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Giorno: 14 Febbraio 2015

IL FATTO
L’inchiesta sul sisma: il ciclo delle macerie, dove è facile nascondere i ‘cadaveri’

“Fra i vari personaggi, mi è capitato di incrociare anche Bianchini e la notizia del suo arresto a dir la verità non mi ha particolarmente sorpreso”. Augusto Bianchini è l’imprenditore centese di recente finito in manette a seguito dell’inchiesta sul terremoto in Emilia del 2012. Nel tessuto regionale la sua azienda, che ha sede a San Felice sul Panaro, è davvero un pezzo forte del settore, con 15 milioni di fatturato. Un paio di settimane fa, il 28 gennaio, a seguito degli sviluppi dell’inchiesta ‘Aemilia’ che ha portato al fermo di 117 persone, è finito in carcere il patron, con l’accusa di smaltimento illecito di amianto nelle zone terremotate.
“Era un tipo chiacchierato, con frequentazioni politiche eccellenti nell’area centrista e solidi appoggi. Gli appalti li vinceva spesso. La sua azienda si occupa di strade e possiede cave”. A ricordarlo è Tito Cuoghi, un ex sindacalista che dall’inizio degli anni Novanta opera nel settore ambiente e si occupa attivamente del riciclo di macerie.

La Bianchini costruzioni era stata ampiamente citata in un articolo sull’Espresso di Giovanni Tizian già nel luglio 2013 [leggi] in cui si faceva riferimento all’iniziativa della Procura di Modena che aveva escluso l’impresa dagli appalti con un’interdittiva antimafia. Scrive il giornalista, che da anni vive sotto scorta per il suo impegno professionale contro la malavita organizzata: “Ha trasportato più di mille tonnellate di detriti nel dopo terremoto dell’Emilia. E’ protagonista del maxi appalto Expo 2015. Ora però nero su bianco ci sono rapporti sospetti, i nomi dei dipendenti vicini alla ‘ndrangheta, le accuse di smaltimenti illegali di amianto nell’area del cratere sismico”. Elementi che già un anno e mezzo fa avevano determinato il primo intervento restrittivo dei magistrati.

“Fra le macerie è facile nascondere i cadaveri – afferma con efficace metafora Cuoghi –. E i cadaveri – chiarisce -sono i rifiuti tossici e inquinanti”. E allora seguiamolo nel suo ragionamento, per scoprire questo ‘mondo delle macerie’ sconosciuto ai più ma ben noto alle cosche malavitose.

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Tito Cuoghi

“La prassi di riutilizzare gli scarti dell’edilizia e i detriti delle demolizioni, in Germania, Olanda e Francia è consolidata da tempo. In Italia è stata avviata all’inizio degli anni Novanta per impulso di un lungimirante imprenditore emiliano del settore calcestruzzi, Angelo Toschi, che si pose un problema elementare, ma sino ad allora irrisolto: perché con una mano continuare a scavare il letto dei fiumi per recuperare ghiaia (con i costi e i rischi ambientali tragicamente evidenziati dalle cronache recenti poiché – precisa Cuoghi – l’alterazione dell’alveo fluviale è motivo di squilibrio del territorio) e con l’altra creare discariche da riempire con i detriti?”. Verificata la possibilità di riutilizzare le macerie e farne una componente dell’impasto usato in edilizia, a Sassuolo brevettò un impianto di trasformazione, il primo in Italia, dando avvio al ‘progetto Rose’ (acronimo di Recupero omegeneizzato scarti edilizia), che aveva per simbolo un cumulo di detriti dai quali spuntavano i fiori. “La mia collaborazione con Toschi e il mio impegno nel settore inizia allora. Dopo tanti anni nel sindacato avevo voglia di nuova esperienze, del comparto edile in Fillea mi ero appassionato proprio di cave e così accettai la proposta e iniziai a girare l’Italia per trovare appoggi al progetto che prevedeva il reimpiego degli scarti da demolizioni edili. Nel ’97 abbiamo creato Anpar, l’Associazione dei produttori di aggregati riciclati che portò avanti l’impegno di cui ero il responsabile delle relazioni esterne. E successivamente il Quasco, centro scientifico regionale. La Toscana è stata fra le prime regioni a sviluppare un serio impegno..

Il problema iniziale era la normativa. Per legno, plastica, rifiuti urbani esistevano già i protocolli, per le macerie no. “L’impasto prodotto viene proposto in tutte le pezzature. C’è un accurato trattamento tecnologico che rende il composto simili ai residui fluviali. A un occhio profano il composto prodotto da un impianto serio si confonde con sabbia e ghiaia naturali”.
“Fin da subito trovammo una valida sponda nel ministro all’Ambiente Edo Ronchi. La legge approvata allora è ancora sostanzialmente invariata e prevede l’impiego nei sottofondi stradali e l’obbligo di utilizzo di un 30% di materiali riciclati nelle opere di costruzione. “Si potrebbe arrivare al 40%, non di più però perché esigenze di stabilità impongono una predominante componente di calcestruzzo. Ma il problema vero è il fatto che la norma è spesso disattesa…”.
Al solito, si fanno le leggi e le si aggirano. “E’ molto semplice eludere la norma, spesso ‘banalmente’ non viene richiamata nei capitolati di gara. Alcuni enti pubblici si giustificano spiegando che nei rispettivi territori non ci sono impianti di riciclaggio che forniscano adeguate garanzie di qualità. Ma in molti casi si tratta di alibi”. Dietro ci sono gli interessi dei cavatori, un mercato che reclama e funzionari compiacenti. “E’ successo di recente anche a Ferrara, ne ho discusso con l’assessore Modonesi che alla fine ha dovuto prendere atto che alcuni suoi tecnici non indicavano come condizione l’impiego della quota di materiali di riciclo”.

Il settore fa evidentemente gola a chi ha materiali inquinanti da smaltire. I rifiuti tossici vanno trattati con speciali precauzioni e il loro smaltimento ha costi significativi. E’ facile mescolare ai detriti anche pannelli di amianto (come è successo in Emilia) o altri inquinanti. Tanto poi si macina e tutto si confonde. “Facile – commenta Cuoghi – se non ci sono adeguati controlli. Il paradosso è che gli enti preposti sono tanti: Arpa, Nos, Province e Guardia di finanza. Forse troppi”. Tutti responsabili, nessun responsabile si potrebbe parafrasare. “Competenze ripartite, ciascuno un ambito e talvolta viene a mancare l’indispensabile visione d’insieme. Alla fin fine quando un compito è condiviso non è sempre chiaro chi lo debba svolgere ed è agevole a posteriori sottrarsi agli addebiti”.

Ma veniamo specificamente a quel che è capitato in regione dopo il terremoto.

