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Giorno: 29 Settembre 2014

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“Mi Muovo”, nuove opportunità di viaggio per tutti i cittadini dell’Emilia-Romagna e per chi si sposta a Bologna

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Tariffazione integrata, in arrivo nuove opportunità di viaggio per tutti i cittadini dell’Emilia-Romagna che usano il bus in città diverse e con operatori differenti (“Mi Muovo Multibus”) e per chi si sposta a Bologna (“Mi Muovo citypiù ticket” e “Mi Muovo citypiù mese”). Oltre 340.000 le card “Mi Muovo”. Peri: “L’Emilia-Romagna “è una delle poche Regioni europee che applica la tariffazione integrata in una dimensione territoriale davvero ampia”

Arriva “Mi Muovo Multibus”, il primo biglietto per viaggiare su tutti gli autobus dell’Emilia-Romagna. Mentre con “Mi Muovo citypiù ticket” e “Mi Muovo citypiù mese” utilizzare treno e bus per spostarsi nell’area urbana di Bologna e zone limitrofe è ancora più comodo. I nuovi titoli di viaggio – “condivisi da Regione ed enti locali, frutto della collaborazione con le aziende di trasporto”, come ha ricordato stamani l’assessore regionale alla Mobilità e Trasporti Alfredo Peri durante la presentazione alla stampa – hanno un obiettivo fondamentale: “semplificare la vita al cittadino-utente, che può accedere ai mezzi senza la preoccupazione di cambiare il biglietto a seconda del gestore, attraverso titoli di viaggio convenienti e facilmente reperibili”. L’Emilia-Romagna “è una delle poche Regioni europee – ha sottolineato Peri – che applica la tariffazione integrata in una dimensione territoriale davvero ampia, e cioè regionale. E ‘Mi Muovo’ sinora ha riscosso davvero un buon successo”. L’assessore ha ribadito inoltre la crescita, anche in questi ultimi anni (in controtendenza rispetto al dato nazionale) dell’utenza del trasporto pubblico in Emilia-Romagna: nel 2013 sono stati 260 milioni i passeggeri per la gomma, oltre 40 milioni i passeggeri trasportati sui treni.

Alla conferenza stampa sono intervenuti la presidente della Provincia di Bologna Beatrice Draghetti, l’assessore alla Mobilità e Trasporti del Comune di Bologna Andrea Colombo, il direttore regionale di Trenitalia Davide Diversi, la presidente di Tper Giuseppina Gualtieri, il presidente di Seta Pietro Odorici, il presidente di Tep Mirko Rubini e la responsabile vendite di Start Romagna Federica Matteucci.

“Mi Muovo Multibus”
Dal mese di ottobre sarà disponibile il nuovo titolo di viaggio “Mi Muovo Multibus”, carnet composto da 12 corse al costo di 15 euro. Ogni singola corsa ha una validità di 75 minuti, è obliterabile e permette, attraverso l’uso di più bus all’interno dello stesso itinerario di viaggio, spostamenti per una zona sull’intero territorio regionale, compresi anche quelli nelle aree urbane delle città. Il titolo consente una grande flessibilità: può essere utilizzato contemporaneamente fino a un massimo di 7 persone e, pur nascendo come “monozonale”, può essere impiegato anche per spostamenti plurizonali. In questo caso, al passaggio in una zona diversa, sarà necessario timbrare una nuova corsa. Un esempio: acquistando “Mi Muovo Multibus” a Bologna, oltre ad utilizzarlo in città sui bus Tper, sarà possibile spostarsi con questo titolo in area urbana su Parma (bus Tep), Reggio Emilia (bus Seta), Rimini (bus Star Romagna), ma anche passare da una zona a un’altra – come da Forlimpopoli a Cesena – a condizione di timbrare appunto un’altra corsa. “Mi Muovo Multibus” si potrà quindi comprare già dai primi giorni di ottobre nelle biglietterie aziendali di Seta (per i bacini provinciali di Piacenza, Reggio Emilia e Modena), Tep (per Parma), Tper (per Bologna e Ferrara) e Start Romagna (per Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini), e presto anche tramite la rete delle biglietterie automatiche self-service diffuse sul territorio. L’offerta di “Mi Muovo Multibus” rappresenta l’avvio dell’integrazione sulla corsa semplice e realizza una prima interoperabilità del sistema Stimer /“Mi Muovo” tra le diverse società di gestione dei servizi su bus urbani ed extraurbani operanti in Emilia-Romagna.

“Mi Muovo citypiù ticket” e “Mi Muovo citypiù mese”
Altri titoli di viaggio integrati sono stati inoltre definiti, con la collaborazione di Tper e Trenitalia (direzione trasporti regionale Emilia-Romagna), per la città di Bologna. In questo modo viene completata l’offerta di “Mi Muovo citypiù” che già dava, dal 2011, attraverso gli abbonamenti annuali integrati ferro-bus (anche per gli studenti fino a 26 anni), la possibilità ai cittadini di muoversi nell’intera area urbana e comuni limitrofi con tutti i bus e i treni regionali Tper e Trenitalia. I nuovi titoli di viaggio per Bologna sono il biglietto “Mi Muovo citypiù ticket” al costo di 1.80 euro (anziché 2.60, ovvero 1.30 + 1.30) e l’abbonamento mensile personale “Mi Muovo citypiù mese” al prezzo di 42 euro (anziché 64, e cioè 36 + 28). Si possono acquistare già da domani, martedì 30 settembre, nelle biglietterie Tper. Questi nuovi titoli di viaggio permettono una mobilità integrata sull’intera area urbana bolognese e nei dintorni, ossia l’utilizzo del servizio urbano su bus e treni regionali Tper e i treni Trenitalia che transitano nella stessa area. Un esempio: un cittadino che arriva nella stazione centrale di Bologna può proseguire il proprio viaggio con uno di questi nuovi titoli sia con il bus, sia con i treni Tper o Trenitalia fino alle nuove stazioni di Mazzini, San Vitale e/o tutte le altre stazioni ferroviarie in area urbana e dintorni (vedi tabella allegata).

Dal 30 settembre inizierà la campagna di comunicazione, su web e quotidiani locali, dedicata ai nuovi titoli di viaggio. Altre informazioni si potranno trovare su http://mobilita.regione.emilia-romagna.it e sui siti di Seta, Tep, Start, Tper e Trenitalia. Sarà attivo il numero verde Mi Muovo:800-388988.

“Mi Muovo”: un bilancio dal 2008 a oggi
I dati di vendita evidenziano l’apprezzamento degli abbonamenti integrati “Mi Muovo” che, per convenienza di prezzo e modalità di ricarica, hanno portato a una crescente fidelizzazione al trasporto pubblico regionale. Da settembre 2008, anno di avvio della bigliettazione elettronica in Emilia-Romagna, la vendita ha registrato infatti un aumento costante, passando dagli oltre 1100 abbonamenti annuali “Mi Muovo” venduti nel periodo settembre-dicembre 2008 agli oltre 4000 del 2013 (+251%). Particolare consenso ha ottenuto l’abbonamento “Mi Muovo mese”, introdotto da aprile 2011: da oltre 12.600 abbonamenti venduti nel periodo aprile-dicembre 2011 ai quasi 30.000 del 2013 (+135%). A oggi sono in circolazione oltre 340.000 card “Mi Muovo”.

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Elezioni: pubblicati oggi sul Bur decreti di convocazione dei comizi e ripartizione dei seggi tra le Circoscrizioni

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Sono stati pubblicati oggi sul Bollettino Ufficiale della Regione Emilia-Romagna (numero 291 del 29 settembre 2014 – parte prima) i decreti – firmati dal presidente Vasco Errani – di convocazione dei comizi per le elezioni di domenica 23 novembre 2014 dell’Assemblea Legislativa e del Presidente della Giunta della Regione Emilia-Romagna e di ripartizione dei seggi tra le Circoscrizioni elettorali. I sindaci dei Comuni emiliano romagnoli ne daranno notizia agli elettori con apposito manifesto che deve essere affisso quarantacinque giorni prima della data stabilita per le elezioni.
La ripartizione di quaranta seggi dell’assemblea legislativa tra le circoscrizioni elettorali dell’Emilia-Romagna assegna a Bologna 9 consiglieri, a Ferrara 3, a Forlì-Cesena 4, a Modena 6, a Parma 4, a Piacenza 3, a Ravenna 3, a Reggio Emilia 5 e a Rimini 3.
Inoltre, 9 consiglieri sono eletti con sistema maggioritario nell’ambito dei candidati concorrenti nelle liste circoscrizionali in base ai voti conseguiti dalle coalizioni di liste o gruppi di liste collegati ai candidati alla carica di Presidente della Giunta regionale. Un seggio è riservato al candidato alla carica di Presidente della Giunta regionale che ha conseguito un numero di voti validi immediatamente inferiore a quello del candidato proclamato eletto Presidente della Giunta regionale (art.3, comma 1, della Legge regionale n. 21 del 23 luglio 2014 e attribuito ai sensi dell’art. 13 della stessa legge).

