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Mese: Gennaio 2015

L’Opera al Cinema in diretta dal MET di New Tork

da: ufficio stampa Apollo Cinepark

Martedì 3 febbraio alle 19:00, la grande lirica torna all’Apollo Cinepark con la fantasmagorica produzione del MET de “I Racconti di Hoffmann” (Les Contes d’Hoffmann), opera fantastique di Jacques Offenbach.
Padre dell’operetta francese, Offenbach morì lasciando incompiuta quella che poi divenne la sua opera più conosciuta e rappresentata, I Racconti di Hoffmann, messa in scena per la prima volta pochi mesi dopo la sua scomparsa, a Parigi, città che tanto amò. L’opera è ambientata a Norimberga, nella taverna di Luther, accanto al teatro dell’Opera dove si sta svolgendo la rappresentazione del Don Giovanni che vede come protagonista femminile Stella, ultima infatuazione di Hoffmann, che assiste all’opera. Al termine del primo atto, Hoffmann, accompagnato dal suo servo Nicklauss, entra nella taverna dove lo attende Lindorf, consigliere di Norimberga, con Andrés, paggio di Stella. La cantante ha incaricato il suo servitore di consegnare una lettera ad Hoffmann, con le chiavi della sua camera. Ma Lindorf ha un altro piano in mente e si fa consegnare la lettera da Andrés. Accerchiato da un gruppo di studenti desiderosi di ascoltare i racconti delle sue tre grandi storie d’amore, Hoffmann, comincia a narrarle, tra un sorso e l’altro di punch. Incurante dell’inizio del secondo atto Hoffmann inizia a raccontare partendo dal suo amore per Olympia, la bambola meccanica, passando per quello verso la delicata e soave Antonia, fino alla passione per l’astuta Giulietta. Al termine del Don Giovanni finiscono anche i suoi racconti, quando Hoffmann è ormai completamente ubriaco, tanto da non riuscire a rispondere al richiamo dell’affascinante Stella. Hoffman, ancora una volta ha concesso la vittoria al genio del male, personificato, nella storia con Stella, da Lindorf.
Vittorio Grigólo interpreta il ruolo del protagonista dell’opera. Al suo fianco sul palcoscenico del MET il soprano georgiano Hibla Gerzmava nei panni delle Quattro eroine dell’opera, la bambola meccanica Olympia, Antonia, l’artista malata di tubercolosi, la cortigiana Giulietta, e la cantante lirica Stella. Kate Lindsey interpreta Nicklausse e Thomas Hampson aggiunge ancora un ruolo al suo ampio repertorio al MET, con l’interpretazione dei Quattro Servitori (Andrès, servo di Stella, Cochenille, servo di Spallanzani, Frantz, servitore di Crespel, e Pittichinaccio, ammiratore di Giulietta), dirige Yves Abel.

L’INTERVISTA
Andrea Bergamini: “La qualità paga, anche in libreria”. La scommessa vinta di Playground

Andrea Bergamini, cresciuto a Ferrara e naturalizzato romano, fonda Playground nel 2004, oggi è considerato uno dei migliori editori nell’ambito delle piccole-medie case editrici italiane. In catalogo solo ed esclusivamente titoli e autori notevoli nell’ambito della narrativa di qualità. Solo per citarne alcuni del 2014: “L’ultimo dio” di Emidio Clementi, “Non abbiate paura” di Allan Gurganus e “L’uomo seme”, manoscritto della seconda metà dell’800 di Violette Ailhaud. Tutti libri che hanno avuto ottime recensioni sulla stampa nazionale e che sono stati presentati in tutta Italia e oltre. Di grande successo anche la collana Syncro High School, testi di genere “young adult” dedicati agli adolescenti. Dal 2011 Playground entra a far parte del gruppo Fandango di Domenico Procacci, scelta che ne consolida il successo.

Abbiamo incontrato Andrea Bergamini a Roma, negli uffici della Fandango Libri dove Playground ha sede, per farci raccontare da lui questa avventura che, da ferraresi, ci onora e ci fa ben sperare.

Da ferrarese e da ex-studente del liceo Ariosto come te, non posso fare a meno di partire da lì, perché mi ricordo di te e perché gli anni del liceo solitamente sono irreversibili. Quanto ha inciso la tua formazione nel percorso editoriale intrapreso? E quanto il contesto ferrarese?

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Una frase di Paul Valery ‘Il vento si leva! Bisogna provare a vivere!’ sulla porta dell’ufficio di Andrea

Per me il liceo Ariosto è stato centrale, una stagione meravigliosa. L’Ariosto negli anni Ottanta era in pieno fermento, era una scuola prestigiosa ma allo stesso tempo molto libera, non c’era la rigidità formale tipica dei licei della provincia. Ho avuto ottimi insegnanti e ho conosciuto la persona che nella mia adolescenza e giovinezza è stata il mio riferimento più significativo: la professoressa di greco Giuliana Berengan. Lei era, ed è, l’intellettuale che ti apre alla cultura, a una dimensione culturale ampia, europea ed extra-europea. Per fare un esempio, mi ricordo che ci portò a vedere Pina Bausch quando ancora non era così nota in Italia. Con lei ho cominciato a immaginare che la cultura fosse una casa in cui si può abitare in modo confortevole. Lei si rapportava a noi come fossimo degli adulti e ci induceva a immaginare cose che avessero un senso, per abituarci a creare, sperimentare, fare delle scelte, a pensare che ‘è possibile’. Ed è stato al liceo che ho capito che la narrativa era la mia strada.

Parliamo allora di Playground, che tipo di editore sei?

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La redazione, Andrea Bergamini e Guendalina Banci

Se parliamo di Playground (il discorso per la collana High School è diverso) io mi considero tutto sommato un editore del Novecento, ossia abbastanza tradizionale perché organizzo e imposto il mio lavoro secondo il criterio della ‘politica degli autori’, che mi piace spiegare con una definizione di Truffaut: un autore quando fa un film, anche se non è tra i suoi più riusciti, è comunque più interessante di un film medio riuscito. Edmund White, per esempio, non scrive mai romanzi perfetti ma le sue pagine sono sempre più interessanti di un romanzo perfetto medio, perché hanno una ricchezza, uno stile, una capacità di raccontare la vita e un rapporto con la realtà che è di molto superiore rispetto alla media. Playground pubblica quindi solo libri di autori molto selezionati, di altissimo livello internazionale, tant’è che poi non li abbandona dopo un libro ma tende a pubblicarne l’intera opera, perché è l’intera opera di un autore a essere significativa.

‘L’uomo seme’, un piccolo caso letterario Playground del 2014, oggi alla terza ristampa, è di una scrittrice sconosciuta. Come mai questa scelta?

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Copertina de ‘L’uomo seme’ di Violette Ailhaud

‘L’uomo seme’ [leggi] in effetti rappresenta un unicum, una novità rispetto al catalogo Playground. Ma pur non essendo l’opera di un’autrice, ci abbiamo creduto molto e abbiamo fatto una scommessa, essenzialmente per tre ragioni: perché il libro incarna e racconta una storia vera e incredibile, successa a metà dell’Ottocento e vissuta in prima persona; perché Violette Ailhaud ha dimostrato una capacità di racconto davvero fuori dal comune; e, infine, perché è un testo potente, intenso che ha dell’ancestrale e del fantascientifico allo stesso tempo, sembra uno di quei romanzi che parlano di “un mondo senza uomini”, in realtà questa ipotesi fantascientifica si è verificata realmente a metà dell’800 in una società arcaica. La scommessa è stata vinta perché il libro ha avuto davvero un successo strepitoso, è in ristampa e la terza edizione dovrebbe uscire a inizio febbraio. Questo libro ha avuto ottime recensioni, è stato letto a Radio 3 da Sonia Bergamasco e Piera degli Esposti con una presentazione di Concita de Gregorio, Valeria Parrella è rimasta molto colpita dalla storia tanto da voler scrivere la postfazione a quest’ultima edizione, ma la cosa che ci gratifica di più è che ha colpito soprattutto i lettori.

Come l’hai trovato questo testo dell’800?

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La sede della Fandango con le locandine dei film alle pareti e il poster de ‘L’uomo seme’

Me l’ha proposto la traduttrice, Monica Capuani, che se ne era innamorata, l’aveva tradotto e stava tentando di proporlo alle case editrici italiane. Questo testo non aveva avuto i giusti riconoscimenti in Francia perché era stato pubblicato da una piccolissima casa editrice della Provenza, e si sa che in Francia un libro ha fortuna solo se pubblicato a Parigi. Però, non si sa come e per quali vie traverse e oblique, è comunque finito in molte mani nel mondo e ha avuto un tale riscontro che addirittura ne è nato un festival in Provenza. Il libro ha ispirato nel tempo una coreografia, due graphic novel, sono già state fatte diverse trasposizioni teatrali in Francia, in Italia andrà in scena a breve la trasposizione a cura di Sonia Bergamasco. Inoltre, la produttrice Sylvie Pialat, una delle produttrici francesi indipendenti più interessanti, ha acquisito i diritti del libro e presto ci sarà la trasposizione cinematografica. Tutto questo ci fa dire che, pur non essendo l’opera di un’autrice, questo testo sta penetrando nel solco della letteratura d’autore in maniera carsica.

E’ diventato un caso letterario quindi, un fenomeno…
Sì, rischia di diventare un piccolo fenomeno.

Quali sono quindi le qualità che un editore deve avere?
Coerenza e flessibilità. Io appunto pubblico solo libri di autori, ma rimango dell’idea che un editore deve essere sempre molto flessibile, nel momento cioè in cui individua un libro che ha qualità, anche se non corrisponde esattamente alla linea editoriale, deve avere la flessibilità per riconoscerne le qualità e pubblicarlo. E poi deve anche capire quando un testo può arrivare al lettore, perché un libro si pubblica perché venga letto.

Ecco, appunto, che tipo è il lettore di Playground?
Ho sempre pensato che il lettore di Playground mi assomigliasse, che quindi fosse un cosiddetto ‘lettore forte’, che ha una passione per le storie e per lo stile, perché una storia per essere efficace deve essere raccontata bene, con uno sguardo diverso. Io credo ci debba essere un equilibrio molto forte tra stile e racconto, per questo personalmente non amo la letteratura sperimentale e nel mio catalogo non c’è la letteratura cosiddetta d’avanguardia. Nel mio catalogo la narratività e le storie sono sempre centrali.

Età, sesso e preferenze dei vostri lettori…
In media l’età va dai 30 ai 50 anni ed è un lettore tipo femminile. Ma poi dipende anche dagli autori: la Humphreys ha un lettore donna, White un lettore prevalentemente gay, O’Neill un lettore maschile. Ma tutti i lettori di Playground apprezzano qualità della scrittura e passione per le storie.

Quale tra i vostri autori rappresenta di più la narratività di cui parli?
Gurganus. E’ un esempio molto tipico del narratore, per la sua straordinaria capacità di raccontare le storie e di delineare i personaggi.

Gurganus come l’hai individuato? E, in generale, come li trovi gli autori?

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Copertina di ‘Non abbiate paura’ di Allan Gurganus

Gurganus mi è stato segnalato, come anche altri, da un agente letterario, ma per l’80% gli autori che scelgo sono frutto di mie ricerche o di mie letture precedenti. Io opero soprattutto in termini di ‘ripescaggi’ ossia di riscoperte a livello internazionale, di autori che per vicissitudini editoriali sono finiti sotto un cono d’ombra. Gurganus è un caso tipico anche in questo: autore internazionalmente riconosciuto, negli Usa era stato un best seller, finì in un cono d’ombra perché la casa editrice italiana che lo pubblicò negli anni ’90 (Leonardo) fallì poco dopo e anche perché la sua notorietà in quegli stessi anni andò scemando tanto da non renderlo più abbastanza interessante per le maggiori case editrici italiane. E questa è stata la nostra fortuna: abbiamo capito la qualità dell’autore, la possibilità di pubblicarlo e a quel punto abbiamo preso accordi con l’agente. Con Edmund White, uno dei più grandi scrittori statunitensi del dopoguerra, tradotto in tutte le lingue, una storia simile: Einaudi lo pubblica negli anni ’90 ma forse con aspettative commerciali troppo ambiziose e quindi lo abbandona; viene ripreso da Baldini e Castoldi che però fallisce, e a quel punto mi inserisco io che pubblico “My lives” nel 2007; con gli anni White diventa un autore consolidato di Playground, che pubblichiamo regolarmente e di cui ora stiamo anche ritraducendo la tetralogia. Questo è il tipo di operazioni che fa Playground.

Quanto lavoro di ricerca e selezione c’è dietro alla pubblicazione dei vostri libri?
Un enorme lavoro di ricerca su internet, di esame dei cataloghi on line, dei premi, dei blog e, infine, di lettura delle opere in lingua originale, che è la parte più impegnativa.

Chi seleziona i testi e li legge in lingua?

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Alcuni dei titoli del catalogo Playground e High School

Lo faccio io. E ci tengo a dire che leggere le opere in lingua è una regola imprescindibile della casa editrice, i libri che pubblichiamo sono sempre stati letti in lingua facendo particolare attenzione alla cura editoriale: i nostri traduttori sono tutti eccezionali, ma la traduzione è un lavoro difficilissimo che va sempre rivisto, sulla traduzione deve essere fatto un lavoro redazionale che supporti il traduttore nel verificare laddove ha perso un po’ la mano, ha tirato un po’ via, perché può sempre capitare un momento di stanchezza, e una traduzione fatta male può veramente rovinare un ottimo libro, come una bella traduzione non può riscattarne uno brutto. I nostri traduttori sono consapevoli che la qualità la si raggiunge col dialogo tra la redazione, che conosce testi e autori, e il traduttore stesso.

Quante riscoperte pubblicate all’anno?
Playground fin dalla sua nascita ha sempre pubblicato tra i sette e i nove libri all’anno. Scelta importantissima, propria della linea editoriale, scelta che premia.

Perché non di più?

Perché io ritengo che per mantenere alta qualitativamente l’offerta è impossibile, per noi che siamo una piccola casa editrice con risorse economiche ridotte, pubblicare più di 7/8 libri l’anno. Noi riusciamo a farlo solo ed esclusivamente facendo una selezione altissima, puntando su pochissimi titoli, sull’eccellenza.