“In Emilia la vicenda era nata male con l’assurda decisione di Errani che, in veste di commissario straordinario per il sisma, destinò lo stoccaggio temporaneo dei rifiuti a depositi di aziende compartecipate come Hera, che non avevano alcuna specifica preparazione nel trattamento delle macerie e che si sono quindi affidate a terzi attraverso meccanismi di subappalto, che il decreto consentiva senza neppure prevedere le garanzie minime, come l’iscrizione al registro delle imprese qualificate al trattamento”. Questo passaggio di mani ha generato una catena non virtuosa in cui i ‘furbi’ si sono facilmente insinuati e le cosche hanno potuto mettere a realizzo le loro strategie. “Si sarebbero dovuti fare piani concertati per individuare aziende competenti. Così invece un buon progetto, che prevedeva il riutilizzo totale delle macerie del terremoto, si è trasformato in una mina. Anzi, in un boomerang. Perché ora, di fronte al rischio che altri inquinanti abbiano corrotto le macerie non ancora smaltite e all’impossibilità di analizzare tutto, sarà impossibile percorrere il sentiero virtuoso del riutilizzo che era stato definito: non sappiamo cosa ci sia finito in mezzo”. Quel che invece si sa per certo è che i cortili scolastici di due istituti di Mirandola e Concordia sul Secchia sono stati realizzati con materiali di recupero inquinati da amianto.

Il problema non è nuovo per questo delicato comparto. “In giro c’è molta schifezza, scarsa qualità, residui nocivi. Così è fra le macerie, come fra i terreni di riporto, per questo la movimentazione terre fa gola alla mafia. Non servono grossi investimenti e sono un facile ‘nascondiglio’. Gli emissari delle cosche avvicina i piccoli operatori del settore, li tentano, li lusingano e così ottengono la complicità di tanti”.

“Certo è anche che se si rispettano le leggi i vantaggi del recupero macerie sono molteplici. Si evita di scavare il letto dei fiumi e si riducono i danni ambientali e il consumo di territorio, si utilizzano materiali che diversamente andrebbero smaltiti, creando appositamente discariche per lo stoccaggio, si determinano risparmi economici per le aziende. Con i riciclati da macerie si integra il calcestruzzo, si realizzano sottofondi stradali, ripristini ambientali, si riempiono le cave esauste…”.

Anche quest’anno Tito Cuoghi, che fra le varie e ricche esperienze maturate ha avuto la possibilità di conoscere e collaborare anche con Don Ciotti per i progetti di Libera in Sicilia, avrà la responsabilità organizzativa di ‘Inertia’ la fiera nazionale del settore rifiuti inerti e aggregati che si tiene a Ferrara all’interno di RemTech Expo. “Sarà come sempre un’ottima occasione di confronto e verifica fra operatori, legislatori, mondo accademico e scientifico”.

Poste, l’assessore Petitti chiede un incontro urgente al responsabile Area Territoriale Centro Nord

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Uffici postali in Emilia-Romagna, l’assessore Petitti chiede un incontro urgente al responsabile dell’Area Territoriale Centro Nord: “Avviare subito il confronto prima di assumere le decisioni. La Regione c’è”

A rischio sono piccoli uffici postali di paese, per la maggior parte in zone periferiche o poco popolate, ma comunque utili e preziosi per i cittadini, in particolar modo i più anziani. Di fronte all’intenzione di Poste Italiane Spa di riorganizzare i propri uffici in Emilia-Romagna, la Regione ha chiesto un incontro urgente al responsabile dell’Area Territoriale Centro Nord, Gino Frastalli. “Bisogna avviare subito il confronto prima di assumere le decisioni. La Regione c’è, siamo pronti – sottolinea l’assessore al Bilancio Emma Petitti, che ha scritto a Frastalli – . La nostra richiesta di incontro urgente è il segno tangibile di come la Regione condivida e faccia proprie le preoccupazioni che in questi giorni vengono espresse da singoli comuni, oltre che da Anci e Uncem”. Un tema, questo, “oggetto anche di interrogazioni da parte di consiglieri regionali di diversi gruppi” prosegue Petitti. “I servizi erogati da Poste Italiane hanno come fruitori sia i cittadini che le imprese; mettere mano alla rete degli sportelli non può prescindere dalle pubbliche funzioni caratteristiche del servizio postale” aggiunge l’assessore. “Non possiamo infine nascondere la nostra preoccupazione per un processo che rischia di ‘inaridire’ i territori dove le comunità locali vivono e, malgrado la crisi, tentano di crescere. Un conto è razionalizzare e garantire maggiore efficienza; quello che vogliamo evitare – conclude l’assessore – è che all’orizzonte ci sia solo un’operazione di risparmio con il più vecchio degli strumenti: il taglio dei servizi”.

Le iniziative della prossima settimana

da: Istituto Gramsci Ferrara
INIZIATIVE DELLA PROSSIMA SETTIMANA

 

Venerdì  20  febbraio ore 17
Ciclo: “Viaggio nella comunità dei saperi. Istruzione e Democrazia”
Quando la tipografia era una tecnologia avanzata. C. Freinet e le scuole in rete
Conferenza di Giovanni Fioravanti
Introduce Sandra Carli Ballola
Sabato 21 ore 9.30
Partiti e Sindacati nella società contemporanea
Ne discutono Raffaele Atti e Paolo Calvano
Sala della Musica  Ferrara Via Boccaleone

 

locandina partiti e sindacati copia

Holiday Village Florenz: ancora una volta premiato per la sua accessibilità

da: Holiday Village Florenz

Alla BIT di Milano (Borsa Internazionale del Turismo) venerdì 13 Febbraio, Legambiente ha premiato l’Holiday Village Florenz di Comacchio per l’impegno sociale a favore delle persone con difficoltà motorie. Il villaggio riceve con orgoglio questo prestigioso riconoscimento, che gratifica la Famiglia Vitali, da anni impegnata nel turismo accessibile, e che segue una altro importante riconoscimento ricevuto lo scorso Giugno a Bruxelles (presso la Comunità Europea, come unica struttura ricettiva italiana premiata), sempre nell’ambito della disabilità.

Il turismo accessibile in Europa rappresenta un enorme segmento di mercato, con oltre 140 mln di persone coinvolte (di cui 12 mln solo in Italia), considerando tutti coloro che hanno disabilità e le loro famiglie, alla continua ricerca di strutture di qualità che possano garantire loro il comfort di una vacanza a 360 gradi.

“Il percorso intrapreso dalla nostra famiglia è partito nel 2006, con la consulenza di Roberto Vitali, presidente di Village for All, e prosegue anche oggi con continui investimenti e progetti – racconta Gianfranco Vitali, titolare di Holiday Village Florenz – Questo importante premio, giunto nell’anno del nostro cinquantesimo anniversario, è un riconoscimento estremamente gradito, che corona anni di impegno, economico e sociale.”

Vitali auspica che l’intero territorio comunale possa nel breve periodo allinearsi a questo importante mercato, che a tutt’oggi rappresenta to il 10% dell’intero fatturato di Holiday Village Florenz.

