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Giorno: 22 Settembre 2014

Coldiretti: in arrivo l’aratro ai soci di Ferrara con lo speciale Pac 2014-2020

da: ufficio stampa Coldiretti

Si apre con una copertina d’impatto, che ricorda il difficile momento della nostra ortofrutta e quindi dell’intero comparto agricolo ferrarese ma non solo, l’ultimo numero dell’Aratro, il notiziario di Coldiretti Ferrara. Oltre alle riflessioni sull’attualedifficoltà del comparto, spazio ai primi provvedimenti di “campo libero” e del decreto competitività, con le informazioni sui crediti d’imposta per investimenti, sulle nuove tariffe per gli impianti fotovoltaici, sulla prevenzione incendi, sulle nuove norme per la bruciatura dei residui vegetali (ora normale pratica agricola e non più trattamento di rifiuti), informazioni sul servizio di supporto alle imprese per le forniture di gas, le consuete pagine del Patronato EPACA ed il mercatino, oltre alla pagina della medicina.
“Piatto forte” però sarà l’allegato, un opuscolo che tratta la prima parte delle informazioni sulla nuova PAC, dalle disponibilità finanziarie per l’Italia, ai diversi tipi di pagamenti, ai requisiti necessari per accedere al nuovo regime di sostegno ed incentivo per le imprese agricole che dal 2014 al 2020 sarà in vigore per tutti gli agricoltori con una serie di novità ed adempimenti che è bene conoscere prima di iniziare con le semine della prossima campagna agraria. Attraverso schemi ed esempi i diversi aspetti della normativa vengono affrontati in modo che ciascun imprenditore possa tracciare il proprio percorso massimizzando le opportunità di contribuzione con le caratteristiche della propria impresa. E’ la prima parte in quanto necessariamente alcuni aspetti sono legati ai decreti nazionali di attuazione dei regolamenti comunitari, ad oggi ancora in discussione traMinistero e Conferenza delle Regioni.

Coldiretti: mercoledì 24 settembre convegno sulle strategie per l’ortofrutta made in Italy a Macfruit

da: ufficio stampa Coldiretti

L’andamento stagionale anomalo e l’embargo russo sui prodotti agroalimentari dell’Unione europea ha portato un terremoto sui mercati ortofrutticoli. A farne le spese sono soprattutto i produttori, ormai alle prese con la recessione economica generale e con una difficoltà strutturale delle loro produzioni.
Coldiretti Emilia Romagna ritiene sempre più indispensabile ripensare a un nuovo modello per tutta lafiliera ortofrutticola, attento alle esigenze del consumatore., anche cogliendo le opportunità del futuro Piano di sviluppo rurale e degli interventi europei per ridurre l’impatto dell’embargo russo sul settore.
Lo farà prendendo le mosse da una ricerca Coldiretti/Ixé su “Canali di acquisto e stili di consumo dell’ortofrutta ai tempi della crisi”, che verrà presentata per la prima volta al convegno “Quali strategie per il futuro dell’ortofrutta made in Italy”, che si svolgerà al Macfrut di Cesena, mercoledì 24 settembre, alle ore 14,30.
Con la regia del vice-direttore del Resto del Carlino, Massimo Gagliardi, al convegno interverranno il presidente di Coldiretti Forlì-Cesena, FilippoTramonti, il sindaco di Cesena, Paolo Lucchi, il responsabile dei rapporti con le istituzioni europee di Coldiretti Bruxelles, Paolo Magaraggia, il presidente dell’istituto di ricerche Ixé, Roberto Weber; il presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiletti, l’assessore regionale all’Agricoltura, Tiberio Rabboni, il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello. Al convegno saranno presenti molti produttori della nostra provincia, a cominciare dal presidente provinciale Sergio Gulinelli, che rimarca la necessità di acquisire le informazioni piùcorrette per riorganizzare il “sistema produttivo e di mercato” delle aziende agricole in funzione delle richieste dei consumatori e dei nuovi stili di acquisto.

Around The World: Aperitivo al Parco Massari con Sfilata di Moda e Vernissage fotografico

da: Feshion Coupon

Giovedì 25 Settembre Feshion Coupon, in collaborazione con il “Cafe Makkiato” e “Bar Central Park” vi invita ad una splendida serata nel cuore del Parco Massari: “Around the world”, durante la quale vi sarà un ricco aperitivo contornato dall’esposizione delle foto finaliste del terzo “Feshion Contest”, organizzato dalla blogger Eleonora Gavioli (http://tooloverblog.com) con annessa premiazione delle vincitrici, e animato da una sfilata di moda in collaborazione con i negozi “Pelle D’Oca Abbigliemento” e “Best Seller”!
Il titolo dell’evento sarà il tema dominante della serata: gli abiti che sfileranno e le fotografie in mostra ruoteranno intorno al tema “viaggio”.
Il costo della serata è di 10€ e comprende:
– Ingresso
– Votazione FEshion Contest
– Sfilata
– Due drink
– Buffet
– Musica

La serata sarà accompagnata da ottima musica dal vivo grazie a Thomas Lucas Nicolas Cheval e a seguire Dj-Set fino a Mezzanotte.

Per info e prenotazioni chiamare al 3495878324
http://www.feshioncoupon.it/around-the-world-sfilata-vernissage-fotografico/
Evento fb: https://www.facebook.com/events/894894640538879/?fref=ts

Mercoledì, all’Ibs, Andrea de Carlo presenta il suo nuovo romanzo “Cuore primitivo”

da: Responsabile Eventi Libreria IBS.it Ferrara

Mara Abbiati, scultrice di grandi gatti in pietra, e suo marito Craig Nolan, famoso antropologo inglese, hanno una piccola casa di vacanza vicino a Canciale, paesino ligure arrampicato tra il mare e l’Appennino. Un mattino d’estate Craig sale sul tetto per controllare da dove sia entrata la pioggia di un temporale estivo, e ci cade attraverso, quasi spezzandosi una gamba. Alla disperata ricerca di qualcuno che gli aggiusti la casa, vengono in contatto con Ivo Zanovelli, un costruttore con molte ombre nella vita. Nel corso di pochi giorni di un luglio incandescente l’equilibrio già precario di ognuno dei tre si rompe, e fa emergere con violenza dubbi, contraddizioni, desideri fino a quel momento dormienti.
In “Cuore primitivo”, il suo diciottesimo romanzo, Andrea De Carlo utilizza le tecniche di spostamento della prospettiva sviluppate in “Giro di vento”, “Leielui” e “Villa Metaphora”, per raccontare a capitoli alterni le ragioni dei tre protagonisti in tutta la loro complessa, incontrollabile verità.

Andrea De Carlo è nato a Milano. Ha scritto “Treno di panna”, “Uccelli da gabbia e da voliera”, “Macno”, “Yucatan”, “Due di due”, “Tecniche di seduzione”, “Arcodamore”, “Uto”, “Di noi tre”, “Nel momento”, “Pura vita”, “I veri nomi”, “Giro di vento”, “Mare delle verità”, “Durante”, “Leielui”. I suoi romanzi sono tradotti in 26 paesi. Il suo sito è www.andreadecarlo.com

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Gioco d’azzardo, il marchio “Slot Free ER” per gli esercizi commerciali. Al via il Piano regionale di contrasto e prevenzione

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Una vetrofania con il marchio “Slot Free ER” per gli esercizi commerciali, in modo da ridurre i luoghi e le occasioni di gioco. Parte la fase operativa del Piano integrato per il contrasto, la prevenzione e la riduzione del rischio di dipendenza dal gioco patologico 2014-2016 della Regione Emilia-Romagna. Con una particolarità: il coinvolgimento di Comuni e degli esercizi commerciali, attraverso la diffusione di un apposito marchio. Approvato nel marzo scorso all’unanimità dall’Assemblea legislativa, il Piano (che si richiama ai principi della legge regionale 5 del 2013) ha tra i suoi obiettivi la realizzazione di progetti di prevenzione e sensibilizzazione sul rischio di dipendenza da gioco. In Emilia-Romagna, nel 2013, questo fenomeno (che ha prodotto un fatturato di circa 6 milioni di euro) ha comportato l’assistenza di 1.102 persone da parte dei SerT delle Aziende Usl. Un dato, questo, fortemente in crescita; si stima, inoltre, che i giocatori totali siano circa 10mila.
In base al Piano la Regione, con ulteriori risorse rispetto ai Livelli essenziali di assistenza oggi definiti, ha attivato in ogni Azienda Usl un punto sperimentale di accoglienza e valutazione delle persone con problemi di gioco patologico, in rete con associazioni del terzo settore impegnate sul tema. Nella programmazione sociale e sanitaria d’ambito distrettuale, e nello specifico nei programmi attuativi del Piano di zona per la salute e il benessere sociale, i servizi (sociali e sanitari) dovranno individuare ulteriori azioni e interventi da concretizzare insieme, coinvolgendo dove possibile gli organismi del terzo settore e le associazioni di rappresentanza.

“La dipendenza da gioco d’azzardo – sottolinea l’assessore alle Politiche sociali Teresa Marzocchi – sta rovinando la vita di sempre più persone, anche nella nostra regione. Persone spesso fragili, che pensano di aver trovato una facile via d’uscita da precarietà e insicurezza. Occorre dunque un cambiamento di consapevolezza che deve essere accompagnato da un impegno forte da parte anche del privato sociale e del volontariato. L’Emilia-Romagna è da sempre una regione all’avanguardia nell’affrontare i nuovi problemi che i mutamenti sociali portano con sé e anche sul fronte delle dipendenze da gioco d’azzardo continueremo il lavoro con gli enti locali per sostenere e ampliare l’impegno di chi quotidianamente affronta sul territorio quest’emergenza sociale”.

“Vogliamo porre l’attenzione su un tema che è di natura etica, ma con ricadute sanitare e sociali – dichiara l’assessore alle Politiche per la salute, Carlo Lusenti – . Il nostro impegno è quello di creare un circuito virtuoso, di sostenere una cultura della responsabilizzazione sui rischi sia verso la persona sia verso la comunità nel suo complesso. L’eccessiva diffusione delle sale dedicate al gioco d’azzardo è il risultato di scelte che riteniamo sbagliate e che stanno alimentando un fenomeno della dipendenza in costante crescita. La prevenzione e la cura dei malati da gioco in Emilia-Romagna sono comunque garantite, anche se non sono ancora inserite nei Livelli essenziali di assistenza in ambito nazionale”.

Il coinvolgimento degli esercenti e il marchio “Slot Free ER”
Tra i punti qualificanti del Piano c’è il coinvolgimento, in un circuito virtuoso, degli esercizi commerciali (come bar, tabaccherie e circoli ricreativi) che operano sul territorio regionale, per ridurre i luoghi e le occasioni di gioco con le slot machine e i totem per il gioco on line, due tra le modalità più diffuse. La collaborazione degli esercenti è fondamentale per la diffusione e sensibilizzazione delle azioni del Piano: sono state realizzate infatti vetrofanie con il marchio “Slot Free ER” (e lo slogan: “Dove il gioco d’azzardo non c’è si vive meglio”) che possono essere applicate sulle vetrine all’entrata dei locali. In questo modo, i cittadini possono riconoscere e scegliere un locale dove non ci sono slot machine o totem per il gioco on line. Gli esercenti che intendano aderire all’iniziativa possono fare richiesta, a partire dalla settimana prossima, al Comune del territorio dove svolgono l’attività: in alcuni casi rivolgendosi agli Urp (Uffici relazioni con il pubblico) comunali, in altri agli Sportelli unici per le attività produttive. E’ il Comune poi, dopo una breve istruttoria, a rilasciare la vetrofania.