Vuoi dire che di più non ne trovate?
Esatto, di eccellenze se ne trovano al massimo 7/8 l’anno, è impossibile pubblicare 20 libri di livello in un anno.

Quali i temi privilegiati?
Io tendo a scegliere i temi legati alla famiglia. I nostri libri generalmente hanno a che fare con i rapporti familiari perché la narrativa ha a che fare con le nostre storie, e siccome i rapporti familiari restano centrali nelle nostre vite, i nostri drammi e le nostre gioie sono tutti lì. Io non faccio narrativa di tipo sociale tradizionale, che a mio avviso rientra più nell’ambito della saggistica, e rimango dell’idea che la narrativa ha quella capacità straordinaria di raccontare i misteri dei rapporti e delle relazioni familiari.

Passiamo all’originalissima High School, perché dicevi che si differenzia da Playground?

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Copertina di ‘Rainbow boys’ di Alex Sanchez

Mentre con Playground mi ritengo, come dicevo, un editore del Novecento perché mi occupo di ‘literary fiction’ ossia di ‘narrativa autoriale’, con High School divento un editore del XXI secolo perché mi occupo di un sottogenere della narrativa che in America si chiama ‘young adult’, una narrativa senza pretese letterarie, per ragazzi dai 14 ai 19 anni, rivolta ai liceali e dedicata all’adolescenza. Questa narrativa in America esiste dagli anni ’60, è diffusissima e ha un grande riscontro commerciale; in Italia non esisteva finché non sono arrivate le serie di “Twilight”, “Colpa delle stelle”, “Noi siamo l’infinito”. Ma il punto è che negli Usa lo stesso genere esiste anche per adolescenti gay fin dagli anni ’80, ed è una realtà ormai consolidata che vende centinaia di titoli l’anno. Quando nel 2004 do vita alla Playground, mi accorgo che quella narrativa non esiste in Europa e decido di importarla. Pubblico “Rainbow boys” di Alex Sánchez, che in America era già considerato un classico, e subito diventa un caso editoriale anche in Italia. Da noi c’era una narrativa gay ma intellettuale e per soli adulti; non si era capito che esisteva una narrativa facile destinata agli adolescenti gay.

Fiore all’occhiello delle vostre pubblicazioni, oggi la collana High School si allarga e diventa un marchio autonomo, Syncro High School. E’ il naturale sviluppo di un percorso o c’è dell’altro?

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Copertina di ‘Quei giorni a Bucarest’ di Stefan B. Rusu

La collana si è trasformata perché ho deciso di raccogliere la sfida fino in fondo: fare una produzione europea ‘young adult gay’ che non esisteva in Europa, ossia commissionando romanzi di quel genere ad autori del luogo (Francia, Grecia, Romania), chiedendo loro di adattarli al contesto europeo, sfatando in buona sostanza alcuni tabù del politically correct americano. I nostri libri quindi sono più audaci, più europei (anche se ora il politically correct si sta ridimensionando anche negli Usa) e vanno anche a comprendere quella fascia di lettori dai 19 ai 28 anni e anche molto oltre, che negli Usa viene chiamata ‘new adult’ (universitari e giovani adulti). Quindi, in sostanza, nel 2011 quindi Syncro High School è diventato un marchio separato da Playground perché completamente differente come operazione editoriale.

Nel 2011 Playground entra nel gruppo Fandango. In un’intervista di qualche anno fa spiegavi le ragioni di tale scelta: la crisi generale del mercato del libro spingeva nella direzione di entrare in un gruppo che offrisse maggiori garanzie di crescita, evitando naturalmente rischi di snaturamento, cosa che Fandango e la persona di Domenico Procacci rappresentavano per te. Puoi fare un bilancio di questa scelta ora, a quattro anni di distanza?
Assolutamente sì, entrare in Fandango è stata una scelta molto azzeccata: il mercato da tre anni è in difficoltà gigantesche e noi invece siamo in buona salute perché ci troviamo in un contesto più grande.

Come sei entrato in contatto con Fandango e come è avvenuta la fusione?

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Sede della Fandango, alle pareti le locandine del film
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Dal 2011 Playground entra nel gruppo Fandango

Nel 2010 Playground tocca il picco, sia sul piano commerciale che in termini di risalto, in particolare in seguito al successo di “A cosa servono gli amori infelici” di Gilberto Severini che si qualifica tra i finalisti del Premio Strega. Ma in un contesto di crisi dell’editoria, di librerie che funzionano soprattutto con la rotazione delle novità e non sul catalogo, ho capito che dovevo difendere il successo raggiunto. I casi erano due: o cambiava Playground cominciando a pubblicare più novità, in modo da essere sempre visibile nei punti vendita, rischiando però di snaturare la linea editoriale; oppure dovevo trovare un contesto più grande in cui la nostra pratica di editoria venisse difesa, il che equivaleva a dire vendere Playground.

 

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logo fandango playgrounbd

Decido per la seconda ipotesi, comincio a stabilire relazioni e conosco Domenico Procacci che dimostra interesse perché era nel momento in cui stava costituendo il gruppo editoriale. Procacci però ci teneva che Playground conservasse il marchio e quindi non ha acquistato la casa editrice ma è diventato socio di maggioranza.

Una scelta lungimirante la vostra…
Non vorrei peccare di presunzione, ma… sì.

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Guendalina Banci

Si ringrazia Guendalina Banci per averci fornito il materiale, aver organizzato l’incontro e l’intervista e, soprattutto, averci concesso il pdf della terza edizione de “L’Uomo seme” di Violette Ailhaud e di “Non abbiate paura” di Allan Gurganus prima ancora che venisse ristampato e distribuito nelle librerie.

Per saperne di più sulla casa editrice Playground visita il sito [vedi]  e la pagina Facebook in cui si trovano recensioni e link a letture e video [vedi]
Per saperne di più sulla collana High School visita il sito [vedi]
Per saperne di più sul marchio Syncro High School visita la pagina Facebook [vedi]

Marco Tani, pentaversi dopo Pound

Dopo diversi anni dall’esordio fine anni Ottanta, Marco Tani ha dato alle stampe una nuova raccolta letteraria “Diario a Rovescio” (La Carmelina edizioni, 2014) opera scansione poetica ulteriormente raffinata. La parola come Nuova Forma, con la brillante prefazione di Mirella Scorsonelli (alias Esse).
Certa cifra poundiana, originaria nell’autore, esita accentuata e minimalizzata: frammenti di frammenti che fioriscono in micro-combinatorie mai ridondanti: come un funambolo del verso, il verso stesso quasi olografico, in-visibile. Sorprende la tecnica, appunto sonora e musicale tradotta in parola, la parola però verso il suono. Non facile fare sperimentazione e produrre pennellate verbo-visive per il sublime.
Certa rinnovata visibilità, strettamente letteraria, trova riscontro recente nelle collane “Urfuturismo” e “La Grande Guerra Futurista” (eBook, La Carmelina, 2014), attraverso brevi saggi/interviste a/del Poeta, che confermano certa levatura extra local, una particolare auto-ritrattistica consapevole e lucida, certa potenza discorsiva anche sociologica, sempre intrisa di alti input estetici su temi anche culturalmente scorretti (ad esempio su Italo Balbo trasvolatore).
In ogni caso, altre composizioni e contrappunti di Tani, come rare pennellate alla Berlioz, figurano pure nelle collection di “Sinopia” di Roberto Pazzi, “Luci della città” di Stefano Tassinari, “L’Ozio”, “Contrappunto”, e poi nell’antologia govoniana, “Elettriche poesie” (Poeticamente, 1996).
Inoltre, Marco Tani nel 2005 ha sperimentato a Parma, presso la Galleria d’arte contemporanea, “Imagina” di Giuliano Viveri mostre poetico-visive, “Indizi di reincarnazione”, singolare traduzione dei suoi pentaversi nella cifra sperimentale cara a Lamberto Pignotti, Adriano Spatola e Michele Perfetti (Gruppo 70 e affini) e inoltre altre modulazioni poetico visual di perturbante intensità sensuale, la femme fatale dopo l’amore moderno.
Infine l’opera d’esordio, “Altana d’Oriente”, edita dalle Edizioni del Leone, a cura di Paolo Ruffilli, come tutta la poesia autentica e pura, magari d’argento se non d’oro… a tutt’oggi – anni Duemila – resta tra le raccolte poetiche più belle e raramente eguagliate del panorama neo-estense: tra Ermetismo e soprattutto Modernismo alla Ezra Pound, Marco Tani, oggi come allora, in pieno feticcio della parola, con operazione nietzschiana recupera il ditirambo in chiave elettronico musicale, la Musica al di là appunto delle parole giustamente (relativamente) azzerate dalla Poesia.

RITRATTI
La mia Street Photography

“Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere”. Robert Doisneau

Andando a zonzo per le strade del mondo, sola con i miei pensieri, prendendo centinaia di aerei che hanno attraversato mille misteriosi e diversi cieli, solcando mari e sedendomi rannicchiata su treni ad alta velocità o su lenti ma pittoreschi regionali, spesso mi sono ritrovata a osservare le persone, immaginando le loro storie, le loro emozioni, le loro vite. Spesso mi domandavo se partivano, se arrivavano, se qualcuno li aspettava, se dietro una finestra illuminata che scorgevo dai finestrini di vagoni vocianti vi era una tavola apparecchiata o una candela solitaria dove nessuno aspettava nessuno.

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Algeria, Tipaza, una coppia di innamorati che sognano

Mi chiedevo se quelle vite pensavano, godevano, piangevano, ridevano, amavano, trepidavano, sognavano, soffrivano o se, in fondo, erano felici. Osservare la gente per strada, di spalle, spesso da lontano, aiuta a immaginare i loro sogni, i nostri sogni. A volte vorremmo condividere con forza pensieri che corrono liberi verso l’orizzonte. In certi momenti basta osservare con amore le persone e sfiorare i loro pensieri per condividerli: sogni di libertà di uomini e di donne di ogni etnia e religione, voglia di scappare via lontano, di vivere un amore difficile e impossibile, non vincolato da culture, tradizioni e limiti. Ecco allora che, passeggiando per le affollate strade di Mosca, aspettando la settimana in cui ad attendermi a casa ci sarebbe stato qualcuno, non un qualcuno qualunque ma Lui, mi viene un’idea. Quella di ripensare alla strada percorsa e di rivedere cosa ho percepito anche attraverso le mie fotografie e le immagini di coloro che, ben più illuminati e noti di me, della strada avevano saputo cogliere la vera essenza e il reale profumo. Un paio di mesi fa, quindi, quando ancora l’aria era tiepida, vicino alla fermata della rossa metropolitana Lubyanka, entravo alla libreria Globus, luogo di ritrovo di ogni curioso lettore che cerchi ispirazione o che semplicemente voglia tuffarsi nel profumo unico della carta stampata e delle incisioni antiche appese alle pareti. Al piano terra si trova lo spazio magico della fotografia – libri per lo più in russo ma c’è anche qualcosa in inglese -, luogo per me davvero ristoratore e mistico, oltre che fonte di genuina e quasi inaspettata felicità, tanti piccoli tunnel illuminati dove cercare come arrivare a toccare e sfiorare il sole che brilla al di fuori della caverna di Platone. Conoscevo la Street Photography e uno dei sui fondatori, Robert Doisneau, per averne visto un’esposizione a Parigi e a Milano, ma volevo saperne di più. Chi di voi non ricorda la foto in bianco e nero del “Bacio” davanti all’Hôtel de Ville, famosa se pur scattata nel 1950, di questo genio dell’anima che aveva trascorso la sua vita nella periferia parigina di Montrouge, fotografando strade e volti sempre diversi? Sono famose le sue foto di bambini vocianti, i cui giochi scherzosi rimangono alla fine sempre seri e degni di grande rispetto. Anche se il padre della Street Photography è considerato Eugene Atget, che lavorò a Parigi dal 1890 fino agli anni venti, e sulla cui vita resta un’aura di mistero, mi ricordavo bene di Doisneau e di alcune foto che io avevo fatto a Parigi nel 2000, oltre ad altre successive dell’Algeria e ad alcune scattate recentemente nella stessa Mosca.

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Mosca Giardino Botanico, signore che legge

Forse, senza saperlo e con modestia, avevo seguito anche io quella corrente, appassionandomi alla strada. Decidevo, quindi, di approfondire, per parlarvene e condividere con voi questo modo di fotografare che sicuramente molti di voi praticano, più o meno inconsciamente. L’idea magari mi era in realtà venuta osservando un signore dalla candida barba che leggeva nel verde Giardino Botanico di Mosca e che avevo immortalato da lontano. Ma mi piaceva. Basta seguire la strada e prima o poi si fa il giro del mondo. Non può finire in nessun altro posto, no? Si può sempre andare oltre, oltre – non si finisce mai. La strada è vita. Stiamo (ri)leggendo alcuni passi di “Sulla Strada”, di Kerouac. Vero. La strada è imprevedibile e vitale. Passatemi il termine un po’ forte e forse non del tutto appropriato, essa può essere straordinariamente ed eccezionalmente ‘eccitante’. Di fronte a quello che mi piace definire il carnevale della strada, si può rimanere senza parole.

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Mosca Parco Sculture, guardando verso il cielo
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Parigi, Champs Elysees, il riposo del guerriero della luce

S’incrociano venditori di ogni cosa e di ogni sorta, pattinatori, donne vestite come diavoli o angeli leggiadri, muratori arrampicati come ragni, pompieri, carpentieri, spazzini, suonatori, cantautori, giardinieri, portieri, gente comune seduta a parlare, tutti con una forte voglia di libertà di essere di esistere, di vivere, respirare, pensare e non pensare, parlare, discutere, litigare, fare pace e poi ancora di correre, mangiare, bere, sognare, volare. Si vede una signora di spalle con il suo zaino colorato pieno di libri e merendine per il nipotino. Si sorride anche a una statua che guarda verso il cielo, come vorresti fare tu, con il naso curiosamente all’insù. Originale, simpatica e accattivante.

