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Giorno: 5 Novembre 2014

Al via la Mostra fotografica conclusiva della Rassegna “Pre-senza. Nuove forme dell’assenza”

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Con circa 500 persone, tra cittadini, bambini, ragazzi, studenti universitari, insegnanti e volontari, che hanno partecipato ai tanti eventi ed ai laboratori, sta volgendo al termine la Rassegna “Pre-senza. Nuove forme dell’assenza”, organizzata e promossa da Università, Comune di Ferrara e da Amsef, tra il 27 ottobre ed il 9 novembre.

Ed il progetto sarà presentato venerdì 7 e sabato 8 novembre presso la Sala della Musica, (via Boccaleone 19), nell’ambito di una mostra fotografica aperta al pubblico, in cui sono esposte foto e video che documentano l’intero percorso realizzato in queste settimane nella città di Ferrara. La storia del progetto e le storie di quanti hanno partecipato saranno raccontate attraverso gli scatti realizzati durante lo svolgimento delle attività e dei laboratori inseriti nel cartellone degli eventi.

La mostra, ad ingresso gratuito, è visitabile venerdì 7 e sabato 8 novembre dalle 10 alle 19.

A Unife il nuovo ciclo di seminari del Laboratorio di studi sulla mafia e le altre forme di criminalità organizzata

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Appuntamento il 6 novembre con la conferenza “The Palermo Convention against Transnational Organized Crime”

Sono riprese le attività di MaCrO, Laboratorio interdisciplinare di studi sulla mafia e le altre forme di criminalità organizzata, istituito presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara.

Appuntamento giovedì 6 novembre alle ore 10 nella Sala Consiliare del Dipartimento, (c.so Ercole I D’Este, 44), con Gioacchino Polimeni, già direttore dell’UNICRI, United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute, per il secondo di tre seminari in lingua inglese dedicati al rapporto fra tutela internazionale dei diritti umani e contrasto alla criminalità organizzata.

Prossimo appuntamento martedì 11 novembre alle ore 15 con Roberto Chenal, giurista presso la Corte europea dei diritti umani, che parlerà di “The European Convention on Human Rights and the fight against organized crime”.

L’Università di Ferrara festeggia con un convegno gli ottant’anni di Erik Jayme, uno dei massimi giuristi tedeschi

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

“La formazione del diritto privato italiano nell’Ottocento e la cultura giuridica tedesca”. E’ questo il titolo del convegno che si terrà venerdì 7 novembre a partire dalle ore 14.15 e sabato 8 novembre alle ore 9.15 presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara, (c.so Ercole I D’Este, 37).

L’iniziativa, che vedrà intervenire studiosi italiani e tedeschi esperti di diritto civile, diritto internazionale privato e storia del diritto e comparazione giuridica, celebra l’ottantesimo compleanno di Erik Jayme, uno dei massimi giuristi tedeschi viventi.

Il Prof. Jayme, che nel corso della sua carriera ha insegnato a Münster, Monaco e Heidelberg, è membro dell’Institut de droit international e dell’Académie internationale de droit comparé, nonché Vicepresidente del Curatorium dell’Accademia dell’Aja di diritto internazionale.

“Jayme è legato alla città estense da un’antica frequentazione – ci spiega Pietro Franzina, Professore associato del Dipartimento di Giurisprudenza – l’Ateneo ferrarese, che gli ha conferito una laurea honoris causa nel 1991, gli dedica ora un evento scientifico teso a far luce sull’influsso del pensiero giuridico tedesco sull’evoluzione del diritto privato italiano, dall’epoca del Romanticismo giuridico fino agli albori del XX secolo, e sul dialogo intessuto in quegli anni fra i giuristi dei due paesi. Il convegno costituirà anche l’occasione per rivedere a Ferrara alcuni dei docenti che hanno marcato la storia recente degli studi giuridici in città, come Giorgio Cian e Maria Laura Picchio Forlati”.

Comune di Ferrara, tutti i comunicati del 5 novembre

da: ufficio stampa Comune di Ferrara

La newsletter del 5 novembre 2014

BIBLIOTECA ARIOSTEA – Inaugurazione giovedì 6 novembre alle 17.30 in via Scienze. Visitabile fino al 21 febbraio 2015
“Uno sguardo al cielo. L’aeroscalo Dirigibili di Ferrara nella Grande Guerra”, una mostra per ricordare
05-11-2014

Pensato nella ricorrenza del centenario della Prima Guerra Mondiale, intende rivolgere una particolare attenzione all’utenza scolastica. E’ il progetto sfociato nella mostra “Ferrara 1915-1918. Uno sguardo al cielo. L’aeroscalo Dirigibili di Ferrara nella Grande Guerra” che sarà inaugurata giovedì 6 novembre alle 17.30 alla sala Ariosto della biblioteca Ariostea (via Scienze 17). L’iniziativa è a cura di Enrico Trevisani del Servizio Biblioteche e Archivi del Comune di Ferrara.
Alla cerimonia inaugurale, aperta dal vicesindaco e assessore alla Cultura del Comune di Ferrara, interverranno rappresentanti della Marina Militare Italiana/Museo Storico Navale di Venezia, del Museo Tecnico Navale di La Spezia e dell’Aeronautica Militare Italiana/Comando Operazioni Aeree Poggio Renatico.
LA SCHEDA (a cura degli organizzatori) – Ferrara non è nuova alle esperienze aeronautiche, durante la Grande Guerra ospitò infatti uno degli aeroscali per dirigibili più importanti d’Italia. Strutture e corpi militari vissero a contatto con la cittadinanza condividendo vita sociale e politica. L’aeroscalo dirigibili di Ferrara ne è un esempio, insieme all’aeroporto di Poggio Renatico, operativo nell’ultimo anno di guerra.
La mostra intende documentare tutto ciò attraverso fotografie, documenti originali, giornali d’epoca e pubblicazioni tematiche con il supporto di un punto video e l’esposizione di un modello in scala dell’hangar di Ferrara e del dirigibile V1 Città di Jesi, che fu operativo all’inizio del conflitto all’aeroscalo cittadino, nonché di alcuni aerei che stazionavano all’aeroscalo e all’aeroporto di Poggio Renatico, di un pallone antiaereo e del cacciatorpediniere austroungarico Novara che la prima notte di guerra effettuò un’azione a Porto Corsini di Ravenna.
La mostra sarà visitabile fino al 21 febbraio 2015.

FERRARA ARTE – Sarà allestita dal 31 gennaio 2015 con opere tratte dalle collezioni civiche
Presentata la mostra “L’arte per l’arte. Il Castello Estense ospita Boldini e De Pisis”
05-11-2014

E’ stata presentata questa mattina nella Sala di Giunta del Castello Estense la mostra “L’arte per l’arte. Il Castello Estense ospita Boldini e De Pisis”. All’incontro erano presenti, tra gli altri, il Sindaco di Ferrara, Il Vicesindaco e Assessore alla Cultura, Turismo e Giovani, il presidente della Fondazione Ferrara Arte Giovanni Lenzerini, la direttrice delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, Fondazione Ferrara Arte Maria Luisa Pacelli, la Dirigente della Provincia di Ferrara Settore Politiche Culturali Barbara Celati.

(Comunicato a cura degli organizzatori)

A partire dal 31 gennaio 2015 al Castello Estense sarà allestita una galleria di capolavori di due grandi pittori ferraresi che sono stati protagonisti della scena artistica internazionale tra Otto e Novecento, Giovanni Boldini e Filippo de Pisis. Il monumento simbolo della città farà da cornice alle opere dei due artisti selezionate dalle collezioni delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Massari a Ferrara.

“L’arte per l’arte. Il Castello Estense ospita Giovanni Boldini e Filippo de Pisis” intende riconsegnare al pubblico il patrimonio rimasto celato in seguito al terremoto del 2012 e sottolineare il rilievo della pittura moderna ferrarese attraverso due figure di statura internazionale. L’obiettivo degli organizzatori e degli enti curatori è quello di far vivere i musei nonostante la chiusura della sede che li accoglieva. Più che una mostra sarà, infatti, un allestimento semi-temporaneo che potrà essere visitato sino alla riapertura delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea a Palazzo Massari, ora in corso di restauro.

Le sale fastosamente decorate dell’appartamento di rappresentanza al piano nobile del Castello Estense e i celebri “Camerini del Principe” saranno così la sede temporanea di due percorsi monografici che esplorano la parabola creativa di Boldini e De Pisis. I musei ferraresi conservano, infatti, i più ricchi e completi fondi dei due artisti, documentando ogni aspetto della loro ricerca: olii, pastelli e acquerelli, studi e annotazioni boldiniani, così come i dipinti depisisiani verranno messi in dialogo secondo due linee di lettura che restituiranno un intenso ritratto delle personalità artistiche dei due maestri.

Il percorso espositivo si svilupperà a partire dalle sale del Governo, della Devoluzione, dei Paesaggi e delle Geografie, con dipinti, opere su carta e documenti appartenuti a Boldini, dando risalto al ruolo di spicco dell’artista nel rinnovamento della pittura italiana e internazionale: innanzitutto le prove nella Firenze dei Macchiaioli, invenzioni di sorprendente immediatezza come Le sorelle Lascaraky; poi la produzione successiva all’approdo nella Parigi degli impressionisti, in cui spiccano brillanti evocazioni delle atmosfere della vita moderna – da Notturno a Montmartre alla Cantante mondana – testimoni del confronto con Degas; infine, le icone della ritrattistica boldiniana – come il Ritratto del piccolo Subercaseaux, Fuoco d’artificio, la Passeggiata al Bois de Boulogne o La signora in rosa – che sanciscono l’affermazione della cifra stilistica con cui egli si impone come protagonista incontestato della ritrattistica in Europa e oltreoceano. L’allestimento presenterà, in una affascinante sequenza, i volti delle protagoniste della Belle Époque, da Madame Lydig alla Contessa de Leusse a Olivia de Subercaseaux Concha, e degli amici artisti, come Degas, Menzel e Whistler.

I Camerini, solitamente non aperti al pubblico, ospiteranno la seconda parte dell’allestimento, dedicata a un altro talento ferrarese attivo sul palcoscenico parigino. A raccontare il percorso creativo di De Pisis saranno le opere che sono entrate a far parte della raccolta ferrarese soprattutto grazie all’attività della Fondazione Pianori e al generoso lascito di Manlio e Franca Malabotta. Aprono la narrazione preziose testimonianze del periodo giovanile, da Natura morta col martin pescatore dipinta a Ferrara prima del trasferimento nella capitale francese, a Le cipolle di Socrate, rivelatore della riflessione di De Pisis su De Chirico e la pittura metafisica. Seguono i capolavori del periodo parigino che raccontano la nascita di un linguaggio altamente personale: pure invenzioni liriche, come le nature morte marine e Il gladiolo fulminato, o trascrizioni pittoriche delle brucianti emozioni che l’esperienza della Ville lumière procura al pittore, di cui un esempio è Strada di Parigi. Il cerchio si chiude con la produzione successiva al rientro in Italia, penetranti effigi maschili come il Ritratto di Allegro e poi i commoventi capolavori dell’ultima stagione – La rosa nella bottiglia e Natura morta con calamaio – nei quali la poesia delle immagini si spoglia fino all’essenziale.

Un altro fondamentale apporto alla valorizzazione del patrimonio delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea verrà infine offerto dalla pubblicazione dell’edizione critica della corrispondenza boldiniana conservata presso il Museo Giovanni Boldini a cura di una delle conservatrici, Barbara Guidi, che rappresenta un prezioso strumento scientifico per l’evoluzione degli studi sul pittore ferrarese.