Va in pensione la prima vigilessa del Comune di Comacchio

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Il 1° ottobre Luciana Luciani, prima donna ad indossare l’uniforme della Polizia Municipale del Comune di Comacchio, appenderà la paletta e i guanti bianchi al chiodo. Entrata in servizio giovanissima come vigilessa stagionale, Luciana dopo 41 anni di servizio saluta i colleghi per dedicarsi al meritato riposo della pensione. Non è stato facile nei primi anni Settanta integrarsi in un ambiente di lavoro formato esclusivamente da colleghi e superiori di sesso maschile, ma Luciana ha saputo imporsi con il sorriso e la buona volontà, svolgendo dapprima i servizi di pattuglia stradale, passando poi al Nucleo Commercio ed infine ad altri incarichi amministrativi interni al Comando. Il Sindaco Marco Fabbri, il Comandante di Polizia Municipale Paolo Claps, i colleghi del Comando e i dipendenti comunali tutti augurano a Luciana di proseguire il suo cammino con la giovialità, lo spirito combattivo e la tenacia che l’hanno sempre contraddistinta.

Cinema, affido e accoglienza familiare

da: ufficio stampa Agire Sociale CSV Ferrara

Che cosa sono l’affido ma anche le forme di accoglienza messe in campo nelle nostre comunità a sostegno di famiglie e a tutela di bambini? Che cosa significa affiancare, accogliere? Un ciclo di appuntamenti ci aiuterà a capire insieme perché nascono queste esperienze di solidarietà attraverso film che mettono a fuoco storie di vissuti familiari nella sofferenza e percorsi possibili di recupero.
E’ ciò che propone l’Associazione Dammi La Mano con una rassegna di film al via da mercoledì 1 ottobre, ore 20.30, presso la Casa del Volontariato in via Ravenna 52 a Ferrara. Il primo appuntamento è con il film “Certi bambini” di Andrea e Antonio Frazzi (2004). Il film in programma è tratto dal romanzo di Diego De Silva e racconta la storia di Rosario, un bambino che vive nelle periferie di Napoli con la nonna Lilina. La vita di Rosario trascorre tra le mura domestica e la birreria dove incontra i suoi amici, altri bambini che fanno branco intorno a lui. L’iniziativa si articola in quattro serate di riflessione, ogni mercoledì al Csv dal 1 al 22 ottobre, che saranno condotte da Alessandro Bruni dell’Associazione Dammi La Mano, costituita da famiglie affidatarie e adottive operanti dal 2004 sul territorio per promuovere l’accoglienza e la tutela dei diritti dei bambini. I film proposti saranno strumento di riflessione sulle tematiche e le storie affrontate nei film.
Il programma della rassegna, organizzata in collaborazione con Agire Sociale e Comune di Ferrara nell’ambito di Famiglie Assieme, percorso di avvicinamento all’affido, all’affiancamento familiare e al volontariato, prevede la visione partecipata dei seguenti film: “Certi bambini” di Andrea e Antonio Frazzi (1 ottobre); “Il ladro di bambini” di Gianni Amelio (8 ottobre); “Ladybird ladybird” di Ken Loach (15 ottobre); “La couleur de ma peau: miel” di L. Boileau e J. Henin (22 ottobre). Tutta la cittadinanza è invitata

Anbi apre una pagina nuova: Massimo Gargano nominato direttore generale, Francesco Vincenzi è il nuovo presidente

da: ufficio comunicazione A.N.B.I.

Anna Maria Martuccelli ha rassegnato le dimissioni da Direttore Generale dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.), carica che ricopriva dal 1986. La decisione è stata ratificata dal Comitato dell’ente, che ha espresso grata riconoscenza per la professionalità messa a disposizione negli anni e che sarà fondamentale all’Associazione anche negli anni a venire.
L’organismo ha quindi proceduto alla nomina di Massimo Gargano, precedentemente dimessosi da Presidente A.N.B.I. (carica, cui era stato rieletto per la quarta volta nel Luglio scorso) e da ogni incarico elettivo nel mondo della Bonifica, come nuovo Direttore Generale.
Tale decisione è stata ratificata dal Consiglio dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, riunitosi a Roma e che ha proceduto anche all’elezione del nuovo Presidente: è il modenese Francesco Vincenzi, 36 anni, Presidente del Consorzio di bonifica Burana e di Coldiretti Modena; tale scelta, nel segno del rinnovamento, qualifica Vincenzi come uno dei più giovani rappresentanti al vertice di un organismo associativo italiano.
Prende evidenza così il disegno di una nuova fase per il mondo dei Consorzi di bonifica, transitata attraverso le riforme dei settori regionali ed ora approdata al vertice nazionale.
Vicepresidenti A.N.B.I. sono confermati Vito Busillo (vicario), Donato Di Stefano e Giovanni Tamburini.
“Il futuro – commenta il neoPresidente A.N.B.I., Vincenzi – rimarrà nel solco di quanto quotidianamente fanno i Consorzi di bonifica a servizio del Paese. L’odierno rinnovamento è funzionale ad un’associazione che, nel segno della continuità, deve saper raccogliere le sfide di un Paese, che cambia traendo, dal passato, l’esperienza per guardare al domani.”

Francesco Vincenzi, classe 1978, è perito agrario (diplomato all’Istituto Tecnico Strozzi di Palidano di Gonzaga), coltivatore diretto, proprietario di un’azienda agricola cerealicola-frutticola di 110 ettari tra Mirandola e San Felice sul Panaro.

La “regina delle valli” in carpaccio del Cantinon

da: organizzatori

Primo appuntamento – martedì 30 settembre al ristorante Al Cantinon – con i menu infrasettimanali al sapor d’anguilla abbinati ai doc del Bosco Eliceo presentati dai sommelier della delegazione Ais. Inizia dal locale di via Muratori il tour fra ristoranti e trattorie organizzato in occasione e nell’ambito della Sagra dell’Anguilla 2014 per celebrare, anche durante la settimana, la ‘regina delle valli’. In tavola, a partire dalle 20,30, crema di porro con spaghetti di calamaro croccante; carpaccio di Anguilla con patè, gambero agli agrumi; risotto violetta/spago nero speck e gamberi; zuppa di pesce alla comacchiese; tortino fondente su guazzetto di frutta accompagnati ai ‘vini delle sabbie’ Mattarelli che saranno presentati da Valentina Mattioli: costo: euro 50 a persona – info/prenotazioni: tel. 0533 314252.

Al via la riorganizzazione della raccolta differenziata in centro storico con le mini-isole ecologiche

da: ufficio stampa Hera

Sui nuovi contenitori anche messaggi di sensibilizzazione. Informazione anche con i tecnici di Hera.

Incentivare la raccolta differenziata in centro storico attraverso un percorso che consenta di migliorare il contesto urbanistico ed estetico della città di Ferrara, patrimonio UNESCO.
Sono i contenuti della mini-riorganizzazione della raccolta rifiuti in centro storico, sviluppata da Hera in collaborazione con l’Amministrazione Comunale.

Il progetto “Decoro Urbano” prevede l’utilizzo di mini-isole ecologiche di nuovo design, che ben si inseriscono nel contesto urbano, essendo di color acciaio “simil Corten”, come concordato con la Soprintendenza per i Beni architettonici e Paesaggistici. È il caratteristico color ruggine che trasmette una percezione di “vissuto” dato dai segni del tempo.

I 40 elementi di arredo, previsti dal progetto, saranno messi a disposizione degli esercizi commerciali (bar e ristoranti), in posizioni concordate da Hera e il Comune. In base alle esigenze, i contenitori verranno collocati in moduli composti da uno o più elementi. Elementi di dimensioni contenute: 130 centimetri di altezza, 90 di profondità e 70 di larghezza.

