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Giorno: 4 Settembre 2014

Partigiani oggi, Mario Rebeschini: “Manca il coraggio di prendere un megafono…”

Mario Rebeschini, fotografo

Quando in una assemblea infuocata all’università si voleva creare un momento di attenzione il megafono gridava: “Attenzione compagni, attenzione, prende la parola un partigiano, il compagno L.P”. Ed ecco L.P. dire parole di condivisione alle nostre battaglie con le raccomandazioni di un padre che stimi. Chi ha il coraggio oggi di dire: “Prende la parola un compagno, il partigiano R.M. per ricordarci con forza i grandi valori della resistenza” o, come ricorda l’amico e compagno Sergio Gessi, “dei padri fondatori dell’Italia libera e repubblicana e dei milioni di uomini e donne che si impegnarono e si batterono, anche a costo della vita, per consegnare ai figli un Paese che garantisse a tutti un’esistenza degna d’essere vissuta”. Poveri partigiani, poveri noi, mi viene da pensare, ma non lo dico a nessuno.

Comune di Ferrara, tutti i comunicati del 4 settembre

da: ufficio stampa Comune di Ferrara

La newsletter del 4 settembre 2014

CENTRO DOCUMENTAZIONE MONDO AGRICOLO – Esposizione aperta al pubblico dal 7 settembre
In mostra volti e paesaggi delle campagne turche fotografati da Lino Ghidoni
04-09-2014

Ritraggono volti e paesaggi delle campagne turche affacciate sulle coste del Mar Nero, nella provincia di Samsun, le opere fotografiche di Lino Ghidoni in mostra da domenica 7 settembre al Maf, il Centro di documentazione del Mondo Agricolo Ferrarese di San Bartolomeo in Bosco (via Imperiale 263).
La rassegna, dal titolo ‘Sguardi-Eyes’ sarà visitabile, a ingresso libero, fino al prossimo 25 settembre, negli orari di apertura del museo: da martedì a venerdì dalle 9 alle 12 e nei giorni festivi dalle 16 alle 19. La mostra sarà illustrata, alla presenza dell’autore, domenica 14 settembre, alle 16, in occasione di un’iniziativa culturale dedicata alla poesia dialettale.
L’iniziativa è promossa dal Comune di Ferrara, dal Maf e dall’Associazione omonima.

LA SCHEDA a cura degli organizzatori
L’affascinante reportage di Lino Ghidoni ci conduce in villaggi rurali scanditi da ritmi di vita da noi ormai scomparsi da lungo tempo. L’esistenza, in questo mondo rurale apparentemente fuori dal tempo, scorre nel seno delle famiglie patriarcali, tra lavoro e fede religiosa. Un mondo, quello ritratto da Lino Ghidoni, oscillante tra l’artistico e il documentario, con risultati di felice e inusuale impatto visivo.

Imprenditore agricolo di Vigarano Mainarda, Lino Ghidoni coltiva la passione della fotografia fin dalla giovinezza. Nella sua ormai lunga carriera fotografica è stato anche divulgatore associazionistico di quest’arte ricoprendo il ruolo di presidente del Foto-Cine-Club Estense di Ferrara e fondando il Foto-Club Vigarano. Iscritto dal 1964 alla Federazione Italiana Associazioni Fotografiche (FIAF), presso questa prestigiosa realtà associativa ha ricoperto incarichi di rilievo regionale e nazionale. Da anni è autorevole componente di giuria in concorsi fotografici nazionali e internazionali. Sue mostre personali sono state esposte in prestigiose sedi italiane. Si è aggiudicato, inoltre, più di trenta premi in concorsi fotografici in Italia e all’estero.

VIABILITA’ – Provvedimenti in vigore nei tre fine settimana della manifestazione
Modifiche al traffico per il Balloons Festival 2014
04-09-2014

In occasione del Ferrara Balloons Festival 2014 nella zona del parco urbano Bassani saranno in vigore alcune modifiche alla viabilità. In particolate nelle giornate di sabato 6, 13 e 20 settembre (dalle 15 alle 23) e di domenica 7, 14 e 21 settembre (dalle 8 alle 22) via Bacchelli sarà chiusa al traffico con la sola ammissione degli autorizzati e dei veicoli delle persone con limitata capacità motoria. Questi ultimi potranno accedere da via Pannonio all’area di parcheggio loro riservata all’ingresso della piscina comunale.
Negli stessi giorni e orari in via Azzo Novello – tratto da viale Orlando Furioso a via Bacchelli – sarà in vigore il divieto di circolazione e sarà istituita un’area riservata alla sosta dei veicoli al servizio di persone con limitata capacità motoria muniti di contrassegno, con accesso da viale Orlando Furioso. Nelle vie adiacenti sarà collocata la necessaria segnaletica verticale a indicazione delle deviazioni del traffico.

FERRARA BALLOONS FESTIVAL – Dal 5 al 14 e il 20 e 21 settembre al parco urbano ‘Bassani’
Il Festival delle mongolfiere più importante d’Italia festeggia la decima edizione
04-09-2014

Sarà inaugurato domani venerdì 5 settembre alle 18 al Parco urbano Giorgio Bassani il “Ferrara Balloons Festival 2014”, iniziativa alla decima edizione in programma dal 5 al 14 e il 20-21 settembre al Parco urbano “Giorgio Bassani”. Considerato il ‘festival delle mongolfiere più grande d’Italia e uno dei più prestigiosi d’Europa’ è promosso da ATI Mongolfiera (Ferrara Fiere e Congressi srl e Multimedia Tre srl) e si avvale della collaborazione di diversi partner istituzionali, fra cui Comune, Provincia e Camera di Commercio di Ferrara, partner commerciali e sponsor.

Alla presentazione dell’evento – questa mattina giovedì 4 settembre in Municipio – erano presenti il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, Marcella Zappaterra presidente della Provincia di Ferrara, Nicola Zanardi presidente di ATI Mongolfiera, Col. Ciro Fiore Capo Ufficio Comando del Comando Operazioni Aeree dell’Aeronautica Militare, Ten. Col. Vittorio Bartemucci vice comandante del Comando provinciale dei Carabinieri di Ferrara, Andrea Migliari della Camera di Commercio di Ferrara e Carlo Alberto Roncarati presidente della Cassa di Risparmio di Cento.
“E’ un importante bilancio quello dei dieci anni di questa manifestazione, che offre lo spunto per evidenziare i diversi risultati raggiunti. – ha affermato nel corso della presentazione il sindaco Tiziano Tagliani – Fra questi certo il fatto di essere un Festival ormai sostenibile economicamente e di essere diventato una vetrina di Ferrara, della quale mette insieme pezzi importanti come Istituzioni, Coni, Aeronautica, Carabinieri, sponsor. Senza dimenticare che, – ha poi aggiunto il Sindaco – grazie all’impegno degli organizzatori e al supporto della città è diventato un momento stimolante, bello e ricco in grado di dare anche all’esterno un’immagine creativa e vitale del nostro territorio. Il tutto nel contesto del nostro splendido parco urbano, risultato di scelte urbanistiche efficaci delle Amministrazioni precedenti, sul quale stiamo riaprendo una discussione per costruire insieme soluzioni che ne migliorino la fruizione”.

(Comunicato a cura dell’Ufficio Stampa Ferrara Fiere Congressi)

Oltre centoventimila visitatori su trecentomila metri quadrati di parco. Circa millecinquecento passeggeri di voli liberi e vincolati, sulle mongolfiere di più di trenta equipaggi. Special shapes e piloti in rappresentanza di nove nazioni. Cento espositori e trecento esibizioni ed eventi sportivi.

In questi pochi dati è racchiuso il successo del Ferrara Balloons Festival che, dopo aver ottenuto dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, la Medaglia di rappresentanza in quanto evento meritevole nei rapporti con la società civile e dal Ministero del Turismo il riconoscimento di “Patrimonio d’Italia”, festeggia la decima edizione dal 5 al 14 e il 20-21 settembre 2014, nell’oasi verde del Parco urbano “Giorgio Bassani”.
A fare del Festival la più importante manifestazione delle mongolfiere in Italia, nonché una delle più prestigiose in Europa, è la perfetta alchimia tra il contesto naturale in cui si svolge – laghetti, piste ciclabili e percorsi pedonali, a due passi dal centro storico di Ferrara, gioiello del Rinascimento e Patrimonio dell’Umanità decretato dall’UNESCO – e la ricca offerta che propone a un pubblico trasversale, composto da famiglie e persone di ogni età.
L’elenco è lungo e comprende gli eventi sportivi e l’area riservata ai bambini; il piacere dello shopping e della ristorazione tra gli stand; l’intrattenimento artistico e musicale, le espressioni più spettacolari delle Forze dell’Ordine, il concorso fotografico, ma soprattutto la magia dei “giganti dell’aria”. Le mongolfiere spiccheranno il volo in due sessioni giornaliere (7.30 e 17.30), mentre le notti di Sabato 6, 13 e 20 Settembre, con il “Night Glow”, saranno illuminate a suon di musica. Oltre ai classici aerostati a forma di lampadina, non mancheranno inedite special shapes, come il Bicchiere di Birra e la Volpe, il Clown e Babette, insieme al ritorno dei Canguri.
Nei primi due weekend del Balloons sarà possibile solcare i cieli anche in elicottero, con decollo dall’apposita area del Parco. Tutti col naso all’insù Domenica 7, alle 16, per l’atterraggio dei paracadutisti dell’A.S.D. Scuola Paracadutismo Ferrara, Sabato 13 e Domenica 14, quando alle 17.30 planerà sul Bassani il Team Paramotoristi Audaci, mentre il weekend successivo sarà la volta del Team Acrobastard e di Nicola Donini, campione d’Italia acro e cross country. Restando in tema di volo, tra le novità dell’edizione 2014 si segnalano i droni. Il 6, il 7, il 13 e il 14 sarà possibile pilotarli sotto la guida attenta di Marco Robustini, tra i massimi esperti mondiali del settore, che effettuerà anche dimostrazioni di pilotaggio.

Cuore pulsante del Festival sarà il Villaggio dello Sport, dove si alterneranno ginnastica ritmica, pattinaggio, sparring, danza classica, moderna, contemporanea e jazz, flamenco, balli caraibici, uguale od opposto, wellness dance, yoga, hip hop, fit boxe, jujitsu, tchoukball e hockey, senza dimenticare l'”Educamp – Scuole aperte per ferie!”, il campo multidisciplinare promosso dal CONI – Comitato Regionale Emilia-Romagna e rivolto ai bambini dai 6 ai 14 anni. Già, comunque, la cerimonia inaugurale del Festival (Venerdì 5, alle 18) sarà all’insegna dello sport, con l’atleta dell’Aeronautica Militare Manuela Levorato, bronzo agli Europei di Monaco 2002 nei 100 e 200 metri, le ginnaste dell’A.G.E.O. Putinati e la Nazionale Martina Santandrea. Putinati e Santandrea ancora in pedana Sabato 6 e 13, e Domenica 21 per il Galà di ginnastica ritmica, mentre Domenica 14 il testimone passerà alle olimpioniche e pluricampionesse mondiali dell’Aeronautica Militare, che offriranno performance individuali, di coppia e di squadra.

