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Giorno: 19 Aprile 2015

“AMA.. il Tango Argentino” la Tangoterapia e la Milonga contro l’Alzheimer.

da: Associazione Malattia di Alzheimer

Sabato 2 maggio dalle ore 21, presso la Sala Estense AMA, Associazione  Malattia di Alzheimer presenta un evento benefico intitolato “AMA… IL TANGO ARGENTINO la Tangoterapia e la Milonga contro l’Alzheimer.

Protagonista della serata è il Tango Argentino proposto da: Grazia Tartati e Nicola Arzilli di Collettivo Tango,  Cinzia Capatti e Cristiano Magri di Tango del Angel, Rita Grasso e Pablo Petrucci di TangoTe, Elisa Mucchi e Marco Maretti di Soft Connection.

L’Orquesta Tìpica ESTETANGO con Alberto Frignani – Federica Caselli – Carlo Alberto Bonazzi – Zak Baldisserotto – Lorenzo Bruni Pirani – Roberto Scabbia – Claudio Cedroni accompagnerà i ballerini nelle loro esibizioni.

Costo biglietto € 10   

Prevendita il lunedì e venerdì dalle 10 alle 12 e il giovedì dalle 16 alle 18 presso la sede dell’Associazione AMA in via Ripagrande n.5 – Ferrara.

Info prevendita tel. 349 1620567

Il ricavato verrà impiegato per proseguire i progetti che i volontari dell’AMA stanno realizzando a sostegno dei malati e delle famiglie colpite da questa terribile malattia: “ABC” corsi di formazione per preparare la famiglia ad affrontare il carico dell’assistenza al malato; “AUTO – AIUTO” corsi mensili per aiutare tutti coloro che seguono il malato in ambito familiare, sanitario e residenziale; “PER NON PERDERSI” corsi di stimolazione cognitiva rivolto al malato; “RIDERE INSIEME SI PUO'”: yoga della risata  percorso per familiari e persone affette da patologie cognitiva; “CaFE’ DELLA MEMORIA” incontri settimanali rivolto agli ammalati e rispettivi familiari in cui si alternano spazi si formazione – informazione e spazi di riflessione  – confronto in gruppo;  “CONSULENZA LEGALE” e “SOSTEGNO PSICOLOGICO rivolto alle famiglie dei pazienti; “CENTRO DI ASCOLTO” a Ferrara e a Comacchio dove i volontari svolgono attività di informazione sui servizi disponibili; “ VIVERE LA MEMORIA”periodico informativo con uscitaquadrimestrale sia in versione online che cartacea.

“Aiutare chi ne ha bisogno arricchisce la vita”

con la speranza che la musica possa diventare anche veicolo di solidarietà e tradursi in un aiuto concreto per i progetti che i volontari dell’AMA stanno realizzando

Come AIUTARE AMA:  iscrivendosi all’associazione (€ 15,00), con donazioni, con la devoluzione del 5xmille, partecipando agli eventi per la raccolti dei fondi.

C/C POSTALE:  IBAN –  IT32 H076 0113 0000 0005 4278 379

C/C CASSA DI RISPARMIO di Ferrara: IBAN –  IT31 T061 5513 0010 0000 0010 958

I volontari sono presenti durante la manifestazione, a disposizione di chi desideri avere informazioni sull’operato dell’associazione che ha sede a Ferrara via Ripagrande, n 5 tel 0532/792097- Emailamaferrara@viverelamemoria.it  – sito Internethttp://www.amaferrara.it

 

Lunedì 20 Aprile conferenza di presentazione di “Vento d’Expo” presso Coldiretti Emilia Romagna

da: ufficio stampa Coldiretti

A dieci giorni dall’Expo, il primo brindisi di giornalisti stranieri avverrà con prodotti e vini dell’Emilia Romagna, in particolare con il vino della più piccola Doc d’Italia. L’iniziativa, denominata “Vento d’Expo”, promossa da Coldiretti regionale e provinciale di Piacenza in collaborazione con la Regione Emilia Romagna, sarà presentata in una conferenza stampa che si svolgerà domani lunedì 20 aprile alle ore 12.00, a Bologna in via Rizzoli 9, presso la sede di Coldiretti.