Corsi di formazione
Come prevede il Piano regionale, entro la fine dell’anno partiranno corsi obbligatori di formazione rivolti al personale delle sale da gioco, per favorire una responsabilità sociale “diffusa” verso i giocatori più fragili e sui rischi della dipendenza da gioco d’azzardo. Altri corsi di formazione sono rivolti anche al personale sociale e sociosanitario dei Comuni (operatori di Sportelli sociali, Centri per le famiglie) e agli agenti delle Polizie locali per informarli sui rischi del gioco d’azzardo e sui percorsi di cura, in modo da favorire se possibile il riconoscimento precoce del problema e orientare il cittadino verso i servizi di cura.

I dati sulle persone assistite: 37% in più nel 2013
Sono in costante aumento le persone assistite in Emilia-Romagna per dipendenza da gioco d’azzardo. Al 31 dicembre 2013 quelle seguite nei Sert, i Servizi per le dipendenze delle Aziende Usl, erano 1.102, il 37% in più rispetto all’anno precedente (802 nel 2012) e più del doppio rispetto al 2010 (512). I pazienti sono prevalentemente italiani (91,7 %), e di sesso maschile (79% rispetto al 21% di donne). La fascia di età più numerosa è tra i 41 e i 50 anni (29,5%); segue l’età 51-60 anni (23,2 %) e 31-40 (19,3%). Secondo una ricerca del Centro nazionale delle ricerche (l’indagine Ipsad-Italia del 2010-2011), si stima che in Emilia-Romagna i giocatori d’azzardo siano circa 10.000. A questi dati dei Sert si aggiungono le persone che si rivolgono direttamente all’associazione Giocatori Anonimi: circa 200 sono quelle che attualmente seguono con regolarità l’attività dei 9 gruppi in Emilia-Romagna (a Modena, Bologna, Imola, Forlì, Cesena, Ravenna, Rimini). Inoltre, circa 70 familiari di persone con dipendenza da gioco d’azzardo frequentano i gruppi dell’associazione Gamanon (i gruppi sono a Bologna, Imola, Ravenna, Rimini).

Il percorso di assistenza nei Sert delle Aziende Usl
Il gioco d’azzardo è una malattia che si può curare. Prima viene diagnosticato il problema, più alte sono le possibilità di liberarsi da questa dipendenza. Il punto di riferimento è il Servizio dipendenze patologiche (SerT) dell’Azienda Usl. L’accesso al SerT è gratuito e diretto: non si paga alcun ticket né occorre la richiesta del medico di famiglia. La presa in carico della persona con dipendenza da gioco d’azzardo è prevalentemente di tipo psicologico, con trattamenti individuali e di gruppo. Il SerT effettua diagnosi e trattamenti medico-farmacologici, psico-sociali, assistenziali ed educativi attraverso una équipe multidisciplinare composta da medici, psicologi, assistenti sociali, educatori, infermieri. Come in tutte le forme di dipendenza, l’assistenza al singolo può prevedere il coinvolgimento della famiglia o della coppia. La Regione finanzia il progetto “Pluto” di Reggio Emilia, che fornisce un’assistenza intensiva per le persone con dipendenza da gioco particolarmente grave. Queste persone sono inviate dai SerT con una diagnosi specifica. Tra il luglio 2013 e il giugno 2014 sono state assistite 45 persone nelle strutture residenziali previste dal progetto.

Volumi di gioco in Emilia-Romagna: un fatturato di 6 milioni
Nel rapporto pubblicato quest’anno dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, nel 2013 il fatturato complessivo in regione per il gioco è stato di 5,9 milioni di euro; di questi, i soldi persi dai giocatori sono stati pari a 1,3 milioni di euro. In Emilia-Romagna ci sono 21 Sale Bingo, 562 punti vendita concorsi pronostici, 2.843 punti vendita per giochi a totalizzatore (win for life, superenalotto), 290 luoghi di scommesse ippici, 404 luoghi di scommesse sportivi , 2.457 ricevitorie del lotto, 4.749 punti vendita lotterie. In totale sono 31.631 le slot machine in 7.244 esercizi e 4.870 le videolottery in 404 sale.

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Emilia-Romagna digitale, i numeri del Piano Telematico (PiTER) 2011-2014

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Il 100% della popolazione raggiunta con copertura a banda larga su tutto il territorio regionale a 2 Megabit per secondo – Mbps (obiettivo fissato dall’Agenda Digitale Europea) a fine 2013. Centottanta scuole connesse in fibra ottica attraverso la rete Lepida (agosto 2014). Oltre 12mila persone formate con 851 corsi di alfabetizzazione informatica gratuita (“Pane e internet”) in 176 sedi sul territorio, da Piacenza a Rimini, con una preponderante presenza femminile. Oltre 70mila fascicoli sanitari elettronici attivati. Sono solo alcune delle cifre – presentate oggi, in conferenza stampa, in occasione del convegno “Nuovi diritti di cittadinanza al tempo dell’agenda digitale” – che compongono il quadro raggiunto con l’applicazione e lo sviluppo del Piano Telematico dell’Emilia-Romagna (PiTER) 2011-2014.
“Non siamo di fronte a una sommatoria di dati – ha sottolineato l’assessore alle Reti di infrastrutture materiali e immateriali della Regione Alfredo Peri – , ma di un lavoro che continua lungo un filo preciso, all’interno di una strategia ben chiara”. L’evoluzione tecnologica e il relativo utilizzo “rischiano di produrre nuove marginalità – ha aggiunto Peri – ; questo è un tema da ‘consegnare’ non solo alla cultura giuridica, ma prima di tutto alle istituzioni, perché nessuno resti escluso”. L’assessore ha quindi auspicato la nascita, a livello nazionale, di una “Costituente digitale”, ovvero “un luogo dove più competenze e più saperi costruiscano le basi della nuova società digitale”. Del progetto di un Osservatorio sui diritti digitali, promosso dalla Regione Emilia-Romagna, ha parlato invece Gabriele Falciasecca (presidente Comitato scientifico dell’Agenda Digitale regionale), e quindi di uno strumento “ideato per osservare come i diritti digitali vengono applicati e per indicare modelli nuovi e più efficaci di attuazione”. Ripercorrendo le tappe del processo avviato all’inizio degli anni 2000, Gianluca Mazzini (direttore generale di Lepida Spa) ha ricordato che entro fine anno saranno 230 le scuole connesse in fibra ottica attraverso la rete Lepida, per arrivare a 500 nei prossimi due-tre anni. “Abbiamo lavorato per rendere uguali, in termini di copertura, pianura e montagna – ha sottolineato Mazzini – e per aiutare i Comuni medio-piccoli, che rappresentano la stragrande maggioranza in questa regione”.

In questi anni, dunque, in Emilia-Romagna (dove il 63% della popolazione usa regolarmente Internet, con un +7% rispetto alla media nazionale) sono già stati definiti e riconosciuti veri e propri “nuovi diritti di cittadinanza digitale”, e precisamente il diritto di accesso alle reti tecnologiche, all’informazione e alla conoscenza, ai servizi alla persona e alle imprese, ai dati (open data). Questi i principali numeri raggiunti dalla Regione:

100% della popolazione raggiunta con copertura a banda larga su tutto il territorio regionale a 2 Mbps a fine 2013 (traguardo fissato dall’Agenda Digitale europea)
oltre 2100 punti direttamente collegati in fibra ottica
25,6% della copertura in banda ultra larga a 30 Mbps in Emilia-Romagna
180 scuole connesse in fibra ottica attraverso la rete Lepida ad agosto 2014 (230 a fine anno);
269 Comuni su 340 con almeno un wi-fi pubblico (+208 dal 2010)
528 punti wi-fi pubblici di accesso alla rete Internet
4 Datacenter regionali in costruzione al servizio di tutte le PA regionali
12.254 persone formate con 851 corsi di alfabetizzazione informatica gratuita (“Pane e internet”) in 176 sedi sul territorio regionale con preponderante presenza femminile (61%), in maggioranza over 60 (59%) e con una forte rappresentanza di casalinghe e pensionati (66%)
4000 studenti in 97 scuole coinvolti in progetti di digitalizzazione della didattica (classi/scuole 2.0, LIM, tablet nelle classi, e così via) rivolti principalmente alle aree montane e alle zone colpite dal terremoto
oltre 70.000 fascicoli attivati nel sistema regionale per la gestione del Fascicolo Sanitario Elettronico e portale per l’accesso online ai servizi sanitari (prenotazioni, disdette, pagamenti, e così via)
un polo archivistico dell’Emilia-Romagna, archivio digitale della PA per la conservazione e l’accesso dei documenti informatici (ParER). 25.000.000 i documenti conservati in ParER (ritmo di crescita: +2 milioni/mese)
1.208 dataset rilasciati in open data da enti del territorio regionale (fonte: dati.gov.it)
un sistema di sistema di bigliettazione elettronica integrata (300.000 card emesse) “Mi Muovo”, utilizzato da tutte le 4 società di trasporto pubblico locale (copertura totale dei 9 bacini provinciali) oltre a Tper, per le ferrovie regionali.

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Due giorni di incontri tra imprese emiliano romagnole e del Sudafrica. Gli incontri a Bologna e Reggio Emilia dal 23 al 24 settembre

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Due giorni di incontri tra imprese emiliano romagnole e del Sud Africa. Gli appuntamento sono organizzati da Regione Emilia-Romagna e Comune di Reggio Emilia, in collaborazione con Isiamed e l’Ambasciata del Sudafrica in Italia.
La delegazione sarà a Bologna il 23 settembre e a Reggio Emilia il 24 settembre.
Al via domani a Bologna la prima giornata di incontri con le imprese sudafricane guidate da rappresentanti del Black Business Council e del Ministero per l’industria e il Commercio. A Bologna – alla presenza dell’assessore regionale alle Attività produttive Luciano Vecchi e dell’ambasciatrice del Sud Africa in Italia Nomatemba Tambo – si terrà un incontro nella mattinata, durante il quale associazioni imprenditoriali e Camere di Commercio presenteranno alla delegazione il territorio regionale per valutare nuove collaborazioni che possano dare un seguito al lavoro svolto fino ad oggi dalla Regione nel creare relazioni istituzionali e commerciali con la Rainbow Nation. A seguire una sessione di b2b con le imprese.
A Reggio Emilia invece si terrà un seminario aperto al pubblico e dedicato al tema “Sudafrica – Emilia-Romagna: opportunità economiche e di scambio per l’agrifood processing, le energie rinnovabili e il manifatturiero”, oltre ad una sessione pomeridiana di b2b.
La delegazione è composta da 20 imprese sudafricane che lavorano nei seguenti settori: agricoltura, trasformazione dei prodotti agricoli, green economy, energie rinnovabili, costruzioni e infrastrutture, manifattura, produzione di artigianato e tecnologie dei servizi.