Si tratta sostanzialmente di rivestimenti all’interno dei quali saranno posizionati i bidoni per la raccolta del vetro e dell’organico. Gli elementi di arredo sono apribili tramite una maniglia apposta sul coperchio e sono inoltre dotati di una pedaliera di apertura applicata lateralmente. Sul fronte dei contenitori saranno applicate targhe che non si limiteranno a indicare il materiale da introdurre attraverso un’immagine stilizzata, ma proporranno anche messaggi sull’importanza di praticare correttamente la raccolta differenziata.

Nella riorganizzazione è riservata una parte fondamentale alla comunicazione, che verrà attuata a cura di tecnici Hera con il coinvolgimento degli esercenti, attraverso percorsi di tutoraggio nelle zone coinvolte dalla riorganizzazione.

Il progetto, in base agli obiettivi che si sono proposti Comune e Hera, vuole rappresentare un salto di qualità per il centro storico, che diventerà più sostenibile, ma anche più pulito, più bello, e abitato da cittadini più consapevoli.

Expo 2015: dalla regione Emilia-Romagna due bandi per le imprese

da: ufficio stampa Camera di Commercio di Ferrara

Govoni: “Sala Conferenze quasi al completo, il segnale che tante nostre imprese credono nella Esposizione Universale”. Appuntamento in Camera di commercio domani (mercoledì 1 ottobre) per capire come portare a casa i finanziamenti disponibili

Come portare a casa i finanziamenti messi a disposizione dalla Regione Emilia-Romagna in vista di EXPO 2015 e battere la concorrenza agguerrita di tante imprese – non ferraresi – pronte a candidare progetti strutturati e programmi di investimento. Questo l’obiettivo del convegno “Contributi per EXPO 2015”, organizzato dalla Camera di Commercio di Ferrara proprio in collaborazione con la Regione, in programma domani (mercoledì primo ottobre), a cominciare dalle 9.30, nella sala Conferenze dell’Ente di Largo Castello.

Il primo dei due bandi ha l’obiettivo di supportare le piccole e medie aziende, sia singolarmente che in forma aggregata, nella realizzazione di azioni promozionali con ricadute internazionali durante l’Expo. Le attività dovranno svolgersi nel territorio della Regione ed essere inerenti al tema della manifestazione “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”, o comunque ad esso correlate. Le domande devono essere inviate dal 15 settembre al 22 ottobre 2014. Il secondo bando sosterrà, invece, progetti di promocommercializzazione turistica volti a supportare le aggregazioni di imprese turistiche (club di prodotto, consorzi, cooperative e raggruppamenti di imprese) che intendano investire risorse umane, strumentali e finanziarie per innalzare la quota dell’internazionalizzazione del turismo incoming emiliano-romagnolo. Tutte le azioni previste dal progetto dovranno essere completamente realizzate entro il 31 dicembre 2015.

“La nostra sala Conferenze è quasi al completo – ha dichiarato Paolo Govoni, presidente dell’Ente di Largo Castello – segno che tante imprese ferraresi credono nella possibilità di esplorare nuovi orizzonti di sviluppo e di rafforzare le relazioni internazionali insieme ai Paesi che parteciperanno a EXPO 2015”.

Dopo l’apertura affidata allo stesso presidente Govoni, toccherà, tra gli altri, a Emanuele Burioni, direttore APT Servizi Emilia Romagna, a Gian Luca Baldoni, Servizio Sportello per l’internazionalizzazione, e a Venerio Brenaggi, Servizio Turismo e Qualità aree turistiche Regione Emilia-Romagna, spiegare agli imprenditori presenti la valenza e le tante opportunità di affari offerte dai due bandi regionali.

La partecipazione al seminario è gratuita previa iscrizione on-line sul sito www.fe.camcom.it.

A Unife il Convegno “La violenza familiare davanti ai bambini. Riconoscere, tutelare, sanzionare”

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

“La violenza familiare davanti ai bambini. Riconoscere, tutelare, sanzionare”. E’ questo il titolo del Convegno che si terrà venerdì 10 ottobre dalle ore 9 alle ore 16.30 nell’Auditorium del Complesso di Santa Lucia, (via Ariosto, 35), a cui sarà possibile iscriversi entro domenica 5 ottobre inviando una mail all’indirizzo: mastertutelaminori@unife.it.
L’iniziativa è organizzata e promossa dal Master “Tutela, diritti e protezione dei minori” dell’Università di Ferrara, nato con l’obiettivo di approfondire la percezione e il grado di conoscenza della violenza assistita dai bambini e dalle bambine in ambito familiare, analizzando il fenomeno dal punto di vista giuridico e psico-sociale, tracciando possibili percorsi di prevenzione e di protezione attraverso un lavoro di rete che veda coinvolte tutte le istituzioni che si occupano di tutela dei minori. Il Convegno è’ rivolto ad avvocati, assistenti sociali, forza dell’ordine, psicologi, studenti.
L’Ordine degli Avvocati di Ferrara ha riconosciuto 3 crediti formativi. Il Master ha richiesto presso il CNOAS l’autorizzazione per il riconoscimento come Ente formatore. E’ stato richiesto alla Questura di Ferrara il riconoscimento dell’evento come aggiornamento professionale.

Prestigioso incarico scientifico assegnato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità al gruppo di ricerca del Prof. Mauro Tognon

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha incaricato il gruppo di ricerca coordinato da Mauro Tognon, Professore ordinario del Dipartimento di Morfologia, chirurgia e medicina sperimentale dell’Università di Ferrara, di effettuare indagini scientifiche relative alla associazione tra tumori umani e virus oncogeni Polioma.
La ricerca scientifica si inserisce nel contesto di uno studio multicentrico organizzato dalla OMS attraverso il proprio laboratorio di riferimento, il National Institute of Biological Standars and Controls con sede a Hertforshire, Gran Bretagna.
Lo studio sarà eseguito in contemporanea in altri 20 laboratori internazionali di diversi Paesi, USA, Giappone, Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia.
“Il significativo riconoscimento al nostro gruppo di ricerca – afferma Mauro Tognon, unico rappresentante per l’Italia di questo studio e consulente della OMS per la Scuola di Medicina di Unife – è dovuto agli importati risultati scientifici ottenuti nel settore della Oncologia virale che annoverano circa 130 pubblicazioni internazionali recensite e otto brevetti nel settore”.
Il Prof. Mauro Tognon, Coordinatore del Corso di Studio Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia di Unife, è stato inserito tra le prime 100 posizioni dei migliori scienziati italiani con un h index di 32, indice delle pubblicazioni più citate.

La Sostenibilità nell’Economia, nell’Ambiente, nella Politica e nella Cultura Protagonista ad Unife al Simposio internazionale “Routing Sustainable Development towards a Culture of Wellbeing”

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Economia, ambiente, politica e cultura. Sono questi i quattro Cerchi della Sostenibilità individuati in accordo con l’Agenda 21 delle Nazioni Unite, che saranno indagati nel corso del Simposio internazionale “Routing Sustainable Development towards a Culture of Wellbeing”, che si terrà mercoledì 1 e giovedì 2 ottobre a Palazzo Tassoni Estense, (via Ghiara, 36).
Coordinato da Paola Spinozzi, docente del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara, il Simposio vedrà intervenire relatori provenienti da vari paesi dell’Europa, dell’America Latina, dell’Asia e dell’Africa, che dialogheranno sulla sostenibilità e il benessere nei quattro domini, indagando questioni teoriche e casi specifici in una prospettiva interdisciplinare al fine di individuare buone pratiche di benessere sostenibile.
“L’iniziativa – come ci spiega Paola Spinozzi – rientra nell’ambito della rete tematica universitaria “Routes towards Sustainability”, nata nel 2012 per promuovere progetti di internazionalizzazione della ricerca e della didattica sul tema della sostenibilità e formata da Unife, An‐Najah National University, Nablus, Palestina, Humboldt Universität, Berlino, Pontifícia Universidad Católica de Chile, Santiago, Cile, Pontifícia Universidade Católica do Paraná, Curitiba, Brasile, South China University of Technology, Guangzhou, RPC, Universidad Católica de Cordoba, Argentina, Université Gaston Berger de Saint‐Louis du Sénégal, Uniwersytet Warszawski, Polonia, Waseda University, Tokyo, Giappone. La rete è finalizzata ad investigare come la produzione, l’utilizzo e la gestione di risorse si intreccino con il ruolo delle persone come produttori, utilizzatori e custodi di culture che richiedono di essere sostenute. Cosa significa sostenere l’umanità e la ricchezza delle sua manifestazioni culturali in un’epoca transumana solleva interrogativi riguardo alla diversità biologica e culturale, a differenti fattori geografici e ambientali, a visioni diverse della scienza e della tecnologia, a nozioni varie di norma e giustizia. Una cultura del benessere presuppone che la salute economica, la responsabilità ambientale, l’equità sociale e la vitalità culturale siano visti in modo interdipendente, che comprende aspetti materiali e immateriali, tangibili e intangibili”.
“Nel corso del Simposio – conclude la Prof.ssa Spinozzi – particolare attenzione sarà rivolta ai temi dell’Economia: produzione e risorse, uso, consumo, smaltimento e riciclaggio; dell’Ambiente: habitat, energia, acqua ed aria, emissioni e rifiuti, prevenzione e mitigazione del rischio multiplo; della Politica: diritto internazionale, giustizia e uguaglianza di genere, cittadinanza, educazione e salute, società del rischio; della Cultura: Identità e memorie, il valore dei saperi umanistici e dei beni culturali, interculturalità,creatività, resilienza e creolizzazione”.