Dieci giornalisti provenienti da Paesi europei e dagli Stati Uniti verranno accolti nei giorni 21, 22 e 23 aprile sul territorio emiliano romagnolo con un tour che li porterà a toccare cantine e alcuni castelli dell’ex ducato di Parma e Piacenza, a scoprire i giacimenti enogastronomici locali, la storia e le bellezze naturali del territorio.

Alla conferenza stampa sarà allestita una mostra di vini e di prodotti di eccellenza che saranno i protagonisti di “Vento d’Expo”, tra cui il vino della più piccola Doc d’Italia, presente proprio sul territorio Piacentino.

All’incontro interverranno l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli, il presidente di Coldiretti Piacenza, Luigi Bisi, il presidente di Coldiretti Emila Romagna, Mauro Tonello.

L’EVENTO
L’eclettismo di Picasso e Gaudì infiamma Barcellona

Tornano ad aprirsi le porte della punta di diamante – di nome e di fatto – degli spazi espositivi estensi: Palazzo dei Diamanti inaugura la nuova programmazione 2015-2016 con “La Rosa di Fuoco. La Barcellona di Picasso e Gaudì” (19 aprile-19 luglio 2015).
Dopo “Gli anni folli. La Parigi di Modigliani, Picasso e Dalí”, Ferrara Arte torna a puntare i riflettori su una grande città e i suoi cambiamenti agli albori della modernità: questa volta è la Barcellona del Modernismo catalano. “È una mostra non su un artista, ma su un’epoca che ha lasciato il segno di se stessa attraverso grandi realizzazioni culturali”, spiega Tomàs Llorens, già direttore del Museo Thyssen-Bornemisza e del Reina Sofia a Madrid e curatore dell’esposizione insieme a Boye Llorens. Un’epoca di fermenti e di forti contrasti, racchiusa fra due poli cronologici che li incarnano: il 1888 quando Barcellona ospita l’Esposizione universale, vero e proprio regno dell’esaltazione della modernità industriale, e il 1909, l’anno della cosiddetta “settimana tragica”, quando le tensioni sociali sfoceranno in uno sciopero generale e in manifestazioni represse nel sangue. Barcellona è dunque una rosa di fuoco, come viene definita nei circoli ananrchici internazionali, perché infiammata dal fermento e dal dinamismo politico, culturale e sociale che animava tutte le capitali europee della Belle Epoque. Il Modernismo catalano precisamente per la sua vocazione alla contemporaneità riflette e rappresenta la conflittualità e la violenza che la modernizzazione economica e sociale reca in sé.
“Abbiamo tentato di dare un’immagine dinamica”, afferma Llorens, perché la città metropolitana diventa “tentacolare e si insinua nella campagna distruggendo ritmi di vita secolari”. E cosa può esserci di più dinamico di un cortometraggio come quello le cui sequenze accolgono i visitatori appena entrati, mostrando loro la “Barcelona en tramvia” (1908)? Nello stesso tempo quello che si dipana nelle sale espositive è “un racconto drammatico” di un’epoca che si è aperta nel più fervente entusiasmo e fiducia verso il futuro e non può avere finale più drammatico: l’ecatombe della Grande Guerra.

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Chiesa della Colònia Güell, Antoni Gaudí (1908 – 1910).

Il primo capitolo è dedicato all’architettura e il protagonista indiscusso è Antoni Gaudì, le cui creazioni eclettiche vengono mostrate non solo attraverso foto e stampe d’epoca, ma anche attraverso soluzioni allestitive originali come la ricreazione della pavimentazione in cemento ideata dall’architetto nel 1904 e utilizzata ancora oggi per i viali della capitale catalana. Il pezzo forte però è la ricostruzione del modello di Gaudi per la chiesa della Colonia Güell a cura di Etsav-universitat politecnica de Catalunya: l’architetto aveva creato nel proprio studio un sistema di corde e contrappesi corrispondenti al carico esercitato sulle volte e sulle colonne per simulare la forma capovolta della chiesa, capovolgendo le fotografie di questo intreccio che scendeva dal soffitto aveva poi tracciato il disegno progettuale di cui due rarissimi esemplari sono esposti in mostra.
Segue la sezione dedicata allo spazio pubblico dove i manifesti esprimono nello stesso tempo la proliferazione delle immagini artistiche, che diventano strumenti commerciali, e la spettacolarizzazione della città. Si ha anche la possibilità di entrare nella taverna Els Quatre Gats, il ritrovo della maggior parte degli artisti modernisti sul modello dei caffè parigini e luogo della prima mostra personale del giovanissimo Picasso, il cui sguardo penetrante rivela già il genio creativo dell’artista.

