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Giorno: 13 Novembre 2015

Domenica 15 novembre alla Libreria Ibs+Libraccio di Ferrara due eventi tra musica, colori e letteratura

da: responsabile eventi Ibs Ferrara

Domenica, presso la storica sala dell’Oratorio San Crispino, Libreria Ibs+Libraccio di Ferrara ospita due eventi: alle 10:30 “Musica in libreria” a cura di Piffany Piano Room, “I colori delle emozioni” (Gribaudo); alle 17:00 per la rassegna “Se una domenica d’inverno uno scrittore” Walter Siti presenta il libro “La voce verticale” (Rizzoli), dialogano con l’autore Fabrizio Fiocchi e Matteo Bianchi. L’evento è sponsorizzato da Lions Club Ferrara.

Alle 10:30 “I colori delle emozioni”:
Che cos’ha combinato il mostro dei colori? Ha mescolato le emozioni e ora bisogna disfare il groviglio. Riuscirà a rimettere a posto l’allegria, la tristezza, la rabbia, la paura e la calma, ognuna con il proprio colore?
“Colore-suono-emozione: ogni colore è un suono, ed ogni suono è un’emozione!
Andiamo alla scoperta dei colori per esprimere le emozioni attraverso la musica grazie ai giovani pianisti della scuola Piffany Piano Room che si esibiranno in un’emozionante arcobaleno di suoni!
Elisa Piffanelli e’ musicista e didatta. Diplomata in pianoforte, si è perfezionata con maestri appartenenti alle scuole di rilievo per la tecnica pianistica: in particolare della scuola russa e italiana, seguendo il filone della fenomenologia della tecnica pianistica. Ha conseguito il diploma alla Associated Board of the Royal schools di Londra.
Da diversi anni propone concerti in collaborazione con musicisti ed artisti appartenenti a linguaggi quali la danza, il teatro, la poesia, la pittura.
E’ ideatrice di un metodo di insegnamento attraverso il gesto, la musica, la creatività: un approccio all’educazione musicale e al pianoforte dalla parte del bambino a partire dai 4 anni.
Con il patrocinio del comune di Ferrara cura progetti musicali a carattere sociale per manifastazioni e cerimonie ed in relazione al rispetto dell’ambiente.
E’ autrice di proprie musiche al pianoforte: “Portrait” i ritratti musicali.
Dal 2011 ha aperto un proprio spazio musicale Piffany Piano Room che si interessa della buona diffusione della musica…al servizio della persona!
Partecipazione gratuita con prenotazione obbligatoria.
Durata dell’incontro 1 ora circa.
Per informazioni e prenotazioni: 0532241604; eventife@libraccio.it
Età consigliata: dai 5 anni.
Alle 17:00 “La voce verticale”:
Quel che l’autore ci propone è un viaggio innamorato e capriccioso nella lirica d’ogni tempo e Paese: cogliendo l’occasione di una rubrica giornalistica, Siti ha scelto e commentato testi che spaziano dall’antica lirica greca alla contemporaneità, attraverso il misticismo medievale e il barocco seicentesco, e poi il simbolismo e oltre. Nella grande varietà dei contesti, la lirica mantiene comunque e sempre un’aria di famiglia – legata all’idea che il poeta sia il trascrittore di parole che giungono da Altrove: che si chiami Dio, o il vuoto dello zen, o l’inconscio, o la segreta alchimia della natura. O la follia, perfino. Quella della poesia è una lingua speciale che si stacca dagli stereotipi quotidiani, facendoci sentire che comunicare e basta è toppo poco. Ora che la lirica, almeno in Occidente, sembra entrata in un cono d’ombra (lacerata com’è tra nostalgia e insopportabile semplificazione), questa mini ma e tendenziosa antologia può funzionare da antidoto, purché il lettore si attenga a semplici istruzioni per l’uso: 1) non leggere le pagine per ordine ma saltare, seguendo l’estro personale o costruendosi categorie alla Borges (i trentenni, i suicidi, gli omosessuali, gli spagnoli…); 2) dare un’occhiata all’originale anche quando non ne conosce la lingua; 3) leggere prima la poesia, poi il commento, poi di nuovo la poesia, che allora si aprirà come quei fiori liofilizzati che immersi in acqua ritrovano la primitiva bellezza.
Walter Siti è critico, letterato, saggista italiano. Formatosi alla Scuola Normale Superiore di Pisa, ha insegnato nelle Università di Pisa, Cosenza, L’Aquila. È il curatore delle opere complete di Pier Paolo Pasolini. Tra i suoi libri ricordiamo: Scuola di nudo (Einaudi, 1994), Un dolore normale (Einaudi, 1999), La magnifica merce (Einaudi, 2004), Troppi paradisi (Einaudi, 2006), Il contagio (Mondadori, 2008), Autopsia dell’ossessione (Mondadori, 2010), Resistere non serve a niente (Rizzoli, 2012, vincitore del Premio Strega 2013), La voce verticale. 52 liriche per un anno (Rizzoli, 2015).
Nel 2007 è stato finalista al Premio Bergamo; nel 2009 ha vinto il premio letterario Dedalus. Dal novembre del 2008 tiene sulla «Stampa» di Torino una rubrica di televisione intitolata La finestra sul niente.
Ha scritto anche diversi racconti, tra i quali: Benvenuta Rachele (in Questo terribile intricato mondo. Racconti politici, Einaudi, 2008), Walter Siti incontra Ercole (in Corpo a corpo. Interviste impossibili, Einaudi, 2008), Requiem per una sceneggiatura non scritta (in Malaitalia. Dalla mafia alla cricca e oltre, Guanda, 2010).
Tra i suoi saggi si ricordano: Il realismo dell’avanguardia (Einaudi, 1975), Il neorealismo nella poesia italiana. 1941-1956 (Einaudi, 1980), Il canto del diavolo (Rizzoli, 2009) e Il realismo è l’impossibile (Nottetempo, 2013).

