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Giorno: 13 Novembre 2014

Lettera di Altraqualità

Ai membri del GAS Parchino Schiaccianoci
Ai membri del GAS Città Nova
Ai membri del GASP – Pontelagoscuro
Ai consumatori

EQUO MA NON CONDIVISO
FINALMENTE TORNA UNA BOTTEGA DI COMMERCIO EQUO A FERRARA?

Cari amici,
vi chiediamo un attimo di attenzione riguardo ad una questione che si è posta di recente.
Come alcuni di voi hanno notato e come diversi ci hanno fatto notare, in città ha di recente aperto i battenti una bottega di commercio equo e solidale targata Altromercato.
Ma voi siete coinvolti? Ci chiedono in molti. La risposta è semplice: NO! Tanto semplice ma evidentemente straniante, dato che diversi di voi ci hanno fissati increduli.
Facciamo un passo indietro.

Da tempo, in sede AGICES (Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale), è stato avviato un tavolo di confronto tra operatori per cercare di trovare strategie comuni di sviluppo, soprattutto a fronte della crisi che ha toccato tutti noi ed il Paese in generale.
Ciò come riconosciuto da più parti ha contribuito a creare un clima migliore ed un maggior senso di fiducia tra gli importatori stessi, o tra la maggioranza di essi. Un notevole miglioramento rispetto a passate tensioni e casi di concorrenza in uno stile che molti reputano eccessivo nel nostro movimento.
Detto ciò, poco più di un mese fa siamo venuti a conoscenza dell’intenzione del socio AGICES Altromercato di aprire una bottega in centro a Ferrara, la città in cui operiamo.
Premettendo che pensiamo che ognuno abbia il diritto di perseguire le proprie strategie commerciali in autonomia, e che noi a differenza di altri non siamo mai stati tra quelli che perorano l’assoluto “diritto” di un’organizzazione ad essere l’unica realtà di commercio equo nel proprio territorio, in seguito a questo fatto ci siamo interrogati sull’opportunità di una tale decisione, presa senza minimamente cercare un dialogo e tantomeno una collaborazione.
Certo, Altromercato non poteva sapere che da tempo stavamo cercando un partner per aprire un punto vendita a Ferrara (abbiamo prioritariamente indagato tra realtà locali, ovviamente). Forse non poteva nemmeno sapere che un socio dello stesso consorzio di un territorio limitrofo ci avesse da tempo proposto di lavorare assieme alla definizione di un progetto per aprire una bottega a Ferrara, fatto che avevamo preso come una reale volontà di collaborazione dell’ “ambiente Altromercato”. Questa e tante altre cose poteva non sapere il consorzio o chi al suo interno prende certe decisioni. Di certo non poteva non conoscere l’esistenza di un socio Ferrarese di AGICES. Di certo poteva semplicemente chiedere, e noi avremmo risposto.
Ci chiediamo se valga la pena danneggiare un lavoro di tessitura faticosamente sviluppato in anni di lavoro di AGICES. Ci chiediamo quale sia il senso dei termini “collaborazione” e “fiducia” secondo i responsabili del consorzio, e secondo i suoi soci.
Di certo noi non abbiamo alcuna intenzione di confonderci con questa iniziativa ed anzi ne prendiamo pubblicamente le distanze. Non solo per le modalità con cui è stata condotta, ma anche e soprattutto perché crediamo che una bottega creata in un centro cittadino con lo scopo dichiarato di svendere fondi di magazzino dia un’immagine controproducente del commercio equo e solidale. Una strategia che non ha nulla a che vedere con le ipotesi di reazione alla crisi e di sviluppo che stiamo ricercando a livello nazionale. Una strategia che non condividiamo.
Alcuni penseranno che non è bene fomentare divisioni nell’ambito di un movimento come quello del commercio equo e solidale o che si tratta del solito irrefrenabile istinto settario di chi opera nel sociale nel nostro Paese. In realtà in molti ci sono testimoni che da sempre abbiamo cercato di promuovere percorsi di unità all’interno del movimento, in tutte le sedi istituzionali e promuovendo nuovi percorsi di aggregazione.
Chiunque sia interessato ad un confronto o a un approfondimento può contattarci, saremo lieti di incontrarvi.

Un caro saluto

La lettera era stata inviata in prima battuta all’Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale Agices, poi diffusa a livello cittadino.

Il cappotto del poeta
per vestire i sogni
di un’adolescenza controcorrente

In questo film del regista Luca Dal Canto, si respira l’atmosfera poetica e artistica della città di Livorno, infatti, i veri protagonisti della storia sono il poeta Giorgio Caproni autore di “Ultima preghiera” (da cui trae spunto il cortometraggio), tratta dall’opera “Versi livornesi” e Piero Ciampi autore della struggente canzone intitolata “Livorno”, qui eseguita da Luca Faggella. Il brano ha il compito di sottolineare la parte centrale del film, dove il protagonista è privato del cappotto di lana appartenuto al poeta livornese: “… triste triste, troppo triste questa sera, questa sera, lunga sera. Ho trovato una nave che salpava, questa sera, eterna sera…”.

