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Giorno: 6 Dicembre 2014

I Barcàr ad Puatèl, il Rito Antico e l’Ecumenismo vero

da: Movimento Liturgico Benedettiano Ferrara

Oggi Sabato 6 Dicembre 2014, festività di S.Nicola di Bari, protettore dei barcaioli, l’associazione Storico-Sportiva I barcàr ad Puatel (I barcaioli del Po di Primaro), che tiene viva la tradizione delle tipiche imbarcazioni fluviali ferraresi a fondo piatto, ha fatto celebrare la S.Messa in onore del Suo Patrono, S. Nicola di Bari, nel Rito Antico (S.Messa Tridentina), presso la Chiesa di S.Maria dei Servi, in uso alla Comunità Cattolica Ucraina di Rito Bizantino. Alla presenza e con l’attiva partecipazione della rappresentanza di tale Comunità, il M.to Rev.do Prof. Don Enrico Peverada, Incaricato Arcidiocesano per la S.Messa Antica, ha celebrato la S. Messa Tridentina, forma Extra-Ordinaria del Rito Romano secondo il Motu Proprio Summorum Pontificum di S.S. Benedetto XVI, alla presenza di un’assemblea di considerevole consistenza. E’ stata l’occasione per dimostrare come la S. Messa di S. Pio V, che risale essenzialmente ai tempi apostolici, sia un elemento fondamentale per cementare un vero ecumenismo fondato sulla condivisione sia della pura ed incorrotta dottrina cattolica che della comune obbedienza al Santo Padre.
Il Movimento Liturgico rivolge un particolare ringraziamento a Don Alessandro, parroco della Comunità Cattolica Bizantina Ucraina, per la concessione della magnifica Chiesa, e a tutta la stessa Comunità Ucraina per l’accoglienza dei fratelli che seguono il Rito Romano Antico. Molteplice e splendida varietà della Fede Cattolica.
L’Ecumenismo vero non consiste infatti in baci ed abbracci da mostrare ai giornali e alle televisioni (e poi tutti a casa, divisi come prima), ma nella condivisione profonda della vera Fede in Gesù Cristo Unico Salvatore e nell’autorità Petrina del Sommo Pontefice, pure nella diversità dei riti leciti che la S. Tradizione ha sviluppato in Oriente ed Occidente. Ferrara è dunque in prima fila!

Le celebrazioni in Rito Romano Antico a Ferrara continuano Domani (7 Dicembre) e Dopodomani (8 Dicembre) presso la Chiesa di S. Chiara in corso Giovecca 179 alle ore 16 (15. 30 S. Rosario in Latino).

In uscita “La grande guerra futurista (Wold War I, Centenario 1915-1918). Italo Balbo trasvolatore”

da: ufficio stampa La Carmelina Edizioni

Tra i 30 autori circa, i ferraresi Barbieri Lorenzo, (Politologo) Ferrante Zairo (Scrittore), Ferretti Alberto (Politologo), Giardini Paolo,(Politologo) Guerra Roby (Poeta futurista e blogger, scuola romana di filosofia politica), Guglielmini Stefano (Politologo), Roversi Riccardo (Scrittore e giornalista), Tani Marco(Scrittore)

Il futurismo e la prima guerra mondiale per il centenario della cosiddetta Grande Guerra del 15-18, riletta con sguardi psicostorici e futuribili. trasversali e anti-ideologici Una ventina di noti scrittori, filosofi e artisti, alcuni di Ferrara, intervengono con brevi saggi e interviste, sull’evento epocale che stimolò Freud e Einstein a una famosa corrispondenza storica e che vide l’avanguardia italiana in prima linea. Interviste anche sul trasvolatore Italo Balbo, celebrato oltreoceano come archetipo del primo novecento. A cura del neofuturista Roberto Guerra con contributi e note critiche inoltre di Calselli Luca (Roma, architetto. già collaboratore di Fuksas), Casalino Pierluigi (Imperia. futurologo e islamista), Cecchini Graziano (Roma, Futurista.. la Fontana Rossa di Trevi) , Conte Vitaldo (Roma, Critico d’Arte… Docente Belle Arti Roma), D’Aquino Gianluca, (Alessandria, scrittore, Premio Giallo Mondadori) Daco (Belluno, Net artista, SL), Fiore Antonio, (Roma, pittore futurista) Giovannini Sandro (Pesaro, filosofo, scuola romana di filosofia politica),Manias Giuseppe (Oristano, sociologo, curatore Biblioteca Gramsciana di Ales), Melandri Paolo (Faenza, poeta e musicologo), Pignalosa Vanessa (Salerno, pittrice, cocuratrice Circolo Arianna), Pinna Maria Antonietta (Londra, scrittrice e blogger), Russo Gennaro (Napoli, presidente Space Renaissance Italia, ricercatore aerospaziale), Saccoccio Antonio (Roma, ricercatore ciberculturale, Univ. Tor Vergata), Scorza Fabio, (Londra, filosofo e giornalista culturale) Sgroi Luigi (Milano, critico d’arte e curatore Nord Italia Mov. Nuova Oggettività), Siniscalco Luca (Milano, Filosofo e redattore Luuk Magazine) Vaj Stefano,(Milano, filosofo e futurologo, dirigente Ass. Italiana Transumanisti) Vatinno Giuseppe (Fisico e Filosofo), Venturini Filippo (Perugia, scrittore e ricercatore archeologico).

Ursa Italia torna produttiva sul territorio con l’accordo sindacale

da: URSA Italia

È con soddisfazione reciproca che Ursa Italia e il sindacato Filctem Cgil comunicano il raggiungimento di un accordo per tornare ad essere produttivi sul territorio ferrarese e reintegrare al lavoro tutti i dipendenti dello stabilimento di Bondeno.

Nella cornice di Unindustria Ferrara si è infatti conclusa, la trattativa con la Federazione di Categoria Filctem Cgil raggiungendo un accordo per cui vengono confermati i livelli occupazionali, mantenute invariate le condizioni economiche e retributive dei lavoratori e previste forme di flessibilità organizzativa per agevolare la fase di start up e di riavvio degli impianti.