Con questa iniziativa, le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara e la Fondazione Ferrara Arte partecipano, in partnership con il Comune di Ferrara, ad un progetto di promozione integrata del patrimonio culturale e ambientale della Regione Emilia-Romagna e degli interventi finanziati attraverso i fondi europei POR FESR tra il 2007 e il 2013. L’arte per l’arte diverrà un’occasione per presentare al pubblico, attraverso specifici appuntamenti e attraverso un info point dedicato, i siti recuperati e valorizzati grazie ai finanziamenti europei, in un percorso ideale dalla città al territorio, dal Castello Estense alla Delizia: dal Castello della Mesola al Museo delle Culture Umane di Comacchio, attraverso i percorsi d’acqua nel parco del Delta.
Un sodalizio, quello tra la città e il suo territorio, sempre più profondo, che permette di accompagnare il turista alla scoperta di luoghi suggestivi, spesso fuori dalla rotta della canonica visita turistica alla città d’arte.

L’ARTE PER L’ARTE. Il Castello Estense ospita Giovanni Boldini e Filippo de Pisis
Ferrara, Castello Estense, dal 31 gennaio 2015

Enti promotori Comune di Ferrara e Provincia di Ferrara

Organizzatori Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, Fondazione Ferrara Arte

Con il supporto di Programma operativo regionale del Fondo europeo di sviluppo regionale 2007-2013 Asse 4 – Valorizzazione e qualificazione del patrimonio ambientale e culturale

Curatori
Maria Luisa Pacelli, Direttrice Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea,
Barbara Guidi e Chiara Vorrasi, Conservatrici Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea

Orari di apertura
Dal 31 gennaio al 31 maggio e dal 1 settembre al 30 settembre: aperto tutti i giorni, 9.30 – 17.30
Dal 1 giugno al 30 giugno: aperto tutti i giorni, 9.30 – 13.30 / 15.00 – 19.00
Dal 1 luglio al 31 agosto: chiuso il lunedì, 9.30 – 13.30 / 15.00 – 19.00
Dal 1 ottobre al 31 dicembre: chiuso il lunedì, 9.30 – 17.30
(la biglietteria chiude 45 minuti prima)


Giorni di chiusura: 25 dicembre, i lunedì non festivi nei mesi di luglio, agosto, ottobre, novembre e dicembre

Informazioni
tel. 0532 299233
castello.estense@provincia.fe.it
www.castelloestense.it
Prenotazioni Mostre e Musei
tel. 0532 244949
www.palazzodiamanti.it
Ufficio stampa
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
tel. 049 663499
info@studioesseci.net
www.studioesseci.net
PorFesr Emilia Romagna
fesr.regione.emilia-romagna.it
BILANCIO COMUNALE – In novembre incontri con i cittadini, rappresentanti categorie sociali ed economiche. Entro la fine dell’anno l’approvazione in Consiglio
Illustrate dal Sindaco le linee principali della proposta di Bilancio preventivo del Comune
05-11-2014

Mercoledì 5 novembre alle 10, nella sala di Giunta della residenza municipale, il Sindaco ha incontrato i giornalisti per illustrare le linee principali della proposta di Bilancio preventivo del Comune di Ferrara elaborata dalla Giunta. Alla conferenza stampa sono intervenutio anche il Vice Sindaco e gli Assessori ai Lavori Pubblici e al Decentramento.

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La Giunta comunale ha esaminato e approvato nella seduta del 4 novembre la proposta di Bilancio preventivo del Comune di Ferrara, illustrata questa mattina (5 novembre) ai giornalisti in residenza municipale. Nei prossimi giorni il documento programmatico di Bilancio verrà illustrato nel corso di incontri con i rappresentanti delle categorie economiche e sociali, quindi ai cittadini in apposite riunioni pubbliche per approdare in Commissione consiliare e in Consiglio comunale entro la fine dell’anno per la discussione da parte dell’Assemblea e la definitiva approvazione.

>> DOCUMENTAZIONE SCARICABILE SULLA PROPOSTA DI BILANCIO IN FONDO ALLA PAGINA

(file pdf)

Questo il programma degli incontri nel territorio comunale rivolti ai cittadini che il Sindaco e la Giunta terranno per illustrare la proposta di Bilancio.

– Lunedì 10 novembre alle 21 – CONA – stand tombola, via Comacchio 943

– Giovedì 13 novembre alle 21 – PONTELAGOSCURO – sala parrocchiale, piazza B. Buozzi

– Martedì 18 novembre alle 21 – SAN MARTINO – sala parrocchiale, piazza Ugo Costa 32

– Giovedì 20 novembre alle 21 – POROTTO – Teatro Verdi, via X Martiri 141

– Mercoledì 26 novembre alle 21 – FERRARA – sala della Musica complesso di San Paolo, via Boccaleone 19.

BIBLIOTECA RODARI – Pomeriggio di letture giovedì 6 novembre alle 17
“Belle storie in festa” per bambini dai 3 ai 7 anni
05-11-2014

Sarà la storia ‘Arcobaleno’ scritta da M. Pfister ad aprire, giovedì 6 novembre alle 17 alla biblioteca comunale Rodari, il pomeriggio di narrazioni per bambini dai 3 ai 7 anni. L’appuntamento proseguirà poi con le avventure ‘L’uomo della luna’ di T. Ungerer e ‘Il mostro peloso’ di H. Bichonnier. Il tutto raccontato da Davide Baroni e Teresa Maluccelli. L’incontro rientra nel ciclo di narrazioni per i più piccoli “Belle storie in festa” in programma ogni giovedì pomeriggio nella sala Piccoli della biblioteca comunale di viale Krasnodar 102, che questo mese ha come tema ‘1994-2014 un lungo viaggio che dura da 20 anni’.

Giorgio Bassani: racconti, diari, cronache
di Maria Cristina Nascosi Sandri

05-11-2014

Sembra, a volte, di sapere tutto o quasi di un Autore amatissimo, specie se si tratta di un artista che fa parte delle proprie radici, di cui, peraltro, si è già scritto tutto o quasi.
E così, talvolta, capita di poter riscoprire, magari grazie ad un nuovo studio, qualcosa che di quell’amatissimo Autore non si sa ancora ed allora la gioia è più grande, quasi come quella di un bimbo che per la prima volta conosce un nuovo giocattolo, se ne appropria e se ne diletta come mai.
E’ ciò che, forse, accadrà ai grandi lettori (ed estimatori ‘innamorati’) del ‘nostro’ Giorgio Bassani di cui da mercoledì 5 novembre sarà in distribuzione un nuovo libro curato da Piero Pieri per Feltrinelli editore, nella collana Comete, intitolato BASSANI Racconti, diari, cronache -1935-1956, gli anni della nascita e della formazione letteraria nei suoi vari riti di passaggio, comprensivi tra l’altro del periodo delle leggi razziali del ’38 che tanto distruttivi furono per la vita dei giovani Ebrei che allora andavano misurandosi con la fatica del vivere.
Come, infatti, afferma lo stesso Pieri, docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Bologna ed eccellente specialista, tra l’altro, dell’opera bassaniana:
“(…) “Il romanzo di Ferrara” è stato preceduto da ventun anni di testi proteiformi, spesso legati alla crescita affettiva e psicologica di chi scrive o alle sue diverse identità storiche, come quella del discriminato razziale e del perseguitato politico. Questo Bassani, tormentato da segreti fiotti di sangue, ricco di tonalità fantastiche o polemiche, a volte riflessivo, altre volte in tumulto, è riunito in questo libro: sono racconti, lettere, diari, cronache politiche, riflessioni sociologiche e abbozzi che prepareranno le opere maggiori”.

Domenica 9 novembre “The Bologna Conservatoire Big Band” in concerto

da: ufficio stampa Bologna Jazz Festival

“Plays the music of Kenny Wheeler & John Taylor” featuring John Taylor, Diana Torto e Julian Siegel. Direzione: Massimo Morganti e John Taylor

I due concerti a ingresso gratuito che si terranno all’Oratorio San Filippo Neri domenica 9 novembre (il primo alle ore 17:30, il secondo alle 21:30) sono il momento culminante del progetto didattico intitolato alla memoria di Massimo Mutti, fondatore del Bologna Jazz Festival. Si tratta di un momento importante nella visione del festival bolognese, che permette ai giovani musicisti in via di formazione di confrontarsi direttamente con grandi maestri, recependone l’insegnamento e condividendo poi con loro il palcoscenico. Quest’anno, la Big Band del Conservatorio “G.B. Martini” di Bologna riunirà allievi e docenti sotto il segno delle musiche di John Taylor e del recentemente scomparso Kenny Wheeler, uno dei massimi trombettisti del jazz europeo. La direzione musicale sarà affidata allo stesso John Taylor assieme a Massimo Morganti, mentre in veste di solista ci saranno la cantante Diana Torto e il sassofonista Julian Siegel, oltre a John Taylor al pianoforte.
Il Bologna Jazz Festival è organizzato dall’Associazione Bologna in Musica con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Provincia di Bologna, Comune di Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Carisbo, Gruppo Unipol e del main sponsor Gruppo Hera.

Il concerto della Big Band del Conservatorio “G.B. Martini” di Bologna, formata dagli allievi e dai docenti del Conservatorio e diretta dal maestro Massimo Morganti, giunge come coronamento della seconda edizione del progetto didattico “Massimo Mutti”, che ha coinvolto gli allievi del Dipartimento Jazz del Conservatorio di Bologna nello studio dell’opera musicale di Kenny Wheeler e John Taylor, due dei compositori jazz contemporanei più apprezzati della scena europea. L’ensemble è stato coordinato dallo stesso Taylor, coadiuvato per l’occasione dal sassofonista inglese Julian Siegel: entrambi saranno presenti anche in veste di solisti principali per le due esibizioni live, assieme alla cantante Diana Torto. Durante i due concerti del ‘saggio’ finale, si alterneranno esecuzioni della Big Band ed esibizioni per piccola formazione dei docenti e degli allievi coinvolti nell’iniziativa.
Durante il concerto serale, alle ore 21:00, sarà inoltre assegnato il Premio Massimo Mutti, che consentirà agli allievi del Dipartimento Jazz del Conservatorio, selezionati dal corpo docenti del progetto, di partecipare nell’estate 2015 ai Corsi Internazionali di Perfezionamento realizzati dalla Fondazione Siena Jazz – Accademia Nazionale del Jazz. Il progetto didattico è intitolato e dedicato al ricordo di Massimo Mutti, compianto fondatore e ideatore del rinato Bologna Jazz Festival.

John Taylor (nato a Manchester nel 1942) si è imposto sulla scena jazzistica britannica sia come solista che in associazione con gli altri principali esponenti del jazz inglese. Già dalla fine degli anni Sessanta collabora con John Surman, poi dagli anni Settanta con le cantanti Cleo Laine e Norma Winstone, oltre che con Kenny Wheeler. Negli anni Ottanta si aggiungono le partnership con Jan Garbarek, Enrico Rava, Gil Evans, Lee Konitz, mentre durano ancora sino a oggi quelle con Surman e Wheeler. Taylor ha inciso spesso per la ECM e in anni recenti anche per l’etichetta italiana CAM Jazz.
Non è un caso se Diana Torto è stata coinvolta in questo progetto, date le sue proficue collaborazioni sia con Kenny Wheeler che con John Taylor, entrambe particolarmente ricche di risultati negli ultimi anni. L’eclettica vocalità della Torto, partita dal jazz ma poi indirizzatasi verso esperienze musicali assai variegate, si è fatta apprezzare anche al fianco di Mike Stern, Nguyên Lê, Louis Sclavis, Danilo Rea, Stefano Battaglia, Enrico Pieranunzi, Uri Caine, Paolo Fresu, Enrico Rava, Vince Mendoza, Steve Coleman, il quartetto d’archi Hugo Wolf di Vienna…
Il sassofonista e clarinettista Julian Siegel (nato a Nottingham nel 1966) ha ricevuto nel 2007 il BBC Jazz Awards come “miglior strumentista”. È soprattutto noto per il suo trio con Greg Cohen e Joey Baron.