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La locandina del film

La trama del film racconta di Amedeo, un adolescente molto diverso dai suoi coetanei, che nella sua stanza ha appeso il poster del cantautore Piero Ciampi e che dal suo walkeman a cassette (non un Mp3), invece di ascoltare canzoni preferisce la compagnia delle poesie di Giorgio Caproni. Questi suoi atteggiamenti lo portano a scontrarsi col padre, che lo preferirebbe più determinato a cercarsi un lavoro dopo la scuola dell’obbligo, definendo la poesia, una questione di esclusivo interesse da parte di “vecchi e femminucce”.
Un giorno un suo amico trova nella cantina del nonno il cappotto di lana appartenuto al grande poeta e decide di regalarlo ad Amedeo, il quale non vorrà più toglierselo di dosso. Il film è ambientato nel mese di agosto in una città di mare e l’evidente stranezza del ragazzo viene mal sopportata dal padre, il quale provvede a fare sparire quel vecchio cappotto.
L’immaginazione del ragazzo esce dal contesto logico del tempo in cui vive, per rifugiarsi nella più creativa immaginazione, luogo dove incontrerà il poeta livornese e la madre di questi, in un susseguirsi di avvenimenti, che porteranno il padre del ragazzo ad apprezzare Caproni e a promettergli l’iscrizione al tanto desiderato Liceo classico.
Tra i numerosi pregi del film emerge quella che possiamo definire come la splendida fotogenia di Livorno, esaltata dalle melodie di Piero Ciampi e dalla dolcezza dei versi di Caproni, in una sorta di magica sinergia, che propone al meglio i paesaggi di questa città toscana. Non mancano citazioni allo scultore livornese Amedeo Modigliani, che presta il nome al protagonista del film.
Ottima l’interpretazione degli attori, dal giovane Francesco Aloi a Marco Conte (il padre di Amedeo) e Laura Palamidessi, Gabriele Di Palma e Sergio Giovannini, ben diretti da Dal Canto, che da anni si occupa di cinema, essendo stato anche aiuto regista di autori quali Enrico Oldoini, Daniele Luchetti, Sergio Rubini.
Il cortometraggio ha vinto numerosi premi, tra i quali: miglior film al XVIII VideoCorto di Nettuno, Migliore sceneggiatura a Versi di Luce 2013 di Modica (RG) e miglior film di fiction al XIV Festival Internazionale Malescorto (Malesco – VB). Anche il protagonista del film è stato premiato in varie occasioni, tra cui come miglior attore protagonista all’Eiff 2012 di Nardò.
Nel 2013 è stato selezionato, in concorso, al ZeroTrenta CortoFestival, che si svolge ogni anno ad Argenta, in provincia di Ferrara. Il film è stato trasmesso in TV sul canale Cooming Soon e ammesso alla rassegna del Caffè letterario di Roma, ora è liberamente visibile su YouTube.

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Luca Dal Canto dirige Francesco Aloi

Una domanda al regista Luca Dal Canto. Nel tuo film “Il cappotto di lana” hai inserito le poesie di Giorgio Caproni, le canzoni di Piero Ciampi e hai attribuito il nome di Modigliani al protagonista. Lo stesso schema lo hai riproposto nel tuo nuovo corto “Due giorni d’estate”. Storia, fiction e arte si fondono e si completano nel tuo stile narrativo?
In entrambi i cortometraggi ho cercato di raccontare come la cultura sia fondamentale per la crescita di un ragazzo. Purtroppo nella società odierna si dà sempre meno spazio a questo aspetto, rischiando di smarrire nell’oblio intere generazioni di giovani (ma anche di adulti). Da qui la mia idea di raccontare con leggerezza storie in cui sono la cultura, l’arte, lo studio a trionfare sulla superficialità della nostra contemporaneità. Livorno, la mia città, ha nella sua storia decine di illustri figure nel campo della pittura, della letteratura, della musica… e quindi è stato facile e anche divertente andare a ripescare personaggi purtroppo spesso dimenticati.