 

IMU: Serve una revisione totale o sarà mobilitazione

da: ufficio Stampa Cia Ferrara

Cia Ferrara, in accordo con Cia Nazionale, sconcertata per i criteri iniqui di applicazione dell’imposta che peserà, a livello nazionale, 300 milioni di euro sulle aziende agricole.
Ed anche l’Istat se ne lava le mani

Mentre si contano i danni provocati dagli allagamenti nelle campagne a causa delle piogge cadute nei giorni scorsi e la preoccupazione delle aziende agricole è ai massimi livelli, non si placano le polemiche per l’applicazione dell’IMU. In un momento così difficile per l’agricoltura, il problema della tassazione sugli immobili sembra lontano dall’essere risolto, soprattutto per le zone di pianura, ed aggrava ulteriormente la situazione. Cia Ferrara, in accordo con Cia Nazionale, sta pensando in questi giorni a una mobilitazione per chiedere al Governo di rivedere completamente la tassazione e i criteri di esenzione al pagamento. Secondo l’associazione, infatti, non basta la parziale modifica – approvata con un Decreto Legge il 24 gennaio – ma è necessario cancellare o modificare totalmente la norma che esclude dall’esenzione al pagamento dell’Imu i territori di pianura. Sul piatto c’è il destino di molte aziende medio-piccole e familiari ed anche il ricambio generazionale. La tassazione eccessiva, i bassi prezzi pagati ai produttori e la conseguente fatica a generare un reddito dignitoso allontanano i giovani dalle campagne, anche se possiedono già terreni di famiglia. Davvero amareggiato Stefano Calderoni, presidente provinciale di Cia Ferrara che, in pieno accordo con Secondo Scanavino presidente nazionale, sta valutando una mobilitazione anche sui territorio di Ferrara. «L’Imu vale per lo stato 300 milioni di euro, una cifra letteralmente “sottratta” alle aziende agricole, attraverso un mero calcolo finanziario, che non tiene conto delle difficoltà del settore e della forte necessità di puntare proprio sul primario per uscire dalla crisi. Non discuto che le zone di montagna siano considerate “svantaggiate” e quindi esenti dal pagamento, ma quale vantaggio c’è a condurre, di questi tempi, un’azienda nella pianura ferrarese? Servirebbe una revisione profonda, a livello strutturale, del tributo – continua Calderoni – per uscire da questo “Caos Imu” che pesa sulle tasche degli agricoltori. Fatto ancor più grave è la posizione dell’Istat che sta negando ogni responsabilità sui dati utilizzati dal Governo per l’applicazione della tassa. Siamo dunque nella situazione in cui l’Istituto Nazionale di Statistica nega la validità dei dati da lui stesso forniti. Un paradosso che rende ovvia la necessità di rivedere totalmente e in maniera tempestiva, l’intera tassazione. Per sollecitare tale azione anche Cia Ferrara – conclude Calderoni – aderirà al percorso di mobilitazione indetto a livello nazionale per chiedere che sull’Imu si ricominci, davvero, dall’inizio. E l’inizio, per noi, sono le esigenze del settore e delle imprese agricole dalle quali bisogna partire e delle quali bisogna tenere fortemente conto per evitare iniquità e favorire il rilancio, temi su cui abbiamo apprezzato la sensibilità dei nostri rappresentanti istituzionali territoriali e che auspichiamo si adoperino, ad ogni livello, per favorire un processo di profonda revisione dell’imposta.»

Emanuela Cavallaro presenta il romanzo “Véronique ero io” di Friederike Kretzen

da: Luciana Tufani Editrice

Lunedì 16 febbraio alle ore 18 nella Biblioteca del Centro Documentazione Donna, via Terrnauova 12/b, Ferrara,  Emanuela Cavallaro presenterà il romanzo “Véronique ero io” di Friederike Kretzen che ha tradotto e curato. Sarà presente l’autrice.

Con l’incontro di lunedì inizia una breve tournée di Friederike Kretzen e della traduttrice e curatrice del romanzo Emanuela Cavallaro, che proseguirà nei prossimi giorni alla biblioteca  comunale di  Funo( Bo), al centro culturale Ca’ Vaina di  Imola e infine, giovedì 19,  all’Istituto svizzero di Venezia.

Le edizioni Tufani hanno sempre dedicato molta attenzione alle letterature svizzere, traducendo sia alcune delle più importanti autrici francofone, come Corinna Bille, che autrici di  lingua tedesca. Anche le scrittrici del Canton Ticino fanno parte del catalogo delle edizioni, un esempio è Elena Rondi-Gay des Combes di cui è stato nei giorni scorsi presentato al Centro Documentazione Donna il romanzo Dissolvenza.

Contemporaneamente a queste  presentazioni il negozio di ottica Occhiali d’oro, via Contrari 9, ha allestito una mostra di tutti i libri di scrittrici svizzere pubblicati  finora dalle edizioni Tufani che rimarrà aperta per tutto il mese.

 

È l’estate del 1982. Natascha, Véronique e Paul, tre amici appassionati di teatro, si incontrano ogni sera nella cucina di Natascha sotto i poster di Karl Marx e Virginia Woolf e discutono di cinema, di Godard e Wim Wenders, sognano Woodstock, Parigi e New York. Sentono che una stagione della loro vita volge al termine, intuiscono la fine della giovinezza ma non riescono a prenderne congedo.

Trent’anni dopo, un’altra estate, Véronique decide di scrivere final-mente il libro progettato allora per raccontare di quella stagione magica e concludere così un’epoca che non poteva smettere di accadere sempre di nuovo, consegnandola definitivamente alla storia. Ma lo fa senza abbandonarsi alla nostalgia, con uno sguardo affettuosamente ironico sui tre amici di allora e sui loro tentativi di capire il mondo, consapevole della necessità di quei tentativi e del loro fallimento.

Friederike Kretzen (1956, Leverkusen) ha studiato Sociologia ed Etnologia a Giessen. Già durante gli studi fonda un primo gruppo teatrale per cui scrive i testi, in seguito lavora presso diversi teatri a Giessen, Colonia e Monaco come assistente di regia e direttrice artistica. Dal 1983 vive a Basilea come autrice di romanzi, saggi, articoli e contributi radiofonici per testate tedesche e svizzere. È docente di scrittura a Zurigo e Biel. Dal 2007 collabora come giurata e tutor per borsisti ai corsi di letteratura presso le Giornate della letteratura tedesca di Klagenfurt.

Della stessa autrice sono usciti finora presso le edizioni Tufani i romanzi Parole con le gambe (2005) e Io sono una collina (2010).

Emanuela Cavallaro (Bologna, 1970) ha studiato Germanistica, Slavistica e Italianistica presso l’Università di Bologna e la Ruhr-Universität di Bochum (Germania).

La sua collaborazione con l’editrice Luciana Tufani ha inizio nel 1995 con alcune recensioni sulla rivista “Leggere Donna”, a cui fa seguito a partire dal 2003 l’attività di traduttrice editoriale dal tedesco. Traduce letteratura e saggistica, con un occhio particolare alla letteratura elvetica. Fin dal primo numero del 2007 partecipa come traduttrice all’esperimento di “Viceversa Letteratura”, rivista svizzera di scambi letterari.

Oltre a diversi testi di Friederike Kretzen, ha tradotto Verena Stefan, Aglaja Veteranyi, Simona Ryser, Ruth Schweikert.

 

A Monaco di Baviera il Sindaco M. Fabbri e l’Assessore S. Provasi per la promozione turistica del territorio

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

L’Amministrazione Comunale conferisce una marcia in più al già ben avviato percorso di promozione turistica, rimettendosi subito in moto dopo gli eventi atmosferici di portata eccezionale, che hanno colpito la costa emiliana, al pari di quella romagnola.

Il modo migliore per ripartire è indubbiamente rappresentato dalla FREE, appuntamento fieristico di respiro internazionale, che prenderà il via mercoledì 18 febbraio 2015 a Monaco di Baviera. “Il Comune di Comacchio non si lascia di certo sfuggire questa ulteriore occasione per promuovere, al fianco di molti operatori del settore, il proprio territorio, facendo leva – dichiara l’Assessore al Turismo Sergio Provasi -, su un magnifico stand brandizzato, che ha già saputo catalizzare le attenzioni di visitatori e di tour-operators nelle due precedenti fiere internazionali, che si sono svolte a Stoccarda e ad Utrecht.”