Presentato il libro “Backup di una piazza”, una settimana per scoprire il progetto e rivivere la piazza attraverso una mostra

da: Listonemag.it, responsabile comunicazione progetto Backup di una piazza

Si è svolto, sotto i portici della Galleria Matteotti, sabato 27 settembre l’evento conclusivo del progetto “Backup di una piazza” promosso dall’associazione Listone e realizzato dalla redazione insieme ai tanti cittadini che hanno voluto partecipare, condividendo foto, racconti e aneddoti che raccontano la storia del listone ferrarese.

Alla presentazione sono intervenuti il vicesindaco Massimo Maisto e Valeria Cicala, caporedattore della rivista IBC, della Regione Emilia-Romagna promotrice del bando “Giovani per il territorio” grazie a cui “Backup di una piazza” ha preso vita. L’attore Marco Sgarbi, grazie ad alcuni momenti di storytelling, ha trasportato i partecipanti attraverso le storie della piazza.

Il libro, edito da cartografica, e la chiavetta USB realizzati -il reale e il virtuale, fil-rouge dell’intero progetto – sono il frutto del lavoro di quasi un anno di ricerche, tra archivi e biblioteche, e di un’intera settimana in cui la redazione si è trasferita in piazza Trento e Trieste per intercettare e raccogliere le storie dei passanti. Per la realizzazione dei contenuti sono intervenuti oltre a redattori, fotografi, video maker di Listone Mag i cittadini che rendendosi parte attiva, hanno reso possibile la pubblicazione di un volume di oltre 160 pagine in cui si alternano, racconti, aneddoti, foto ingiallite e digitali, due progetti fotografici, oltre 5 video. La storia di ieri si alterna con quella di oggi per testimoniare un piccolo, ma importante patrimonio della nostra città.

La mostra fotografica, allestita sotto i portici, che illustra l’intero percorso svolto è visitabile fino a domenica 5 ottobre, tutti i giorni dalle 9 alle 19, ed è inoltre inserita come evento collaterale nel programma partecipato della 7° edizione del Festival di Internazionale.

Listone Mag
Listonemag.it è un magazine online che ha come protagonista Ferrara e il suo mondo fatto di persone, iniziative e progetti. Nato nell’aprile 2013, è un contenitore di storie: esempi di cose belle che nascono e si evolvono, che succedono nel territorio e che è bello diffondere e raccontare perché si sappia in giro che sono successe o che stanno per succedere. È anche un’agenda aggiornata con tutto quello che c’è da fare in città, giorno per giorno: una guida semplice da consultare in ogni momento. Include: foto ad alta risoluzione, pareri, opinioni, racconti, interviste, impressioni, dietro le quinte. Non include: foto di repertorio, politica e cronaca nera, comunicati preconfezionati, redazionali.
Partner del progetto
Sono tante e diverse le realtà che hanno già voluto aderire al progetto: l’Istituto di storia contemporanea, l’Archivio comunale, le Biblioteche comunali, il liceo scientifico Roiti, il centro Area Giovani con il progetto Imagina(c)tion, i docenti e gli alunni del corso di alfabetizzazione informatica Pane e Internet, il comitato Commercianti Centro Storico.
Giovani per il territorio
“Giovani per il territorio” è il bando promosso dall’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna rivolto ad associazioni e cooperative giovanili, per progetti innovativi di gestione e valorizzazione dei beni culturali locali. Il bando invita i giovani ad esplorare il proprio territorio, a prendersene cura, a riconquistarlo e rinnovarlo con percorsi creativi capaci di stimolare la partecipazione attiva della cittadinanza e la creazione di un sistema virtuoso di relazioni sociali e culturali.

Mostra fotografica “La bellezza dentro”, un progetto fotografico di Giampiero Corelli al ristorante “381 Storie da Gustare”

da: 381 Storie da Gustare

Il Ristorante 381 Storie da Gustare è un locale speciale, non un semplice bar ristorante, ma un
luogo solidale e sociale gestito dal 2009 dalla Cooperativa Sociale Il Germoglio Onlus.
La cooperativa da più di 20 anni opera nel territorio di Ferrara e Provincia dedicandosi
all’inserimento lavorativo e sociale di persone svantaggiate perchè crede che attraverso il
lavoro, il poter acquistare una propria professionalità, si possa acquisire l’autonomia e la dignità.
Dal 2010 la Cooperativa Sociale il Germoglio gestisce anche il progetto RAEE in carcere presso
la Casa Circondariale di Ferrara in rete con altre cooperative della Regione Emilia Romagna.
Il Progetto RAEE ha l’obiettivo di promuovere l’inclusione socio-lavorativa di persone
svantaggiate in esecuzione penale o reduci dal carcere, per le quali si rende necessario un
accompagnamento competente e in raccordo con il territorio, che ne favorisca il pieno rientro nella
legalità e nella vita civile della comunità.
Proprio questa vicinanza al mondo carcerario ha stimolato l’interesse la volontà del 381 ad ospitare
all’interno dei suoi locali, la mostra del fotografo ravennate Giampiero Corelli che con il suo
progetto fotografico “La Bellezza Dentro – donne e madri nelle carceri italiane” racconta la vita
delle donne e delle madri all’interno degli istituti penitenziari femminili. Il lavoro fotografico è durato
alcuni anni e ha toccato diversi Istituti Penitenziari italiani, da Messina a Trento, passando per
Roma, Bologna, Forlì, Milano e tanti altri.
La mostra sarà visitabile al Ristorante 381 Storie da Gustare in piazzetta Corelli 24,
dal 3 ottobre al 2 novembre negli orari di apertura del locale (11-15,30/18.30-22.30).

L’INTERVISTA
Caritas, termometro della crisi:
in 5 anni 15mila pasti in più.
Don Valenti: “Drammi sempre più frequenti”

di Giuseppe Fornaro

Settantaduemila pasti, 83 tonnellate di pacchi viveri, 54mila euro di assistenza economica attraverso il pagamento delle utenze, 150 volontari solo per la mensa. Sono i numeri della povertà. O meglio i numeri dell’assistenza fornita dalla Caritas diocesana di Ferrara-Comacchio agli indigenti e alle persone in stato di difficoltà anche temporanea.
Abbiamo provato ad aprire una finestra su questo mondo che appare così distante e invece ci sta intorno, ci è contiguo se questi, come sembra, sono i numeri. Numeri ai quali corrispondono persone con i loro drammi sempre più frequenti in un momento di crisi economica che non accenna a finire. Tutto è reso precario al punto che ciascuno è su una linea di confine e varcare quella soglia oggi, purtroppo, è sempre più facile e frequente. Basti pensare ai pasti forniti: nel 2009 erano 57mila, 15mila meno di adesso.
Abbiamo incontrato don Paolo Valenti nella parrocchia dell’Addolorata, direttore della Caritas per ventuno anni fino a gennaio scorso quando ha passato la mano ad un laico, Paolo Falaguarda. La Caritas è nata con lui proprio ventuno anni fa con la mensa e l’ambulatorio medico in via Brasavola dov’è tutt’ora.