Con il presente comunicato stampa congiunto, le suddette parti vogliono sottolineare l’importanza di un sistema di buone relazioni sindacali che ha consentito di pervenire alla conclusione positiva della trattativa e alla ripresa di uno stabilimento importante per un territorio già messo a dura prova dalla situazione di crisi economica generale. L’accordo di oggi permette da ogni punto di vista (sia per l’azienda che per i suoi lavoratori) di guardare al futuro con più serenità.

La trattativa ha visto come protagonisti, dalla parte di Ursa Italia, i sigg.ri Renta Fernando, Krizman Ales e i relativi consulenti, per la Federazione di Categoria Filctem Cgil erano presenti i sigg.ri Cavazzini Mauro e Chiarioni Fausto, mentre per Unindustria Ferrara era presente l’avv. Carnielli Carlo.

Il nuovo stabilimento produttivo di Ursa Italia -ricostruito in seguito al recente terremoto-, con un estensione di 50.000 metri quadrati di cui oltre 5.000 coperti si contraddistingue per un’architettura fortemente antisismica, altamente industrializzata e tecnologicamente avanzata.

Ursa rimane dunque una realtà importante del territorio ferrarese che ha scelto di rimanere legata al tessuto socio-economico della nostra provincia. Questo impegno risulta ancora più premiante se contestualizzato nella grave situazione dell’intero comparto edile a cui Ursa fa riferimento.

Un doveroso ringraziamento va anche alle istituzioni -Provincia di Ferrara e Comune di Bondeno-, che hanno sostenuto le parti e custodito la relazione azienda-territorio-lavoratori che ha portato alla soddisfazione odierna.

Ieri, all’Ibs, ultimo appuntamento del ciclo “Passato Prossimo. Pagine recenti di storia costituzionale”

da: Responsabile Eventi Libreria IBS.it Ferrara

La libreria IBS.it ha ospitato ieri il 5° ed ultimo appuntamento del riuscito ciclo Passato Prossimo. Pagine recenti di storia costituzionale, promosso dal Dottorato in Diritto costituzionale dell’Università di Ferrara. Tema dell’incontro: la crisi della rappresentanza politica e la nascita dei partiti carismatici.
Ad aprire l’incontro è stato l’attore Marcello Brondi con un’impegnativa interpretazione di alcune pagine di Carlo Emilio Gadda (tratte dal suo libro Eros e Priapo) dedicate al narcisismo e agli atteggiamenti populistici dei soggetti investiti di potere. E’ toccato poi a Paolo Veronesi, costituzionalista dell’Ateneo estense, ricostruire le dinamiche (referendarie, elettorali, parlamentari) che hanno connotato la lunga e ancora ininterrotta transizione politica italiana verso un sistema di bipolarismo maturo.
Il successivo dialogo tra lo storico Giovanni Orsina, dell’Università LUISS di Roma, e la costituzionalista ferrarese Giuditta Brunelli, invece, ha sviluppato le tesi sostenute nelle pagine del libro – scritto da Orsina – che ha dato lo spunto all’incontro: Il berlusconismo nella storia d’Italia (Marsilio, 2013). I due relatori hanno dato voce a un approfondito confronto sulle radici storiche del populismo italiano, sulla ciclica emersione nella scena politica nazionale dell’”uomo solo al comando”, a scapito di una cultura istituzionale capace di accettare la funzione di freno e limite al potere delle regole costituzionali. Il dialogo si è poi esteso fino ai giorni nostri, alla ricerca di analogie e differenze tra i partiti carismatici emersi nell’ultimo ventennio (Lega, Italia dei Valori, Forza Italia, M5S, Scelta Civica), fino a una lettura della cultura e azione politica del leader PD e premier Matteo Renzi.
Si chiude, così, con un successo meritato un’iniziativa accademica di pregevole divulgazione, capace di offrire una approfondita panoramica della storia politica contemporanea italiana: dallo stragismo alla stagione dei diritti, dal terrorismo alla partitocrazia, fino all’incontro finale sul populismo. Un ciclo che, anche grazie ai due spettacoli teatrali dell’attore e regista Mauro Monni, dedicati alle figure di Giangiacomo Feltrinelli e Aldo Moro, ha coinvolto un pubblico sempre numeroso, attento, coinvolto. Un ottimo esempio di come l’Università possa aprirsi alla Città, mettendo a disposizione di tutti le proprie competenze e i propri saperi.

unife-inagurazione

IL FATTO
Unife fa 13%, in forte aumento le matricole

Aumento delle immatricolazioni, problemi della ricerca scientifica, finanziamenti europei e prospettive derivanti dalle prossime leggi governative, oltre alle già citate criticità degli ultimi anni, sono stati i temi principali affrontati ieri dal rettore Pasquale Nappi al Teatro “Abbado” durante l’annuale cerimonia di inaugurazione dell’Anno accademico., 624° di attività. Nappi ha annunciato con orgoglio il significativo aumento degli immatricolati di Unife (+13% rispetto al 2013-14), un dato in assoluta controtendenza rispetto alla media nazionale e di grande importanza per il mantenimento dell’eccellente numero di iscritti all’Università di Ferrara, forte delle sue 17.500 presenze (delle quali la metà fuori sede).
Molti docenti dell’Università e i direttori dei dodici dipartimenti hanno fatto da cornice sul suggestivo palcoscenico alla tradizionale relazione del rettore, giunto al suo quinto ed ultimo anno di mandato. Anni caratterizzati da non pochi eventi e fatti significativi e spesso difficili (terremoto e riforma Gelmini su tutti) che sono serviti da spunto per il suo discorso.

I numeri sciorinati sul palco del Comunale confermano l’importanza del conseguimento di una laurea per l’ingresso nel mondo del lavoro e sottolineano la centralità delle attività accademiche, soprattutto quelle che concernano la ricerca, quest’ultima dalla grande tradizione in Italia ma anno per anno, come risaputo, sempre più colpita da continui tagli. Nappi assicura che nonostante le difficoltà a cui ancora si dovrà andare incontro nel prossimo futuro, Unife potrà contare su bandi e finanziamenti che sbloccheranno diversi fondi per nuove apparecchiature e borse di studio, menzionando in questo versante gli ottimi risultati raggiunti dal Tecnopolo.