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Spilla con libellula, Luis Masriera (1903 – 1906)

La terza sezione è dedicata allo spazio privato e introduce i visitatori nell’intimità degli interni borghesi nei quali si può liberare la fantasia, in particolare quando si tratta d’amore. Una delle parole chiave di questa sezione è ornamento: degli ambienti, come nel caso dei due specchi ideati da Gaudì per Casa Milà, e della persona come nel caso dei gioielli di Lluis Masriera, celebre per la sua sofisticata produzione che reinterpreta l’Art nouveau fra fiori, insetti e ninfe d’oro, di smeraldi, rubini, platino e diamanti.
L’immedesimazione della natura non può più essere solamente quella della resa oggettiva tipica del naturalismo, ma diventa la raffigurazione della visione soggettiva che sfocerà poi nel Simbolismo, come si avverte nei dipinti di Mir a Maiorca: “L’abisso”, “El Rovell” e “La cala incantata”. Il contrappunto a questa natura incontaminata è la ville lumière, quella Parigi che i modernisti catalani eleggono a seconda patria, raffigurandone la vita notturna allo stesso tempo ammaliante e minacciosa, come fa Anglada Camarasa nei suoi “Il pavone bianco” e “Fleur de Paris”. Emblema di questa ambiguità e delle atmosfere sordide parigine è il ritratto del critico d’arte Gustave Coquiot, che Picasso rende in modo quasi espressionista trasformandolo in una sorta di Lucifero sbeffeggiante.

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Due gitane di Isidre Nonell (1906))

Dopo la sala dedicata agli eventi della settimana tragica, dal 26 luglio al 2 agosto 1909, quando il reclutamento per la guerra coloniale in Nord Africa fa esplodere le tensioni che covavano nel degrado e nella miseria in cui viveva gran parte della popolazione, l’ultimo capitolo ha il colore blu della malinconia che rimane dopo che tutto è finito. Lo sciopero generale è stato represso nel sangue e ai modernisti non rimane che raffigurare gli sconfitti: quei miserabili e quei diseredati dei sobborghi di Parigi e di Barcellona che la trasformazione industriale ha travolto e lasciato indietro. Oltre alle gitane di Nonell, in questa sezione sono esposti “Pasto frugale”, “Povertà (I miserabili)” e la “Ragazza in camicia” di Picasso, che esprime tutta la nobile e dignitosissima rassegnazione di chi rimane ai margini dallo sfavillante scintillio della Belle Epoque.
L’allestimento è stato studiato per mettere in dialogo tecniche e materiali diversi: oltre 120 fra dipinti, disegni, manifesti, fotografie, gioielli, modelli architettonici e teatrali, ceramiche e sculture. Non si parla soltanto di uno stile perché i linguaggi modernisti si muovono nelle arti figurative tra il naturalismo e il simbolismo, anticipando a volte la spinta espressionista; in architettura e nelle arti decorative, invece, tra lo storicismo ottocentesco e le prime istanze dell’architettura organica e del razionalismo novecenteschi. Per questo visitare “La rosa di fuoco” è come aprire una finestra su un’intera epoca caratterizzata da una polarizzazione radicata: fra sogni e incubi, speranze e timori, l’euforia è sempre velata dal presentimento della catastrofe incombente.