Domenica 15 novembre “Natal’è Comacchio”, i mercatini di “Aspettando Natale”

da: ufficio stampa Ascom Ferrara

Parte dall’ombra della Cattedrale di San Cassiano “Natal’è Comacchio”, la manifestazione, organizzata da Ascom Confcommercio Ferrara col supporto dell’attivo mondo dell’associazionismo locale, pensata per animare di iniziative il periodo natalizio nella città lagunare di Comacchio.
In attesa dell’avvicinarsi delle festività, un’anteprima avrà luogo già questa domenica: per tutta la giornata, dalle 9.00 alle 19.00, piazza XX Settembre sarà dedicata ai mercatini “Aspettando Natale”. Prodotti di riuso e prodotti tipici del paese, oggettistica natalizia e non, fatta a mano da appassionati artigiani, riempiranno la piazza di una ventina di espositori: saponi, dischi, sciarpe e cappelli, bigiotteria originale, lampade, vecchi giocattoli, e altri assortimenti, il tutto pensato per ravvivare il centro storico e dargli calda luce in attesa del Natale.
“Natal’è Comacchio” continuerà poi con i mercatini e un fitto calendario di altri eventi fino all’Epifania.

Dal 14 novembre 2015 al 29 febbraio 2016 “Il cibo degli Dei. L’alimentazione nel mondo antico”, mostra archeologica a San Giovanni Persiceto

da: ufficio stampa SBArcheo

Aspetti insoliti e avvincenti legati all’uso del cibo dal Neolitico al Medioevo svelati dai resti materiali, dai rituali e dai reperti archeobotanici provenienti dall’Emilia-Romagna. San Giovanni in Persiceto (Bo), Palazzo Comunale, Galleria antistante la Sala Consiliare in Corso Italia n. 70

La cultura alimentare protagonista di EXPO 2015 è il tema centrale della mostra “Il cibo degli Dei. L’alimentazione nel mondo antico” realizzata da Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna e Museo Archeologico Ambientale in collaborazione con IBC Emilia-Romagna, Comune di San Giovanni in Persiceto ed Agen.Ter.
Il percorso espositivo approfondisce interessanti e insoliti aspetti legati al significato e all’utilizzo del cibo nelle diverse epoche della nostra storia (dal Neolitico al periodo medievale) attraverso esempi significativi di cultura materiale, rituali e reperti archeobotanici provenienti dal territorio regionale.
In particolare, materiali e studi condotti su contesti archeologici dell’area persicetana e di Terred’Acqua (come la necropoli villanoviana di Via Imbiani a San Giovanni in Persiceto e l’edificio rustico di epoca romana rinvenuto recentemente a Sant’Agata Bolognese) sono affiancati alle importanti testimonianze emerse nel centro villanoviano di Verucchio (RN) e nella Necropoli della famiglia romana dei Fadieni di Gambulaga di Portomaggiore (Fe), per illustrare quanto il patrimonio culturale italiano possa essere in stretta connessione con le ricchezze ambientali del suo territorio, fornendo spunti di riflessione originali anche sul futuro rapporto tra umanità e Pianeta.
I reperti archeologici e archeobotanici sono proposti ai visitatori attraverso ricostruzioni storico-ambientali e apparati illustrativi che mostrano come le attività dell’uomo abbiano modificato nel tempo il paesaggio delle nostre campagne, raccontando un particolare ambito culturale, quello sepolcrale, in cui rituali e simboli legati all’alimentazione dei vivi (e dei defunti) rivelano i gesti di un’umanità a noi vicina, anche se vissuta in un lontano passato.
Presentazione e inaugurazione della mostra Sabato 14 Novembre 2015, ore 10.30, a cura di Tiziano Trocchi archeologo della Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna, Fiamma Lenzi responsabile del Servizio Musei dell’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna, Marco Marchesini dell’Università degli Studi di Ferrara, Dimitri Tartari Assessore alla Cultura del Comune di San Giovanni in Persiceto, Silvia Marvelli direttore del Museo Archeologico Ambientale.
Per info e visite guidate Segreteria del Museo Archeologico Ambientale, tel. 051 6871757, fax 051 823305, maa@caa.it
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18, sabato dalle 9 alle 13 (chiusa domenica e festivi), ingresso libero.
Segreteria Museo: Via Marzocchi, 17
40017 San Giovanni in Persiceto (Bologna)
Tel +39 051 6871757
Fax +39 051 823305
www.museoarcheologicoambientale.it

“Orientare per scegliere”, un nuovo progetto del Rotary Club Ferrara per i giovani studenti ferraresi

da: Rotary Club Ferrara

In un momento così difficile per l’economia della nostra città la parte più debole rimane quella dei giovani. Le difficoltà crescenti a trovare un lavoro o a orientare le proprie scelte post diploma hanno origine, spesso, da una conoscenza non approfondita delle regole e delle opportunità che il mercato offre.
Consapevoli della necessità di dare alcuni strumenti ai giovani per effettuare percorsi mirati, il Club Rotary Ferrara ha deliberato un intervento di finanziamento per un progetto che coinvolge gli istituti di istruzione superiore, denominato: “Orientare per scegliere”. Declinato in 3 incontri da 3 ore ciascuno, che si svolgeranno in ogni istituto. La risposta positiva di tutte le direzioni didattiche ci riempie di orgoglio e ci sprona a continuare sulla strada del servire e rispondere ai bisogni della nostra comunità.
Cinzia Ori, Presidente Rotary Club Ferrara
Gli Orienting Lab:
Tre incontri per aiutare i giovani a…
• capire il mercato del lavoro
• ottenere informazioni sulle offerte formative post diploma,
• acquisire metodo per gestirsi al meglio con la formazione e il mercato del lavoro,
• sostenere ed evidenziare le modalità di ricerca del lavoro
• predisporre strumenti e metodologie per presentarsi all’impresa e al datore di lavoro.
La metodologia:
Ogni laboratorio è stato concepito per affrontare in maniera concreta gli aspetti caratteristici della ricerca proattiva del lavoro e del percorso professionale, garantendo la massima interazione con e tra i partecipanti. Della durata di 3 ore ciascuno, vertono su tematiche diverse con l’obiettivo di fornire ai giovani tutti gli strumenti per comprendere il mondo del lavoro e delle professioni e il loro posto all’interno degli stessi. I laboratori saranno tenuti da psicologi con pluriennale e comprovata esperienza nella realizzazione di attività di orientamento dei giovani.
Soggetti coinvolti:
Rotary Club Ferrara Finanziatore
Fondazione Aldini Valeriani Ente Formatore
Scuole sedi degli incontri formativi:
Istituto per geometri Aleotti
Istituto commerciale Bachelet
Istituto Copernico Carpeggiani
Istituto Einaudi
Ipsia
Liceo sociale Carducci
Liceo Ariosto
Liceo Roiti
Il progetto è stato illustrato in un incontro al Carlotn Hotel, giovedì 12 novembre alle ore 19, presenti i soci del Rotary Club Ferrara e i rappresentanti delle direzioni didattiche degli istituti coinvolti.
Per ulteriori informazioni: ferrara@rotary2072.org

