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Giorno: 17 Luglio 2015

Copparo: a partire dal 25 agosto fino al 10 settembre, Torre dei Bambini 2015

da: ufficio Comunicazione Comune di Copparo

Tornano anche quest’anno i laboratori de La Torre dei Bambini, organizzati dalla Biblioteca Comunale di Copparo, a partire dal 25 agosto fino al 10 settembre 2015.
Come di consueto, nel corso delle mattinate, dalle 9:00 alle 12:00, si svolgeranno attività di gioco, animazione e manipolazione secondo il seguente calendario: 25, 26 e 27 agosto, “Da cosa nasce cosa” con Silvia Sartori e Alessandro Marzola; 31 agosto, 1 e 2 settembre, “Vengo anch’io? No, tu no!”, con Gianni Franceschini; 8, 9 e 10 settembre, “Il codice dei sassi” con Elisa Galeati e Laura Ori; 7 settembre, escursione sulla Motonave Nena.
Costi dei laboratori: euro 10,00 ciascuno, riduzione del 25% per gli iscritti alla Biblioteca. Viaggio in motonave: euro 5,00.

Per ulteriori informazioni tel. Biblioteca Comunale, 0532 864633.

Il 18 luglio al Racket Festival arriva Sergio Scorzillo e il suo “Diario di viaggio di un bisessuale contento”

da: ufficio stampa Ferrara Art Festival

18 LUGLIO TORNA IL TEATRO AL PALAZZO DELLA RACCHETTA DI FERRARA. IL RACKET FESTIVAL PROPONE IL “DIARIO DI VIAGGIO DI UN BISESSUALE CONTENTO” CON SERGIO SCORZILLO E DARIO DONGO.

Sarà una serata di grande teatro quella che il 18 Luglio prossimo verrà proposta dal Racket Festival nello splendido scenario di Palazzo della Racchetta a Ferrara (Via Vaspergolo 6).
L’inizio è fissato per le 21.30 (ingresso con tessera) quando sul palco salirà il regista e attore milanese Sergio Scorzillo, accompagnato al pianoforte da Dario Dongo, con il testo di Marcel Delabiche “Diario di viaggio di un bisessuale contento”(Carnet de Voyage d’un bisexuel ravi). La regia è affidata allo stesso Scorzillo che ha curato il testo e la traduzione dal francese del testo originale.
Dopo ” i Monologhi della Vagina”, ecco l’appassionato diario erotico in prima persona di un bisessuale convinto e contento, che lontano da falsi moralismi e bigottismi, coraggiosamente racconta il proprio vissuto prendendo come compagni di viaggio De Sade, Verlaine, Rimbaud, Lorca, Lawrence, D’Annunzio, Apollinaire.
Un vero e proprio viaggio attraverso le pagine dell’appassionato e sensuale diario, raccontato in prima persona, di un bisessuale convinto e felice.
Il monologo è dedicato a Spalding Gray, attore e autore americano di “Sex and Death to the Age 14” (Sesso e morte fino a 14 anni).
Durante la performance Scorzillo sarà accompagnato dal pianoforte di Dario Dongo, a sottolineare i momenti ed esaltando il testo recitato.
Riferimenti espliciti rendono lo spettacolo inadatto ai minorenni.
Prima e dopo lo spettacolo sarà inoltre possibile visitare le mostre inaugurate nel pomeriggio nei saloni di Palazzo della Racchetta, per il quarto ciclo del Ferrara Art Festival.
Un nuovo appuntamento di grande impatto, nella cornice degli eventi di questo ricco Racket Festival 2015.

SERGIO SCORZILLO
Nato a Milano, Sergio Scorzillo già a sedici anni lavorava in qualità di attore nei principali cabaret di Milano con la compagnia “I Lunatici”, firmando anche tutti gli spettacoli come autore.
Ha seguito corsi d’improvvisazione con Vera Olivero, di Tecnica del Corpo, di Recitazione e di Doppiaggio. Ha partecipato a stages con Luciano Beltrami (Metodo Decroux), Claudio Orlandini, Enrico d’Alessandro (dizione), Mamadou Dioume (del Centre Internazionale des Créations Théatrales de Paris diretto da Peter Brook), Eugenio Barba (Odin Teatret), Luigi Squarzina (regia), Gabriele Vacis, Laura Pasetti (Charioteer Theatre).
Ha lavorato quattro anni da protagonista con gli “Attori Associati” di Udine (“Cenerentola”, “Il gatto con gli stivali”, “Aladino”), e con il “Teatro Gerolamo” di Milano diretto da Umberto Simonetta nell“Adalgisa” di Gadda, con Rosalina Neri e Luca Sandri. Ha interpretato parti di rilievo in “Così è se vi pare”, ”Lazzaro” e “La ragione degli altri” di Pirandello; “Esperienze di Giovanni Arce filosofo” di Rosso di San Secondo; ”Al Dio ignoto” di Diego Fabbri; “La regina e gli insorti” di Betti; “La fastidiosa” di Brusati; ”Nina” di Roussin , ”Pergolesi” di Emilio de Marchi, “La Miliardaria” di G.Bernard Shaw, “Quindici anni d’amore” di Achard, “Cyrano” di Rostand e “La cantatrice calva” di Ionesco, “Play” di Beckett, “La Tempesta” e Studio per “Giulio Cesare” di Shakespeare.
Ha partecipato agli spettacoli “Varietè”, “La vita-il sogno”, “La forma dell’incompiuto” e “Ondine” diretti da Andrè Ruth Shammath.
Ha al suo attivo molte partecipazioni in qualità di voce recitante in concerti (con piano, con strumenti antichi, con orchestra sinfonica e da camera. Tra le altre, alla prima nazionale con l’Orchestra Vittadini al Fraschini di Pavia, nell’opera di Viktor Ullmann “Der Kaiser von Atlantis”; e tre concerti organizzati dalla Fondazione Mazzotta in occasione della mostra su Paul Klee, con l’Ensemble Klee di Berna ).
Ha avuto alcune esperienze televisive, partecipando a “Casa dolce casa”, “”Benedetti dal Signore”, “Piloti”.
Nel 1988 ha vinto come autore il premio “Carlo D’angelo” al Concorso Nazionale Vallecorsi di Pistoia con la commedia “Passo a due”. Stesso premio ha ottenuto nel 1992 con la commedia “Quello che volevo da me”, pubblicata nella collana Rugginenti Teatro. Ha scritto un libretto per un’opera buffa su musica di Roberto Cittadini.
Dopo alcune esperienze di doppiaggio e speakeraggio (corso di Doppiaggio tenuto al CTA, con Cip Barcellini) , ha ideato la collana Audiobook edita da Rugginenti, dirigendo e interpretando “Scrooge-Canto di Natale”, “Poeti dell’800”, “Poeti del 900”, “Montale”,”Letteratura del 900”,”Messaggio per un’aquila che si crede un pollo”, “Neruda”. Ha inciso in 10 compact disc i testi delle arie da camera di Verdi, Bellini, Donizetti, Rossini e Tosti e Arie antiche del ‘700 italiano per la BMG Ricordi/Universal. E’ regista (“Nina” di Roussin, “Le mura di Damasco” da Strindberg, “Ci rivedremo ad Harvard” di Israel Horovitz, commedia che ha anche tradotto e pubblicato: unica traduzione integrale autorizzata dall’autore), insegnante di recitazione e Consulente Editoria Musicale della Ricordi. Ha recentemente portato in scena (scritti diretti e interpretati) i monologhi “Chandler: Il Lungo addio” e “Diario di viaggio di un bisessuale contento” e realizzato la versione teatrale del romanzo “Taccuino di una sbronza” di Paolo Roversi.