L’Area Sosta Camper attrezzata consentirà ai camperisti di immergersi nel Festival ventiquattro ore al giorno, mentre la Città Magica, allestita e curata dal Rione Santo Spirito, farà rivivere le atmosfere medievali dei castelli e dei cavalieri.
Nel Villaggio dei Bambini, i più piccoli troveranno gonfiabili, tappeti elastici, tiro a segno, pony e cavalli, motoquad e motonautica con bolle, il ponte tibetano e stimolanti laboratori didattici.
Giochi e sorprese nell’area di Renault Franciosi, dove un percorso a ostacoli con la Twizy e la presentazione della nuova Twingo attendono il pubblico.
Come ogni anno, un valore aggiunto sarà dato al Festival dalle Forze dell’Ordine, a partire dall’Aeronautica Militare: Venerdì 5, Sabato 6 e Domenica 7 presenterà il mock-up del Predator, aeromobile a pilotaggio remoto che supporta le operazioni a terra e aumenta la protezione delle forze schierate. Il 20 e il 21, si potrà ammirare lo STRIX-C, per la ricognizione e la sorveglianza ravvicinata di obiettivi. Infine, il secondo e il terzo weekend del Balloons sarà la volta del “cacciatore di stelle” F104. Sabato 13, la scena sarà tutta per le pattuglie dei Carabinieri del Comando Provinciale di Ferrara, che affideranno alla propria squadra cinoagonistica alcune azioni di grande suspense.
Oltre al Night Glow, ad accendere le serate del Festival saranno, dal Venerdì al Sabato, i dj set e i concerti del Camelot Cafè.
Ulteriori informazioni sul sito www.ferrarafestival.it.
Il Balloons Festival collabora alla campagna di promozione di siti, percorsi e monumenti della provincia di Ferrara che, grazie ai finanziamenti europei POR FESR, sono oggetto di restauri e progetti di valorizzazione. Al Parco urbano, presso l’Info Point, i visitatori del Festival troveranno uno spazio espositivo dedicato a questo vasto progetto di recupero e operatori turistici che li accompagneranno alla scoperta di un territorio unico, dove il patrimonio artistico e culturale della città si fonde con il Delta del Po e i percorsi d’acqua che dalla sacca di Goro portano alla foce del Grande Fiume, passando per il Museo del Cervo, nella suggestiva cornice del Castello della Mesola, e per il Museo delle Culture Umane presso l’Ospedale degli Infermi di Comacchio.

Ufficio Stampa Ferrara Fiere Congressi – Daniela Modonesi – Tel. +39 0532 900713 – comunicazione@ferrarafiere.it

info@ferrarafestival.it

www.ferrarafestival.it

CENTRO STORICO – Sabato 6 e domenica 7 settembre nelle piazze Trento Trieste e Savonarola
Nel fine settimana torna la ‘Fiera di cose d’altri tempi e dell’artigianato artistico’
04-09-2014

Torna sabato 6 e domenica 7 settembre dopo la pausa estiva un nuovo appuntamento con la ‘La Fiera di cose d’altri tempi e dell’artigianato artistico’, iniziativa a cadenza mensile per collezionisti e appassionati di oggetti d’epoca e manufatti. Gli espositori attenderanno ferraresi e turisti in piazza Trento Trieste e in piazza Savonarola.

MUSEI CIVICI – Punto espositivo di Palazzo Bonacossi in via Cisterna del Follo
Visite sospese al Museo Riminaldi nei sabati di settembre
04-09-2014

Per ragioni di servizio il Museo civico Riminaldi di Palazzo Bonacossi (via Cisterna del Follo 5 a Ferrara) resterà chiuso al pubblico nelle giornate di sabato 6-13-20-27 settembre.

Per info: call center Ferrara Mostre e Musei: tel. 0532 244949 – diamanti@comune.fe.it; Servizio comunale Musei civici di Arte antica tel. 0532 232933.

ESTATEBAMBINI 2014 – Tutti gli appuntamenti di venerdì 5 settembre
In piazza XXIV Maggio si comincia con i laboratori del mattino e si prosegue fino allo spettacolo serale di Festebà
04-09-2014

(Comunicato a cura dell’Ufficio stampa di EstateBambini)

Venerdì ricco di iniziative rivolte ai ragazzi, all’acquedotto monumentale di piazza XXIV Maggio; la giornata del 5 settembre a EstateBambini si aprirà in anticipo con l’inizio dei laboratori del mattino, un ricco ventaglio di possibilità ulteriori per i bambini che sono curiosi di sperimentare. Tra le proposte, una caccia al tesoro fotografica (Il Terzo Occhio), un viaggio tra i miti, i riti e i sapori dell’India (Il mito di Madre Natura) e un laboratorio di falegnameria creativa (Lo faccio io, per me e per tutti). I laboratori mattutini sono a prenotazione.
Il pomeriggio partirà come di consueto con le mille attività creative delle Botteghe delle Arti (ore 16,30) e si svilupperà attraverso un fitto programma di spettacoli e incontri. Proseguirà il mercato del Baratto, presso la Tenda del Volontariato familiare, e le fiabe da leggere e ascoltare alla Tana delle Storie.
Il Teatro dei Piccoli metterà in scena ‘Più veloce di un raglio’ della compagnia Cada Die Teatro, la storia di un asino spelacchiato e malconcio che stupirà gli spettatori con le sue imprese.
Alle 18,30 lo spettacolo per tutti ‘Raperonzola’, con i pupazzi animati del Teatrino dell’erba matta.

In questo venerdì il Ristorante dei ragazzi all’interno dell’Isola proporrà ai visitatori di EstateBambini un menù ispirato ai sapori evocati da ‘Lo Cunto de li Cunti’ di G. Basile, offrendo, tra le altre cose, i fusilli alla cenere della Gatta Cenerentola o un curioso secondo piatto ispirato al racconto ‘La papera caca denari’ (ore 20, su prenotazione al punto informativo).
Dopo cena, alle 21,15 la giuria popolare di Festebà – che quest’anno è lievitata a 90 componenti ed è presieduta da un ferrarese d’eccezione, lo scrittore per ragazzi Luigi Dal Cin – assisterà assieme alle famiglie e ai bambini allo spettacolo in gara dal titolo ‘Il gatto con gli stivali. O della povertà che si riscatta’, della compagnia Cà Luogo d’Arte, che propone una rilettura tra le righe della fiaba di Perrault. Un racconto in cui si celebra la possibilità del cambiamento e del riscatto per ciascuno dei piccoli personaggi coinvolti.

Tutto il programma e le schede degli spettacoli su www.estatebambini.it

VIABILITA’ – Provvedimenti in vigore domenica 7 settembre
Modifiche al traffico per manifestazione podistica
04-09-2014

In occasione della manifestazione podistica non competitiva ‘Peacocks Park Run’ organizzata da Slam Jam srl, nel pomeriggio di domenica 7 settembre, nelle strade comunali inserite nel percorso di gara, a partire dalle 17,30, sarà sospesa la circolazione dei veicoli per il tempo strettamente necessario a consentire il passaggio dei partecipanti. Il percorso si articolerà su: via Ferrari, via Vespucci, via Diamantina, ciclabile Burana, via Poltronieri, via Diana e via Vespucci.
Nella stessa giornata, inoltre, nel tratto di via Ferrari compreso tra i numeri civici 37a e 29 sarà in vigore il divieto di circolazione dalle 16 alle 20.

IL FATTO
Accanto al bel Listone
sul corso c’è l’effetto
di una colata di fango

Il nuovo Listone piace a tutti. La piazza Trento e Trieste, accanto al duomo, si presenta ora affascinante e suggestiva anche la sera, allorché il rinnovato impianto di illuminazione la inonda di magica luce. All’ineccepibile opera di riqualificazione della piazza, fa però da contrappunto il discutibile intervento effettuato sul contiguo, centralissimo, corso Martiri della Libertà.
Per necessità di parziale ripristino del manto in porfido, avvallato a causa del passaggio di bus e mezzi pesanti – così è stato spiegato – si è provveduto a posare un inserto di pavimentazione nuova in luogo di quella affossata. L’effetto ottenuto però – aldilà di curiosi inserti metallici a forma d’onda posti a intervalli regolari chissà perché – è quello tipico dei residui di fango lasciati da un temporale. I nuovi cubetti utilizzati, infatti, presentano toni cromatici nettamente più chiari rispetto a quelli a loro preesistenti, e con tonalità che virano al beige anziché al grigio.

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L’evidente differenza cromatica fra i vecchi e i nuovi sampietrini posati in corso Martiri a Ferrara

L’assessore ai Lavori pubblici, Aldo Modonesi, interpellato in proposito, assicura che si tratti di materiali prodotti dalla medesima cava dalla quale ci si era riforniti in passato. E spiega che che la differenza cromatica è dovuta semplicemente all’usura della pavimentazione. “Quella precedente, in cinque anni, ha subito l’effetto dello sfregamento delle gomme, causato dal transito dei mezzi veicolari e dei passanti, e del sedimentarsi dello sporco”. Si tratterebbe quindi di una semplice conseguenza dell’usura. Pertanto, per rivedere una pavimentazione gradevolmente uniforme, priva dell’attuale effetto patchwork, si tratta solo di aver pazienza: qualche anno e il tempo farà la sua parte…
Ma se questo è il problema, non era proprio possibile recuperare i vecchi sampietrini rimossi e riutilizzare quelli, anziché posarne di nuovi? Erano sprofondati, mica distrutti! Si sarebbe così evitato ogni inestetismo.

LaPiccolaVolante presenta “Fiaba il Mago”, ultima novità editoriale nella collana Fantasy

da: ufficio stampa LaPiccolaVolante

“Dio è come le fate. Forse vero, ma infine impotente e basta poco per ucciderlo: pronunciare a voce alta la certezza che non esista, come una fata.”

LaPiccolaVolante presenta Fiaba il Mago, ultima novità editoriale nella collana Fantasy. Un racconto dark scritto e illustrato da Emiliano Billai, i tre capolavori della fata dalle ali di china che ha voluto trasformarsi in un Dio. Lo stile di scrittura è simile alle pennellate su un foglio bianco, in cui il protagonista crea un mondo a sua misura, perfetto nella sua imperfezione e nel suo essere dispari.
“Pessimo è il pari. Che finge di accontentare tutti. Divisibile, simmetrico. Pari è un mondo piatto. Una parte va scontentata. Così deve andare il mondo. Un parte deve prendere in più, per il peso del merito. Una parte deve prendere di meno, per il peso della sconfitta. Pari è il patetico, pari è il re che addormenta il popolo. Pari è la pappa del popolo povero. Pari è l’acqua del popolo stupido. Pari è lo stupido che non vuole un vincitore, per non rischiare d’essere il perdente.”
Non cercate virgolette di dialogo, non cercate simmetria o armonia, tutto in questo libro corre sul filo del ribaltamento delle regole, della logica e dell’abitudine non solo della lettura, ma anche della scrittura. Fiaba il Mago non mostra mai palmi accondiscendenti al lettore, non cerca approvazione, non desidera piacere. Il suo intento è disegnare un mondo ideale, trasformare il “Potrebbessere” (disegnando un universo laddove tutto era bianco, con immagini a tratti poetiche) in esistente, camminare sul mondo consapevole che un disegno è illusione solo finché resta sulla carta, ma diventa reale non appena trasforma la vita o la morte delle persone.
“Io demolisco il bianco. Io smalizio il mio Potrebbessere. Ogni Dio ha bisogno di una Genesi. Io vi lascerò alle vostre paturnie, e alla narrazione di altri. Devo erigere un mondo. Come ogni Dio ha fatto prima di me.”
Nel mondo di Fiaba il Mago c’è posto soprattutto per chi il senso comune taccia come errore, come errante o reietto: c’è Perfetto, il gatto senza un occhio. Elaide la puttana e il solitario vecchio scorbutico del bar. Il Caffè delle Fate gestito da un barista gay e da Ginevra, l’uomo con le tette. C’è Mono, l’orso con un occhio solo in mezzo alla fronte. E la piccola Zobeide che proprio come Fiaba, e suo padre e suo nonno prima di lui, dà vita alle immagini della sua mente.
Un racconto che mescola fantasy, cinismo e humor nero alla filosofia. Antiecclesiastico e ispirato alla libertà positiva, fra le sue pagine si oscura il divino così come lo intendono i suoi peggiori rappresentanti, ipocriti cui piace il suono delle proprie odi.
“L’acustica delle chiese è prodigiosa. Tre. Lo ripeto. È proprio bello, ascoltarlo proseguire finché c’è spazio. Non c’è che dire, le chiese sembrano proprio costruite per dar peso alla voce degli uomini, già. A quella degli uomini. Uomini che amano tanto la propria voce da costruire opere grandiose in cui valorizzarla al meglio.”
Un libro da leggere su più piani, una storia che porterà il lettore a scoprire il cielo nero, perché blu notte è la bugia che gli scrittori (smascherati in più pagine, nei loro trucchi per suscitare empatia) utilizzano per incantare alla patetica banalità. I capolavori di Fiaba il Mago son fatti di nera china, inchiostro che scorre, morte e rinascita in una notte senza luna. Nera.

