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Giorno: 27 Marzo 2015

Coldiretti: importazioni record di vino dall’estero (+46%), è allarme per la reale destinazione

da: ufficio stampa Coldiretti

Nonostante il vino italiano continui ad essere uno dei prodotti di punta dell’export agroalimentare nazionale, i dati ISTAT segnalano nel 2014 un incremento straordinario delle importazioni di vino sfuso dall’estero che non si sa esattamente dove venga destinato, con timori di inganni e concorrenza sleale.

Non era mai arrivato così tanto vino straniero in Italia come nel 2014 che fa segnare il record storico delle importazioni con 278 milioni di chili, in aumento del 46 per cento dall’inizio della crisi nel 2008. E’ quanto emerge da una analisi su dati Istat presentata al Vinitaly dalla Coldiretti che esprime preoccupazione per il fatto che ben 228 milioni di chili (82 per cento) arriva sfuso in cisterne delle quali non si conosce lareale destinazione. La provenienza invece è soprattutto spagnola con l’arrivo di ben 154 milioni di chili di vino dalla penisola iberica e dagli Usa da dove sono sbarcati in Italia 47 milioni di chili di vino, la quasi totalità sfusi in recipienti superiori a 2 litri.
Occorre fare chiarezza sulle destinazioni finali di queste produzioni a chilometro illimitato – sottolinea la Coldiretti – per evitare il rischio di frodi ed inganni a danno del Made in Italy come testimonia l’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura promosso dalla Coldiretti con l’ex procuratore Giancarlo Caselli alla guida del comitato scientifico che ha piu’ volte puntato il dito sul pericolo di inganni che si nasconde dietro la mancanza di trasparenza nell’importazione massiccia di materie prime agricole.
Il timore è che un quantitativo elevato venga probabilmente imbottigliato in Italia e senza una adeguata tracciabilità finisca per fare concorrenza sleale ai produttori nazionali e ingannare i consumatori.
Per questo occorre rendere pubblici i nomi delle aziende che importano vino sfuso per consentire ai consumatori piena libertà di scelta. Si tratta di togliere il segreto di Stato sui flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero al fine di contrastare le aggressioni al Made in Italy conseguenti alla lavorazione nel nostro Paese di prodotti alimentari oggetto di importazione o di scambio intracomunitario e la successiva messa in commercio come prodotti “autenticamente” italiani ma di origine in realtà ben diversa.
Finora, infatti, una complessa normativa doganale ha impedito l’accessibilità dei dati senza significative ragioni legate alla tutela della riservatezza – come testimoniato dallo scandalo della carne di cavallo – provocando gravi turbative sul mercato ed ansia e preoccupazione dei consumatori, a fronte all’impossibilità di fare trasparenza sulla provenienza degli alimenti. In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato – conclude il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – il valore aggiunto della trasparenza e lo stop al segreto sui flussi commerciali.

Nonostante il boom di vino dall’estero, il fatturato del vino e degli spumanti in Italia cresce comunque dell’uno per cento e raggiunge nel 2014 il valore record di 9,4 miliardi per effetto soprattutto delle esportazioni, salite a quota 5,1 miliardi (+1,4 per cento) mentre è risultato praticamente stagnante il valore delle vendite sul mercato nazionale che sono risultate attorno ai 4,3 miliardi.

Vendite in aumento dagliStati Uniti (+4,4 per cento) che si consolidano come principale mercato di sbocco alla Gran Bretagna (+6,1 per cento) che si classifica al terzo posto dietroalla Germania dove invece si registra una preoccupante flessione del 4,4 per cento. Preoccupante il flop registrato in Russia dove le esportazioni calano del 10,4 per cento anche per effetto delle tensioni politiche e commercialinonostante il vino non rientri tra i prodotti colpiti dall’embargo.