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Al via il Registro unico dei controlli. Rabboni: una risposta concreta alle istanze di semplificazione del mondo agricolo

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Meno burocrazia in campagna grazie al Ruc, il Registro unico dei controlli voluto dall’assessorato regionale all’Agricoltura, che è stato presentato oggi a Bologna. “Si tratta di una risposta concreta che la Regione ha voluto dare alle istanze di semplificazione che venivano dal mondo agricolo – ha spiegato l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni – con il Ruc riduciamo il numero dei controlli e dunque alleggeriamo il peso della burocrazia sulle aziende, senza però rinunciare a quella capacità di vigilanza che costituisce la garanzia della qualità dell’agroalimentare italiano”.
Il Ruc è stato tenuto a battesimo dal ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina che ha parlato di un’iniziativa “utile e concreta che si pone realisticamente il tema dello snellimento della burocrazia” e che è stata inserita dal Governo nel provvedimento di rilancio dell’agroalimentare italiano “Campo Libero”. “Il Ruc emiliano-romagnolo – ha detto Martina – sarà uno dei pilastri di quello che faremo a livello nazionale”. Apprezzamento per l’iniziativa anche da Guglielmo Garagnani coordinatore di Agrinsieme Emilia-Romagna e Mauro Tonello presidente di Coldiretti regionale. Alla presentazione del Ruc è intervenuto anche il presidente di Unioncamere Emilia-Romagna Maurizio Torreggiani.

Come funziona il Ruc
Operativo dal mese di agosto, il Ruc permette di semplificare e velocizzare la complessa macchina delle ispezioni che riguardano il mondo agricolo, evitare doppioni e sovrapposizioni e far risparmiare tempo e denaro, sia ai controllori che ai controllati.
Il Registro è un archivio informatico in cui vengono inseriti i risultati di tutti i controlli in azienda compiuti dai diversi Enti: Uffici regionali, Agrea, Province, Comunità montane, Unioni di Comuni, Arpa, Aziende Usl.
Prima di procedere a una nuova ispezione, ogni ente ha l’obbligo di verificare se esistono già esiti di precedenti, analoghi controlli utilizzabili, e, in caso contrario, di concordare con gli altri uffici un’unica visita in azienda.
A loro volta le aziende agricole possono accedere al Ruc (direttamente con un’apposita smart card o attraverso i Centri di assistenza agricola) e conoscere risultati e relativa documentazione dei controlli ricevuti.
Attualmente nel Ruc sono inseriti oltre 51 mila controlli eseguiti da 55 enti diversi operanti sul territorio emiliano-romagnolo, relativamente a 128 tipologie diverse (ma il sistema è costruito per contenere fino a 172 tipi diversi di ispezioni).
Ogni controllo ha una sua “data di scadenza” stabilita in 180 giorni. Entro tale termine l’esito del controllo è valido, non solo per l’amministrazione che l’ha effettuato ma anche per le altre, grazie a specifici accordi di mutuo riconoscimento.
Il Ruc è solo la più importante delle iniziative realizzate in questa legislatura dall’assessorato regionale all’Agricoltura per tagliare i costi della burocrazia in campagna. E’ infatti in via di completamento il trasferimento su supporto digitale dell’Anagrafe delle aziende agricole e in attivazione la procedura del silenzio-assenso nel comparto vitivinicolo. E’ stata anche realizzata la possibilità di firma digitale per la presentazione online delle domande di contributo.
Si calcola che le ispezioni che vengono realizzate in Emilia-Romagna in campo agricolo siano circa 10 mila ogni anno: dai controlli sulla consistenza aziendale, al rispetto della normativa ambientale e sanitaria; dalle domande per la concessioni di aiuti regionali, nazionali e comunitari, alle certificazioni delle produzioni, per fare solo alcuni esempi. Una macchina organizzativa estremamente complessa che ora con il Ruc potrà guadagnare in efficienza e trasparenza.

L’INTERVISTA
“Io, ebreo scisso fra sogno messianico e la realtà
dello Stato di Israele”

La settimana scorsa si è tenuta a Berlino, di fronte alla neoclassica Porta di Brandeburgo, un’imponente manifestazione contro l’antisemitismo, che è emerso in modo particolarmente virulento nei giorni dell’ultimo conflitto israeliano-palestinese. Tra i vari manifestanti si sono distinti quasi da subito due schieramenti all’interno dei numerosi israeliani: un gruppo di israeliani “sionisti” e un gruppo di israeliani “antisionisti.” Se la circostanza non fosse stata comunque drammatica, avrebbe quasi fatto sorridere questa divisione così particolare e complessa da decifrare – quasi un omaggio ad una famosa barzelletta sulla proverbiale litigiosità ebraica (un ebreo resta sperduto per cinque anni in un’isola deserta e quando viene ritrovato gli chiedono perché abbia costruito due sinagoghe e risponde: una è la sinagoga che frequento, l’altra è la sinagoga in cui non metterei mai piede!).

Tomer-Dreyfuß
Tomer Dreyfuß

In quest’occasione ho rivisto un mio compagno di lettura di filosofia, un giovane studente israeliano e blogger, Tomer Dreyfuß, il quale si è lasciato intervistare anche su temi piuttosto scottanti, persuaso forse dal suono un po’ folcloristico del mio “giudeo-italiano,” forse dalla reciproca familiarità, per aver condiviso molte ore sugli stessi testi.
In effetti, fuori dalle pagine di filosofia, ho scoperto un’altra faccia di Tomer. Non condivido alcune delle sue opinioni ma apprezzo molto l’integrità e l’onestà intellettuale di questo giovane, atipico israeliano che ama mettere in discussione anche quei principi identitari, come il “sionismo,” che si danno comunemente per scontati e che anzi si credono difesi strenuamente con la violenza e le bombe, mentre invece hanno esattamente bisogno di questo: una discussione appassionata sui principi fondanti dello Stato d’Israele, senza alcun sospetto distruttivo bensì, come recita il profeta, “per amore di Sion non tacerò” (Is 61:1). Cominciamo, dunque.

Ciao Tomer. Ti puoi presentare brevemente? Sei un israeliano e studi filosofia a Berlino. Posso chiederti perché hai deciso di fare filosofia e perché hai deciso proprio di studiarla in Germania? C’è una qualche connessione?
Studio letteratura e filosofia a Berlino. È stata una decisione che ho preso all’ultimo momento, prima di presentare i documenti in ufficio. Non ero venuto in Germania per studiare. Volevo studiare e volevo andare in Germania: le due cose hanno semplicemente coinciso. Ero qui prima di cominciare con gli studi e forse ci resterò anche quando avrò finito. Penso che quello che si insegna in classe in Germania sia relativamente compatibile con i miei interessi. Nei paesi di lingua inglese predomina invece la filosofia analitica e questo la fa assomigliare un po’ alla matematica. Penso che la filosofia, nonostante tutti i tentativi da parte della scuola analitica, riguardi proprio tutti i settori pratici delle vita, questioni esistenziali, di genere, politica, economia, psicologia e critica letteraria, ad esempio. La filosofia abbraccia tutte queste questioni e vi pone delle domande “dall’esterno,” domande che non si possono porre “dall’interno.” Anche in Germania c’è una attrazione per l’America, in tutti i settori, anche lì, nella filosofia. Peccato… In ogni caso trovo gli studi relativamente appaganti e soddisfacenti.

Quindi ami la filosofia continentale… Pensi che l’educazione filosofica influenzi la tua concezione della tua “identità ebraica,” oppure preferiresti chiamarla “identità israeliana”? Ti pare che ci sia una differenza tra “l’identità ebraica” e “l’identità israeliana” visto che sei un ebreo nato e cresciuto in Israele?
Preferisco vedermi come “ebreo” e non come “israeliano.” Si tratta di una definizione con cui mi sento più in pace. La definizione come “israeliano” mi sembra problematica e manchevole. Questa manchevolezza è dovuta soprattutto dalla discussione che si fa sulla questione dell’identità (israeliana). I miei nonni erano nati in Europa. L’educazione che ho ricevuto è “ebraica.” Sono un laico ma comunque sono ebreo. Quindi non so davvero che cosa sia l’identità “israeliana.” Secondo me, si tratta degli ebrei che vivono nella terra di Israele. Se non è così, non sento di farne parte. Sono un “ebreo diasporico” e ne sono fiero.
Secondo me, il fatto di aver assegnato al popolo ebraico una vera e propria estensione territoriale geografica… (a questo punto noto come Tomer stia cercando una lunghissima circonlocuzione per evitare di pronunciare la parola aretz, “terra”, Ndr) l’ha fatto sbarellare. Questo è un popolo che era sopravvissuto per migliaia d’anni solo struggendosi per una terra e, secondo me, questo struggimento ha forgiato proprio quei concetti che hanno reso tale il popolo ebraico. Ad esempio, l’attesa del messia. I cristiani hanno Gesù, i musulmani hanno Maometto. Non abbiamo il messia. È la nostra unicità, proprio il fatto che il nostro messia non sia arrivato e che non arriverà… Una sorta di figura astratta che ci lascia proprio in condizione di guardare al futuro che verrà. Quei popoli di cui è già arrivato “il loro messia” non guardano avanti bensì indietro. Al momento in cui è arrivato loro, alle cose che ha detto e che ha fatto.
Penso che uno Stato ebraico in Israele sia proprio una specie di metafora simile. Qualcosa che non è detto che arrivi sul serio. Qualcosa che forse dovrebbe restare nelle nostre preghiere. A Sion. Per duemila anni abbiamo pregato per Sion e in questo dolore eravamo tutt’uno. Ora abbiamo Sion. Quindi perché pregare? Un ebreo che si strugge per Sion… basta che salga su un aereo e voli fin lì. Lo Stato di Israele gli dà addirittura un passaporto. Non voglio nemmeno addentrarmi in altre questioni fin troppo chiare, cioè che lo Stato di Israele sta traviando la via spirituale del popolo ebraico, che lo sta spingendo ad occupare territori, una condizione che lo corrompe ogni minuto che passa.
Ma c’è dell’altro. Penso che “israeliano” ed “ebraico” al giorno d’oggi, su spinta dello Stato di Israele, siano uno in contraddizione con l’altro. Israele assilla gli ebrei non israeliani, li tratta con disprezzo e razzismo. Se sei un ebreo americano oppure francese che ha deciso di trasferirsi in Israele, sei benvenuto! Abbiamo bisogno di te e dei tuoi sforzi. Ma tutti quegli ebrei che non possono giovare ad Israele vengono gettati giù per le scale… Questo è lo stesso disprezzo e razzismo che Israele ha avuto nei confronti dei miei nonni quando arrivarono dalla Shoah, gli ebrei che arrivarono a pezzi dalle rivolte nei paesi arabi negli anni Cinquanta e Sessanta, ebrei che arrivarono dall’Etiopia negli anni Ottanta o i rifugiati politici dall’Unione Sovietica (persino sopravvissuti dalla Shoah) – che assorbirono tutto il razzismo istituzionale, da quel momento in poi, da parte dello Stato israeliano.