Fiaba il Mago si può acquistare sulla pagina dedicata del BookStore LaPiccolaVolante (www.lapiccolavolante.net). Le librerie possono ordinarlo contattando la casa editrice all’indirizzo ordini@lapiccolavolante.com.

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Sana 2014: cresce in Emilia-Romagna il biologico. Rabboni: “con il nuovo Psr più risorse per il settore”

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Sana 2014 – Nel 2013, 3771 aziende bio (+ 1,4%). Emilia-Romagna prima per trasformazione e commercializzazione. Rabboni: “Possiamo e dobbiamo crescere ancora. Con il nuovo Psr 100 milioni per gli aiuti a superficie e sostegno alla nascita di filiere 100% bio.” Tra il 2007 e il 2013 il 30% dei fondi Psr 2007-2013 è andato al biologico. Tutti i dati per provincia

Bologna – L’Emilia-Romagna é regione leader nel biologico ma può crescere ancora. Alla fine del 2013 erano 3771 le imprese di produzione e trasformazione bio (+ 1,4% sull’anno precedente). Di queste 798 sono imprese di trasformazione e commercializzazione, il numero più alto a livello nazionale. Un primato amplificato dalla leadership esercitata da molte di queste imprese sui mercati nazionale ed internazionale. L’Emilia-Romagna è inoltre la prima regione del nord Italia per superfici coltivate con tecniche biologiche. Le aziende agricole biologiche sono 2.973, in aumento dell’1,7%. Nel 2013 sono cresciuti anche gli allevamenti biologici: sono 624 le imprese che conducono l’allevamento di almeno una specie con il metodo biologico. L’allevamento per le uova biologiche è il più importante a livello nazionale con 15 imprese di allevamento per una consistenza produttiva di circa 500 mila ovaiole biologiche. Sono i dati illustrati oggi a Bologna, in occasione della presentazione dell’edizione 2014 di Sana, il Salone internazionale del biologico e del naturale, dall’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni. “”L’agricoltura biologica in Emilia-Romagna è cresciuta grazie soprattutto alle scelte compiute dalla Regione – ha sottolineato Rabboni – il Programma di sviluppo rurale che si sta concludendo ha destinato alle produzioni biologiche il 30% di tutte le risorse disponibili a fronte di un’incidenza delle superfici agricole biologiche dell’ 8% e ad una percentuale di imprese bio sul totale del 4%. Una priorità dettata dalla volontà di ridurre gli impatti dell’agricoltura sull’ambiente e promuovere modelli di produzione effettivamente sostenibili. Per i prossimi anni ci poniamo l’obiettivo di un’ulteriore crescita delle superfici e dei volumi di produzione. Lo faremo aumentando gli aiuti diretti a superficie, che passeranno da 12 a 15 milioni all’anno per una cifra complessiva superiore ai 100 milioni di euro e soprattutto incentivando gli agricoltori a partecipare a filiere produttive e commerciali per soddisfare la crescente domanda di prodotti biologici certificati. Nei primi 5 mesi del 2014 gli acquisti di prodotti biologici in Italia sono aumentati del 17%. Purtroppo parte di questa produzione è oggi importata dall’estero. Ecco allora che il bio italiano può e deve crescere. Per questo il nostro nuovo Psr 2014-2020 finanzierà le reti di impresa bio, gli investimenti e i progetti di filiera dell’agroalimentare biologico, le iniziative commerciali e la promozione dei prodotti, l’abbattimento dei costi di certificazione, i gruppi per la vendita diretta.”
“Fondamentale – ha aggiunto Rabboni – sarà anche l’esito del confronto sul nuovo Regolamento europeo del biologico, che dovrà entrare in vigore nel 2017 e che attualmente presenta un quadro di luci e ombre. Come Emilia-Romagna solleciteremo l’impegno delle altre Regioni oltre che del Ministero per introdurre modifiche che lo rendono uno strumento di crescita reale del settore. ”

Emilia-Romagna prima per produzione di uova biologiche. Nel 2013 +18% le aziende in conversione. Forlì-Cesena si conferma la provincia più bio

A fine 2013 sono 3771 le imprese che producono e trasformano prodotti biologici in Emilia-Romagna, con una crescita dell’1,4%. Di queste 798 sono imprese di trasformazione e commercializzazione, il numero più alto a livello nazionale, in sostanziale consolidamento rispetto al 2012 (+0,5%) e tra le quali figurano grandi marchi di livello nazionale. Le aziende agricole biologiche sono 2.973, in aumento dell’1,7%. E’ rilevante la quota di quelle che si trovano oggi nella fase di conversione (+18%) perché entrate recentemente nel settore dell’agricoltura biologica, grazie soprattutto ai recenti bandi del Psr 2007-2013. Il 10 % delle aziende agricole svolge anche l’attività di trasformazione, a riprova della particolare dinamicità delle aziende biologiche rispetto alle tradizionali. L’allevamento avicolo regionale per la produzione di uova biologiche è il più importante a livello nazionale: in regione sono presenti 15 imprese di allevamento per una consistenza produttiva di circa 500 mila ovaiole biologiche.

Forlì-Cesena si conferma anche nel 2013 la provincia più bio della regione con 645 aziende di produzione, trasformazione e commercializzazione, seguita da quella di Parma con 585 , Modena con 524, Bologna con 502.

I quasi 3000 agricoltori biologici conducono una superficie biologica complessiva che supera gli 85.000 ettari, in aumento del 4% rispetto al 2012 pari a quasi l’8% della superficie agricola totale regionale. Il numero di aziende agricole condotte con il metodo biologico rappresentano circa il 4% delle aziende agricole totali. La zona collinare è quella più vocata (44% del totale della superficie agricola biologica). Le produzioni ortofrutticole biologiche interessano l’8% del totale delle superfici coltivate. Le colture agricole biologiche più importanti si confermano ancora le foraggere ed i prati pascoli (più del 70% del totale) che insieme ai cereali (16%) costituiscono la base alimentare per le produzioni zootecniche regionali.

In crescita anche gli allevamenti biologici: sono 624 le imprese che conducono l’allevamento di almeno una specie con il metodo biologico: più di un’azienda agricola biologica su 5 alleva almeno una specie animale con il metodo biologico. L’allevamento più importante è quello bovino, con circa 380 imprese; importante anche l’allevamento apistico biologico (più di 100 imprese); sono 6 le imprese di acquacoltura bio (vallicoltura per la produzione di pesci e impianti off-shore per la produzione di mitili), un settore con interessanti prospettive di sviluppo.

Tutto confermato per “La Moda in Castello Cna”. Appuntamento per venerdì sera, ore 21, in piazza Castello

da: ufficio stampa Cna Ferrara

In caso di pioggia, la sfilata si tiene la serata successiva, sabato 6 settembre. Vivace e pieno di sorprese il programma della serata.

Attesa per l’appuntamento di domani sera con “La Moda in Castello Cna”, in programma venerdì 5 settembre, alle ore 21, in piazza Castello a Ferrara: tutto confermato, dunque; in caso di pioggia in serata, comunque, la manifestazione si terrà il giorno successivo, sabato 6, sempre alle 21, in piazza Castello.

Fervono dunque i preparativi per una manifestazione che si presenta piena di brio e novità, tra moda, musica e danza, capace di sorprendere, coinvolgere e conquistare il proprio pubblico, continuamente in crescita anno dopo anno. Sono, infatti, già oltre mille le prenotazioni per questa sfilata, organizzata da Cna Associazione di Ferrara e Cna Federmoda, con la direzione artistica della Società Made Eventi, il contributo e il patrocinio della Camera di Commercio e di Provincia e Comune di Ferrara.

Nove le aziende che costituiranno il cuore di questa edizione 2014 della Moda in Castello: Atelier Il Sogno (abiti da sposa – Ferrara), Boutique Primadonna (abbigliamento donna – Ferrara); Cromia Fx (pittura su tessuti per abbigliamento e arredamento – Portomaggiore), Inpell – (cinture in pelle artigianali – Ostellato), Non solo sabbia (total look donna – Migliarino), Pitti Fur (pellicceria– Ferrara), Punto di vista (occhiali da vista e da sole – Bondeno), Acconciature Punto X I Parrucchieri (Ferrara – Argenta – Codigoro), Wellness & Beauty (Centro Benessere ed estetica – Codigoro).

Numerose le attrazioni e i motivi di interesse del programma della serata. Naturalmente, il posto d’onore spetterà alla sfilata, con gli esclusivi capi della stagione autunno – inverno 2015 presentati dalle imprese protagoniste e gli abiti delle tre vincitrici del concorso Cna per giovani talenti della moda, proclamati lo scorso luglio: Valentina Minia, prima classificata e Silvia Bertolazzi e Flavia Gandolfi, rispettivamente seconda e terza. Ad esse si aggiungeranno gli altri due giovani finalisti, Pasquale Montoro (premio speciale) e Sara Armellin.

La regia è di Simona Barchetti, presentano Laura Sottili e Alessandro Pasetti.

Nelle foto: alcune immagini della scorsa edizione della Moda in Castello Cna

Il Ministro della Clultura Franceschini interviene alla presentazione del libro “Una strada lastricata di sogni” di Rosa

da: ufficio stampa LR comunicazione

Domani, venerdì 5 settembre, alle ore 18.00, presso la prestigiosa sala Stabat Mater, situata all’interno dell’Archiginnasio di Bologna (piazza Galvani 1), la città di Ferrara sarà protagonista di un evento dedicato alla cultura e all’attualità.
L’occasione è fornita dalla presentazione nella città felsinea del libro del ferrarese Leonardo Rosa “Una strada lastricata di sogni” (Pendragon edizioni) ispirato alle storie di Stefano Bottoni, ideatore, tra le altre creazioni artistiche, del Ferrara Buskers Festival.

All’incontro parteciperà anche il Ministro della Cultura Dario Franceschini, che ebbe un ruolo di primo piano nel promuovere e consentire la realizzazione di un evento arrivato quest’anno alla 27°edizione.