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Mosca Giardino Botanico, a spasso col nipote

Ma cos’è allora la Street Photography? Credo che non sia facile ricondurre tale arte a una definizione ma, per semplificare, si potrebbe dire che si tratta di un genere fotografico che riprende situazioni reali e spontanee in luoghi pubblici al fine di evidenziare in maniera artistica alcuni aspetti della società, dove il termine strada si riferisce ad un luogo generico in cui sia visibile l’attività dell’uomo e le sue interazioni sociali. Può trattarsi quindi di un ambiente, un luogo alieno dalle persone, una situazione particolare. Personalmente, preferisco la riflessione del fotografo dell’agenzia Magnum, Bruce Gilden, quando dice che, “If you can smell the street by looking at the photo, it’s a street photograph”. Il potere quindi di riuscire a far “odorare la strada”, il buttarla pesantemente nel vostro quotidiano con un’immagine, rimane, a mio avviso, il valore aggiunto di un’azione che altrimenti chiunque, oggi, con i mezzi digitali disponibili, potrebbe facilmente realizzare. Ci vuole anima, sentimento, pathos nello scattare una bella immagine. Non è facile riuscire a trovare un momento di sincronizzazione fra elementi non correlati fra loro, catturare momenti significativi di espressioni o gesti, di attitudini e pensieri, in una sorta di risposta al mondo quasi viscerale di chi sta cogliendo l’attimo nell’immagine.

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Mosca, Parco Sculture, pensando al mio amore, lo dipingo sui muri

Diventa difficile capire se il tuo scatto ha queste caratteristiche. Ma si prova a condividerlo per vedere se odora, come per me riesce a fare questo riposo parigino di un guerriero che fantastica su un passato glorioso. Un giocoliere. O come forse riesce a fare anche questo cappelluto signore moscovita di spalle che sembra riflettere…. pensando al mio amore magari, quasi quasi, lo dipingo sui muri…

Ci era sicuramente riuscita Vivian Maier, incredibile bambinaia-fotografa nata a New York nel 1926 e morta a Chicago nel 2009, una donna che silenziosamente aveva creato stupendi ritratti che documentavano la vita di uomini, donne, bambini e anziani, di tutte le classi sociali, raccolti lungo le strade di Chicago. Sempre sola e taciturna. Sola con la sua macchina fotografica e i suoi pensieri.

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Mosca, Parco Kolomenskoe, dipingendo nel blu

Volevo farvi partecipi di questa meravigliosa storia di strada, scoperta per caso, volevo dirvelo. Con questa chiudo. Dalle sponde del nord Africa ai parchi fioriti della Russia, passando per le panchine di Parigi, ho voluto condividere con voi momenti e colori, prendendo per mano tante storie umane che ci chiedevano di unirci a momenti di felicità e di voglia di volare insieme. Non ho la pretesa di voler essere un grande fotografo di strada ma volevo percorrere con voi un piccolo tratto di questo cammino. Perché anche tenendosi per mano, dipingendo alle spalle di un parco e di una chiesa ortodossa dalle cupole scintillanti si resta giovani e leggeri e si può disegnare il proprio destino, con forte tratto e decisione.

Fotografie di © Simonetta Sandri, scattate fra Algeria (Tipaza), Russia (Mosca) e Francia (Parigi)

Copparo – Commemorazione vittime del bombardamento campanile

da: ufficio comunicazione Comune di Copparo

Si è svolta ieri mattina (venerdì 30 gennaio) la commemorazione delle vittime del bombardamento del campanile, nel settantesimo anniversario della tragica ricorrenza che ha fatto 93 vittime innocenti. Come sempre molto toccante la cerimonia e le parole del sindaco Nicola Rossi, che stringendosi a superstiti, famigliari e parenti ha detto che «Ricordare questo lutto contribuisce a fare di noi persone migliori, contribuisce a rendere più unita e coesa la nostra comunità, a non spegnere mai i riflettori su temi come pace e fratellanza, in memoria di quelle donne e di quegli uomini deceduti sotto il bombardamento del campanile. La memoria collettiva non è solo ricordare, ma è l’affermazione che quella cosa è importante.» Don Cesare Concas ha accolto in chiesa invitando i tanti famigliari delle vittime nei primi banchi; moltissimi i cittadini presenti e una folta rappresentanza di studenti delle scuole elementari e medie accompagnati dagli insegnanti.
Oltre ai consueti brani sacri interpretati magistralmente da Elena Bellettini e Carla Cenacchi, accompagnati dai musicisti Gianmaria Raminelli, Alberto Zamboni e Romano Tacchini. Due le novità di quest’anno, l’orchestra giovanile della scuola di musica Varos Zamboni e l’intonazione dell’inno nazionale, al termine del discorso del sindaco e cantato dai molti partecipanti alla cerimonia.
L’intenzione dell’amministrazione comunale è quella di fare di questa ricorrenza un appuntamento per i cittadini di Copparo. «Ci sentiamo tutti più vicini a voi, – ha concluso il sindaco rivolgendosi ai famigliari delle vittime – che oggi con la vostra presenza favorite questa comunanza; che va oltre le convinzioni politiche, i credo religiosi e i personalismi di ogni natura, perché essere qui oggi ci fa sentire parte della nostra comunità. Certamente composita, e composta da diverse convinzioni politiche e religiose; ma è così che deve essere una comunità. I nostri princìpi di convivenza si devono basare sull’integrazione, difendendo le nostre identità e le nostre tradizioni, e accogliendo le identità di chi ha diverse abitudini; ma nessuno può permettersi di fare violenza, di uccidere in nome di una diversa convinzione, sia essa politica o religiosa.
E lo dico in questo luogo, perché i luoghi di culto, di qualsiasi fede essi siano devono essere luoghi dove si professa la pace, la tolleranza e non l’odio.»
Il corteo si è poi recato al Sacrario per la deposizione della corona d’alloro accompagnato dalle note del silenzio fuori ordinanza.

Ferrara su Rai News con il concerto per Abbado

E’ un approfondito servizio televisivo di cinque minuti quello che Rai News, il canale all news della Rai visibile sul canale 48, ha dedicato al concerto in ricordo del maestro Abbado che si è tenuto lo scorso lunedì nel Teatro Comunale di Ferrara a lui dedicato. Nel filmato ci sono l’intervista al direttore d’orchestra Daniele Gatti, quella a George Edelman, direttore artistico di Ferrara Musica, e le testimonianze degli orchestrali della Mahler Chamber. Tra un contributo e l’altro, le suggestive immagini della città, una bella promozione per Ferrara. Il racconto è di Paolo Pacitti.

Il servizio si può vedere qui.

claudio abbado - teatro comunale -  concerto - ferrara
Claudio Abbado nel servizio di Rai News

IMMAGINARIO
Castello di arte.
La foto di oggi…

Da oggi apre al pubblico la mostra “L’arte per l’arte”, il riallestimento delle collezioni di Giovanni Boldini e Filippo De Pisis nelle sale del Castello Estense dopo il terremoto che ha reso inagibile Palazzo Massari.

Orari di apertura
Da gennaio a maggio e da settembre a dicembre: 9.30-17.30 (ad esclusione dei lunedì non festivi di gennaio, ottobre, novembre e dicembre). Da giugno ad agosto: 9.30-13.30 / 15.00-19.00 (ad esclusione dei lunedì non festivi di luglio e agosto). Chiuso 25 dicembre.

Informazioni e biglietteria
Tel. 0532 299233
castello.estense@provincia.fe.it
www.castelloestense.it

Prenotazioni gruppi e visite guidate
0532 244949
diamanti@comune.fe.it

Qui il sito con tutte le informazioni.

Qui l’articolo di Federica Pezzoli con l’intervista alla curatrice della mostra Maria Luisa Pacelli.

OGGI – IMMAGINARIO ARTE

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

quadri di Boldini nella Sala del Governo  (foto di Dino Buffagni)
quadri di Boldini nella Sala del Governo (foto di Dino Buffagni)
arte - castello - ferrara - de pisis - boldini - mostra
quadri di De Pisis nei Camerini del P rincipe (foto di Dino Buffagni)
arte - castello - ferrara - de pisis - boldini - mostra
quadri di Boldini nella Sala del Governo (foto di Dino Buffagni)

GERMOGLI
L’uditore.
l’aforisma di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

William_Howard_TaftAspettiamo di sapere chi ascolterà gli altri parlare.

“Che sia dannato se non mi sto stancando di questo. Sembra che il mestiere di Presidente sia semplicemente quello di ascoltare gli altri parlare.”  (William Howard Taft)

Banche e fondazioni che cambiano

da: organizzatori

Banche e fondazioni che cambiano: un’occasione per la crescita delle comunità locali.

E’ il titolo dell’incontro in programma lunedì 2 febbraio, alle 17, alla Sala d’Onore di Palazzo Roverella. Organizzato dall’Associazione Attiva Ferrara, col sostegno di Confartigianato, l’evento mira a indurre una riflessione sul ruolo di banche e fondazioni in una fase di transizione come l’attuale, tra pressioni europee e necessità di riforme interne. In un momento tanto difficile l’intero nostro sistema produttivo attende risposte chiare e forti che individuino scelte concrete per una positiva e rapida ricaduta sull’economia reale. Percorso ineludibile per recuperare quel necessario rapporto di fiducia tra aziende e istituti di credito che da tempo si è andato sempre più deteriorando. Ad introdurre i lavori saranno Marcella Pacchioli, Presidente dell’Associazione Attiva Ferrara “Cervelli in Movimento”, e Giuseppe Vancini, Segretario Generale Confartigianato. Si succederanno gli interventi di Carlo Alberto Roncarati, Presidente Carice; Gianfranco Ragonesi, vice Presidente Fondazione Carisbo nonché Direttore Generale Confartigianato e Federimpresa Emilia Romagna; Francesco Caputo Nassetti, Avvocato e Docente di Diritto Bancario all’Università di Ferrara; Alessandro Del Castello, condirettore Acri. A chiudere i lavori sarà l’onorevole Giorgio La Malfa. L’incontro sarà moderato da Cristiano Bendin, responsabile della redazione ferrarese de Il Resto del Carlino.