18 Luglio 2015. Parte il quarto ciclo di mostre del Ferrara Art Festival

da: ufficio stampa Ferrara Art Festival

18 LUGLIO A PALAZZO DELLA RACCHETTA PARTE IL QUARTO CICLO DI MOSTRE DEL FERRARA ART FESTIVAL

Sarà di nuovo un grande appuntamento con l’arte contemporanea il vernissage di quattro nuove mostre che sabato 18 luglio (ore 17.30) al Palazzo della Racchetta di Ferrara (Via Vaspergolo 6) aprirà il sipario sul quarto ciclo di mostre del Ferrara Art Festival.
Curato da Virgilio Patarini per Zamenhof Art di Milano, il festival che da inizio Giugno offre alla città di Ferrara arte contemporanea, libri, musica, teatro e cultura vedrà in parete le mostre personali di Salvatore Alessi e Vito Carta, la collettiva “Geometrie dell’anima” e la mostra dei finalisti del Premio “Il Segno” che giunge quest’anno alla sua settima edizione.
Il siciliano Salvatore Alessi porterà in parete la sua personale dal titolo “Geometrie senza tempo”.
Tra sciabolate di luce e scansioni geometriche dello spazio Salvatore Alessi costruisce mondi in bilico costantemente tra immaginazione e realtà, tra ragione e sentimento. Il colore e il gesto sprigionano forze oscure e inconsce che gli assi cartesiani delle composizioni solo in parte contengono: è una danza, a tratti una lotta tra Apollo e Dioniso, senza che mai nessuno dei due abbia il sopravvento.
Vito Carta proporrà la sua personale dal titolo “Divertissement”.
Quelle che affiorano nella luce cangiante della memoria di Vito Carta sono immagini inquiete: volti, corpi, scenari, fotogrammi che galleggiano in una luce che cambia, a tratti morbida, tenue, soffusa, a tratti abbacinante e tagliente. La memoria è il flusso, la corrente che le trasporta, le sparpaglia, le accosta, le mischia, le sovrappone, le allontana, le deforma: scompone e ricompone i contesti in cui le immagini stesse trovano nuove combinazioni, nuova luce, nuovi colori, nuovi significati. Perché Vito Carta sa bene che la memoria è una compagna infedele che mente con abilità, ma spesso nei suoi inganni, nelle sue bugie si nascondono rivelazioni spiazzanti e realtà insospettabili. E l’artista, come un giocoliere, usa l’inganno e la menzogna per raccontarci la verità.
“Geometrie dell’anima” è invece la mostra che propone opere di Mariano Dal Forno, Bruno De Santi, Saverio Magno, Beatrice Palazzetti, Giorgio Pica, Ezio Ranaldi, Patrizio Serra, Rita Vitaloni.
Ogni artista di questa collettiva possiede un suo mondo particolare, ma ciascuno di questi mondi utilizza un segno e un linguaggio ben determinato per indicare una via interpretativa della realtà, che sebbene non sia uguale per tutti possiede la stessa origine decostruttivista. Le geometrie a cui allude il titolo sono quelle linee che si sovrappongono, s’intersecano e danzano, lato evidente del gesto delle mani modellanti la materia a mettere ordine nel caotico bagno sensoriale a cui quotidianamente l’uomo è soggetto.
Da ultimo, la mostra dedicata alle opere finaliste del Premio “Il Segno”. Giunto quest’anno alla sua settima edizione il premio ha lo scopo di selezionare e promuovere artisti contemporanei a livello internazionale che si distinguano per originalità e qualità delle creazioni.
Il Premio prevede la realizzazione di più eventi espositivi (mostra degli artisti finalisti a Ferrara e mostre dei 3 vincitori dei tre premi principali a Milano e Venezia) e l’assegnazione di sei primi premi (3 premi principali e 3 premi-segnalazioni).
Vernissage alle 17.30. Ingresso libero.
Le mostre saranno visitabili tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 16 alle 19 fino al 2 agosto prossimo.