Link per la visione integrale del film [vedi]

sintomo-medico-sintomo-psicoanalitico

Sintomo medico e sintomo psicoanalitico

Il sintomo racchiude in sé la ragione di essere della psicoanalisi stessa. Potremmo dire che la psicoanalisi ha come scopo e limite il fatto di togliere il sintomo con le parole. Attraverso la verbalizzazione delle emozioni pian piano si arriva a svelare il significato particolare che il sintomo veicola.
Lo psicoanalista attraverso le parole, quelle del soggetto che soffre e le sue proprie, in quanto partner di questo soggetto, lavora per arrivare ad una modificazione del reale, del reale che è il sintomo, che morde nella carne e nello spirito, con effetti anche nel corpo.
La medicina e la psicoanalisi hanno a che fare, tutte e due, con una domanda di guarigione. In entrambe, le parole sono cruciali. Eppure esse si oppongono. Si oppongono proprio sullo statuto del sintomo. Il sintomo medico non è il sintomo psicoanalitico, sebbene il sintomo psicoanalitico prenda le mosse, spesso, dal sintomo medico. II sintomo medico può avere, eventualmente ma non necessariamente, una dimensione preanalitica. Il sintomo medico si contraddistingue per il fatto di essere un segno, segno di una malattia. Il sintomo analitico è invece “parlante” perché non si indirizza al medico, ma al soggetto stesso in cui esso si manifesta.
Mentre il sintomo medico riguarda l’organismo, il sintomo analitico riguarda il soggetto. Mentre il sintomo medico è indice univoco, il sintomo analitico è ciò che fa segno al soggetto di un senso che rimane oscuro al soggetto stesso, un senso che rimane vago ed equivoco e che attraverso la cura psicoanalitica va svelato. Freud affermava che “Il sintomo è significante di un significato rimosso dalla coscienza del soggetto”. Il lavoro dello psicoanalista consiste quindi nell’aiutare il soggetto a rivelare il significato criptato del sintomo che il soggetto incarna.
Il sintomo si presenta come una risposta articolata a questi interrogativi che investono il soggetto nel cuore del suo essere stesso. Per questo il sintomo ha struttura di significante. Lo psicoanalista, che è colui che opera tramite le parole, sa che le sue interpretazioni e i suoi interventi, verbali e non verbali, se hanno un’incidenza sul sintomo è proprio perché il sintomo ha la stessa struttura di linguaggio: il sintomo nasconde e rivela al tempo stesso il desiderio inconscio del soggetto, e sarà compito dell’analista far venire allo scoperto questo desiderio inconscio, che di per sé è rimosso e che quindi rimane spesso misconosciuto all’ignaro individuo in cui esso abita.
Per questi motivi l’approccio medico differisce da quello psicoanalitico nel rapportarsi al sintomo.
Il medico punta ad eliminare il sintomo e la guarigione medica coincide con la scomparsa del sintomo stesso. Lo psicoanalitica punta a svelare ciò che di enigmatico il sintomo veicola come significato oscuro al soggetto stesso, in modo da fornire al soggetto strumenti meno patologici per affrontare ciò che in realtà stava cercando di trattare con il sintomo. Solo acquisendo strumenti alternativi il soggetto potrà scegliere di abbandonare il sintomo che funge da stampella con cui affacciarsi al mondo. Per questi motivi la guarigione in psicoanalisi non coincide con la scomparsa del sintomo, come invece accade nella guarigione medica. Anzi spesso il sintomo è l’ultima cosa che scompare nel corso di una psicoanalisi.

Chiara Baratelli, psicoanalista e psicoterapeuta, specializzata nella cura dei disturbi alimentari e in sessuologia clinica. Si occupa di problematiche legate all’adolescenza, dei disturbi dell’identità di genere, del rapporto genitori-figli e di difficoltà relazionali.
baratellichiara@gmail.com

IMMAGINARIO
Sant’Agostino ri-nasce.
La foto di oggi…

Giorno della nascita di Sant’Agostino, filosofo, vescovo nonché patrono del comune ferrarese che porta questo nome. Nato il 13 novembre 453, è considerato tra i massimi pensatori cristiani del primo millennio. Dà il nome al comune di Ferrara che si trova nella zona colpita dal sisma di maggio 2012, tra le province di Modena e Bologna. Lo squarcio al suo municipio è tra le immagini simbolo di quel terremoto. E ora tra i centri capofila della rinascita, con la realizzazione della nuova piazza affidata al progetto partecipato “Less is more – Ripensare il vuoto per trovare un centro”.

OGGI – IMMAGINARIO RICOSTRUZIONE

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L’immagine simbolo del terremoto a Sant’Agostino
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Sant’Agostino adesso (foto di Stefania Andreotti)

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

GERMOGLI
L’impegno.
L’aforisma di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

Patto Usa – Cina per il controllo delle emissioni: l’impegno è ridurle entro il 2030.

“La prima legge dell’ecologia: ogni cosa è connessa con qualsiasi altra.
La seconda legge dell’ecologia: ogni cosa deve finire da qualche parte.
La terza legge dell’ecologia: la natura è l’unica a sapere il fatto suo.
La quarta legge dell’ecologia: non si distribuiscono pasti gratuiti”.
(Barry Commoner)

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