Informazioni Oratorio San Filippo Neri:
Via Manzoni 7, Bologna
tel.: 051 2962511

Informazioni Bologna Jazz Festival:
Associazione Bologna in Musica
tel.: 334 7560434 (ore 10-18)
e-mail: info@bolognajazzfestival.com
www.bolognajazzfestival.com

Ingresso gratuito

“We Love it!”, il concorso fotografico che premia la sessualità consapevole

da: organizzatori

Il 42% delle italiane under 25 non utilizza alcun metodo contraccettivo e sono moltissime le donne che ignorano le diverse possibilità di fare contraccezione. La campagna d’informazione “Love it! Sesso consapevole” vuole cambiare le cose rendendo le ragazze consapevoli della loro sessualità e protagoniste della loro vita. Con questi principi parte oggi il concorso fotografico dedicato a tutte quelle donne, sicure e indipendenti, che amano essere protagoniste delle proprie scelte. C’è tempo fino all’11 gennaio 2015 per partecipare e conquistare l’esclusiva versione in argento del bracciale simbolo della campagna sulla sessualità consapevole.

La sessualità consapevole merita di essere premiata. È questo il motivo per cui la campagna d’informazione sulla contraccezione Love it! Sesso consapevole, promossa dalla SIGO – Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia in collaborazione con lapillolasenzapillola, progetto educazionale di MSD, lancia il concorso fotografico We Love it!, dedicato alle giovani donne che intendono essere protagoniste in tutte le più importanti decisioni della loro vita e che in materia di sesso vogliono avere la possibilità di scegliere la soluzione di contraccezione che meglio si adatti al ritmo della loro vita. Oggi sono infatti disponibili metodi contraccettivi in grado di rispondere agli stili di vita delle ragazze, come ad esempio tutti quelli che le liberano dalla routine dell’assunzione quotidiana. Esistono metodi innovativi a basso dosaggio ormonale, sicuri, efficaci e ‘a prova di dimenticanza’ come, ad esempio, l’anello vaginale, per conoscerli basta visitare il sito web della campagna www.lapillolasenzapillola.it.
Le ragazze hanno tempo fino all’11 gennaio 2015 per farsi votare dalla rete caricando la propria foto sul sito www.lapillolasenzapillola.it e, partecipando in una o in entrambe le categorie previste dal concorso, fotografarsi mostrando il bracciale Love it!, il simbolo di chi promuove la “moda” della sessualità consapevole, o con un messaggio sulla libertà di scelta e la sessualità consapevole. Sarà proprio un’esclusiva riproduzione in argento del bracciale simbolo Love it! il premio in palio per le due foto che saranno maggiormente votate dal popolo del web sul sito del concorso.
Prosegue inoltre sul sito web della campagna d’informazione la consulenza online offerta dalla Love Band, una squadra di giovani ginecologhe a disposizione di tutte le ragazze per aiutarle a superare perplessità e timori legati all’uso della contraccezione e far conoscere loro tutte le alternative contraccettive oggi disponibili.
In occasione del concorso fotografico We Love it! si moltiplicano le occasioni per trovare e indossare il bracciale simbolo Love it!. La campagna educazionale affiancherà Baby K negli instore Mondadori in occasione del tour di presentazione del suo libro “Come diventare femmina alfa in 10 step” il primo libro di Baby K, testimonial della campagna e idolo rapper delle giovanissime, dedicato alle femmine “alfa”, donne sicure e indipendenti, che amano essere protagoniste delle loro scelte. Inoltre in tutte le tappe di Campus Orienta sarà possibile trovare il bracciale presso lo stand della campagna Love it! Sesso consapevole, uno spazio per l’approfondimento che offre la possibilità di raccogliere, rapidamente, tutte le informazioni necessarie ad una scelta consapevole del proprio contraccettivo.

Tutte le informazioni sul concorso fotografico “We Love it!”
e gli appuntamenti dove trovare il bracciale “Love it!”
sono disponibili su www.lapillolasenzapillola.it

Dal 6 novembre al 6 dicembre la mostra fotografica “Fai scattare la solidarietà”

da: 381 Storie da Gustare

Il Ristorante 381 Storie da Gustare accoglie dal 6 Novembre al 6 Dicembre la mostra fotografica “Fai scattare la Solidarietà” realizzata in collaborazione con IBO Italia.
La mostra raccoglie le migliori foto dell’omonimo concorso che ogni anno l’associazione di via Montebel- lo organizza fra i suoi volontari che vivono esperienze in Italia e nel Mondo attraverso Campi di lavoro e Solidarietà, Servizio Civile e Servizio Volontario Europeo.
Per un mese i muri del Ristorante gestito dalla Coop. Sociale il Germoglio, si coloreranno di scatti, non di professionisti, ma realizzati da giovani volontari che hanno scelto di mettersi in gioco e partire e che arrivano da Italia, Romania, Ecuador, India, Tanzania, Madagascar, Guatemala, Perù e Burundi. Perchè la forza del volontariato sta nel gesto e nell’impegno, ma anche nella sua energia di coinvolgimen- to attraverso la narrazione di chi ha l’opportunità vivere la propria esperienza sul campo. Svuotare le valigie di cose inutili prima di partire e riempirla di sensazioni ed emozioni al ritorno. Meglio ancora se queste emozioni si sono trasformati in scatti.
Non foto “rubate”, ma immagini che raccontano di condivisione, fiducia, la dignità e i diritti della persona, senza speculare su difficoltà, sofferenze e categorie più deboli. Il volontario infatti conosce e vive la realtà prima di scattare e sa quando fermarsi o aspettare.
L’esposizione si inserisce inoltre nel nel cartellone del “Novembre Magico”, organizzato da IBO Italia, a cui il Ristorante 381 Storie da Gustare aderisce proponendo il suo Menù Magico che si potrà gustare da giovedì 27 a sabato 29 novembre.
La mostra sarà visitabile al Ristorante 381 Storie da Gustare in piazzetta Corelli 24, dal 6 novembre al 6 dicembre negli orari di apertura del locale (11-15,30/18.30-22.30).

Martina Bestagno al raduno della Nazionale Sperimentale

da: ufficio Comunicazione Pallacanestro Vigarano

Convocata dal Ct Ricchini al collegiale in programma a Pomezia (Roma) dal 10 al 12 novembre

Ci sarà anche Martina Bestagno, ala-pivot della Pallacanestro Vigarano, all’imminente raduno collegiale della Nazionale sperimentale previsto dal 10 al 12 novembre a Pomezia (Roma). La convocazione disposta dal settore Squadre nazionali della Federbasket riguarda una serie di atlete che il commissario tecnico Roberto Ricchini – da pochi giorni anche alla guida della Saces Mapei Dike Basket Napoli in A1 femminile – unitamente al suo assistente Giovanni Lucchesi hanno in serbo di seguire all’interno di un gruppo composto in gran parte da giovani leve.

Se per Martina Bestagno, classe 1990 e 189 cm, ex Virtus La Spezia e Ragusa, la chiamata in azzurro rappresenta una conferma per quanto fatto anche con la Nazionale senior l’estate scorsa data la qualificazione della squadra alla fase finale degli Europei 2015 la convocazione per il raduno capitolino della formazione “sperimentale” coinvolgerà pure due ex biancorosse: il play Valentina Bonasia (Techmania Battipaglia) e l’ala-pivot Valeria De Pretto (Pallacanestro Broni).

Tra le sedici cestiste convocate figura fra l’altro anche Alice Nori, 21enne ala-pivot della Bonfiglioli Ferrara Basket, la cui presenza rende onore al basket emiliano se si aggiunge quello di Veronica Schieppati (Magika Castel San Pietro) con Stella Panella, tra le nove riserve convocabili in caso di necessità, anch’ella militante con le castellane.

A Pomezia il primo allenamento è previsto lunedì 10 al PalaLavinium, una seduta mattutina con un’amichevole pomeridiana nella giornata seguente prima dell’ultima razione di test somministrata dallo staff tecnico e dai preparatori atletici nella mattinata di mercoledì 12.

Venerdì 7 novembre, all’Ibs, Giorgio Boatti presenta il libro “Piazza Fontana”

da: Responsabile Eventi Libreria IBS.it Ferrara

Primo incontro della rassegna “Passato Prossimo.Pagine recenti di storia costituzionale”. Intervengono con l’autore Andrea Baravelli, Storico (Università di Ferrara), Paolo Veronesi, Costituzionalista (Università di Ferrara).Letture a cura di Eleonora Busi.

Venerdì 12 dicembre 1969: a Milano scoppia una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. Diciassette morti e decine di feriti: una strage. È la fine di un sogno, quello nato nel ’68. È il cruento avvio della strategia della tensione. Giorgio Boatti delinea con meticolosa attenzione una vicenda che cambia la storia del Paese: non solo una strage, ma una guerra combattuta in tempo di pace, sotterranea, condotta da un potere nascosto e brutale che non rispetta gli innocenti e – attraverso omertà e connivenze – impone di fatto l’impunità per gli esecutori di questa e delle successive azioni terroristiche. Indagine giudiziaria e ricerca storica, Piazza Fontana ripercorre tutte le fasi della vicenda, dalle prime accuse all’anarchico Pietro Valpreda alla misteriosa morte di Giuseppe Pinelli, ai collegamenti tra la cellula neonazista padovana di Preda e Ventura e gli strateghi sponsorizzati dall’intelligence statunitense, alle miserabili faide tra gli stati maggiori dell’Esercito e della Difesa, fino ai contrastati passi dell’indagine che, dopo aver fatto degli anarchici il capro espiatorio, imbocca a Padova, a Treviso, a Milano la pista nera sfociando a Catanzaro nel primo di molti processi, dove i volti di pietra del potere politico frappongono oblio e amnesie a un passato che li assedia. Pubblicato nel 1993, il volume viene ora riproposto in una edizione aggiornata sino agli ultimi sviluppi e alla chiusura definitiva della vicenda giudiziaria.

Giorgio Boatti, giornalista, ha all’attivo molti volumi dedicati alla storia contemporanea. Fra gli altri ricordiamo Vita e morte della Dc (con Vauro Senesi, manifestolibri 1992); Piazza Fontana (ultima edizione Einaudi, 2009); C’era una volta la guerra fredda (Baldini & Castoldi 1994); Cielo nostro (Baldini & Castoldi 1997); Preferirei di no (ultima edizione Einaudi, 2010); La terra trema (Mondadori 2004); Bolidi (Mondadori 2006); Spie (con Giuliano Tavaroli, Mondadori 2008).
Il suo volume più recente è Un paese ben coltivato. Viaggio dell’Italia che torna alla terra e, forse, a se stessa, Laterza.

Il coordinatore Cimarelli convocato a Roma da Berlusconi. Sul tavolo il rinnovamento di Forza Italia, le Regionali e i Congressi di partito.

da: Luca Cimarelli, Candidato al Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna, Lista di Forza Italia

Il coordinatore provinciale e capolista alle prossime elezioni regionali Luca Cimarelli giovedì 6 novembre parteciperà a un incontro convocato direttamente dal Presidente Berlusconi.
Diversi i temi sul tavolo: il rinnovamento di Forza Italia e il suo rilancio sul territorio, le Elezioni Regionali, le attività parlamentari e un programma di manifestazioni pubbliche da realizzare.