Domenica 19 luglio, Lido di Spina: primo concerto all’alba sul mare, con le Swingle Sisters

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Primo concerto all’alba sul mare: Swingle Sisters al Bagno Marrakech del Lido di Spina (dom. 19 luglio 2015)

Anche quest’anno l’Amministrazione Comunale offre ai turisti un programma di “Concerti all’alba… la musica in riva al mare” di grande fascino e suggestioni. Domenica 19 luglio, alle ore 6 le “Swingle Sisters”, ispirate dalla grande tradizione dei gruppi vocali jazz, daranno vita al Bagno Marrakech del Lido di Spina al concerto “Vintage Swing”. Le tre interpreti, accompagnate da Christian Pepe al contrabbasso, riproporranno le più divertenti pietre miliari di questo repertorio musicale, in versione essenzialista.
Questi i nomi del trio: Betta Bop (voce) Miguela Pedrita (voce), Christian Pepe (contrabbasso).

Domenica 19 luglio, all’Arena Cinematografica Estiva La Romana, in programmazione il film di Daniel Espinosa: CHILD 44

all’Arena Cinematografica Estiva La Romana, Parco Pareschi, c.so Giovecca 148
Domenica 19 luglio in programmazione il film di Daniel Espinosa: CHILD 44

“Child 44” è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Tom Rob Smith ispirato ai delitti del Mostro di Rostov, un serial killer russo che uccise 53 donne e bambini tra il 1978 e il 1990. Tom Hardy, protagonista della pellicola ambientata nella Russia Sovietica del 1953, interpreta Leo Demidov, una delle migliori menti dei servizi segreti sovietici, un “eroe in patria”, alla ricerca di un serial killer di bambini. L’ostruzionismo del regime però non renderà semplice le sue indagini, rifiutando l’esistenza di un assassino seriale sul territorio comunista, “risanato” da ogni male e da ogni crudeltà capitalista. Demidov, accusato di tradimento dal collega rivale Vasili (Joel Kinnaman) dopo aver rifiutato di denunciare la moglie Raisa (Noomi Rapace), perderà il suo ruolo, il suo potere e la sua casa, costretto all’esilio da Mosca a uno squallido avamposto provinciale. Leo e Raisa non si daranno per vinti e nonostante le pressioni del regime e con l’aiuto del Generale Mikhail Nesterov (Gary Oldman) continueranno le ricerche per scovare l’aberrante mostro e per ribaltare l’idea che “Non esistono omicidi in Paradiso”.
L’arena è organizzata dall’Associazione Ferrara sotto le stelle con Arci Ferrara, con il Patrocinio del Comune di Ferrara e dell’Università di Ferrara.
Quest’anno al Parco sarà possibile acquistare abbonamenti da 10 ingressi che avranno validità per tutta la durata della manifestazione.
ABBONAMENTO 10 INGRESSI – 50 €
ABBONAMENTO 10 INGRESSI, SOCI ARCI – 35 €
INGRESSO: INTERO 6 €; RIDOTTO 4,50 € (Soci Arci, studenti Università di Ferrara e possessori della fidelity card – Gelateria La Romana).
Inizio proiezioni ore 21.30. Apertura Parco ore 21.00
In caso di maltempo le proiezioni si svolgeranno presso la Sala Boldini, via Previati 18. Per informazioni: Arci: 0532.241419, Arena Estiva: 320.3570689, Sala Boldini: 0532.247050.
Per il programma completo della manifestazione: www.cinemaboldini.it.

