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Giorno: 17 Maggio 2015

L’INTERVENTO
Per le strade di Bondeno. Lettera aperta ai candidati sindaco

da Camilla Ghedini

Tentando di passeggiare per Bondeno, stamattina, mi chiedevo se stia diventando un paese-città pensato per la sola residenzialità di ‘atleti’. Già, perché per vecchi, disabili, infortunati, costretti a muoversi sulla sedia a rotelle – quindi ad essere nella gran parte dei casi guidati da altri – il ‘passeggio’ è impraticabile. Anzi, è pericoloso, che è addirittura peggio.
Io l’ho sperimentato cercando, come faccio spesso, di recarmi in piazza con mia nonna, che coi suoi 94 anni ha perso un po’ di agilità! Il concetto di barriera architettonica è assente. Marciapiedi – oltre che sporchi – senza ‘scivolo’ per salire e scendere e pieni di buchi e dossi. La tentazione, che sa di soluzione, sarebbe mettersi direttamente sulle carreggiate – a loro volta dissestate – insieme alle macchine. Ma il codice della strada non credo lo contempli. E non parlo, sia chiaro, di vie private o ‘minori’, ma dei corsi che conducono al centro storico, quindi Viale Matteotti, parte di Pironi, via Bonati, via Giordano Bruno. Per citarne alcune.

Ecco allora che ai candidati sindaco chiedo: ma per vivere a Bondeno -in cui sono nata, cresciuta, ho famiglia e ho avuto incarichi professionali e quindi conosco bene e frequento quotidianamente – bisogna godere di perfetta salute e soprattutto infinita giovinezza? A Bondeno, gli anziani, i disabili, gli infortunati, non esistono? Non entro nel merito di una campagna elettorale che mi pare a dire poco fiacca, anzi fiacchissima e incapace di emozionare.
Ma ai candidati che parlano dei massimi sistemi, dalla ripresa occupazionale alla salvaguardia dell’ospedale, ricordo che anche le cose semplici sono importanti, perché hanno a che fare con la qualità della vita presente. E le strade e i marciapiedi colabrodo mettono a repentaglio la sicurezza di una fetta importante della popolazione. La stessa che, in caso di infortunio, come è risaputo, non può fare affidamento sul Borselli. E la stessa che domenica 31 andrà a votare. O che magari rinuncerà ad andarci, vista la difficoltà di arrivare ai seggi.

NOTA A MARGINE
Dalla tolleranza al riconoscimento: la salvaguardia dell’identità nel mondo dell’inclusione

Agisci in modo da trattare l’uomo, così in te come negli altri, sempre come fine e mai solo come mezzo. (Immanuel Kant)

Non è un argomento semplice da maneggiare il binomio democrazia e laicità, soprattutto nel nostro paese, dove fin dai tempi di Machiavelli principi e repubbliche hanno dovuto più che in altre realtà europee confrontarsi con il più o meno ingombrante “imperio” della Chiesa. Per cimentarsi in questa sfida, nell’ambito del ciclo “La democrazia come problema”, l’Istituto Gramsci e l’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara hanno fatto ricorso al professor Giuliano Sansonetti, docente di Filosofia morale presso l’ateneo estense.

Non è semplice parlare di laicità perché ormai, nel mondo in cui viviamo, sono in parecchi a non vederla più come un principio regolatore della vita sociale. Parlare di democrazia e laicità potrebbe, inoltre, voler dire scoperchiare un vaso di Pandora in cui sono contenute una miriade di implicazioni pratiche: i cosiddetti temi sensibili, dalla procreazione assistita alla diagnosi pre-impianto alla legislazione su testamento biologico e fine vita; il riconoscimento o meno di nuove forme di convivenza e di unione diverse dal matrimonio; l’insegnamento della religione nella scuola pubblica e l’assegnazione di contributi alle scuole paritarie confessionali; fino all’opportunità o meno di ospitare in un municipio una conferenza stampa sulle iniziative per il decennale dell’ordinazione di un vescovo [vedi].