La promozione del marketing territoriale all’estero, quest’anno vanta uno strumento in più, il nuovissimo catalogo di destinazione “Nice to meet you”, declinato secondo le tante sfaccettature che l’offerta turistica comacchiese è in grado di offrire, dal mare alla Natura, passando per l’archeologia e la cultura, nonchè per l’enogastronomia ed i percorsi ippo-ciclo-turistici.

“Anche il FREE di Monaco di Baviera costituirà una vetrina di rilievo internazionale per il nostro territorio, incastonato tra l’acqua delle valli di Comacchio, quella del mare Adriatico e le oasi naturali del Delta del Po, imponendosi come formidabile biglietto da visita – commenta il Sindaco Marco Fabbri-. Migliaia sono le copie del catalogo già distribuite in lingua originale nelle fiere dedicate al turismo e al tempo libero, alle quali il Comune di Comacchio ha ben figurato e tante altre saranno divulgate a Monaco, durante l’evento fieristico che si svolge in un Land la Baviera, particolarmente fidelizzato alle nostre zone. Non dimentichiamo che questa è una vetrina strategica per comunicare la bellezza del nostro territorio e della grande accoglienza, riservata proprio al mercato della Germania meridionale.

Pubblico e privato ancora una volta fanno sistema veicolando sul mercato tedesco offerte speciali per la Pentecoste, incentrate sul ricco calendario di eventi, che caratterizzerà il primo scorcio della stagione turistica.”

Sino al 22 febbraio dunque il Sindaco Marco Fabbri, l’Assessore al Turismo Sergio Provasi ed il Dirigente del Settore Cultura, Turismo e Sport, Roberto Cantagalli, affiancheranno i numerosi operatori turistici locali, anch’essi impegnati in un’azione sinergica di promozione del territorio, che non ha precedenti.

Riteniamo che sia una scelta giusta e strategica quella di partecipare a questa manifestazione e la nostra comunicazione, al di là degli eventi atmosferici, che ci hanno messi a dura prova – conclude il Sindaco-, è improntata sul fatto che siamo già pronti per la prossima stagione. Invitiamo anzi tutti a seguire l’evolversi della fiera F.RE.E. di Monaco, che non si limiterà all’attività di promozione allo stand, ma ci vedrà anche protagonisti di workshop con molti operatori dell’informazione e della promozione turistica in Germania, in collaborazione con APT Emilia Romagna.”

STAND COMACCHIO DELTA PARK RIVIERA

Il 16 febbraio alle ore 11.00: conferenza stampa di presentazione del dibattito “La crisi in Grecia”

da: organizzatori

I migranti risucchiati dal Mediterraneo, le vittime di guerre vicine, troppo vicine per essere ignorate, gli affamati e i disoccupati prodotti dalla dura legge del mercato: sono queste le immagini che sintetizzano l’incubo di un’Europa delle tragedie umanitarie, vincente sul sogno di un’Europa dei diritti.

Il popolo greco, tra i più colpiti dalle politiche di austerità, vuole invertire la rotta e con Alexis Tsipras chiede di farlo al fianco degli altri popoli europei.

 

Giovedì 19 febbraio dalle ore 18.00 presso la Sala Estense, Alessandro Somma e Michalis Traitsis ne parleranno con

– Teodoro Andreadis Synghellakis, Giornalista corrispondente da Roma per numerose testate giornalistiche greche e collaboratore de l’Unità, il Messaggero e l’Huffington Post, autore di “Alexis Tsipras. La mia sinistra” (Bordeaux Editore 2015).

– Leonidas Vatikiotis, Giornalista e docente di economia politica presso la libera università di Cipro, supervisore scientifico dei documentari Debtocracy, Catastroika e Fascism Inc.

Moni Ovadia prenderà parte alla serata con un videomessaggio.

 

Per illustrare l’iniziativa, patrocinata dall’Università di Ferrara, è convocata una conferenza stampa lunedì 16 febbraio alle ore 11.00 presso il bar Tiffany di Piazza Municipale.

 

La crisi in Grecia

 

Coldiretti, IGP non significa sempre origine Italiana

da: ufficio stampa Coldiretti

Quando la materia prima è 100% italiane negli IGP? Il marchio europeo non disciplina l’origine, tutela unicamente la caratteristica fattura di un prodottoagroalimentare sia che abbia origine nei nostri campi, che no. Proviamo a chiarire qualche aspetto.

Le Dop e le Igp sono produzioni legate al territorio riconosciute dall’Unione Europea sulla base di un disciplinare. Una DOP, denominazione di origine protetta,  deve essere ottenuta da una materia prima coltivata o allevata in una parte del territorio italiano, delimitata dal disciplinare di produzione, con l’eventuale trasformazione, stagionatura, etc. (praticamente tutte le Dop sono prodotti trasformati, ma ci sono anche alcuni prodotti, ad esempio ortofrutticoli, non trasformati, come ad esempio l’Aglio di Voghiera) anch’essa localizzata in una parte del territorio italiano individuata dal disciplinare. Pertanto la Dop di un prodotto italiano possiamo definirla veramente, completamente, 100 per cento made in Italy, perché materia prima e trasformazione sono legate al nostro territorio.

I problemi nascono con la IGP, indicazione geografica protetta,  perché le Igp sono eterogenee sia dal punto di vista della tipologia di prodotto (materia prima nazionale o no) che dal punto di vista della eventuale trasformazione (trasformata o non trasformata). Ci sono Igp 100 per cento italiane e Igp che vengono solo trasformate in Italia. Come districarsi?

Dalla verifica dei disciplinari abbiamo composto la tabella che segue, dove sono individuati i prodotti Igp 100 per cento italiani (N.B.: per brevità si parla di materia prima e di trasformazione in Italia, è ovvio che ogni prodotto ha un suo territorio delimitato che non coincide con l’intero territorio nazionale e che alla trasformazione può seguire una stagionatura o altre lavorazioni) e quelli che nel disciplinare pongono qualche limite o nessun limite geografico allaprovenienza della o delle materie prime o non esplicitano chiaramente la provenienza delle materie prime.