L’hai sempre pensata così oppure le tue opinioni politiche sono cambiate quando hai deciso di studiare e vivere in Germania?
Quando ho lasciato Israele mi si è liberata la mente. Prima c’era costantemente un lavaggio del cervello da parte dello Stato, dei media, le scuole, l’esercito, ovunque e sempre. Sono stato in grado di vedere le cose dal di fuori. Ho capito quanto fossero assurde le cose. I media israeliani sono davvero spaventosi. Fanno solo costantemente propaganda. Vedo come gli lavano il cervello. Ora, di recente, hanno deciso di promuovere anche lo “studio della Shoah” nelle scuole. Penso che proprio l’idea di studiare la Shoah al di fuori delle lezioni di storia sia una perversione (sussulto per un momento, trascinato dalle mie idiosincrasie accademiche: Tomer ha usato il termine sotah, generalmente usato per indicare una donna adultera, un termine ora usato nello slang israeliano per indicare un’“adulterazione” di qualcosa. Ndr). Si tratta di una concezione di una cultura comune che affonda le basi sulla morte orribile, sull’orrore e sulla malattia mentale che hanno passato intere generazioni del nostro popolo. È assai problematico che sempre più israeliani vedano la Shoah come una componente centrale della loro identità ebraica. Come se non ci fosse un ebraismo prima del 1939…
Ti metti in disparte e vedi che ogni bambino sa recitarti a memoria i nomi dei campi di sterminio ma non c’è uno di loro ce sia capace di dirti chi siano Rambam (ovvero Maimonide, il grande filosofo medievale, Ndr) o Ramhal (ovvero il grande rabbino italiano e cabalista Mosè Luzzatto, Ndr), che cosa succeda nel libro di Daniele o quale sia il pensiero di Mendelsohn, Gershom Scholem, o in che anno sia avvenuta l’espulsione degli ebrei dalla Spagna.
Questo è uno “Stato ebraico”? Questo è uno Stato il cui tratto distintivo è la Shoah. Lo vedi bene dall’esterno. Questa paranoia nazionale, maniaco-depressiva, collettiva. Dall’esterno vedi che è una gabbia di matti in cui non metteresti la tua testa sana.

In quanto ebreo e in quanto israeliano che opinioni hai sulla Germania e sulla sua colpa storica durante la Shoah?
Secondo me la questione è se l’indagine storica della Shoah debba essere un fatto singolare oppure un evento universale. Se la Shoah è un evento singolare, allora la sua morfologia è unica. Si è realizzata perché i tedeschi erano così e così e perché gli ebrei erano così e così e perché l’Europa era così e così precisamente nell’anno 1939 eccetera eccetera. Secondo questo approccio ovviamente penso che la Shoah non possa ripetersi perché non ci sono più le medesime condizioni e questo è il modo più semplice e irresponsabile per risolvere la cosa. Non si può ridurre la Shoah ad un evento del genere bensì va considerata in relazione al degrado morale della società, come conseguenza di istigazioni al razzismo, ridefinendo costantemente i criteri quotidiani per assolvere ad un compito.
Ad esempio, non credo chela maggior parte dei tedeschi volesse uccidere gli ebrei nei campi di concentramento. Credo che i tedeschi volessero “dare una mano al Paese” (un’espressione che oggi sentiamo ovunque) e qualcuno è andato ad arruolarsi nell’esercito per combattere al fronte e così via. Del resto non credo, contrariamente alla maggior parte della sinistra europea, che la maggior parte degli israeliani voglia opprimere i palestinesi. Penso che la maggior parte di loro voglia essere “buoni cittadini,” Il problema è che è proprio chi sta al governo a decidere che cosa significa essere dei “buoni cittadini.” E queste persone sono razziste e pericolose. Proprio perché hanno il potere.
Per ritornare alla responsabilità dei tedeschi, in ogni caso, questo è ciò che gli è successo alla fin dei conti. Penso che le persone qui siano davvero brave a scrivere ovunque con lo spray “Via i nazisti!” oppure “Contro i nazisti!”, ma non sono poi così bravi a discutere davvero su che cosa significhi essere nazisti.
Un nazista è necessariamente un tedesco? Una vittima del nazismo deve essere per forza un ebreo? Credo di no. Non accuso i tedeschi di oggi per cose che hanno compiuto altre persone settant’anni fa. Li accuso di non trarre le conclusioni da tutto ciò:che ogni forma di razzismo è pericolosa.
Anche il razzismo contro i musulmani è pericoloso. Anche quello verso i Rom. Li accuso di fare manifestazioni contro l’antisemitismo nello stesso momento in cui bruciano le moschee e in cui gli studi mostrano che i Rom sono la minoranza più odiata in Germania. Li incolpo chi tappezza la superficie di monumenti invece di ripulire dalla violenza razzista tutto ciò che sta sotto la superficie.

Se ti consideri un “ebreo e israeliano non sionista,” pensi che sia una buona idea manifestare simili idee estreme (se pensi che siano idee estreme) in un paese così importante e così negativo per gli ebrei, come è la Germania? Non pensi che simili idee potrebbero compromettere la legittimità di esistere e vivere in pace dello Stato di Israele?
Non credo che le mie idee possano mettere in pericolo lo Stato di Israele. Al contrario, penso che Israele dovrebbe sottoporsi ad un piano di riabilitazione. Proprio come i sopravvissuti della Shoah che soffrivano di disturbi psichici hanno avuto bisogno di un trattamento psicologico, quindi così vale lo stesso anche su scala nazionale.
Ma quando la Germania sostiene la politica di Israele viola i diritti umani e perpetua la situazione di conflitto in Israele per la qualche chiede di sacrificare i suoi figli, questa non è riabilitazione. Questo non è sostegno. Questo è come avere un amico alcolista e invece di costringerlo a sottoporsi ad una terapia, gli si acquista dell’altra vodka. Penso che dovremmo sottoporci ad una terapia. Penso che questa sarebbe una vera amicizia. Anche da parte della Germania, anche dell’Italia, anche da parte di qualsiasi Stato – che non metta in pericolo l’esistenza di Israele, che lo salva da se stesso.

Non pensi sarebbe meglio evitare di parlare in pubblico di questioni politiche come queste?
Anzi, più se ne parla, meglio è. Chi meglio di te – come italiano – sa quanto sia pericoloso che una sola parte dello schieramento politico abbia risalto sui media. È importante far sentire anche l’altra parte dello schieramento. Alla fin fine, vogliamo tutti il meglio per l’umanità e non credo che ci siano opinioni che andrebbero censurate.

Come sono state accolte le tue opinioni sul sionismo da parte della comunità ebraica tedesca?
Non penso che nessuno della comunità ebraica in Germania mi conosca personalmente… In ogni caso, credo che la comunità ebraica tedesca abbia molte difficoltà con queste prese di posizione, in particolare prese di posizione contro la singolarità della Shoah. Gli fa molto comodo accusare esclusivamente la Germania. Le loro scuole trovano fondi, ogni loro progetto viene sostenuto solidamente da ogni partito tedesco… È molto comodo così. Disturberebbe molto se qualcuno saltasse su e dicesse, “non bisogna chiedere perdono per la Shoah solo per quanto riguarda gli ebrei ma anche per tutti coloro che hanno sofferto per il razzismo”. Prova a paragonare il budget della Comunità ebraica tedesca con il budget della Comunità Rom oppure la Comunità islamica… È una vergogna. E il fatto che per la smania dei capi della Comunità ebraica tedesca non si è rinunciato al monopolio della “colpa tedesca” porterà alla fin fine a maggior antisemitismo. Le persone sono stanche, c’è una natura corrotta.

Vuoi dire anche qualcos’altro prima di terminare la nostra intervista?
Vorrei far notare che non troppi anni fa, in termini storici, settanta o ottant’anni fa, il mondo ebraico era pieno di idee e di movimenti politici. In parte sionisti, in parte non sionisti. Una volta c’era l’organizzazione Bund (“legame”), ad esempio. Una delle più grandi ingiustizie che la Germania e Israele stanno facendo oggi agli ebrei è quella di diffondere un unico diffondere solo un unico parere ebraico nel mondo. Come se non potessimo pensare in termini non nazionalisti. E come se tu dicessi che tutti gli italiani la pensano “Forza Italia.” Questa è un’affermazione razzista. Il mondo ebraico ha bisogno di far ricrescere diversità politica all’interno di esso e ha bisogno che (capisca che) il sionismo degenera quando elimina i suoi avversari, sfrutta la Shaoh e il resto del mondo. Persino anche nelle le espressioni tedesche attuali “antisionista” significa “antisemita,” come se “sionista” e “ebreo” fossero la stessa cosa.
Questo fenomeno è pericoloso anche dal punto di vista pratico visto che Israele e la Germania (e l’Occidente) mescolano volutamente i termini “ebreo”, “Israele” e ​​“sionismo”. Penso che sia un’ipocrisia pericolosa se questi termini, “ebreo” e sionismo, “non vengono tenuti separati e se Israele continuerà ad agire violando i diritti umani, bombardando i quartieri residenziali e molto di più: si prevede per gli ebrei un antisemitismo di nuovo tipo.
Se il precedente antisemitismo era immediato (“odio per gli ebrei perché sono ebrei”), allora questo sarà mediatissimo. Se Israele finge di assumersi la responsabilità per gli ebrei di tutto il mondo, dovrà valutare seriamente la situazione in cui li pone…

La nostra conversazione si conclude così. Guardo un po’ sorpreso Tomer. Sapevo delle sue posizioni radicali, ma non l’avevo mai sentito parlare così esplicitamente. Non mi sarei aspettato che questo mite studente di filosofia, amante dell’Italia e fervido lettore di Hegel, Benjamin e Platone, potesse essere animato da convinzioni così risolute e forti. Ci salutiamo con un abbraccio e ci diamo appuntamento alla prossima lettura comune di filosofia, visto che a volte l’astrazione offre un tenue asilo dalle brutture del mondo.