Planck: nessuna prova per le onde gravitazionali

da: ufficio comunicazione ed eventi Unife

Studio internazionale con la partecipazione di Unife

Dall’analisi congiunta dei dati raccolti dal satellite Planck dell’ESA dallo spazio e, da terra, dagli esperimenti BICEP2 e Keck Array, contrariamente a quanto annunciato la primavera scorsa dal team dello stesso BICEP2, non è emersa alcuna prova certa della presenza di onde gravitazionali risalenti al Big Bang. Allo studio hanno contribuito anche scienziati del Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università di Ferrara.
Erano l’impronta delle onde gravitazionali primordiali, quelle particolari conformazioni dette “modi-B” che il 17 marzo scorso l’esperimento BICEP2 annunciò d’aver intravisto nella polarizzazione del fondo cosmico a microonde? Per rispondere, il team del satellite Planck dell’Agenzia spaziale europea (ESA) e quello del telescopio situati al Polo Sud BICEP2 hanno unito le forze e messo in comune i dati raccolti – compresi quelli del Keck Array, altro telescopio antartico. Ma la conclusione alla quale sono giunti è che non si può ancora offrire alcuna risposta certa: la contaminazione da polvere galattica è risultata molto più alta di quanto inizialmente stimato dagli scienziati di BICEP2, e comunque troppo elevata per poter confermare la presenza o meno d’una traccia d’origine primordiale.
Il segnale elettromagnetico catturato e analizzato dai tre esperimenti è la cosiddetta CMB, o radiazione di fondo cosmico a microonde. Scoperta esattamente 50 anni fa dai premi Nobel Arno Penzias e Robert Wilson, la CMB è la prima luce che mai sia stata emessa nel corso dei 13,8 miliardi di anni di storia dell’universo: risale ad appena 380 mila anni dopo il Big Bang. La mappa a tutto cielo della CMB, tracciata con una precisione senza precedenti grazie alle osservazioni del telescopio spaziale Planck, ha già permesso un’ampia gamma di nuove scoperte scientifiche sull’universo primordiale.
Ma prima ancora? Per tentare di risalire più indietro nel tempo, gli astronomi si concentrano su una particolare caratteristica del fondo cosmico a microonde: la polarizzazione. La luce è polarizzata quando le onde elettromagnetiche vibrano preferibilmente in una certa direzione, invece che in tutte le direzioni indistintamente come avviene nel caso della luce non polarizzata. Ebbene, uno tra i fenomeni che potrebbero aver impresso impronte caratteristiche – a forma di riccioli, dette “modi B” – nella polarizzazione della CMB sono appunto le onde gravitazionali primordiali: piccole perturbazioni nel tessuto dello spazio-tempo. Perturbazioni prodotte durante l’inflazione, una brevissima fase d’espansione accelerata che, stando alle attuali teorie, l’universo avrebbe attraversato negli istanti immediatamente successivi al Big Bang, quando aveva appena una frazione di secondo.
«La ricerca di questa traccia unica dell’universo primordiale è tanto difficile quanto emozionante, poiché si tratta d’un segnale assai debole, nascosto nella polarizzazione della CMB, che a sua volta rappresenta nient’altro che una piccola frazione della luce totale», dice il project scientist di Planck Jan Tauber, dell’ESA.
Ed è proprio la traccia che nei primi mesi del 2014 un altro team di astronomi, quello appunto di BICEP2, riteneva d’avere individuato. Nei dati raccolti osservando la polarizzazione della CMB su una piccola zona del cielo con BICEP2 e con il Keck Array, i ricercatori avevano intravisto qualcosa d’inedito: motivi con tutta l’aria d’essere “modi B” s’arricciavano sulla porzione di cielo osservata, occupando ciascuno un’area corrispondente a più o meno il doppio di quella coperta dalla Luna piena. Ma ciò che più fece scalpore è che le prove presentate dal team di BICEP2 suggerivano, come interpretazione privilegiata per l’origine di quei segnali, proprio le onde gravitazionali primordiali. Suscitando così un notevole clamore sia nella comunità scientifica sia, più in generale, sui media e nel grande pubblico.
Tuttavia, i “modi B” possono essere impressi nella polarizzazione anche da un altro fenomeno, meno esotico e tutt’altro che primordiale: la polvere interstellare presente nella nostra galassia, la Via Lattea. E rimuovere la contaminazione del segnale polarizzato prodotto dalla polvere – in termini tecnici, separare il foreground (in questo caso, appunto, la polvere) dal background – è un’operazione alquanto delicata, che richiede un’attenta analisi.
«Quando rilevammo per la prima volta il segnale», ricorda ora John Kovac, della Harvard University (USA), responsabile di BICEP2, «ci affidammo ai modelli d’emissione di polvere galattica disponibili all’epoca. Modelli che sembravano indicare che la regione di cielo scelta per le osservazioni presentasse un contributo in polarizzazione dalla polvere assai inferiore al segnale da noi rilevato». In altre parole, avendo osservato un’area ritenuta relativamente incontaminata dalla polvere, il team BICEP2 aveva interpretato il segnale come di probabile origine cosmologica.
Il problema è che i due esperimenti terrestri – BICEP2 e il Keck Array – lavorano su una singola frequenza a microonde (150 GHz), il che rende pressoché impossibile separare le emissioni di foreground da quelle di background. Operazione, questa, invece alla portata di Planck, che avendo osservato l’intero cielo su ben nove canali di frequenza (sette dei quali con rivelatori sensibili alla polarizzazione) è in grado di separare dal segnale cosmologico i vari contributi della galassia, sia ad alta frequenza (polvere, rilevabile con lo strumento HFI) che a bassa frequenza (emissione da elettroni e da grani di polvere, rilevabile con lo strumento LFI).
Ebbene, non appena le mappe dell’emissione polarizzata dovuta alla polvere galattica prodotte da Planck sono state rese pubbliche, è apparso subito evidente che il contributo di foreground – la contaminazione da polvere, appunto – poteva essere assai più elevato di quanto atteso. In particolare, i dati pubblicati da Planck nel settembre scorso hanno mostrato, per la prima volta, quanto l’emissione polarizzata dovuta alla polvere risulti significativa sull’intero cielo: con livelli compatibili – anche nelle regioni più pulite – al segnale rilevato dal BICEP2.
I team di Planck e BICEP2 hanno così deciso d’unire le forze, anche per sfruttare al meglio l’evidente complementarietà fra i due strumenti – la capacità del satellite ESA d’osservare l’intero cielo su più frequenze da una parte, e la maggiore sensibilità degli esperimenti da terra dall’altra. Le conclusioni, rese pubbliche oggi e raccolte in un articolo appena sottoposto alla rivista Physical Review Letters, sono il risultato di questo impegno congiunto. «Abbiamo dimostrato che, una volta rimossa l’emissione della polvere galattica, la prova della rilevazione di “modi B” primordiali non è più così solida. Purtroppo, dunque, non possiamo confermare che quel segnale rappresenti davvero un’impronta dell’inflazione cosmica», spiega Jean-Loup Puget, dell’Institut d’Astrophysique Spatiale di Orsay (Francia).
«Abbiamo comunque avuto l’ennesima conferma delle eccezionali capacità di Planck, che proprio grazie alla sua capacità d’osservare l’intero cielo in nove frequenze ha permesso d’arrivare a una conclusione condivisa. Ed è bene sottolineare che, pur non avendo trovato – in queste che sono senza alcun dubbio le migliori osservazioni della polarizzazione della CMB attualmente disponibili – una prova convincente della presenza d’un segnale dovuto alle onde gravitazionali primordiali», chiarisce Reno Mandolesi, professore a contratto dell’Università degli Studi di Ferrara, responsabile di LFI, l’altro strumento a bordo di Planck, «ciò non invalida in alcun modo l’ipotesi dell’inflazione cosmica».
Allo studio hanno partecipato anche scienziati del Dipartimento di Fisica e Scienza della Terra dell’Università di Ferrara: oltre al citato Reno Mandolesi, anche Paolo Natoli, professore associato, e Massimiliano Lattanzi, assegnista di ricerca. “Lo studio delle onde gravitazionali primordiali è un punto di contatto assolutamente notevole tra cosmologia e fisica fondamentale. Siamo orgogliosi di contribuire, come Dipartimento, a una tematica davvero alla frontiera della ricerca fisica, a livello mondiale”, chiosa il direttore del Dipartimento FST, prof. Roberto Calabrese.
Insomma, la caccia al segnale che potrebbero aver lasciato le onde gravitazionali primordiali – che in base ai risultati di questo lavoro congiunto non dovrebbe superare la metà di quanto ipotizzato in precedenza da BICEP2 – non si arresta.

Contatti per informazioni e interviste:

Ufficio Comunicazione ed eventi dell’Università di Ferrara avvisi@unife.it , +39 0532 293243

Paolo Natoli, Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra, Università di Ferrara paolo.natoli@unife.it , +39 0532 974244 , +39 339 8052386

Allegati:
Mappa del contributo italiano a Planck
Fotografia con due degli scienziati di Planck (Paolo Natoli, a sx, Università di Ferrara e Reno Mandolesi, a dx, associato INAF nonché responsabile dello strumento LFI) intenti ad analizzare la nuova misura in polarizzazione
Immagine ottenuta tramite Planck della porzione di cielo osservata da BICEP2:

L’immagine mostra una porzione del cielo australe, ed è stata ottenuta con le osservazioni effettuate dal satellite Planck dell’ESA a lunghezze d’onda submillimetriche e nelle microonde. La scala cromatica rappresenta le emissioni dalla polvere, una componente minore ma comunque importante del mezzo interstellare che pervade la Via Lattea. Le linee indicano invece l’orientamento del campo magnetico galattico, rilevato misurando la direzione della luce polarizzata emessa dalla polvere. L’area tratteggiata identifica una piccola regione di cielo osservata da BICEP2 e dal Keck Array, due esperimenti situati al Polo Sud, nella quale era stata ipotizzata una possibile presenza dei “modi B” primordiali. Ma l’analisi congiunta dei dati raccolti da BICEP2, dal Keck Array e da Planck ha ora dimostrato che si tratta probabilmente d’un segnale non di natura cosmologica, bensì generato dalla polvere della Via Lattea. L’immagine mostra infatti che, sebbene l’emissione dovuta alla polvere sia assai più elevata in corrispondenza del piano galattico (nella parte superiore del riquadro), è comunque presente in modo non trascurabile anche nelle restanti porzioni di cielo.

La piccola chiazza rossastra, in alto a destra rispetto al campo di BICEP2, mostra invece l’emissione della polvere della Piccola Nube di Magellano, una galassia satellite della nostra Via Lattea.

A Unife il forum dell’orientamento

da: ufficio comunicazioni ed eventi Unife

Il 3 e il 4 febbraio l’Università di Ferrara presenta agli studenti delle scuole superiori i corsi di studio e i servizi offerti per l’anno accademico 2015/2016

Al via uno degli appuntamenti più attesi dai futuri studenti dell’Università di Ferrara. Martedì 3 e mercoledì 4 febbraio dalle 8.30 alle 13.30 al Polo Chimico Bio Medico (via Luigi Borsari, 46), il Forum dell’Orientamento Unife aprirà le porte agli studenti delle scuole superiori di tutta Italia.
Alla due giorni le future matricole potranno trovare tutti gli strumenti utili per una scelta consapevole dei propri studi universitari. Agli stand docenti, Manager Didattici e studenti già iscritti, forniranno informazioni dettagliate sui corsi di studio e sulle opportunità professionali, mentre per gli studenti ancora indecisi, il personale dell’Unità Orientamento e Tutorato sarà a disposizione per fornire un supporto alla scelta del percorso di studio da intraprendere.
E per conoscere più a fondo l’offerta didattica Unife, al Forum sarà possibile assistere tra le ore 9 e le ore 13.30 alle presentazioni dei corsi di studio tenute direttamente dai docenti e dal personale dei corsi.
Per l’anno accademico 2015/2016 l’Ateneo di Ferrara propone ai diplomati di scuola secondaria, un’offerta didattica costituita da 38 corsi di laurea triennali e magistrali a ciclo unico, alcuni con sedi distaccate, a cui si aggiungono 19 corsi di laurea magistrali biennali, a cui accedere dopo il titolo triennale. Rispetto allo scorso anno, sono inoltre aumentate le possibilità di accesso a programmi di doppio titolo con Università straniere, per favorire l’internazionalizzazione dei percorsi universitari.
Accanto agli stand dedicati ai corsi di studio, saranno presenti anche quelli dei servizi di Ateneo come l’Unità Orientamento e Tutorato, il Job Centre, il Sistema Bibliotecario di Ateneo, il Centro Universitario Sportivo ed Er-Go, Azienda Regionale per il Diritto agli Studi Superiori che fornirà informazioni sui benefici economici erogati dalla Regione Emilia Romagna. Non solo. Presenti anche i punti di ascolto delle Associazioni studentesche, di Informagiovani, di alcuni operatori economici per gli alloggi, degli Enti di servizio civile (CoPrESC) e del Comune di Ferrara che presenterà la nuova carta giovani regionale youngERcard. A presentare le proprie attività saranno anche saranno anche le sezioni di Ferrara delle Associazioni ADMO ed AIDO, la Fondazione Enrico Zanotti che, insieme al CUS ha recentemente stipulato una convenzione, voluta da Unife per sviluppare la cultura e la sensibilità della comunità locale nei confronti della donazione di organi, tessuti e cellule.
Ad accogliere i visitatori all’ingresso, alcuni studenti dell’Istituto “L. Einaudi” di Ferrara.
La partecipazione al Forum dell’orientamento è libera e non è necessaria l’iscrizione.
In foto, un momento del Forum dell’Orientamento Unife 2014
Per informazioni e aggiornamenti: www.unife.it/orientamento

Comunicato Stampa del Coordinamento Regionale dell’Emilia Romagna di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

da: Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

“Un intervento che non esito a definire storico, senza precedenti”, così ha dichiarato il Procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti, nel corso della conferenza stampa di presentazione di “Aemilia”, la maxi operazione che ha portato a 117 richieste di custodia cautelare, quasi tutte eseguite e ad oltre 200 indagati. Ammonta a oltre 100 milioni di euro il valore dei beni confiscati.
Il tutto è partito da un’indagine condotta dalla Procura distrettuale antimafia di Bologna, poi estesa ad altre Procure, quella di Catanzaro e Brescia. Altri 46 sono stati i provvedimenti di custodia cautelare emessi da queste ultime Procure.
Al centro dell’inchiesta il clan Grande Aracri di Cutro, presente da anni, con propri rappresentanti, in Emilia Romagna. Numerosi i capi d’imputazione, dal riciclaggio all’estorsione, dall’usura all’intestazione fittizzia di beni, all’emmissione di fatture false, all’associazione di stampo mafioso.

Non ci sono più alibi per chi continua a non vedere, a non sentire, a non parlare!
L’Emilia felice, Regione “ esente da mafia”, non esiste da anni, ammesso che, nel lontano passato, lo sia effettivamente stata.
Da decenni, evidenti sono i segnali di un progressivo radicamento della criminalità organizzata nella nostra Regione. Recenti sono, inoltre, i dati pubblicati dal Ministero dell’Interno. Nel periodo Settembre 2013-Luglio 2014 sono stati dodici i beni definitivamente confiscati nella nostra regione, su un totale confiscato, negli anni di funzionamento della legge, di circa un centinaio, ed ancora, 448, per un valore complessivo di 21 milioni di euro, sono stati i beni sequestrati. Questi dati pongono l’Emilia Romagna fra le prime sei regione italiane ed al primo posto fra quelle al nord del Lazio.
Quindi: Emilia svegliati!
Siamo riconoscenti alla Magistratura e alle forze dell’ordine per lo splendido lavoro che stanno facendo ma siamo fermamente convinti che questo lavoro deve essere accompagnato contemporaneamente e nel minor tempo possibile, da un vero e proprio rinascimento etico, un sussulto di voglia di corresponsabilità, di condivisione e di continuità dell’agire, da parte della nostra intera comunità regionale.
Dall’associazionismo sindacale, al mondo dell’informazione, dalle istituzioni al mondo della politica, dell’imprenditoria, della scuola, degli associazionismi ambientale, culturale, sportivo; insomma, da tutta la nostra comunità deve alzarsi forte il grido: Basta, non ne possiamo più, smettetela!
Il prossimo 21 Marzo, a Bologna, verrà celebrata la XX edizione della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
Saranno tantissime le persone, provenienti da tutt’Italia.
Saranno a Bologna per ricordare le vittime innocenti delle mafie e per assumere, nei loro confronti, l’impegno a continuare nelle azioni di contrasto alla criminalità organizzata.
E allora è importante essere in tanti ed ancora di più.
Chiediamo, a tutti coloro che possono, di unirsi a noi, quel giorno, per offrire una carezza ai famigliari delle vittime. Vogliamo costruire una barriera solida, in grado di respingere gli attacchi delle mafie. Ogni persona presente, quel giorno, in Piazza, rappresenterà uno dei mattoni indispensabili per la sua costruzione.
Aiutiamoci a costruirla.
Lo dobbiamo a tutti noi, ma, in particolare, alle vittime innocenti delle mafie e ai tanti famigliari che verranno a Bologna il prossimo 21 Marzo 2015.

Per Libera Emilia Romagna
Daniele Borghi

Una fiaba antica con pupazzi e burattini

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Domenica 1 febbraio torna alle ore 16 a Palazzo Bellini l’appuntamento con la rassegna teatrale per ragazzi “Pomeriggi a teatro con mamma e papà”. Sulla scena troveremo uno dei talenti emergenti del panorama teatrale nazionale dedicato ai ragazzi, “Il Laborincolo”, una compagnia di professionisti, attiva da un decennio, prevalentemente impegnata nel teatro di figura. Il ruolo principale della compagnia è quello di Marco Lucci (burattinaio), al quale si aggiunge puntualmente quello di Eva Haussegger (scenografa) e tanti altri talenti che di volta in volta, tra musicisti e registi compartecipano alla realizzazione degli spettacoli. Domenica in sala polivalente “San Pietro” assisteremo allo spettacolo “7in1 colpo”, una fiaba antica, sottesa tra la raccolta dei Fratelli Grimm e la tradizione orale umbra, proposta in una piccola originale messinscena con burattini, figure e pupazzi di grandi e piccoli. La trama si sviluppa su un grande equivoco, che porterà il protagonista a sfidare un nemico pericoloso e temibile. Si tratta di uno spettacolo da palco di grande spessore, che saprà regalare tra colpi di scena e suspense divertimento ed emozioni ad un pubblico di tutte le età. La biglietteria resterà aperta sin dalle ore 15. Informazioni e prenotazioni al 349/0807587 con possibilità di prevendita on-line. Il programma completo della rassegna è disponibile su www.comacchioateatro.it. Nelle prossime due domeniche, 8 e 15 febbraio la rassegna teatrale lascerà il posto alla quarta edizione del Carnevale sull’acqua. Il quarto ed ultimo appuntamento con “Junior!” avrà luogo domenica 22 febbraio alle ore 16 e vedrà in scena i burattini di Massimiliano Venturi, che è anche direttore artistico dell’intera rassegna di successo “Comacchio a teatro”, con l’impedibile nuovo spettacolo “Arlecchino e Sganapino fiocinini.”