PRODOTTO Igp MATERIA 1° TRASFORMAZIONE
Ortofrutticoli Igp 100% Ortofrutta coltivata in Italia Lavorati in Italia
Riso del Delta del Po Igp 100% Riso coltivato in Italia (RO-FE) Lavorato in Italia
Riso Nano Vialone Veronese Igp 100% Riso coltivata in Italia (VR) Lavorato in Italia
Farro della Garfagnana Igp 100% Farro coltivato in Italia (LU) Lavorato in Italia
Olio Toscano Igp 100% Olive coltivate in Italia (Toscana) Si, in Italia
Coppia Ferrarese Igp Origine grano non definita Si, in Italia
Focaccia di Recco col formaggio Igp Origine ingredienti non definita Si, in Italia
Pane Casareccio di Genzano Igp Origine grano non definita Si, in Italia
Pane di Matera Igp Almeno 20% grano italiano (MT) Si, in Italia
Panforte di Siena Igp Origine ingredienti non definita Si, in Italia
Piadina Romagnola Igp Origine grano non definita Si, in Italia
Ricciarelli di Siena Igp Origine ingredienti non definita Si, in Italia
Torrone di Bagnara Igp Origine ingredienti non definita Si, in Italia
Maccheroncini di Campofilone Igp Origine grano non definita Si, in Italia
Pasta di Gragnano Igp Origine grano non definita Si, in Italia
Bresaola Valtellina Igp Origine carne non definita Si, in Italia
Ciauscolo Igp Origine suini non definita Si, in Italia
Coppa di Parma Igp Origine suini non definita Si, in Italia
Cotechino Modena Igp Origine suini non definita Si, in Italia
Lardo di Colonnata Igp 100% Suini nati, etc. in Italia (varie regioni) Si, in Italia
Mortadella Bologna Igp Origine suini non definita Si, in Italia
Porchetta di Ariccia Igp Origine suini non definita Si, in Italia
Prosciutto Amatriciano Igp Origine suini non definita Si, in Italia
Prosciutto Norcia Igp Origine suini non definita Si, in Italia
Prosciutto di Sauris Igp Origine suini non definita Si, in Italia
Salama da sugo Igp Origine suini non definita Si, in Italia
Salame Cremona Igp Origine suini non definita Si, in Italia
Salame d’oca di Mortara Igp 100% Oche e suini nati, etc., in Italia (varie regioni) Si, in Italia
Salame di S.Angelo Igp Suini UE Si, in Italia
Salame Felino Igp Origine suini non definita Si, in Italia
Speck Alto Adige Igp Suini UE (se suini  nati, etc. in Alto Adige si può chiamare Bauernspeck, ovvero speck del contadino) Si, in Italia
Zampone Modena Igp Origine suini non definita Si, in Italia
Aceto Balsamico Modena Igp Origine uve non definita Si, in Italia
Sale Marino di Trapani Igp 100% Sale prodotto in Italia (TR) Si, in Italia
Abbacchio Romano Igp 100% Agnelli nati, etc., in Italia (Lazio) Lavorati in Italia
Agnello Centro Italia Igp 100% Agnelli nati, etc, in Italia (varie regioni) Lavorati in Italia
Agnello di Sardegna Igp 100% Agnelli nati, etc, in Italia (Sardegna) Lavorati in Italia

L’APPUNTAMENTO
Ferrara “vulnerabile”: lunedì in biblioteca si parla del rischio-mafia

La notizia è sconcertante e merita di essere indagata. Recenti dati raccolti dall’Osservatorio sulla legalità di Unioncamere Emilia-Romagna e Universitas Mercatorum relativi allo sviluppo del fenomeno mafioso segnalano a Ferrara un allarmante potenziale incremento delle infiltrazioni e un indice di vulnerabilità che colloca la nostra città al secondo posto in regione e al quinto a livello nazionale. Ferrara, dunque, sorprendentemente permeabile. E’ mai possibile? E se è così perché non ce ne siamo accorti?
Nella ricerca si parla di “vulnerabilità” e di “rischio infiltrazione”. Ferrara risulterebbe ai vertici della poco desiderabile classifica nazionale secondo questi parametri, che indicano però una potenzialità, dunque un rischio, più che una realtà. Un rischio però da considerare con la massima attenzione. Ieri al riguardo abbiamo pubblicato un’intervista al professor Mazzitelli della Sapienza di Roma che ha curato la ricerca in questione [leggi l’intervista, leggi la ricerca].

I dati presentati e la realtà tratteggiata sollevano altri interrogativi. Cosa significa mafia oggi? Quali sono le modalità operative di un’organizzazione criminosa di stampo mafioso, in quale maniera penetra e si muove nel territorio, quali legami stipula e su quali connivenze fa leva?

A tali domande cercheremo risposta lunedì alle 17, alla sala Agnelli della biblioteca Ariostea, nell’ambito del proprio ciclo di incontri dal titolo “Chiavi di lettura – opinioni a confronto sull’attualità”. Ferraraitalia propone infatti un riflessione su questi temi, stimolata da autorevoli esperti, nella quale si alterneranno suggestioni narrative e testimonianze dirette.
Interverranno il sociologo ferrarese Federico Varese (docente alla Oxford University, fra i più autorevoli studiosi di criminalità di stampo mafioso a livello internazionale), Andrea Mazzitelli (docente all’Universitas Mercatorum e autore della citata ricerca di Unioncamere), il comandante della Guardia di Finanza di Pordenone Fulvio Bernabei (per otto anni al vertice della GdF di Ferrara), Tito Cuoghi esperto di eco-mafie e l’avvocato Donato La Muscatella referente di Libera Ferrara.

LA CURIOSITA’
Dolci regali del cuore per tutte le bambine del mondo

E’ San Valentino e noi, amanti del rosa, abbiamo trovato una chicca. Ne ha parlato anche Marie Claire, in rete girano immagini delicate che invogliano a saperne di più. Edizione limitata, dunque, per alcune belle e leziose scatole di latta piene di biscotti, qualcosa di veramente dolce in una sorta di valigetta che potrebbe contenere sogni o cartoline. A mettersi alla prova è, ancora una volta, la famosa stilista parigina Chantal Thomass, nota per le sue linee d’intimo che si trovano nelle eleganti boutique di Rue de Faubourg de Saint Honoré o di altre splendide città come Roma. Chantal, regina del fashion, ha un tocco leggero e magico, perché trasforma in delizia ogni cosa che passa nella sua mente e fra le sue mani. I biscotti, poi, sono dolci per loro stessa natura, pronti a scandire i momenti della giornata. Possono accoglierci a colazione ma anche a merenda, di fronte a un tè con le amiche, in una pasticceria profumata o in un caffè d’altri tempi. Adatti a un Caffè Greco, di via Condotti, uno dei miei preferiti, ma non solo, ovviamente.
Chantal, donna-mamma-nonna, per il terzo anno consecutivo, ha collaborato alla realizzazione delle scatole di latta dei biscotti Delacre, come direttore artistico, e tutto per sostenere l’associazione Toutes à l’ècole, impegnata nell’istruzione delle bambine nel mondo (e, in particolare, in Cambogia), alla quale verrà donato il ricavato della vendita delle 150.000 scatole a disposizione, un totale di circa 75.000 euro. La stilista ha immaginato una collezione “viaggi”, quasi a voler trasportare il gusto dei golosi in giro per il mondo. Tre diverse edizioni da collezione: una con Parigi sulla scena (e un’architettura stile Versailles), una dedicata al Taj Majal, e, l’ultima, pensata per Shangai. Vi è poi una seconda collezione, dedicata al tema del segreto. Il tutto in bel una rosa “ultra girly”.
Quando la dolcezza è sinonimo di bellezza e solidarietà. Perché dunque non regalarne…

Sito dell’associazione “Toutes à l’ècole”, fondata da, Tina Kieffer [vedi]

Il violinista sublime
e l’impareggiabile bellezza
dell’arte ‘live’