Dopo la rassegna su Barcellona, che si chiuderà il 19 luglio, sono già in cantiere altri due appuntamenti: “De Chirico a Ferrara, 1915-1918. Pittura metafisica e avanguardie europee” (novembre 2015-febbraio 2016) e un’esposizione che celebrerà i 500 anni della prima edizione dell’Orlando Furioso (settembre 2016-gennaio 2017). “È stata una pausa più lunga di quelle a cui eravamo abituati, ma non c’è stato il tempo di annoiarsi” ha sottolineato l’assessore alla cultura del Comune di Ferrara Massimo Maisto nell’incontro di presentazione alla cittadinanza, ricordando tutti gli appuntamenti che nel frattempo hanno tenuto “alto il profilo culturale della città”: dai “Lampi Sublimi” ospitati alla Pinacoteca nazionale a “L’arte per l’Arte”, che vede il Castello Estense come sede d’eccezione per le collezioni delle Gallerie d’arte moderna e contemporanea di Ferrara. Quella del 2015-2017 è, per Maisto, “la programmazione ideale per un’istituzione come Ferrara Arte” che deve essere capace di valorizzare il patrimonio locale mostrando il suo respiro internazionale: la retrospettiva di Antonioni alla Cinémathèque française ne è una brillante dimostrazione. “Nello stesso tempo bisogna aprirsi e parlare del mondo, come è accaduto con Matisse e come accade ora con la Barcellona di Picasso e Gaudì”.

“La Rosa di fuoco. La Barcellona di Picasso e Gaudì”, Palazzo Diamanti, 19 aprile-19 luglio 2015 [vedi].

LA SEGNALAZIONE
“Ivan il Terribile” dal Bolshoi al web oggi in diretta mondiale

Oggi nei cinema russi e di tutto il mondo verrà trasmesso uno dei balletti storici più famosi del Teatro Bol’soj di Mosca, “Ivan il Terribile”. Gli utenti russi di internet potranno seguire la trasmissione online sul canale YouTube del teatro. Nexo Digital [vedi], invece, si occuperà di trasmettere il balletto in oltre mille sale cinematografiche di tutto il mondo, anche in Italia. L’evento di Nexo sarà in diretta (alle 17, ora italiana), in differita si potrà vedere in altre date. Merita davvero, ho avuto la fortuna di vederlo, dal vivo, qui a Mosca, mercoledì scorso. Gli applausi sono durati a lungo, immensi mazzi di fiori hanno salutato gli artisti (Ivan Vasiliev nei panni della zar Ivan IV, Mariya Vinogradova nel ruolo della moglie Anastasia e Artyom Ovcharenko in quello del principe Kurbsky), che hanno realizzato una performance delle più belle degli ultimi tempi. Il pubblico (e io) era in delirio. Due atti che sono volati. La musica di Sergei Prokoviev (creata oltre 70 anni fa), diretta dal maestro Pavel Sorokin, si è espressa in tutta la sua potenza. La forza della Russia e della sua storia è emersa in tutta la sua energia. Le acrobazie e l’atletismo di Vasiliev hanno completato un quadro che già da solo era dipinto magistralmente. Scene e costumi sono altrettanti imponenti, curati e lussuosi. Energia pura. Ovunque. Con tanto di tripudio finale.

Lo spettacolo che vediamo oggi è una rielaborazione, effettuata nel 2012, del libretto originale del noto e leggendario coreografo Yuri Grigorovich, del 1975. Quell’anno la rappresentazione aveva ottenuto un successo straordinario (ora come allora, aggiungerei) al punto che la compagnia organizzò una tournée negli Stati uniti, dove suscitò entusiasmo di stampa e spettatori. L’anno successivo, sarebbe apparsa all’Opera di Parigi è portata in scena anche al museo del Louvre. Da allora il teatro Bol’soj lo ha mantenuto regolarmente nei suoi programmi.
La storia, una lirica potente e ricca di colore, ambientata nella Russia medievale e nel regno di Ivan IV. Tempi incerti, turbolenti, di ribellioni, lotte, guerre, battaglie, sconfitte, vittorie, trionfi, amori. Incoronato zar con il nome di Ivan IV, nel 1547, e sposata Anastasia, Ivan combatte i Boiardi, i nobili di corte che contrastano il suo potere, guidati dalla zia di Ivan, Starickaja, che vuole porre sul trono il proprio figlio Vladimir. Sconfitti i Tartari, Ivan fa ritorno a Mosca trionfante. Mente sia ammala gravemente, Anastasia viene avvelenata dai Boiardi e Ivan si ritira in un convento dove raccoglie la dimostrazione di fedeltà del popolo di Mosca. Gli ostacoli continuano dopo il suo ritorno a Mosca, nel 1563, dove però la vendetta dei Boiardi ricade per errore sul figlio di Starickaja. Così “Ivan il Terribile” diventa la storia appassionata di un popolo, di una nazione e della forza del potere. Al suono di potenti campane e trombe di guerrieri e di angeli.
Da vedere. Anche per comprendere meglio molte cose della Russia.