L’INTERVISTA
Simone Folletti, dalla Spal alla Juve il preparatore delle stelle

Umile e tenace, orgoglioso di aver raggiunto traguardi prestigiosi nella sua carriera. Simone Folletti è il capo preparatori atletici della Juventus. Da giovane giocava a calcio, poi è stata la pallavolo a rapirlo: “Ho fatto tutte le categorie del settore giovanile fino alla juniores in una squadra dilettantistica della provincia e poi ho virato sulla pallavolo, mi piaceva di più. La passione per lo sport me l’ha passata mio padre (giocatore di calcio a buon livello, ndr), ma fu il prof. Bellettini – mio insegnante di educazione fisica – a incoraggiarmi a lavorare nel mondo dello sport, al punto tale che già alle medie avevo in mente di fare l’Isef”. Un’idea che si è tramutata in realtà a Urbino e che si è perfezionata durante degli studi condotti al Centro biomedico diretto dal professor Conconi a Ferrara. “Ho cominciato per caso, durante il periodo universitario ho ricevuto la chiamata di un amico fisioterapista – Andrea Cavallini – e la mia avventura ha avuto inizio. Ho seguito Rudy Grazzi alla guida della Poggese. Dopo questa esperienza, e quella come coordinatore dell’attività del settore giovanile dell’Argentana, fui chiamato per svolgere la preparazione estiva alla Berretti della Spal con allenatore proprio Grazzi. Fu allora che feci colpo su Bozzao ed entrai nel settore giovanile della Spal dove ebbi modo di collaborare anche con gli Allievi nazionali guidati da Riccardo Righetti e con Fabio Mastrocinque nella stagione seguente alla Berretti… passo dopo passo sono arrivato sino alla finale di Berlino di qualche settimana fa.”
Quello del preparatore atletico è un ruolo spesso bistrattato e preso in causa solo nei momenti negativi: “È un ruolo svolto “dietro le quinte” come giusto che sia, ma spesso siamo i primi imputati quando ci sono infortuni, anche se le cose stanno lentamente cambiando. Bisogna capire che è pur sempre un incarico di supporto all’allenatore e lo considero uno dei mattoni che formano il muro di una squadra di calcio.” Un lavoro in cui Folletti crede fortemente: “Se non ci credessi non lo farei. Oltre agli aspetti tecnici, mantenere una preparazione fisica ottimale è il modo migliore per affrontare il calcio moderno che, personalmente, cerco di vivere come un gioco, pur conscio della grande responsabilità che il mio ruolo richiede. Non nego che ogni volta che indosso la divisa del club a cui appartengo le emozioni sono sempre fortissime. Mi rendo conto di far parte di una storia formata da tante storie diverse ma grandissime e sono orgoglioso di farne parte. Il ‘bambino’ in ognuno di noi è il motivo per cui ancora oggi vedo questo sport così: sono contento di condurre la mia professione in questa maniera e credo che questo si rispecchi nella quotidianità. Viviamo di emozioni e sono convinto siano queste a farci percepire l’importanza di ciò che stiamo vivendo: non è giusto abbattersi o esaltarsi nelle vicende che affrontiamo, ci vuole equilibrio”. Preparatore atletico alla vita, verrebbe da dire.
Allenare venti, trenta giocatori, e di conseguenza affrontare storie differenti non è semplice: “Abbiamo a che fare con ragazzi di estrazione e culture diverse: i più maturi capiscono e vivono l’evento sportivo nella sua totalità, altri magari faticano a capire l’utilità di uno sforzo fisico notevole e allora bisogna instaurare un rapporto di fiducia fondamentale per crescere insieme. Il contatto quotidiano con loro è il modo migliore per generare una relazione personalizzata con cui creare affettività e dar vita a legami importanti per lavorare bene. E’ un donarsi per ricevere, creando empatia. Il giusto mix, per me, è l’approccio pratico coadiuvato da conoscenze scientifiche. Le sfaccettature e i vari casi, giocatore per giocatore, si imparano strada facendo.”
La preparazione atletica rischia, di questi tempi in maniera particolare, di diventare moda: “Ogni anno sembra ci sia un nuovo modo di allenare e tutti sembrano impazzire per quello; per fare un esempio, il modo di gestione della palla degli spagnoli negli anni scorsi sembrava qualcosa di rivoluzionario. Ci sono culture che permettono un determinato tipo di preparazione con il pallone mentre credo ci debbano essere esercitazioni in cui ci sia un certo bilanciamento: lavoro con la palla e a secco, soprattutto durante la preparazione precampionato. Far fatica aiuta a sopportare le difficoltà, anche nella testa”. La parte fisica è importante, ma non bisogna dimenticare l’aspetto mentale, molto rilevante al giorno d’oggi: “E’ una delle componenti più trascurate nel quale ci sono maggior margini di miglioramento: tanti la snobbano, considerandola una debolezza, invece penso che la nostra mente abbia un potere clamoroso che nei momenti più difficili dello sforzo fisico ti possa aiutare. Il celebre motto della Juventus “fino alla fine”, nel nostro ambiente si percepisce e i giocatori l’hanno fatto loro, te lo posso garantire.“
Folletti racconta come ha variato in questi anni di lavoro pur mantenendo sempre fede alla sua indole: “L’atteggiamento professionale è sempre quello dei tempi della Spal. Quando lavoro sono un professionista e mi piace che le cose vengano fatte in un certo modo, anche se con il tempo e grazie a Mr. Allegri e Marco Landucci ho imparato ad essere più elastico: se prima imponevo un dogma, ora attraverso il dialogo con l’atleta cerco la soluzione giusta”. La capacità nel comunicare con giocatori che hanno caratteri diversi l’ha appresa col tempo: “In questo mi hanno aiutato il dott. Pecciarini e il dott. Vercelli, due esperti di psicologia applicata allo sport (in particolare quest’ultimo ha seguito atleti olimpici) che mi hanno fatto conoscere modalità e punti di vista differenti per approcciare l’atleta. È un percorso molto personale, con un continuum tra i due mental coach (prima al Milan e ora alla Juventus) che serve a me per rapportarmi meglio coi giocatori che alleno. Abbiamo trovato insieme qualche via che ci ha aiutato a raggiungere obiettivi comuni coi giocatori: quest’anno ho cercato un rapporto più personale con ognuno di loro, soprattutto con chi è predisposto alla conoscenza e si dimostra recettivo e voglioso di capire il lavoro. Credo fermamente nell’individualizzazione dell’allenamento. In base alla mia esperienza propongo esercizi personalizzati a ogni giocatore sempre nel loro interesse pur non stravolgendo coloro che hanno una tabella di marcia prestabilita da tempo che da’ loro frutti.”