Entra con l’aspetto di un ragazzetto svagato: camicia blu, gilet grigio, calzoni neri come usano ora, larghi fino al ginocchio, poi fasciati. Una cintura di stoffa amaranto e grigio li tiene su. Il lato B è un po’ callipigio e la folta capigliatura nasconde, quasi, due occhi che al momento in cui l’orchestra attacca si chiudono come in stato di ipnosi, poi si spalancano: stralunati. Tiene il suo Stradivari Huberman del 1713 come fosse un’arma che punta ora sull’orchestra ora verso il pubblico. Si chiama Joshua Bell ed è tra i violinisti più celebri del mondo. A 17 anni suona con Muti. Ora ne ha 47 ed è direttore musicale dell’Academy of St Martin in the Fields.
Suona come un ragazzo: un po’ “strapazzone” un po’ trasognato. Nel viso dotato di una mobilità estrema passano nuovole e sole, calma e irrequietezza, guerra e pace.
Ero andato per sentire Bichkov, il direttore inafferrabile ma, come spesso succede, rinuncia e lo sostituisce Krivine francese di padre russo e madre polacca, molto ricamatore che usa le mani come manipolasse la pasta mentre la Chamber Orchestra attacca il concerto per violino di Brahms. Ma dopo Bell capisco che quello che sto sentendo è unico e irripetibile.
Questo per rimarcare che nella età della riproduzione nulla può sostituire un concerto dal vivo. La gestualità, l’attenzione, gli umori corporei tra il sudore e gli sputacchi necessari dei suonatori degli strumenti a fiato, l’espressione, le ‘mises’ delle concertiste creano l’esecuzione che non potrà mai esser uguale, sera dopo sera, ripetuta innumerevoli volte e sempre diversa. La sto ascoltando in disco mentre scrivo con lo stesso violonista. È un’altra cosa.
Una bellissima violoncellista, esile e pallida siede sull’orlo estremo della seggiola. M’immagino che possa cadere da un momento all’altro nel finale clamoroso. Ma non ha più corpo sembra puro spirito. Un contrabassista muove la testa come una preghiera recitata in Sinagoga, un pacioso con aria severa suona la viola. Dai frac che rivelano l’usura escono calzini corti. Chi ha scarpe di vernice, chi sportive. Un ombra di barba copre alcune guance; altre sono perfettamente rasate. Sembrano un poco spaesati poi il frullo delle mani del direttore propone più che impone un’altra dimensione. E la bellezza non ha più ostacoli. Dimentichi tutto. Anche di trattenere un colpetto di tosse. Sei nello spazio e nel tempo della musica. E sei felice.
La mattina seguente prendo la freccia per Firenze. Apro il giornale e distrattamente l’occhio è condotto a guardare l’abbigliamento maschile della prossima stagione. Alcuni modelli sono vestiti come il geniale “strapazzone”; altri con il viso enfaticamente atteggiato a disprezzo, secondo la cultura modaiola, evocano la sublime battuta di Fantozzi all’ennesima replica della Corazzata Potëmkin: «è una boiata pazzesca». Poi leggo l’umiliazione a cui la cultura sembra doversi piegare a confronto con i diritti e le prepotenze del fattore economico. “L’annunciazione” di Leonardo custodita agli Uffizi, pur dichiarata dal direttore Natali “inamovibile” deve andare all’Expo. Rimango basito e m’immagino come il grande violinista si comporterebbe dove non ha voglia né requisiti d’andare. O ancor peggio se la stessa richiesta fosse stata fatta alla National Gallery di Washington e non soddisfacesse per ragioni serie il giudizio del direttore. La provincialità di una simile forzatura ben dimostra il carattere degli “itagliani” sempre pronti ad invocare un diritto di cassa che non risulterà tale se non per le schiere dei processionari dell’Expo a cui un Leonardo, forse, non farà né caldo e né freddo.
Non s’invochi poi il trito concetto che le opere debbono viaggiare per farsi conoscere. Pur ammettendolo, ma non del tutto convinto, penso che un conto è esporre un’opera a una mostra, un conto nel bailamme della mangereccia Expo dove un quadro simile non ha né senso né utilità.
Ma perché non far viaggiare grandi opere contemporanee? Così amate, così frequentate anche dai non addetti? Si promuova l’arte contemporanea così in linea con un’esposizione che ha per tema il cibo.
Certo! Il cibo della mente è sempre nutriente ma la fame della mente, oggi, dovrebbe consentire più di rivolgersi all’opera della contemporaneità che ai nomi attrattivi del passato: una patente consunta per l’acclarata consistenza del “nome”.

LA RIFLESSIONE
Le Mura, fantastica cornice alla rinnovata centralità culturale del Castello estense

di Michele Pastore*

Perché riparlare oggi delle mura di Ferrara a quasi 30 anni (era il 1986) dal progetto che ne determinò restauro e recupero? Perché è un progetto incompiuto: dal punto di vista architettonico, perché diverse parti progettate non sono state realizzate in quanto i fondi preventivati hanno subito dei tagli alla fonte (Ministero della programmazione economica) e dal punto di vista economico perché ne è mancata la “valorizzazione” che doveva essere promotrice di uno sviluppo del turismo culturale a Ferrara, tema insito nei progetti Fio (Fondo investimenti occupazione) finalizzati ad un rapporto “costi-benefici” ad elevato tasso di rendimento. Ed ancora perché oggi si pone impellente il tema della gestione e della manutenzione di quanto restaurato che, nonostante l’impegno dell’Amministrazione comunale, richiede sempre maggiori fondi. E perché, infine, nel 2016 ricorrono i 600 anni dalla morte di Biagio Rossetti.
Ferrara da sempre si fregia di essere “la prima città moderna d’Europa” grazie al disegno del piano di ampliamento, l’Addizione Erculea, realizzato da Biagio Rossetti che è stato contemporaneamente il progettista di tutto il fronte nord delle mura, importante esempio di cortina muraria difensiva incentrata sui percorsi difensivi e sui torrioni rotondi.
Per tutto ciò, oggi a mio parere è necessario riprendere il tema delle Mura Estensi collocandolo nel quadro di una nuova opportunità per un rinnovato e più completo sviluppo turistico-culturale di Ferrara. Nel quadro quindi delle proposte che il sindaco-presidente della Provincia Tiziano Tagliani e l’assessore Massimo Maisto hanno formulato sul tema “Quale futuro per il Castello Estense”.
Il restauro delle mura di Ferrara è stato realizzato con i fondi dei progetti Fio, fondi per finanziare a livello economico nazionale iniziative di recupero e di investimento di beni culturali. Agli inizi degli anni ’80, Ferrara puntò sul “Progetto Mura” per definire un suo ruolo nel sistema del turismo culturale (le città d’arte) riorganizzando a tal fine il suo intero sistema urbano incardinandolo sulle Mura Estensi. Le Mura, che si possono definire come il più rilevante monumento della città, oltre che per le proprie dimensioni (9 km di sviluppo) anche e soprattutto perché sono legate con vincoli di vera e propria “connessione” ad intere parti del centro storico di Ferrara. In tal senso, si vedano gli atti dell’Istituto di studi rinascimentali del convegno del 1986, la cinta muraria avrebbe dovuto diventare, secondo il progetto Fio, il filo conduttore di un percorso turistico-culturale non solo per il cittadino ferrarese, che ormai ha riconquistato le proprie mura per il tempo libero, ma anche per i turisti in visita alla città.
Se questi erano i presupposti, in parte incompiuti, oggi si presenta, come detto, una nuova opportunità. E’ necessario coniugare la funzione urbanistica delle mura con il nuovo ruolo culturale del Castello Estense. Certamente il percorso delle mura non basta da solo a giustificare una visita a Ferrara ma le Mura ne costituiscono una cornice fantastica dentro la quale si pongono i suoi tanti edifici monumentali, sedi museali e culturali.
Se il Castello diventa il perno del sistema culturale territoriale della nostra città, tra musei d’arte antica e musei d’arte moderna, secondo un percorso continuamente suggestivo ed attrattivo, le Mura ne costituiscono la cornice imprescindibile. Questi sono gli elementi presenti in città che potrebbero consentirci di entrare definitivamente nel circuito turistico delle città d’arte.
Quale occasione pensare per rilanciare in questi termini il tema delle Mura Estensi? Penso ad una nuova mostra fotografica (così come Italia Nostra fece agli inizi degli anni ’80) che confronti immagini delle mura estensi come erano prima dell’intervento, durante i lavori e come sono oggi, restaurate e vissute dai ferraresi. Mostra inserita nel progetto Camaa (Centro per le Architetture militari dell’Alto Adriatico che nel 2014 si è già interessato alle mura estensi in collaborazione con il Dipartimento di economia e management dell’Università e con il Comune di Ferrara) che punta a valorizzare questa particolare tipologia del patrimonio culturale ed alla quale Ferrariae Decus sarebbe interessata a collaborare.