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Terremoto, via libera Dg agricoltura di Bruxelles alla proroga per imprese agricole

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Terremoto, agricoltura. Via libera da parte della Direzione generale Agricoltura di Bruxelles alla proroga per imprese agricole e agroindustriali per completare i lavori di ricostruzione. Bonaccini: “Decisione che porta equità tra le imprese”. Ora il provvedimento va alla Commissione

Via libera da parte della Direzione generale agricoltura di Bruxelles al riconoscimento della proroga di un anno  per le imprese agricole e agroindustriali per completare i lavori di ricostruzione e ripristino dei danni subiti dal sisma del maggio 2012. Ora l’ultimo passaggio, per completare l’iter europeo del provvedimento, sarà il vaglio del Collegio dei Commissari.
La decisione – che accoglie le richieste della Regione Emilia-Romagna ufficialmente presentate all’Ue dal Governo italiano – estende la durata degli aiuti per compensare i danni causati alle imprese del settore agro-industriale modificando di fatto i vincoli temporali fissati precedentemente sulla base dei vigenti orientamenti sugli aiuti di stato.

«Una buona e attesa notizia. Ringrazio il Ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina per l’importante lavoro svolto. E’ una decisione, quella assunta dalla Direzione generale agricoltura e in attesa del vaglio finale da parte della Commissione, che consegna tranquillità ma soprattutto equità tra imprese del settore primario e le altre. Un chiaro beneficio- e il mio ringraziamento va a tutti coloro che lo hanno consentito – a un territorio così duramente colpito non solo dal sisma del maggio 2012 ma da ulteriori e successive calamità, come l’alluvione del gennaio 2014 e le trombe d’aria. A chi fa polemiche, noi rispondiamo con i fatti», ha commentato il presidente della Regione Emilia-Romagna e Commissario delegato alla ricostruzione Stefano Bonaccini.

La Dg Agricoltura ha accolto la richiesta – inviata dalla direzione generale del dipartimento delle Politiche europee ed internazionali e dello sviluppo rurale del ministero delle Politiche agricole – di fissare al 29 maggio 2017 il termine ultimo per il pagamento dei contributi alle aziende agricole danneggiate dal sisma. La presentazione delle domande per le imprese agricole resta fissata al 30  giugno 2015 (come per le altre imprese ) i lavori  dovranno essere ultimati entro il 30 settembre 2016 per consentire  la liquidazione la e rendicontazione entro maggio 2017 .

«Il provvedimento – sottolineano l’assessore alle Attività produttive e alla ricostruzione post sisma Palma Costi e l’assessore all’Agricoltura Simona Caselli – permette di mitigare la disparità di trattamento tra le imprese agricole e le altre imprese insita nelle decisioni comunitarie sugli aiuti di Stato». Infatti per le imprese agricole il saldo di tutti i contributi deve avvenire entro 4 anni dal verificarsi dell’evento, e quindi entro il maggio 2016, mentre per le altre imprese non era prevista alcuna scadenza per i saldi dei danni subiti. “Il provvedimento rappresenta quindi una decisione eccezionale della quale va ringraziata la Commissione europea che è andata in deroga alle regole vigenti sugli orientamenti comunitari del settore agricolo.”

In attesa della decisione della Commissione europea sulla richiesta di proroga dei termini di pagamento, il Commissario  Bonaccini aveva prorogato al 30 aprile i termini per le domande di contributo delle imprese agricole attive nei settori della produzione primaria, della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti agricoli compresi nell’Allegato I del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. L’ordinanza commissariale però non variava il termine di esecuzione degli interventi fissato, da precedenti ordinanze, al 31 dicembre 2015 perché strettamente connesso ai termini per i pagamenti imposti dalla Commissione europea.