La presentazione sarà condotta dalla giornalista tv Luce Tommasi. Tra gli ospiti dell’incontro lo stesso Bottoni oltre al Sindaco di Bologna Virginio Merola. Alcuni brani del libro saranno letti da Eleonora Morelli ed Emanuele Vicentini.

Partigiani oggi, Daniele Civolani: “Il lavoro, imprescindibile condizione di dignità. Resistenza contro la criminale ignoranza”

Daniele Civolani, presidente Anpi Ferrara

Un Paese democratico può definirsi civile quando garantisce ai suoi cittadini una giustizia indipendente e uguale, una sanità che non abbia tempi diversi e qualità diversa a seconda del censo e una istruzione pubblica in grado di garantire a tutti, indipendentemente dall’estrazione sociale, l’accesso all’apprendimento avendo cura di spendere risorse e competenze maggiori a partire dai luoghi e dalle persone che hanno meno.
La nostra Costituzione ci fornisce tutti i principi per garantire ognuna delle affermazioni sopra esposte, ma la realtà che viviamo le smentisce palesemente e questo, tutto questo, è motivo di resistenza.
Chiarisco subito che l’attuale concetto di resistenza deve essere totalmente scevro da qualsiasi implicazione violenta, mentre deve comprendere tutti gli strumenti democratici di opposizione e di protesta, dalle manifestazioni di piazza alla disobbedienza civile. Ne è già bastata una delle resistenze armate, contro una dittatura e un invasore, altre non ne vogliamo.
In questo momento però il valore che credo debba essere difeso con maggior forza è quello del lavoro, poiché il numero impressionante di persone che vengono private di questo diritto fa sì che si vada ad aprire una ferita grave nella dignità del nostro intero Paese. Eppure la Costituzione dice cose diverse. Proviamo a considerare l’articolo 4:
“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”
È sotto gli occhi di tutti la macroscopica inadempienza a questo dettato, che nega ad un tempo un diritto e un dovere. Ricordo a questo proposito che l’articolo in questione dice la stessa cosa che nell’800 disse un serioso signore con la barba: “A ciascuno secondo i suoi bisogni, da ciascuno secondo le sue capacità”. La nostra Costituzione fa di più, un po’ più avanti mette l’articolo 41, quello che Berlusconi voleva abolire in parte: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.
Parole pesanti come pietre, parole che dovrebbero far arrossire coloro che per connivenza o ignavia ci hanno condotto a questo punto di rovina.

E mi piacerebbe ricordare in quanti altri articoli compare il lavoro, come il 35 (“La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni…”) o il 36 (“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro…”) o ancora il 37 (“La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore…”).
Leggo queste parole quasi con un senso di tenerezza accorata ma subito anche di sfiducia nei confronti di coloro che si sono succeduti a governarci e mi chiedo come possano aver avuto tanta insensibilità, tanta ignoranza, tanta criminale volontà da ridurci così. Ecco, questo è un motivo per attuare una nuova Resistenza, un motivo per essere di nuovo partigiani.
Torna sempre ciò che scrisse Gramsci nel lontano 1917 “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare …”.

Qui però nasce un altro problema, se essere partigiano vuol dire essere apertamente e onestamente di parte e se ormai anche quelli che erano la mia parte sono andati da un’altra parte, che partigiano posso essere? Di me stesso? Di un ideale forse? Di pochi amici tutti ormai coi capelli grigi che non sanno rinunciare ai principi che li hanno sorretti una vita intera?
Dico la verità, io mi sento partigiano, ma non mi sento più di combattere: mi piacerebbe tornare in piazza a protestare e vedere intorno a me centinaia di migliaia di persone affermare i propri diritti e la propria dignità, mi piacerebbe sentirmi parte di un grande e potente movimento popolare a difesa di tutti i diritti proclamati dalla Costituzione, a difesa dei deboli, degli ultimi, comunque e dovunque. Invece soffro di solitudine (politica) e l’unico modo che ho di fare davvero resistenza è tentare modestamente di comportarmi come vorrei che tutti facessero, educare mio figlio e mio nipote a prendersi cura anche del prossimo e sperare che il virus riprenda forza e contamini qualcun altro prima che trovino il vaccino e lo facciano sparire per sempre.

L’INCHIESTA
Partigiani oggi:
fra i nuovi interventi
Massimo Gramellini
e Daniele Civolani (Anpi)

2. SEGUE – Partigiani oggi: quali ideali sostenere e a cosa opporre resistenza. La sollecitazione di ferraraitalia sta inducendo tanti a intervenire. Anche Massimo Gramellini (vicedirettore della Stampa che non necessita certo di presentazioni) si è reso disponibile e ha risposto all’interrogativo. Sposta l’attenzione dal piano politico a quello morale e afferma con eloquente semplicità: “Il valore da difendere è l’entusiasmo. I nemici dell’entusiasmo sono il cinismo e le false promesse”.

Paolo Ferrandi, giornalista della Gazzetta di Parma e docente all’Università della città ducale, rivela di essere “sempre un po’ a disagio a indicare ‘imprescindibili capisaldi’ o ‘bussole dell’agire. Il fatto è che spesso nella vita si naviga a vista. Però della triade classica – liberté , egalité, fraternité – sono particolarmente affezionato all’uguaglianza. Un po’ perché l’utopia dell’uguaglianza sostanziale è passata di moda con il crollo dei paesi comunisti (e anche lì c’erano quelli più “uguali degli altri”); un po’ perché anche l’ideale regolativo dell’uguaglianza delle opportunità ormai è dimenticato anche dai partiti (e movimenti) di sinistra in nome dell’efficienza definita in termini economici. E poi la capacità di dire di no e di stare caparbiamente in minoranza, quando si pensa che sia giusto. Anche rischiando. Ma quello penso sia implicito nel concetto stesso di resistenza”.

“In questo momento il valore che credo debba essere difeso con maggior forza – sostiene Daniele Civolani, presidente dell’Anpi di Ferrara – è quello del lavoro, poiché il numero impressionante di persone che vengono private di questo diritto fa sì che si vada ad aprire una ferita grave nella dignità del nostro intero Paese”. E introduce una nota personale: “Se essere partigiano vuol dire essere apertamente e onestamente di parte e se ormai anche quelli che erano la mia parte sono andati da un’altra parte, che partigiano posso essere? Di me stesso? Di un ideale forse? Di pochi amici tutti ormai coi capelli grigi che non sanno rinunciare ai principi che li hanno sorretti una vita intera? Dico la verità, io mi sento partigiano, ma non mi sento più di combattere: mi piacerebbe tornare in piazza a protestare e vedere intorno a me centinaia di migliaia di persone affermare i propri diritti e la propria dignità, mi piacerebbe sentirmi parte di un grande e potente movimento popolare a difesa di tutti i diritti proclamati dalla Costituzione, a difesa dei deboli, degli ultimi, comunque e dovunque”.

Cinzia Carantoni, giovane laureata in filosofia all’Università di Ferrara, segnala “il valore della giustizia, il diritto: un tema che al di fuori della società non ha alcun senso, per dirla con Hobbes, perché in natura il diritto è potenza, ovvero vince sempre il più forte”. Quindi l’affermazione dell’umanità attraverso l’affrancamento dalla condizione di ferinità e l’accogliemento dei compromessi necessitati dalla socialità. Mentre il rischio segnalato è quello derivante dalla presente “epoca del transpolitico, che ci porta ad essere una società di spettatori passivi di quel meccanismo di rappresentanza che, invece, avevamo scelto come specchio di noi stessi. Con un totale sbilanciamento verso la forma più estrema di rappresentanza, siamo diventati osservatori attoniti, incollati allo schermo televisivo per subire una politica che va avanti senza di noi, una politica senza soggetto né contenuti”.

“Essere ‘partigiani’ ha per me il significato forte di portare avanti questioni di principio e valori come l’onestà, la serietà e la chiarezza nelle relazioni e nella professione – afferma Daniela Gambi, insegnante -. Da ‘partigiana’, ritengo sempre più vitale accrescere la mia capacità di ascolto e di condivisione e combattere l’ipocrisia, la furbizia, la malafede e l’arroganza”.

Francesco Ragusa, neolaureato, la pensa così: “Partigiano, oggi, è colui che non si lascia trascinare da un Paese in avaria e che non si adagia sullo stato delle cose. Ma quelle cose vuol cambiarle veramente. La Resistenza, ora come allora, significa non arrendersi. Non rassegnarsi, crederci ancora e non smettere di farlo. Il nemico non è più quello di un tempo, ma l’obiettivo finale rimane ancora una volta riprendere in mano le sorti dell’Italia. Per renderla più “normale”, pure un po’ più civile. Il partigiano nel 2014, ad esempio, lotta affinché il Paese continui a preservare e salvare i migranti, dal mare e dai fazzoletti verdi (che almeno, un tempo, detenevano l’esclusiva di un certo tipo di idee). Partigiano è il cittadino No-Muos così come il No-Tav, quello che non si arrende all’invasione del mostro elettromagnetico americano o dell’alta velocità nella valle. La Resistenza è anche la piccola o grande azione quotidiana in favore della legalità, per evitare che corruzione, malaffare, evasione fiscale o altri fantasmi possano fare ancora un altro passo in avanti in Italia. Agire da partigiano è mille altre cose, ma essenzialmente è alzarsi la mattina e pensare che di combattere quella sacrosanta battaglia, ancora un altro giorno, per rendere migliore il Paese, ne vale la pena. Nonostante tutto”.

2. CONTINUA

[Si possono leggere tutti gli interventi integrali cliccando sui nomi degli autori riportati in grassetto nel testo]

Leggi la prima puntata dell’inchiesta

Leggi la terza puntata dell’inchiesta

Partigiani oggi, Cinzia Carantoni: “Il valore della giustizia e della socialità contro una politica senza soggetto né contenuti