* presidente Ferrariae Decus

IL TEST
Vintage Sanyo e Grundig,
la faccia triste del hi-fi

Nell’arco di alcuni mesi abbiamo compiuto un’indagine nel mondo dell’Hi-Fi e del vintage elettronico, un settore che vede tanti appassionati frequentare i siti di compra-vendita e aste su Internet. L’osservazione di questo fenomeno ci ha portato a porre l’attenzione su Sanyo, la multinazionale giapponese che ha prodotto anche componenti per l’alta fedeltà. In Italia questo brand non ha mai avuto un’alta considerazione da parte degli audiofili, per questo abbiamo voluto “sporcarci le mani” cercando alcuni di questi prodotti; riparandoli, raccontandone la storia e confrontandoli con quelli di altre marche. L’inchiesta si divide in tre parti: Hi-Fi vintage, La prova sul campo e Il design giapponese anni ’70 e ’80.

Sanyo, nel campo dell’alta fedeltà, produceva giradischi, amplificatori, sintonizzatori, diffusori compatti e riproduttori/registratori di audiocassette. In Giappone era considerato un marchio di alta qualità, mentre in Italia non ha mai avuto la stessa considerazione, qualcuno, maliziosamente, arrivò ad affermare che i componenti Sanyo venivano venduti soltanto nei negozi di campagna o nelle periferie.

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Sanyo D 62, deck a cassette della Plus Series

I guru nostrani non si sono mai entusiasmati per questo marchio, con la sola eccezione (forse) per i prodotti della linea “Plus Series”, realizzata negli anni Settanta. Questa serie fu l’apice dello sforzo progettuale della società giapponese ma, in Italia, non ebbe un buon riscontro commerciale per i motivi sopra descritti, all’estero l’accoglienza fu nettamente migliore. A questo riguardo occorre ricordare che anche per i prodotti Grundig non c’è mai stata considerazione da parte degli audiofili sino a scoprire, 40 anni dopo, l’esistenza di un particolare circuito denominato Cci che fu adottato in alcune produzioni di Sanyo.

La riscoperta del marchio Grundig è limitata a particolari linee produttive realizzate dal 1974-75 sino al 1986. Massimo Ambrosini, appassionato e progettista di apparecchiature Hi-Fi, è lo “scopritore” ufficiale del cosiddetto CCI (Circuit chassis interface) caratteristica circuitale che identifica la produzione “buona” di Grundig. Nel 2004 Ambrosini coniò l’acronimo CCI per sottolineare l’importanza di un’opportuna e sistematica implementazione telaistica (oltre che circuitale) in funzione di disturbi RF, sia esterni sia generati all’interno degli apparecchi stessi, i quali causano problemi di natura vibrazionale che intermodulano col segnale in transito.

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Depliant pubblicitario “Plus Series”

Il resto dei prodotti della casa tedesca, ben costruiti e durevoli, sembrano privi di particolare pregio audiofilo. In quest’ambito si collocano due amplificatori Sanyo (JA 220 e JA 224), considerati cloni del Grundig V1700 che rispecchiava le caratteristiche CCI. Detto circuito, per sviluppare il suo potenziale, aveva bisogno di una linea d’ascolto completa, composta da sorgente, amplificatore e casse. Su eBay questi apparecchi hanno quotazioni particolarmente elevate. Sanyo progettava e costruiva apparecchi anche per i marchi Saba, Siemens (Plus Series), Kenwood, la stessa Grundig e l’italiana Emerson. I prodotti della Serie Plus, per quanto siano stati ottimamente progettati e costruiti, non beneficiano di interventi CCI, infatti, erano cronologicamente antecedenti alla serie di amplificatori realizzati “con” Grundig.

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Il giradischi Sanyo TP1000

Per approfondire meglio la questione del rapporto tra le due case, abbiamo interpellato Massimo Ambrosini, che ci ha gentilmente risposto: “ La collaborazione di Grundig con Sanyo risale a fine anni ‘70 quando iniziarono a comparire i ps1010 e 1020 (giradischi) costruiti da Sanyo per Grundig. Il rapporto venne poi a continuare qualche anno più tardi con la versione costruita con marchio Grundig di alcuni integrati (e relativi registratori a cassette e tuner) dell’industria giapponese. Ciò che è curioso rilevare è che questi apparecchi, circuitamente “Made in Japan”, presentano scelte perfettamente in linea con una corretta implementazione CCI, difficile dire quando queste scelte siano state assorbite in Sanyo da Grundig. Qualche tempo fa un amico ingegnere trovò in rete un documento risalente agli anni ’70, dove si evidenziava una ricerca telaistica svolta in Sanyo, probabilmente a seguito della collaborazione con Grundig. Difficile quindi dire se i vari Grundig ‘made in Sanyo’ fossero frutto di una mutua ricerca o semplicemente un lavoro su commissione messo in produzione anche col marchio del costruttore, temo che rimarremo con questo dubbio”.
Lucio Cadeddu, docente di Analisi matematica all’Università di Cagliari e Direttore della rivista on-line “Tnt-Audio”, dedicata all’hi-fi, ha gentilmente risposto alle nostre domande sui prodotti Sanyo e sul fatto che in Italia siano stati sottovalutati: “Caro William, in 20 anni di presenza online con TNT-Audio, credo sia la prima volta che mi venga chiesto un parere su Sanyo, segno che le tue sensazioni sono sostanzialmente corrette. Il marchio giapponese, anche negli anni ’70, quando forse ha realizzato le sue cose migliori, non ha mai goduto, specie qui in Italia, di grande considerazione.
Io ricordo alcuni apparecchi interessanti, in particolare quelli della pretenziosa serie Plus, diversi giradischi e qualche coppia pre/finale, pure molto belli a vedersi. In particolare, mi restò impresso il giradischi TP1000, un grosso e pesante “trazione diretta” con un motore in DC privo di spazzole, una novità per l’epoca (1974/75). Montava persino un bel braccio Acos Lustre GST-1. Le vicissitudini del marchio, l’acquisizione del brand americano Fisher nel 1975 e una certa confusione d’immagine che si era creata tra i consumatori ne decretarono la fine intorno ai primi anni ’80. Il periodo d’oro resta quello degli anni ’70, ma gli apparecchi sono praticamente introvabili”.