Dal 26 al 28 settembre la quarta edizione de “L’Europa in piazza Ariostea”

da: ufficio stampa Ascom Ferrara

Circa 120 banchi di ambulanti dal Vecchio Continente e non solo: si ripete l’esperienza di colori, sapori ed opportunità de “L’Europa in piazza Ariostea” (dal 26 al 28 settembre dalle ore 9 alle 24) promossa da Ascom in sinergia con la Federazione Italiana Venditori Ambulanti (Fiva) Confcommercio: la manifestazione, un format nazionale nato nel 2001, è itinerante su una ventina delle più belle piazze d’Italia (proviene da Cervia e dopo Ferrara si recherà a Mestre).
La tappa estense nel 2013 ha fatto registrare circa 60mila presenze spalmate su tre giorni. L’Europa in Piazza Ariostea permetterà nuovamente di assaporare, gustare, ritrovare le specialità enogastronomiche e trovare l’oggettistica più speciale.
“Si tratta di una kermesse alla sua quarta edizione a Ferrara – ricorda il direttore generale Davide Urban – ed ogni anno ha fatto registrare un sempre maggior successo di pubblico ed in particolare di famiglie. Quest’anno abbiamo rinnovato la formula inserendo su uno schema collaudato alcune belle collaborazioni con l’associazionismo ferrarese: Nuova Terraviva, la rivista Listone Mag e il rione Santo Spirito. Apporti che aumenteranno i motivi di interesse e curiosità per i ferraresi e non solo, sempre con l’obiettivo di aumentare i flussi turistici ed i pernottamenti sul territorio a tutto vantaggio del sistema ricettivo”.
A salutare ufficialmente il lancio dell’iniziativa Girolamo Calò presidente del Consiglio Comunale di Ferrara: “Tutte le iniziative e gli eventi in centro debbono avere come scopo quello di coinvolgere tutto il tessuto cittadino. L’Europa in piazza Ariostea, promossa da Ascom, fin dal suo esordio ha centrato pienamente questo obiettivo e dunque bisogna lavorare in questa direzione anche per le future proposte”.
Oltre dunque al tradizionale anello di Piazza Ariostea la manifestazione si svilupperà in via delle Erbe (a pochi metri dalla Piazza Ariostea) dove l’associazione Nuova Terraviva proporrà da sabato una fitte serie di iniziative: “Mettiamo a disposizione – spiega il presidente Andrea Gandini – le nostre attività di carattere culturale e artistico, svolgendo una serie di laboratori per bambini e adulti e mostre artistiche che arricchiscono l’iniziativa. Siamo impegnati da anni per dare la possibilità ai bambini di svolgere attività manuali e artistiche perché in questo modo vengono rafforzate le loro forze di creatività e volontà”. Sempre il 27, Listonemag aprirà una mostra fotografica (sarà visitabile fino al 5 ottobre in Galleria Matteotti) dedicata alla piazza – per eccellenza – di Ferrara e cioè il Listone: ” “Backup di una piazza – spiega Licia Vignotto, ideatrice e coordinatrice del progetto – è soprattutto una narrazione collettiva. La redazione di Listone Mag ha lavorato un anno per raccogliere ricordi, vecchie e nuove fotografie, aneddoti, video relativi alla società che nel passato e nel presente ha vissuto e vive piazza Trento e Trieste come luogo privilegiato di incontro e di scambio. Sono state svolte ricerche negli archivi e nelle biblioteche, tantissimo materiale ci è stato inviato dai cittadini. La mostra fotografica e il libro che presenteremo il 27 settembre concludono l’operazione di backup, salvano la memoria” in dispositivi esterni”. Shopping di qualità, cultura, didattica, fotografia; non mancherà l’enogastronomia estense nello stand proposto dal rione Santo Spirito: “Il gruppo – spiega Gabriele Mantovani capo contrada – in occasione del Mercato Europeo presenta ed offre, all’insegna della tradizione dei sapori estensi, “La Sganzega” la locanda del Rione. La Sganzega offrirà piatti a base di Salama da Sugo e Zucca. Gnocchetti e Cappellacci saranno i protagonisti di una cucina semplice, povera ma oggigiorno “ricercata”. Nella splendida cornice di Piazza Ariostea, all’interno del territorio del Rione, i contradaioli saranno onorati di ospitare turisti, e ferraresi…..affamati nella propria locanda”.
Da sx Calò, la figurante di Santo Spirito, Gandini, Urban, Maurizio Andreotti (in rappresentanza del rione Santo Spirito) e Vignotto

Volata finale per la partecipazione al Premio giornalistico dedicato a ricerca e innovazione in Virologia

da: organizzatori

Si avvicina il termine per partecipare alla settima edizione
del Premio giornalistico “Riccardo Tomassetti”.
Il Premio, del valore di 2.000 euro, è destinato ai giovani giornalisti
che hanno affrontato con competenza tematiche relative ad innovazioni terapeutiche,
ricerche scientifiche e prospettive future nel campo della Virologia.
I giornalisti under 35 hanno tempo fino al 15 ottobre per inviare i propri lavori:
informazioni e bando online su www.premiotomassetti.it

Scade il 15 ottobre 2014 il termine per partecipare alla settima edizione del Premio giornalistico “Riccardo Tomassetti”, riservato ai giornalisti under 35 che contribuiscono a promuovere in Italia la conoscenza sui temi della cultura e dell’innovazione medico-scientifica.
Il Premio, promosso dal Master di I livello “La Scienza nella Pratica Giornalistica” (SGP) della Sapienza Università di Roma e sostenuto da MSD Italia, è intitolato alla memoria del giornalista scientifico romano, scomparso nel 2007 a soli 39 anni, che ha riservato larga parte del suo impegno professionale all’informazione medico-scientifica in particolar modo proprio nel campo della Virologia, un’area che comprende patologie ad alto impatto sanitario e sociale come le epatiti o l’HIV.
Il Premio giornalistico “Riccardo Tomassetti” ha l’obiettivo di riconoscere e stimolare l’impegno dei giovani giornalisti nella divulgazione della cultura scientifica in Italia, specialmente in un ambito come la Virologia dove ancor più che in altri campi della medicina c’è bisogno di un’informazione scientifica chiara, corretta e certificata: in primo luogo per informare le categorie a rischio e mettere in guardia sulle vie di contagio; successivamente per far conoscere i passi avanti delle terapie, che in alcuni casi, come le terapie antiretrovirali per l’HIV, hanno contribuito a cambiare il volto delle malattie e restituito un futuro ai pazienti.
Il valore del Premio, stabilito in euro 2.000, è destinato al miglior elaborato che affronti tematiche relative ad innovazioni terapeutiche, ricerche scientifiche e prospettive future nel campo della Virologia.
Sarà una Giuria composta da giornalisti esperti ad assegnare il Premio entro la fine del 2014 al giovane giornalista che avrà presentato il miglior servizio giornalistico, realizzato tra il 1° gennaio ed il 15 ottobre 2014, che affronti tematiche relative alla ricerca scientifica, all’innovazione e alle prospettive future nel campo della Virologia, pubblicato su agenzie, quotidiani, periodici, radiotelevisione, siti web o blog. La partecipazione è riservata ai giornalisti che al 1° gennaio 2014 non abbiano ancora compiuto 35 anni.
Il Premio giornalistico “Riccardo Tomassetti” è patrocinato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, dall’Associazione pazienti con Epatite e malattie del fegato, EpaC Associazione Onlus, e dalle più importanti Associazioni di lotta all’HIV/AIDS, Anlaids Onlus, C.I.C.A., Nadir Onlus e NPS – Network Persone Sieropositive Italia onlus.

Serve partecipazione vera nel dibattito sulla riqualificazione di Piazza Matteotti

da: Andrea Castagnoli, Consigliere Comunale – MoVimento 5 Stelle Codigoro

​Gentile Redazione,
il tema della riqualificazione di Piazza Matteotti è molto sentito per tutta la nostra comunità e quindi abbiamo provveduto, come di consueto, a documentarci per poter esprimere un’opinione supportata dai dati, studiando il bilancio di previsione 2014 e facendo un’accesso agli atti sul dibattito emerso nel ’98, dato che al momento non esiste alcun progetto preliminare approvato. Siamo rimasti davvero stupiti dalla scelta dell’Amministrazione di “aprire una votazione” per la scelta della Piazza tipo A o B durante la Fiera di Santa Croce e il nostro stupore è stato destato da diversi aspetti. In primo luogo, auspichiamo che questa non sia stata l’unica forma di partecipazione messa in campo dall’Amministrazione, data l’importanza della tematica da un lato e dalla scarsa attendibilità di questa sorta di sondaggio dall’altro, visto che ha partecipato, forse, poco più del 5,1% (540 codigoresi su 10.510 aventi diritto alle ultime elezioni europee). Diciamo “forse” perché nulla vietava di votare due o più volte in giorni diversi, vista l’assenza di una votazione formalmente adeguata, dove si potrebbe pensare di coinvolgere anche chi ha dai 16 ai 18 anni, visto che la Piazza dovrebbe essere un luogo di incontro e condivisione per tutte le fasce di età, senza quindi dimenticare i più giovani. Inoltre, la differenza fra i due rendering tridimensionali esposti al pubblico, dal costo di 600€ ciascuno (come da determina dirigenziale n°444 del 10/09/14), era veramente minima, senza dimenticare ovviamente, che ancora nulla è stato approvato e quindi c’è spazio per apportare tutti i miglioramenti del caso. Per questo, speriamo che l’Amministrazione intraprenda un percorso di partecipazione vera, perché ovviamente sentire il parere delle persone va sempre bene, come nel caso della Fiera, ma sarebbe doveroso farlo in maniera ufficiale, organizzando incontri pubblici con i cittadini e con le associazioni di categoria, magari creando una mailing-list ad hoc per rimanere sempre aggiornati sugli appuntamenti di discussione e giungere così a trovare un modo a costo zero o quasi, perché tutti possano esprimere la loro opinione con un risultato serio, scientifico e trasparente. Questo sarebbe, a nostro avviso, il percorso giusto per intraprendere la riqualificazione del luogo centrale del nostro paese, anche perché in un periodo di crisi come questo, già in diversi hanno proposto l’“opzione C”, ovvero quella di utilizzare quei 700.000€ del I° stralcio per risolvere altri problemi più urgenti, limitandosi quindi al semplice rifacimento delle tubature. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che nel passato si è deciso di rimandare questo intervento continuamente, ma data la situazione economica attuale, è pensabile di poter intraprendere un tale progetto senza il coinvolgimento di tutti i codigoresi, che vogliono poter dire la loro opinione in merito ad un argomento così fondamentale?

Esito dei Nazionali Over 35 di Bandiere di Faenza: vecchie glorie mai così giovani

da: ufficio stampa Ente Palio città di Ferrara

E’ stata una manifestazione divertente e spiritosa quella si è tenuta a Faenza che sabato scorso ha visto protagonisti sbandieratori e musici Over 35. Si è trattato di un appuntamento di vecchie glorie che ha visto scendere sul campo di gara più o meno “imbiancati” dal trascorrere del tempo ma con la stessa energia e voglia di competere dei venti anni.
Per i singoli di Fascia C (51-60 anni) sul podio più alto del podio è salito Guido Battistella di Borgo San Giacomo, che nella specialità ha anche conquistato il terzo posto della categoria con Giorgio Govoni. Battistella si è anche piazzato in cima alla classifica dei Singoli Atleti non più Sbandierattori – pari merito con Maurizio Nodalli di Fossano.
Per Borgo San Giorgio, Marco Zanzi e Maurizio Mammiano hanno portato a casa i titoli per il Singolo e la Coppia Acrobatica. Rione Santa Maria in Vado, con Bellini e Serralungo ha portato a Ferrara il terzo posto della Coppia Tradizionale non in attività. Per la Piccola e la Grande Squadra Borgo San Giacomo ha portato a casa due medaglie di bronzo. Borgo San Luca ha invece conquistato il secondo posto nella gara del Musici, sia per la piccola che per la Grande Squadra.
Nella classifica combinata Borgo San Giacomo ha agguantato quindi il terzo posto, al quinto troviamo Borgo San Giorgio, all’11° Rione Santa Maria in Vado e al 15° Borgo San Luca.