Cinzia Carantoni, giovane laureata in filosofia

Parlando di valori da difendere si può essere portati a pensare che ciò contro cui si sta difendendo appartenga al nuovo che avanza, a qualcosa di estraneo che inizia ad intaccare gli elementi di civiltà ormai dati per acquisiti. Può capitare, invece, che alcuni valori nascano sorretti da un certo equilibrio ma che, se portati all’estremo, perdano la loro stabilità e diventino essi stessi il principio di un problema.
Se volessimo trovare un elemento ricorrente, un concetto cardine capace di riassumere la storia della nostra cultura occidentale, probabilmente lo troveremmo nell’idea di “rappresentazione”. Nella nostra civiltà, tutto è riconducibile a una forma di rappresentazione: dall’arte alla politica, dalla religione alla scienza, ogni ambito in cui l’umano si è espresso è andato nella direzione di una mediazione tra sé e il mondo, una mediazione fatta principalmente di immagini, raffigurazioni e interpretazioni. Una tendenza che risponde alla costante esigenza di mettere ordine tra l’apparente caos delle cose della natura che ci circonda e di cui facciamo parte. Che cos’è, infatti, la rappresentazione se non una decisione del soggetto su ciò che lo circonda? La scelta, più o meno consapevole, di interpretare il reale in un modo, di farsi sostenitori di una certa visione delle cose, l’affermazione di un modo di vivere piuttosto che di in un altro. L’adesione ad ogni forma di rappresentazione è, quindi, sempre faziosa, è un essere di parte. Ma dalla parte di che cosa e contro chi?
Se si ponesse il discorso in termini filosofici, potremmo fare ricorso a due concetti molto cari alla storia della filosofia dicendo che il partigiano della rappresentazione è colui che predilige la forma (intesa come l’insieme degli schemi razionali che strutturano il reale) alla sostanza (intesa come la materia informe del reale). Queste due categorie risultano essere particolarmente concrete sul piano politico.
Quando si parla di rappresentanza politica, si parla di quell’insieme di regole e di procedure formali che vanno a costituire il cuore dello Stato. Queste sono il frutto del riconoscimento da parte della società dell’imprescindibile esigenza di un’istanza guida capace di raccogliere e di ordinare dentro di sé tutta quell’energia che esplode quotidianamente dal nostro relazionarci con l’altro e che può sempre sfociare nel conflitto. Ma come ogni forma di decisione, anche questa si accompagna di pro e di contro. Da una parte acquisiamo il valore della giustizia, il diritto, un tema che al di fuori della società non ha alcun senso, per dirla con Hobbes: in natura il diritto è potenza, ovvero vince sempre il più forte. Dall’altra siamo costretti alla rinuncia della propria autenticità, della propria immediatezza, vivere in società comporta la fatica degli obblighi e della sottomissione alle istituzioni. Così la forma prevale sulla sostanza, rinunciando non solo al lato conflittuale della socialità, ma ad ogni forma di relazionalità libera. Essendo però proprio la costitutiva relazionalità dei soggetti il cuore della politica, perché è quello il luogo d’origine del potere politico, è necessario giungere ad un compromesso tra forma e sostanza, perché possano conciliarsi in una loro armonia.
Fino ad un certo punto la nostra politica si è basata sulla ricerca di un equilibrio tra questi due estremi e mai si è potuto pensare di prescindere dall’idea di un primato della sostanza sulla forma, dove per sostanza si intende quel modo di interpretare la politica in cui l’informe moltitudine è il soggetto originario che ha preso la decisione su se stessa di diventare uno Stato. Un soggetto politico questo che anche quando sembrava scomparire dallo scenario politico, chiusa nella morsa di uno Stato autoritario, ricompariva con la forza della minaccia rivoluzionaria verso quelle autorità che, in virtù della propria intransigenza, rendevano più debole il loro principio di obbedienza.
Poi è arrivato un mondo nuovo e la tensione tra forma e sostanza si è spezzata. Per citare Baudrillard, siamo approdati nell’epoca del transpolitico, dove la politica non è più uno scambio tra le parti alla ricerca di un equilibrio, ma ricatto sotto forma di terrore. Il terrore di una legge che non si pone più come ricerca di una razionalità estrema in cui potersi riconoscere, ma come il caso d’eccezione di un costante stato d’emergenza, che ci porta ad essere una società di spettatori passivi di quel meccanismo di rappresentanza che, invece, avevamo scelto come specchio di noi stessi. Con un totale sbilanciamento verso la forma più estrema di rappresentanza, siamo diventati osservatori attoniti, incollati allo schermo televisivo per subire una politica che va avanti senza di noi, una politica senza soggetto né contenuti, un puro ingranaggio spinto all’estasi della forma che ci domina senza ragioni. Forse per ripristinare questo antico equilibrio tra forma e sostanza varrebbe la pena di combattere, per riemergere dall’accidia, per rifiutare questo stato di perenne attesa e ritornare a lottare ancora una volta come soggetto attivo della nostra società.

L’OPINIONE
Note di realtà, a volte basta una canzone

di Alessandro Oliva

Strana quest’estate del 2014: fredda, eppure anche insopportabilmente calda. Per rendersene conto bastava accendere un televisore e aspettare l’arrivo di un telegiornale e il suo carico di opprimenti notizie: si parlava, di volta in volta, dei missili di Hamas e dei raid aerei di Israele; si mandavano spezzoni di attacchi continui, di popolazioni confinanti che si uccidono a vicenda, di fanatismi conditi da pretese di razionalità nel togliere la vita a delle persone; si vociferava di un Paese dell’Est non troppo lontano, dove è in corso una guerra fratricida e dove si combatte città per città, strada per strada.
E non è ancora finita, i conflitti proseguono. Sono sgomento e incredulo, perché le guerre scoppiano, vanno avanti e quando finiscono non sai nemmeno perché sono cominciate. Semplicemente esplodono e, se sei abbastanza fortunato, puoi assistere al loro cruento sviluppo attraverso uno schermo che ti regala la sensazione della vicinanza e il conforto della lontananza. Altrimenti, basta aprire la porta di casa, prima che la guerra stessa bussi.
Ad ogni modo essere distanti equivale spesso a sentirsi distaccati, eppure esiste sempre qualcosa, come un particolare caso di violenza bellica, una strage o la morte degli innocenti, in grado di riportarci al conflitto e a instillare il noi il desiderio, la preghiera che questo meccanismo infernale si fermi. Nel mio caso è stata una canzone. Si chiama “Civil War”, degli assai controversi Guns N’ Roses. Non lo ascoltavo da tempo, questo brano, realizzato da una band selvaggia, accusata di misoginia, omofobia e razzismo e che, con la sua furia, è stata capace di conquistare in un attimo il mondo intero. Chiunque si trovasse ad ascoltarla per la prima volta potrebbe partire prevenuto, nonostante il titolo: “tanto è il solito sesso, droga e rock n’ roll”. E’ uno stereotipo a volte azzeccato, ma che in questo caso non potrebbe risultare più sbagliato.

Si parte con un lamento agonizzante, poi una voce sommessa e tremolante fluttua su un arpeggio triste e malinconico, preceduto da un fischio che preannuncia solitudine, desolazione e abbandono.

“Look at your young men fighting
Look at your women crying
Look at your young men dying
The way they’ve always done before

Look at the hate we’re breeding
Look at the fear we’re feeding
Look at the lives we’re leading
The way we’ve always done before”
[Guns N’ Roses, Civil War, Use Your Illusion II, 1991, Geffen Records]

In un crescendo continuo l’atmosfera si carica di tensione fino ad esplodere in un furioso incedere: il canto sconsolato diventa un ruggito rabbioso, aspro e roco, le chitarre si affilano in un’eco distorto, i tamburi vengono picchiati con meccanica brutalità, e si arriva a quello che forse è il passaggio più intenso e coinvolgente dell’intero brano:

“My hands are tied!
The billions shift from side to side
And the wars go on with brainwashed pride
For the love of God and our human rights
And all these things are swept aside
By bloody hands time can’t deny
And are washed away by your genocide
And history hides the lies of our civil wars”

E’ una cruda realtà, quella che additano con note incendiarie i Guns N’ Roses, affrontandola di petto, schernendola e rinfacciandola anche nello stupendo verso un finale di commiato: “Ma poi cosa c’è di civile in una guerra?”. E’ la realtà delle guerre che hanno pretese di umanità, delle guerre che si nascondono dietro le religioni e i diritti umani, un meccanismo perverso che continua a ripetersi da tempo immemore. Data la situazione, sembra che una canzone non basti, che non possa esercitare alcun effetto. Forse però l’aspetto maggiormente positivo di questo pezzo e di tutte le canzoni non è l’intrinseca bellezza, ma il fatto che si inserisce in una scia, la segue e la crea.
In altri termini “Civil War” può condurci verso altre porte, verso altre canzoni che parlano della stessa cosa, di guerra, e di informarci, coinvolgerci, sensibilizzarci, assumendo ruoli che apparentemente sembrano estranei alla musica, ma che essa riesce ad assumere con forza travolgente. Personalmente, ne sono felice. Sì, perché anche se “sappiamo tutti dove soffia il vento oggi”, “quante volte un uomo può voltare la testa, fingendo di non vedere”? Ed è molto facile nel momento in cui “Odio e guerra sono le sole cose che abbiamo oggi” e “anche se chiudo i miei occhi non se ne andranno via, così che devo farci il callo, perché è così che vanno le cose”; “e non so più pregare, e nell’amore non so più sperare”. A volte realizzo che basta una canzone per dirci che “quando la violenza causa silenzio, dobbiamo aver sbagliato qualcosa”, e che dovremmo levare più spesso un inno al cielo: “date una possibilità alla pace”.

[Le citazioni in corsivo dell’ultimo capoverso fanno riferimento a testi dei seguenti brani: Bob Dylan, Blowin’ in the Wind, The Clash, Hate And War, U2, Brian Eno, Luciano Pavarotti, Miss Sarajevo, The Cranberries, Zombie, John Lennon – Plastic Ono Band, Give Peace a Chance]

Il brano intonato: Guns n’ Roses, Civil War [clic per ascoltare]

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“Ponte d’Ambiente”: venerdì l’incontro “Il consumo di suolo” con Nicola Dall’Olio

da: ufficio stampa Partito Democratico Ferrara

Proseguono le iniziative alla Festa Nazionale dell’Unita’ sull Ambiente “Ponte d’Ambiente”. Venerdì 5 settembre alle ore 21 si terrà un incontro dal titolo “Il consumo di suolo” con Nicola Dall’Olio (Capogruppo Pd Comune di Parma), Roberta Fusari (Assessore al Territorio ed urbanistica del Comune di Ferrara), Valeria Cardinali (Senatrice PD) e Stefano Mazzetti (responsabile regionale EcoDem Emilia Romagna)

Comacchio: con il postino telematico è ora possibile pagare i bollettini e spedire le raccomandate restando a casa

da: Poste Italiane, ufficio Comunicazione Territoriale Emilia-Romagna e Marche

Il servizio è garantito dai tredici portalettere del Centro di Recapito

Il piccolo ufficio postale itinerante è ormai una realtà a Comacchio. I 13 portalettere del Centro di Distribuzione di via Don Minzoni sono già in possesso della strumentazione idonea per effettuare servizi presso abitazioni, uffici, ditte o esercizi commerciali ubicati nel territorio comunale, frazioni e lidi compresi.
Contestualmente alla consegna della corrispondenza, gli addetti al recapito, grazie al loro palmare e al Pos, sono in grado di accettare bollettini di pagamento, fare ricariche Postemobile e Postepay, accettare Raccomandate (anche con avviso di ricevimento) destinate a tutto il territorio nazionale.
Dopo l’acquisizione dei dati per la validazione con il palmare, si procede al pagamento inserendo la carta Postamat o Postepay, oppure le carte del circuito Cirrus/Maestro, nel lettore Pos che rilascia la ricevuta in duplice copia.
Il Centro di Distribuzione di Comacchio provvede alla consegna della corrispondenza presso un totale di circa 9.000 numeri civici, cui corrispondono oltre 10.000 famiglie e circa 1.300 fra ditte, uffici e attività commerciali.
La nuova figura del “postino telematico” riveste anche un ruolo altamente sociale poiché il servizio offerto mira ad andare incontro in particolar modo alle fasce di cittadini più “deboli” (ultrasettantenni, portatori di disabilità o con difficoltà deambulatorie, donne in stato di gravidanza o con bambini di età inferiore ai due anni), i quali senza uscire di casa possono avere a disposizione un piccolo ufficio postale a domicilio.