29 marzo, Finissage Trans-figurazione a Ferrara

da: organizzatori

Sarà una vera e propria festa quella che, domenica pomeriggio, a partire dalle 17 ad ingresso libero e con rinfresco, chiuderà la mostra “Trans-figurazione” a Palazzo della Racchetta di Via Vaspergolo a Ferrara.
“Trans-figurazione” è il titolo del nuovo progetto artistico curato da Virgilio Patarini e organizzato dalla Camel  Home Gallery di Ferrara in collaborazione con Zamenhof Art di Milano e Palazzo della Racchetta. Domenica pomeriggio interverranno numerosi artisti, avrà luogo la presentazione critica della mostra, oltre che del correlato volume “Trans-Figurazione” pubblicato per l’occasione da Zamenhof Art Edizioni. 
In esposizione opere di Simone Boscolo, Valentina Carrera, Amos Crivellari, Dennis Fazio, Ezio Mazzella, Diego Palasgo, Virgilio Patarini, Andrea Pirani, Simona Ragazzi, Ivo Stazio, Edoardo Stramacchia.
“TRAnS-FIGURAZIONE”, una mostra d’arte contemporanea che raduna nello storico Palazzo della Racchetta, in centro a Ferrara, 100 opere di 11 artisti emergenti, con lo scopo dichiarato di ridefinire un concetto contemporaneo e post-moderno di “figurazione” , tra pittura, fotografia, scultura e installazioni.
Undici gli artisti raggruppati per affinità elettive e per analogie tecniche e formali. Come afferma il curatore Virgilio Patarini nell’introduzione al catalogo della mostra “appartengono a tre diverse generazioni, eppure parlano un linguaggio (artistico) molto simile: attraverso differenti media (la fotografia, la pittura, la scultura) praticano una figurazione ugualmente inquieta ed allusiva, contemporanea e al tempo stesso radicata nella tradizione delle Avanguardie, riconoscibile e al tempo stesso sfuggente. Allusiva ed elusiva. Coerente e contraddittoria: coerente nell’essere contraddittoria”.
Una mostra eterogenea, validamente polimorfa che sottolinea come sotto la pelle del contemporaneo si muova costantemente un tessuto contenutisticamente eterogeneo che ha sempre qualcosa di nuovo da raccontare.

Premiati in Consiglio Comunale gli “Angeli del mare” e gli “Angeli del fango”

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

I valori che questa sera hanno accomunato il conferimento di 5 targhe di riconoscimento in apertura della seduta del Consiglio Comunale sono la solidarietà, la generosità d’animo, lo slancio di altruismo verso il prossimo, l’amicizia, la fratellanza ed il volontariato. Ad incarnare tutti questi valori sono tutti i protagonisti della sentita, commossa e partecipata cerimonia, che si è svolta nell’aula consiliare, vale a dire Stefano Forgia ed Emanuele Luciani, comandanti di due rimorchiatori e Simone Ghirardelli e Giampaolo Guidi, comandanti di altrettante pilotine che il 28 dicembre scorso in condizioni meteo-marine proibitive hanno prestato soccorso ad 11 naufraghi nel porto di Marina di Ravenna, contribuendo fattivamente al salvataggio di alcuni di loro. Lo stesso spirito di altruismo e di solidarietà ha animato la premiazione della Protezione Civile “Trepponti”, a seguito dei tanti interventi emergenziali compiuti dopo il terremoto del 2012 e dopo allagamenti e mareggiate che si sono verificati in questo e in altri territori. Durante la prima delle due premiazioni, i lavoratori portuali, tutti di Porto Garibaldi, hanno voluto esprimere la loro riconoscenza agli equipaggi che hanno coadiuvato le operazioni di soccorso nel porto di Marina di Ravenna e hanno anche ringraziato il Sindaco Marco Fabbri per la sensibilità e l’attenzione mostrata. Da rilevare che Giampaolo Guidi alcuni anni fa si è reso protagonista di un altro analogo gesto eroico, contribuendo a salvare dieci naufraghi in mare, gesto che gli è valso la Medaglia d’argento al valore della Marina. Alla gratitudine espressa dal Sindaco a nome dell’Amministrazione Comunale e della comunità tutta, si è unito anche il Consigliere Comunale Antonio Di Munno (capogruppo Forza Italia-Il Faro), che per primo aveva suggerito un riconoscimento ufficiale ai quattro lavoratori portuali, dopo la collisione tra i due mercantili avvenuta nel porto di Marina di Ravenna. La seconda premiazione è stata accompagnata dalla proiezione di un video, che racchiude i ricordi intensi dell’aiuto portato dalla Protezione Civile “Trepponti” agli abitanti di luoghi colpiti da gravi emergenze atmosferiche. Durante la consegna di una targa di riconoscimento, il Presidente dell’associazione, Guerrino Ferroni ha voluto ringraziare il Sindaco Fabbri e l’Assessore alla Protezione Civile Stefano Parmiani per la stretta collaborazione e vicinanza mostrate in occasione della mareggiata del 5 e 6 febbraio scorsi. “Le cose più difficili da gestire sono le emozioni – ha ammesso Ferroni – e nei corsi è sempre presente la figura dello psicologo, perchè quando arriviamo nei luoghi della disperazione con gente al limite delle forze, circondati da due metri di acqua, sappiamo affrontare al meglio le emergenze. Questo è un piccolo esercito preparato e motivato. Si dice che per fare un buon comandante – ha aggiunto Ferroni – ci voglia un grande equipaggio. Io ho un grande equipaggio.” Il Sindaco Marco Fabbri ha ringraziato Ferroni, tutti i volontari presenti in aula con la loro uniforme gialla e anche quelli che da casa hanno seguito la seduta del Consiglio Comunale in diretta streaming. “Durante la recente emergenza si è respirato un clima di reciproco supporto – ha commentato il Sindaco Marco Fabbri – e ognuno ha svolto con impegno instancabile la propria parte. L’Amministrazione Comunale investe ogni anno risorse necessarie a corsi di formazione e di aggiornamento, per tenere alto il livello di preparazione della Protezione Civile, essa stessa risorsa fondamentale per il territorio.” Ferroni ha poi anticipato che la Regione Emilia Romagna ha accolto la richiesta presentata dal Comune di Comacchio per ampliare la sede della “Trepponti”, situata in via Collettore Adige, 3. Presente in sala anche il Vice Sindaco del Comune di Goro Andrea Conventi, che ha voluto unirsi al tributo riservato alla Protezione Civile “Trepponti”, che proprio nel vicino Comune lagunare ha creato un proprio e ben avviato distaccamento. La cerimonia di premiazione è terminata con la consegna di due felpe della Protezione Civile “Trepponti” al Sindaco Marco Fabbri e al Vice Sindaco di Goro Andrea Conventi.