“La difesa è legittima sempre!”, al via la campagna del Gruppo Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale di Ferrara

da: Paolo Spath

Al via la campagna di raccolta firme di Fratelli d’Italia su tutto il territorio provinciale

I recenti fatti di cronaca hanno sconvolto la nostra provincia e la nostra città, ci hanno ricordato, o meglio hanno ricordato a quelli che ancora non lo avevano capito, che non esistono isole felici. I riferimenti precisi sono ai gravi episodi di violenza, atroci per le modalità e del tutto nuovi per realtà come la nostra. Il caso Tartari sequestrato ed ucciso, e il grave episodio di violenza gratuita in cui due donne di Renazzo sono state massacrate, e nel quale l’anziana Cloe Govoni di 84 anni ha perso la vita, entrambe ad opera di Romeni, hanno portato alla luce un fatto palese: siamo indifesi. Le forze dell’ordine sono impegnante in una strenua lotta, e al contrasto della criminalità, ma non sono in grado di far fronte sempre a tutto, a causa delle condizioni imposte dalle leggi che li limitano nelle azioni e nell’organico. Mentre le amministrazioni locali continuano a minimizzare o sembrano non riconoscere l’emergenza che ci sta travolgendo.
Il cittadino è lasciato quindi a se stesso, e alla mercè di malintenzionati.
Ecco quindi che qualcuno prova a muoversi, con azioni mirate per modificare alcuni punti di una legge, quella della legittima difesa, che allo stato attuale si presta a troppe interpretazioni, spesso a svantaggio di chi si difende. A partire da questo week end e fino all’ultima settimana di dicembre saremo in piazza per una raccolta firme, ai fini di dar forza alla proposta di legge Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, ha presentato in parlamento.
Ridurre la discrezionalità dei giudici sulla legittima difesa favorendo una più uniforme applicazione della norma. E’ questo l’obiettivo di una proposta di legge presentata da Fratelli d’Italia alla Camera.
Ma in realtà, è da tempo che Fratelli d’Italia – come ha spiegato Giorgia Meloni– ha in preparazione una nuova normativa per casi così delicati e purtroppo aumentati di numero. La proposta, che ha come primo firmatario Ignazio La Russa, modifica l’articolo 52 del codice penale in due punti. Nel primo si equiparano a luoghi come abitazioni, negozi, studi o uffici, le loro «immediate adiacenze agli stessi, sempreché l’offesa ingiusta risulti in atto».
Nel secondo punto della proposta presentata da Fratelli d’Italia si interviene su quella proporzionalità della difesa in rapporto all’offesa che è cardine per il giudizio sulla legittimità di difesa. La proposta avanzata da Fdi è quella di circostanziare e rafforzare la presunzione assoluta di tale proporzionalità nei casi in cui il pericolo di aggressione a persone o beni avvenga da parte di chi si introduce illegalmente nelle ore notturne o, anche nelle ore diurne, se l’aggressione sia tale da provocare uno stato di particolare paura o agitazione nella persona offesa. Con tale proposta «si vuole rafforzare la tutela delle persone oneste, altrimenti esposte al pericolo di lunghe e dolorose indagini giudiziarie per il solo fatto di aver dovuto fronteggiare un pericolo di aggressione non certo auspicato e di fronte al quale sono state costrette ad agire legittimamente».
Se un cittadino sorprende un delinquente nella sua proprietà, deve potersi difendere con ogni mezzo e senza il rischio di essere indagato. Il motivo? Un cittadino non può sapere se quel delinquente vuole rubare, uccidere o stuprare. Noi stiamo con chi si difende. Senza se e senza ma».
La difesa è sempre legittima.

IL FATTO
Retromarcia del Comune, “la casa terremotata è agibile”. Ma il perito: “Può crollare”

Da tre anni vivono in un appartamento in affitto. La loro casa, colpita dal terremoto, è stata dichiarata inagibile con ordinanza comunale e classificata a grado di rischio E, il più alto. Ma un paio di mesi fa il Comune di Vigarano è ritornato sui suoi passi e il sindaco Barbara Paron ha emesso una nuova ordinanza, stavolta di revoca della precedente, collocando l’abitazione in classe A (nessun danno e rischio) e autorizzando la famiglia, composta da padre, madre e due figli, uno dei quali minorenne, a rientrare come se nulla fosse accaduto.
In mezzo però ci sono stati tre lunghi anni di abbandono dalla residenza e soprattutto la paura di tornarci a vivere. Perché tutti i tecnici e i periti consultati dalla famiglia Zaniboni certificano che la struttura è gravemente danneggiata e inagibile e una nuova scossa potrebbe essere fatale e porre a repentaglio la vita degli occupanti. Metterla in sicurezza e riparare i danni del sisma ha costi esorbitanti, nell’ordine di centinaia di migliaia di euro.

Più che comprensibile, dunque, lo sconcerto, l’avvilimento e la rabbia dei proprietari. I quali hanno tentato in ogni modo di spiegare le proprie ragioni. Ma in Municipio continuano a sbattere contro una stessa risposta, sempre la stessa, un diniego senza appello. Così si sono rivolti al Tar, al Prefetto, al Difensore civico e a qualificati periti. Fra questi  l’architetto Stefano Gatti, che opera anche come consulente del Tribunale di Perugia. Interpellato per la sua riconosciuta autorevolezza, in 72 pagine di perizia giurata conferma i danni strutturali e i conseguenti rischi e legittima la richiesta formulata dai signori Zaniboni, che attendono un contributo per provvedere al ripristino delle condizioni di agibilità. Ciò che afferma coincide sostanzialmente con il contenuto della relazione dei tecnici incaricati dalla protezione civile che hanno compilato la famigerata scheda Aedes confermata anche dai tecnici incaricati dai proprietari. Tutto quadra, insomma; salvo che ora il Comune, a tre anni di distanza, ha cambiato idea ed è tornato sui propri passi ricusando ciò che per primo aveva certificato dopo il terremoto.