Triste il dato sui finanziamenti pubblici all’Università per il nostro Paese che ci confina tra gli ultimi posti in europa, obbligandoci a trovare urgentemente soluzioni e nuove strategie per non perdere la competitività con il resto del mondo. Su questo versante, tuttavia, il Rettore non ha nascosto la sua speranza di intravedere uno spiraglio di miglioramento con le prossime mosse attuate dal Governo: un monito, quello di Nappi, che nonostante la consapevolezza della difficile fase che tutto il mondo sta attraversando si possa cominciare, senza più tagli o modifiche in corsa, ad attuare piani d’azione verso il mondo delle Università volti a far ripartire l’intera macchina. In quest’ottica, viene ben accolto il patto di stabilità promosso dal governo attraverso il quale si spera di poter tornare ad assumere più personale docente a tempo indeterminato, invertendo una rotta che prosegue da anni (rispetto al -15% di tagli al corpo docenti a livello nazionale, Unife può “vantare” un -7,5%) e che potrebbe tornare a far crescere, anche qualitativamente e con un adeguato ricambio generazionale, l’intero settore. A conclusione del suo intervento, il rettore menziona i grandi progetti di Unife per il prossimo futuro, tra i quali il concorso di progettazione per la nuova Scuola di medicina a Cona, il parcheggio a copertura fotovoltaica del S. Anna e la rivalutazione degli edifici storici di via Savonarola, pensati come spazi molto più aperti e accessibili, oltre alla recente scoperta di tracce decorative quattrocentesca rinvenute nella Chiesa di Santa Agnesina.

A confermare l’interesse del governo nel risollevare l’Università è stato l’”ospite” Dario Franceschini, ministro dei Beni e della attività culturali e del turismo, dettosi orgoglioso di “tornare nella mia città ma anche e soprattutto nella mia Università”. Il ministro ferrarese ha specificato che i dati illustrati rispecchiano la dura realtà ma che, nonostante tutto, è iniziata una (anche seppur lenta) inversione di tendenza. “Per troppo tempo”, afferma Franceschini, “si è pensato a come imitare i campus universitari, soprattutto quegli statunitensi, dimenticandoci che nel nostro Paese abbiamo vere e proprie città-campus e Ferrara ne è un grande esempio”, base dalla quale partire per rimettere l’università e la cultura al centro delle priorità, anche del governo. È tempo quindi di rivalutare il patrimonio culturale italiano anche mediante l’Università, considerando quindi quest’ultima e la cultura stessa come investimento non solo politico-istituzionale anche per preservare i tanti talenti che, altrimenti, continueranno a scappare dall’Italia. Franceschini ha concluso sottolineando come il nostro paese sia amato in tutto il mondo mentre noi lo amiamo sempre meno, una contraddizione che ci deve far aprire gli occhi per riuscire a “vedere l’Italia nello stesso magnifico modo con il quale la vedono i milioni di turisti che vengono a farci visita”.

È stato poi il turno del sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, interessato a sottolineare fortemente il grandissimo legame tra Unife e la città come valore aggiunto in tutti i sensi, dato importante considerato anche che non tutte le città sono universitarie, ma non ancora sufficiente: per il sindaco infatti una città-universitaria è tale solamente se l’interesse dell’una con l’altra è reciproco, “la città deve sentirsi università e l’università parte di un’identità cittadina, non in competizione”. E proprio sulla questione della competizione si è soffermato Tagliani, auspicando un mondo universitario sempre più improntato sulle alleanze e sulle collaborazioni piuttosto che sulle competizioni, soprattutto a livello regionale, che da sempre contraddistinguono il mondo accademico.

In conclusione dell’evento, il professore associato di Storia dell’Arte moderna Francesca Cappelletti ha tenuto la prolusione sul tema “Le ragioni della storia dell’arte. Ricerca universitaria, patrimonio culturale e territorio”, un ulteriore modo per sottolineare l’importanza della cultura nel nostro paese, spiegando dettagliatamente il ruolo fondamentale dell’arte negli ultimi secoli come ulteriore supporto alla ricerca scientifica e la valenza futura di questa disciplina sempre più incentrata sul legame saldo con territorio e società.
Importante infine la consegna del titolo di professore emerito a Arrigo Manfredini, ordinario di Istituzioni di Diritto romano e Diritto romano dell’Università di Ferrara, docente molto amato da molte generazioni di studenti (lo stesso Rettore afferma di aver sostenuto con lui l’esame al primo anno) e dal grande impegno scientifico ed istituzionale.

Tirando le somme, il 624° anno di attività per l’Università sarà sicuramente ancora soggetto a molte difficoltà, ma l’interesse e gli impegni presi dai relatori dell’evento lascia qualche lume di speranza per l’inizio di una nuova fase, più rosea, innovativa ed improntata sul futuro. Una cosa è certa: Unife è linfa vitale per Ferrara, un’isola felice per tanti studenti che hanno trovato in questa sede un punto di forza per formarsi e mettere le radici per la propria carriera. Gli ottimi risultati degli studenti che da sempre caratterizzano il prestigio di Unife devono essere supportati da provvedimenti che davvero puntino al miglioramento dell’instabile situazione odierna. Solo così potremo vantarci, davvero, di vivere in una città (per dirla con Tagliani) che realmente vive per l’Università, e viceversa.

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La Grande Cecità

È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l’emozione e la paura… Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile. “La Grande Bellezza”, Jep Gambardella

C’era una volta una bellezza imperiale, una cultura magistrale e unica, una fantasia indefinibile. C’era una volta una civiltà che aveva creato leggi e regole.
C’era una volta una storia fatta di vittorie e di conquiste, di primati e di grandi uomini, oratori, pensatori, architetti, scrittori, scultori, mecenati e artisti.
C’era una volta una città che costruiva i grandi acquedotti, che ospitava Michelangelo, Raffaello e Bernini. Una città di fiori, di canzoni, di Madonne affrescate agli angoli delle strade, di carrozze con i cavalli, di vento fresco che accarezzava capelli e cupole.
C’era una volta la città del cinema, della dolce vita, della bellezza. C’era una volta Roma.
Oggi che gli scavi che ritrovano il più grande bacino idrico mai ritrovato della Roma imperiale si mescolano a enormi scandali che la travolgono, siamo vicini a questa bellezza perduta ancora più di prima. Insieme a Jep Gambardella, che ne “La Grande Bellezza” ci riporta al pesante connubio tra memoria e sperpero che affanna questa meravigliosa città, a un film dal titolo antifrastico, usato cioè per rivelare la “grande bruttezza”, per raccontare, in maniera simile alla bellezza in disfacimento delle nature morte barocche, la vanitas vanitatum, la fatica di un mondo che fa perdere un sacco di tempo e che «accoglie tutti come un grande catino» (P. Sorrentino, Hanno tutti ragione, Feltrinelli), dove si confondono, fermentando l’uno nell’altro, alto e basso, grandezza e meschinità, musica sacra e ritmo techno. Un turbinio di bene e male.