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L’amplificatore Sanyo DCA 611 dopo le riparazioni

E aggiunge, “Non so dirti se Sanyo sia stata sottovalutata a torto o a ragione, certo è che, tra i grandi colossi giapponesi, è uno di quelli che ha avuto meno successo e vita più breve. Non si ricordano prodotti memorabili a parte quelli citati, o comunque componenti che, in qualche modo, possano aver lasciato un segno indelebile nella storia dell’HiFi. Se ti fai un giretto presso i forum di appassionati vintage il nome Sanyo è citato molto, molto raramente. Forse è un peccato, o forse no, ma Sanyo aveva nell’elettronica di consumo il suo core-business e certamente l’HiFi era solo una piccola nicchia del grande costruttore nipponico. Non so a cosa porteranno i risultati della tua inchiesta, sarei curioso di restare aggiornato sugli eventuali sviluppi. Spero di esserti stato utile”.

1. Continua…
Nel secondo articolo ci “sporcheremo le mani” analizzando, riparando e descrivendo alcuni componenti Hi-Fi rintracciati a Vienna.

Si ringraziano: Massimo Ambrosini [vedi], Lucio Cadeddu, Direttore della rivista “Tnt-Audio” [vedi]

Zairo Ferrante, la poesia dinanimista

Il giovane talento, scrittore Zairo Ferrante, autore di “D’amore di sogni e d’altre follie” (Este Edition, 2009) dell’e-book “Dinanimismo” (Futurist Editions on line, 2009) promuove il cosiddetto… Dinanimismo, l’Anima nell’era del web e delle nuove tecnologie, rilette con sguardi neoromantici e letterari. La parola dopo la scrittura terminale, Barilli, al di là del grado zero, Barthes e Lacan stessi, riconnessi, oltre certo – altrove – cerebralismo o psicologismo, alla dimensione archetipale cara magari a Jung, Hillman e seguaci. Un’avanguardia leggera e nuovamente tecnica e umanistica, la poetica nascente dinanimista e di Ferrante, attraversante… anche la cifra del Futurismo, echi specifici dello stesso classico Flora, la scienza romantica di Bergson. Fare Macchina, fare parola anima cuore, la matrice del Duemila possibile e fondamentale, oltre il tempo e lo spazio.
Tale new romantic uplodato esita ancor più programmatico nel volume megamix tra poesia,
manifesti dinanimisti e saggistica, “I bisbigli di un’anima muta”, edito da CSA editrice nel 2011 (poi anche in eBook, nel 2014).
In tale esplorazione letteraria, Ferrante traccia una navigazione potente, solida e in progress,
confermata anche criticamente da prestigiosi rilanci in certa stessa variabile dinanimista sociale
neoumanistica, nella rivista letteraria “Isola Nera”, a cura della nota poetessa Giovanna Mulas.
Zairo Ferrante e il Dinanimismo, inoltre sono stati evidenziati da media rilevanti, quali Il Giornale,
nell’inserto periodico Style – Voglia d’Italia, a cura di Girolamo Melis, dal network storico
SuperEva -Controcultura (Firenze). Segnalato anche oltrecontinente (Australia) dall’Associazione Italo-Australiana, Alias.
Ferrante, di origini salernitane, è tra i novanta autori del libro manifesto “Per una Nuova Oggettività” (Heliopolis -Pesaro -Roma, 2011), di cifra estetico-filosofica post romantica, a cura di Sandro Giovannini e altri – diversi docenti universitari tra gli aderenti ed autori – e suo
uno dei book trailer Evoluzione, del movimento; nonché poi nelle raccolte ebook de La Carmelina “Urfuturismo, La Grande Guerra futurista” (2014).
Non ultimo da segnalare diverse presentazioni radiofoniche (Milano- Pulsante Radio Web), segnalazioni su “Patria Letteratura “e altre riviste di rilievo nazionale e in particolare nel Blog Poesia di RaiNewsa c ura di Luigia Sorrentino [vedi].

Per saperne di più visita il sito ufficiale [vedi]

* da Roby Guerra, “Dizionario della letteratura ferrarese contemporanea”, Este Editon-La Carmelina ebook 2012 [vedi]

IMMAGINARIO
Per passione.
La foto di oggi…

Questa foto è stata scattata nella casa atelier della stilista Elena Massari mentre sta prendendo le misure della danzatrice Alessandra Fabbri.
Elena sta cucendo l’abito che Alessandra indosserà nello spettacolo di danza contemporanea Venus, un cui primo studio verrà proposto il 21 febbraio alle 18,30 nel teatro comunale di Vicenza.
L’autore della foto è il coreografo e danzatore Nicola Galli, selezionato dal teatro veneto per una settimana di residenza artistica (da domani a sabato) durante la quale potrà sviluppare il suo lavoro sul corpo umano in rapporto con lo spazio e il tempo, una ricerca sui pianeti, per questo il nome Venus.

Sono tre ferraresi, hanno una passione, ne hanno fatto un lavoro e stanno collaborando per realizzare i loro sogni.
Questo è il messaggio d’amore più potente che si possa dare in questa giornata.

Qui potete trovare i lavori di Nicola Galli.

Qui potete leggere di uno spettacolo di Alessandra Fabbri.

Qui potete vedere le creazioni di Elena Massari.

OGGI – IMMAGINARIO ARTE

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

Alessandra Fabbri ed Elena Massari (foto di Nicola Galli)
Alessandra Fabbri ed Elena Massari (foto di Nicola Galli)

ACCORDI
Amore alieno.
Il brano di oggi…

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

[per ascoltarlo cliccare sul titolo]

Roky Erickson – I Love The Living You

E quindi oggi tocca all’altro santo, il santo più amato dai produttori di cioccolatini.
Celebriamo allora i cioccolatini e il sentimento più popolare fra i produttori dell’epoca d’oro di Hollywood celebrando con una super capriola il mio di Santo preferito, il buon vecchio Roky Erickson che, leggo giusto oggi, quest’anno riformerà i 13th Floor Elevators.
Quindi pure oggi rido perchè Roky queste celebrazioni se le merita tutte.
E si merita parecchio anche i tanti $$$$$ derivanti dalla “reunion” o “ripristino” di quel gloriosissimo nome.
E’ stato il ragazzo che a 18 anni ha dato il la alla “musica psichedelica” ma purtroppo anche la sua vittima più tragica.
In tutto questo però ha sempre mantenuto una lucidità tutta sua, come dimostrano le sue registrazioni e questo affidavit del 1982 (foto) in cui dichiara di non essere più un membro della razza umana ma uh uh uh, un alieno. Tutto questo per colpa degli elettroshock.
E in fondo c’è qualche differenza fra l’amore e gli elettroshock?
O un alieno che prende possesso del tuo corpo? La sa lunga Roky.
E infatti ha scritto quella che secondo me è la canzone d’amore “definitiva”.
Auguri a tutti!

l’affidavit in cui Erickson dichiara di essere alieno
l’album Never Say Goodbye di Roky Erickson

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. Xoxo <3 Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

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