“Ricordo quella notte con sgomento – racconta la signora Gloria. Già nel pomeriggio l’orologio a pendolo si era fermato due volte: si tratta di meccanismi molto sensibili e questo strano fatto – mai accaduto prima – mi aveva inquietata, mi era parso presagio di qualcosa la cui drammaticità però certo non potevo immaginare. La notte ho avvertito quel boato spaventoso avvicinarsi e immediatamente sono corsa nella stanza dei miei figli, li ho abbracciati stretti mentre sentivo cadere su di noi la sabbia dalle tavelle del soffitto. Non credevo saremmo sopravvissuti…”.

Le tracce della violenza del sisma sono visibili anche nel giardino che cinge la casa, a ridosso della ciclabile del Burana. Il cappello di un camino in pietra si è staccato dal basamento e ha fatto un giro di novanta gradi su se stesso. Evidenti crepe passanti hanno tagliato la base di numerose colonne che sorreggono il tetto e non c’è stanza del fabbricato che non porti il marchio della violenza subita. Fa impressione vedere l’ abitazione abbandonata a se stessa, due volte vittima di una sorte malevola, muta testimone di una situazione grottesca e paradossale, che la famiglia Zaniboni sta vivendo come un nuovo terremoto esistenziale.

“Proviamo un miscuglio di sconcerto e ribrezzo passando per le strade del nostro paese quando osserviamo che stalle e fienili fatiscenti e inutilizzati prima della scossa ora sono stati totalmente ricostruiti grazie ai contributi per il sisma.  Non capiamo sulla base di quale criterio si siano utilizzati i fondi pubblici, visto che a noi viene negata la possibilità di rientrare in sicurezza nella nostra abitazione, compromessa proprio dal terremoto” commentano amaramente i proprietari.
Il nostro immobile oltretutto, ristrutturato fra il 1995 e il 1998, era in perfette condizioni. A questo punto, esasperata, la famiglia Zaniboni rivolge a noi e – ancora una volta – a se stessa tutti gli interrogativi che la tormenta. Perché ben quattro tecnici della protezione civile hanno stimato il danno pericoloso al punto da dichiarare la casa inagibile? Perché tutti i tecnici ai quali l’hanno fatta vedere (ben nove, tra ingegneri e architetti) l’hanno considerata compromessa dal punto di vista strutturale e per questo bisognosa di un indispensabile intervento di messa in sicurezza?”.

A questi rovelli se ne aggiungono altri, relativi alle recenti decisioni assunte dal sindaco che, sconfessando le precedenti ordinanze, ha dichiarato la piena agibilità della casa. “Perché – si domandano ancora i proprietari – se il criterio adottato dai nostri amministratori è di far rientrare i terremotati nelle proprie case ‘in sicurezza’ per noi questa cautela non vale e ci viene beffardamente risposto che il rientro in casa che il Comune ora ci consente ‘è una facoltà e non un obbligo’?”.

L’ impresa 3M Costruzioni – a cui la famiglia Zaniboni si è rivolta per chiudere le tante crepe e provvedere a un ripristino di minima – si è addirittura rifiutata di intervenire, confermando che il fabbricato è compromesso strutturalmente e l’impresario non avrebbe svolto il lavoro per non assumersi responsabilità su quel che potrebbe capitare in futuro…

“Ma tutto questo ai responsabili del Comune evidentemente non interessa – concludono sconsolati -. Tanto se la casa dovesse un giorno crollare a seguito di altre scosse e in conseguenza al fatto di non essere stata messa in sicurezza, peggio per chi ci rimane sotto… Tanto nessuno ha mai colpa di niente”.

La frustrazione, però, non ha generato inerzia. La famiglia Zaniboni sta combattendo con determinazione la partita per vedere riconosciuti i propri diritti. Ha fatto ricorso al Tar, si è rivolta al Prefetto, al Difensore Civico e non è intenzionata a fermarsi.
“Siamo anche pronti a mettere persa la casa, ma vogliamo batterci con tutti gli strumenti e le nostre forze contro chi, con il proprio comportamento, atti e decisioni, sta mettendo a repentaglio la nostra vita. Lo facciamo per i nostri figli, affinché almeno loro possano credere negli ideali e nelle istituzioni. Vogliamo ottenere un ripristino della legalità che in tutta questa vicenda è stata arbitrariamente travisata e negata.
Per questo motivo abbiamo deciso di rendere pubblica la nostra storia, magari simile a tante altre. Vogliamo far sentire la nostra voce pensando  possa rappresentare anche coloro che per mancanza di coraggio, forza, determinazione oppure per sfiducia non hanno potuto o voluto parlare e lottare”.

La poesia di un nostro lettore romano dedicata a Ferrara

da: Gian Piero Stefanoni

 

(..) ciò rende lo sguardo  più quieto;

e in uno sguardo quieto, nel suo spazio,

tutto trova il suo posto”.

Alexandre Hollan

 

LA CITTA’ DEL SILENZIO

Ferrara- variazioni su un motivo

                                               per fede mia

                       I.

Dove la città finisce/ ma è già città e bosco

che la città contiene/ e inizia”.

 

Questo a ritroso l’appunto: paesaggio

o assemblaggio- di paesaggio a venire

(a Palazzo d’Accursio, a Bologna

Morandi suggerendo- ciò che il pensiero

dalle mura poi nasconde

II.

e rivede): ora un lungo banco di forme

che dal pranzo, dalla Scandiana dirada

nel tramonto accennato di Piazza Ariostea;

parola, città cui anche le strade debbono il velo

nel ritorno che appena traduce.

 

Ma alla Certosa finalmente

conducono, ci lasciano entrare-

ché questo ora importa-

III.

con la tua forza, nel passo che sei”

come bacche, nella forma dell’ombra bramate.

                                Ferrara, 21 dicembre 2011.

