaria,oppure viceversa sono coloro che dovrebbero rappresentare le Pubbliche Istituzioni che disattendono ai propri obblighi di legge,e anche in questo caso il Sig. Prefetto non può esimersi dall’informare l’autorità giudiziaria.

In fede
Manrico Mezzogori presidente della Consulta popolare del San Camillo.
Consulta popolare San Camillo