giuliano-sansonetti
GiulianoSansonetti

Sansonetti ha voluto, invece, andare alle origini del concetto di laicità e riflettere sugli eventuali difetti che si porta dietro, lasciando a ciascuno la riflessione sulla sua applicazione alle singole questioni pratiche: non a caso uno dei cardini della laicità è l’autodeterminazione del singolo.
La storia della laicità in realtà è abbastanza recente e comincia all’indomani delle guerre di religione che hanno dilaniato l’Europa fra Cinquecento e Seicento. Tutto inizia con la “Lettera sulla tolleranza” (1689) di John Locke e con il “Trattato sulla tolleranza” (1763) di Voltaire: se nella prima la tolleranza riguarda solo la sfera religiosa, distinta da quella politica, nel secondo si arriva alla tolleranza civile, cioè riguardante ogni forma di attività umana. “La tolleranza e la laicità diventano così il nuovo fondamento unitario della vita sociale” in Europa. La sua prima sanzione giuridica però è la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” (1789). E quel “dell’uomo” non è affatto banale o scontato, come ha sottolineato Sansonetti: significa aver incluso “anche quelle persone che fino ad allora non erano state giuridicamente riconosciute dalle istituzioni statali”. Ecco perché la Rivoluzione Francese concede pieni diritti civili alla popolazione di origine ebraica e abolisce la schiavitù nelle colonie. In altre parole, ha affermato Sansonetti, “l’umanità, la natura umana, diventano l’elemento comune al di là delle divisioni nazionali e religiose e la base per quei diritti che nessuna autorità può conculcare anche al di fuori del patto che istituisce la convivenza in Hobbes o del contratto sociale come concepito da Rousseau”. Ed è da questa concezione della specificità della natura umana che deriva anche la morale kantiana, che vede in ogni essere umano un fine e non un mezzo.

L’umanità universale dell’Illuminismo però ha due difetti, che al giorno d’oggi diventano così significativi da comportare un suo parziale ripensamento: pecca di astrattezza e di eurocentrismo. Già il Romanticismo ha messo in luce come l’umanità “sia fatta di popoli, portatori di culture e significati diversi”.
Nell’odierno contesto globalizzato e multiculturale, secondo Sansonetti, è necessario passare dalla tolleranza al “riconoscimento”. Come afferma il filosofo canadese Charles Taylor, i cui contributi riguardano le aree del comunitarismo, del cosmopolitismo e della secolarizzazione, “l’altro, il diverso da me, non chiede solo di essere tollerato, ma di essere riconosciuto”.
In questo XXI secolo dunque la sfida della laicità, o meglio di coloro che si definiscono laici, è affermare sempre di più che “le differenze non sono solo un dato di fatto, ma un valore e un elemento di arricchimento”. Da “semplice separazione di ambiti diversi”, la laicità dovrebbe divenire “lo sforzo di riconoscere all’altro un’identità con pari dignità rispetto alla propria”. La difficoltà maggiore sta certo nel fatto che tale riconoscimento spesso non avviene in modo pacifico, perché implica un confronto con l’altro e, per rimanere in ambito filosofico, la dialettica comporta sempre un conflitto. Il segreto sta nel compromesso nel senso positivo del termine: “la composizione di questo confronto non può essere l’affermazione di un’identità a scapito dell’altra, ma l’inclusione delle differenze nel nostro vivere civile quotidiano”.

IL PROGETTO
Partecipare alla soluzione dei bisogni comunitari: ecco “l’Albo dei cittadini” volonterosi

Suggerimenti, necessità, ostacoli. Con le giornate di venerdì 15 e sabato 16 si è concluso il ciclo di incontri dedicato al dibattito e alle proposte del percorso partecipativo “Ferrara Mia, insieme per la cura della città”, incentrato sulla collaborazione tra Comune e cittadini nell’attuare progetti di cittadinanza attiva.
Nel corso delle iniziative, molto seguite dai cittadini, i vari gruppi di dibattito hanno portato alla luce proposte, idee ma anche difficoltà di attuazione e problemi legati alla burocrazia. Per comprendere quali sono i progetti di cittadinanza attiva delle altre città e rapportarsi con realtà diverse, nel pomeriggio di venerdì 15 sono stati invitati a parlare delle loro realtà l’architetto Federica Ravazzi, che si è occupata della riqualificazione delle periferie, l’assessore del Comune di Bologna Luca Rizzo Nervo, gli assessori Enrico Capirone e Giovanna Codato del Comune di Ivrea, Laura Sinagra Brisca del Comune di Chieri, Paolo Tamagnini da Reggio Emilia e il sindaco di Massarosa, Franco Mugai. Proprio quest’ultimo ha spiegato come, dopo il decreto Sblocca Italia, sia stato possibile creare un Albo dei cittadini disposti a rendersi attivi a partecipare ad alcune attività previste, come la manutenzione di strade e parchi. I cittadini che aderiscono a questi progetti ricevono il sostegno da parte del Comune e la riduzione della Tari del 50%. Molto apprezzato anche il progetto dell’architetto Ravazzi che, facendo parte del gruppo di lavoro G124 (gruppo del senatore Renzo Piano sulle periferie e la città che sarà), ha raccontato la sua esperienza di riqualificazione di una zona della periferia romana, mostrando il video del progetto “Sotto il viadotto”.