Mercoledì 24 settembre il Prof. Paolo Borghi presenterà la ricerca del gruppo Unife di Diritto UE, Agrario e Alimentare

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Torna il ciclo di incontri “Faccio cose …. vedo gente. I mercoledì delle Scienze Giuridiche”

Torna, dopo la pausa estiva, il Ciclo di incontri Faccio cose… vedo gente. I mercoledì delle Scienze Giuridiche, organizzati dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara e aperti alla città, nel corso dei quali i docenti ed i ricercatori del Dipartimento presentano le proprie ricerche per consentire una più approfondita conoscenza della loro attività scientifica.
Il nuovo appuntamento, che si terrà mercoledì 24 settembre dalle ore 17.30 alle ore 19 nella Sala Consiliare del Dipartimento di Giurisprudenza, (corso Ercole I d’Este, 44), vedrà il Prof. Paolo Borghi ed il gruppo di Diritto UE, Agrario e Alimentare presentare la ricerca “Dal ‘biologico’ al ‘tecnologico’: il nuovo diritto agrario dopo il Trattato di Lisbona e le sue implicazioni alimentari e ambientali tra norme dell’UE, attuazione nazionale e vincoli internazionali”.
A presiedere l’incontro sarà Gian Guido Balandi, Professore ordinario del Dipartimento di Giurisprudenza di Unife.
“In un contesto segnato da continue evoluzioni tecnologiche che minano la ‘certezza’ di norme statiche, legate ad un dato storico ormai obsoleto – spiega Paolo Borghi – il diritto agrario deve necessariamente mutare e presentarsi in veste rinnovata. Su tale ‘nuovo’ diritto, sulle sue interazioni con la legislazione alimentare e ambientale e sulle nuove sfide che esso si trova ad affrontare si è interrogata l’Unità di ricerca di Ferrara, all’interno del PRIN 2009”.

Torna la Notte dei Ricercatori: venerdì 26 settembre la Ricerca e la Scienza di Unife scendono in piazza

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Venerdì 26 settembre dalle ore 15 alle ore 24, l’Università di Ferrara torna in Piazza Municipale con la Notte dei Ricercatori, evento dedicato a tutta la città, all’insegna della Ricerca e della Scienza, della passione dei suoi protagonisti, i Ricercatori, ma anche del dibattito scientifico, della curiosità, della partecipazione e del piacere di conoscersi.

Denominatore comune dell’edizione di quest’anno è la sostenibilità, paradigma centrale di tutte le attività di ricerca, di formazione e di gestione svolte dall’Ateneo, al fine di sviluppare, promuovere ed incrementare progetti, strategie ed azioni coerenti con un concreto “sviluppo sostenibile”.

Nei gazebo allestiti in Piazza Municipale, Unife illustrerà ai cittadini, ai bambini e alle loro famiglie, con modi semplici e divertenti, quanta e quale ricerca viene svolta quotidianamente nei propri laboratori in vari settori scientifici, dalla materie umanistiche a quelle ecomoniche, dall’urbanistica alla medicina, dall’alimentazione al patrimonio geologico. Presente anche l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) con le attività della Notte Europea dei Ricercatori, organizzate nell’ambito del progetto DREAMS , coordinato da Frascati Scienza e finanziato dalla Commissione Europea. Come nelle passate edizioni, l’European Corner fornirà informazioni sulla mobilità europea ed extraeuropea.

Le iniziative coinvolgeranno il pubblico con conferenze, esperimenti, spettacoli, lezioni aperte. Alle 21,15 musica dal vivo alla Sala Estense con il concerto di Luca Bretta & Elis, che proporrà un repertorio di inediti e cover pop/rock

Un pomeriggio e una notte speciale per far comprendere il mestiere e la missione del ricercatore scoprendo quanto fondamentale sia per la qualità di vita di ognuno di noi l’attività di ricerca scientifica che quotidianamente viene svolta tra le mura dell’Università.

L’OPINIONE
Con una banca pubblica ogni anno l’Italia risparmierebbe
70 miliardi di interessi

Moneta: mezzo di scambio per la compravendita, rappresentato da un dischetto metallico. Questo recita il dizionario. La moneta è un mezzo. Purtroppo si è invece da tempo diffusa l’idea di moneta come merce. Questa è una delle tante distorsioni della macroeconomia che stanno influenzando noi, i nostri governanti e di conseguenza le politiche economiche, le decisioni dell’Unione Europea.

E’ necessario capire, a questo proposito, il meccanismo attraverso cui gli stati dell’Ue ottengono il ‘mezzo monetario’: con l’articolo 123 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea – uno dei documenti non sottoposti a referendum nazionale – si afferma che la Banca Centrale Europea (Bce), organo incaricato dell’attuazione della politica monetaria per 18 dei 28 Paesi dell’Unione europea che hanno aderito all’euro (Eurozona), non può prestare direttamente agli Stati, ma deve prestare a enti creditizi privati (banche) che, a loro volta, prestano poi la moneta, con tassi d’interesse variabili, agli Stati dell’Unione. Parliamo di numeri ed esempi concreti: la Bce presta la moneta alle banche private (fra cui Unicredit, Mps, Banca Intesa, altri) ora allo 0,05% di interesse, queste prestano denaro agli Stati applicando tassi determinati da criteri di mercato: fino a qualche settimana fa, quando ancora il tasso era dello 0,15%, la Germania ha ottenuto la moneta euro a circa l’1% di tasso d’interesse, l’Italia al 4.75%, la Spagna circa al 7%, fino ad arrivare alla Grecia con il tasso record del 17% (nei momenti più difficili).

E’ fin troppo chiaro che gran parte delle difficoltà economiche in materia di risorse e debito pubblico sono causate anche da un’impostazione distorta dell’Eurozona. E capiamo altrettanto bene che in questo modo la moneta non è considerata più un mezzo sovrano per dare corso a progetti di sviluppo a beneficio dei cittadini ma una merce, soggetta a speculazioni finanziarie dei colossi privati grazie all’applicazione dei tassi d’interesse. L’adozione della moneta unica euro, nel 1999 con il governo D’Alema, ha determinato l’asservimento dell’Italia ai parametri prima descritti. Proviamo ad immaginare la moneta come ossigeno e la Banca d’Italia, con cui l’Italia aveva ancora diretto controllo sul proprio credito (in “soldoni” poteva decidere quanta moneta emettere), il polmone. La classe dirigente (italiana ed europea) d’allora ha deciso di privare l’Italia e ogni Paese aderente all’Eurozona del proprio polmone e di attaccarsi ad un polmone artificiale estero (Bce) su cui l’Italia non avrebbe avuto più controllo. Perché privarsi del proprio polmone e attaccarsi ad un meccanismo estero, che potrebbe un giorno non essere più dalla parte dei cittadini ma potrebbe favorire esclusivamente gli interessi dei colossi della finanza? Questo è un meccanismo estremamente pericoloso perché ci espone agli interessi delle banche private che decidendo con l’appoggio politico di speculare sui tassi d’interesse, sul prestito della moneta (l’ossigeno), sulle ‘crisi’ dei paesi più deboli, drenando beni reali in cambio di moneta creata dal nulla ed emessa nel sistema. E’ questa scarsità di presenza del mezzo monetario nell’economia reale (le immense e disastrose iniezioni che Draghi, descritto dalla stampa economica mondiale come il peggior banchiere centrale di tutti i tempi, restano nelle banche, che non erogano credito in situazione di ‘crisi’) che non permette la fondamentale remunerazione della laboriosità del nostro Paese e distrugge la capacità d’acquisto del cittadino e lo Stato sociale italiano. Quindi non si stupisca chi legge che il tasso di disoccupazione è arrivato al 12% (che è solo una media) o che l’Italia è nella famigerata deflazione.

Ripetiamolo allora, perché gli euroburocrati e i politicanti del nostro Paese non vogliono, o non hanno l’interesse a capirlo:

  • Il denaro non è una merce, ma una convenzione sociale, un mezzo.
  • Lo Stato dispone del credito, non è quindi necessario che si indebiti. Deve semplicemente spendere a deficit con moneta sovrana (anche l’euro andrebbe benissimo se lo diventasse), per remunerare la produttività di famiglie e imprese in azioni e progetti concepiti per lo sviluppo della collettività (non certo per arricchirsi in modo fraudolento).
  • Questi i capisaldi postulati da Ezra Pound, pensatore statunitense, nel 1933, ma condivisi da economisti del calibro dei premi Nobel Paul Krugman, Joseph Stiglitz, Milton Friedman e tanti altri.
  • Lo Stato deve quindi riacquistare la propria sovranità monetaria, ottenendo nuovamente il diritto di decidere sulla propria politica monetaria, calibrando l’iniezione monetaria nel Flusso circolare (J.M. Keynes) con tasse e finanziamenti.

Ma, se gli italiani non volessero uscire dall’Eurozona, anche dopo aver capito le distorsioni e le menzogne del sistema euro, si può fare ancora qualcosa.
C’è una soluzione? Sì, ce la suggerisce il comma 2 dell’articolo 123 del Tfue: il governo può creare una banca di proprietà statale che lo finanzi. Il sistema è semplice: la Bce crea il denaro (dal nulla, va ribadito) e lo presta alla banca pubblica allo 0,05% e la banca pubblica lo presta allo Stato magari anche con un interesse dello 0,50%, ma non con l’attuale tasso del 4% (nel caso dell’Italia). Su 2.000 miliardi di debito pubblico nel nostro paese arriveremo a risparmiare 70-80 miliardi l’anno. Così funziona già da tempo in Germania e in Francia con banche pubbliche create ad hoc che sostengono l’economia reale, gli investimenti della rete di imprese nazionali, mentre in Italia nonostante sussistano le condizioni per operare in questo senso, non si è fatto ancora alcun passo… Perchè?
Conflitti di interesse? Strapotere degli Istituti di credito e delle lobby finanziarie? Forse a pensar male non si fa peccato (diceva un vecchio “signore” della politica italiana), sta di fatto che proprio in questi ultimi mesi l’ex ministro all’Economia Vittorio Grilli (governo Monti) è approdato in JP Morgan, uno dei più grandi istituti finanziari, gli stessi che poi speculano sulla crisi indotta. E’ solo uno dei tanti casi di assunzioni, o meglio ‘promozioni’ di esponenti politici e manager pubblici. Le strade per uscire dallo stato letale di recessione (in realtà ci stiamo avviando al processo di deflazione) sono molteplici: banca nazionalizzata o uscita dall’euro, la scelta è politica, ma almeno si faccia qualcosa per le nostre aziende che non hanno risorse e per i cittadini che devono fare i conti con l’Euro, ogni giorno.