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Titoli di studio: ingegneri ed economisti i più richiesti in Provincia, anche se l’esperienza rimane il requisito indispensabile

da: ufficio stampa Cciaa di Ferrara

Una impresa ferrarese su due assume per conoscenza diretta del candidato

Laurea e diploma restano la carta migliore per assicurarsi un posto di lavoro anche nel 2014, ma cresce l’interesse delle imprese ferraresi per chi ha scelto un percorso di formazione professionale e – indipendentemente dal titolo di studio – per candidati in possesso di un’esperienza lavorativa pregressa. È quanto mostrano le previsioni di assunzione formulate dalle imprese dell’agricoltura, dell’industria e dei servizi, registrate dalla Camera di commercio di Ferrara sulla base del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro.
Secondo l’Ente di Largo Castello, inoltre, farsi conoscere (e apprezzare) e saper scrivere un bel curriculum vale molto di più di qualsiasi altra strada per trovare un lavoro. Ben di più, ad esempio, di quanto possa fare il suggerimento fornito da conoscenti comuni.
“Per ridare prospettive di occupazione ai nostri giovani – ha sottolineato il presidente della Camera di commercio, Paolo Govoni – c’è bisogno di una strategia complessiva. Oltre a cambiare le regole della scuola, serve un cambiamento culturale nelle famiglie e nella società sul valore formativo del lavoro in impresa e sull’importanza dell’educazione all’imprenditorialità. Le imprese – ha aggiunto Govoni – esprimono una forte richiesta per un dialogo strutturale tra sistema produttivo e mondo della formazione. Il titolo di studio oggi non basta più: chi assume chiede un’esperienza diretta del mondo del lavoro, acquisita già durante gli anni della scuola. Per questo i percorsi di alternanza scuola-lavoro non devono più essere l’eccezione ma la regola per i nostri ragazzi”.
A Ferrara, nei primi sei mesi di quest’anno, quasi una azienda su due ha effettuato un’assunzione per conoscenza diretta del candidato, magari avvenuta nell’ambito di un precedente periodo di lavoro o di stage, con una crescita sensibile di questa modalità di individuazione del personale rispetto a qualche anno fa; nel 2009 ad essa ricorreva poco meno del 25% delle imprese. La seconda modalità di selezione è quella legata alle banche dati aziendali, dove vengono conservati i curriculum dei candidati: ad esse fanno riferimento circa il 28% delle aziende. Si è ridotta, invece, la rilevanza della segnalazione da parte di conoscenti e fornitori: se tre anni fa la utilizzava un’impresa su cinque, ad essa ha fatto ricorso poco meno del 9% delle aziende.
La conoscenza diretta, dunque, resta il canale di assunzione preferito per le imprese di minori dimensioni, soprattutto del settore industriale. Le banche date aziendali rappresentano invece il canale preferito dalle imprese che superano i 50 dipendenti, che ricorrono a questa modalità di selezione in oltre il 52% dei casi. Le segnalazioni di conoscenti o fornitori dell’azienda, in sensibile calo rispetto allo scorso anno, sono state utilizzate prevalentemente dalla imprese con meno di 9 dipendenti. Si riduce, infine, il numero delle imprese che hanno utilizzato i quotidiani e la stampa specializzata per selezionare il proprio personale. A dimostrazione ulteriore che trovare lavoro passa sempre di più attraverso la conquista della fiducia nelle proprie capacità.

MortadellaBò: dal 9 al 12 ottobre Bologna festeggia la Regina Rosa della tavola italiana

da: ufficio stampa Omnia Relations

Dopo il successo dello scorso anno, il Consorzio Mortadella Bologna si prepara a rilanciare il suo grande evento autunnale: quattro giorni dedicati a uno dei prodotti simbolo della tradizione felsinea.
Stand di degustazione e vendita, laboratori di cucina, incontri di approfondimento, ma anche giochi, spettacoli e iniziative collaterali in ristoranti e botteghe del gusto tingeranno di rosa la città.

Al grido “Chi la fa l’affetta!”, Bologna si prepara a celebrare uno dei prodotti simbolo della sua antica storia gastronomica: la Mortadella Bologna IGP. Dopo il grande successo della “prima” dello scorso anno, MortadellaBò – il grande evento organizzato dal Consorzio Mortadella Bologna – in programma da giovedì 9 a domenica 12 ottobre 2014, si profila quest’anno ancor più ricco di spunti e iniziative (www.mortadellabo.it). Quattro giorni che avranno come splendida cornice il cuore di Bologna – Piazza Maggiore – suggellando il profondo legame che da sempre lega la cultura gastronomica felsinea alla sua Regina Rosa, una protagonista della tavola che tutto il mondo le invidia. Ricchissimo il calendario della manifestazione, che punta a coinvolgere in maniera trasversale il pubblico di curiosi e appassionati, di grandi e piccini, con una serie di momenti “in rosa” dedicati al palato. E non solo.
Accanto agli stand di degustazione e vendita, saranno, infatti, organizzate tavole rotonde e incontri di approfondimento, laboratori di degustazione tenuti da esperti (fra cui i rappresentanti della Mutua Salsamentari 1876, associazione fra le più antiche di Bologna), food show con rinomati chef, giochi e intrattenimenti “mortadellosi” per tutta la famiglia, e ancora numerose iniziative che allargheranno alla città di Bologna il circuito della manifestazione. Un evento, MortadellaBò, che intende sì celebrare storia e cultura della Mortadella Bologna Igp, ma anche accendere i riflettori sul capoluogo emiliano attraverso sinergie con settori del tessuto cittadino quali quello ristorativo, turistico e culturale. In questa direzione ad esempio i menu e aperitivi “in rosa” proposti dai locali del centro storico e il “pacchetto ospitalità” realizzato in collaborazione con Bologna Welcome. Senza dimenticare gli aspetti legati ad una corretta alimentazione: il Consorzio Mortadella Bologna – da sempre in prima linea, oltre che nelle attività di tutela e contrasto alle contraffazioni, anche sul fronte salutistico – dedicherà uno spazio ad hoc al tema della nutrizione.

Tanti i soggetti e gli enti istituzionali che, sotto la direzione operativa del Consorzio Mortadella Bologna, parteciperanno attivamente alla manifestazione: Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, Regione Emilia Romagna, APT Emilia Romagna, Comune di Bologna, Camera di Commercio di Bologna, Associazioni di categoria cittadine (Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, CNA, CIA, Coldiretti, Confagricoltura e Salsamentari) e ancora l’Università degli Studi di Bologna, oltre a numerosi Consorzi, associazioni ed enti operanti sul territorio.

Tutto e questo, e molto altro ancora, è MortadellaBò, iniziativa che si conferma unica nel suo genere: per aggiornamenti sugli eventi in programma è possibile consultare il sito www.mortadellabo.it. Di Mortadella “al fuoco” ce n’è tanta, il conto alla rovescia è cominciato: MortadellaBò vi aspetta… “affettatevi a partecipare”!

Venerdì, con Estate Bambini, l’acquedotto di Ferrara si carica di iniziative

da: Servizi Informativi Scolastici Educativi e per le Famiglie Comune di Ferrara

Venerdì ricco di iniziative rivolte ai ragazzi all’acquedotto monumentale di piazza XXIV maggio; la giornata di Estate Bambini si apre in anticipo perché proprio oggi iniziano i laboratori del mattino, un ricco ventaglio di possibilità ulteriori per i bambini che sono curiosi di sperimentare.
Tra le proposte, una caccia al tesoro fotografica (Il Terzo Occhio), un viaggio tra i miti, i riti e i sapori dell’India (Il Mito di Madre Natura) e un laboratorio di falegnameria creativa (Lo faccio io, per me e per tutti). I laboratori mattutini sono a prenotazione.

Il pomeriggio parte come di consueto con le mille attività creative delle Botteghe delle Arti (ore 16,30), si sviluppa per tutto il pomeriggio attraverso un fitto programma di spettacoli e incontri. Prosegue il mercato del Baratto, presso la Tenda del Volontariato familiare e le fiabe da leggere e ascoltare alla Tana delle Storie: oggi si bisbigliano segreti della festa!
Il Teatro dei Piccoli mette in scena Più veloce di un raglio della compagnia Cada Die Teatro, la storia di un asino spelacchiato e malconcio che stupirà gli spettatori con le sue imprese.
Alle 18,30 lo spettacolo per tutti Raperonzola, con i pupazzi animati del Teatrino dell’erba matta.

In questo venerdì il Ristorante dei ragazzi all’interno dell’Isola propone ai visitatori di Estate Bambini un menù ispirato ai sapori evocati da Lo Cunto de li Cunti di G. Basile, che offre, tra le altre cose, i fusilli alla cenere della Gatta Cenerentola o un curioso secondo piatto ispirato al racconto La papera caca denari (ore 20, su prenotazione presso il punto informativo).
Dopo cena, alle 21,15 la Giuria Popolare di Festebà – che quest’anno è lievitata a 90 componenti ed è presieduta da un ferrarese d’eccezione e scrittore per ragazzi, Luigi Dal Cin, assisterà assieme alle famiglie e ai bambini allo spettacolo in gara dal titolo Il gatto con gli stivali. O della povertà che si riscatta, della compagnia Cà Luogo d’Arte, che propone una rilettura tra le righe della fiaba di Perrault. Un racconto in cui si celebra la possibilità del cambiamento e del riscatto per ciascuno dei piccoli personaggi coinvolti.

Il programma completo su www.estatebambini.it

Aperte le iscrizioni ai corsi di italiano e per la licenza media per stranieri extra-comunitari

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Sono aperte le iscrizioni ai corsi di studio per il conseguimento della licenza media (a.s. 2014/2015), nonchè ai corsi di italiano rivolti a stranieri extracomunitari. I corsi, organizzati dal Centro territoriale permanente di Codigoro, sono gratuiti e si svolgeranno presso sedi del territorio comunale. Si ricorda che la scadenza per la pre-iscrizione al corso per il conseguimento del diploma di licenza media è fissata al 30 settembre 2014. Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi all’Ufficio Pubblica Istruzione – Dott.ssa Giorgia Mezzogori, Via Agatopisto 3- Comacchio tel. 0533/318703.

Armando editore rilancia il Gramsci 2.0 di Roby Guerra

da: Roby Guerra

Gramsci 2017 – Dopo Berlinguer… Renzi, Grillo: per una sinistra italiana nell’era di Internet –
del futurista ferrarese Roberto (o Roby) Guerra è stato appena riedito in eBook dalla prestigiosa editrice romana Armando editore, specializzata in scienze sociali e testi universitari. Una nuova edizione ampliata e riveduta dopo la versione del 2013, Gramsci e il 2000… edita dalla ferrarese La Carmelina. Guerra rilegge per via letteraria futuribile (sullo sfondo appunto il futurismo, Marinetti e Majakowski), certa storia del progressismo italiano storico a partire da Gramsci, inclusi …Marx…Berlinguer, Pasolini e Cacciari, aggiornandolo alle news contemporanee di .. Matteo Renzi, dialetticamente anche verso Beppe Grillo (come sintomo mutazione del web), sia a certo futuribile, del secondo novecento (McLuhan ecc.) o certo postmoderno, Deleuze-Guattari e Baudrillard o attuale (Capitoli ad es. su R. Campa, transumanista di sinistra, il critico d’avanguardia V. Conte, interviste agli stessi , G. Ceccchini, S. Giovannini, Z. Ferrante, lo stesso G. Manias (sociologo e curatore Biblioteca Gramsciana di Ales…). Un testo controcorrente, provocatorio, un recupero del Gramsci secondo Guerra non ancora veramente storicizzato (appunto anche mediatico e futuristico ante litteram, celebri certe sue pagine sul Futurismo ). E il poeta non le manda a dire: “Questo rilancio editorialmente autorevole, piaccia o meno, prova quel che denuncio da anni, a Ferrara semi-azzerati da certa Casta rossa (o meglio rosso stinta e intrisa di acqua santa cattocomunista contaminata..): il Gramsci del 2013 presentato alla Biblioteca Gramsciana di Ales in Sardegna (luogo natale di Gramsci!), , discusso in convegni a Salerno, segnalato da media nazionali e siti rilevanti, anche dalla stampa ferrarese. Ma ignorato appunto da certa casta istituzionale e culturale d’area ferraresi, dove ancora prevale il pensiero unico ideologico. Questo breve saggio invece illustra le potenzialità di una nuova sinistra 2.0 dell’era di Internet, per una nuova società della conoscenza e progressista, dialettica verso il pensiero evoluto liberale/conservatore e cattolico.”. Non ultimo l’ebook si chiude con un poemetto sempre tributo a Gramsci scritto da Guerra nel 2012, a memoria del sisma emiliano, preceduto dalla prima raccolta poetica in assoluto del nostro futurista, “Fiori della Scienza”, 1983! dove già parlava di Futurismo di sinistra e Intelligenza Artificiale.