FERRARA, EUROPA
Dialogo fra donne sulla specificità femminile del ‘far voce’

da BERLINO – Tre donne in dialogo che dialogano sulle donne in dialogo. È cominciato con questa sorta di ‘mise en abime’ l’ultimo incontro programmato per il semestre invernale all’Institute for Cultural Inquiry con tre ospiti d’eccezione: la nota traduttrice e scrittrice Nadia Fusini, la filosofa dell’estetica e saggista Liliana Rampello e l’autrice teatrale e saggista Agnese Grieco.
L’occasione o meglio il pretesto per riunire tre affermate autrici italiane a Berlino è stata come di consueto la presentazione di alcuni testi e di attività culturali promosse dalle tre studiose: Nadia Fusini con il suo Hannah e le altre (Einaudi 2013), Liliana Rampello con il suo Sei romanzi perfetti. Su Jane Austen (Il Saggiatore 2014) e Agnese Grieco con il suo ultimo progetto teatrale, l’Addéla Ole, da La Storia di Elsa Morante (Teatro Elfo-Puccini di Milano).
L’incontro si è subito trasformato in un qualcosa di assai meno formale come l’aperta ed amichevole discussione di tre amiche di fronte ad un pubblico ovviamente invitato a partecipare.
Tre femministe in dialogo sul femminismo, ho dimenticato di dire. E in effetti molto è stato detto sulla specificità femminile nello scrivere e nel tradurre, nella comunicazione e persino nel silenzio. È una rivendicazione un po’ singolare, a pensarci bene. Dopo anni e anni di femminismo, proprio quando la condizione femminile sembra entrata in crisi con la parabola berlusconiana (ma non ne è stato fatto alcun cenno: una dimenticanza e un lapsus forse fin troppo significativi), tre intellettuali difendono la loro voce di donne proclamando d’essere innanzitutto donne, femmine ma anche impegnate, con questa loro specificità, nel mondo della cultura.
Quale sia questa specificità, per tralasciare la vetusta idea che le donne si occupino di determinati temi piuttosto che altri e per tacere dell’assunto assolutamente misogino, a ben vedere, che le donne posseggano una sensibilità particolare, è difficile dire in astratto, proprio perché l’astrazione è frequentemente un’ossessione maschile, come se per pensare fosse intrinsecamente necessario definire prima i parametri della teoria e solo in seguito riempirli di pensieri e non piuttosto, come insegna tra l’altro la filosofia postmoderna, pensare già da sempre entro le strutture, incarnandole e concretizzandole.
Per cui non è forse un caso se questa specificità femminile si declina innanzitutto per esempi piuttosto che per teoresi. Un esempio particolarmente suggestivo, ricordato dalla Fusini, è il particolarissimo modo di leggere il poema omerico dell’Iliade nel mezzo della furia della seconda guerra mondiale non come una celebrazione della lotta e della guerra bensì come un libro sigillato per comprendere il mistero della pace che non è affatto il fine implicito della guerra, come recita l’adagio romano “si vis pacem para bellum,” bensì il suo contrario, come l’estrema declinazione di un pensiero maschile al maschile. Ma quest’ultima lettura giunge appunto quasi all’ultimo (sarei tentato di dire apocalitticamente agli ultimi momenti della storia) proprio da due donne eccezionali che scrissero quasi contemporaneamente quasi le stesse cose se non addirittura le stesse parole sul medesimo libro, l’Iliade, quasi ricalcando un racconto di Borges: la celebre Simone Weil e la meno conosciuta Rachele Bespaloff. Entrambi autrici di profonde letture dell’Iliade, entrambe ebree, una suicida e l’altra quasi suicida. Ciascuna però è riuscita a dar voce ad una trama sottile all’interno dell’Iliade non tanto come manuale per la guerra, quello che si diceva Alessandro Magno tenesse sempre sottomano nelle sue campagne militari, bensì un “livre de chevet:” un libro da tenere sottomano ma anche un libro da capezzale. Un libro per i morti o coloro che conoscono la morte attraverso la guerra.