 

LA RIFLESSIONE
Dilemmi della complessità e scelte etiche

Viviamo in un mondo straordinariamente complesso fondato sull’incessante azione di influenzamento che agenzie e soggetti istituzionali svolgono per orientare atteggiamenti, opinioni, scelte e decisioni di altri soggetti verso scopi ritenuti per qualche motivo rilevanti. Per vivere consapevolmente in questo mondo, godendone i frutti migliori e senza esserne vittime, occorre conoscenza e capacità di discernimento; serve creatività, capacità di pensare fuori dagli schemi mantenendo un forte senso della propria responsabilità. Servono regole di pensiero e guide di comportamento che consentano un orientamento e permettano di valutare con indipendenza di giudizio gli eventi sociali, la finanza, l’economia, la politica, gli affari, l’informazione, la tecnologia.

Ogni giorno siamo impegnati in un costante processo cognitivo ed emotivo che ci porta a valutare e giudicare eventi e notizie, fatti ed accadimenti, che vengono portati all’attenzione da un sistema mediatico sempre più invasivo e diffuso. Su questi prendiamo spesso partito, discriminiamo tra ciò che riteniamo bene e male, giusto o sbagliato; siamo in altre parole impegnati nostro malgrado in un processo di tipo etico mirato a distinguere, dal nostro particolare punto di vista, fatti e comportamenti buoni, giusti, o moralmente leciti, da fatti e comportamenti cattivi o moralmente inappropriati.

L’esperienza insegna che, in quanto soggetti sociali, siamo sempre coinvolti in queste procedure quotidiane di valutazione che usiamo, in modo implicito o esplicito, per dirimere questioni, giudicare eventi, fare scelte; dietro queste procedure siamo costretti a riconoscere l’esistenza, spesse volte oscura, di alcuni principi, di alcuni valori ai quali ci affidiamo, a volte in modo intuitivo altre volte in modo ragionato, per sostenere ed argomentare la bontà delle nostre posizioni: conseguenza, dovere, diritti, giustizia sociale, cura, sono alcuni dei più noti. Questi principi forniscono una guida per l’azione e consentono di dare fondamento a ciò che si ritiene essere giusto e buono rispetto a ciò che si definisce male e sbagliato.

Secondo il principio di conseguenza caro all’utilitarismo, un’azione è ritenuta buona e giusta in base alle conseguenze che produce; ad esempio se permette di ottenere i migliori effetti positivi per il maggior numero di persone.
Se usare il criterio del dovere un’azione è giusta e buona se deriva dal rispetto di un obbligo derivante da ruoli, leggi, prescrizioni di tipo morale o religioso, ovvero da obbligazioni ed aspettative che altri soggetti hanno rispetto ai comportamenti propri di un ruolo o di una persona. L’imperativo morale che ne consegue può essere descritto dalla regola aurea “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso”.
Se ci si appella al criterio dei diritti, un’azione è ritenuta giusta e buona se tiene sempre in considerazione i diritti di ogni persona, li rispetta e li garantisce. La salvaguardia dei diritti delle persone comporta il suggerimento morale di trattare  le persone sempre con un fine in sé e mai come un mezzo.
Se si usa il criterio della giustizia sociale un’azione è giusta e buona se garantisce l’equità, ovvero se garantisce un comune accesso alle libertà fondamentali, se contrasta l’ineguaglianza sociale e la sperequazione economica.
Infine se si adotta il criterio della cura, già fondamento degli approcci femministi, un’azione è ritenuta giusta e buona se sviluppa e protegge le relazioni e tiene conto del contesto nel quale si manifestano i dilemmi etici di creature che prima di essere razionali sono sensibili.

Quale principio tendiamo ad adottare per giudicare quanto avviene nel mondo? E quale principio orienta maggiormente le nostre azioni? Quali principi siamo in grado di riconoscere alla base di particolari decisioni politiche o amministrative? Oppure non usiamo nessuno di questi principi ed accettiamo per buone, acriticamente, le idee e le decisioni del nostro clan di appartenenza, del nostro gruppo o della parte sociale o politica alla quale riteniamo di appartenere?
Nessuno di noi è tenuto ad essere un filosofo ma un minimo di consapevolezza circa questi assunti taciti può aiutare la comprensione reciproca e può aiutare a comprendere un po’ meglio la complessità quotidiana in cui viviamo, evitando quegli scontri frontali che sempre più spesso avvelenano il clima e sostituiscono quel processo di costruzione di senso basato sulle differenze che sta alla base della democrazia.

progetti affettività scuola

INCHIESTA
Le identità contese. Cosa è meglio per la tutela dei diritti di tutti

3. SEGUE Il terzo e, almeno per ora, ultimo incontro in questo percorso di approfondimento su teoria del gender e bullismo omofobico nelle scuole è con Elena Buccoliero, sociologa e counsellor, referente dell’Ufficio Diritti dei Minori del Comune di Ferrara, dal 2008 è giudice onorario al Tribunale per i Minorenni di Bologna; da anni si occupa di bullismo in adolescenza con attività di formazione, ricerca, intervento e divulgazione a livello nazionale, ed è autrice di diversi testi sul tema, come “Il bullismo omofobico. Manuale teorico-pratico per insegnanti e operatori” (Franco Angeli, 2010, insieme a Marco Maggi, Luca Pietrantoni e Gabriele Prati).

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Elena Buccoliero. Fonte: Regione Emilia Romagna

Non solo, Elena è anche attivista del Movimento Nonviolento e proprio da qui parte la nostra conversazione su identità sessuale e di genere, sui progetti di educazione all’affettività e alla sessualità, sull’omofobia a scuola. “Una cosa che si impara studiando la gestione dei conflitti è che la gestione dei conflitti sui valori è semplicemente impossibile, a meno che non ci sia qualcuno che rinuncia ai propri, cosa in realtà non auspicabile tutto sommato. Per questo io credo che l’unica cosa che si può fare in situazioni come queste è trovare una modalità per gestire la realtà: il punto non è che cosa sia più vero, ma come possiamo starci dentro tutti e questo è un passaggio che vedo avvenire raramente, soprattutto quando si parla di questi argomenti”. “Un’altra cosa che andrebbe detta – continua Elena – è che ci sono dei dati di realtà e tendenze molto chiare: l’omofobia esiste, il bullismo esiste, il bullismo omofobico esiste, anche verso maschi che non sono gay, ma che hanno un modo di interpretare la propria mascolinità differente dalle regole che il contesto decide. Questo è un problema di diritti delle persone, cioè di possibilità di stare dentro un contesto collettivo in maniera diversa. In più è un tema particolarmente sensibile perché tocca una sfera che nel periodo della preadolescenza e dell’adolescenza è fondamentale: quella della costruzione della propria identità”.