Non di rado però, la preparazione atletica viene messa alla prova da fattori esterni che fanno sì che non ci sia continuità di lavoro: “Se uno potesse scegliere, credo che la montagna sarebbe il luogo più adatto: le temperature di lavoro più miti riescono a far rendere meglio gli atleti visto che sono previsti doppi allenamenti ogni giorno. Purtroppo però, gli sponsor e le tournée all’estero (sempre finalizzate ad acquisire introiti) non sempre agevolano il nostro lavoro durante la preparazione estiva. Il nostro obiettivo è mantenere un livello prestativo medio-alto per tutto il periodo della stagione: quest’anno abbiamo avuto un trend sempre positivo, testimoniato anche dal fatto che siamo stati in testa al campionato dalla prima all’ultima giornata. Non abbiamo avuto momenti particolarmente difficili, se non un lieve calo a gennaio con qualche pareggio di troppo poiché volevamo mettere benzina nella gambe dato che da febbraio avremmo giocato ogni tre giorni: abbiamo chiesto sforzi extra ai ragazzi che hanno avuto la capacità di capire che quello era il momento giusto per faticare ancora di più se volevano raggiungere risultati notevoli. Hanno caratteristiche fisico-tecniche e mentali che li rendono di un altro livello. Ci sono ragazzi che venivano da realtà (Inghilterra e Spagna) secondo cui fare la preparazione fisica non era necessario: la soddisfazione più grande è stato vedere come loro si ricredessero riconoscendo che dal lavoro, e non solo dalla parte tecnica, si raggiungono i risultati. Se riesci a piantare il seme e far crescere la pianta del lavoro dentro di te, è quello che poi ti porterà a grandi risultati per sempre: tanti sforzi e sacrifici che poi ti portano a vincere come squadra e a formarti come giocatore di livello, togliendoti enormi soddisfazioni”.
Sforzi fisici che in alcuni casi e in altre società, sono stati agevolati da sostanze non consentite: “Il doping non è una leggenda, ci sono state persone incriminate e purtroppo è, o è stata, realtà. Nelle società in cui sono stato, sarò ingenuo, non ho mai avuto sentore che ci potessero essere pasticci di questo tipo. Il reintegro idro-alimentare è normale che venga attualizzato ma che io sappia, sempre dentro la normalità delle cose”.
Riprende: “Il lavoro metabolico, legato ad un lavoro di forza, è alla base di una buona preparazione fisica. Inoltre, come club distribuiamo programmi personalizzati per prepararci al meglio durante le vacanze: ciò è frutto del lavoro di varie aree che collaborano alla gestione dei calciatori, creando un rapporto di collaborazione e sintonia. Le quattro aree principali sono: la tecnico-tattica, la performance – che è quella di cui mi occupo io – l’area medica-nutrizionale e quella mentale. Se queste aree lavorassero a compartimenti stagni il meccanismo non funzionerebbe. Anche la dirigenza all’interno del club risulta molto presente in maniera costruttiva e ciò, dal mio punto di vista, è impagabile.”
Una condivisione che, specialmente con l’allenatore, ha portato i suoi frutti: “Con mister Allegri ci basta uno sguardo per capire cosa c’è che va o che non va, la fiducia è determinante per lavorare in modo sereno. È grazie a questa che si crea affettività e di conseguenza si rende meglio anche sul lavoro. Lui è il responsabile di tutti noi collaboratori, il confronto sui programmi di lavoro è quotidiano ed è proprio durante questi incontri che si decidono le esercitazioni ed i tempi dell’allenamento.
Non c’è stato feeling immediato al suo arrivo alla Spal. Ricordo un nostro incontro in ritiro a Casole Bruzio con lui febbricitante in stanza ed io (alla prima esperienza in una prima squadra professionista) che gli spiegavo il mio modo di lavorare: da lì è stato un crescere di stima e ammirazione reciproca. Vede sempre il lato positivo delle cose – anche quando sono molto negative – e ha sempre una parola per stemperare la situazione. Io, di contro, tendo a essere iper critico in ciò che affronto e ad abbattermi un po’ e quindi ci completiamo, motivo per cui ho scelto di seguire il mister mentre qualche altro collega si lega alla società (come Tognaccini al Milan e Sassi alla Juventus). Mi piace creare rapporti con le persone e siccome ci devo lavorare a stretto contatto, non è detto che trovi sempre una persona empatica: dal momento che penso di averla trovata e lui crede in me, sono contento di rimanere dove sono, al suo fianco.”
Particolarmente carico di emozioni è stato l’anno appena passato: “Parlando di quest’anno, non abbiamo né rimpianti né rammarico: è stata una stagione straordinaria, forse irripetibile, anche se nulla è impossibile… diciamo che sarà un’altra bella sfida! Aver creato una coscienza collettiva e la convinzione di potersela giocare con tutti alla pari è stato lo ‘step’ su cui abbiamo impostato la nostra cavalcata, specialmente in Champions. Max (Allegri, ndr) ha sempre dichiarato che le potenzialità della squadra c’erano ed era fermamente convinto che potessimo arrivare fino in fondo, pur essendo l’unico all’inizio!” – ride. “E’ stato intelligente nel cambiare mentalità e gioco a piccoli passi, rendendo cosciente la squadra della propria forza giorno dopo giorno: un percorso lungo dieci mesi – probabilmente ancora più bello perché così lungo – che ci ha portato alla finale di Berlino, passando per Dortmund, vero nodo cruciale della stagione, dove abbiamo preso fiducia e abbiamo capito di essere sulla strada giusta. La sua filosofia alla squadra è piaciuta e si è visto, portando accorgimenti tattici ad un gruppo già vincente che quest’anno si è superato”.
Pur lavorando lontano da casa e avendo scisso la passione sportiva (era un tifoso del Milan) dal lavoro, Folletti ci tiene a ricordare come la Spal e la città di Ferrara siano uno dei ricordi più belli: “La Spal è sempre stata nel mio cuore, andavo allo stadio in curva ovest da ragazzo. Nella prima squadra professionista che ho allenato, ho avuto la fortuna di incontrare Ranzani e poi successivamente Bozzao che mi hanno trasmesso la storia della nostra squadra nella nostra città. Mattioli e Colombarini (membri della presidenza attuale) sono venuti a trovarci a Vinovo e poi, per uno strano caso del destino, la squadra ha inanellato le vittorie che per poco non ci hanno portato ai playoff di B. E’ una società che lavora bene e credo che alla lunga potrà portare la squadra a raggiungere risultati fino ad ora insperati. Penso che la dimensione sportiva giusta per la Spal possa essere la serie B, ma mai porre limiti ai sogni… Abbiamo avuto un grande presidente come Mazza che ha cambiato la visione del calcio moderno con l’introduzione del concetto di centro sportivo e della foresteria annessa. Quando Bozzao, mi guardò negli occhi e mi disse ‘per me sei in gamba, vuoi rimanere con noi per tutta la stagione?’ mai ci fu regalo più grande.”
Il futuro però sembra essere lontano dal calcio italiano: “Mi è sempre piaciuto viaggiare, anche con le storie dei giocatori che alleno: è un modo diverso ma pur sempre interessante per farlo. Sono molto attratto dagli sport americani, da come vivono lo sport negli States: non mi dispiacerebbe fare un’esperienza là. Mi piace il loro modo di pensare e l’opportunità di emergere che sono riusciti a dare a tante persone. Tanto è vero che la scorsa primavera, durante il periodo successivo all’esonero dal Milan, ho passato più di un mese tra Washington, Nebraska, California e Louisiana a captare qualche segreto nelle Università più importanti e nei club (soprattutto di Nba) per poter integrare la mia visione dello sport ad una modalità di lavoro perfezionista come quella americana, dove la tecnologia è più che mai al servizio dell’uomo. Se il mister venisse chiamato da quelle parti lo seguirei al volo!”, dice soddisfatto.