Ho appena detto: dar voce. È un’espressone di cui si abusa ma che forse andrebbe usata con parsimonia per proteggere appunto il senso delicatissimo che dovrebbe comunicare: l’idea, la persuasione che sia necessario “dare la parola” proprio perché c’è chi non ha la forza di prendersela, a causa della propria debolezza sociale, politica, culturale o di genere, ma anche a causa della propria minorità o semplicemente della propria timidezza. L’atto di “dar voce” è quindi fondamentalmente un gesto di tenerezza: l’idea di lasciar parlare chi altrimenti non parlerebbe.
Ciò vale anche, se non soprattutto, per la propria dimensione interiore: “dar voce” a quella parte di sé che è altrimenti costretta dagli impegni del mondo, dalle aspettative, dai codici sociali e così via.
Proprio perché offrire la propria scrittura ad una voce (interiore?) è anche questa una specificità femminile che tende ad opporsi alla teoria, all’idea che il concetto sia soprattuto qualcosa da vedere passivamente piuttosto che da immaginarsi grazie alla propria opera, costruendo un dialogo, dialoghi: tra sé e sé, tra sé e il lettore, tra sé e il testo immaginario (quello che ancora deve scendere dalla penna sulla carta), tra sé e il testo concreto (quello che si traduce).
È questa capacità di istituire un dialogo, probabilmente non separata dalla vicinanza affettiva con la madre, come la psicoanalisi sopratutto post-freudiana non ha mai mancato di sottolineare, che ha reso Jane Austen grande almeno quanto Shakespeare, come è stato affermato non troppo sorprendentemente da Liliana Rampello che ha lamentato tra l’altro l’assoluta necessità di dirsi femministe ma anche femministi, dal momento che non si può davvero contemplare l’idea di essere intellettuali senza conoscere e praticare anche il pensiero femminile.
Il compito se non il dovere di conoscere il pensiero femminile, ha ricordato, non significa semplicemente riconoscere che esistono, perlomeno dal primo Novecento, pensatrici eccezionali di politica, scienza e filosofia bensì, in modo assai più radicale, che esiste una specificità femminile che appunto è quella di “far voce:” ovvero costruire una affabulazione anche laddove ‘un’ filosofo altrimenti teorizzerebbe solamente.
L’incontro è stato ottimamente mediato e condotto da Agnese Grieco che è è apparsa come una vera e propria comprimaria della serata e non la semplice mediatrice (cosa a cui una certa cattiva televisione ci ha abituati): un’altra voce importante in questo trio di donne in dialogo, forse non casualmente anche autrice di teatro, abituata ad avere ed imporre un’ importante presenza scenica, insomma a dare voce anche col corpo.