In merito alla convocazione il coordinatore provinciale ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Ritengo strategica e necessaria questa riunione. Il nostro elettorato ha la necessità di conoscere con chiarezza quali sono i programmi e i progetti futuri del nostro movimento. L’imminente fase congressuale deve essere colta come una grande opportunità di rilancio dell’azione politica e di rinnovamento sul nostro territorio.
I coordinatori comunali saranno finalmente eletti dagli iscritti, che avranno così la possibilità di incidere direttamente sulle scelte dei nuovi vertici del Partito.
Un rinnovamento basato sulla centralità della persona, sulla ridefinizione di valori condivisi e con una classe dirigente rinnovata nel modo di concepire la politica e non necessariamente sulla base della carta d’identità.
La segreteria regionale si è già mossa in questo senso ed ora sta a noi riuscire a replicare questa impostazione sul nostro territorio.
Credo che tale incontro possa anche portare delle risposte alle domande che tanti elettori sottopongono alla nostra attenzione quotidianamente.
Significherebbe anche poter rilanciare temi forti in una campagna elettorale narcotizzata da un Partito Democratico che ha tutto l’interesse a non dover spiegare agli elettori di ogni schieramento il perché si deve andare votare il 23 Novembre. Errani si è dovuto dimettere e, citando Alessandro Cattaneo, anche io mi chiedo, perché qualsiasi nostro indagato risulta già colpevole precedentemente al primo grado mentre il condannato Vasco Errani viene elogiato quasi come un eroe”.

Venerdì 7 novembre immaginifica improvvisazione e rigorose strutture compositive rivelano al Torrione l’originalissimo jazz di The Claudia Quintet

da: ufficio stampa Jazz Club Ferrara

Formazione tutta statunitense guidata dal percussionista e compositore John Hollenbeck e completata da quatrro primi inter pares come Chris Speed, Matt Moran, Red Wierenga e Robert Landfermann.

Venerdì 07 novembre ore 21.30, per il terzo appuntamento in collaborazione con Bologna Jazz Festival, immaginifica improvvisazione e rigorose strutture compositive rivelano al Torrione l’originalissimo jazz di The Claudia Quintet, formazione tutta statunitense guidata dal percussionista e compositore John Hollenbeck e completata da quatrro primi inter pares come Chris Speed al clarinetto e sax tenore (Tim Berne, Uri Caine e John Zorn…), Matt Moran al vibrafono (allievo di Antony Braxton), Red Wierenga alla fisarmonica e Robert Landfermann al contrabbasso (in sostituzione di Drew Gress).
È un misterioso nome di donna che unisce i protagonisti del gruppo post-jazz rivelatosi alla fine degli anni ’90 in un internet cafè di Manhattan e che ha fin da subito sorpreso pubblico e critica per assoluta originalità del linguaggio scardinando l’assoldato luogo comune che accusa della costante mancanza di nuovo in ambito jazzistico. Il vocabolario sonoro di The Claudia Quintet parla di mentalità aperte, di sguardi rivolti al futuro, di un naturale potenziale poetico che trae spunto dalla tradizione per andare oltre.
In una una formula jazzistica in cui convivono armoniosamente accenti minimali e progressivi, musica moderna e da camera, rielaborazioni in chiave elettronica e fusion, grande importanza viene riservata ai particolari che affiorano costanti in avvincenti affreschi sonori.
Nell’assemblaggio interiore della propria scenografia musicale, John Hollembeck si è avvalso dei colori di vibrafono e fisarmonica atti a tracciare inediti scenari in cui si incuneano prorompenti gli assoli dei fiati spronati da Speed, mentre l’ultimo dei cinque album del quintetto – “What Is The Beautiful?” (Cuneiform Records, 2011) – acquista, a complemento di nuove e interessanti composizioni originali, le voci di due jazz singers come Kurt Elling e Theo Bleckmann impegnate nell’interpretazione, letta e cantata, di alcuni brani del poeta proto-beat Kenneth Patchen.

John Hollenbeck
Diplomatosi in percussioni e composizione, John Hollenbeck si trasferisce a New York nei primi anni ’90 distinguendosi fin da principio come strumentista nel campo del jazz (Fred Hersch, Kenny Wheeler, Village Vanguard Orchestra…), della world music e della musica contemporanea (Meredith Monk). Il talento poliedrico del leader trova compiuta espressione anche nella composizione di musica per ampi organici come testimoniato dall’album “Blessing”.

A Unife si parla delle nuove frontiere della medicina di riproduzione, appuntamento con il workshop venerdì 7 novembre

da: uffico Comunicazione ed Eventi Unife

La fisiopatologia della riproduzione umana. E’ questo il tema centrale del Workshop on Reproductive Medicine, che si terrà venerdì 7 novembre alle ore 9 presso l’Hotel Ferrara, (Largo Castello, 36), organizzato da Roberto Marci, Professore associato di Ginecologia ed Ostetricia del Dipartimento di Morfologia, chirurgia e medicina sperimentale dell’Università di Ferrara.

“Il workshop, che riunirà i maggiori esponenti in materia di riproduzione medicalmente assistita ed endometriosi – afferma Marci – sarà suddiviso in diverse sessioni specifiche, dedicate a temi di particolare interesse quali la stimolazione ovarica personalizzata, il binomio sterilità-endometriosi, le nuove frontiere nella medicina della riproduzione”.

Per l’iniziativa, realizzata in collaborazione con Unife e con il patrocinio dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara, dell’Ordine dei Medici di Ferrara, dell’Associazione Ginecologi Universitari Italiani (AGUI), e della Società Mediterranea di Medicina della Riproduzione (MSRM), sono stati richiesti i crediti ECM dal Ministero della Salute per diverse figure professionali sanitarie quali il medico specialista in Ginecologia e Ostetricia, Endocrinologia, Urologia, Medicina Generale, Chirurgia, Anestesia, il tecnico di laboratorio, l’ostetrica e l’infermiere.

Ebola, HIV, TBC ed altre malattie diffusibili del fenomeno migratorio al centro del Convegno “Le malattie infettive del Migrante e del Viaggiatore”

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Ebola, HIV, TBC ed altre malattie diffusibili del fenomeno migratorio al centro del Convegno “Le malattie infettive del Migrante e del Viaggiatore”

Si parlerà di Ebola, HIV, TBC e di altre patologie trasmissibili nell’ambito del contesto nazionale e locale delle migrazioni, nel corso del Convegno “Le malattie infettive del Migrante e del Viaggiatore”, giunto alla quarta edizione, che si terrà venerdì 7 novembre a partire dalle ore 8 nella Sala Congressi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria S.Anna a Cona, (via Aldo Moro, 8).

Organizzato dal Prof. Carlo Contini, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive Universitarie e della Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive di Unife, il convegno, ha l’obiettivo di delineare il contesto nazionale e locale delle migrazioni, esaminando oltre alle principali implicazioni per la salute e gli aspetti socio-demografici e normativi, l’epidemiologia delle patologie infettive e tropicali del migrante e del viaggiatore, l’identificazione etiologica attraverso le più recenti procedure diagnostiche, le strategie preventive e terapeutiche, lo scambio di esperienze in ambito di formazione sulla salute delle migrazioni.

Il totale della popolazione immigrata è stata stimata essere di circa 232 milioni nel 2013; il 3.2% della popolazione – ci racconta Carlo Contini – Sono persone che provengono da Africa, America del sud, Asia ed Est Europa ed attraversano i confini del proprio paese d’origine per motivi turistici, politici, economici, professionali o per sfuggire a persecuzioni politiche e religiose. E sempre il 2013 è stato l’anno peggiore per i migranti, con un record stimato di più di 7000 persone morte mentre cercavano di attraversare mari e deserti per migliorare il loro tenore di vita. Il sistema di ‘globalizzazione’, ha favorito l’emergere di nuove patologie infettive e la ricomparsa di altre che sembravano destinate a ridursi o addirittura ad estinguersi”.

Anche quest’anno il Convegno, tratterà delle più importanti novità in tema di HIV, TBC, Epatiti ed altre malattie diffusibili.

“I dati del Centro Operativo AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità – ci spiega Contini – indicano un aumento dei casi di HIV nei soggetti stranieri. Dopo l’AIDS la TBC è la seconda patologia che causa più morti nel mondo. Quasi 9 milioni di persone hanno contratto la TBC nel 2013 e circa 1,5 milioni sono state le morti. Ma il vero grande problema tuttora irrisolto, è la tubercolosi multiresistente, emergenza della salute pubblica globale, con circa 480 000 persone che hanno sviluppato questa patologia che ha provocato 210. 000 morti”.

Non solo. Al centro del convegno anche le malattie infettive emergenti … prosegue Contini “Come il Virus Ebola, con 13.567 casi al 31 ottobre 2014 e 4.951 decessi in base ai dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, destinati a crescere. La Liberia assieme a Sierra Leone e Guinea i Paesi più colpiti. Le cifre sono comunque sottostimate, perché molte persone nei Paesi più colpiti non sono riuscite a ottenere cure mediche. La Nigeria è stato ormai dichiarato ‘Ebola free’ dall’OMS, quindi è presumibile che se si applicano giuste misure, l’epidemia possa essere contenuta. Gli italiani, quindi, possono stare tranquilli perchè il sistema di controllo, con tutte le misure necessarie al contenimento, è già attivo in quasi tutti i centri infettivologici nazionali”.

Il rischio di Ebola in Italia è allo stato attuale basso ed i clandestini che arrivano nel nostro paese via mare sono fuori pericolo perché la maggioranza dei contagiati risulterebbe già sintomatico entro una settimana dal contatto con un paziente infettato, per cui se i sintomi si sviluppassero prima della fine del viaggio, non ne consentirebbero la sopravvivenza. È invece teoricamente possibile che il Paese sia raggiunto da soggetti ancora asintomatici o in fasi precoci di malattia per via aerea, tramite voli a partenza dalle città europee congiunte ai paesi colpiti da tratte di linea dirette. Non sono infatti attivi voli diretti tra questi paesi e l’Italia”.

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“L’ambiente: un’opportunità di sviluppo per Ferrara e l’Emilia-Romagna”, venerdì 7 novembre l’iniziativa del PD di Ferrara

da: ufficio stampa Partito Democratico Ferrara

“L’ambiente: un’opportunità di sviluppo per Ferrara e l’Emilia-Romagna” è questo il titolo dell’iniziativa, organizzata dal PD di Ferrara e dagli Ecodem, per venerdì 7 novembre alle ore 17:30 presso l’Hotel Astra (Viale Cavour 55 – Ferrara).
L’incontro sarà l’occasione per un confronto sui temi che riguardano l’ambiente, in vista delle prossime elezioni regionali del 23 novembre.
Dopo il saluto e l’introduzione di Marco Roverati, interverranno Alessandro Bratti e Stefano Mazzetti, rispettivamente coordinatore nazionale e regionale Ecodem. Inoltre, durante l’incontro, verrà dato spazio agli interventi di tutti gli interessati.

Differenziare serve: sale al 93,8% il recupero dei rifiuti raccolti

da: ufficio stampa Hera

Presentata a Ecomondo la quinta edizione del report “Sulle tracce dei rifiuti”: dati e mappe per scoprire dove va a finire la raccolta differenziata, che nel ferrarese è già arrivata a quota 54,1%.


La sfida della green economy: così si controlla la filiera del riciclo

Tracciare la filiera del riciclo, dare garanzie sull’effettivo recupero dei rifiuti, rendere chiaro il processo che si attiva grazie allo sforzo dei cittadini nel fare la raccolta differenziata. Sono questi gli obiettivi di “Sulle tracce dei rifiuti”, il report con cui il Gruppo Hera illustra ogni anno i dati sull’effettivo avvio a recupero dei rifiuti raccolti in modo differenziato.
Uno sforzo di trasparenza verso la comunità locale, per mettere in luce il forte impegno della multiutility sul fronte della sostenibilità, che si snoda durante tutto il processo di gestione dei rifiuti: dalla raccolta fino al processo che permette di dare nuova vita ai materiali che la società scarta. Quella del recupero è infatti una filiera chiave della cosiddetta green economy, tra i settori più promettenti per il futuro dell’economia italiana, europea e mondiale.

Il recupero della raccolta differenziata sale a quota 93,8%

Secondo i dati contenuti in “Sulle tracce dei rifiuti”, in Emilia-Romagna e nel Nord Est, i risultati parlano chiaro: nel 2013 è stato recuperato il 93,8% di verde, organico, carta, plastica, vetro, legno, metallo e ferro. Un dato in leggero miglioramento rispetto al 2012, quando si è recuperato il 93,5%. In media, dunque, la quantità di rifiuti scartata dagli impianti nel processo di recupero (perché, ad esempio, non idonea a essere riciclata o inquinata da corpi estranei) è di appena il 6,2%.
Il report, giunto alla quinta edizione, è stato presentato oggi a Rimini a Ecomondo, la più importante fiera dedicata al mondo del riciclo e alle energie rinnovabili.