Secondo la sua esperienza, in questi anni è cambiata la povertà e come?
È sempre molto difficile definire la povertà. C’è chi non ha niente da mangiare, chi non ha una casa, chi si trova in una situazione di mancanza di lavoro oppure di mancanza di diritti. La povertà è estremamente variegata. Oggi ci sono delle nuove povertà dettate dalla crisi che si aggiungono alla povertà precedente. In questo periodo di crisi nei centri d’ascolto abbiamo visto che la presenza di persone italiane rispetto a quelle straniere è aumentata, non perché siano diminuite quelle straniere, anche se per via della crisi molti stranieri sono tornati a casa e altre sono arrivate e ora sono in una situazione di estremo disagio. Però sono aumentate molto le povertà italiane. Questo è un dato di fatto. Quando si parla di lavoro giovanile, si pensa a quelli tra i 18 e i 30 anni, ma c’è una fascia tra i 30 e 45 anni che non ha mai avuto nemmeno una occasione di lavoro. Questa è la triste e cruda realtà. Sappiamo tutti che dopo i 30 anni trovare lavoro è un’impresa come scalare l’Everest in una situazione dove il lavoro non c’è soprattutto qui da noi e questo è un ulteriore impoverimento della città. Se uno mi chiedesse in che settore cercare lavoro direi di fare la badante, per via dell’invecchiamento della popolazione, perché è il settore dove forse si riesce di più a trovare lavoro. Non vedo altre prospettive.
Come centro ascolto della Caritas abbiamo anche situazioni relative al sovra indebitamento che seguiamo come Fondazione antiusura a livello regionale. Si lavora sulla prevenzione dell’usura, famiglie che sono sull’orlo dell’indebitamento che può portare a chiedere soldi facili. Questo è un problema di cui bisogna capire le cause. A volte sono cause relative alla perdita del lavoro, altre un imprevisto in famiglia che non ci voleva, come una malattia. Qui stiamo parlando di una fascia di persone che non è mai stata nell’ambito della povertà, non sono quelli che vengono a mangiare alla mensa della Caritas. Poi ci sono persone che proprio a causa della crisi si affidano alla fortuna. Il problema del sovra indebitamento da gioco è un problema fortissimo. Nei periodi di crisi le persone scommettono di più. Può essere il bingo, la slot machine, il gratta e vinci. C’è un aumento spropositato di questi fenomeni. Quando un anziano comincia a giocare sistematicamente e a spendere anche 50 euro alla settimana in un mese diventano 200 euro e sulla pensione quei soldi pesano forte e parliamo di 50 euro quando va bene. Anche questo ricorso al credito facile delle finanziarie o alle revolving card creano grossi problemi perché non ci si rende conto degli interessi che si vanno a pagare. Allora qui si cerca di aiutare anche attraverso dei professionisti. Se poi interviene anche la perdita del lavoro è terribile con tutte le spese da pagare: l’affitto, o il mutuo, le utenze, ecc. Nel 2013 come Caritas abbiamo pagato utenze per 54mila euro.

Quindi a differenza dell’immagine che si ha all’esterno la Caritas non fornisce solo i pasti. Che tipo di attività svolgete?
La parte più impegnativa è l’ascolto. Il centro d’ascolto è fondamentale. Devi sempre metterti in ascolto della persona che viene da noi. Non è che una persona viene e ci dice che non riesce a pagare una bolletta e noi gli diamo i soldi. Non funziona così. L’ascolto, invece, è fondamentale per capire perché la persona si trova in questa difficoltà. Spesso e volentieri su cento casi 99 sono tamponamenti di situazioni di emergenza. Se si riesce a portare una persona su cento da uno stato di difficoltà ad uno di indipendenza è un gran successo. Altrimenti si tamponano situazioni che non si sa come risolvere.
Poi ci sono servizi essenziali che vengono forniti come la mensa che l’anno scorso ha fatto 72mila pasti, pranzo e cena. Dal centro d’ascolto sono passate più di mille persone. Abbiamo distribuito pacchi viveri per 83 tonnellate. Seimila accessi per il servizio docce e distribuzione vestiti. Da quest’anno poi offriamo anche la colazione. Abbiamo aperto casa Betania. Abbiamo aperto un dormitorio femminile con dodici posti. Siamo entrati nel progetto accoglienza profughi, soprattutto donne e bambini. Abbiamo due ambulatori da dove passano tutti i profughi che arrivano prima di essere destinati alle varie associazioni che hanno dato la disponibilità all’accoglienza. Poi c’è tutto il mondo del volontariato che gira intorno.
L’ambulatorio lo abbiamo aperto nel ’95 con medici di base volontari perché allora per i clandestini non era prevista alcuna assistenza medica. I medici si costituirono in associazione, sistemammo l’ambulatorio e poi attraverso convenzioni col Comune, l’Ausl e l’Arcispedale S. Anna, l’azienda farmaceutica municipale, le farmacie private ci fu la possibilità di dare assistenza agli stranieri. Persino il dispensario si rivolgeva a noi per la prevenzione della tubercolosi perché altrimenti loro non sarebbero riusciti ad intercettarli tutti. Era un servizio di carattere sociale importante. Poi ci fu la legge voluta da Rosy Bindi che garantisce l’assistenza sanitaria a tutti. A quel punto l’ambulatorio non era più necessario. Ultimamente l’esigenza si è riproposta a seguito di quella norma che prevede l’obbligo da parte dei medici di denunciare i clandestini.

Per fornire tutti questi aiuti, da dove vengono le risorse?
Innanzitutto, dal tanto vituperato otto per mille, ma che per noi è essenziale dal punto di vista economico. Poi ci sono le offerte, i lasciti. Per noi l’offerta non è solo il denaro, ma anche il cibo. Innanzitutto c’è il banco alimentare, pur con tutte le difficoltà, e poi c’è, in collaborazione con la grande distribuzione degli ipermercati coop, il “Brutti ma buoni” cioè confezioni di cibo assolutamente commestibile, ma il cui involucro non si presenta bene e che resterebbe invenduto; c’è il last minute market; la raccolta di cibo nelle parrocchie. Questo è oro. Anche il cotto non venduto dell’Ipercoop andiamo a prenderlo tutti i giorni. Questo è un lavoro importante. Tutta questa roba andrebbe distrutta con uno spreco di risorse. L’idea del professor Andrea Segrè, inventore del Last minute market, è stata un’idea geniale grandissima. Insomma, bisogna fare in modo che lo spreco non vada a danno delle persone. Il Centro servizi al volontariato ci dà una grossa mano in questo senso nel cercare il modo di inserirsi nel circuito dei “brutti ma buoni”, del last minute market parlando con le amministrazioni dei supermercati.
A volte non pensiamo a quanto sprechiamo. Ad esempio, gli indumenti. Ci sono cassonetti della Caritas, di Humana e della Croce Rossa. Ogni settimana solo noi Caritas viaggiamo intorno ad otto-nove tonnellate di indumenti recuperati. La parte utilizzabile si riusa, tutto ciò che non si può utilizzare, che è la stragrande maggioranza, viene rivenduta a ditte di Prato per il recupero dei filati e i soldi che ricaviamo li utilizziamo per le nostre attività. Se pensiamo a quanto ciascuno di noi scarta per noi volontari ogni cambio di stagione è una manna.

Dal quadro che ha descritto mi sembra che venga fuori in questa città una rete anche istituzionale di solidarietà abbastanza solida.
La cosa bella è la grande collaborazione, non ci si fa la guerra.
La gestione delle risorse, che siano economiche o alimentari o i vestiti, deve essere razionalizzata perché noi non possiamo permetterci lo spreco. Per questo stiamo cercando di costituire una banca dati degli interventi che vengono fatti per le persone per evitare che ci possa essere qualcuno che ci marcia e che fa il giro delle diverse associazioni. Per carità, ci sta anche questo, non ci si deve scandalizzare, però dobbiamo cercare di aiutare più persone possibile. La povertà ha sempre avuto le sue strategie da quando esiste l’umanità.
Mi viene in mente quel cartello contro l’accattonaggio davanti al supermercato che fa un po’ ridere. Davanti la mia parrocchia le persone che chiedono sono aumentate anche perché le chiese chiudono (ride, ndr). Poi c’è quello che chiede e basta, c’è quello che arriva alterato dall’alcol e quello non è nemmeno controllabile e in quel caso chiami la polizia che lo allontana. Noi diciamo sempre: evitiamo di dare, perché non sai mai dando dei soldi senza una verifica se fai del bene o del male. Se si presenta una persona insistente che puzza di alcol, capisco che uno li dà per liberarsene, ma non lo stai aiutando. Per questo sono importanti i centri di ascolto per capire i bisogni delle persone.