L’INTERVISTA
Dalle ceneri del Dazdramir ecco Ferrara Off, nuovo teatro sociale cittadino

La sede di Ferrara Off è uno spazio bellissimo. Si tratta di un piccolo teatro di 150 metri quadrati, per un centinaio di spettatori, ma è uno di quei luoghi in cui appena si entra viene voglia di togliersi le scarpe e danzare, mettersi al centro e provare la voce per sentire come risuona.

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Il palcoscenico durante i lavori di manutenzione

Quando c’è il sole, dai grandi oblò di quello che fu l’edificio dei magazzini Amga e poi del centro sociale Dazdramir, entrano scie di luce che si proiettano sul fondale come stelle cadenti, mentre sul pavimento di legno producono figure ovali color miele.
Ultimata l’attenta ristrutturazione da parte del Comune, nell’ambito dell’opera di riqualificazione del Baluardo e dei Bagni ducali in Alfonso I d’Este, dal luglio 2013 gli spazi sono gestiti dall’associazione culturale Ferrara Off, sotto il Patrocinio del Comune di Ferrara.
Ferrara Off si pone in città come nuovo ed importante spazio che, oltre a proporre corsi di teatro e di formazione propri, si apre ad ospitare tutti coloro che insegnano una disciplina artistica o culturale e che hanno bisogno di uno luogo per i loro corsi e laboratori.
L’attuale consiglio direttivo di Ferrara Off (associazione di promozione sociale) è composto da Giulio Costa, Beatrice Furlotti, Monica Pavani, Roberta Pazi e Marco Sgarbi.

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Il nuovo direttivo: da sinistra, Pavani, Costa, Pazi, Sgarbi

Abbiamo intervistato quest’ultimo, insieme a Monica Pavani, durante i lavori di manutenzione, prima della riapertura che avverrà a metà settembre; tra una mano di impregnante e l’altra, per proteggere le tavole di legno del palcoscenico, abbiamo voluto capire meglio come nasce questa bellissima esperienza e su quale base ideale poggia.

Come nasce il nuovo spazio di Ferrara Off e come si evolve?
L’idea parte nel 2009, quando Marco Sgarbi e Gianni Fantoni incontrarono l’Amministrazione comunale per capire se c’era un luogo in cui creare un piccolo teatro, che fosse formativo e performativo insieme. Nel tempo si è identificato lo spazio degli ex magazzini Amga come potenzialmente idoneo, e l’associazione Ferrara Off ha inaugurato il teatro nel 2013 al termine della ristrutturazione al grezzo realizzata dal Comune.

Da qualche mese Ferrara Off ha una nuova gestione, com’è avvenuto questo cambio e cosa comporta?
Dopo i primi tre anni di vita, l’associazione culturale Ferrara Off ha cambiato il consiglio direttivo. La prima gestione vantava la presenza di due personaggi molto conosciuti nell’ambito teatrale italiano, l’attore Gianni Fantoni e il regista Massimo Navone – direttore della Civica Scuola di Teatro “Paolo Grassi” di Milano – che hanno contribuito con la loro professionalità a dare risonanza all’iniziativa. Ora il nuovo direttivo è composto da persone conosciute in città perché attive da anni in ambito culturale.
In particolare tutti noi siamo uniti da un’esperienza pluriennale nell’organizzazione della Stagione del Teatro Comunale di Occhiobello, un esempio di realtà teatrale che negli anni è stata apprezzata anche dall’Amministrazione comunale di Ferrara. Da qui il desiderio di creare in città un’offerta teatrale contemporanea ancora più vasta.

In tutto questo la Fondazione Teatro Comunale di Ferrara come si pone? Si può dire che sta nascendo una sinergia con l’istituzione teatrale della città?
Il nostro intento è che le due realtà si intreccino, che dialoghino, che diventino complementari. La volontà in via informale c’è da entrambe le parti, ma le modalità e il tipo di collaborazione sono da costruire nel tempo.

Qual è la vostra idea di teatro?
Il nostro desiderio e la nostra aspettativa sono quelli di creare un luogo informale in cui gli spettatori possano sentirsi parte attiva del processo creativo e produttivo. L’idea è che diventi uno spazio in cui ci si può ritrovare con un gruppo di persone, e che si possa sentire proprio con il tempo. In sostanza si tratta di un’idea sociale di teatro, di teatro che nasce dalla condivisione, e che già da anni portiamo avanti anche al Teatro Comunale di Occhiobello.

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Corsi di teatro e formazione al Teatro Off

Ferrara Off dispone di spazi particolarmente idonei alla realizzazione di produzioni. Per questo intendiamo proporre la nostra ricerca e i nostri lavori teatrali al pubblico della città. Naturalmente l’intento a lungo termine è quello di ospitare altre compagnie, ma per ora non abbiamo ancora le risorse economiche necessarie. Cercheremo comunque di attivare anche scambi e confronti creativi con compagnie il più possibile limitrofe di cui apprezziamo la ricerca, una sorta di “teatro a km. 0”, un “teatro sostenibile” dove ciascuna realtà possa presentare le proprie produzioni a un pubblico diverso dal proprio.
L’idea è di tornare a un teatro in cui il rapporto tra spettatore e attore torni ad avvicinarsi. Uno degli obiettivi che ci sta più a cuore è quello di affezionare le persone. Ferrara Off è di piccole dimensioni e si presta proprio a questa modalità: è un luogo d’incontro e di confronto, oltre che di fruizione. Noi ci stiamo investendo tanto perché ci crediamo, Ferrara Off è importante prima di tutto quale centro in cui far convergere le nostre energie, i nostri interessi. È in un certo senso il nostro spazio interiore in costante dialogo con l’esterno.

Quali saranno i primi appuntamenti della prossima stagione?

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La sede del Teatro Off, ex magazzini Amga

In occasione della Giornata europea della cultura ebraica, proponiamo due spettacoli. Sabato 13 settembre, alle ore 22, con inizio in Piazza Castello, realizzeremo un’azione scenica dal titolo Una notte del ’43, ispirata all’omonimo racconto di Giorgio Bassani, mentre domenica 14 settembre, alle ore 16, presso il nostro teatro, presenteremo lo spettacolo Micòl e le altre, incontri, letture e messe in scena sui principali personaggi femminili bassaniani del Romanzo di Ferrara.

Londra a tutto gas,
“ho provato l’effetto della droga
di chi non si droga”

di Emilia Graziani

Da LONDRA – Tutta la gente più trendy di East London lo usa: gas esilarante, una sostanza ricreativa venduta per le strade che garantisce divertimento senza rischi per la salute o la fedina penale. Alla scoperta della droga fatta per chi non si droga.

L’ho fatto. Ho ceduto al desiderio di emulazione e dopo averlo detto per settimane, se non mesi, ho provato il nuovo trend dello sballo di East London: il gas esilarante (o ossido di diazoto, nel caso vogliate suonare super scientifici e acculturati).
Nel Regno Unito chiunque sia stato dal dentista per un’otturazione sa bene di cosa si tratta visto che qui viene somministrato abitualmente come calmante a chi suda freddo al solo pensiero della siringa per l’anestesia. Ma essendo stata dal dentista solo in Italia, dove la cosiddetta sedazione cosciente esiste ma è piuttosto inusuale, ero una tela bianca nelle aeree grinfie del gas.
Quel fatidico sabato sera mi sono diretta verso il quartiere londinese di Shoreditch dove avviene la gran parte del commercio di gas. La turistica Brick Lane di sera si trasforma nell’epicentro della vita notturna alternativa. Gruppetti di ridacchianti hipster barbuti sulla ventina ciondolavano per la strada stringendo in una mano un frullato biologico corretto alla tequila e nell’altra un palloncino.
Erano le 21 e l’asfalto era già ricoperto con innumerevoli cadaveri di palloncini di gomma che poco prima contenevano la sostanza esilarante.

La prima cosa da fare era trovare un venditore, cosa che, secondo il mio galoppante immaginario, significava venire accoltellati in un anonimo vicolo da qualche potente e nerboruto narcotrafficante.
Per mia fortuna la realtà era completamente diversa: il gas era venduto da squadroni di belle ragazze vestite di nero che indossavano in vita una specie di cartucciera piena di bombolette e porgevano palloncini variopinti ai numerosi clienti in fila davanti a loro.
Mi sono avvicinata a una di loro e, fingendo di non sapere, le ho chiesto cosa stesse vendendo. La ragazza, Shannon, ha iniziato a declamare una serie di frasi imparate a memoria che assomigliavano quasi a una pubblicità: “I palloncini sono pieni di gas esilarante che ti sballa ma è completamente innocuo e legale. L’effetto svanisce nel giro di un paio di minuti senza effetti collaterali e non c’è alcun rischio di dipendenza. E’ una sostanza così favolosa che è diventata la droga d’elezione dei VIP e anche il Principe Harry è stato paparazzato mentre la consumava.”
Innocua, legale, senza effetti collaterali, non crea dipendenza e per tre sterline a palloncino anche economica. Sembrava troppo bello per essere vero.

Prima di comprare un palloncino ho parlato con un paio di consumatori abituali che erano in coda per comprare la loro “dose”.
“Non avevo mai provato niente del genere. Mi avevano detto che inalare il gas era come fumarsi una canna e, sì, può assomigliare, ma il gas è molto più intenso,” mi ha detto Nina, 21 anni, una cameriera part-time di Malaga, “quello che mi piace è che ti rilassa più di qualsiasi altra droga. Credimi, dopo un tiro tutto sembra rallentato.”
Luca, 28 anni, un barista di Brescia, mi ha confessato “E’ da anni che lo uso. Ho iniziato quattro anni fa, quando sono arrivato in Inghilterra, allora non era ancora così commerciale e venduto così apertamente. La cosa più bella del gas è che ogni volta è intensa come la prima e posso farmene quanto voglio senza rischi legali o per la salute.”
Nessuno di quelli con cui ho parlato si definiva dipendente dal gas, tuttavia la maggior parte dei consumatori ha ammesso di sentire il bisogno di usarlo per vivere al massimo una serata. Questo fa pensare a una dipendenza di tipo psicologico.
Nato cinque anni fa ai festival musicali come la droga d’elezione degli adolescenti di buona famiglia, l’ossido di diazoto si è fatto velocemente strada nelle discoteche gremite di adolescenti borghesi bramosi di attaccarsi a ogni nuova moda. Negli ultimi mesi, l’altissima richiesta di gas esilarante ne ha portato il commercio per le strade e questo livello di visibilità ha ampliato il numero e la demografia dei consumatori.