“Ascom una Rete che ti mette in Luce” la Campagna associativa 2015 – prima tappa a Cento (FE) il 29/01

da: ufficio stampa Ascom Ferrara

Un’ attenta platea di imprenditori, commercianti, rappresentanti del sistema bancario del territorio ha fatto da cornice al primo appuntamento “Ascom, una Rete che ti mette in Luce”, la campagna associativa del 2015. La prima tappa su tutta la provincia è stata nel tardo pomeriggio di giovedì 29 gennaio a Cento nelle sale dell’Antica Osteria da Cencio (in via Provenzali). “Questa tour itinerante che parte proprio dalla nostra città – ha aperto il presidente dell’Ascom centese Marco Amelio – è una grande occasione di incontro e di sensibilità. E’ un opportunità per avere un quadro degli strumenti a disposizione degli associati. A chi mi chiede il valore dell’Associazionismo rispondo che Confcommercio ha consentito in questi 70 anni al Terziario la possibilità di svilupparsi. La nostra Associazione è in grado di sostenere lo sviluppo di questo territorio se messa nella condizione di condividere progetti ed idee perchè nessuno lavorando da solo ha la bacchetta magica”.
Un’ occasione di incontro che ha visto il direttore generale Davide Urban illustrare le attività di Ascom: “La nostra associazione si muove da un lato con una politica di incremento dei servizi sul mondo del lavoro e di sportelli mirati – come l’ultimo nato dedicato al Franchising – e per altro verso con una politica di eventi mirata atta a sostenere le attività di vicinato e nei centri storici. Insomma, noi ci siamo e siamo pronti a fare il nostro lavoro a fianco delle imprese ed a difesa della loro libertà – e tra le battaglie condotte Urban ha ricordato ad esempio – il nostro lavoro per regolamentare e calenderizzare le sagre ma solo quelle vere ed autentiche”.
Un appuntamento importante che – con il saluto dell’Amministrazione Comunale con l’assessore al Commercio Busi -proprio in omaggio allo slogan della campagna associativa ha visto illustrare da Dalia Bighinati di Telestense la convenzione e le specifiche scontisitche messe a disposizione degli associati dalla stessa emittente e da Rete Alfa, integrando portali web, tv e radio.
A seguire Barbara Arbizzani (Cofiter, il principale Consorzio Fidi del Terziario in Regione) ha spiegato lo strumento di microcredito diretto in collaborazione con il Fondo Europeo di Investimenti con un plafond complessivo di tre milioni di Euro per un importo massimo erogabile (a singola attività) di 25mila euro a sostegno di idee e progetti innovativi.
Nuove possibilità di credito connesse alla formazione professionale del Terziario sono state illustrate da Barbara Gumieri di Iscom (ente formativo di Ascom) che ha elencato le iniziative specifiche dedicate alla città del Guercino e all’Alto Ferrarese richiamando l’esigenza di fare rete

Il 3 febbraio seminario Cna per le imprese della meccanica

da: ufficio stampa Cna Ferrara

Fare di più con meno risorse per competere al tempo della crisi

“Fare di più con meno risorse” è il titolo del seminario in programma per martedì 3 febbraio, alle ore 18,00, presso la sede provinciale della Cna (via Caldirolo, 84 – Ferrara), organizzato da Cna Produzione ed Ecipar (Area consulenza manageriale), con l’obiettivo di fornire ai partecipanti un’opportunità per conoscere e approfondire i principi, i metodi, le tecniche, ma soprattutto i benefici derivanti dal miglioramento delle performance aziendali. L’iniziativa è rivolta alle imprese della meccanica. “Oggi più che mai – sostiene Amelia Grandi, responsabile di Cna Produzione – è indispensabile ripensare le modalità di gestione dell’azienda, riducendo costi ed eventuali sprechi, per aumentare la produttività ed essere più competitivi”.

Comacchio Soccorso: comunicato stampa a seguito dei recenti fatti di cronoca

da: Comacchio Soccorso

Comunicato stampa del 30 gennaio 2015

A seguito delle notizie comparse sulla stampa locale siamo a precisare ed a chiarire quanto segue.

Per quanto concerne il servizio di trasporto infermi dopo dimissione ospedaliera, siamo ad informare che è effettuato sia da volontari che da privati, da enti accreditati dalla Regione Emilia–Romagna e non: l’accreditamento non è obbligatorio per questa tipologia di servizio.
Per quanto concerne i criteri di accreditamento, dettati dalla Regione, essi sono validi per tutti i veicoli, compresi quelli pubblici dell’azienda USL di Ferrara, sia in servizio come “emergenza-urgenza” (ovvero in appoggio al 118) e sia in servizio come “ordinari” (ad esempio per i trasferimenti extra-ospedalieri). Proprio per tale motivo anche l’Ausl di Ferrara, come le associazioni e le cooperative (CIDAS), è stata oggetto di accreditamento.
Nel caso del trasporto infermi dopo dimissione ospedaliera, siamo allibiti nel leggere quanto pubblicato da La Nuova Ferrara, martedì 28/01, nei confronti del volontariato “….. Un sistema che sta mostrando da anni tutti i suoi limiti proprio a causa della natura volontaria del servizio, che soprattutto nelle ore serali e nel week end non risulta di fatto disponibile per i più svariati motivi…..”. Troviamo invece adeguate le parole dell’assessore alla sanità di Ferrara, dottoressa Chiara Sapigni, che sottolinea l’importanza del volontariato, un mondo fatto di persone che portano aiuto e sostegno, un sostegno messo in atto da associazioni, non a scopo di lucro, spinte da generosità, altruismo ed interesse per il prossimo. Si sottolinea con forza che le associazioni sono completamente autofinanziate per il servizio di trasporto infermi dopo dimissione ospedaliera, senza ricevere contributo alcuno (ne dall’azienda USL di Ferrara o dalla Regione Emilia–Romagna). Il contributo economico, richiesto all’utenza, è necessario affinché questo servizio non scompaia veramente, e le relative differenze di costo, da associazione ad associazione, sono attribuibili alla non omogeneità strutturale (affitti diversi, distanze chilometriche diverse, ecc) delle associazioni esistenti. Contrariamente a quanto si possa pensare, fra l’azienda ospedaliero–universitaria di Ferrara e le associazioni di volontariato, non vi sono convenzioni, o contratti, in essere (smentiamo categoricamente, così come fa il direttore generale del Sant’Anna dott. Gabriele Rinaldi, voci tendenziose circolanti in tal senso). Gli orari presenti sul foglio, citato dalla Nuova Ferrara, sono frutto di un protocollo d’intesa, con l’Arcispedale Sant’Anna: situazione totalmente dissimile alle convenzioni in essere con l’azienda USL di Ferrara, che vedono coinvolto anche il mondo delle cooperative (CIDAS) che però non pratica tale servizio. Sia ben chiaro, come volontari il servizio lo eroghiamo e lo continueremo ad erogare, al massimo delle nostre possibilità che non sono illimitate.

Spendiamo alcune parole per la dottoressa Patrizia Fabbri del Sant’Anna: scaricare l’intera responsabilità sul volontariato, gettando fango sui volontari dicendo che “non sanno organizzarsi”, non risolverà certo il problema di un servizio che comunque è rivolto all’intera popolazione che si rivolge ad un ospedale pubblico, che non si può esimere con così tanta semplicistica disinvoltura.

Ricordiamo che se Ferrara ha potuto attivare la tanto declamata quinta ambulanza è stato grazie ai ridotti importi chiesti dal volontariato ferrarese, rispetto al privato, affermazione che trova fondato riscontro anche nei comunicati ufficiali dell’azienda USL di Ferrara (citata in quanto ente preposto). Per quanto riguarda le esternazioni di alcuni gruppi politici che escono al grido di “….. verificare se sono disponibili soluzioni più affidabili…..” è un vero e proprio insulto a tutto il volontariato della provincia di Ferrara, un sistema che mai ha tradito i propri valori. Se poi questi signori intendono dire che soluzioni più affidabili siano paragonabili a sovvenzioni pubbliche allora abbiamo l’ennesimo “uovo di Colombo”: è evidente che con più soldi si possono mettere in campo più mezzi siano essi afferenti al volontariato od al privato per erogare un servizio più capillare. La domanda però che ci si deve porre è se gli Enti Pubblici abbiano davvero queste risorse da poter investire.

Mentre dalla Nuova Ferrara, di mercoledì 29/01, leggiamo ancor più amareggiati che, oltre ad averci gettato fango addosso nei giorni scorsi, è già iniziato un “processo mediatico” che ci imputa tra le righe di “interruzione di pubblico servizio”.

In tanti anni di servizio le associazioni di volontariato della provincia di Ferrara, oggi ancora esistenti e che operano sulle ambulanze, non sono mai state indagate per interruzione di pubblico servizio (l’Ausl di Ferrara potrà tranquillamente confermare ciò): il “processo mediatico” che si è attivato sta mettendo a dura prova questa forma di volontariato che comunque continuerà ad erogare al meglio i propri servizi dedicati all’utenza.

Dal momento che riteniamo tutto ciò gravissimo, ci riserviamo di agire anche nelle opportune sedi, dal momento che non siamo più disposti ad essere infangati. Non abbiamo dimenticato di certo il caso del picchetto organizzato da CGIL e CISL in difesa di CIDAS, dinnanzi all’azienda USL di Ferrara ove fu distribuito un volantino palesemente contro il volontariato: dove si ritraeva l’Ausl come un boia mascherato che, con la scure in mano, dice “….. taglio del lavoro dipendente!!! …..” e sotto una lapide con su scritto “….. R.I.P. lavoro pagato…..” con del sangue che vi sgorga sul quale campeggia la dicitura “….. volontariato…..”, un vero e proprio insulto a tutti i volontari.

Ci dispiace moltissimo per quanto accaduto al sig. Oreste Mazzuccato, e sposiamo la dichiarazione dell’assessore alla sanità del Comune di Ferrara dottoressa Chiara Sapigni.

Sottoscrivono il documento:

Assistenza Pubblica Estense (APE)

Voghiera Soccorso

Volontariato Barbara

Pubblica Assistenza Città di Portomaggiore

Gruppo Nico Soccorso

Pubblica Assistenza Città di Ferrara

Pubblica Assistenza Valle Pega

Pubblica Assistenza Comacchio Soccorso

Sottoscrivono anche i seguenti enti privati a sostegno del volontariato:

Croce Bianca E.R. AMBULANZE

Life soccorso

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Due corsi di formazione per guardie giurate volontarie ittiche e venatorie.

da: ufficio stampa Provincia di Ferrara

Iscrizioni entro le ore 13 di lunedì 16 febbraio 2015

Su richiesta del nucleo provinciale di Legambiente Emilia-Romagna la Provincia di Ferrara ha indetto due corsi di formazione per “Guardie particolari giurate ittiche volontarie” e per “Guardie particolari giurate venatorie volontarie”.
La finalità dei due percorsi formativi è ottenere l’attestato d’idoneità in materia di vigilanza venatoria e ittica.
I corsi sono rivolti a chi è già in possesso di Decreto Prefettizio di guardia particolare giurata zoofila volontaria.
Le domande di ammissione, in carta legale, dovranno essere indirizzate e presentate entro le 13 di lunedì 16 febbraio 2015 agli uffici del servizio Agricoltura sostenibile Caccia ed Aree protette della Provincia (Viale Cavour, 143 – 44121 Ferrara).
Il modulo della domanda è scaricabile dal sito della Provincia di Ferrara (www.provincia.fe.it), oppure si può richiedere chiamando il numero 0532.299721, o all’indirizzo: claudio.rizzatello@provincia.fe.it .
I corsi si svolgeranno dal 23 febbraio fino a marzo 2015 nelle seguenti sedi: sala semicircolare in via Marconi, 39 Ferrara (sede della Protezione Civile) e sala conferenze della Manifattura dei Marinati in Corso Mazzini a Comacchio.

Lungo il dolce gigante con la prima Granfondo del Po

da: Consorzio Visit Ferrara

Il 1° marzo 2015 parte da Ferrara la gara su due ruote lungo 133 km, tra percorsi pianeggianti e scenari naturali unici.