A questo punto non possono non chiederle se anche lei crede che ci sia una sorta di racket dietro l’accattonaggio?
Dipende dal tipo di accattonaggio. Esiste indubbiamente la spartizione delle zone. Poi si sa che l’accattonaggio minorile, soprattutto tra i nomadi, è una forma di sfruttamento. Direi che in questo senso è racket. Poi se è al livello malavitoso questo non ho le competenze per dirlo.

Una domanda un po’ provocatoria, mi rendo conto, ma chiedo a lei che è un uomo di fede quanto può essere frustrante occuparsi di povertà? Perché è come voler svuotare il mare col secchiello, i poveri sono in continuo aumento.
Come dicevo prima quando si riesce a risolvere un caso su cento si esulta. Il resto si tampona. La fede ci aiuta ad avere sempre uno sguardo di speranza per dire che l’ultima parola sulla vita non ce l’ha la morte. Secondo, quello che ci dice la fede è di avere sempre un occhio particolare di attenzione verso gli altri, particolarmente verso gli ultimi. Quando parliamo di opzione preferenziale verso i poveri, parliamo di qualunque tipo di poveri. Significa che se c’è una persona in uno stato di bisogno quella ha la precedenza rispetto ad un’altra. È quello che avviene normalmente in una famiglia. Se una madre ha due figli ed uno sta male, dedicherà naturalmente più attenzioni a quello che sta male perché è in uno stato di bisogno. Questo è un atteggiamento umano normale che vivono tutte le famiglie indipendentemente dalla fede. Credo che questo atteggiamento andrebbe recuperato a livello sociale, cioè chi è in stato di necessità merita attenzione. E quindi evitare le guerre tra poveri, ma soprattutto avere l’atteggiamento di dire che se un altro riceve quello che ho ricevuto io deve prevalere un sentimento di gioia perché finalmente anche lui questa sera avrà da mangiare e in quella famiglia ci sarà almeno una serata di serenità. Ecco, questo lo dobbiamo recuperare molto. Invece, si cerca sempre di dire “prima noi poi loro”, una differenziazione che rischia di essere estremamente pericolosa perché dal punto di vista dell’attenzione verso l’altro non c’è un prima e un dopo. Chi è in uno stato di necessità non può essere lasciato da solo. Non dico che si risolva tutto. Non sono un esperto di politica economica, non sono un politico, però credo che certi principi devono essere tenuti. Anche di fronte alla polemica su “Mare Nostrum” o mare di altri come si fa a fermare un fenomeno come quello? O ti metti a sparare, ma questo non ha mai fermato nessuno, come dimostra la frontiera tra il Messico e gli Usa. A livello internazionale occorre un’altra politica. Tutti parlano di cooperazione internazionale, ma dove la vediamo? Dov’è? Dicono: aiutiamoli a casa loro. D’accordo, ma perché fino adesso non si è fatto? Perché la cooperazione internazionale non funziona? Perché si ricade sempre nei fenomeni di corruzione? Se si è così capaci di andare a bombardare, credo si abbiano anche le forze per cercare di impostare una politica anche di forza, di pressione sui governi per dire “caro mio adesso se vuoi ti aiutiamo”. Io credo anche nel commissariamento di un governo. Questo non vuol dire ledere i principi della democrazia, ma proprio per il rispetto della democrazia cercare di creare quella rete di solidarietà che è necessaria.
È chiaro che nessuno ha la bacchetta magica e sconfiggere la povertà è un sogno. Anche i nostri stili di vita incidono parecchio. Nell’uso del denaro, che vuol dire uso delle risorse, ci sta la tua mentalità di come le usi, di come sprechi. Se vai a giocartelo alle slot machine è chiaro che diventi tu un costo per la società perché devi essere curato.

Qual è l’identikit della persona in difficoltà oggi?
Più che persone singole si tratta di famiglie giovani, possono essere italiane o straniere, in prevalenza straniere che chiedono un aiuto soprattutto per le utenze, l’affitto. Famiglie giovani con due figli. Poi ce la povertà cronica.
Non dimentichiamo un altro fenomeno che è andato crescendo. Il disagio mentale. La malattia mentale, la depressione sono un altro fenomeno che non accenna a diminuire, anzi con la crisi aumenta. Parliamo di persone giovani dai trenta ai quarant’anni. Uomini e donne.

Del resto quando non c’è una prospettiva di futuro la depressione è la patologia correlata, come si dice…
Se uno perde il lavoro e ha anche dei figli non sa come fare. Nella povertà non c’è nulla di romantico. Guareschi mette in bocca a don Camillo che la povertà è un dramma. Un conto è la povertà che uno sceglie consapevolmente, la povertà religiosa alla S. Francesco, ma quella è un patto, l’ho scelta io, un altro è la povertà subita. Quello è un dramma. Comunque, l’emergenza è il lavoro perché a questo è legato tutto: la dignità della persona, il costituirsi e portare avanti una famiglia, garantire un futuro, la stabilità di una casa.

Si parla si parla si parla, quanto tempo è che si dice che ‘l’anno prossimo’ la crisi sarà passata?
Adesso si è già spostata al 2015. Anche perché tutto quello che era il risparmio dei genitori di molte famiglie ormai è stato raschiato. So di famiglie che dicono che adesso va bene perché c’è la pensione dei genitori, ma dopo? Quando non ci saranno più? Come mangeranno? Su questo mi sembra si stia battendo la fiacca. Io non ho la soluzione, se ce l’avessi la direi. Se non si riparte garantendo un lavoro che sia dignitoso. Certi tipi di contratto come i voucher sono stati una grande invenzione però stanno diventando un alibi, un lavoro a chiamata senza diritti. Una forma di caporalato. Che futuro hai davanti lavorando in questa maniera? Anche due ragazzi che si vogliono sposare cosa mettono su? Insomma, il lavoro è la priorità. A livello politico bisogna muoversi tanto su questo. A parole il mondo si cambia. Quello sono capace anch’io di farlo.

Sicuramente lei ha fatto più di molti politici…
(Si schermisce con un sorriso, ndr) Beh, insomma, la cosa bella di questi ventuno anni è stato il volontariato. La passione dei volontari. Noi non chiediamo il certificato di battesimo a nessuno che voglia fare il volontario. Quando aprimmo, i primi volontari furono quattro mormoni. Ognuno fa quello che sa fare. Ci sono tanti pensionati che sono una forza incredibile. L’ambulatorio medico fu messo su dal dottor Giancarlo Rasconi, sua moglie era la ginecologa di riferimento al Sant’Anna. Tutto queste persone hanno dato molto. C’è tanta gente che ha voglia di mettersi in gioco, bisogna dargli l’occasione e un ambiente adatto.

Questo mondo del volontariato è veramente bello e andrebbe rivalutato tanto di più e ripreso nelle motivazioni: la gratuità, il tempo dedicato, la formazione. Ferrara da questo punto di vista non è seconda a nessuno.

LA STORIA
Pittrice ti voglio parlare…

Parco di Kolomenskoe, un po’ fuori Mosca, non tanto a dire il vero, il tempo di arrivarci in circa quindici-venti minuti di metropolitana. Incredibile come qui, a poche stazioni, ci si trovi velocemente e improvvisamente immersi nel verde e nella natura.