Una delle ambiguità principali riguardo questi temi riguarda le nozioni di sesso e genere: alcuni affermano che il genere sarebbe inesistente perché esiste solo il dato biologico del dimorfismo sessuale.
Lo psichiatra Paolo Rigliano nel suo “Amori senza scandalo” si sofferma su quanto ci sia di naturale e quanto di culturale nell’identità di genere, arrivando a una conclusione che sembra quasi banale: dalla rassegna dei vari studi emergerebbe che una risposta non ce l’abbiamo. L’omosessualità esiste anche fra gli animali e questo ci potrebbe far pensare che effettivamente ci sia un aspetto genetico, poi sappiamo anche che ci possono essere esperienze e comportamenti che contribuiscono a marcare determinate identità. Quindi dire che l’omosessualità è un fenomeno naturale e basta può darsi che non sia corretto, in ogni caso viviamo in una società che è fatta di cultura, nel senso di rappresentazioni sociali, di valori, perciò pesa enormemente nella vita delle persone come si interpretano, valutano, vivono, giudicano, manifestano, determinati comportamenti e caratteristiche. Una persona potrà incontrare un ambiente ‘ostile’ oppure ‘accogliente’ e questo farà la differenza nella sua vita. Tornando a Rigliano, nel libro afferma che si è gay perché succede di essere gay, quasi non ci fosse una soluzione alla domanda. Il dato di fatto è che le persone omosessuali esistono e credo che a partire da questo chi deve prendere decisioni si debba chiedere quali siano quelle a tutela dei diritti di tutti.

E per quanto riguarda i ragazzi?
Per quanto riguarda i ragazzi noi sappiamo che nelle scuole esiste un atteggiamento di omofobia, in alcune più in altre meno, e questa è una cornice assolutamente culturale perché non c’è nulla di naturale nel fatto che per offendere un compagno gli si dia del ‘finocchio’, però è l’offesa più comune. Parlando con i ragazzi poi confessano che in realtà non è che pensino male dei gay quando usano quell’espressione come un’offesa: è che fa ridere e si è sempre fatto così.
Queste cose esistono in tutte le scuole, ecco perché è un argomento da affrontare perché le persone possano stare bene in una scuola che sia inclusiva. Non è ideologico, ma rispecchia la realtà, il fatto che a scuola si faccia educazione sessuale e affettiva facendogli sapere che esistono gli eterosessuali, gli omosessuali, i transessuali: è dare legittimità, spazio di esistere, cittadinanza, a modi diversi di essere. Questo non significa che qualcuno venga spinto o indotto a essere omosessuale. Secondo me è logico che la scuola, laica e universale, trasmetta ai ragazzi una visione globale di quello che ci può essere nel mondo, non solo su questo, ma su molti altri argomenti. E nello stesso tempo significa far sapere a chi è gay o si sta domandando quale sia il significato di alcune sue emozioni che non è una cosa sbagliata, indecente, di cui vergognarsi, ma è un modo possibile di essere.
Questo non dovrebbe essere solo un tema che riguarda Arcigay e Arcilesbica, ma dovrebbe diventare un tema che riguarda tutti: io non so se ha senso dire che esiste un’ideologia gender, certo esistono le persone omosessuali, esiste una domanda che riguarda i diritti delle persone, qualunque orientamento sessuale abbiano, ed esiste una società che non è pronta ad accogliere tutti, su cui perciò bisogna lavorare. E questo è un discorso che vale naturalmente per tutti i tipi di diversità.

Secondo gli estensori dei documenti contro la sua introduzione nelle scuole italiane, “la “teoria del gender” vuole, come imposizione dell’alto, che tutti noi, compresi i bambini, non diciamo più “io sono maschio” o “io sono femmina”, ma “io sono come mi sento””. È davvero così?
Io non conosco progetti che pongano la questione in questi termini, ciò non significa che non ce ne possano essere. Non mi piace pensare a progetti che dicano questo, preferisco interventi che insegnino che dire “sono maschio” o “sono femmina” può significare molte cose, cioè che essere maschio o femmina non significa per forza essere in un unico modo. Preferisco pensare che si possa insegnare che ci sono tanti modi di essere maschio e di essere femmina e che sapere questo possa far sentire maggiormente sicuri e a proprio agio nel mondo.

Una delle critiche a mio avviso più gravi è che i progetti di educazione sessuale e affettiva su orientamento sessuale e identità di genere non rispettino il ruolo della famiglia nell’educazione, sostenendo che l’ideologia dell’indifferenza sessuale venga introdotta con l’inganno affermando di combattere il bullismo omofobico.
Io non conosco scuole, soprattutto a livelli più bassi di età, dove si facciano progetti sull’affettività e sulla sessualità senza comunicarlo alla famiglia. Inoltre ciò che non è episodico sta nel Pof, Piano dell’offerta formativa, che è sottoposto a delle procedure che prevedono l’approvazione da parte delle famiglie. Perciò non è vero che si fanno Pof dove le famiglie non possono mettere bocca, piuttosto si potrebbe dire che ci sono famiglie che non vanno ai colloqui con gli insegnanti dei figli nemmeno a fine anno, oppure che ci sono elezioni dei rappresentanti dei genitori in cui si sa già chi verrà eletto, cioè l’unico ad essersi presentato. Gli strumenti per la partecipazione della famiglia nelle scuole ci sono, la questione e se vengano usati.

La mozione contro l’introduzione di “programmi di indottrinamento” sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere approvata dal Consiglio Regionale della Basilicata pone fra le premesse il fatto che “è compito della famiglia – “società naturale fondata sul matrimonio” fra un uomo e una donna – trasmettere la vita, i valori culturali, etici, sociali, spirituali e religiosi”.
Lasciando da parte il fatto che si fa un’aggiunta di non poco conto all’articolo 29 della Costituzione, che parla di tutela della famiglia, ma non specifica in alcun modo che sia formata da un uomo e una donna, la famiglia oggi è ancora solo questo? Questa difesa della famiglia ‘tradizionale’, se così la vogliamo chiamare, non può nascondere un’insicurezza riguardo al fatto che sempre più l’essere genitore non riguarda solo il dato del legame biologico, ma l’aspetto relazionale: in altre parole una definizione di genitore che è ‘buono’ per il suo comportamento, per quello che fa, non per quello che è? Mi viene in mente per esempio Malcom X quando affermava che tutti possono fare figli, ma non tutti sono in grado di essere genitori.