Tutte le esperienze sono unite da un filo che collega le varie realtà, l’amore per la propria città e il volersi riappropriare degli spazi pubblici abbandonati a loro stessi, perché possano rivivere ed essere utilizzati al meglio dalla comunità. Ma c’è anche un aspetto negativo presente in ogni città: la burocrazia, lenta e piena di cavilli, e la comunicazione con il Comune. C’è chi propone cambiamenti a livello nazionale e, forse, utopici, come il cambiamento delle regole edilizie per poter rimuovere dell’amianto e mantenere la sostenibilità edilizia. Altri invece pensano ad una modifica degli uffici organizzativi, ipotizzando un solo referente a zona, per poter creare un patto di cittadinanza attiva senza dover confrontarsi e discutere con troppi rappresentanti comunali.
Le proposte sono tante, e si sviluppano nella mattinata di sabato 16: c’è chi chiede un ingresso facilitato per l’associazione Nuova Terraviva, bloccata da una zona a traffico limitato e chi, come il centro sociale la Resistenza, vorrebbe la messa in sicurezza della struttura dopo il terremoto, poiché le associazioni culturali non sono in grado di finanziare da sole questi lavori.
Ci si divide in gruppi, per capire cosa è realmente possibile realizzare e quali sono le difficoltà legate alla macchina organizzativa e burocratica. E sorgono i dubbi. Per esempio: è possibile immaginare un coinvolgimento attivo e partecipate del cittadino se il progetto non è ristretto a un parco o a un area fisica, definita e contingentata, ma si amplia – come quello proposto Patrizia Moretti – al terreno esteso della tutela sociale e per questo prefigura un carattere di organicità e continuità? Tanti punti su cui confrontarsi, scade il tempo e i tavoli cambiano, nuovi volti e nuove proposte che, raccolte al termine degli incontri, saranno analizzate e studiate dal Comune, per creare strumenti adatti alla collaborazione dei cittadini con i tecnici comunali, per rendere Ferrara sempre più nostra.

La “Città Bambina” ha preso la patente

da: Cento in Movimento

La risposta del sindaco Lodi all’interpellanza del Consigliere di Lega Nord, Magagna, non ci soddisfa.
Ci sembra alquanto bizzarro che un Sindaco si vanti di aver regolarizzato una mala consuetudine, che priva il cittadino del pieno uso del viale pedonale di Via della Libertà.
Di fatto non si è legalizzato un abuso?
Si legalizzerà anche la sosta delle auto sulla pista ciclabile davanti alla Bocciofila di Via Ugo Bassi?
Conosciamo la norma che obbliga il comune a compensare i parcheggi a pagamento con altri liberi, ma troviamo difficile giustificare una procedura che mina la possibilità di una mamma con carrozzina di percorrere tranquillamente il viale.
Procedura che pare sia diretta conseguenza di un’altra decisione che riteniamo perlomeno eticamente discutibile viste le motivazioni per le quali è necessario.
Quella di aver trasformato il parcheggio dell’ospedale da libero, a pagamento.

Ci chiediamo: quale sarà il futuro della “città bambina”?

Cento in Movimento

IL CASO
La biblioteca scomparsa di Celio Calcagnini, custodiva anche le opere di Savonarola

Dove sono finiti gli oltre mille libri della biblioteca di Celio Calcagnini? E’ questa l’interrogativo girato ai ferraresi da Oliviero Diliberto, che nei panni dello storico e giurista ha svelato un inedito ritratto dell’illustre umanista ferrarese vissuto alla corte degli Estensi tra il Quattrocento e la metà del Cinquecento (1479-1541). Citato come “dotto” nell’opera di Ludovico Ariosto, Calcagnini, figlio illegittimo ma riconosciuto di una famiglia facoltosa, il padre era un protonotaro al servizio del papa distaccato presso gli Este, viene ricordato soprattutto per un trattatello di astronomia “Quod caelum stet, terra vero moveatur”. “In realtà ha lasciato ben quattro trattati di diritto e numerosissimi scritti, tra cui uno sull’alchimia, che in vita non pubblicò”, ha spiegato il professore durante l’incontro organizzato da Associazione culturale democratica.