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Chiesa della Madonna di Kazan

Sotto il sole caldo, qui gli edifici bianchi sembrano ancora più bianchi e svettano nel verde accecante del soffice e delicato prato del parco che si estende lungo la Moscova per circa 390 ettari. Residenza estiva degli zar nel sedicesimo secolo, questo posto è incantevole. Alcuni tetti sono verdi, altri turchesi, tutti degni di un’antica fiaba russa. La loro forma è oblunga o a cupola, a seconda che ci si presentino davanti agli occhi la Chiesa dell’Ascensione, le porte di pietra o la Chiesa della Madonna di Kazan. S’innalzano verso il cielo, imponenti, seri, sicuri, maestosi, severi e altezzosi.
Ci ritroviamo, sorpresi e ammirati, in un mondo a sé stante, azzurro, solitario, quasi indipendente, lontano da ogni preoccupazione e rumore (solo qualche cinguettio e miagolio), secondo alcune leggende, scenario dello scontro fra San Giorgio e il drago.
Da lontano scorgo una signora anziana, con il capo coperto da un vecchio cappellino ricamato all’uncinetto, seduta, quasi accucciata, su un seggiolino di legno che sembra quello di un bambino o di un regista di piccola statura. Proprio per questo suo essere piccolina e per la posizione assunta m’intenerisce molto. Di fronte all’imponente Chiesa ortodossa si sta immaginando quell’immenso e potente drago e forse lo disegna. Ha con sé pennelli, barattolini, vasetti, un cavalletto di legno, qualche tavolozza, una tela e tanti colori, tanti quanti quelli delle ali di quel drago. E’ stata una pittrice, da giovane, di quelle che dipingevano a Montmartre, a Piazza Navona, lungo la Stari Arbat. Ritratti, paesaggi, gatti, cani, coppie di sposi e tanti giardini e fiori. Tutto nasceva dalle sue mani, miracolosamente, come un bocciolo fiorito. Non le importava, allora, cosa disegnava, bastava guadagnare per poter vivere di arte. Per convincere i genitori, prima, e gli amici, poi, che con la bellezza si riusciva a sopravvivere.
Dopo tanti anni era riuscita a diventare una pittrice abbastanza nota, grazie anche all’aiuto di un’amica gallerista di San Pietroburgo, città d’arte e di cultura. La sua avvenenza giovanile l’aveva sicuramente facilitata ma lei, Olga, era anche molto risoluta e sicura della strada scelta. Allora era forte, fisicamente e moralmente, e per quanto piccolina di statura aveva solcato mari e monti, guidata e accompagnata solo dal suo grande sogno. Che un giorno era divenuto realtà. Per un breve periodo aveva anche vissuto in Umbria, in un piccolo villaggio medievale che le aveva regalato nuove amicizie, passioni e, ammetteva, anche un bel carnet di ricette di cucina, diventate ispirazioni di piatti finiti anch’essi sulle sue tele. Olga aveva disegnato, dipinto, ricamato, pregato, scritto, letto, sognato, amato e quasi mai odiato. Non era capace di odio, proprio no. Questo sentimento non faceva e non fa parte del suo Dna. Anche quando era stata trattata male, magari umiliata e rifiutata, aveva sempre accettato quello che la vita le portava. Sempre, e tenacemente, convinta di poter inseguire il sole come “il piccolo e anticonformista Gabbiano Jonathan, che riesce a intravedere una nuova via da poter seguire, una via che allontana dalla banalità e dal vuoto del suo precedente stile di vita, e comprende che oltre che del cibo un gabbiano vive della luce e del calore del sole, vive del soffio del vento, delle onde spumeggianti del mare e della freschezza dell’aria”.
Negli anni aveva iniziato a dipingere nuovi soggetti, era passata a immagini religiose, altari, chiese, cupole. Forse la dimensione mistica aveva guadagnato terreno con la vecchiaia, con la voglia di pace e tranquillità. Oggi Olga è in pensione, se così la si può chiamare, vista la sua misera entità, e ancora dipinge, un po’ per quell’antico piacere della bellezza, un po’ per vendere a qualche turista attirato dalla sua ancora intensa vivacità.

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Parco di Kolomenskoe, aiuola di fiori

Ogni domenica prende allora i sui colori e le sue tele e cambia parco o giardino, in cerca d’ispirazione. Oggi la vediamo qui, a Kolomenskoe, domani la potremo trovare altrove. Le sue gracili spalle ricurve inteneriscono, per il peso che portano, per quanto hanno sopportato. Perché Olga, in tutto questo, aveva dovuto lasciare il suo bambino in un orfanotrofio, la bellezza non era stata sufficiente, da sola, per tutto. Quel bambino che, nascosto dietro un ramo o un tronco disegnato, compare sempre nei suoi dipinti. Guardando bene, da vicino, lo vedrete anche voi.

L’EVENTO
Internazionale a Ferrara ovvero dell’importanza di unire i puntini

Chi è Oleg? Me lo sono chiesta qualche tempo fa leggendo in rete la notizia dell’arresto di Oleg Vorotnikov in seguito a una rissa all’ex ospizio di Santa Marta di Venezia. L’articolo diceva che l’uomo è ricercato, che rischia l’estradizione in Russia, da cui è scappato con la famiglia nel 2013, e dove il processo a cui andrebbe incontro non sarebbe clemente né imparziale. Una raccolta di firme a favore dell’attivista (alcuni nomi: Zerocalcare, Andrea Lissoni, la crew di scrittori Urban Code) riesce però a farlo rilasciare dal carcere di Santa Maria Maggiore e a scongiurare l’estradizione. Della notizia e dei suoi protagonisti non si parla in modo diffuso, ma in parte conosco già la loro storia, che è anche la storia di Voina, grazie alla visione del proiezione del documenario Tomorrow realizzato da Andrey Gryazev e proposto al festival di Internazionale nel 2012.

Collettivo russo nato nel 2007, attraverso provocatorie azioni artistiche, Voina critica l’omofobia, l’autoritarismo, la strumentalizzazione della religione a fini politici, l’ormai divenuto stato di polizia russo. Con crudezza e assenza di filtri, racconta spaccati di vita dei componenti del collettivo, tra arresti, azioni sovversive, falli disegnati sul grande ponte di Mosca, rappresentazioni estemporanee, incarcerazioni e vita familiare sempre in bilico tra sostenitori e detrattori, tra filo del rasoio e le telefonate ai parenti su Skype, tra l’ammirazione di chi li sostiene e la violenza ideologica di chi li vorrebbe zitti e assenti.

Stesso posto e stesso anno. In sala Estense, poco lontano dal cinema Boldini in cui ho assistito alla proiezione, ascolto il fumettista Igort raccontare Quaderni russi, il suo nuovo lavoro a nuvolette, che diviene anche l’occasione per parlare con il pubblico di Femen, movimento femminista ucraino le cui componenti manifestano in topless contro le discriminazioni sociali e sessiste, intenzionate a scuotere le coscienze di un Paese ancora associato, nell’ottica estera, al turismo sessuale o alla delinquenza. O, ancora, delle Pussy Riot, due delle quali – Yekaterina Samutsevich e Nadezhna Tolokonnikova – cullate nell’embrione di Voina per poi prendere la propria strada.
Sono solo alcune delle storie collegate da un comune progetto o da un comune effetto, da una stessa idea e dalla stessa forza artistica, due punti uniti da una linea di pensiero chiara e originale che viene tracciata grazie alla matita di Internazionale.

Raccontare storie e persone, cercare connessioni naturali e nascoste tra eventi, soggetti, situazioni, darne una interpretazione a più voci di fronte a un pubblico, dare voce a chi e cosa una voce spesso non ce l’ha, oppure rischia di finire perduta tra le pieghe di una informazione (tema conduttore di questa edizione che inizia venerdì), nascoste in trafiletti o nell’oblio. Storie che vale la pena ascoltare e collegare, su cui riflettere. Come quelle del medico congolese Denis Mukwege, fondatore in sud Kivu di un ospedale per le donne vittime di stupro, del regista alternativo statunitense Robert Altman e del programmatore Aaron Swartz, dalla vita tanto geniale quanto drammatica, del coraggioso fotoreporter di guerra Giles Duley e del visionario presidente della multinazionale dei sogni Pixar e Walt Disney Studios Edwin Catmull, che saranno alcune delle protagoniste di questa edizione.
E chissà quale forme assumeranno i puntini che saranno uniti tra 3, 4 e 5 ottobre.

[Vedi il video di presentazione del festival]

L’OPINIONE
Considerazioni inattuali sulla politica e i suoi derivati

Da qualche tempo i quotidiani sono particolarmente polposi e le riviste che li accompagnano sembrano volumi in quarto. Quando mai tanta abbondanza? Fosse un’offensiva Marchionne-Renzi? Fossero mitragliate di twitter ed esternazioni? Fossero le dolenti note ispirate alla celebre “Melancolia” di Dürer che escono dal labbro stretto di Bersani? Macché! Sono pagine, decine e centinaia, che presentano la moda italiana per lei, per lui e per entrambi. Magnifiche confezioni presentate da stupefatte modelle/i che ti guardano con disgusto, irritazione e noia stringendo le preziose stoffe attorno alle loro gambucce, spallucce, testine, mentre avanzano con quel ritmo ondulante e artefatto che fa la gioia degli stilisti e dei fotografi. Perfetta metafora della politica italiana e dei loro protagonisti. Magnifici lavori che si adattano all’artificio di chi non sarà mai così annoiato, tetro, indifferente, scostante e falso come deve essere il comportamento dei modelli/e.