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SALUTE & BENESSERE
I tic, nervosi ma spesso passeggeri

Emettere dei colpetti di tosse, ripetere le stesse parole, chiudere gli occhi o strizzarli, toccarsi i baffi o le orecchie, e ancora mordersi le guance, fare smorfie, ecc. milioni di persone convivono con questi piccoli tic.
Un movimento o una parola involontaria, spesso ripetuti e ossessivi possono essere sintomo di stress o tensioni Ma questa problematica può essere sintomo di un vero e proprio malessere patologico. I tic possono interferire nelle attività quotidiane, rendendo difficile lo svolgimento normale di attività che richiedono molta concentrazione come parlare, scrivere, osservare e anche dormire. I problemi maggiori causati dai tic, comunque, sono di natura sociale e relazionale.

Cosa sono i tic
Si tratta di parole o gesti involontari, rapidi e ricorrenti, che non hanno scopo. L’origine fisiologica dei tic non è chiara. A livello neurologico possono dipendere da un’alterazione nei circuiti del sistema nervoso centrale. A livello psicologico sono senz’altro la conseguenza di uno stato di stress a livello cosciente o inconscio. La “funzione” del tic sarebbe quella di abbassare una condizione di ansia attraverso un rituale ripetitivo.

Quali tipi di tic esistono
In base al modo in cui il tic si manifesta, si possono distinguere 4 tipi di tic:
1. tic motori semplici: sono piccoli e brevi gesti dei muscoli del viso e del corpo, come ammiccamenti, alzate di spalle, movimenti dei piedi;
2. tic motori complessi: sono azioni di maggiore durata e maggiormente articolate, come strapparsi i capelli o pulirsi ossessivamente gli occhiali;
3. tic vocali semplici: è la ripetizione di suoni inarticolati, come fischi e colpi di tosse;
4. tic vocali complessi: prevedono la ripetizione di parole o frasi, che a volte possono anche essere scurrili o ingiuriose (cazzo, merda, ecc.).

Le cause
Attenzione, c’è un disagio, un malessere o un particolare stato d’animo dietro ad ogni tic. Alcuni gesti rispecchiano un desiderio di protezione e consolazione (come quello di arrotolarsi i capelli intorno alle dita o di cullarsi con movimenti ripetuti del busto); altri tic molto comuni, come il mangiarsi le unghie o mordicchiare la penna, sono indice di aggressività inespressa; anche i tic linguistici, come la ripetizione continua di un intercalare all’interno del discorso (“cioè” o “diciamo che”) hanno un significato: esprimono insicurezza e frustrazione. A volte però i tic possono essere anche la conseguenza di condizioni patologiche come encefaliti, ictus, intossicazioni da monossido di carbonio, traumi cranici e da assunzione di alcuni farmaci eccitanti. Ci sono anche rari disturbi, come la cosiddetta sindrome di Gilles De La Tourette, che si manifestano proprio con una serie di tic: nel caso riportato in esempio, la persona affetta da questa patologia è soggetta a continui tic vocali e motori, che si ripetono in sequenza, compromettendo la vita quotidiana e creando, in alcuni casi, una quasi totale disabilità.

Quali i rischi
1) Rosicchiare le unghie: abitudine che, a lungo andare, provoca sia il danneggiamento dell’unghia stessa.
2) Tirarsi i capelli o attorcigliarsi una ciocca di capelli attorno alle dita: la ripetizione continua del gesto rischia seriamente di rovinare i capelli perché la continua stimolazione in questo senso, rovina anche la radice del capello.
3) Far scrocchiare il collo: la mossa, seppure dia sollievo sul momento, porta all’indebolimento dei legamenti e provoca l’usura delle articolazioni provocando artrite e anche il rischio di ictus.
4) Schiacciare, grattare o toccare in continuazione i brufoli: il sanguinamento di un brufolo può anche provocare la formazione di cicatrici permanenti.
5) Digrignare in continuazione i denti (bruxismo) può provocare la rottura dei canali dentali, oltre a danni alla mandibola o usura dei denti.
6) Succhiare caramelle dure è dannoso perché, se troppo zuccherate, possono provocare carie.
7) Leccarsi o mordersi le labbra porta le labbra a essere sempre secche e screpolate ed è più facile che così vengano intaccate dai vari enzimi digestivi presenti nella saliva provocando infezioni; mordicchiarle in continuazione può anche arrivare a provocare fibromi, che possono essere rimossi solo chirurgicamente.
8) Mordere l’interno della guancia può provocare gonfiore, infiammazioni croniche e sanguinamento.
9) Masticare di continuo il chewing gum è pericoloso perché va a stimolare in continuazione i muscoli della mascella; inoltre, l’eccessivo consumo di gomme da masticare può anche portare a problemi di tipo digestivo e di gas.
10) Mordicchiare penne e matite: si può incorrere in infezioni e patologie varie causate dai germi che entrano in contatto con le gengive.