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Jep Gambardella

In questo film, ora più che mai attuale, siamo persi nella vanità capitolina, in un mondo che si guarda vivere, spesso senza far nulla, proprio come Jep, che si perde e vaga/divaga tra inutili e frenetiche feste in terrazza, incontri vacui, maschere e apatia, sogni strani e camminate solitarie lungo il fiume Tevere. Crisi d’identità che ci attanaglia? Tentativo di ritrovare una spiritualità perduta come quella che solo nell’eterna Roma si può cercare e, magari, ritrovare? Un pensiero al niente rappresentato da questa società italiana ormai così drammatica e vicina al collasso, una realtà in cui viviamo a noi estranea e che molti non comprendono più?
Roma ci lascia sempre senza parole, nel bello e nel brutto, la capitale mondiale dei tramonti, del monumentale, della bellezza che incombe, ovunque, che da’ brividi e pretende venerazione, che scioglie le paure ma che ci lascia perplessi di fronte all’attuale contraddizione di un disfacimento di consumi e di moralità che fa molto male.
Ci si crede intellettuali, come alcuni degli amici di Jep, solo perché si leggono libri dai titoli altisonanti o perché non si ha o non si guarda la televisione, si vive in un disfacimento trasversale di una commedia-tragedia delle apparenze.

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La solitudine del protagonista
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Veduta del cupolone

Una Roma nascosta sfila in questo film, una Roma che c’era e c’è ancora ma che spesso vorremo ritrovare. Una bellezza che non sfugge ma che si confonde, che ci consuma nel dubbio di come si possa coniugare con tanta bruttezza. Non vogliamo dare giudizi politici o morali di alcun genere. Siamo solo confusi, spaventati da chi tale bellezza non vede.

La Grande Bellezza, di Paolo Sorrentino, con Italia/Francia, con Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Roberto Herlitzka, Isabella Ferrari, Giorgio Pasotti, Vernon Dobtcheff, Serena Grandi, Luca Marinelli, Giulia Di Quilio, Massimo Popolizio, Giorgia Ferrero, Pamela Villoresi, Carlo Buccirosso, Ivan Franek, Stefano Fregni, 2013, 142 mn

Ferrara e Reggio Emilia sulle tracce dell’Ariosto

da: Liceo Classico Statale Ludovico Ariosto Ferrara

Nell’ambito degli “Itinerari ariosteschi” promossi dal Liceo Ariosto, aspettando le celebrazioni per i cinquecento anni della prima edizione dell’Orlando Furioso, mercoledì 10 dicembre, un gruppo di allievi delle classi quarte, realizzerà la prima fase del “gemellaggio” con il Liceo Ariosto-Spallanzani di Reggio Emilia, ideato e promosso con entusiasmo da entrambi gli Istituti emiliani per valorizzare la doppia cittadinanza dell’illustre e amato poeta.

Gli studenti ferraresi, coordinati dalle docenti Cinzia Brancaleoni e Chiara Ferraresi, si sono preparati ad ospitare e a condurre i compagni, i docenti e la Dirigente Scolastica di Reggio Emilia, alla scoperta dei luoghi ariosteschi della nostra città. Saranno, dunque, le guide di questo suggestivo itinerario alla ricerca delle tracce dell’Ariosto per le vie medievali e rinascimentali del nostro centro storico. In primavera, sarà il Liceo di Reggio a ricambiare l’ospitalità e l’approfondimento.

L’obiettivo è creare una proficua collaborazione tra i due Licei e le due città, come mostra anche la partecipazione del Vicesindaco Dott. Massimo Maisto all’iniziativa, valorizzando il ricco patrimonio culturale di entrambe e, soprattutto, rendendo protagonisti i giovani di tale valorizzazione e riscoperta.

Lunedì 8 dicembre, presso Torrione San Giovanni, per Happy Go Lucky Local, i poLO presentano “Back Home”

da: ufficio stampa Jazz Club Ferrara

Lunedì 8 dicembre, per un nuovo appuntamento firmato Happy Go Lucky Local, fa tappa il tour di poLO. Il quartetto formato da Paolo Porta ai sassofoni, Valerio De Paola alla chitarra, Andrea Lombardini al basso elettrico e Michele Salgarello alla batteria, presenterà “Back Home”, secondo episodio discografico edito da CamJazz. Seguono il concerto funamboliche jam session.

Lunedì 8 dicembre (ore 21.30), per un nuovo appuntamento firmato Happy Go Lucky Local, al Torrione fa tappa il tour di poLO. Il quartetto formato da Paolo Porta ai sassofoni, Valerio De Paola alla chitarra, Andrea Lombardini al basso elettrico e Michele Salgarello alla batteria, presenterà “Back Home”, secondo episodio discografico edito da CamJazz. Seguono il concerto funamboliche jam session.
Il debutto su CamJazz per il secondo disco del gruppo non è casuale e arriva dopo due anni intensi di soddisfazioni e riconoscimenti soprattutto per l’idea su cui poggia l’intero progetto: quattro forti personalità che in armonia investono le loro energie in un laboratorio musicale contemporaneo e multi-direzionale, cercando di cogliere stimoli di natura diversa da integrare nel materiale composto e nelle improvvisazioni. Conciliare quattro personalità distinte è un lavoro complesso, affascinante ed è in definitiva la forza di questo gruppo che si dimostra solido nel linguaggio della tradizione jazzistica (e non solo) ma decisamente rivolto al futuro: lo spettro sonoro di poL0 è una miscela di suoni acustici-elettrici-elettronici che offre una vasta gamma di possibilità dinamiche ed espressive da esplorare. La musica contenuta in “Back Home” rappresenta la volontà di arrivare all’essenza di un’idea e di darne conto a chi ascolta, nella maniera più intensa, efficace e sintetica possibile. In questo senso particolare attenzione è data all’equilibrio e alla coerenza tra materiale composto e improvvisato, in modo che siano complementari e funzionali a ciò che i brani vogliono esprimere, anche attingendo a piene mani da influenze indie-rock, pop e post-punk, senza limiti di genere; da qui il senso del nome del gruppo, che può anche essere letto come un acronimo che dice molto, se non tutto, sulle intenzioni dei quattro musicisti: poL0 – poly oriented Language 0rbits.
Ad impreziosire l’appuntamento di lunedì 08 dicembre è il ricco aperitivo a buffet (a partire dalle ore 20.00) accompagnato dalla selezione Nu Jazz di Andreino Dj. Il tutto a ingresso a offerta libera per i soci Endas.