Domani alla Sala Estense, l’evento “Libertà e Memoria”

da: ufficio stampa Agire Sociale CSV Ferrara

Il 23 settembre alla Sala Estense di Ferrara, la settima edizione de La Società a Teatro si apre con un doppio appuntamento: ore 21.00 Passaggi partigiani (di e con Giovanni Tufano e Alessia Passarelli), intenso reading musicato liberamente tratto da DARINKA: UNA STAFFETTA PARTIGIANA, libro scritto a quattro mani da Darinka Joijc (la cui vita è raccontata in quelle pagine) e Daniele Civolani (Presidente di ANPI Provinciale Ferrara). Al termine dello spettacolo Antonella Guarnieri e Daniele Civolani presentano il libro da cui lo spettacolo è tratto, che racconta la storia di una ragazzina jugoslava. Travolta dalla guerra e rinchiusa in campo di concentramento, riesce a fuggire e diviene staffetta prima, combattente poi, ed infine infermiera di prima linea insieme ai reparti italiani che si unirono alla resistenza jugoslava. Qui conosce un giovane carabiniere ferrarese con il quale torna in Italia nell’estate del 1945. Un messaggio per le giovani generazioni perché non cedano mai all’illusione che la guerra possa risolvere i problemi. Un’esortazione appassionata a difendere il bene irrinunciabile della Libertà. A seguire, la serata prosegue con Un garofano nel fucile, concerto dei Cantiga Caracol: Silvia Cavalieri (voce), Vladimiro Cantaluppi (violino), Agostino Ciraci (contrabbasso), Giovanni Tufano (chitarre e percussioni). Nel 1974 dopo quarantotto anni di dittatura fascista e tredici di guerra coloniale in Africa, il Portogallo tornava alla Democrazia con quella che è ricordata come “Rivoluzione dei garofani”, un trauma a lungo rimosso. Cantautori come Zeca Afonso, Vitorino, José Mário Branco e Chico Buarque sono riusciti a rompere la gabbia del silenzio colluso e hanno scritto brani militanti e suggestivi. I Cantiga Caracol ne ripropongono alcuni con un repertorio che oltretutto permette di ricreare un ponte tra la Resistenza italiana e quella portoghese, accomunate anche dalla stessa data di liberazione: 25 aprile.

Pr’an dsmangàr d’arcurdàr: Al cuntàr e Al càntar di nostra vecc

da: organizzatori

Sabato 27 settembre 2014, alle ore 16.00, presso la Sala Conferenze della Camera di Commercio di Ferrara, in Largo Castello, si terrà la presentazione de Al CUNTÀR e Al CANTÀR di NÒSTAR VÈCC – Cante, filastrocche, favole, scioglilingua, indovinelli, proverbi e molto altro dei nostri nonni, opere riportate su 4 cd sulla lingua e cultura dialettale ferrarese, una testimonianza variegata ed imperdibile delle nostre tradizioni e della storia delle nostre radici. I supporti son accompagnati da un essenziale ed imprescindibile volumetto che raccoglie i testi in lingua originale ed in traduzione italiana, per una comprensione anche oltre…frontiera di una civiltà che si perde nella notte dei tempi.
I personaggi e gli interpreti sono, in primis, due eccezionali ragazzìt d’na vòlta,il M° Corrado Celada, per oltre cinquant’anni primo mandolino dell’orchestra Gino Neri di Ferrara, etno-musicologo e poeta, autore di due splendidi testi, uno di poesia sui vasti temi della vita d’antan della nostra terra ed un altro, autobiografico, narrante della sua vita avventurosa che l’ha portato in tutto il mondo, tra campi di concentramento, emigrazione e musica, un mondo esperienziale riportato con ironia ed auto-ironia nella sua performance registrata ed Alfredina Rossi che con la sua freschezza di ‘giovane’ ottantasettenne, lucida, scanzonata e sopra le righe, ci fa sorridere, interpretando a memoria favole, proverbi, indovinelli, canzoncine, mòd ad dir e zzirudèli a ruota libera, con autentici momenti drammaturgici, divenendo, ad un tempo, voce narrante ed irresistibile protagonista dei suoi stessi ricordi.
I Lumera, Ivana Grasso e Jacopo Bonora, gruppo di musica popolare tra Sud e Nord Italia, cogliendo il fior da fiore da questo tesoro di stimolanti tradizioni, han rielaborato un progetto originale e sfaccettato in cui interpretazioni di cante della musica popolare ferrarese, contaminate e rivisitate attraverso la melodia dei nostri giorni, componimenti musicali ispirati dalle liriche del M° Celada e canzoni originali che prendono spunto dallo spirito più profondo di questa incipiente collana, fan da viatico ad un viaggio armonioso unico ed originale dai molteplici aspetti. Tutti i protagonisti saran presenti con vivaci ed imperdibili performances dal vivo, interventi di Luca Bonaffini e Marco Negri.
Coordinerà l’evento Maria Cristina Nascosi Sandri, giornalista, studiosa, ricercatrice linguistica e responsabile della revisione scientifico-dialettale del lavoro, sia cartaceo che digitale, già ideatrice e curatrice del pluridecennale AR.PA.DIA., l’Archivio Padano dei Dialetti del Comune di Ferrara, nonché past President de Al Tréb dal Tridèl, cenacolo di cultura dialettale ferrarese nonché membro dell’ANPOSDI, l’Associazione Nazionale Poeti e Scrittori Dialettali d’Italia.
Le foto su libro e cd son di © Franco Sandri (A.I.R.F.)
L’editing del lavoro è del Gruppo Teorema Editore che gode del patrocinio dell’Istituto Beni Artistici e Culturali della Regione Emilia-Romagna, della Provincia e del Comune di Ferrara, dell’UNPLI (Proloco Regionale), Ferrara Terra & Acqua, presenti sabato con loro rappresentanti. Mediapartners sono: Radio Sound e Telestense.
Pr’an dsmangàr d’arcurdàr – Per non dimenticare di ricordare è il fil rouge che informa questa incipiente collana: quanto sarà presentato, infatti, non è che l’inizio di un lavoro di grosse proporzioni che si ripromette di lasciare – nero su bianco – un retaggio di grande valore culturale ed etico – morale alle generazioni che verranno, perché, per dirla con Alfonso Ferraguti, uno dei nostri più grandi Autori del secolo scorso: “ (…) Ferrara, la nostra terra, è matrice di una lingua dialettale dura, terragna, vòlta al risparmio, mai allo spreco, sincopata, ma madre di una civiltà e di una cultura che vengono da molto lontano, figlie, a loro volta, di quell’acqua che ha, per sempre, segnato il cammino delle sue creature, l’acqua del Grande Fiume, il nostro Po”.

Ferrara Balloons Festival vola alto: il bilancio della X edizione

da: ufficio stampa Ferrara Fiere Congressi

“La migliore edizione delle cinque che abbiamo organizzato”. Il bilancio del Ferrara Balloons Festival 2014, che si è svolto al Parco urbano di Ferrara dal 5 al 14 e il 20-21 Settembre, non poteva essere più positivo. A tracciarlo è Nicola Zanardi, Presidente di A.T.I. Mongolfiera, la società che collabora con il Comune e la Provincia di Ferrara all’organizzazione dell’evento italiano più importante del settore.
Scendendo più nel dettaglio, Zanardi snocciola i dati che giustificano la sua soddisfazione: “Abbiamo colto tutti i risultati che ci prefiggevamo: dalle presenze, che sono state almeno centoventimila, al perfetto pareggio dei conti, dall’attenzione dei media nazionali al superamento di alcuni record: quello del numero di mongolfiere intervenute – trentotto – e quello dei voli liberi, con oltre cinquecento decolli, oltre alle centinaia di voli vincolati”.
Delle trentotto mongolfiere presenti, trenta avevano la classica forma a lampadina e otto una special shape: la Volpe, Bruno il Clown, il cellulare Samsung, i due Canguri, la signorina Babette, la monoposto Cloudhopper e il Boccale di birra.
Numerosi i Paesi di provenienza dei team: Brasile, Germania, Lituania, Slovacchia, Belgio, Austria, Svizzera, Inghilterra e Olanda.
“Il format che abbiamo adottato per il Ferrara Balloons Festival – prosegue Zanardi – si è rivelato il più consono a valorizzare la città e il Parco urbano. Come in una festa “all’americana”, le famiglie arrivano la mattina e si fermano fino a sera, perché trovano non solo le mongolfiere, ma una quantità di spettacoli, performance, stand, intrattenimento sano e di qualità”.
Una festa, quella del Balloons, che ha peraltro ottenuto dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, la Medaglia di rappresentanza in quanto evento meritevole nei rapporti con la società civile e dal Ministero del Turismo il riconoscimento di “Patrimonio d’Italia”.
L’intrattenimento di cui parla Zanardi è stato garantito in primis dalle Forze dell’Ordine, che hanno offerto al pubblico del Balloons alcune delle proprie espressioni più spettacolari: dagli elicotteri agli aeromobili a pilotaggio remoto dell’Aeronautica Militare – C.O.A. Poggio Renatico, fino alla squadra cinoagonistica dei Carabinieri del Comando Provinciale di Ferrara.
Se non sono mancati i risvolti educativi, con l’“Educamp – Scuole aperte per ferie!” promosso dal CONI – Comitato Regionale Emilia-Romagna e rivolto ai bambini dai 6 ai 14 anni, ampio è stato il coinvolgimento delle associazioni e dei gruppi sportivi locali, in rappresentanza di un elenco lunghissimo di discipline: dalla danza al ju jitsu, dal tiro con l’arco alla ginnastica ritmica, dal basket al pattinaggio artistico, senza contare i paramotoristi e gli acrobati del cielo.
Tra i protagonisti del Festival, anche il Palio di Ferrara che, con la Città Magica allestita e curata dal Rione Santo Spirito, ha consentito di rivivere le atmosfere rinascimentali dei castelli e dei cavalieri, sia dal punto di vista delle attrazioni che della gastronomia.
Il Ferrara Balloons Festival, sponsorizzato da Renault, Vetroresina e Dopla, con la partnership di Ikea e della Cassa di Risparmio di Cento, si conferma dunque una manifestazione di primo piano a livello europeo e un efficace volano turistico.
Appuntamento al 2015!

L’ANALISI
Giornalismo web, regole
della buona informazione in rete

Negli ultimi anni, il numero dei giornalisti della carta stampata tradizionale (parliamo, in particolare, dei quotidiani) è diminuito sensibilmente, ad esempio, negli Stati Uniti è passato da 54mila nel 2006 a 38mila nel 2012, ovvero una riduzione del 30%. Lo stesso è avvenuto per i periodici, con una diminuzione, negli ultimi 10 anni, di circa il 26% (fonte: American society of newspaper editors, Pew research center). Al contrario, la stampa sul web ha conosciuto un forte incremento, con l’aumento anche dei posti di lavoro, soprattutto nelle piccole strutture con vocazione “locale”, ossia in realtà che non coprono ogni tipo d’informazione ma che si concentrano sulla volontà di colmare le lacune della stampa locale e, talora, del giornalismo d’investigazione. I nuovi media sul web non esitano ad assumere giovani, scommettendo sulla loro conoscenza delle nuove tecnologie e la loro apertura e naturale predisposizione alle innovazioni. Gli “anziani”, ovviamente, continuano ad apportare la loro fondamentale esperienza e devono correttamente integrarsi con i primi, in un proficuo scambio reciproco. La formazione dei giornalisti tradizionali non sembra più adatta e adattata a ciò che il pubblico ricerca su internet, e per questo bisogna investire, bene e molto. Per troppo tempo, poi, i media hanno considerato Internet come secondario rispetto al cartaceo e hanno, pertanto, trascurato questo nuovo (e affascinante) mondo (ancora oggi certe redazioni hanno team separati per il web e il cartaceo). Questo non ha certamente aiutato a prepararsi a una rete che oggi conduce i giochi e occupa la scena in maniera preponderante. Ma anche a essa bisogna prestare la dovuta attenzione e prendere con cautela quello che, ormai, strumenti come Google ci preconfezionano, in termini di notizie e non solo.
Quando si usa e si lavora con un motore di ricerca, bisogna sapere che spesso articoli e notizie non sono state oggetto di adeguata analisi e controllo da parte dell’autore (tanto per contenuto che per fonti) e che, spesso, il redattore che prepara un testo “adatto” alla rete si basa principalmente sul numero di richieste e ricerche fatte, da parte degli utilizzatori di Google, per una determinata serie di parole chiave, e, sulla base di ciò, pubblicherà per avere visibilità sulla rete e migliorare la sua “referenzialità”. Fino quando Google avvantaggerà la quantità di pubblicazioni rispetto alla loro qualità, il giornalismo web sarà questione di robot e l’informazione di scarso livello. Carefully, dunque. Tutti noi che scriviamo.

giornalismo-web-regole-futuro
Smart phone e tablet sono i supporti più utilizzati per leggere i giornali

Allora, quale potrà essere l’avvenire del giornalismo sul web e quali le regole per assicurarne qualità e pari dignità con quello cartaceo? A nostro avviso, il futuro di questo tipo di scrittura può essere davvero roseo, a condizione che le redazioni tengano conto di alcuni principi basilari. Eccone alcuni, ma la riflessione resta, ovviamente, aperta.