Dalla capitale italiana della bicicletta parte lungo il Grande Fiume, tra paesaggi naturali sempre diversi, la prima Granfondo del Po, una gara senza salite, ma dove atleti e appassionati si sfideranno su due ruote a tutta velocità lungo 133 km su strada attraversando il vento del “dolce gigante”. L’appuntamento è a Ferrara il 1° marzo 2015, ai piedi delle storiche mura della città rinascimentale Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Il percorso si sviluppa su una delle ciclovie più lunghe d’Italia, snodandosi tra campagne, piccoli borghi, musei e la sorprendente natura del Parco del Delta del Po tra isole, lagune e specchi d’acqua variegati dove vivono più di 370 specie di uccelli e fenicotteri rosa.
Dunque, a partire dalla città estense (ore 9.00) si attraversa il fiume in località Pontelagoscuro, per entrare nella Provincia di Rovigo ed imboccare l’argine sinistro. Si prosegue fino ad Adria – la cittadina che si affacciava sul mare, tanto che greci ed etruschi ne fecero il più importante porto commerciale (non è un caso che il mare si chiami Adriatico) – fino a raggiungere il Polesine. Si torna così nella Provincia di Ferrara ad Ariano per poi risalire l’argine destro del fiume e tornare nella città Unesco.
La Granfondo del Po è occasione per esplorare il territorio della Provincia ferrarese, il prezioso centro storico estense, i suggestivi ponti di Comacchio, le residenze rinascimentali e i sapori della cucina locale che nascono dalle campagne.
Per partecipare la quota fino al 31 gennaio è di 25 euro a persona, dal 1° al 26 febbraio 30 euro, da venerdì 27 al 1° marzo 35 euro.
Già il 28 febbraio aprirà un’area accoglienza (dalle 10.00 alle 19.00) nel centro di promozione sociale “Il Parco” a Ferrara, dove sarà possibile degustare vini e prodotti tipici. La premiazione invece si svolgerà alle 15.00 del 1° marzo. L’orario di arrivo della Granfondo Po è previsto intorno alle 13.00. Per maggiori informazioni www.granfondodelpo.it

Il pacchetto di 2 giorni – di Ferraralink di Link Tours – prevede l’arrivo sabato 28 febbraio, quando nell’area accoglienza, dopo il perfezionamento dell’iscrizione, si potranno degustare prodotti tipici, mentre un mago farà divertire i bimbi. Alle 19.00 si può esplorare il centro storico con gli instagrammers. Il 1° marzo dopo la colazione in hotel, chi partecipa alla gara si prepara alla partenza, mentre i “tifosi” hanno a disposizione una bicicletta e una guida per scoprire le storie che si celano dietro ai palazzi e monumenti di Ferrara. Al rientro nell’area della gara ad attendere tutti ci sarà un rinfresco e poi il pranzo. Il prezzo a persona in hotel a 3 stelle in camera doppia è da 55 euro a notte (una notte in più costa 42 euro), in tripla da 50 euro. Scegliendo un hotel a 4 stelle si spendono 60 euro in doppia e 55 in tripla. Le quote comprendono anche deposito biciclette, camera di servizio fino alle 17.00, buono sconto sull’acquisto di foto della Granfondo del Po.

Tanti sono anche gli itinerari cicloturistici organizzati dall’agenzia viaggi Link Tours per scoprire la Provincia di Ferrara, dove le strutture ricettive sono attrezzate con servizi ad hoc per i ciclisti: mappe da manubrio, noleggio bici, trasporto bagagli tra una tappa e l’altra. Consigli sui percorsi più entusiasmanti sono a disposizione di tutti gli ospiti grazie al consorzio Visit Ferrara – che unisce più di 80 operatori turistici del territorio – con offerte e proposte a prova di ogni tipo di visitatore.
Per scaricare immagini in alta definizione:
http://www.ellastudio.it/it/comunicato-stampa/6381/lungo-il-dolce-gigante-con-la-prima-granfondo-del-po

Per informazioni e prenotazioni:
Po River – FerraraLink di Link Tours srl
Via Garibaldi, 103
44121 Ferrara
Tel. 0532201365
Fax. 0532247602
www.granfondodelpo.it

IL FATTO
Scoprono una molecola che può combattere il cancro ma mancano i soldi per la sperimentazione

Hanno scoperto, sviluppato e brevettato una classe di molecole potenzialmente in grado di combattere le cellule cancerogene. Tutta la serie è stata ottenuta modificando sinteticamente una molecola naturale, il maltolo (presente in vari alimenti), ottenendo così un nuovo composto. Secondo gli studi condotti da Mirco Fanelli, biologo, e Vieri Fusi, chimico, entrambi docenti all’università di Urbino, il maltonis (la molecola al momento in stato più avanzato di studio) avrebbe la capacità di contrastare le cellule responsabili dei tumori.

Le indagini di laboratorio e le successive prime sperimentazioni “in vivo” (topolini da laboratorio) hanno corroborato l’ipotesi scientifica, che ora però va posta al vaglio di nuovi e più probanti test. Sulla base delle prime risultanze la molecola messa a punto in laboratorio da Fusi e Fanelli ha ottenuto il brevetto italiano, il successivo accreditamento europeo ed è ora al vaglio delle apposite commissioni scientifiche per avere anche il riconoscimento degli Stati Uniti.
Si tratta con ogni evidenza di una ricerca importante che deve essere ora adeguatamente finanziata per poter verificare l’affidabilità e l’efficacia del rimedio. Un eventuale successo potrebbe imprimere una svolta decisiva alla lotta contro il cancro e aggiungere una nuova freccia all’arco delle strategie terapeutiche già disponibili. Le risorse che sarebbero necessarie al momento non sono nella disponibilità dei gruppi di ricerca interessati e, visto l’andazzo degli ultimi anni nei finanziamenti alla ricerca in Italia, non sarà certo semplice trovarle. E’ il solito paradosso ed è l’eterno dramma della ricerca scientifica.

“I finanziamenti, fra il 2001 e il 2012 – spiega con amarezza Mirco Fanelli – sono calati drasticamente. Si può ragionevolmente stimare in una riduzione di circa il 70% (da circa 125 milioni di euro siamo passati a 38 milioni). A conti fatti, quindi, quando si partecipa a un bando si ha meno dell’uno per cento di probabilità di essere finanziati. Aggiungiamo poi che i Prin (Progetti di rilevante interesse nazionale, ndr) non vengono banditi da due anni. E’ ovvio che, in un sistema sempre più povero, dove gli investimenti nella ricerca (personale, attrezzature, etc) non si fanno da troppo tempo, solo quei pochi centri particolarmente qualificati hanno la maggiore probabilità di essere sovvenzionati, gli altri si devono arrangiare con gli spiccioli che raccattano in giro… Può essere anche una scelta strategica, ma se è così va dichiarata”.

Frattanto continua a circolare, in rete e attraverso il circuito degli smartphone, un video prodotto da un sedicente giornalista che, celando la propria identità, denuncia il silenzio omertoso della stampa e la presunta congiura della lobby farmaceutica.
Ormai è una persecuzione – commentano in coro Fusi e Fanelli – è un anno che questa cosa gira, non sappiamo nemmeno chi sia questo signore che l’ha realizzata, non ci ha mai contattato. Il fatto che i nostri studi possano ledere gli interessi economici di qualcuno è una cosa che non si può né affermare né escludere. Non ci sono prove. Ma il punto non è questo. Il problema sono i finanziamenti, se non arrivano soldi per sviluppare la ricerca c’è poco da fare. Il rischio è che questo video alimenti speranze e illusioni. E questo non si può fare quando in gioco c’è la vita o la salute. Ci vuole tatto e prudenza. Ci hanno telefonato centinaia di persone malate e loro familiari. Questo perché si spaccia la nostra scoperta come se fosse già un farmaco pronto all’uso. Invece non è così. Dobbiamo ancora completare i test per verificarne la reale efficacia.

Però forse un po’ di visibilità mediatica non guasterebbe e vi aiuterebbe nella ricerca dei fondi necessari…
Non ho timore ad affermare che lo stesso progetto, presentato da un istituto più importante (e magari, con autocritica, da uno scienziato più titolato dei sottoscritti), probabilmente riceverebbe i finanziamenti necessari – afferma Fanelli -. Sono convinto che uno scienziato stimato in campo oncologico come il professor Umberto Veronesi sarebbe in grado di trovarle queste risorse… noi invece facciamo molta più fatica. Non è tutto nero però. La Fondazione Umberto Veronesi, appunto, quest’anno ha finanziato un anno di borsa di studio per un ricercatore del mio laboratorio (il dottor Stefano Amatori, 37 anni… classico esempio di precario della ricerca) proprio su questa progettualità. E’ la dimostrazione che lavorando bene si riesce a spendere la propria credibilità scientifica.
Ci può stare – commenta Fusi – che chi ha una credibilità consolidata sia trattato con riguardo, ma anche i giovani ricercatori andrebbero incoraggiati. Nella fase della ricerca pre-clinica, quella in cui ci troviamo noi, i canali di sostegno sono essenzialmente istituzionali. L’industria farmaceutica si muove solo dopo, a seguito degli eventuali risultati ottenuti nella fase pre-clinica, gli studi ad un livello precedente per loro non sono appetibili. Su questo fronte in Italia nessuno fa ricerca. Ci sono solo cinque o sei multinazionali farmaceutiche in grado di intervenire perché le somme da investire sono ben diverse. Per la sperimentazione clinica serve qualche milione di euro e a volte può non bastare. Ma l’industria farmaceutica può permetterselo per alimentare il proprio business.
Noi siamo ancora un passo indietro: dobbiamo allargare e approfondire la sperimentazione su modelli animali – precisa Fanelli -. So che il discorso è delicato ma, oggi, non si può prescindere dalla sperimentazione in vivo. Qualcosa infatti abbiamo già fatto e i risultati sono stati incoraggianti. Ora servono altre verifiche e i finanziamenti per svolgerle.

Ma di quanto avete bisogno?
In questa fase basterebbero alcune centinaia di migliaia euro – afferma Fanelli.

E non intravvedete alcuna concreta prospettiva?
Da un anno attendiamo una risposta dalla Regione Marche – dice Fanelli -. Siamo stati convocati in commissione Sanità, ci hanno espresso apprezzamento e gratitudine, c’è stata una promessa di impegno, la cosa è andata sui giornali… Poi è cambiato il presidente di commissione, con il quale ci siamo incontrati, ma al momento tutto tace. Ma la ricerca non aspetta, ci sono mille cose da fare… ed il rischio, senza risorse, è chiudere il progetto (sostenere i brevetti ha un costo e le Università italiane sono agli sgoccioli)…
Molti anni fa, quando il progetto era ancora allo stadio embrionale, ci siamo rivolti all’Associazione italiana per la ricerca sul cancro che non ci ha dato credito e lo ha respinto. Però è successo che quelle molecole che allora solo ipotizzavamo ora esistono e hanno mostrato anche una certa efficacia. Ma all’epoca non ci hanno creduto… Eravamo all’anno zero ed era lecita la loro scelta. Ma questo fa capire quanto è difficile ottenere finanziamenti.

E adesso?
Stiamo partecipando a un bando del ministero della Salute in staff con la clinica Ematologica di Ancona e con il San Raffaele di Milano che offre i modelli animali – conclude Fusi -. Siamo in attesa che il ministero pubblichi i risultati… per noi ha un’importanza quasi vitale, speriamo di conoscere presto il destino del nostro progetto.

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Nota stampa del Presidente Tagliani: uffici postali a rischio

da: ufficio stampa Provincia di Ferrara

Apprendo dalla stampa locale, senza essere stato in precedenza interpellato, dell’intenzione delle Poste di chiudere altri uffici postali in territorio ferrarese, dopo la razionalizzazione dei servizi avvenuta nel 2012.
Credo rientri nelle prerogative istituzionali della Provincia interessarsi della rete complessiva dei servizi sul territorio offerti ai cittadini e perciò ho deciso di inserire il tema nell’ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio provinciale, per verificare nel dettaglio la situazione e le reali intenzioni di Poste Italiane.

Tiziano Tagliani
Presidente della Provincia di Ferrara

Ferrara, 30 gennaio 2015

Attivo lo Sportello Franchising di Ascom Confcommercio Ferrara in partnership con Assofranchising

da: ufficio stampa Ascom Ferrara

È stato presentato ufficialmente oggi (30 gennaio, nella sede di Ascom Ferrara) il nuovo Sportello Franchising, un servizio che offre consulenza e assistenza per chi desideri intraprendere una nuova attività imprenditoriale con la formula del franchising e che vedrà la partnership di Assofranchising, l’associazione italiana leader del franchising, aderente dal 2013 a Confcommercio.
Il franchising permette all’imprenditore di lavorare in un contesto di riferimento strutturato servendosi del franchisor (ovvero la casa madre che fornisce marchi, prodotto, marketing…) con un preciso ambito di autonomia gestionale del negozio. Nel 2013 in Italia erano oltre 51mila i punti di vendita in franchising con un giro d’affari di 23 miliardi di Euro. La formula attrae giovani e donne: l’80 per cento degli imprenditori del settore ha infatti tra i 25 ed i 45 anni con una presenza femminile al 38%. In Emilia-Romagna nel 2013 il franchising ha sviluppato un giro d’affari di ca. 1,3 miliardi di Euro, con 3.300 punti vendita in Franchising e 12mila addetti occupati.
Ad inaugurare lo sportello di Ferrara è intervenuto Italo Bussoli, segretario generale e vice presidente nazionale di Assofranchising: “Il franchising anche nel periodo economico peggiore ha mantenuto bene le posizioni di mercato, ed oggi chi voglia essere imprenditore autonomo ma con minori rischi commerciali trova nel franchising una strada sperimentata”, ha commentato.
“L’apertura dello sportello in sinergia con Assofranchinsing a Ferrara – spiega dal canto suo Giulio Felloni presidente provinciale di Ascom Confcommercio – è un concreto segnale di innovazione e d’altra parte in questi momenti è sempre più necessario; vale sia per il commercio tradizionale che per il commercio franchising stringere rapporti sempre più stretti con le aziende produttrici”.
“L’obiettivo – ha aggiunto Davide Urban direttore generale di Ascom Confcommercio Ferrara – è fornire un servizio di consulenza specifico a chi intenda aderire a questa innovativa formula commerciale. Oltre alla consulenza iniziale con tutte le informazioni di base, lo sportello potrà mettere a disposizione un servizio di assistenza gratuita per arrivare ad un primo incontro tra l’affiliante (franchisor, cioè il marchio) e l’affiliato (il franchisee) sino alla conclusione della trattativa e all’ affiliazione. Ascom proporrà inoltre i propri servizi di assistenza più tradizionali sulle tematiche del lavoro (paghe, contabilità, contrattualistica e sicurezza), per citarne solo alcuni”.

Lo Sportello Franchising è il terzo servizio attivato in questi ultimi sei mesi dall’associazione di via Baruffaldi: si ricorda la struttura Occupazione Giovani Donne (nel novembre scorso), o quello Antiabusivismo commerciale (giugno 2014).

Bottega d’Arte: riprende la scuola di pittura da lunedì 2 febbraio al Centro Il Quadrifoglio

da: ufficio stampa Agire Sociale CSV Ferrara

Il programma della scuola condotta dal pittore Raimondo Imbrò, impegnato quest’anno a favore dei detenuti del carcere di Ferrara

Da lunedì 2 febbraio, presso il Centro di Promozione Sociale Il Quadrifoglio di Pontelagoscuro riprenderanno i corsi di pittura della scuola Bottega d’Arte diretta dal pittore Raimondo Imbrò.