Foto LaPresse, si ringrazia per gentile concessione.

SALUTE & BENESSERE
Pressione alta? Consigli e suggerimenti per tenerla d’occhio

Cerchiamo di andare oltre le solite considerazioni e diamo consigli utili: è certamente importante cambiare lo stile di vita e due aspetti fondamentali sono l’esercizio motorio e un miglioramento nell’alimentazione.
L’ipertensione si associa molto spesso al sovrappeso e quindi una dieta s’impone quasi sempre. Si calcola che ogni chilo perso abbassi la pressione di 1 mm Hg. L’obiettivo è il mantenimento di un indice di massa corporea (BMI o IMC) compreso tra 18,5 e 24,9 kg/m2. Tale valore si calcola dividendo il peso in kg del soggetto con il quadrato dell’altezza espressa in metri.
Per ogni 10 chili persi, si ha una riduzione della pressione, sia massima che minima, che varia dai 5 ai 20 mmHg.
In altri termini si può considerare una riduzione di 1mmHg della pressione per ogni kg perso. Per tenere sotto controllo l’ipertensione è molto importante controllare non solo il peso corporeo totale, ma anche altri parametri come la distribuzione del grasso corporeo. Per un iperteso il grasso più pericoloso è quello che si accumula nel ventre formando il pancione tipico del sesso maschile (obesità androide o viscerale). Se questo supera i 102 cm nei maschi e gli 88 per le femmine, si può generalmente parlare di obesità androide e di conseguenza, di elevato rischio cardiovascolare.
Altro ‘must’ è limitare il consumo degli alcolici, del caffè e il fumo, anzi sarebbe meglio smettere di fumare. Le sostanze contenute nel fumo di tabacco contribuiscono a irrigidire le arterie, causando danni ai vasi sanguigni, mentre la nicotina delle sigarette provoca il restringimento dei vasi sanguigni.

Suggerimenti per una corretta alimentazione
E’ opportuna una restrizione del sodio (sale) a 4/6 grammi al giorno, ottenibile evitando di aggiungere sale nella preparazione dei cibi e insaporendoli invece con aglio, cipolla, salvia, prezzemolo, basilico, rosmarino, limone; evitare i cibi conservati e l’uso di estratti o dadi. Eliminare i salumi, i formaggi stagionati e piccanti, i cibi conservati. Certamente l’uomo moderno consuma molto più sale del passato. Ad essere in eccesso non è tanto quello che si aggiunge all’insalata e alle normali pietanze, ma quello “occulto” che si nasconde nei cibi conservati o confezionati. Addirittura anche le merendine, i cereali del mattino e altri cibi dolci di tipo commerciale contengono spesso notevoli quantità di sale. Ufficialmente si consiglia un consumo giornaliero di non oltre 5-6 g di sale, corrispondente ad un cucchiaino, mentre molti di noi viaggiano tranquillamente sugli 8-10 grammi. Infatti sappiamo che oltre la metà del sale ingerito proviene da cibi preconfezionati dalle industrie. E comunque il palato del mondo occidentale si è talmente adattato al sapore del sale, che i consumi a testa possono addirittura superare i 10 grammi al giornalieri. L’ideale sarebbe fare il sale in casa: il comune sale da tavola contiene troppo sodio, che fa trattenere i liquidi, con conseguente gonfiamento dei vasi sanguigni e innalzamento della pressione. Basta preparare allora un mix per insaporire i cibi con il 65% di sale da tavola, il 25% di sale di potassio e il 10% di sale inglese: questo cocktail può permetterti di abbassare la pressione di 6 punti, assicura uno studio australiano.

Inoltre è opportuno un buon apporto di calcio che regola la ritenzione idrica, un buon apporto di potassio che si può facilmente integrare consumando più frutta fresca e verdure (anche surgelate) e che regola la ritenzione idrica. Solitamente più alti sono i livelli di potassio nelle urine e più bassa è la pressione. Le patate o le banane ad esempio contengono potassio, un minerale che aumenta la diuresi, favorendo l’eliminazione del sodio in eccesso. Diversi studi hanno dimostrato che non è tanto un eccesso di sale alimentare (cloruro di sodio) a favorire l’ipertensione, quanto uno squilibrio del rapporto potassio/sodio nella dieta. Esiste una correlazione inversa tra l’aumento della pressione arteriosa e l’assunzione di potassio o il rapporto di escrezione urinaria sodio/potassio.
Sembra sia utile assumere magnesio. Regola la ritenzione idrica. Questo minerale contribuisce a rilassare il tessuto liscio dei muscoli situati intorno ai vasi sanguigni, consentendo a questi ultimi di allargarsi. Se prendete del magnesio, assicuratevi di prendere anche del calcio, assumendo questi integratori a un intervallo di due ore l’uno dall’altro per favorirne l’assorbimento.