LA TECNOLOGIA. Il mondo del giornalismo web può cogliere una grande opportunità dalla tecnologia, soprattutto in termini d’interattività dei contenuti che rendano i testi più dinamici e vivaci. La creatività avrà un ruolo fondamentale in questo, perché non si tratterà più solo d’informare ma di trattare l’informazione con originalità.

L’ORIGINALITA’, dunque. Questa va ricercata nei contenuti, nelle forme e nelle immagini. Una buona comunicazione innovativa tramite belle immagini e video potrà stimolare l‘attenzione dei lettori che solitamente consultano rapidamente le notizie. La fotografia di qualità potrà aiutare molto e accompagnare i testi. Un team ampio, composito e variegato può essere poi un fattore importante di successo di una testata. Ma allora, non ci orientiamo forse verso un’informazione di nicchia? Non vale la pena riflettere sempre di più all’idea di “glocal”, ossia nel voler creare informazioni e servizi per un mercato globale-internazionale ma modificate e adattate alla nostra cultura e ai bisogno locali?

LE FONTI. Il web ha dimostrato recentemente che spesso l’assenza di controllo delle fonti può comportare conseguenze importanti. I siti “hoax” (bufala o satirici) oltre che la manipolazione dell’informazione a fini propagandistici (si vedano il caso Isis-infibulazione obbligatoria per le donne che si è dimostrata una “bufala” della rete partita da un non ben identificato tweet) possono essere molto pericolosi se non gestiti con attenzione. Il giornalista che opera sulla rete deve, pertanto, prestare particolare cura alla verifica delle fonti e non basarsi unicamente sulle agenzie stampa o le notizie sul web. D’altra parte, non deve perdere la sua buona abitudine a partecipare agli avvenimenti direttamente e in prima persona.

LA FORMAZIONE. Come già accennato, la sfida attuale del giornalista è anche quella dal formazione alla scrittura sul web. Bisogna essere capaci di redazione efficace anche per la “referenzialita” ma senza perdere il proprio stile. Pur con regole che sostanzialmente non cambiano, va oggi assicurato il tandem fondamentale qualità tecnica e qualità redazionale.

IL CONSUMATORE. Bisogna concentrarsi sempre più su di esso e comprendere le esigenze del lettore e fornire un giornale adeguatamente pensato (il caso, ad esempio, dei giornali gratuiti per i passeggeri dei mezzi pubblici).

IL MODELLO ECONOMICO. Se i media online creano posti di lavoro, il modello economico adeguato per supportare le redazioni web è ancora difficile da identificare. Il contenuto editoriale, il community management e i costi di gestione del sito richiedono investimenti importanti. Bisogna spostarsi gradualmente verso fonti diverse dalla pubblicità, dalla quale i media dipendono ancora per circa il 70% e diversificare le entrate. Alcuni hanno trovato la soluzione nel crowdfunding, che spesso permette di finanziare reportage, articoli e lo sviluppo di certe piattaforme. Ma da sola questa fonte non basta. Alcune testate hanno provato la formula degli abbonamenti a pagamento, ma solo i giornali a grande diffusione e noti possono permettersi questa scelta. L’ultima strategia è pubblicare inserti pubblicitari in forma di articoli, ossia individuare attività di grande interesse per la collettività e produrre servizi che fungano anche da promozione per l’azienda, ente, associazione, ecc., naturalmente evitando il rischio di confondere il confine che separa la pubblicità dal giornalismo. Andrebbe riflettuto sulla nozione di servizio, forse, e diversificare le entrate con nuove idee.

IL BUON USO DEI SOCIAL NETWORK. I social network vanno utilizzati in maniera intelligente per evitare la saturazione del lettore e quella che qualcuno definisce “infobesità”. La distribuzione dell’informazione va, dunque, dosata in termini di qualità e quantità. Non va dimenticato che il cittadino-lettore oggi fa parte, ormai, di quello che viene chiamato il “giornalismo cittadino” o “sociale”, contribuendo lui stesso a fare la notizia e a influenzarla. Il sistema di commenti e suggerimenti dei social (da Facebook a Twitter) si è, poi, dimostrato uno strumento molto utile per fidelizzare gli internauti. Si può anche ragionare sulla creazione di un social network proprio alla testata che non sia, tuttavia, una semplice raccolta di commenti ricevuti.

I TABLET. Il numero dei tablet è in forte aumento: nel 2017, ne saranno in circolazione circa 383 milioni. Le edizioni vanno adattate a questo formato e la fidelizzazione del lettore tablet va studiata e migliorate. Siamo sempre più abituati ormai a leggere notizie, libri e testi vari suo nostri ipad o samsung, fra un aereo e l’altro, un treno e l’altro, al bar in pausa davanti a un cappuccino, su una panchina al parco. Dobbiamo avere fantasia, inventare, pensare.

Bisogna sempre mantenere alte le parole chiave del giornalista, informare, interpretare e divertire (aggiungerei incuriosire), ma cambiando il modo di lavorare. Altre idee?

Il futuro non è più
quello di una volta

Qualche giorno fa Benigni, intervenendo in un noto talk show televisivo, ha invitato ad avere fiducia nel futuro. Penso che un tale messaggio sia giunto come rassicurante, supportato dalla buona reputazione di un personaggio che ha saputo costruirsi un’immagine positiva anche dosando la sua presenza sulla scena mediatica.
Credo che la prima condizione per guardare al futuro con fiducia sia quella di restare in sintonia con il tempo presente, non per assecondarne ogni piega, ma per comprenderlo. Non vi è dubbio che questa condizione è più difficile oggi, perché il salto che distingue questo tempo da quello che hanno abitato le generazioni mature è rilevante. La differenza investe non ‘banalmente’ questioni di valori, quanto nodi strutturali, a partire dal fatto che viviamo in uno scenario globale che amplifica la competizione tra Paesi e culture e produce nuovi conflitti.
La seconda questione, che amplifica gli effetti della prima, è rappresentata dalle tecnologie della comunicazione che fanno del mondo un piccolo villaggio interconnesso. Gli effetti delle tecnologie vanno ben oltre la diffusione rapida delle informazioni, ma investono tutti i nostri ambienti di vita, mettono in crisi tecniche e competenze, con i ben noti effetti sulla occupazione, sfidano schemi di pensiero, modelli di trasmissione del sapere e contesti dell’apprendimento e molto altro. Le tecnologie generano un’attesa di strumenti di previsione e nel frattempo enfatizzano la delusione circa la stessa di possibilità di controllare quanto accade. Cresce l’incertezza, paradossalmente fondata proprio sul mito prometeico del controllo.
Intanto, in primo piano gli individui con il loro carico di attese soggettive, di desideri di protagonismo, di istanze di visibilità e che talvolta scambiano la possibilità di esprimere opinioni e di partecipare al mondo della chiacchiera in rete, con la capacità di interpretare gli accadimenti. I commenti sul referendum in Scozia ne sono un esempio. Galleggiamento e pressapochismo non ci aiutano a ricostruire la fiducia in un futuro che davvero non è quello di una volta, per riprendere una vecchia battuta.
La percezione di una discontinuità con il passato credo che sia stata sempre vissuta: tutte le generazioni probabilmente hanno avuto una percezione simile del cambiamento intervenuto durante il loro tempo di vita. Tutte hanno considerato il cambiamento come espressione del degrado intervenuto rispetto ad un’età migliore (quella della loro infanzia). Persino Socrate tuonava contro la scrittura in quanto imbrigliava la capacità del pensiero di esprimere, in quanto vivo e non solidificato nel linguaggio scritto, tutto lo spessore di una riflessione che deve restare aperta.
Oggi, però, è vero che il futuro non è più quello di una volta, forse come poche altre volte è accaduto nella storia. Il web è diventato il nostro nuovo ambiente di vita. Non è una faccenda che riguarda il tempo libero, né solo il lavoro, ma investe il rapporto tra immaginazione e funzioni cognitive, tra tempo e spazio e molto altro. Di questo cambiamento almeno gli educatori dovrebbero avere consapevolezza.

Maura Franchi (sociologa, Università di Parma) è laureata in Sociologia e in Scienze dell’educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi, Social Media Marketing e Web Storytelling, Marketing del prodotto tipico. I principali temi di ricerca riguardano: i mutamenti socio-culturali connessi alla rete e ai social network, le scelte e i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand.
maura.franchi@gmail.com

IMMAGINARIO
Via alla vendemmia
La foto di oggi

Il 22 settembre 1792 la Rivoluzione francese azzera il calendario e riparte dal 1° Vendemmiaio. A 222 anni e 1.110 chilometri di distanza, il tempo è ancora quello: tempo di vendemmia. Inizia ora, infatti, la raccolta nella zona vinicola del Bosco Eliceo. E la tradizione vuole che sia Renata di Francia, dopo le nozze col duca Alfonso II d’Este, a portare da oltralpe le viti di “uva d’oro”, note ora con il nome di Fortana, il vino rosso rubino Doc (denominazione di origine controllata).

OGGI – IMMAGINARIO NATURA

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Uva a grappolo rosso del vitigno Fortana del Bosco Eliceo (foto dal blog Agreste dedicato all’agricoltura ferrarese)

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

GERMOGLI
Inumano
L’aforisma di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

Leggiamo di un nuovo omicidio documentato. Un altro gesto compiuto da quell’uomo che non conosce umanità.

“Un’azione estremamente crudele è definita inumana. È un sistema usato comunemente dall’uomo per scagionare e assolvere se stesso” (Yves Lecomte)

ACCORDI
Nonostante tutto…
Il brano musicale di oggi

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta…

Non chiudiamo gli occhi, ma guardiamo a quella fetta di cielo di un azzurro più terso.

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Rino Gaetano

Rino Gaetano è nato a Crotone il 29 ottobre 1950 e, anche se morto a soli 31 anni, è considerato uno dei più illuminati cantautori italiani.

(per ascoltarlo cliccare sul titolo)

Rino Gaetano, Ma il cielo è sempre più blu