Le mappe delle aziende della green economy che recuperano: 191 impianti, di cui 9 nel ferrarese

Sulle tracce dei rifiuti si presenta quest’anno in una versione tutta nuova, con 8 mappe, una per ogni materiale raccolto con la differenziata, che permettono di scoprire quali e dove sono i principali impianti che si occupano del recupero finale dei rifiuti.
In totale gli impianti di recupero coinvolti sono ben 191, di cui 47 collocati nel territorio servito dal Gruppo Hera e, in particolare, 9 nel ferrarese (in prevalenza impianti di recupero della plastica e della carta): attraverso l’impegno nella raccolta differenziata da parte dei cittadini alimentano il settore della green economy dedicato al recupero.

Del ferro non si butta via niente, del verde e del legno quasi nulla

Dall’analisi dei dati, anche quest’anno verificati dall’ente di certificazione indipendente DNV-GL, si nota subito che il materiale che si può recuperare totalmente è il ferro: se ne raccolgono 2,3 kg per abitante e il 100% viene reimmesso sul mercato o trasformato per il riuso nelle industrie metallurgiche o nelle acciaierie. Anche del verde si recupera tantissimo: nel 2013 nel territorio gestito da Hera il 96,6% di sfalci e potature hanno trovato nuova vita negli impianti di compostaggio producendo fertilizzanti e terricci o, in misura minore, in impianti a biomasse producendo energia rinnovabile. Il legno è stato recuperato per il 97,3% (sui 18,1 kg raccolti per abitante) ed è servito a produrre pannelli, cippato o pellet. La plastica, in particolare, viene recuperata all’87% (nel 2012 era all’84,9%), mentre il recupero della carta viaggia ora intorno al 93,8% (sui 61,6 kg raccolti per abitante). L’organico si attesta al 91,5% (con 48 kg annuali per abitanti), il vetro al 94,1%. Infine, i metalli come gli imballaggi in alluminio, acciaio e banda stagnata, al 94%.
Tutti i dati sono disponibili on line nella sezione interattiva e navigabile dedicata a questo tema all’indirizzo www.gruppohera.it/sulletraccedeirifiuti.
Il report, inoltre, sarà in distribuzione nei prossimi giorni anche presso le stazioni ecologiche, gli urp dei comuni più grandi e i principali sportelli clienti del Gruppo.

Raccolta differenziata del Gruppo al 54% nei primi 9 mesi del 2014, a quota 54,1% nel ferrarese

Il miglioramento della percentuale di rifiuti recuperati è legata anche ai buoni progressi della raccolta differenziata: nelle province dell’Emilia-Romagna servite da Hera il dato ha già raggiunto nei primi 9 mesi del 2014 il 54%, in aumento di oltre un punto percentuale rispetto allo stesso periodo del 2012 e di oltre 10 punti percentuali sopra la media nazionale (43,3%).
Nel territorio ferrarese a settembre 2014 la raccolta differenziata è arrivata al 54,1%, in lieve miglioramento rispetto al 53,8% nello stesso periodo del 2013.
La regione Emilia-Romagna, con 142 kg pro capite, è al primo posto in Italia per raccolta di frazione organica, materiale considerato un indicatore importante per valutare la diffusione e l’efficacia della raccolta differenziata nel suo complesso. Emilia-Romagna ed Hera sono ai vertici anche per la raccolta pro capite di carta, plastica, legno e metalli. Le alte rese della raccolta differenziata sono dovute, in particolare, all’assimilazione e alla capillarità dei servizi presenti con differenti modelli di raccolta per i vari target di utenza e i diversi fabbisogni.

Più qualità, meno costi: grazie alla differenziata si risparmiano fino a 24 euro all’anno

Lo scorso anno nel territorio servito da Hera la spesa per il servizio di igiene urbana di una famiglia media di 3 persone in una casa di 80 mq è stata di circa 236 euro. Grazie a una raccolta differenziata di qualità, è stato stimato per il 2013 un risparmio di circa 24 euro per famiglia, pari al 10% della bolletta.
La legge prevede, infatti, che dai costi del servizio di raccolta differenziata, che vanno a comporre le tariffe, vengano detratti sia i contributi che gestori e Comuni ricevono dal Conai (Consorzio nazionale imballaggi) sia i ricavi derivanti dalla vendita del materiale. Il Conai, che non ha fini di lucro e si occupa di avviare a effettivo recupero i rifiuti di imballaggio, si finanzia tramite i contributi delle aziende che producono imballaggi e la vendita dei materiali raccolti. In questo modo, può riconoscere a Comuni e gestori dei contributi economici utili a sostenere la raccolta differenziata. Maggiori sono le quantità e la qualità dei rifiuti raccolti in modo differenziato e ceduti al Conai, più alta sarà la cifra percepita da Comuni e gestori, che potrà poi andare ad abbassare i costi per il cittadino.
Nel 2013 i ricavi ottenuti dal Conai e dalla vendita dei materiali sono stati pari 23,6 milioni di euro, utili a coprire il 25% dei costi per raccolta e recupero di carta e cartone, vetro, plastica, lattine, legno e ferro.
Ecco perché è importante separare bene i rifiuti: fa bene all’ambiente e anche al portafoglio.

Venier: “Grazie agli investimenti nella green economy si generano 800 milioni di euro di indotto”

“Il report che abbiamo presentato oggi è unico in Italia: è una finestra di trasparenza verso i cittadini, che si aggiunge alla rendicontazione che il Gruppo porta avanti da anni con il Bilancio di Sostenibilità e con il report “In Buone Acque” sulla qualità dell’acqua del rubinetto” ha commentato Stefano Venier, Amministratore Delegato del Gruppo Hera. “I risultati positivi sui quantitativi recuperati e sulla differenziata dimostrano l’impegno sempre maggiore del nostro Gruppo nel migliorare l’efficienza di tutta la filiera del riciclo, settore chiave della green economy. A questi numeri siamo arrivati anche grazie a oltre 2 miliardi di euro di investimenti negli ultimi 12 anni: uno sforzo importante che vale 800 milioni di euro all’anno di indotto solo per la parte generata da Hera. Abbiamo inoltre dotato il territorio di impianti come i biodigestori, che recuperano la frazione organica e producono energia elettrica, e di impianti di selezione a lettura ottica per i rifiuti secchi. La tecnologia, da un lato, e lo sforzo dei cittadini, dall’altro, sono quindi gli ingredienti di una ricetta vincente, che proietta il territorio gestito da Hera tra quelli più virtuosi in Europa nella gestione dei rifiuti”.

Valorizziamo San Carlo: primo incontro di confronto sui temi del Piano Organico

da: organizzatori

Mercoledì 5 Novembre dalle 20.30 alle 22.30 presso la sede della Filarmonica San Carlo, viale Galileo Galilei 9, San Carlo

La riflessione sulla ricostruzione e la riqualificazione continua con il primo di due appuntamenti che si concentrano sul Piano Organico. 
L’incontro sarà l’occasione per condividere i ragionamenti, già avviati, sul centro di San Carlo e sui collegamenti tra San Carlo e gli altri due centri (Sant’Agostino e Dosso), il Bosco della Panfilia, i paesi limitrofi e il territorio rurale.
Durante la serata, inoltre, ci sarà l’opportunità di riflettere sugli elementi di valore e sulle problematiche ancora irrisolte al fine di identificare quali proposte poter inserire nel Piano Organico per il centro di San Carlo. Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare.

L’INCHIESTA
Fondo Novelle mantiene in vita
un sogno: il mercato contadino
del Doro

Temerari e coraggiosi, onesti e puri. I coniugi Alessandra e Stefano Galliera dell’Azienda Fondo Novelle di Porporana sono rimasti gli unici produttori ad animare il mercato contadino del Centro Acquisti il Doro, sul lato del Self di Via Modena, con il banchetto della loro frutta su cui sventola la bandiera gialla Coldiretti. Nato quattro anni fa, dall’idea originale e meritevole dei responsabili del Centro Acquisti il Doro, che avevano messo a disposizione gratuitamente il loro piazzale, il mercato per varie ragioni non è riuscito ad attecchire. Tutti i produttori presto lasciano, tranne i Galliera che stoicamente resistono nel nome di un impegno e di un progetto; riescono col tempo a farsi la loro clientela di affezionati, traendone una fonte di soddisfazione economica e personale. I Galliera sono la prova che il progetto può funzionare, dedicandoci il proprio tempo, la costanza e credendoci… credendo nel “mercato che non c’è”.

Ad Alessandra Galliera chiediamo di raccontarci com’era partito questo mercato.

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Alessandra Galliera

Il mercato è stato inaugurato ufficialmente il 7 dicembre 2011 e battezzato “I Sapori del Doro”. All’inizio eravamo partiti bene: eravamo una decina, c’era una bella varietà di prodotti (carne, formaggio, miele, frutta, verdura e fiori) e riempivamo il parcheggio. Poi, dopo quattro mesi, piano piano, a scalare, hanno cominciato a stare a casa un po’ tutti, fino ad arrivare a maggio del 2012 quando siamo rimasti solo in tre: noi, Balboni di San Martino con frutta e verdura e Malaguti di San Carlo col miele.

Questa è una bellissima iniziativa, anche perché arricchisce e dà un tocco di genuinità all’offerta commerciale della zona. Perché gli altri produttori hanno desistito solo dopo quattro mesi?
Perché in soli quattro mesi non si era creato il giro, cosa tra l’altro molto prevedibile visto che avevamo iniziato in pieno inverno, quando la varietà di prodotti come frutta e verdura a km 0 è naturalmente esigua e la stagione non favorevole. Poi c’è stato il terremoto e la Malaguti del miele, che veniva proprio dalle zone più colpite, non è più venuta. Anche la Balboni, a quel punto, ha preferito rinunciare per dedicarsi ai mercati che già aveva.

Quindi a giugno 2012 siete rimasti completamente soli?

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I coniugi Alessandra e Stefano Galliera

Sì, siamo rimasti soli. Abbiamo continuato a venire tutte le settimane, certe mattine con un freddo da morire, ma adesso sono contentissima perché ho un bel giro di clienti affezionati, alcuni sono diventati veri e propri amici: c’è chi si ferma a chiacchierare, c’è chi mi porta il caffè e chi mi presta dei libri, perché parlando hanno saputo che amo leggere. La mia bancarella non è soltanto un punto vendita, è diventata anche un punto d’incontro. Qui sono nate amicizie e questo è l’aspetto che mi dà più soddisfazione e che mi ripaga dei sacrifici fatti in questi quattro anni. Lavoro tantissimo, certe mattine non ho il tempo di respirare e arrivo alla mezza che non me ne accorgo nemmeno. Ora lavoro molto anche con le prenotazioni, i clienti mi prenotano le cassette di frutta di settimana in settimana. Essendo rimasta da sola, mi sono anche scelta la giornata ideale, mi spiego: all’inizio il mercato era di mercoledì, ma io ho preferito spostare al martedì perché in concomitanza c’è il mercato dell’abbigliamento, dall’altra parte della strada, e questo può agevolare un po’ tutti, noi e loro. Grazie ad Elisa Casari, che ci ha dato il permesso, da qualche anno siamo presenti con la bancarella due volte la settimana: il martedì e il venerdì.

Questa è la prova che la costanza premia, e allora come mai nel tempo non si sono trovati altri produttori per ripopolare questo mercato, come mai la Coldiretti non ha promosso ulteriormente l’iniziativa?
Questo non lo sappiamo, anche perché il Centro Acquisti il Doro ha sempre continuato a mettere a disposizione gli spazi gratuitamente a chiunque fosse interessato, Coldiretti e non. Io ho provato anche personalmente a coinvolgere dei produttori che conosco, ne sono passati due o tre ma non hanno continuato.