Come sempre la partecipazione é aperta a chiunque desideri avvicinarsi per la prima volta al meraviglioso mondo dei colori, così come ai dilettanti già introdotti ed esperti che vogliono perfezionare le proprie tecniche ed il personale bagaglio culturale che questa dusciplina richiede per potere essere interpretata.

Le lezioni inizialmente si svolgeranno il lunedì pomeriggio, dalle ore 14.30 alle 18.30, sono possibili variazioni di orari e giorni al fine di soddisfare le esigenze personali.

Possono partecipare aspiranti artisti di tutte le età, che verranno affiancati da coloro che ormai sono diventati parte essenziale e storica delle attività della scuola e possono fornire ulteriore supporto e riferimento alla crescita dei nuovi corsisti. Impegno dell’insegnante è quello di trasferire la propria esperienza maturata dalla collaborazione con le scuole elementari e medie di Pontelagoscuro, l’allestimento e la preparazione di varie mostre personali, collettive ed estemporanee, alle quali quest’anno si aggiunge l’insegnamento all’interno della Casa Circondariale di Ferrara.

Con l’arrivo della bella stagione sono previste partecipazioni ad eventi importanti, come la Vulandra, il concorso Salomoni e il restauro e rifacimento dei Murales delle scuole di Pontelagoscuro.

Per contatti e informazioni: Raimondo Imbrò – tel. 393.4611068

Associazione Cibo&Gioia: incontro di pubblica informazione martedì 3 febbraio aFerrara

da: ufficio stampa Agire Sociale CSV Ferrara

“Un sano rapporto con il nostro nutrimento nel cibo e nelle relazioni: il metodo dei 12 passi”. E’ il titolo dell’incontro di pubblica informazione del Gruppo “Cibo&Gioia” che avrà luogo martedì 3 febbraio ore 16.30 presso Agire Sociale CSV, alla Casa del Volontariato in via Ravenna 52 a Ferrara.
Nell’occasione il presidente nazionale Francesco M. e la fiduciaria Marina P. interverranno sul percorso messo in atto da Cibo&Gioia, associazione di persone che si incontrano per aiutarsi a risolvere il loro problema comune: il rapporto non equilibrato con il cibo. Unico requisito per fare parte del gruppo di auto aiuto è il desiderio di stare bene. Il metodo utilizzato è quello dei Dodici Passi elaborato dagli Alcolisti Anonimi e poi ripreso da centinaia di altre associazioni nel mondo, perché l’auto-aiuto si è rivelato lo strumento migliore e più efficace nel combattere contro le diverse forme di dipendenza.
“Nel gruppo abbiamo trovato uno stile di vita che ci permette di vivere senza il bisogno di nutrirci in modo sbagliato”, dice Marina P. di Cibo&Gioia, associazione che garantisce l’anonimato dei suoi componenti. “Crediamo che il nutrirsi in modo sbagliato sia una malattia progressiva, fisica, mentale e dell’anima, che in passato ci ha portato a fare scelte sbagliate ma che può essere arrestata. Non c’è vergogna ad ammettere di avere una dipendenza, la cosa più importante è fare qualcosa per affrontarla e risolverla. Cibo&Gioia è per tutti, ma solo tu puoi decidere chiedendoti se il tuo atteggiamento verso il nutrimento è sereno ed equilibrato o se c’è qualcosa che non va. Invitiamo a partecipare alle riunioni al nostro gruppo più vicino per poi decidere”.
Cibo&Gioia si incontra a Ferrara presso il CSV (ogni martedì dalle ore 16.30 alle 18.30), al Grattacielo in viale Cavour 114 il sabato pomeriggio, a Copparo presso Palazzo Zardi (ogni martedì dalle ore 21 alle 22.30), a San Giuseppe di Comacchio nei locali della Parrocchia in piazza Rimembranze 1 (ogni lunedì dalle ore 21 alle 22.30). Contatti: cell. 347.4808172 – presidenzaciboegioia@gmail.com

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Una chimica da top model e alla scoperta della Biochimica cellulare

da: ufficio comunicazioni ed eventi Unife

Secondo appuntamento con Unijunior Ferrara 2015

Domani sabato 31 gennaio, secondo appuntamento con Unijunior Ferrara 2015– Conoscere per crescere, il ciclo di lezioni universitarie per bambini e ragazzi dagli 8 ai 14 anni tenuto da docenti Unife, organizzato dall’Ufficio Comunicazione ed eventi dell’Ateneo, in collaborazione con l’Associazione culturale FunScience.
Le lezioni, della durata ciascuna di 60 minuti, si svolgeranno presso il Polo Chimico Bio Medico di via L. Borsari, 46. Per gli accompagnatori dei giovani studenti, sarà possibile parcheggiare gratuitamente presso la struttura, con sala studio e servizio bar aperti per tutta la durata delle lezioni.
Lezioni in programma sabato 31 gennaio:

– Aula E1, alle ore 15 (8-11 anni) e alle ore 16.30 (10-14 anni), Una chimica da top model. Lezione di chimica sui misteri della tintura dei tessuti, di Eleonora Polo, Dipartimento di Scienze chimiche e farmaceutiche;
– Aula E2, alle ore 15 (10-14 anni) e alle ore 16.30 (8-11 anni), Alla scoperta della biochimica cellulare. Proteine e cellule: come le studierete domani? Tecniche innovative per lo studio della biochimica e della biologia cellulare, di Marcello Baroni, Dipartimento di Scienze della vita e biotecnologie – Sezione di biochimica e biologia molecolare.
A tutti i giovani iscritti, un omaggio della nuova collezione di prodotti a marchio Unife offerto dall’Università di Ferrara, che da ritirarsi al Polo Chimico Bio Medico (in occasione della prima lezione), all’atto della consegna del libretto.

E a fine corso, in occasione della cerimonia finale, diploma di partecipazione per tutti i giovani iscritti.

Per iscriversi: info@unijunior.it; tel. 051/6850005.

Per informazioni: Maria Grazia Campantico 3351409739

La luna blu che ci aspetta la sera

Era già stato un caso editoriale nel 2012, con “La luna blu”, un’immagine che ritorna, oggi, sull’accattivante e delicata copertina del suo ultimo libro “Il quadro mai dipinto”. Così il romano Massimo Bisotti, autore appassionato di musica e psicologia, ci riporta nel mondo dei sogni, dell’amore incondizionato e della perfezione, o meglio, della ricerca disperata di essa. Ed ecco, allora, la coinvolgente storia di Patrick, insegnante e pittore, ossessionato dall’idea della perfezione, con la sindrome del quadro mai dipinto, che lo perseguita a tal punto da non riuscire mai a terminare un’opera.
In quest’atmosfera, Patrick dipinge la donna che ama da sempre, ma, un giorno, volendo rivedere la tela nella quale l’aveva ritratta, lasciata in soffitta, scopre che la figura della donna è sparita. Con lui, rimaniamo a bocca aperta, ritornandoci alla mente il bello ed elegante giovane Dorian Gray, lontano e sbiadito tenero ricordo.
«Continuate a commettere errori di felicità. Fatemi e fatevi questa promessa. È una promessa che potete, anzi, dovete rinnovare, ogni trecentosessantacinque giorni, per tutta la vita». Queste sono le parole con cui Patrick lascia i suoi allievi dell’Accademia di Belle Arti di Roma. È l’ultimo giorno di lezione, non ci sarà più l’anno prossimo perché ha chiesto il trasferimento a Venezia per ricominciare una nuova vita. Quell’ultimo giorno l’insegnante chiede ai suoi ragazzi di disegnare l’amore, cosi come se lo immaginano, poco importa la tecnica. E anche se lui non potrà vedere le loro opere, li esorta a realizzarle ugualmente. Perché l’artista ogni giorno deve iniziare di nuovo a lavorare dal punto nel quale è rimasto. Sempre. La perfezione…
Durante il volo che lo porta alla città lagunare, però, Patrick sbatte la testa e qui iniziano i suoi vuoti di memoria. Gli resta solo un punto di riferimento, un biglietto in tasca con un indirizzo e un nome di Venezia, Residenza Punto Feliz, dove ovviamente si reca.
Ad accoglierlo vi saranno il generoso, saggio e gentile Miguel, il proprietario della pensione, Vince, un gondoliere con una storia d’amore fallita alle spalle e il piccolo Enrique, un bambino vivace e curioso. Patrick si rifà così una nuova esistenza, consapevole, tuttavia, di essere sempre alla continua ricerca di qualcosa. Durante una festa incontra Raquel e comprende quasi subito che è lei la donna fuggita dal suo quadro, desiderata e mai dimenticata. Tanti ricordi e colpi di scena s’intrecciano. L’atmosfera creata è magica, unica, avvolgente, travolgente, coinvolgente. Una poesia dalla quale si comprende che l’ossessione che abbiamo spesso della perfezione ci allontana dall’autenticità e che il mostrarci autentici, sinceri e genuini agli occhi degli altri ci permette di essere amati per quello che realmente siamo. E soprattutto ci porta ad accettare noi stessi (l’impresa spesso più ardua), primo passo per farci ben volere e amare dagli altri. Ben scritti anche i dialoghi, le frasi d’amore, i sentimenti e le espressioni che ognuno di noi vorrebbe sapere comunicare o ricevere.
Incantevoli il passeggiare per Venezia e la descrizione dei suoi luoghi più belli. Facile, poi, immedesimarsi nei personaggi e nei loro pensieri. Dedicato “a chi va controcorrente ma mai controcuore”.
Da leggere.

Il quadro mai dipinto, di Massimo Bisotti, Mondadori, 2014, 221 p.

L’ANALISI
Economia ferrarese, la fotografia del Cds: in provincia crolla l’occupazione

Il CdS (Centro ricerche documentazione e studi) ha presentato ieri il suo Annuario 2015. Si tratta di un lavoro prezioso, utile per interpretare la realtà socio economica del territorio e comprenderne le linee di sviluppo. Riportiamo integralmente la relazione di sintesi elaborata dai ricercatori del Centro. 

Le tre province – Il territorio ferrarese si è connotato, nel tempo, come fatto di tre “sotto province”: il Basso Ferrarese, il Medio Ferrarese e l’Alto Ferrarese, ognuna di esse con caratteristiche proprie e moltiplicando i centri decisionali ed i servizi: due agenzie di sviluppo, Sipro e Delta 2000; 4 aziende rifiuti ed energia con Area, Soelia, CMV e la presenza di HERA; 4 Aziende Servizi alla Persona (Ferrara, Copparo, Argenta-Portomaggiore, Codigoro) e i Servizi Associati dell’Alto Ferrarese. Tale modello sembra non essere più sostenibile perché si riducono le risorse e perché c’è la necessità di liberarne altre a favore dello sviluppo, dell’occupazione e delle infrastrutture.

Con la riforma delle province, il sindaco del Comune capoluogo, è chiamato a rappresentare un’area vasta e avrà un compito arduo nel far sintesi di micro-istanze campanilistiche per dare invece risposte progettuali a favore della coesione sociale, dell’inclusività e della solidarietà.

Il lavoro – Il Pil provinciale è sceso ancora, per cui si stima che nel 2013 la variazione del valore aggiunto sia stata del -9,1% rispetto al 2007 (la provincia di Bologna e di Ravenna hanno invece già recuperato i livelli pre-crisi).

I lavoratori di oggi… – L’effetto più vistoso della crisi in provincia di Ferrara è comunque sull’occupazione, se si considera che il tasso di occupazione 15-64 anni è caduto in modo rovinoso di 8 punti (da 69% del 2007 al 61,5% del 2013), creando una vera e propria voragine rispetto le altre province limitrofe.

Il tasso di disoccupazione provinciale che aveva raggiunto il suo punto minimo nel 2007 con appena 2,7% si è così “alzato al 14,2% nel 2013 superando anche la media nazionale (12,2%).

La crisi occupazionale ha colpito in modo diverso le aree della provincia di Ferrara. Il comune di Ferrara mostra una buona tenuta dell’occupazione in quanto gli occupati sono scesi dal punto massimo del 2007 (58.500) di “sole” 1.200 unità nel 2013. Il tasso di disoccupazione del comune, che pure è cresciuto in modo vistoso (dal 6,1% al 10,8%), rimane così al di sotto della media nazionale. I valori più bassi di disoccupazione si registrano nell’Alto ferrarese che si è difeso con la buona qualità della propria manifattura (con valori vicini al 9%).L’area più colpita è il Basso ferrarese con una perdita di occupati eccezionale (Comacchio 20,7%; Lagosanto 17,3%; Migliaro15%).

Le classi di età più colpite. Anche in provincia di Ferrara la crisi ha colpito soprattutto i giovani, sia con la drastica riduzione degli ingressi, sia con il licenziamento di chi era appena entrato: hanno perso il lavoro il 13% di coloro che avevano fino a 29 anni e il 5% di quelli da 30 a 44 anni. Le mancate assunzioni dei giovani sono stimate in 2-3mila unità per anno. Ciò spiega perché sia “esploso” al 39% il tasso di disoccupazione in provincia di Ferrara nella fascia di età 1529. La caduta di occupazione è stata, peraltro, attenuata da lavoratori a tempo pieno passati a part-time, da chi è emigrato e da chi è in Cig.

Cassaintegrazione. Con la crisi, si è avuto un enorme incremento delle ore di Cassa Integrazione: dal mezzo milione del 2007 fino a 5,9 milioni nel 2013. Quella di Ferrara è la provincia che ha fatto il ricorso maggiore alla Cig tra le province dell’Emilia-Romagna in termini di ore pro-capite.


Pesca – In provincia di Ferrara l’economia del mare, ha creato, una sua filiera e un bacino economico fortemente connotato che ha tutte le caratteristiche per diventare un Distretto Blue, avendo creato l’intera filiera con attività riconducibili in senso stretto alla pesca e acquacoltura (filiera ittica), alla cantieristica navale e industriale (filiera della cantieristica), alla movimentazione di merci e passeggeri in acque marittime e lagunari, alla ristorazione turistica e alberghiera (filiera turistica), alle attività di ricerca e regolamentazione e tutela ambientale, alle attività sportive e ricreative.