FILO DI NOTA
Vico, Caligola e il ritorno dei cavalli senatori

di Massimo Maiarelli

La storia non sempre è la rappresentazione veritiera e corretta della realtà. Spesso la storia e la leggenda si intrecciano, si confondono e altrettanto spesso la leggenda si trasforma in verità storica. La storia ci tramanda che il terzo Imperatore romano fu Caligola, noto per essere stato un despota stravagante e depravato. Gli aneddoti che lo riguardano non si spingono ad analisi precise , quindi non è dato sapere se fra i suoi comportamenti rientrasse anche il “bunga bunga”. La storia è invece più precisa sulla sorte di “Incitatus”, il cavallo di Caligola, che dallo stesso Imperatore fu nominato Senatore. Quindi un quadrupede entrò di pieno diritto nel Senato di Roma, un affronto per tutta l’istituzione senatoriale. Sono passati ormai oltre duemila anni dalla leggenda del cavallo dell’Imperatore Caligola assunto a Senatore, ma pare che la tesi di Giambattista Vico sui corsi e ricorsi storici sia estremamente attuale e purtroppo corretta. Vico è un saggio e, con la sua teoria, ha saputo predire il futuro. Apparentemente viviamo in democrazia, non soggiogati dalle decisioni di un despota. Se fosse vera democrazia spetterebbe al Popolo Sovrano nominare i propri rappresentanti alla Camera, al Senato, nei Consigli Regionali, scegliendoli liberamente fra coloro che si candidano. Nella prima Repubblica era così. Poi la fantasia italica ha partorito il Mattarellum, il Porcellum ed ora l’Italicum. Sembrava che la nuova legge elettorale fosse una priorità, occorreva cancellare una legge che si definiva da sola, occorreva ripristinare un sistema corretto e democratico, occorreva ridare dignità al Popolo. Forse non sarà così. Il Popolo davanti alla scheda elettorale spesso si deve turare il naso e votare nomi che non voterebbe mai, nomi decisi dai tanti piccoli despoti che reggono le segreterie dei partiti e che hanno consentito nuovamente l’ingresso dei quadrupedi in Senato. Purtroppo, nei giorni nostri, nessun cavallo di razza è assunto a Senatore, quando va bene, ma spesso va male, si tratta di qualche ronzino. Un affronto per tutto il Popolo civile. Uno schiaffo alla democrazia, un despotismo avvilente come ai tempi degli imperatori dell’antica Roma. Oggi siamo circondati da tanti Caligola, spesso stravaganti e depravati, in ogni caso sempre e comunque comodamente seduti sul dorato scranno del comando. Tanti piccoli imperatori, circondati da fedeli quadrupedi raglianti. L’augurio è che i loro nomi si soffermino solo nelle nostre menti e nella nostra memoria e che non passino sui libri di storia.