I tic generalmente non sono pericolosi ma se molto frequenti e prolungati nel tempo, possono stancare i muscoli coinvolti, provocare infiammazioni e risultare dolorosi. All’origine dei nostri malesseri, infatti, ci sono disarmonie. Ogni volta che il nostro corpo vive uno stress (e in media ogni persona ne affronta uno importante a settimana), esso reagisce ‘globalizzandone l’impatto’ per renderlo il più tollerabile possibile per la distribuzione di energia (creando, così, un equilibrio di compensazione): ciò comporta, al tempo stesso, un immagazzinare in memoria le tracce degli squilibri compensati.

Consiglio
La miglior cosa è rimediare in modo sano e naturale. L’osteopatia in ambito craniale rappresenta un valido strumento nell’ambito della prevenzione perché ogni processo patologico nel corpo è l’espressione di una disfunzione muscolo-scheletrica più o meno pronunciata che, se non opportunamente trattata, contribuisce al mantenimento di una condizione di malessere psico fisico. La tecnica cranio-sacrale è uno dei metodi per decondizionare gli schemi alterati, aiutando la persona al rilassamento.

NOTA A MARGINE
Lezione di tango con abbraccio. E poi cinema a passi di danza

L’altra sera chi ha salito le scale del cinema Boldini, si è trovato davanti un muro di persone. Non era la coda per il film, ma il pubblico che assisteva al primo spettacolo di danza ospitato nell’atrio della sala d’essai.
La danzatrice era Elisa Mucchi e il balletto Piccola Opera Umana.
“E’ la prima volta – spiega Alice Bolognesi, responsabile attività cinema dell’Arci – che una performance viene costruita e legata ad un film, e proposta in questo luogo”.

Il film è il documentario di Ivan Gergolet “Dancing with Maria”, proiettato dopo la performance. Protagonista della storia è Maria Fux, la straordinaria ballerina argentina, 93 anni, ideatrice di un metodo commovente e poetico di danzaterapia. Nei suoi corsi ballano insieme ragazzi down, persone non vedenti e diversamente abili, oltre a professionisti, come l’italiana Martina. “Dancing with Maria” è stato l’unico film italiano e il primo documentario in concorso alla Settimana Internazionale della Critica a Venezia dello scorso anno.

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Come mai avete deciso di proiettare questo documentario?
Aveva ricevuto ottime recensioni – racconta Bolognesi – conosco personalmente la distribuzione con cui avevamo già lavorato in occasione del Festival di Internazionale. Quando ho visto il film, ho pensato potesse interessare anche al nostro pubblico. Il mercoledì cerchiamo sempre di proporre pellicole di qualità che difficilmente trovano spazio nella normale distribuzione cinematografica.

Come vi è venuta l’idea di far precedere la proiezione da un evento live?
Avevamo visto – prosegue Bolognesi – che nelle altre città in cui veniva proiettato il film erano stati organizzati flash mob e allora abbiamo pensato di realizzare qualcosa di specifico anche a Ferrara. Ultimamente vengono spesso realizzati eventi collegati alle proiezioni, forse un modo per avvicinare nuovo pubblico o semplicemente per offrire un valore aggiunto alla proiezione. A noi l’idea piace molto, anche perché consente di collaborare con altre realtà e creare nuove sinergie. In questo caso si è trattato del teatro Ferrara Off. Ma non solo, visto che come sempre abbiamo ricevuto un grande aiuto da parte del Teatro Comunale Claudio Abbado anche per la promozione della serata.