Nel Delta del Po il primato ferrarese è nella filiera ittica con 1.880 imprese, con un’incidenza dell’intera economia del mare, sul totale dell’economia provinciale, del 6% seconda solo alla provincia di Rimini con il 12,7%, dove invece è preponderante l’economia turistica e della ristorazione. Altrettanto significativo è l’impatto occupazionale, sia a livello provinciale, che nell’ambito più circoscritto del Basso Ferrarese e del Delta, con 4.500 occupati nelle filiere delle diverse attività.

Il settore manifatturiero – In provincia di Ferrara nel decennio 2001-2011 (Dati Istat) il settore manifatturiero ha subito un ridimensionamento del -27% (in Emilia Romagna è stato del -21%) , con la perdita di circa 900 imprese industriali e oltre 8 mila addetti (-26%). Nel periodo più intenso della crisi (2008-2012) sono stati persi altri 4.800 posti di lavoro.

Le rilevazioni di diversi istituti mostrano come anche nel 2014, rispetto al 2013, tutti gli indicatori produttivi e commerciali delle aziende industriali abbiano subito una contrazione: solo l’export è stato un driver di crescita.

L’andamento delle imprese artigiane, che rappresentano in regione quasi il 29% delle aziende attive e in provincia di Ferrara il 28%, è similare a quello dell’industria in senso stretto: è stato registrato (nel 2014 rispetto al 2013) una contrazione di tutti gli indicatori produttivi e commerciali, nonché dell’occupazione.

Gli aspetti positivi – Pur in un quadro complessivo dell’industria complessivamente deteriorato, vi sono nicchie e settori che registrano andamenti positivi e imprese che, specie grazie alla domanda estera, continuano ad avere tassi di crescita significativi.

Nella crisi e nello scenario di recessione delineato non mancano settori e filiere anche nella nostra provincia in fase espansiva e dalle potenzialità future interessanti.

Nel segmento manifatturiero territoriale è presente un cluster di 728 aziende classificate a medio-alto livello tecnologico, che occupano oltre 10 mila addetti, che anche nella crisi hanno registrato ottime performances produttive ed occupazionali.

Nel tessuto manifatturiero territoriale, Cds ha analizzato un gruppo di 35 aziende di differenziate classi dimensionali e operative in diversi settori di attività (che occupano 8 mila addetti e rappresentano il 33% dell’occupazione industriale locale), che si qualifica come un core di eccellenza con posizioni di leadership sia nei settori di riferimento che a livello internazionale:

  • le aziende di grandi dimensioni (con un numero di dipendenti superiore a 200), dopo alcuni periodi di crisi si sono ristrutturate ed hanno ripreso a produrre su buoni livelli; in alcuni casi sono stati modificati gli assetti societari e sono subentrati nella gestione operativa nuovi manager;
  • la fascia di società di piccole e medie dimensioni (classe di addetti 30-150) hanno continuato ad investire,svilupparsigenerare ricavivalore aggiunto e consolidare l’occupazione.

 I fattori strategici delle imprese eccellenti:

  • internazionalizzazione (si tratta di società che sviluppano, anche a fronte della stagnazione della domanda interna, oltre il 60% dei ricavi all’estero e sono ben posizionate nei mercati emergenti ad elevato tasso di crescita);
  • ricerca (trasferimento tecnologico) e innovazione di processo e di prodotto;
  • investimenti focalizzati sul rafforzamento del core produttivo (automatizzazione dei processi);
  • qualificazione e formazione costante del personale.

Welfare

Welfare sanitario – Prosegue l’azione di integrazione tra Ospedale e Territorio potenziando percorsi che garantiscano la continuità assistenziale e promuovendo processi di ottimizzazione nell’uso delle risorse. Tra Ospedale e Territorio non più competizione, ma integrazione per servizi sociosanitari dinamici e flessibili, basati sulla collaborazione operativa anche tra professionisti e operatori sociosanitari. Obiettivi: rispondere in modo appropriato all’invecchiamento; all’aumento di malattie croniche; pensare ad una riorganizzazione delle cure data la disponibilità di tecnologie avanzate e strumenti terapeutici di dimostrata efficacia. Ragionare come Area Vasta. Lefunzioni amministrative completamente unificate in una unica sede fisica e progressivamente in servizi interaziendali o di Area Vasta, superando i residui di frammentazione territoriale. I principali processi in atto. Tre Ospedali di prossimità/Ospedali Distrettuali, CentoArgenta e Delta, ciascuno caratterizzato da una organizzazione per livelli diversificati di intensità di cura; un servizio cittadino connotato dal ridimensionamento dell’Anello San Anna e dalla costruzione di una Casa della Salute, altre Case della Salute/Ospedali di Comunità; un territorio in rete, nel quale l’integrazione con le strutture ospedaliere consenta di creare percorsi completi, affidabili per il paziente, sostenibili per il sistema e di alta qualità.

Welfare sociale – In questi lunghi anni di crisi le Aziende Servizi alla Persona sono state stressate da una forte domanda di intervento a favore della povertà, dei minori, degli adulti e famiglie in difficoltà. A fronte di un taglio di risorse superiore al 90% nel quinquennio 2008-2012, non è più possibile pensare all’esistenza sul territorio provinciale di 4 Asp e di Gestione Associata di Comuni, ma si tratta invece di unificare per ridurre i costi e per liberare risorse da destinare a chi ne ha bisogno.

Lavorare nel sociale. La cooperazione sociale

Dal 2000 al 2013 si è assistito in provincia di Ferrara ad un aumento delle cooperative che si occupano di assistenza sociale e sanitaria (nel 2010-2013 +6 unità). Tale aumento, accompagna la crescita dell’invecchiamento della popolazione, in risposta alla domanda di cura e di assistenza.

Il dato delle cooperative sociali appare, per la nostra realtà provinciale, estremamente positivo in ragione del numero degli addetti (2.500 nel 2014) e per alcune caratteristiche:

  • la maggior parte delle persone impiegate sono donne;
  • sono in aumento le persone laureate;
  • il personale partecipa periodicamente a corsi di formazione e di aggiornamento.

Le caratteristiche della popolazione scolastica (di secondo grado e universitaria) ferrarese… i lavoratori di domani

Nella provincia di Ferrara nell’anno scolastico 2014/2015, gli alunni frequentanti le scuole superiori risultano essere 14.554, di cui 3.545 iscritti alle prime classi. Si registra una crescita del 2% sull’anno precedente. Sono confermate le tendenze degli ultimi quattro anni scolastici, con licei ed istituti tecnici in crescita, e istituti professionali in calo. Dei 3.545 nuovi iscritti il 42% ha scelto un indirizzo liceale, il 35% ha scelto un indirizzo tecnico e il 23% un indirizzo professionale.

Si riduce di un punto percentuale il divario (la forbice) tra istruzione tecnica e licei, a discapito del già osservato aumento del divario tra istruzione professionale e istruzione tecnica. Positivo, a nostro parere, il coinvolgimento di alcuni istituti tecnici e professionali della nostra provincia (Aleotti, Vergani, Copernico) al Programma FIXO S&U (Scuola e Università) per la realizzazione di un servizio di placement scolastico, rivolto a diplomandi/neodiplomati e finalizzato a migliorare la loro occupabilità ovvero il loro percorso personale e professionale.

Per quanto riguarda l’Ateneo estense si osserva un aumento degli iscritti del 4% rispetto all’anno precedente, registrando così un’inversione di tendenza del calo di iscrizioni, iniziato nell’a.a. 2010/11 ed accentuatosi con l’effetto sisma del 2012. Gli immatricolati “puri” (coloro che si iscrivono per la prima volta all’Università) passano da 2.553 nell’a.a 2012/13 a 2.643 di quest’anno.

Le femmine sono ancora in prevalenza, confermando il trend degli ultimi anni. Le scelte attuate da chi si è immatricolato per la prima volta, nell’anno accademico 2013/14 evidenziano una preferenza per le materie umanistiche. Al primo posto troviamo il Dipartimento di Studi Umanistici con il 18% di immatricolati, seguito da quello di Economia con il 17% e da Giurisprudenza e Ingegneria con il 10%.

Anche i laureati sono in crescita (+12%): nell’anno 2013 sono stati 3.085 (di cui 1.834 femmine) contro i 2.755 laureati nel 2012.

Il lavoro dei Diplomati e dei Laureati? È “poco, scarsamente retribuito e spesso precario”.

Decisive, da questo punto di vista, risultano essere:

  1. la promozione di politiche attive del lavoro in grado di far dialogare il sistema dell’istruzione con il mondo del lavoro
  2. la diffusione delle buone pratiche che operano a favore dell’incontro tra domanda delle aziende e “offerta” dei diplomati e laureati.

L’Università di Ferrara è promotrice di un modello virtuoso, attraverso il progetto PIL (Percorsi di Inserimento Lavorativo). In quattordici anni di realizzazione di questo progetto di transizione studio-lavoro sono state coinvolte 278 aziende (alcune di queste più volte) e sono stati inseriti in azienda per un periodo formativo di lavoro (della durata di 12 mesi) circa 470 giovani laureandi / laureati. La Metodologia PIL, inoltre, è stata applicata anche ad altri percorsi formativi corsuali come ad esempio i “Master in Alto Apprendistato”. Unife è il primo Ateneo della regione ER che ha attivato più contratti in alto apprendistato (legati al conseguimento di un titolo di Master o di Laurea) nel biennio 2011-2013. Sono in tutto 21 contratti in AA, contro i 17 dell’Università di Modena e Reggio, i 16 di Parma e i 12 di Bologna;

Anche la Monografia dell’Annuario 2015 è dedicata al tema dell’integrazione tra l’Istruzione scolastica/universitaria ed il Lavoro stesso. Il tema viene affrontato sia dal punto di vista dell’ “alternanza studiolavoro”, che di quello della “transizione” dei giovani dallo studio verso il mondo del lavoro. Istruzione e lavoro, da integrarsi grazie alla realizzazione pratica di percorsi formativi inclusivi di fasi di “lavoro vero” nelle aziende, finalizzati non solo a favorire i giovani nel loro inserimento attivo nel “mercato del lavoro” ma anche a dotare i giovani stessi, mentre ancora studiano, di saperi, conoscenze e competenze (insomma, di elementi-base per una vera professionalità) che li possano mettere in grado non solo di “trovare lavoro”(occupabilità), ma di “creare” essi stessi nuovo lavoro (imprenditorialità).

Proposta CDS: il territorio ferrarese è pronto per applicare e/o replicare la metodologia PIL anche in altri contesti, ad esempio:

  • gli ultimi anni degli istituti tecnici/professionali (attraverso l’istituto dell’alto apprendistato)
  • l’ITS di Ferrara per il “Risparmio energetico nell’edilizia sostenibile e per la qualificazione e riqualificazione del patrimonio edilizio”.
  • I percorsi formativi per gli operatori del mare
  • lavoratori e lavoratrici usciti dal mercato del lavoro che necessitano di una nuova occupazione

Per visitare gli impianti di compostaggio Hera bastano pochi click

da: ufficio stampa Hera

La prenotazione da oggi è online. 32.000 tonnellate di compost prodotte ogni anno, di cui 3.000 a Ostellato in provincia di Ferrara, ed energia elettrica per oltre 8.000 famiglie

Da oggi visitare gli impianti di compostaggio e digestione anaerobica di Hera è a portata di mouse. Sperimentato già con successo per i termovalorizzatori del Gruppo presenti in regione, il sistema di prenotazione on line è stato ulteriormente sviluppato ed esteso anche ai sei impianti dedicati al trattamento e al recupero della frazione organica.

3.000 tonnellate di compost prodotte nell’impianto di Ostellato
Gli impianti visitabili sono quelli di compostaggio a Ostellato (FE), Sant’Agata Bolognese (BO), Ozzano Emilia (BO) e i tre di digestione anaerobica e compostaggio presenti in Romagna, precisamente a Cesena, Rimini e Voltana in provincia di Ravenna. Complessivamente i sei impianti trattano annualmente circa 241.000 tonnellate di rifiuto organico proveniente dalla raccolta differenziata, da cui si producono 32.000 tonnellate di compost. Nell’impianto di Ostellato i rifiuti organici trattati annualmente sono circa 28.000 mentre il compost prodotto è pari a 3.000 tonnellate. In questo processo, nei tre biodigestori si ricavano 22 milioni di kWh annui di energia elettrica, in grado di soddisfare la domanda energetica di oltre 8.100 famiglie. Con questa opportunità, Hera intende promuovere ulteriormente tra i cittadini la conoscenza di questi impianti, che nel 2014 sono stati visitati da oltre 600 visitatori, il loro funzionamento, le tecnologie all’avanguardia utilizzate nel massimo rispetto dell’ambiente.

Istruzioni per prenotare la visita
Da oggi, dunque, per prenotare una visita guidata e saperne di più basta collegarsi su www.gruppohera.it/visite_guidate e con pochi click, una volta individuato l’impianto di interesse, si potrà prenotare l’appuntamento scegliendo tra i giorni di disponibilità evidenziati nell’apposito calendario. L’iniziativa affianca i “percorsi visitatori” già presenti negli impianti di Cesena, Rimini e Voltana, dove pannelli didattici posizionati lungo un percorso ne mostrano il funzionamento.

Il compostaggio e la biodigestione con tecnologie all’avanguardia in Europa
Nel processo di compostaggio tradizionale (aerobico) la frazione organica viene degradata fino alla sua trasformazione in un prodotto stabilizzato e idoneo all’agricoltura. Nell’impianto di biodigestione, grazie invece a un processo di tipo anaerobico (in assenza di ossigeno), si raggiungono gli stessi risultati con il vantaggio però di recuperare l’energia contenuta nella sostanza organica. Gli impianti di Hera sono all’avanguardia in Europa e consentono la massima valorizzazione della raccolta differenziata della frazione organica. Grazie a un processo di digestione anaerobica completamente a freddo (dunque in assenza di qualsiasi processo di combustione) il rifiuto organico produce biogas, che a sua volta genera energia elettrica rinnovabile e alla fine del processo è trasformato in compost.