Una saturazione così evidente degli affari della politica con lo scontro gigantesco sull’articolo 18, sul job act, sulla lotta senza quartiere tra magistratura e politica tanto che ne risentono i talk show fino a ieri padroni incontrastati della serata televisiva: cadono Floris, Giannini, Santoro e le Gabbie, i Virus, le Piazze pulite. La ‘ggente’ non ne può più di esternazioni, di insulti, di veleni sussurrati a fior di labbra. Salta perfino fuori il vecchio ma sempre valido appellativo di ‘amico’ per definire il più odiato o disprezzato tra i contendenti (molto amato in area Pd). Perfino le contorsioni di De Magistris non suscitano sconcerto se non l’ironia del grande Francesco Merlo che firma uno dei suoi pezzi più strepitosi su La Repubblica: La Nemesi beffarda di Giggino ‘a manetta paladino della legalità che resiste alla legge. Le considerazioni del grande giornalista, che analizza i soprannomi di cui si riveste il sindaco di Napoli (oltre ‘a manetta, ‘o skipper, ‘o scassatore, ‘a promessa) culminano nell’ultima, a me cara perché cita un mio grande maestro Luigi Russo: Giggino Banderas è l’ultimo dei soprannomi. E’ la mamma che gli cucì la toga in 48 ore il giorno della tesi di laurea. La mamma che gli ha insegnato a tenere il Vangelo sempre sul comodino. Ma forse la mamma, che è l’erede del grande italianista Luigi Russo, mai aveva pensato a un destino di ‘ammuina populista’, di giudice ‘sciuè sciuè’. Un pezzo formidabile che pone ancora una volta in luce il carattere degli italiani a cui va la responsabilità della collezione nuova della moda e del comportamento dei politici.

Non so se dell’ammuina fa parte il comportamento del sindaco di Comacchio che sfida i rigori del grande statista a cui fa capo il suo partito. Non so se l’ammuina centri con la lotta per la conquista della presidenza della Regione Emilia-Romagna tra accuse e chiarimenti, tra rifiuti e resistenze: Bonaccini, Richetti, Balzani con il prolungamento della passerella dei modelli che sfilano fin sotto lo Scalone. Modonesi, Calvano, Zappaterra, Zaghini mentre il Sindaco s’industria, si defila e fa la voce grossa davanti alle sofferenze e ai trionfi con Marattin che parte per Roma spremendo una lacrimuccia. Non mi se ne voglia di queste parole scritte per ‘alleviare’ il cuore oppresso. Anch’io, nonostante avessi giurato mai, ieri ho votato alle primarie. Anch’io sento l’angoscia del presente. Anch’io trovo rifugio in quel benessere che solo la frequentazione della cultura alta può provocare. E ne fanno fede le sale stipate dei ferraresi e no che ieri sono accorsi all’Ariostea a sentir parlare di Matteotti e alla Pinacoteca dei Diamanti di Dosso Dossi. Poi si esce, e poco lontano già comincia la sagra europea delle bancherelle. Per favore, per favore amico Dario, fai che la cultura, i musei, non diventino sagre ma riescano a sconfiggere i modelli, con le loro facce annoiate e rivelino solo la bellezza delle stoffe dell’’ingenium’ italiano, della preziosità di un pensiero che non ha bisogno se non di riconoscere la verità e l’etica, là dove dovrebbe essere imperativo che si trovi e si frequenti: nella politica.

Fatti più in là

Rifletto sul tema del conflitto tra generazioni a partire da una infelice scorciatoia linguistica: rottamazione. Non varrebbe la pena di parlarne se questa non riflettesse una linea di azione che investe ogni mondo e istituzione, ben oltre la politica. Il conflitto tra generazioni è fisiologico, cambiano però i contenuti su cui tale conflitto si fonda, anche se assume sempre la veste di una differenza di visioni del mondo.
Negli anni Sessanta il conflitto aveva come oggetto la libertà contro l’autorità: libertà di scegliere il proprio corso di vita, di rompere i vincoli della tradizione e delle appartenenze. In una fase di espansione, di crescita dei consumi e del benessere di massa, quella generazione sentiva strette le gabbie della cultura del dopoguerra, le regole del costume e della morale corrente. Proponeva la ricerca di autenticità, comportamenti tra i sessi più paritari, il diritto di mettere in discussione istituzioni sacre come il matrimonio e la famiglia, di seguire le proprie vocazioni. Gli adulti rispondevano con inviti alla moderazione, ma vi erano, tra gli adulti, maestri venerati dai giovani, filosofi ascoltati (anche troppo talvolta) che, non a caso, hanno a volte assunto il ruolo di cattivi maestri. Il conflitto generazionale era avvertito prima di tutto sul piano privato (anche se il Sessantotto viene associato alla piazza) e si giocava in nome di una vita più libera e autentica.
Sul piano politico, anche allora la nuova generazione accusava quella precedente di avere tradito le speranze di un mondo nuovo, più giusto, e cercava nuovi modi per accelerare il corso della storia. Sul piano del lavoro, però, non vi era una rilevante divergenza di posizione tra generazioni. Gli adulti avevano un lavoro abbastanza garantito, erano immersi in un’innovazione che cambiava gradualmente le condizioni, automatizzava i processi, alleviando la fatica, migliorando i luoghi di lavoro e introducendo diritti. I giovani entravano in quel mondo senza troppa fatica, al termine di una scuola che era diventata più facile.
Qual è la differenza tra quel conflitto e quello attuale? La differenza sta nelle risorse che oggi, rispetto ad allora, sono in gioco. Vivevamo allora una fase di eccezionale crescita, i Paesi occidentali crescevano e, insieme ai tassi di occupazione, crescevano i salari e i consumi.
Se la torta non si può allargare, allora bisogna che si riduca il numero di persone chiamate al banchetto. Oggi, in questo tempo di risorse scarse, le nuove generazioni hanno fretta di liberare spazi, cercano di farsi posto: non c’è tempo di affiancare, ma si deve sostituire. Ogni persona matura, indipendentemente dalla qualità che esprime, occupa uno spazio e impedisce ad un giovane di essere occupato.
Tutto ciò ha fatto che sì che un termine come rottamazione sia diventato l’emblema dello scontro tra generazioni. Non è avvenuto solo in politica. I lavoratori maturi, in tutti i contesti, si sentono guardati con un’aria di attesa, più o meno paziente, con l’orologio in mano, più o meno come dal dottore si guarda l’orologio aspettando che arrivi più in fretta possibile il proprio turno.
Ma qual è il criterio di qualità per il ricambio generazionale? Il colore della camicia, la dimestichezza con Twitter, i centimetri di tacco? Mi si dirà che in politica una generazione compromessa deve essere sostituita con una che, in quanto giovane, non ha ancora fatto in tempo a sguazzare nella corruzione. Certo, se è così, non occorrerà molto tempo per imparare.
Il punto è che il clima di trepidante attesa con cui i più giovani guardano i più adulti affinché si tolgano dai piedi, investe anche ambiti in cui la corruzione non c’entra e su cui contano competenze, spessore culturale e perché no, esperienza.

Il brano intonato: Le sorelle Bandiera, Fatti più in là [clic per ascoltare]

Maura Franchi (Sociologa, Università di Parma)

Laureata in Sociologia e in Scienze dell’educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi, Social Media Marketing e Web Storytelling, Marketing del prodotto tipico. I principali temi di ricerca riguardano: i mutamenti socio-culturali connessi alla rete e ai social network, le scelte e i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand.
maura.franchi@gmail.com

IMMAGINARIO
Auguri, Michelangelo
La foto di oggi…

Buon compleanno, Michelangelo Antonioni. Regista e sceneggiatore, nasce a Ferrara il 29 settembre 1912. Ha raccontato l’incomunicabilità, il disagio, ma anche la visione che indaga, i misteri nascosti in uno scatto fotografico, lo sguardo che scruta l’invisibile. Con la nebbia di questa pianura che fa capolino a ricordare sempre le sue radici: nella sequenza finale di “Blow up” come nel dileguamento di Anna ne “L’avventura”; nel finale di “L’eclisse” come nella fabbrica in una nuvola di vapore, della nave e del gruppo di amici nella nebbia in “Deserto rosso”.

OGGI – IMMAGINARIO CINEMA

regista-Michelangelo-Antonioni-Ferrara-29-settembre-1912
Il regista Michelangelo Antonioni avrebbe oggi 102 anni: è nato a Ferrara il 29 settembre 1912

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

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