Abbracciata la carriera ecclesiastica, Calcagnini fu al servizio del cardinale Ippolito d’Este, fu amico dei più affermati poeti e scrittori dell’epoca e diplomatico presso corti europee cosmopolite con cui gli Este intrattenevano rapporti. Numismatico, storico, dottore in diritto canonico, fu un innovatore ai limiti dell’eresia. “Prese le difese di Erasmo da Rotterdam con il quale aveva uno scambio epistolare di cui resta traccia nell’inventario della sua biblioteca privata, lasciata in eredità al Convento dei Domenicani con la clausola di aprirla a tutti – ha raccontato Diliberto – Purtroppo dei libri non v’è traccia”.

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Oliviero Diliberto e (alla sua sinistra) Roberto Pazzi

A stilare l’inventario fu un inquisitore di Santa Romana Chiesa, sicché qualche sospetto sulla figura dell’illustre ferrarese aleggiava sicuramente tanto più, ha ricordato Diliberto, che le sue opere postume furono pubblicate a Basilea, terra di eretici, da Johan Froben il medesimo editore di Erasmo.

Era un pensatore moderno, forse troppo per la chiesa, ma aveva amicizie importanti e, soprattutto, era il segretario del cardinale Ippolito d’Este. “Morto Ippolito si ritirò a vita privata per una ventina d’anni. Ciò non impedì ad Enrico VIII d’Inghilterra di spedire a Ferrara una delegazione per chiederne il parere giuridico circa la possibilità di divorziare dalla regina. E Calcagnini diede ragione al re. I documenti sono microfilmati e conservati all’Università dei gesuiti in Michigan”, ha spiegato. Non era certo cosa di tutti giorni spostare un re per consultare un luminare del diritto, il che la dice lunga sulla fama di Calcagnini purtroppo offuscata dai secoli. “Stavo facendo delle ricerche nell’antico repertorio bibliografico di giurisprudenza dell’800 e mi sono imbattuto nel Calcagnini giurista – ha spiegato – Mi sono incuriosito, poi appassionato e ho consultato l’inventario del suo lascito ai domenicani, conservato alla biblioteca di Modena nell’Antico fondo degli Estensi. A quel punto si è aperto un mondo, più di mille volumi, una divina commedia miniata, le opere di Savonarola, piuttosto impegnative per l’epoca, tantissimi inediti e molto altro. Se è vero che la biblioteca di un uomo è il ritratto della sua personalità, Calcagnini vale la pena di essere svelato”.

Ora l’inventario diventerà un libro commentato in via di pubblicazione entro l’anno, resta però il mistero dei libri scomparsi.

IMMAGINARIO
Conosci i tuoi polli.
La foto di oggi…

Oggi dalle 10 alle 18, torna anche a Ferrara e provincia, l’iniziativa Fattorie Aperte: le aziende agricole aprono ai visitatori per far conoscere le colture, i metodi di produzione e soprattutto le storie che stanno dietro a quello che mangiamo. Un’occasione preziosa per stare all’aria aperta che si rinnoverà ogni domenica fino al 7 giugno.

Qui il programma di Ferrara e delle altre province [leggi].

OGGI – IMMAGINARIO EVENTI

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

fattorie-aperte-campagna-agricoltura

ACCORDI
Di domenica.
Il brano di oggi…

subsonica-di-domenica-nuovo-singoloOgni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta…

(per ascoltarlo cliccare sul titolo)

Subsonica – Di domenica

“Nel vuoto del letto dolce di una domenica
sono cambiamenti solo se spaventano, sono sentimenti
Anche se domani sarò un rimorso
forse puoi abbandonarti di domenica”

Una buona domenica di riposo a tutti con sottofondo la canzone a tema dei Subsonica, Di domenica,  uscita l’anno scorso nell’album Una nave in una foresta.