INFORMAZIONI
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com

Infoline: 339 7886261 (dalle 15:30)

Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.

DOVE
Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Se si riscontrano difficoltà con dispositivi GPS impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.

COSTI E ORARI
Ingresso a offerta libera riservato ai soci Endas.
Tessera Endas € 15

Non si accettano pagamenti POS

Apertura biglietteria: 19.30
Aperitivo a buffet con dj set a cura di Andreino Dj a partire dalle ore 20.00
Concerto: 21.30
Jam Session: 23.00

10 candeline per il Cineplus di Comacchio

da: ufficio stampa Apollo Cinepark

Ha dieci anni ma non li dimostra affatto!! Era il 7 dicembre 2004, infatti, quando il Cineplus di Comacchio apriva al pubblico ed è stato subito …. un colpo di fulmine con la città e il suo territorio. In 10 anni il multiplex a 6 sale continua ad essere un importante punto di riferimento culturale e sociale per Comacchio ed i comuni limitrofi e non solo. Esso costituisce un fondamentale servizio per i turisti che frequentano i 7 lidi d’estate, perché questi possano possono usufruire di sale climatizzate con la migliore programmazione e tutte le anteprime della stagione futura.
Ma il il Cineplus di Comacchio non è “solo” cinema: è anche un luogo di aggregazione aperto tutti i giorni dove gli spettatori possono trovare anche il bar con popcorn appena scoppiati, la pizzeria, il bowling e la sala giochi.
A 3.642 giorni dalla sua apertura la società che gestisce la struttura – la Cineplus srl – si ritiene soddisfatta di avere portato al cinema in questi anni oltre 1.400.000 spettatori. “Certo le difficoltà sono tante, la crisi generale, gli investimenti per la digitalizzazione dei proiettori – ha spiegato Erik Protti, titolare ed amministratore dell’azienda – ma noi ce la stiamo mettendo tutta per continuare a proporre al pubblico il grande cinema.”
Non è un caso, quindi, che in questi ultimi anni la società guidata da Protti abbia aperto altre 2 strutture nel ferrarese: nel 2008 il CINEPARK di Cento (6 sale all’interno del centro commerciale White Park) e nel 2013 l’Apollo di Ferrara (con 4 schermi) venendo così a creare un vero e proprio circuito nella provincia, con cui realizzare sinergie di marketing ed economie di scala.
Per festeggiare con gli spettatori e tutti gli amici del Cineplus di Comacchio, il 7 dicembre verrà offerta una porzione di POP CORN a tutti i clienti che assisteranno ad uno spettacolo al Cinema

Il mondo dei bimbi, “start up” che fa bene a famiglia e territorio

da: Ufficio Stampa & Comunicazione di Camilla Ghedini

Il mondo dei bimbi si apre alla città per ricordare che il benessere della famiglia passa attraverso la possibilità dei piccoli di esprimersi cercando il proprio ‘talento’ e dei genitori di incontrarsi scambiandosi esperienze. E il benessere di una città passa attraverso la scommessa di chi decide di investire qui la propria esperienza professionale. Succede in via Succi 21, dove in tre locali di oltre 160 metri quadri si avvicendano da un anno attività per pupi e mamme. Ad organizzarle è l’omonima associazione sportiva dilettantistica, ossia Il Mondo dei bimbi, che organizza eclettici laboratori che vanno dalla psicomotricità e massaggio infantile alla danza creativa e hip hop, dal Pilates in gravidanza al Fitness per il post partum. Con possibilità, per mamme e figli, di svolgere alcuni percorsi insieme – ad esempio Gattonando – altri ‘contemporaneamente’ ma in spazi diversi. A gestirla, sono Sabrina e Stefania Lopez. A pieno regime il team è composto da una decina di collaboratori, tutti con competenze specifiche. «Lavoriamo anche con alcune scuole – confermano – e questo è importante sotto il profilo educativo, perché è il riconoscimento del valore che si dà al corpo come ‘scrigno’ di emozioni da cui dipendono i rapporti coi coetanei e con gli adulti. La motricità e il movimento – continua Sabrina, esperta di linguaggi non verbali – sono l’unico strumento che i nostri figli hanno per potere esprimere la propria affettività, i propri sentimenti, la propria paura». Alla base sta un’idea di sviluppo e crescita al passo coi frenetici tempi moderni, dove purtroppo si è perso il ‘contatto’, che qui invece, grazie a un ambiente attrezzato e confortevole, si va recuperando con l’obiettivo preciso di sperimentare se stessi e il mondo circostante. «Il traguardo non è la performance finale – rileva Stefania – ma la scoperta delle proprie attitudini e della propria autonomia». Ad un anno dall’apertura in via Succi l’associazione è soddisfatta. «La risposta è positiva e significativa di un doppio bisogno. Dei piccoli, di avere un luogo in cui imparare giocando. Dei genitori, di condividere con altri le proprie ansie e gioie». Info, ilmondodeibimbife@gmail.com e 340/7324052 e 329/9546784