Io non so perché se c’è qualcuno di diverso dalla maggioranza, questo debba mettere insicurezza nella maggioranza stessa. Quando si fanno discorsi ideologici non si tiene in conto che poi andrebbero declinati nella vita delle persone: stare accanto al proprio compagno o alla propria compagna in ospedale è una concessione o un diritto? È un diritto, anche se per alcuni non c’è ancora nessuna legge che lo riconosce. Si vivono le stesse preoccupazioni la stessa ansia, non importa se il compagno o la compagna sono di sesso uguale o diverso.
A parte frange di estrema omofobia, secondo me la generalità delle persone è molto aperta sul tema omosessualità, molte però si fermano sulla soglia dell’adozione da parte delle coppie gay, mentre l’adozione delle coppie eterosessuali non causa la stessa inquietudine.

Quindi tu pensi che ci sia una componente di sincera preoccupazione per la psiche dei bambini?
Secondo me sì, può essere che davvero ci siano persone sinceramente preoccupate per la psiche del bambino e si chiedano quali modelli di maschile e femminile abbia se cresce in una famiglia omogenitoriale.

E a tuo avviso questo timore è fondato?
Non lo sappiamo ancora. Ci sono studi che dicono di sì, altri che dicono di no, mentre altri ancora sostengono che eventuali problemi sorgano non tanto dal fatto di avere genitori omosessuali, ma dallo stare in un contesto che stigmatizza questa cosa.

I bambini, infatti, non entrano in relazione solo con i propri genitori: ci sono i nonni, gli zii, tutto un contesto di adulti con i quali entrano in contatto e nei quali possono trovare il maschile e il femminile di cui hanno bisogno.
Certamente sì, c’è un grande contorno che spesso non viene tenuto sufficientemente in considerazione. Però è anche vero che gli anni determinanti per la costruzione della personalità sono quelli da 0 a 3 e in questo periodo il riferimento diretto sono i genitori.
Poi però si potrebbe anche dire che, per esempio, nei periodi di guerra frotte di bambini sono cresciuti solo con donne: madri, nonne, zie, sorelle. Questo non ha modificato il loro orientamento sessuale. Trovo curiosa l’idea che se un bambino o una bambina stanno a contatto con persone omosessuali o hanno genitori omosessuali hanno maggiori possibilità di essere a loro volta gay. Siccome le persone omosessuali sono tutte nate da genitori etero, viene da farsi qualche domanda.

4. FINE

Leggi la prima, la seconda, la terza puntata

SALUTE E BENESSERE
Mal di schiena? Fai un bel respiro

Una delle problematiche più comuni nella società moderna è il mal di schiena e le strategie di intervento davvero efficaci per risolverlo risultano essere molto limitate. Ciò è dovuto anche al fatto che i meccanismi alla base di tale problematica sono molteplici e che la maggior parte di questi risultano essere ancora non del tutto chiari.
Per esempio, l’avreste mai detto che fra i fattori determinanti nell’insorgenza del mal di schiena troviamo l’alterazione del normale meccanismo di respirazione? Quando cioè l’attività del muscolo diaframma viene sostituita dai muscoli accessori della respirazione (scaleni, sternocleidomastoidei e trapezi) e si passa così da una respirazione “diaframmatica” a una respirazione definita “clavicolare”.
Il diaframma, come dimostrato da diversi studi, è implicato nelle problematiche del mal di schiena perchè ricopre un ruolo molto importante nel complesso meccanismo di stabilizzazione della colonna vertebrale, che per comodità definiremo in questo articolo con il termine di “core stability”.
Ma non è finita, respirare correttamente utilizzando il diaframma ha anche molti altri benefici: migliora l’apporto di sangue agli arti inferiori e favorisce il drenaggio linfatico dagli stessi; migliora il movimento degli organi favorendo la digestione e l’evacuazione intestinale; cura e previene l’ernia iatale; riduce il reflusso gastro-esofageo. Infine il diaframma riveste una grande importanza anche sul piano emozionale contribuendo a gestire lo stress e gli stati d’ansia.

Diaframma e mal di schiena
La funzione posturale del diaframma è molto importante sia nella cura sia nella prevenzione del dolore lombare, in quanto riduce i carichi assiali (dall’alto verso il basso) sulle vertebre e i dischi intervertebrali.
L’aumento della pressione intra addominale a ogni atto respiratorio da parte del diaframma e la conseguente attivazione coordinata e bilanciata dei muscoli che contribuiscono alla core stability forniscono quel meccanismo automatico e inconscio definito “feed-forward control mechanism”.
Questo assicura la stabilità del tronco durante lo svolgimento di un qualsiasi movimento volontario degli arti superiori e inferiori, fornendo in questo modo non solo una solida base di appoggio dalla quale il movimento si genera, ma allo stesso tempo riducendo anche le forze compressive sulla colonna vertebrale.
Le persone che soffrono di mal di schiena hanno tutte in comune un’insufficiente attivazione del diaframma: questo non permette l’aumento della pressione intra-addominale e la conseguente messa in tensione dei muscoli del core. In questo modo i muscoli superficiali della schiena e del bacino sono costretti a contrarsi in maniera ripetuta e sostenuta per sopperire a questa mancanza riducendo di conseguenza la mobilità della schiena, comprimendo le vertebre e i dischi intervertebrali e provocando di conseguenza il dolore.
L’osteopata attraverso alcuni esercizi cercherà di intervenire in modo da riuscire a riequilibrare la dinamicità diaframmatica, permettendo così un miglioramento netto della postura e della dolorabilità alla schiena.