Ma perché allora, qual è il problema?

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Frutta e confetture

Il problema è che chi arriva si aspetta degli incassi immediati, mentre il mercato è tutto da costruire e bisogna investirci del tempo. Io ho impiegato quattro anni, da sola, a costruirmi la fiducia dei clienti. Noi poi siamo puri, portiamo solo ed esclusivamente i nostri prodotti, mele e pere d’inverno, albicocche, ciliegie, pesche e tutta la frutta estiva, senza aggiungere al banco altri prodotti per ‘mantenerci’ i clienti: noi vendiamo esclusivamente i nostri prodotti di cui possiamo garantire in prima persona, non siamo rivenditori e vogliamo continuare con questo spirito. Ecco perché a fine dicembre ci fermiamo e riprendiamo a maggio dell’anno dopo. Ultimamente, spinti dalle richieste degli stessi clienti, ci siamo messi a coltivare qualche orticola, come zucche, patate e cipolle, per andare loro incontro e soddisfare al meglio le richieste. Ma il nostro prodotto d’eccellenza rimane la frutta.

Questo mercato quindi per voi è diventata una fonte di reddito importante, è così?
Sicuramente non è una fonte di reddito rilevante per l’azienda che ha bisogno di ben altre entrate, ma è diventato un grande aiuto come supporto al reddito familiare, soprattutto da quando è venuto a mancare il mio stipendio , in quanto la ditta per cui lavoravo ha chiuso. Ora il mercato del Centro Acquisti il Doro è diventato il mio lavoro e ne sono fiera.

Elisa Casari, responsabile commerciale del Centro Acquisti il Doro di proprietà della società NL Properties Srl, è l’ideatrice di quest’iniziativa; a lei chiediamo com’è nata l’idea di sviluppare un mercato a km 0 nel parcheggio del loro piazzale.

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Da sinistra Elisa Casari e Alessandra Galliera

Come azienda siamo sempre stati attenti alla sostenibilità; per fare solo un paio di esempi, siamo stati i primi a Ferrara a costruire nel 2007 un edificio a destinazione direzionale e commerciale in classe A (quello che si trova sempre nel perimetro del parcheggio e che ospita, tra glia altri, la sede del Coni) e siamo tra i consulenti di Solidaria che sta realizzando il primo progetto di co-housing a Ferrara. Nel 2011, avendo spostato l’entrata del Self sul lato di via Bongiovanni, i parcheggi del piazzale sul lato via Modena prospicienti la vecchia entrata del Self venivamo molto meno utilizzati, così abbiamo pensato al mercato contadino a km 0, con prodotti locali a filiera corta, nello spirito della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente. Così abbiamo contattato Campagna Amica e Coldiretti per mettere insieme un certo numero di produttori disposti a provare.

Un vero peccato che il mercato non abbia preso piede, vi dispiace?
Sì, un peccato. Dispiace che non se ne colga il valore e che i produttori vengano attirati solo dai mercati più radicati e remunerativi. Noi siamo convinti che questo mercato possa svilupparsi perché è su un crocevia molto frequentato, ma come in tutte le cose ci vuole del tempo; il mercato di Porta Paola, che ora sta andando molto bene, ci ha messo dieci anni a prendere piede e ora c’è una lunga lista d’attesa per entrare.

Le condizioni per il radicamento del mercato ci sono tutte: spazio gratuito, possibilità di parcheggio, a soli 2 km dal Castello Estense, il mercato d’abbigliamento nei pressi. Come giornale abbracciamo e sosteniamo l’iniziativa, ottima in un contesto di crisi come quello che stiamo attraversando. Qualche tua parola per promuoverla ulteriormente?

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Il piazzale del Centro Acquisti il Doro

A noi piacerebbe molto dare vitalità a questa parte del piazzale. Siamo a completa disposizione, il mercato è aperto a tutti i produttori locali a km 0 che operano con metodi sostenibili e in un sistema di filiera corta. Non ci importa a quale associazione appartengono, ma siamo molto attenti al prodotto: la merce esposta deve essere al 100% quella prodotta in azienda, non si possono rivendere prodotti di altri. Per evitare un’insana concorrenza, non possiamo ospitare due bancarelle che vendono lo stesso prodotto, è una questione di correttezza; quindi ben vengano aziende che producono carne, formaggi, birra, vino, pane e tutti i prodotti del nostro territorio, compresi manufatti di artigiano locale. I produttori interessati possono contattarci direttamente o tramite le proprie associazioni. Approfitto dello spazio che ci date su questo giornale per ringraziare i coniugi Galliera che, coraggiosi e temerari, hanno di fatto tenuto in vita il nostro progetto.

Il mercato “I Sapori del Doro” si tiene nel piazzale del Centro Acquisti il Doro, dalla parte di via Modena, davanti al parcheggio del Self, il martedì e il venerdì dalle 7.30 alle 13.

Per saperne di più sull’avvio del mercato il 7 dicembre 2011 [vedi]
Per saperne di più dell’Azienda agricola Fondo Novelle visitare il sito Agrizero.it [vedi
Per saperne di più sul Centro Acquisti il Doro visita il sito [vedi] e la pagina Facebook [vedi]

Ritrovamento di attrezzi vietati per la pesca nei canali adduttori.

da: ufficio stampa Provincia di Ferrara

Sequestrati a pescatori non ancora identificati 17 cogolli non consentiti, circa 15 chilogrammi di anguille e 17 di granchi, reimmessi nelle acque.
È questo il risultato messo a segno dalle guardie ecologiche volontarie (gev) di Ferrara, durante la loro attività di vigilanza a tutela delle norme che disciplinano la fauna ittica, l’ecosistema acquatico e la pesca nelle acque interne del Parco del Delta del Po, coordinate dalla Polizia provinciale.
Il tutto è avvenuto nei giorni scorsi nel Basso Ferrarese, in Valle Fattibello a Comacchio.
“Con quest’ultima operazione – dichiara il comandante della Polizia provinciale, Claudio Castagnoli – nel solo periodo marzo – ottobre di quest’anno sono stati complessivamente 106 i cogolli messi fraudolentemente immessi nelle acque del Parco del delta del Po, rinvenuti e sequestrati dalle gev e oltre un quintale, la quantità di pesce imprigionato e liberato”.
Un’attività di vigilanza che, sempre tirando le somme, ha comportato verbali per: pesca senza licenza, pesca in zone vietate, cattura di pesci sottomisura e ostacolo all’ispezione, elevati contro 16 persone, nonché al deferimento all’autorità giudiziaria di un’altra per rifiuto di fornire le proprie generalità.
Sono inoltre state sanzionate altre due persone per violazione della normativa sulla raccolta dei tartufi e un cacciatore per avere abbattuto capi di selvaggina oltre carniere. Le guardie volontarie hanno infine proceduto al recupero di tre cani sfuggiti alla custodia dei rispettivi proprietari restituendoli agli stessi grazie alla collaborazione della Lega italiana dei diritti dell’animale (Lida).
“Ringrazio le guardie ecologiche volontarie per il proficuo lavoro che stanno svolgendo – continua il comandante Castagnoli – premiato dalla rimozione di questi attrezzi che, posti in acqua, si trasformano in trappole micidiali per la fauna ittica. Segno che – conclude – quando c’è collaborazione e condivisione nel raggiungere l’obiettivo della legalità i risultati arrivano sempre”.

Terza Conferenza Nazionale di Democrazia Diretta, Liquida e Partecipata

da: Gruppo Ufficio Stampa del Forum 8 giugno 2014

Il Forum Progetto 8 giugno 2014, sta lavorando per creare un movimento nazionale.

Un movimento dove la Democrazia sarà un modo di essere e non un’etichetta, dove la credibilità nel portare avanti i valori che tutti oggi invocano deriverà dall’averli praticati in cui i ruoli saranno di servizio e non di potere.

Vuole presentarenella sua azione politica una molteplicità di valori ormai da tutti reclamati, ma da pochi praticati effettivamente, allo scopo di garantire alla vita politica italiana l’innesto di forze nuove, suscitare l’entusiasmo dei giovani, essere lievito sublime di vera rinascita.

Si tratta quindi di riprendere assieme ai cittadini un cammino di semina feconda ed ormai indispensabile, iniziato a Roma l’8 giugno 2014 così da combattere insieme le battaglie comuni e per questo invitiamo i singoli cittadini ed i movimenti ad unirsi a noi in questo sforzo, il solo che potrà darci risultati concreti.

La prossima tappa, con la Terza Conferenza Nazionale di tutti i soggetti politici di Democrazia Diretta, Liquida e Partecipata, è il 7 novembre a Roma sotto il patrocinio del Senato della Repubblica con la collaborazione del sen. Bartolomeo Pepe e del Movimento X.

La conferenza si terrà presso la Sala ISMA (Senato della Repubblica), Istituto di Santa Maria in Aquiro, Piazza Capranica, 72 a Roma, dalle 10.30 alle 17.00

Le nostre conferenze sono democratiche, dal basso come si dice oggi, aperte ad ogni tipo di contributo e di partecipazione.

Il luogo di discussione UFFICIALE è il Forum TuttiUniti (www.tuttiuniti.it/smf/), formato dagli Aderenti del Progetto 8 giugno 2014. Persone, fatti e/o deliberazioni che avvengono all’esterno di questo Forum nazionale all’insaputa degli Aderenti è da considerarsi non riconducibile a tutte le iniziative di Progetto 8 giugno 2014.

Fare impresa, Federmanager promuove Workshop sul percorso da manager a imprenditore

da: Federmanager Ferrara

Appuntamento il 29 novembre e il 24 gennaio al Castello Estense

«Nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità». Un’affermazione, quella di Albert Einstein, che si adatta perfettamente a quanto sta accadendo oggi sul mercato del lavoro. Sono tanti coloro che perdono la propria occupazione, in particolar modo a causa della crisi economica. Manager e dirigenti non sono esentati, tutt’altro. In Italia sono passati da 1 milione e 680 mila nel 2010, a 769 mila alla fine del primo semestre 2013. 910 mila in meno, un crollo di oltre il 54% in tre anni. Quasi un milione di posti di lavoro persi tra dirigenti e quadri, secondo un’elaborazione di Aldai-Federmanager e Gidp (direttori del personale) su dati Eurostat. E quindi sono tanti coloro che cercano nuovi percorsi, nei quali esprimere al meglio le proprie professionalità.
A partire da questa esigenza, Federmanager Ferrara, associazione dei dirigenti aziendali di Ferrara e Provincia, organizza due incontri dedicati al tema “Da Manager a Imprenditore: percorsi e opportunità”. L’iniziativa prevede due sessioni di lavoro distinte per consentire una trattazione dell’argomento da punti di vista complementari.
Il primo workshop si avvale di significativi contributi sia per quanto attiene una descrizione del “percorso” che il manager deve intraprendere per diventare imprenditore, sia nella proposizione di alcune “opportunità” esistenti. I lavori si svolgeranno sabato 29 novembre 2014 presso il Salone Conferenze (I° piano) del Castello Estense, dalle 9.30 alle 13.00. I relatori provengono dal mondo della formazione e dell’impresa: il Prof. Stefano Denicolai, Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Pavia, il Dott. Carlo Bassi, Amministratore Delegato BacktoWork24 (Gruppo 24 Ore), la Dott.ssa Caterina Brancaleoni, Presidente SIPRO Ferrara (Agenzia Provinciale per lo sviluppo) e il Dott. Andrea Molza, Molza & Partners Bologna, già Presidente Federmanager Bologna.
Il secondo workshop è in calendario per sabato 24 gennaio 2015, con gli stessi orari e location del primo, e sarà dedicato a condividere le esperienze di alcuni manager che hanno effettivamente intrapreso la strada dello “sviluppo di impresa”: Ing. Angelo Profili, Partner at Expense Reduction Analysts, Prof. Marco Scoponi, Dipartimento di Chimica Università degli Studi di Ferrara, Dott. Giorgio Merlante, Amministratore Delta Engineering Services, Dott. Michele Monte e Dott.ssa Alessandra Ponte, HR Consultants.
Gli incontri sono organizzati con il Patrocinio di Unindustria Ferrara. La partecipazione è gratuita e aperta al pubblico.