Ingiustizia ed ottusità a Schifanoia

da: Enrico Gherardi

Mi chiamo Enrico Gherardi, sono insegnante e naturalista, e devo affermare, prima di entrare nel cuore dell’argomento, che se c’è una cosa che il Comune di Ferrara sa realizzare benissimo è quella di rendere la vita impossibile a chi ha iniziativa imprenditoriale e sensibilità artistica fuse insieme.
Sono di Ferrara, ma da venti anni circa risiedo in altre città per motivi di lavoro; però quando torno a Ferrara non manco d’andare a prendere un caffè od un calice di vino (e non i soliti vini che si trovano in altri bar) nella Caffetteria del giardino di Palazzo Schifanoia; un luogo di ristoro unico in Italia e probabilmente in Europa (a detta non solo mia, ma di turisti stranieri che qui hanno affermato che nei loro viaggi non avevano mai incontrato un locale ed un luogo del genere, se non forse uno simile in Germania). Questo posto è veramente esso stesso un’opera d’arte unica, per i tavoli di legno fra la pace degli alberi; per la musica di qualità; per l’interno colmo di oggetti strani di diverse epoche e fatture; ed infine per esposizioni e manifestazioni di artisti non facili da incontrare e da apprezzare.
E tutto ciò non è altro che il frutto di un incessante lavoro di ristrutturazione e “invenzione” del sig. Simone Bavia, cui gli amministratori cittadini hanno spesso promesso di venire incontro, per poi spesso rimangiarsi la parola data, e lasciandolo da solo ad affrontare spese (a volte non a lui dovute) e una quota d’affitto ingiustificabile.
Tale lavoro di ristrutturazione e di riqualificazione del giardino e dell’edificio ora adibito a caffetteria, iniziò nel 1997 (prima d’allora neppure si entrava nel giardino per l’erba alta, anche perché era adibito a pollaio(!) e l’edificio era inagibile, come si può constatare dalle foto allegate alla presente, scattate all’epoca – da notare il contrasto con le foto che ritraggono lo stato attuale del giardino e della caffetteria, anch’esse allegate), tutto a spese di Simone Bavia, che, fra l’altro, continua a provvedere alla pulizia e alla potatura degli alberi, in un luogo che è lo specchio del Museo stesso! Un luogo pubblico, dove i turisti provenienti da diverse nazioni vanno a sedersi ed a ristorarsi (e scattano foto che poi pubblicano)! E sapete cosa hanno risposto gli amministratori a Simone Bavia, dopo che egli stesso ha esposto loro i risultati del suo lavoro?
“Beh, mica ti abbiamo chiesto noi di fare tutti questi lavori!”
Capito quale sensibilità, che acutezza nel capire cos’è Schifanoia, che senso di responsabilità! E, soprattutto, che disprezzo per chi si impegna in un lavoro di ristrutturazione e di abbellimento cui dovrebbe provvedere l’Amministrazione stessa!
In seguito, dopo che Simone Bavia iniziò tutto ciò con un finanziamento personale e rischio d’impresa (attualmente ancora in pagamento e senza risorse per gestirlo, visto ciò che seguirà – che descrivo più sotto), l’Amministrazione cittadina riconobbe tale sforzo e scorporò nove anni d’affitto (1997-2006), ma nel 2007 tolse a Simone il bookshop e quindi privandolo del 60% degli introiti e rendendolo perciò impossibilitato ad affrontare le spese di gestione.
Infine il terremoto del 20 maggio 2012. In quell’occasione, Simone mi ha confermato che il vicesindaco Maisto promise un’esenzione del canone d’affitto (essendo chiuso il Museo e quindi l’attività della Caffetteria Schifanoia). Successivamente Simone Bavia chiese anche che fosse abbassato la quota dell’affitto alla riapertura, visti i mancati introiti per la chiusura del Museo e per la scarsa affluenza invernale. Invece l’Amministrazione Comunale respinse tutte le richieste di Simone e a febbraio 2014 ha richiesto un pagamento del canone arretrato di circa 15000 € (da pagare entro 15 giorni!)! L’appello di Simone, inascoltato dalle autorità, portò però ad un bombardamento di e-mail da parte di cittadini e di turisti sui siti delle istituzioni pubbliche (Sindaco) e artistiche della città (Direzione del Museo); una reazione civica comprensibile che imbarazzò le autorità e portò ad incontri fra il gestore e l’Amministrazione Comunale, la quale offrì lo sconto del 20% del canone (cosa che naturalmente aveva fatto per tutti gli altri). Ma il gestore, di fronte ad un mancato incasso del 75% (teniamo conto non solo della chiusura del Museo per il terremoto, ma della lotta di Simone per avere l’apertura serale ed i bagni chimici! Cose che dovrebbero essere autorizzate senza problemi, visto il luogo di cui si tratta…) minaccia perciò la chiusura.
Recentemente l’Amministrazione ha replicato su “estense.com” che il pagamento dell’affitto non è stato richiesto durante il periodo di chiusura del Museo (affermazioni contrarie alla verità, come già scritto) e che ha fatto di tutto per la caffetteria… Sì: il 20% di sconto! Senza bagni, senza cucine, con la cura del giardino, la potatura e lo smaltimento dei rifiuti (tutto ciò a carico del gestore!) e con una gara d’appalto indetta dal Comune a primavera, mentre Simone sta ancora pagando il mutuo! E attualmente senza altre risorse!
Ma non è tutto! Nel giardino, a fianco della Caffetteria, c’è un casotto ricoperto di eternit (!), che il terremoto ed un albero caduto questa primavera ha danneggiato, facendo cadere parte dell’eternit sull’erba. Il gestore negli ultimi anni ha avvisato più volte chi di competenza che doveva intervenire per bonificare il luogo. Ebbene, Simone ha dovuto provvedere da sé, coprendosi bene volto ed indumenti.
Non dico altro, se non considerare che tutto questo mi sembra un chiaro boicottaggio dell’Amministrazione contro una persona che forse non ha i “parenti” o gli “amici” giusti!
Ad onor di cronaca, informo che è stato costituito un gruppo su Facebook dal nome “Salviamo Caffetteria Schifanoia-Vince Lo Spirito”, per salvare il posto gestito da Simone Bavia, che in una sola settimana ha superato i 600 membri! Seicento sguardi su questa vicenda…

romanzo-criminale

LA PROVOCAZIONE
L’odore del marcio

“C’è del marcio in Danimarca”… Perfino troppo banale riportare la celebre frase shakespeariana per applicarla al “marcio” romano. L’intuisce subito il magistrato-scrittore Giancarlo de Cataldo che chiosa: “D’altronde, che a Roma ci fosse del marcio, era da tempo sotto gli occhi di tutti”

Ma che odore ha il marcio di Roma? Lo si ricava dalle impressionanti testimonianze raccolte nelle intercettazioni telefoniche che raccontano nell’uso straniante di una lingua “di mezzo” gli afrori, le puzze, le abitudini dei gregari dell’immenso marciume: ascelle mal lavate, piedi sporchi, fiati vinosi, perfino scoregge. Tutto l’armamentario di quegli uomini “veri” che ubbidiscono a coloro che intrattengono rapporti col mondo di sopra. E allora ecco che quella puzza viene coperta da profumi grevi, costosi e al feromone.
E intorno la desolazione di un marciume che prima che simbolico è reale: odor di carcere, di periferie abbandonate, di campi rom dove in una roulotte sgangherata possono vivere in otto.