SESTANTE
Il rumore della storia

Il rumore del treno della storia, quel rumore che si sente e non si sente, come quando a Parigi, Milano, Londra o Roma, viviamo nelle vicinanze di una fermata della metropolitana e sentiamo-non sentiamo, balliamo-non balliamo, dormiamo-non dormiamo, percepiamo un tremolio e delle vibrazioni che arrivano insidiose da lontano. Se il rumore non si sente, non significa che treni o metropolitane non lo facciano. Convogli che comunque arrivano, pesanti, lunghi, intensi, carichi di storie e di vite.
Questo libriccino di Nori ci porta proprio a questa sensazione, a percepire un qualcosa che arriva da lontanissimo, silenzioso, poi rumoroso per un po’ e ancora, di nuovo, silente. Comunque impregnato di sofferenze e gioie, difficile da descrivere.
E allora eccoci di fronte ad una raccolta, ammetto di non immediata lettura, di tre discorsi tenuti dal parmense Paolo Nori, dal 2009 al 2013, a Cracovia nell’ambito di “Un treno per Auschwitz”, un progetto che porta i ragazzi delle scuole nei luoghi della Shoah, progetto organizzato dalla Fondazione Fossoli di Carpi. Se ne parla molto, alla sua ricorrenza, il Giorno della Memoria, ma di fronte a questo terribile momento non basta un semplice ricordo, va approfondito cosa ricordiamo e il suo significato. Cosa che spesso non facciamo.
Per lo scrittore si tratta di una sorta di notte bianca, dove tutti si sentono quasi obbligati a uscire. C’è, tuttavia, anche chi non lo fa o chi lo fa pensandone al vero significato.
I discorsi affrontano temi molto ampi e non semplici come l’eugenetica, e il suo ruolo storico fin da Francis Galton e dagli “inadatti” di Winston Churchill (basi teoriche e scientifiche del concerto sono descritte in dettaglio), o quello dei crimini dei campi di sterminio nazisti, osservati anche attraverso una visita a Birkenhau.
Avevo letto “Tu passerai per il camino”, da adolescente, qui me lo ricordo quando Nori ricorda come si dicesse che “a Birkenau solo le betulle (Birke in tedesco) conoscessero veramente gli orrori compiuti eppure oggi appare tutto ovvio: baracche, treni, camere a gas, forni….Chi immagina che, contrariamente a quanto si pensi, dai quei forni non usciva fumo? La ditta incaricata sosteneva che, per un perfetto funzionamento, non dovessero emettere fumo. Allora guardando al passato con gli occhi del deficiente si scoprono le cose per la prima volta ed esse si fanno davvero fulminanti e micidiali….”. Mi ricordo anche le scene del toccante film “Il bambino con il pigiama righe”, di Mark Herman, del 2008, quei fumi che non c’erano, che non si sentivano, che non si toccavano, che non si vedevano… Quelle persone vicine, anonimi e tranquilli abitanti, che non sapevano, che magari immaginavano ma che forse non volevano veramente immaginare davvero o crederci. Le immagini sono immediate, i pensieri sconvolti.
Nel testo di Nori ci sono anche interessanti riflessioni sul concetto di autorità, obbedienza, vendetta. Di fronte a posti come quelli pensati e creati dai nazisti o ad altri, come agli attuali centri d’identificazione ed espulsione in Italia, ci si domanda come si possa far finta di niente, come si possa non reagire al filo spinato, al buio, alla paura, come non vergognarsi del nostro stare al caldo, comodi e protetti, in un appartamento pulito e profumato, magari in compagnia dei propri teneri gatti. Di cui riflettere. Saggio interessante sul mondo della memoria e il rischio dell’indifferenza.

Allora una donna che stava dietro di me, con delle labbra blu e che, naturalmente, non aveva mai sentito il mio nome, si e’ riscossa dal torpore che ci avvolgeva tutti e mi ha chiesto in un orecchio (li sussurravano tutti):
“Ma questo lo può descrivere ?”
E io ho detto:
“Posso”.
Allora una cosa che sembrava un sorriso
è scivolato lungo quello che una volta
doveva essere stato il suo viso.

Anna Achmatova

Paolo Nori, “Si sente?”, Marcos y Marcos, 2014, 181 p.

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IMMAGINARIO
Auguri, Bacchelli.
La foto di oggi…

Buon compleanno, oggi, a Riccardo Bacchelli. Lo scrittore del “Mulino del Po” nasce il 19 aprile 1891, 124 anni fa. Ambienta il suo capolavoro sulla riva del Po intorno al territorio di Guarda, piccolo paese nel comune di Ro ferrarese. Un giro in questi luoghi – ventisette chilometri a nord del capoluogo estense – rivela paesaggi in gran parte immutati, che continuano a dare forma  e respiro a quelle descrizioni romanzesche. (gio.m)

OGGI – IMMAGINARIO LETTERATURA

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Il grande fiume (foto di Roberto Fontanelli)

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

ACCORDI
L’evoluzione.
Il brano di oggi…

darwinOgni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta.

[per ascoltarlo cliccare sul titolo]

Banco Del Mutuo Soccorso – L’evoluzione

Scompariva oggi, nel 1882, Charles Darwin, padre delle teoria evoluzionista. Il gruppo italiano Banco del Mutuo Soccorso gli dedicò un importante album nel 1972 intitolato Darwin!, tra le cui canzoni spicca L’evoluzione, letteralmente la narrazione musicale della storia dell’evoluzione biologica, dalla nascita della terra alla morte dell’uomo, in 14 minuti di progressioni di tastiere.

Gandhi

GERMOGLI
Liberi di sbagliare.
L’aforisma di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

Una delle prime cose che si insegnano ad un bambino è “sbagliando s’impara”. Una libertà preziosa, per poter crescere.

“Non vale la pena avere la libertà, se questo non implica la libertà di sbagliare”. (Gandhi)