LA STORIA
L’inganno svelato, ovvero il dosaggio delle immagini

Nel 1954 nella Germania dell’Est, alcuni archivisti ritrovano casualmente in un bunker appartenuto al regime nazista un filmato muto di circa 60 minuti, senza sceneggiatura, intitolato “Il ghetto”: era un documentario girato dai nazisti nel ghetto di Varsavia nel 1942 per 30 giorni consecutivi, esattamente dal 2 maggio al 2 giugno, tre mesi prima della rivolta.
E’ la storia ripresa dal film proiettato lunedì sera al cinema Boldini (grazie alla collaborazione fra Meis, Memorial della Shoah di Parigi, Pitigliani Kolno’a Festival di Roma e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara) nell’ambito della giornata di studio sul Ghetto di Varsavia. Titolo dell’opera “A film unfinished”, autrice l’israeliana Yael Hersonski.

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Varsavia durante l’occupazione nazista

Sotto gli occhi dello spettatore scorrono immagini di ebrei benestanti che sembrano totalmente indifferenti alla sorte della maggioranza della popolazione del ghetto, che vive in condizioni di estrema sofferenza: ebrei ben vestiti entrano in una macelleria, ignorando i bambini che chiedono l’elemosina oppure non prestano attenzione ai cadaveri abbandonati sul marciapiede.
Il film appare da subito una risorsa straordinaria per ricercatori e studiosi della Shoah, proprio perché si presenta come un documento originale, una fonte
 storica, inoltre è uno dei rarissimi filmati dei ghetti girati dai nazisti. Le pellicole vengono consegnate allo Yad Vashem di Gerusalemme creato l’anno precedente, ma non verranno mai mostrate interamente al pubblico. Nei documentari sulla Shoah si selezionano solo le scene che mostrano la grande sofferenza dei prigionieri del ghetto, mentre le scene sugli interni borghesi vengono tralasciate perché, in breve, non si sa come spiegarle. Solo alla fine degli anni Novanta, quando in Ohio due studiosi che stanno cercando materiale filmico sulle Olimpiadi di Berlino ritrovano un’altra bobina con ulteriori 30 minuti, finalmente si comprende la vera natura del documentario. Qui, infatti, si vede il lavoro dei cineasti nazisti per cercare l’inquadratura più efficace, quella più funzionale ai loro scopi propagandistici. Alcune scene sono state girate più volte, con gli ebrei costretti a recitare il ruolo di attori.

Nel 2006 Yael, studente di cinematografia e nipote di una sopravvissuta emigrata in Israele, alla ricerca della propria storia famigliare negli archivi dello Yad Vashem si imbatte in queste bobine e decide di rimontarle fedelmente, rendendo però ancora più evidenti i diversi piani di realtà e mistificazione che si intrecciano in questo documentario che è anche fiction. Per farlo ha chiesto a cinque sopravvissuti del ghetto di commentare la proiezione e ha inserito brani dai diari di Adam Cerniakov, il capo dello Judenrat del ghetto di Varsavia, della testimonianza di uno dei cameramen, Willy Wist, e dai rapporti redatti minuziosamente ogni settimana da Heinz Auerswald, il commissario nazista che sovrintendeva all’organizzazione del ghetto.

Lavori come questo sono di fondamentale importanza per aiutarci a capire quanto sia difficile utilizzare le immagini come fonti, in particolare nel caso della Shoah: siamo di fronte a immagini autentiche dal punto di vista storico, ma costruite e manipolate a fini di propaganda. A questo proposito Barbie Zelizer nel suo “Remembering to forget. Holocaust memory through the camera’s eye”, afferma che non sappiamo ancora abbastanza sul modo in cui le immagini aiutano a narrare gli eventi collettivi e su quale delle due, le immagini o le parole, riesca ad avere il sopravvento in caso di confronto fra ciò che le parole ci dicono e ciò che le immagini ci mostrano. Ancora di meno sappiamo sul funzionamento delle immagini come veicoli della memoria collettiva: le immagini aiutano a stabilizzare la natura mutevole della memoria collettiva nel cinema, nella tv e nella fotografia, però quando le si usa per dare forma al passato collettivo le difficoltà sorgono dal fatto che esse non rendono evidente come costruiscono ciò che ci fanno vedere e quindi ricordare.
È proprio questo processo di costruzione e stratificazione nel tempo che il lavoro di Yael ci aiuta a comprendere. In altre parole: non basta vedere, bisogna guardare dietro e intorno all’obiettivo, interpretare, sempre nella consapevolezza che l’inquadratura ci offre solo una particolare prospettiva della realtà.

Un grido disperato: la sinistra è morta

Carissimo direttore, ti scrivo come cittadino indignato, offeso, preoccupato, arrabbiato. Come cittadino perché vedo restringersi ogni giorno di più gli spazi democratici che con tanta fatica la mia generazione, pur tra errori e presunzioni, ha tentato di aprire alla società; come progressista (se vuoi comunista) perché mi accorgo con orrore che la sinistra è morta. Se esistevano ancora dubbi in proposito, il proditorio attacco poliziesco ai lavoratori delle acciaierie di Terni – che ci ha riportato indietro ai tempi funesti di Scelba – ha dimostrato quanto sia reale il grido disperato di coloro che credono sia possibile costruire un paese non dominato dalla voracità di quattro padroni spelacchiati (e dai loro interessati scagnozzi). Mi pare che l’aggressione scelbiana di Roma sia stata una gentile concessione del nostro governo a un gruppo padronale che ai suoi tempi ha sconvolto il mondo, fornendo a Hitler le armi per ammazzare milioni di persone: sto parlando naturalmente dei Krupp, un gruppo onnivoro che presumo non dispiaccia alla Merkel. E la Merkel non dispiace al boyscout Renzi, pronto a rispolverare Bava Beccaris e a non chiedere scusa, come avrebbe potuto e dovuto fare dopo le manganellate, ai lavoratori, i quali – non dimentichiamo – sono pure coloro che lo hano portato al governo. Eletto no: il presidente Napolitano ha cancellato le elezioni, preferendo le nomine dirette, in rapida successione un-due-tre, Monti-Letta-Renzi. Ma è così: il Vangelo secondo Matteo è fatto in questo personalissimo modo, si va al potere sull’onda di una incazzatura popolare vastissima e poi, su consiglio di Berlusconi (che era considerato nemico del popolo) si cancellano i diritti dei lavoratori, tanto che il presidente degli industriali dice va bene così; ma quello che più mi sconforta, mi addolora, mi fa versare le ultime lacrime tenute in serbo per queste evenienze è l’atteggiamento dei politici (o politicanti?) di sinistra: dove sono, che cosa fanno, che cosa dicono? Un po’ di masturbazione davanti alle accomodanti telecamere e poi a casa, la minestra è pronta.

Nella mia lunga vita lavorativa, tra gli altri incarichi, ho avuto quello di direttore dei “Problemi della transizione”, trimestrale di dibattito ideologico del Pci di Bologna: scorro i nomi dei redattori e collaboratori, da Zangheri a Pietro Ingrao, erano i nomi di intellettuali di sinistra, abituati a discutere e a non avere verità preconfezionate in tasca anche se le carriere fatte avrebbero potuto concedere loro di sprecare qualche volta il pronome personale “io”. Adesso l’”io” si spreca, caro direttore, il Vangelo di Matteo ce lo in segna. Sanno tutto loro, i vari Renzi. Ma perché noi che, invece, sappiamo niente non ricominciamo a discutere, a mettere insieme un po’ di idee nuove, ma veramente nuove, lasciando a Renzi onere e onore di fare patti con Berlusconi? Proviamo a capire se, oltre il decotto capitalismo, esiste qualcosa d’altro. Proviamo.

Caro Gian Pietro, attraverso questo giornale – e quindi anche con il tuo prezioso contributo – cerchiamo ogni giorno di fare esattamente ciò che auspichi: mettere insieme un po’ di idee nuove, fornire stimoli alla riflessione e aprire spazi di confronto. La tua indignazione è condivisa da tanti, però è difficile indirizzare positivamente la rabbia per propiziare una svolta reale, un cambiamento radicale.
Ci esorti ad analizzare in particolare le ragioni della crisi della sinistra. Tempo fa abbiamo avviato un’inchiesta sulla crisi della partecipazione e della rappresentanza politica, nei prossimi giorni intendiamo riprenderla con nuovi interventi e altre analisi. In fondo anche questa è una chiave di lettura dell’eclissi della sinistra, perché lo scollamento fra istituzioni e cittadini ne contraddice i valori fondanti: se non c’è condivisione e coinvolgimento della base, se anziché ampliare si riducono i luoghi di confronto e si delegano le scelte a soggetti sempre più distanti e sempre meno controllabili, si svilisce il concetto di democrazia partecipativa che è linfa e baluardo della sinistra.
Vogliamo approfondire questo ragionamento, contiamo di farlo anche con l’ausilio della tua intelligenza. (s.g.)

La ‘Buona Scuola’ e lo sciopero delle parole

Lo confesso: a volte, organizzo scioperi all’interno della classe. Lo so che sarebbe meglio non farlo ma, al presentarsi di certe condizioni, credo sia proprio necessario. Infatti, durante la conversazione che precede la scrittura di un testo, mi accorgo che diversi bambini ripetono spesso le parole “bello“, “buono“, “bravo” per descrivere un oggetto, una persona, una situazione, mentre io vorrei che si sforzassero nella ricerca di sinonimi più precisi.
Così, dopo averli ascoltati, improvvisamente mi alzo in piedi e, con tono deciso, annuncio che:
“È proclamato uno sciopero delle seguenti parole: bello, buono, bravo e dei loro rispettivi femminili.
Le condizioni di lavoro a cui sono sottoposte queste tre parole non sono più sostenibili.
È in atto infatti un grave sfruttamento di questi vocaboli che potrebbe portare inevitabilmente ad una omologazione dei testi e ad un appiattimento semantico.
Lottiamo tutti insieme per la ricerca delle parole giuste.“
Ormai i bambini mi conoscono e capiscono che, quando scherzo, lo faccio seriamente; per cui il messaggio gli arriva e ne tengono conto nei loro testi scritti.
Purtroppo non riesco a far così con i politici di professione: pensate che ne esistono di quelli che abusano dell’aggettivo “Buona” per definire “Buona Scuola” il loro strano miscuglio di proposte.
Riassumo brevemente i contenuti della “Buona Scuola” dal punto di vista di un “sindacalista delle parole“:
– la (quasi certa) condanna da parte della Corte di giustizia europea ad assumere docenti precari è propagandata come la più grande assunzione di massa;
– la competizione fra le scuole e l’introduzione degli “scatti di competenza” al personale esaspereranno i conflitti nella scuola senza migliorare la didattica;
– il far pagare ai privati (soprattutto alle famiglie) i costi della scuola pubblica servirà a recuperare soldi pubblici per finanziare le scuole private;
– le parole: inglese, informatica, impresa, che erano le tre parole-chiave del ministro Letizia Moratti (del governo Berlusconi), sono le stesse del ministro Giannini (del governo Renzi);
– nonostante si alluda all’importanza dell’inglese, della musica, dell’educazione motoria, un bambino o una bambina, alla fine dei cinque anni della scuola primaria, avrà effettuato meno ore di queste discipline rispetto a quelle che attualmente sono previste;
– “Fondata sul Lavoro“, che è il titolo di un capitolo della “Buona Scuola” di Matteo Renzi, ha un soggetto sottinteso, al fine di confondere e lasciar intendere che la scuola debba essere subordinata alla formazione di lavoratori e non, prima di tutto, all’istruzione ed alla formazione di cittadini.
Insomma io penso che, per rendere più chiara la definizione della “Buona Scuola”, ci sarebbe bisogno di sostituire quel “Buona” oppure di aggiungere qualche altro vocabolo per spiegarla meglio.