Ricordate il famoso “medioevo prossimo venturo”? il celebre libro di Roberto Vacca che indicava lo sfaldamento dei grandi sistemi industriali e sociali.
Eppure il tempo attuale, il tempo romano è molto peggio di quel medioevo più pulito e meno disgustosamente puzzolente.

La cupola romana poi è il perfetto esempio di una società sessuofobica che incita alla prostituzione e al disprezzo totale verso la donna. La sua figura simbolo è la puttana, colei che deve indossare i panni della seduttrice e andare a battere per incastrare l’acquirente: “Devi vendere il prodotto amico mio, eh. Bisogna fare come le puttane adesso, mettiti la minigonna e vai a batte co’ questi”.

Infine il linguaggio di cui Filippo Ceccarelli procura un importante campionario su “La Repubblica” che sicuramente non ha la nobiltà del romanesco ma si mescida in una lingua gutturale, tronca, priva anche di quelle espressioni che dovrebbero, secondo le indicazioni dei linguisti, esprimere le esigenze di quel complesso sociale che è quello della borgata, del villaggio, di una società familiare o appena al di sopra della famiglia.

E all’ossessione delle tronche di cui Ceccarelli esibisce un campionario assai indicativo: “Piglià, pagà, comprà, prosciugà, rubbà” si intrecciano le grevi locuzioni sessuali dove ogni parola può essere commentata con “cazzo” con la frase principe per esprimere fastidio, noia, preoccupazione “non ce poi rompe er cazzo così, eh”. I soprannomi su cui svetta il “Cecato”–Carminati e via schifeggiando.

La domanda che molti di noi si potrebbero fare è questa. Possibile che anche le frange più estreme di una rappresentanza politica che copre tutto o quasi l’arco costituzionale o quasi possa essere stata sedotta da simili personaggi? Possibile che per fare affari si trascini nel marcio la prassi e i valori democratici? Sembrano domande ovvie, inutili e perfino melense. E forse lo sono se non si ragiona più secondo un punto di vista etico.

E allora la puzza del marcio t’afferra alla gola e non ti fa più respirare.
Altro che le denunce pasoliniane, altro che il pessimo riferimento agli scrittori che potrebbero aver influenzato questo modo di pensare e d’agire.

Wagner idolo assieme a Nietzsche della propaganda nazi-fascista, Pound uno straordinario poeta a cui si intitola una casa di estrema ed eversiva destra. E ora Tolkien e la sua “terra di mezzo”.
Pure fregnacce che vorrebbero “nobilitare” con un pensiero il marcio che c’è in Danimarca= Roma o l’Italia intera. Faremo tra poco così anche con Rimbaud mercante di schiavi e sommo poeta?

Ecco il punto. La cultura nella sua forma più nobile espressa da Goethe con il termine “Kultur” può e deve reagire a questa ulteriore umiliazione che gli infami della cupola romana vorrebbero – complice la modesta e tendenziosa stampa giornalistica di ogni versante, pur con le debite eccezioni – affibbiargli.

Fosse pure con la sfida con cui Farfarello il capo diavolo alla caccia dei violatori del mondo di sotto (l’inferno dantesco) inizia la sua caccia. I diavoli aspettano il cenno del capo: “Per l’argine sinistro volta dienno; / ma prima avea ciascun la lingua stretta / coi denti verso lor duca per cenno; / ed elli avea del cul fatto trombetta”

Mi scusino i miei venticinque lettori (forse meno) di questo linguaggio non proprio modello di lingua alta.
Ma all’indignazione le parole servono e debbono servire.

Lucio Scardino, porno-scrittura d’autore

Tra le numerose ormai performance cartacee di Lucio Scardino, focalizziamo lo zoom sul suo forte vertice letterario: “Doctor Jacki. Uno strano caso” (La Carmelina, 2010). Lucio Scardino riassembla con stile culturalmente scorretto uno dei capolavori del nuovo immaginario tecnoscientifico, all’epoca aurorale: il notissimo “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” di Stevenson. Persino, secondo la cifra ben nota letterario-sociale dello Scardino letterato (più conosciuto come critico d’arte ed editore), innestata nel volume con particolare e non facile intuizione.

Certa icona modernissima del Doppio, simultaneamente esistenziale e strettamente scientifica (come appunto nel Dottor Jeckyll…) è ricombinata con formula ben calcolata sulla questione più civile e sociale della sessualità alternativa o variabile, quella gay o omosessuale nello specifico, oggi anni duemila, solo parzialmente risolta ed accettata socialmente.
Scardino convince appieno a livello letterario: nessuna ostentazione paraporno o trash, la penna è sempre di squisito estetismo per così dire sintetico, vocali e consonanti come fuochi d’artificio apparentemente solo spettacolari, invece giocattoli pronti alla detonazione, contro pregiudizi e infami buon sensi, di tutte le classi o gruppi sociali, anche quelli a volte eccessivamente auto referenti come alcune stesse associazioni d’area.
Insomma, la rotta poetica e culturale è quella individuale, anti-collettiva quasi, alla Oscar Wilde o alla Genet: la diversità sessuale evocata non come Ossessione della Normalità e della normalizzazione, ma come eresia personale e sociale: da qui, forse, il complementare e parallelo sfondo del romanzo di Stevenson. Libera scienza in libero stato e libera sessualità….
Certo substrato noir stesso attinge all’archetipo letterario: crea sia gothic ottocentesco che quasi dark del duemila, soft, suffragato da una ritmica della parola e della narrazione postmoderna e minimalista ma dopo il moderno… quasi insiemistica letteraria secondo le analisi magari di un Franco Rella o della stessa Nadia Fusini e – più attualmente, forse – dello stesso Vitaldo Conte, docente di Belle arti a Roma, promotore della Trans art letteraria e artistica “estrema”. Per una atopia raffinata e giustamente provocatoria alla luce del sole o del giorno… della parola e della sessualità libera interumana in quanto tale, al di là dei codici stessi soggettivi banalmente sociologici.
Lucio Scardino, noto editore ferrarese [vedi] e critico d’arte nazionale, ha all’attivo anche numerosi volumi poetici sempre di felice trasgressione linguistica e letteraria: in particolare, “Poesie erotiche e no” e “Suicidi tentati. Poesie risorgimentali e no” (entrambe Liberty House).
Ulteriormente da segnalare un exploit (invero poco evidenziato a Ferrara): Lucio Scardino recentemente incluso in una delle antologie (letteralmente) contemporanee più rilevanti e “sovversive” del nostro tempo (e per certo eterno buon senso delle caste e delle province letterarie).Ovvero “Le Parole tra gli uomini”, antologia di poesia “gay” da Saba al presente (Baldoni edizioni), segnaliamo solo alcuni nomi: Palazzeschi Aldo, De Pisis Filippo, Pasolini Pier Paolo, Testori Giovanni, Pecora Elio, Bellezza Dario [vedi]