Dal 20 al 22 novembre a Ferrara la terza edizione del festival “Officina del Vintage”

da: organizzatori

Le novità della terza edizione di OFFICINA DEL VINTAGE saranno presentate alla stampa lunedì 16 novembre alle ore 11.00 presso l’Hotel Carlton, via Giuseppe Garibaldi 93, Ferrara.
Ideato da Giorgio Paparo e promosso da POP DESIGN STORE, il festival OFFICINA DEL VINTAGE vuole essere il nuovo punto di riferimento in Italia per gli appassionati del genere, suggerendo un percorso di sostenibilità legato al riutilizzo.
Nuovi selezionati espositori provenienti da tutta Italia suggeriranno ai visitatori come reinventare uno stile personale attraverso abbigliamento, accessori moda e complementi d’arredo del secolo scorso, ma anche proponendo nuovi progetti di artigianato creativo che rivisitano il costume del passato attraverso il presente.
OFFICINA DEL VINTAGE ha contribuito a riqualificare il Castello Estense come contenitore di grandi eventi, stringendo preziose alleanze con commercianti, albergatori, ristoratori e marchi storici del nostro territorio.
Forti del successo dello scorso anno – oltre quattromila visitatori – in questa sua terza edizione il festival punta ancor più sugli appuntamenti culturali: non solo incontri sulla moda e sul riuso, ma anche degustazioni enogastronomiche, proiezioni, concerti e focus sul teatro e sulla musica degli anni Ottanta.
A OFFICINA DEL VINTAGE festeggeremo i quarant’anni di carriera di IVAN CATTANEO, l’interprete post moderno di Una zebra a pois (mezzo milione di copie vendute).
E avremo ospite anche il sacerdote indiscusso del rock elettronico made in Italy ALBERTO CAMERINI, che ha saputo dare una pennellata di iperrealismo pop alla canzone italiana.
Ad accompagnarci dietro le quinte del teatro sarà LORENZO CUTÙLI, eccellenza ferrarese, scenografo e costumista di fama mondiale vincitore del prestigioso International Opera Awards 2014 (l’Oscar della lirica).
Sempre in tema di eccellenze, offriremo in degustazione il Premio Eccellenza 2015 della guida “Emilia Romagna da bere e da mangiare”: il Gattabriosa Spumante brut della società agricola ferrarese Pettyrosso, servito ai visitatori dall’Associazione Italiana Sommelier.
E ancora l’incursione dei PICCOLI TOCCHI DI TEATRO di Roberta Pazi, in collaborazione co Teatro Off, che metteranno in scena dosi graffianti di ipocrisia quotidiana attraverso le frasi del progetto LEPALLE.IT, brand torinese in grande espansione.
A disposizione delle visitatrici saranno infine le parrucchiere di TESTE D’AUTORE, le make up artist di STUDIO ESSE, e un vero set fotografico allestito da STUDIO BLUE FASHION GROUP per essere protagonisti di originali scatti d’epoca.
Tra gli eventi off di OFFICINA DEL VINTAGE il concerto di SLICK STEVE AND THE GANGSTERS, che porterà nel diner restaurant AMERICA GRAFFITI un concentrato di swing e di rock&roll arricchito da performance circensi.
E le proiezioni, gli aperitivi con DJ Set, e il mercatino del vinile del pub IL MOLO. OFFICINA DEL VINTAGE è tutta un’altra storia!
FESTIVAL OFFICINA DEL VINTAGE
Imbarcaderi del Castello Estense di Ferrara, Largo Castello 1, 44121 Ferrara Venerdì 20 novembre 2015 dalle ore 15.00 alle 19.30
Sabato 21 e domenica 22 novembre 2015 dalle ore 10.00 alle 19.30 Ingresso: 3,00 euro (gratis fino agli 11 anni)
Ideato e promosso da:
POP DESIGN di Giorgio Paparo
Via de’ Romei 19A, Ferrara
Tel. 0532 186440 – Cell. 347 4812091
www.officinadelvintage.it

mercato-ferrara

IMMAGINARIO
C’è mercato!
La foto di oggi…

Venerdì di mercato, oggi, come sempre il venerdì mattina a Ferrara. Ma il fatto è che da oggi c’è una disposizione tutta nuova. L’idea – portata avanti dal Comune con un po’ di fatica, ma in accordo con le associazioni di categoria – è quella di lasciare la facciata del Duomo bene in vista senza bancarelle ad affollare il “listone”, che è la lunga pavimentazione che fiancheggia il Duomo di quella che è la storica piazza Erbe ferrarese e attuale piazza Trento Trieste. Un motivo per andare a curiosare tra i banchi di vestiti, cappelli, scarpe e biancheria in pieno centro storico.
La nuova collocazione – si legge sulle pagine del quotidiano municipale CronacaComune – prevede la presenza dei banchi del commercio ambulante in piazza Savonarola, corso Martiri della Libertà lato residenza municipale, piazza Trento Trieste (solo lato marciapiede Mc Donald’s), via San Romano (da piazza Trento Trieste a piazzetta Gramsci), via Amendola, corso Porta Reno e piazza Travaglio. Dalle 7.30 alle 13.

OGGI – IMMAGINARIO EVENTI

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Abbigliamento al mercato di Ferrara
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Bancarella di libri al mercato di Ferrara

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…
[clic sulla foto per ingrandirla]

ACCORDI
Purè è l’anagramma di Perù.
Il brano di oggi…

Album: “ Underground” del 1967
Album: “ Underground” del 1967

La notizia di oggi, senza se e senza ma è una sola: sniffavano cocaina ma era purè di patate.
È successo a Brest, in Francia.
Due ventenni – uno con l’LSD in mano, l’altro intento a sniffare la “cocaina” – sono stati beccati dalla polizia in un luogo imprecisato.
Non hanno nemmeno tentato la fuga, sembra.
La notizia è stata riportata dal quotidiano on line francese “20 Minutes” e dubito che sia uno dei tanti fake del folle mondo di internet.
Pare che il pusher che ha venduto l’LSD ai due ceffi li abbia voluti omaggiare con questa bustina di “cocaina”.
Ma è proprio vero che in questo brutto mondo la gentilezza non paga.
L’unico arrestato, alla fine, è stato proprio questo pusher dall’animo gentile.
Rendiamo quindi omaggio a questa maldestra e stupefacente storia con il più grande classico sui fattoni maldestri

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

radio@radiostrike.info
www.radiostrike.org

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