Un sondaggio del 2013 del giornale universitario The Tab sul consumo di droga nei campus universitari inglesi ha rivelato che il gas esilarante è la terza droga più usata dopo cannabis e Mdma. Ciò è da attribuire probabilmente al suo effetto leggero e al fatto che inalare qualcosa che sembra aria da un oggetto infantile come un palloncino possa sembrare molto meno pericoloso di fumare, iniettare o ingoiare una sostanza tangibile.
“La dose di ossido di diazoto che si assume inalando da un palloncino è tutto sommato innocua,” ha dichiarato Yousry El Gazzar, medico di base al Lanark Medical Center di Londra, “il dosaggio medio per un’anestesia è più del doppio e, in un ambiente controllato, non ci sono particolari rischi per la salute.”
La mancanza di pericoli gravi è stata confermata dal rapporto annuale sui decessi per abuso di sostanze stupefacenti del 2013 dell’International Centre For Drug Policy in cui il numero di morti causate da sostanze volatili nel Regno Unito è zero.
“Tuttavia vanno prese delle precauzioni: per prima cosa, dato che l’ossido di diazoto può causare svenimenti e allucinazioni, è bene utilizzarlo in ambienti tranquilli e in compagnia di persone fidate e sobrie. Inoltre non è consigliabile mischiare il consumo di gas con alcool. Essendo entrambi vasocostrittori, un’esposizione prolungata a questo mix può causare infarti, emostasi [ridotta mobilità del sangue, ndr] e ipertensione,” ha avvertito dottor El Gazzar, aggiungendo “non sapevo neanche che il possesso di ossido di diazoto fosse legale al di fuori della professione medica.”

Il dottor El Gazzar non sbaglia del tutto: il possesso e il consumo di gas esilarante per scopi ricreativi è legale nel Regno Unito dato che la sostanza non è inclusa nel Misuse of Drugs Act 1971, ma chiunque non sia un operatore sanitario e venga sorpreso a procurare o vendere gas esilarante potrebbe trovarsi nei guai. Nonostante questo, la legge è semplicissima da aggirare.
Dato che l’ossido di diazoto è comunemente usato nella ristorazione come propellente per le bombolette di panna montata, chiunque può tranquillamente venderlo mascherandolo come additivo alimentare. Come non fidarsi di conservanti venduti in palloncini?
L’impunità per i venditori e la facilità di trovare fornitori non ha abbassato i prezzi. Una rapida ricerca su eBay mostra che si possono avere otto “ricariche per panna montata” contenenti ognuna 24 grammi di ossido di diazoto comodamente consegnate a casa nel giro di 24 ore per soli 9,50 sterline. Dato che un normale palloncino può contenere fino a 8 grammi di gas, i conti sono presto fatti: 24 palloncini di gas esilarante fai da te per 10 sterline contro le 72 che servirebbero per comprare l’equivalente a Brick Lane.

Dunque Shannon, la mia pusher, aveva dimenticato di aggiungere un sacco di “relativamente” quando mi ha detto che l’ossido di diazoto è innocuo, legale, senza effetti collaterali, non crea dipendenza ed è economico. E’ almeno divertente?
Shannon ha lasciato cadere le tre sterline nel marsupio che le ciondolava dalla cintura di ricariche e con destrezza ha estratto un palloncino dalla tasca attaccandolo al beccuccio della bomboletta. Psssst. Il mio palloncino era perfettamente gonfio. Me l’ha allungato con la sicurezza di chi ha fatto lo stesso gesto un milione di volte e mi ha guardata pensando che non avrei davvero respirato il gas.
L’ho fatto. Ho inalato quel vapore freddo e mandato giù la condensa che si era formata nella mia bocca come Nina mi aveva suggerito.
Immediatamente il battito del mio cuore si è fatto più lento ma più rimbombante. Tutto è diventato nero per un istante, come un lungo battito di ciglia, anche se non ricordo di aver chiuso gli occhi.
Una sensazione elettrica e pungente mi ha attraversata iniziando dalle spalle e finendo nei miei piedi. Ho pensato a tutte le cose che avrei dovuto fare la settimana seguente – pagare l’affitto, studiare per gli esami, prenotare un volo, mandare curricola – ma mi è parso che tutto potesse aspettare. Avevo ancora un paio di secondi di torpore da godermi.

LA STORIA
La spiaggia dei sorrisi

Sul litorale ostiense, a pochi passi dall’ultima fermata del trenino del mare che collega la costa alla capitale, tra la sabbia scura e più di duecento posti con sdrai e ombrelloni, è situata “L’Arca” di Ostia, uno stabilimento balneare gestito dalla Cooperativa Sociale Roma Solidarietà e ispirato alla Caritas Diocesana di Roma aperto a turisti, famiglie e bambini ma incentrato soprattutto sull’accoglienza di anziani, perlopiù soli, divisi tra i vari municipi di residenza. Un bagno pensato in modo tale da far accedere ai classici servizi presenti negli stabilimenti marittimi anche chi, per tanti motivi, altrimenti non riuscirebbe. E i “clienti” hanno così la possibilità di usufruire di molteplici servizi ad un prezzo ridotto, comprensivo di colazione, pranzo e svariati servizi di ricreazione ed animazione.
Gli anziani soli, come già anticipato, sono gli ospiti più numerosi dello stabilimento: una sensibile parte della popolazione romana (e non solo) che troppo spesso viene dimenticata e trascurata e che, grazie a realtà come l’Arca, trova il giusto mezzo per riemergere e tornare a gustarsi quelle piccole cose come un bagno in mare, un ballo di gruppo, un pasto in compagnia, cose sulla carta normali ma, al contrario, per chi vive in solitudine tutto l’anno, preziose occasioni per tornare a vivere veramente. Ed ecco che un torneo di briscola o scala diviene una lotta all’ultimo sangue, il tombolone una bolgia anche solo per un misero ambo, la partita a bocce rigorosamente uno scontro tra laziali e romanisti; si vede in questi semplici momenti come gli anziani dell’Arca, in queste poche giornate di mare, recuperino mesi di silenzi, di voglia di parlare, di urlare, di litigare, di rispolverare una vitalità apparentemente perduta. La vita frenetica e troppo spesso anonima classica delle metropoli diviene così, anche se per poche ore, un ricordo lontano.
Per quanto riguarda la parte organizzativa, insieme ad un instancabile staff di cuochi, baristi, spiaggisti ed animatori, sono i volontari il vero polmone dello stabilimento, tantissimi, giovanissimi e provenienti da ogni parte d’Italia, disponibili ovviamente a godersi giorni di mare in compagnia ma anche e soprattutto pronti a mettersi in gioco ed aiutare gli ospiti anche semplicemente con una chiacchierata o con un saluto. A loro il compito di organizzare la giornata, dall’accoglienza mattutina una volta arrivati i pullman al servire il pranzo, dal preparare la spiaggia al camminare tra gli sdrai per parlare e bere un thé freddo con gli anziani. Un modo sicuramente diverso di vivere quella che a tutti gli effetti è una vacanza, ma che trova nel giusto mix tra lavoro e divertimento nello stare a contatto con persone desiderose di manifestare tutto il loro entusiasmo, un’occasione per trascorrere giornate intense e produttive, toccando con mano situazioni che a noi paiono lontane e in grado di aprire mente e cuore.
Una bella realtà ed una scelta che, nonostante rimanga un servizio di assoluta gratuità (ed in quanto tale fine a sé stesso, da non sbandierare con vanto ma al contrario un modo tacito di arricchirsi e arricchire interiormente) può essere tuttavia un monito per tanti altri giovani, un sano esempio da seguire e, se possibile, emulare affinché in tanti scoprano la bellezza del servizio. Perché in fin dei conti, come recita lo slogan stesso presente all’ingresso dello stabile, l’Arca è un “Alternativa per tutti”. Nessuno escluso.

La spiaggia e l’offesa alla bellezza

RACCONTI LIDESCHI (PRIMO) ovvero I DIARI VENTURI

E il sole ritorna dopo le nuvole e la spiaggia riaccoglie i dannati della terra con le loro false mercanzie di un lusso datato e volgare che piace tanto alla casalinga di Voghiera, pronta a storcere il naso di fronte all’amica mentre il nero le si avvicina per venderle improbabili prodotti, tenuto al guinzaglio della necessità di sopravvivenza da mafie ben collocate tra Nord e Sud. Non posso chiudere gli occhi o ascoltare in cuffia la mia amatissima Marta (naturalmente Argerich). Il giornale che ho davanti racconta di barriere mobili che il solerte Comune di Ferrara intende innalzare sul sagrato della cattedrale per difendere dalle deiezioni, non animali ma umane, quei monumenti e quella storia e del viaggio che i Bronzi di Riace dovrebbero intraprendere per la necessità economica di rendere appetibile l’Expo milanese. All’offesa della bellezza, al mercimonio del pensiero, alla volgarità degli iloti (ah Giacomino, come avevi ragione nel disprezzare quel genere di umanità!) nulla può essere difesa se non la consapevolezza della piccolezza della stirpe umana. E il laico pensiero sulla necessità e democraticità della ragione si spezza contro la barbarie del branco o sulla volontà di rendere cosa e cosa mercificata la bellezza. La stolidità dell’espressione di Maroni, il ghigno di Sgarbi che propongono come soluzione “b” al rifiuto del viaggio dei Bronzi di porsi loro nudi per sei mesi, eccita al riso solo gli stolti o i mentecatti. Che vergogna e che tristezza. Un giovane prete don Zanella, risponde lui, non certo laico, che le barriere servono a poco ma che bisogna cambiare la mentalità del branco. Ve l’immaginate i gradini del Duomo di Firenze o di San Marco a Venezia, dove le orde dei turisti consumano bevute e pasti lasciando l’immondizia del loro scervellato aggirarsi tra i monumenti per consumarli, se fossero recintati? Ma va là! Basterebbe munirsi di sorveglianza umana e prevenire il degrado con multe e sanzioni, mettere contenitori, cambiare mentalità. Delle opere di cui la Lombardia è piena, perché strappare dalla loro sede naturale i capolavori di Riace? Ma ancora una volta, mentre mi accingo a lasciarmi incantare dalla giovane Marta che esegue il concerto di Chopin, il bambinetto dell’ombrellone accanto studiosamente con la paletta leva la sabbia dalla passerella e mi guarda con un sorriso che invita all’approvazione. Cadono le difese e un “bravo!” mi esce con voce tenera e convinta.
Qualcuna d’altronde ha stupendamente descritto la ragione e il sentimento.

ACCORDI
I soldi non sono un problema…
Il brano musicale di oggi

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta..

“Se potessi avere mille lire al mese,
senza esagerare, sarei certo di trovar
tutta la felicità!”.
I soldi non sono una problema. Di solito a dirlo è chi ce li ha…

250px-Gilbertomazzi“Mille lire al mese” è un brano musicale di Gilberto Mazzi del 1939.
(per ascoltarlo cliccare sul titolo)

Gilberto Mazzi, MIlle lire al Mese

IMMAGINARIO
Colazione per due

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

OGGI – IMMAGINARIO NATURA

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Colazione per due (foto di Aldo Gessi)

Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più
(foto di Aldo Gessi)

[clic sull’immagine per ingrandirla]

GERMOGLI
Giustizia,
il seme della pace.
L’aforisma di oggi

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

Dalla Russia al Medio Oriente si rincorrono suoni di morte. In tempi di guerra attendiamo, desideriamo, rincorriamo la pace.

papa1“Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono” (Karol Wojtyla)