Il coenzima Q-10 gioca un ruolo fondamentale nella trasformazione dei nutrienti in energia. Ogni singola cellula nel corpo necessita di questo fattore, ma le cellule dei tessuti a maggiore consumo energetico ne hanno più bisogno, come quelle del fegato, dei reni, del pancreas e del cuore.
La vitamina D stimola il corpo ad eliminare più sodio. La vitamina C aiuta a mantenere sani i vasi sanguigni messi sotto sforzo dalla maggior pressione esercitata su di essi dall’ipertensione ed è fondamentale per la salute cardiovascolare.
I bioflavonoidi riducono le emorragie cerebrali che causano la morte nelle persone ipertese. Gli omega-3 sono grassi che contrastano l’ipertensione e riducono i rischi di aritmia cardiaca. Gli Omega-3 inibiscono nel corpo la produzione di sostanze come le prostaglandine che restringono le arterie. Potete anche prendere un cucchiaio di olio di semi di lino al giorno, disciolto nel succo di frutta o aggiunto al condimento per l’insalata. Anche il pesce come nasello e merluzzo ricco di acidi grassi Omega 6 contrasta gli accumuli aterosclerotici all’interno delle arterie.
Succo di pomodoro, una ricerca che dimostra come il licopene, un antiossidante contenuto nel pomodoro, piò abbassare di 10 punti la massima e di 4 la minima nel giro di soli due mesi. Ti fa schifo il succo di pomodoro? Puoi sempre spalmare il concentrato su crostini di pane integrale: contiene il triplo del licopene del pomodoro fresco. E’ antiossidante che si trova soprattutto nei pomodori e nell’anguria.
Anche l’acido folico è utile per chi soffre di ipertensione: si trova in alimenti come piselli, carne, fagioli, frutta fresca e secca, ortaggi specie a foglia verde, etc.
La lisina e prolina sono due amminoacidi che proteggono le pareti arteriose e prevengono al formazione delle placche aterosclerotiche. La sclerosi delle pareti è spesso intimamente correlata con l’ipertensione.
L’arginina è un amminoacido che facilita l’azione di una piccola molecola chiamata ossido d’azoto, capace di aumentare l’elasticità delle pareti arteriose e aiutare a normalizzare la pressione.
Diverse preparazioni di fermenti lattici hanno mostrato effetti positivi sulla pressione e sulla prevenzione cardiovascolare. Più in generale, il consumo regolare d’alimenti fermentati è di grande aiuto nella cura e nella prevenzione dell’ipertensione.
Fare il pieno di integrali: pasta, riso, pane e corn-flakes integrali sono ricchi di fibre che abbassano il colesterolo. Dopo 8 settimane una dieta ricca di fibre consente di abbassare di quasi 2 punti la pressione (secondo le ricerche, nelle persone che già soffrono di ipertensione l’effetto è ancora maggiore: la massima scende di 6 mm/Hg e la minima di 4).
E per concludere con i consigli alimentari, un paio di rimedi della nonna: si può assumere una dose di aglio essiccato equivalente a circa 4g di aglio fresco al giorno; abbondare con le cipolle, grazie al loro contenuto di quercitina (30/50 mg per etto); e infine gustarsi un buon vino può aumentare i livelli di omega-3: all’Università di Campobasso hanno appurato che 2 bicchieri al giorno, la concentrazione degli omega-3 aumenta. Il vino, in particolare quello rosso, fa dilatare i vasi sanguigni e quindi aiuta la pressione a scendere. Oltre i due bicchieri al giorno ottieni però l’effetto opposto.

L’importanza del movimento
Per quanto riguarda il movimento, praticare un’attività fisica moderata (passeggiate, bicicletta, nuoto) è l’ideale. Le attività aerobiche come la bicicletta, il nuoto, la corsa leggera, la ginnastica dolce allenano l’organismo senza sottoporre il cuore a uno sforzo eccessivo. Sconsigliati invece tutti gli sport di potenza, che favoriscono l’aumento della pressione. Camminare, fare escursioni, nuotare, andare in bicicletta e altri sport all’aperto sono ottimi, ma se fatti con regolarità, una volta ogni tanto serve a poco.

Il consiglio dei consigli: rilassarsi ed evitare lo stress
Praticare eventuali tecniche di rilassamento. Assicurare un numero sufficiente di ore di sonno (dormire meno di 6 ore al giorno aumenta del 10 per cento il rischio di ipertensione). Seguire con costanza la terapia farmacologica prescritta dal medico e controllare periodicamente la pressione arteriosa, mantenendo uno stretto contatto con il proprio medico curante.
Infine, cercate di trovare un po’ di tranquillità: interagire con animali, che si tratti di una passeggiata con il cane, accarezzare un gatto o il solo osservare una vasca con pesciolini, porta ad un abbassamento della pressione. Gli hobby divertenti come praticare il giardinaggio, suonare uno strumento musicale o ad es. ricamare, hanno effetti benefici. Evitare di andare in giro in automobile quando c’è troppo traffico per strada: è risaputo che guidare in condizioni di traffico intenso provoca affaticamento e aumenta il livello di stress.
Si sa che lo stress cronico produce un aumento di adrenalina che è un vasocostrittore, pertanto riduce la possibilità del vaso sanguigno di dilatarsi con conseguente aumento della pressione diastolica. Stress e tensione causano la contrazione delle pareti arteriose che rimpicciolisce le arterie. Molte persone si costringono a ritmi di vita eccessivi e di conseguenza diventano ipertesi. Queste persone devono imparare ad evitare condizioni stressanti cambiando il loro stile di vita. Dovrebbero mangiare in modo tranquillo e regolare, cercare di evitare le preoccupazioni, concedersi molto tempo libero, prendere vacanze e in generale, vivere con moderazione in tutti i campi. Dovrebbero anche trovare dei modi per mitigare lo stress prolungato delle emozioni non espresse. Alcune persone, a causa delle loro caratteristiche personali, reagiscono in modo eccessivo a situazioni emotive, causando aumenti di pressione più frequenti e che durano più a lungo. Se questo fenomeno non viene corretto può provocare un’ipertensione sostenuta.

Il consiglio dell’osteopata
Provare la tecnica cranio-sacrale, basta qualche seduta per fare precipitare di 18 punti la pressione sistolica e di 8 la diastolica. Ed è anche un vero toccasana per i muscoli affaticati da sport e palestra.

 

IMMAGINARIO
Poesia domestica.
La foto di oggi…

Due immagini che ci raccontano la città nei suoi angoli più nascosti e, di solito, meno fotografati. Sono quelle vincitrici del primo e secondo premio del concorso fotografico “Case abitate”. Lo ha indetto per il secondo anno da Acer di Ferrara, l’Azienda che mette a disposizione le case popolari per Emilia-Romagna. E che ha voluto ripetere l’esperienza – già riuscita lo scorso anno – di fare immortalare scorci di abitazioni normali, vite di tutti i giorni, luoghi dove le persone stanno e cucinano, stendono, vivono. Autori: Elisa Catozzi che vince la sezione dedicata agli interni abitati e Diego Bassi per quella dedicata agli esterni. La poesia del quotidiano.