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Come è nata la collaborazione con la danzatrice Elisa Mucchi?
Conosco Elisa da dieci anni, ho pensato subito a lei. È un artista capace e sensibile, sapevo che sarebbe stata la persona giusta. Quando l’ho chiamata, ha accettato subito, dicendo che per lei sarebbe stato un onore danzare prima di un documentario sul percorso di Maria Fux. Da lì abbiamo iniziato a ragionare sul tipo di evento da realizzare. Elisa mi ha detto: basta flash mob! Ormai li fanno per qualsiasi cosa! Allora abbiamo deciso di trasformare per un giorno l’atrio del Boldini in una “succursale” di Ferrara Off e di realizzare una lezione di danza.

Dalle 19 alle 20,30, Elisa insieme al ballerino Marco Maretti ha proposto “due uno, uno due _ UNO. Pratiche di ABBRACCIO” una lezione aperta per ballerini di tango, ma non solo. Poi alle 20,45 ha eseguito la performance per accompagnare gli spettatori alla visione del film”.

“Piccola Opera Umana – spiega Mucchi a margine della sua performance – è un progetto che propone di guardare gli esseri che espongono la propria singolarità come si guarda una pianta. Permettersi lo scorrere del movimento, le emozioni, gli impulsi, per tornare ad una originaria fluidità che ci trasporta, che è l’origine da cui proveniamo, essere presenti e viverla fino in fondo, per esprimere la nostra singolarità. Il corpo sa. Ciò che cerco è una dimensione in cui esso possa esprimersi per quello che è, permettendo alla bellezza e alla profondità di riaffiorare. E’ ancora possibile fermarsi ad osservare un corpo nella sua attività o inattività, coglierne la bellezza? Dove sta la bellezza?”.

Una domanda universale, alla quale si può rispondere solo con qualcosa di molto terreno: alla fine della proiezione molti si sono alzati accennando passi di danza. Lì c’era la bellezza.

IMMAGINARIO
I volti del teatro.
La foto di oggi

marco_caselli
Marco Caselli Nirnal

In attesa dell’inaugurazione della mostra fotografica di Marco Caselli Nirmal “Claudio Abbado-Fare musica insieme”, prevista per domani alle 19.30, all’Opera di Firenze [leggi], nella rotonda Foschini del teatro Comunale di Ferrara intitolato proprio al grande direttore d’orchestra scomparso lo scorso anno, si possono ammirare nelle foto di Caselli Nirmal alcuni dei volti più noti della scena teatrale italiana che hanno calcato il palcoscenico estense e che con la nostra città hanno stretto legami di grande familiarità. Molti purtroppo sono scomparsi. Fra questi Luca Ronconi, Mariangela Melato, Giorgio Gaber…

OGGI IMMAGINARIO FOTOGRAFIA

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La Rotonda Foschini del teatro Comunale Abbado di Ferrara

L’installazione fotografica di Marco Caselli Nirmal nella rotonda Foschini  [clic sulla foto per ingrandirla]

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

 

 

GERMOGLI
Il Rock!
l’aforisma di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

Goethe
Goethe

Ogni tragedia ha le sue ipotesi per potersi giustificare davanti agli occhi del mondo. Non dobbiamo accontentarci però dell’impalcatura, scambiandola per l’edificio.

“Le ipotesi sono impalcature che si innalzano prima dell’edificio e che si tolgono quando l’edificio è compiuto. Sono indispensabili al muratore, solo che questi non deve scambiare l’impalcatura per l’edificio”. (Johann Wolfgang Goethe)

ACCORDI
Vieni a vedere perché.
Il brano di oggi…

bagus_ed_specialeOgni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta.

[per ascoltarlo cliccare sul titolo]

Cesare Cremonini – Vieni a vedere perché

35 anni oggi per Cesare Cremonini. Il cantautore bolognese, già leader dei Lunapop, ha scalato le classifiche e fatto incetta di dischi di platino con i suoi ultimi due album, La Teoria dei Colori (2012) e Logico (2014), rispettivamente il quarto e quinto della sua carriera. Un successo da solista iniziato nel 2002 con il suo album di debutto Bagus, contenente uno dei suoi brani più apprezzati, Vieni a vedere perché.

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