Dopo aver letto e studiato attentamente la proposta di Matteo Renzi ed averci riflettuto, ho deciso di fare le mie proposte. Sono indeciso fra queste tre:
“Buondì Scuola” (per una scuola sponsorizzata e ricoperta di glassa);
“Buona Suola” (per una scuola deteriore e collocata al giusto livello);
“Affondata sul Lavoro” (per una scuola precaria e dipendente dagli imprenditori).

Dopo aver letto le proposte di Confindustria per la scuola ed aver verificato le moltissime analogie con la proposte di Renzi, l’ultima mi sembra essere quella più precisa.

Lopez: tanti brani per Mina, Vanoni, Mia Martini e ancora la voglia di sognare

Le canzoni di Luigi Lopez hanno arricchito per oltre vent’anni la scena musicale italiana, sino ad arrivare ai successi americani. Con Carla Vistarini ha scritto numerose canzoni, tra cui, “La voglia di sognare”, storica hit di Ornella Vanoni del 1974, “La nevicata del ’56” interpretata da Mia Martini, “La notte dei pensieri” per Michele Zarrillo e “Mondo” per Riccardo Fogli, primo di una lunga serie di pezzi scritti per il cantante dopo la sua uscita dai Pooh. Tra i riconoscimenti ottenuti: il premio per la migliore canzone straniera alla 8ª edizione del World popular song festival of Tokyo, con “Ritratto di donna” interpretato da Mia Martini e il 1º Primo premio assoluto alla 13ª edizione dello stesso festival (1982), con il brano “Where Did We Go Wrong”. Lopez è noto al grande pubblico anche per avere scritto e interpretato “Pinocchio perché no?”, sigla delle nuove avventure di Pinocchio, l’edizione italiana del cartone animato giapponese ispirato all’omonimo burattino di Collodi.

Quarant’anni di carriera, una vita dedicata alla musica, come hai iniziato?

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Luigi Lopez durante il tour 2014

Nel 1965 ero il “chitarrista elettrico” degli Shocks, il mio gruppo. In una magica serata ci esibimmo al Titan Club di Roma, come band di supporto dei mitici Gun. Alla fine della performance, vennero nel mio camerino a congratularsi nientemeno che Gianni Boncompagni e i Rokes, con Shel Shapiro in testa. Avevo fatto una buona impressione e fu Gianni a propormi di scrivere canzoni, aiutandomi con i suoi preziosi consigli. È cominciata così, poi arrivò il mio primo contratto di esclusiva con l’Apollo Records di Edoardo Vianello, che m’introdusse professionalmente nel grande mondo della Rca Italiana.

Per tanti anni Carla Vistarini ha scritto i testi delle tue musiche …
Quando cominciai ad avere credibilità come compositore, la convinsi a scrivere il testo di una mia musica. Le sue poesie mi commuovevano, perché non provare, mi chiedevo? Non fu facile farla accettare dai miei collaboratori, dai vari produttori ma bastò la sua “Mi sei entrata nel cuore”, cantata dagli Showmen, a farla entrare di diritto nella grande famiglia dei parolieri italiani.

Sei uno dei pochi autori che hanno scritto canzoni per Mina e Ornella Vanoni, una bella soddisfazione?
Due grandi antagoniste? O due insuperabili contendenti? Beh, comunque entrambe nel mio “libro dei record”. Ancora non saprei dire chi di queste due immense interpreti sia la mia preferita; me le tengo strette, strettissime nell’album delle mie soddisfazioni più preziose. Brani quali “Ancora dolcemente”, “Mi piace tanto la gente”, “La voglia di sognare”, come potrei mai decidere per l’una o per l’altra? Impossibile!

“Delfini”, in altre parole l’incontro con Domenico Modugno e Franco Migliacci, che ricordo hai della vostra collaborazione?
Modugno, Domenico, Mimmo, chiamiamolo come più ci piace, il grande “Mr. Volare” aveva davvero le ali. Durante la registrazione non volle che sulla sua voce fosse messo nessuno dei tecnologici effetti che avrebbero potuto aiutare la sua performance. Straordinario e insuperato maestro.

“Here I go again”, interpretata da Julie Anthony, ha vinto dischi d’oro in giro per il mondo, così come “Another chapter” eseguita da John Rowles …
Si tratta di ennesimi regali della mia fortunata avventura americana. Ero in vacanza a Londra, davanti a Buckingham Palace, intento ad ammirare il cambio della guardia, quando alle mie spalle sentii qualcuno intonare un’inconfondibile melodia, c’era una ragazza con le guance punteggiate di lentiggini, che canticchiava la mia “Here I go again”, in quei giorni al top delle classifiche in Australia.

Al World popular song festival di Tokyo hai vinto con “Where did we go wrong”…
Nel 1982 rappresentavo gli Usa e vinsi il primo premio, il “Golden grand prize”, con la mia canzone “Where did we go wrong” eseguita da Anne Bertucci, con i versi di Nat Kipner (primo produttore dei Bee Gees e straordinario autore) e l’arrangiamento di Jimmie Haskell (arrangiò “If you leave me now” dei Chicago).

“La nevicata del ‘56” fu eseguita per la prima volta al Cenacolo della Rca italiana?

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Compone insieme a Carla Vistarini “La nevicata del ‘56”, portata al successo da Mia Martini

“La nevicata del ’56” fu scritta non meno di 35 anni fa con la collaborazione di Fabio Massimo Cantini. Non potevo immaginare che Carla Vistarini ponesse su quelle nostre semplici note, una vera e propria “poesia”, un affresco di Roma, evocativo di un evento indimenticabile, che la canzone ha contribuito a fissare per sempre nell’immaginario e nei ricordi di tanti italiani. Fu Gabriella Ferri (era il 1975 o giù di lì …) ad ascoltare per prima la nostra canzone. Con la mia chitarra e un’indicibile emozione la eseguii seduto al centro di una stanza del Cenacolo, il piccolo “ateneo musicale” voluto dalla Rca, per favorire gli incontri e gli scambi di idee fra gli “emergenti” della cosiddetta “scuola romana”. Gabriella Ferri era accompagnata dal suo produttore Piero Pintucci, invitata espressamente per ascoltare quella che le era stata annunciata come la canzone “perfetta”, per proseguire la serie dei suoi successi legati a Roma. Ricordo come fosse ieri il silenzio che si creò durante l’ascolto, e alla fine Gabriella mi abbracciò commossa: aveva gli occhi bagnati di lacrime. Contrariamente alle attese, la nostra canzone rimase nel cassetto per oltre quindici anni, fino ai giorni che precedettero la partecipazione di Mia Martini al Festival di Sanremo 1990, dove conquistò il meritatissimo premio della critica.

Luigi Lopez oggi?
Con mio figlio Riccardo è nata un’intesa musicale assai promettente, lo scorso anno la nostra canzone “Sailor”, cantata da Riccardo, ha scalato le classifiche di tutte le radio web, staremo a vedere …

La foto in evidenza, scattata a Manciano (Grosseto), è di Giuseppe Barbagallo e Carlo Paoletti

IL FATTO
Diritti violati: Afrim piantonato all’ospedale senza essere in arresto, ora rischia l’espulsione

Non c’è pace in casa Bejzaku, Giuba è tornata da poco, ha ottenuto l’asilo politico, ma suo marito Afrim, agli arresti domiciliari da nove mesi nella loro abitazione di Berra, dove vivono con quattro dei cinque figli ancora minorenni, rischia di essere rimpatriato in Kosovo. “La scarcerazione è prevista l’11 di novembre, se non mi concederanno l’asilo richiesto circa un mese fa, l’epilogo potrebbe essere davvero disastroso per la mia famiglia – racconta – Mi hanno già destinato al Cie di Milano e poi mi spediranno in Kosovo, mia terra d’origine dove non ho più un parente. Siamo tutti in Italia, ci abito dal 1985, ho comprato l’abitazione dove risiedo, i miei figli sono nati e vanno a scuola qui”. La sua è una lotta contro le lancette dell’orologio, tra una settimana potrebbe ritrovarsi dietro le sbarre del Cie (Centro di identificazione e espulsione) di Milano, ultima stazione prima di tornare in Kosovo. “Se la risposta non arriverà in tempo o sarà negativa o tutte e due le cose, mi sarà impedito di mettere piede in Italia per 10 anni, così dice la legge”, spiega.

La prospettiva non lo entusiasma di certo, per quanto rom, apolide, la sua vita è ormai nel Basso ferrarese. Nel bene e nel male. “Fino a due anni fa non ho avuto problemi con il permesso di soggiorno, lavoravo con incarichi rinnovati di volta in volta, poi mi sono ritrovato a spasso – continua – automaticamente sono diventato un clandestino”. Nell’arco di un breve tempo ha totalizzato un paio di espulsioni, racconta, ed è cominciata una battaglia a colpi di ricorsi per opporsi ai provvedimenti di legge. E’ stato un susseguirsi di perquisizioni, controlli, foto segnaletiche arricchite, racconta, da una “gita” al Cie di Roma. “Non mi hanno trattenuto a causa di un problema di salute certificato, così dopo poche ore sono rientrato in città insieme ai carabinieri”, spiega.
Due uomini, un’auto e diverse ore per un’andata e ritorno a vuoto a Fiumicino. Una telefonata avrebbe potuto evitare il piccolo ma sostanziale dispendio di soldi pubblici e di tempo improduttivo per il personale delle forze di pubblica sicurezza? Chissà, ancora una volta comunque gli evidenti limiti della “Bossi-Fini” e della sua applicazione riverberano sulle tasche del contribuente. La missione si è rivelata più o meno inutile e si incastona nella complicata questione migratoria, che dovrebbe esser valutata con diversi pesi e misure a seconda dei casi incontrati. Ma siamo ancora all’anno zero e le emergenze finiscono con l’inghiottire vecchi e nuovi problemi dell’accoglienza.

Non tutte le storie sono uguali, ricorda Afrim ripercorrendo la sua e, soprattutto, quanto è accaduto dopo aver lasciato il Cie romano. “Sembrava mi dovessero lasciare in stazione con 30 euro in tasca, li avrei dovuti usare per tornare, erano meno della metà del costo del biglietto. Un’assurdità – prosegue – A un certo punto c’è stato un contrordine, mi hanno portato a Copparo in guardiola, doveva essere l’anticamera di un espatrio diretto deciso dall’Ufficio Immigrazione di Ferrara”. Nella notte le condizioni di salute di Afrim si sono fatte critiche. “Perdevo sangue, a quel punto hanno chiamato l’ambulanza. L’infermiera, dopo aver chiesto cosa fosse successo, disse subito che si trattava di una sceneggiata, lo fece senza neppure attendere la diagnosi di un medico – continua – Fui ricoverato per quattro giorni a Cona. Quella prima notte, in attesa delle visite di routine, ho dovuto sopportare le battute di chi in ospedale attribuiva l’emorragia all’aver ingoiato dei palloncini pieni di droga. Furono gli stessi carabinieri a difendermi, a spiegare che non ero in stato di arresto e la droga non c’entrava nulla. Umanamente parlando è stato un approccio orribile”. Era l’inizio di novembre del 2013, quella notte, ricorda, quattro militari dell’Arma piantonarono la sua stanza per poi scomparire alle 11 del mattino. “E’ difficile dimenticare – conclude – non si pretende solidarietà, ma almeno il rispetto della persona. Certe cose, soprattutto quando si tratta di illazioni, non possono essere taciute e hanno il sapore di un dichiarato razzismo”.

Foto di Ippolita Franciosi

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