*da Roby Guerra “Dizionario della letteratura ferrarese contemporanea”, Este Edition-La Carmelina, ebook 2012

politica-populismo

Eletti ed elettori, una pericolosa alternanza di diffidenza e populismo

Dopo l’ultimo incontro del ciclo Passato Prossimo con Piero Ignazi [vedi-link all’articolo] ci eravamo lasciati con il punto fermo della crisi del modello del partito di massa novecentesco e alcune domande sul processo di personalizzazione dei partiti italiani. Proprio dall’indebolimento del modello novecentesco di partito e dal tema del leader e del suo rapporto con gli elettori è partita l’analisi dell’appuntamento conclusivo di Passato Prossimo: “Populismo. Crisi della rappresentanza politica e partiti carismatici”, ospiti d’onore lo storico Giovanni Orsina, dell’Università Luiss di Roma, e il suo volume “Il berlusconismo nella storia d’Italia” (Marsilio, 2013).
Orsina sembra pensarla come Ignazi, la nostra peculiarità non sta nella crisi dei partiti del ‘900 o in un rapporto fra leader ed elettorato filtrato ormai quasi totalmente dai media, “l’unicum italiano è che in nessun altro Paese occidentale si ha una crisi politica, o meglio di un regime democratico, negli anni Novanta”: in altre parole Tangentopoli. È Tangentopoli, secondo Orsina, a far balzare improvvisamente il sistema italiano da una forma ancora molto basata sull’organizzazione e le strutture dei partiti a una basata sul “leader mediatico”.
Ma se Mani Pulite è la causa immediata della nascita politica di Berlusconi e del berlusconismo, Orsina è convinto che le radici di questa retorica antipolitica siano più profonde e necessitino di un’analisi di lungo periodo dei rapporti fra élite e popolo in Italia. La tesi di fondo del volume, infatti, è che il nostro Paese si caratterizzi per una profonda sfiducia reciproca fra élite politiche e istituzioni pubbliche da una parte, e ‘popolo’ dall’altra. La responsabilità di tale sfiducia andrebbe attribuita a élite sempre in cerca di soluzioni “ortopedico-pedagogiche”, come le definisce lo storico romano nel volume, per riformare le masse e costringerle ad accettare la modernità: un tentativo che accomunerebbe le classi dirigenti risorgimentali, il fascismo e la ‘repubblica dei partiti’ instaurata nel 1946. Nel 1994, l’imprenditore di Arcore avrebbe perciò avuto successo non solo per le sue risorse finanziarie o per il suo talento comunicativo, ma perché ha detto alla società italiana ciò che questa voleva sentirsi dire: che il problema italiano non era il popolo ma lo Stato e perciò era possibile e necessaria una nuova classe dirigente, formata di persone competenti ed estranee ai vecchi partiti. Il berlusconismo ha insomma ribaltato il paradigma di D’Azeglio “fatta l’Italia occorre fare gli italiani”, valido dall’Unità fino a quel momento, asserendo che la politica “non deve pretendere di essere migliore del Paese e di cambiarlo”. E forse questo è ciò che lo accomuna agli altri populismi italiani descritti nel volume “Il partito di Grillo” curato da Piergiorgio Corbetta e Elisabetta Gualmini dell’Istituto Cattaneo: quello moralizzante di Di Pietro, quello terrigno della Lega e quello delle reti web del comico genovese.
Secondo Orsina il problema è che le classi dirigenti italiane, piuttosto che pensare a come strutturare i meccanismi istituzionali, si sono sempre chieste ‘chi deve stare al potere’, perché le cose sarebbero funzionate e i problemi si sarebbero risolti solo con le élite giuste. Da qui la tendenza all’eticizzazione del discorso politico, con la divisione non più fra opinioni diverse, ma fra opinioni giuste e sbagliate, con queste ultime delegittimate ed estromesse dal dibattito: il che rappresenta il fallimento nella costruzione della dialettica politica.

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IMMAGINARIO
Scatti da paura.
La foto di oggi…

Un film cult come “Shining” di Stanley Kubrick e un gruppo di fotografi con la voglia di raccontare il piacere sottile della paura. Il risultato: una serie di immagini ambientate in un hotel deserto e ispirate al capolavoro horror. Piccolo anticipo di questo lavoro narrativo-visivo oggi alle 17.30 con la mostra “Giallo, noir e perturbante” da Foto Pandini, via Garibaldi 121. Dal 13 dicembre, alle 17.30, allestimento completo delle immagini con la regia di Roberto Roda ed Emiliano Rinaldi alla Casa dell’Ariosto, via Ariosto 67. (Giorgia Mazzotti)

OGGI – IMMAGINARIO RACCONTI

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic su una foto per vedere la galleria]

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Locandina della mostra ispirata a “Shining” di Kubrick (foto di Stefano Pavani)
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“Il vizio del lupo” (foto di Luca Zampini)
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“Acque profonde” (foto di Roberto Del Vecchio)
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“Cantico delle Anguane” (foto di Nedo Zanolini)

GERMOGLI
La risposta del Presidente.
L’aforisma di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

00374019Napolitano risponde ad un giovane ricercatore italiano trasferitosi in Inghilterra per necessità: “l’investimento fatto per la sua formazione dovrebbe poter essere utilizzato per il bene e lo sviluppo del nostro Paese”.

“Questa è l’essenza della scienza: fate una domanda impertinente e preparatevi a ricevere una risposta pertinente”. (Jacob Bronowski)