OGGI – IMMAGINARIO FOTOGRAFIA

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“Dentro ma fuori” di Diego Bassi è la foto vincitrice della sezione dedicata agli esterni di “Case abitate” per Acer Ferrara
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“La domenica”: foto premiata perl a sezione sugli interni di “Case abitate” di Acer Ferrara (foto Elisa Catozzi)

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

ACCORDI
Chiedi chi erano gli Stooges.
Il brano di oggi…

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

[per ascoltarlo cliccare sul titolo]

TV Eye The Stooges.

Oggi compie gli anni la Merkel e per quanto mi riguarda può anche esplodere la Quarta Guerra Mondiale, perché la Terza ce la stiamo vivendo, ma senza la fionda di cui parlava Einstein.
Io non avrò comunque orecchie perché 17 luglio per me vuol dire una cosa sola: Ron Asheton.
Nasce infatti il 17 luglio 1948, l’uomo che per me é LA chitarra elettrica.
Adesso persino Rolling Stone è sceso dal pero e lo piazza al numero 60 della “Classifica dei Migliori Chitarristi”, ma quando nel 1969 lui e gli Stooges se ne uscirono col primo album prodotto da John Cale, Rolling Stone prese una delle sue tantissime cantonate definendo gli Stooges “sballati scioperati”.
Era un’epoca in cui andavano le false finezze, se così le possiamo chiamare, ovvero assoli, assoli e assoli.
Di chitarra, di batteria, di pernacchie, di tutto.
Assoli ovunque, attaccati lì con lo sputo. Mi sa che anche il commesso al supermercato faceva gli assoli per battere gli scontrini.
E gli assoli possono essere una figata, sì, ma non sono per tutti. O almeno, fare degli assoli non è timbrare il cartellino, come sembrava d’obbligo allora, per dio.
Gli accordoni apparentemente semplici di Ron Asheton furono capiti da pochi, un po’ come accadde con la banana dei Velvet Underground.
Il vecchio Lester Bangs, però, capì al volo sottolineando anche come gli Stooges fossero la prima band americana a dichiarare l’influenza di quel disco con la banana in copertina.
Ascoltando Asheton sul primo disco si può intuire che suonasse la chitarra da neanche due anni.
Ma è in quei momenti di “inesperienza” e “incertezza”, che, soprattutto nel r’n’r, esce il meglio.
Perché ti trovi costretto a trovare il TUO modo e, come sottolineava Bangs, “This is possibly the ultimate rock ‘n’ roll story, because rock is mainly about beginnings, about youth and uncertainty and growing through and out of them.”.
Lo stile di Ron Asheton può sembrare sì grossolano, ma anche ben lontano da tutto ciò che alla lunga trasformò gran parte del rock’n’roll in paccottiglia.
Un pezzo come I Wanna Be Your Dog però brilla di un minimalismo e di una sobrietà molto più vicine a certa musica indiana e a certi compositori minimalisti che alla ginnastica da manico che tanto andava nel 1969.
Anticipa pure roba come Glenn Branca e, in campo strettamente r’n’r, praticamente TUTTO quello che venne dopo.
Dai Ramones che gli devono tutto, ai Joy Division, ai Sonic Youth e ai Nirvana, fino a certa drone music in cui si è infangato il metal da un po’ di anni a ‘sta parte.
Asheton assimilò la lezione di Hendrix, l’eleganza dei Doors e il rumorismo dei primi Velvet facendo confluire il tutto in uno stile davvero suo, figlio anche delle sue orecchie sottili da cultore del jazz.
E infatti è in Fun House, l’album successivo, che il tutto esplode in una sua crescita enorme e in uno stile ancora più aperto e libero ma sempre fedele a quel suo “less is more” e lontano anni luce dai dozzinali numeri circensi di cui si diceva prima.
C’è di mezzo una divertente storia di droga ma se anche uno come Miles Davis, proprio nel 1970, arrivò a dire “gli Stooges hanno una grande anima”, io dico che non c’è altro da aggiungere.
Purtroppo gli Stooges non durarono perché la loro etichetta li silurò quell’anno stesso a causa dei soliti motivi: i ragazzi non facevano girare un granché di soldi.
Il bubbone però nel frattempo era esploso e nel 1977 la cosa arrivò anche alle orecchie dei sordi.
Nel 2004 circa, fortunatamente, gli Stooges si riformarono per una delle poche reunion sensate.
Iggy ormai era il Papa del punk o “uno dei grandi estremisti della musica americana”, come disse Simon Reynolds. Ron Asheton, invece, non se la passava molto bene a suonare per pochi e a vivacchiare a casa della madre con gatti e birrette.
Ad ogni modo, gli Stooges ho avuto la fortuna di vederli nel 2006, dopo due giorni senza dormire, bevendo solo acqua e con un panino in corpo.
Era il primo concerto a cui andavo, un superfestival di quelli molto caotici.
Suonavano anche i Damned ma io ero lì solo per gli Stooges.
E alla fine fu un’epifania e, se fu un’epifania quella, non oso immaginare cosa potesse essere un loro concerto nel 1970.
Ron Asheton era irriconoscibile, sembrava Peter Griffin, come mi disse un amico che era lì davanti con me.
Ma dio, quando ha cacciato il primo accordo… la sua chitarra era ancora QUELLA.
Io ho imparato a suonare sui suoi pezzi e ancora oggi quando me li risuono, ogni volta in quegli accordi scopro ancora cose nuove.
Soprattutto quando mi butto su Fun House che, come dichiarò una volta Iggy, non è nient’altro che “variations on a theme by Ron”.
Ecco quindi una di quelle variazioni, con tanto amore e gratitudine eterna a un uomo che, purtroppo, fu costretto a giocare le proprie carte nell’età d’oro dei bari più cialtroni.

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3 Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

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GERMOGLI
Semi.
L’aforisma di oggi

Si raccoglie quel che si semina.

einstein
Albert Einstein

Continua a piantare i tuoi semi, perché non saprai mai quali cresceranno – forse lo faranno tutti. (Albert Einstein)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…