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Giorno: 30 Novembre 2015

Al via l’iniziativa “Natale solidale” al Bennet Le Valli di Comacchio, bambini e scuole per la Croce Rossa Italiana

da: ufficio stampa Made Eventi

Dopo il grande successo dello scorso anno, ritorna al Centro Commerciale Bennet Le Valli il progetto benefico “Natale solidale”, realizzato per dare un aiuto alla Sezione locale della Croce Rossa Italiana. Sono oltre novecento i bambini coinvolti nell’iniziativa che vede la partecipazione di ben 11 scuole del territorio. Questo progetto ha la duplice finalità di stimolare la creatività mantenendo la tradizione dell’albero di Natale e nello stesso tempo sensibilizzare i bambini al tema della solidarietà e del volontariato. L’iniziativa si rivolge non solo ai bambini ma a tutta la comunità: a tutte le scuole aderenti sono state consegnate delle palline di polistirolo da decorare a tecnica libera che potranno essere acquistate dai clienti a fronte di un’offerta libera. Le palline decorate addobberanno il grande albero di Natale, alto più di 4,5 metri, già allestito nella Galleria. Le prime 100 palline verranno simbolicamente acquistate dal Centro Commerciale che donerà 700 euro alla Croce Rossa Italiana Sezione di Comacchio. A questo contributo si aggiungerà l’intero importo derivante dalla vendita dei manufatti dei bambini.
I bambini inoltre potranno divertirsi a realizzare le palline anche presso i laboratori creativi allestiti all’interno della galleria del Centro, destinando la pallina alla loro scuola. Ad ognuna delle tre classi che realizzerà il maggior numero di palline, il Centro Commerciale offrirà un buono spesa utilizzabile presso l’Ipermercato Bennet per l’acquisto di materiale scolastico.
I laboratori creativi saranno attivi fino al 20 dicembre il Venerdì dalle 15 alle 19, Sabato, Domenica e l’8/12 dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.

Il programma del Jazz Club Ferrara per dicembre 2015 e gennaio 2016

da: Ufficio Stampa Jazz Club Ferrara

Programma dicembre 2015 – gennaio 2016

Main Concerts:
Sabato 5 dicembre, ore 21.30
STEFANO BATTAGLIA TRIO
Stefano Battaglia, pianoforte;
Salvatore Maiore, contrabbasso;
Roberto Dani, batteria
Lunedì 7 dicembre, ore 21.30
Nell’ambito delle celebrazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale
In collaborazione con Ferrara Arte
BILL CARROTHERS “ARMISTICE DAY”
Bill Carrothers, pianoforte;
Peggy Carrothers, voce;
Piero Bittolo Bon, clarinetti;
Salvatore Maiore, violoncello;
Nick Thys, contrabbasso;
Dré Pallemaerts, batteria
Sabato 12 dicembre, ore 21.30
RICCARDO ZEGNA “QUASI CLASSICO”
Riccardo Zegna, pianoforte;
Gabriele Evangelista, contrabbasso;
Andrea Melani, batteria;
Federico Zaltron, violino;
Enrico Di Crosta, violoncello;
Marco Moro, flauto
Venerdì 18 dicembre, ore 21.30
ZHENYA STRIGALEV QUARTET
Zhenya Strigalev, sax alto;
Aaron Parks, pianoforte;
Tim Lefebvre, basso elettrico;
Eric Harland, batteria
Sabato 19 dicembre, ore 21.30
“Crossroads Winter 2015”
In collaborazione con Jazz Network
DENA DEROSE CHRISTMAS QUARTET
Dena DeRose, voce e pianoforte;
Piero Odorici, sassofoni;
Aldo Zunino, contrabbasso;
Joe Farnsworth, batteria
Nel corso della serata, la Fondazione A.C.A.RE.F,
che opera a sostegno della ricerca sull’atassia spinocerebellare,
sarà presente con un proprio punto informativo.
Sabato 23 gennaio, ore 21.30
EDDIE GOMEZ QUARTET
Alessandro Presti, tromba;
Salvatore Bonafede, pianoforte;
Eddie Gomez, contrabbasso;
Roberto Gatto, batteria
Sabato 30 gennaio, ore 21.30
MARC RIBOT SOLO + 1
Marc Ribot, chitarra
Opening Act: Sara Ardizzoni, voce e chitarra
– Monday Night Raw
Lunedì 14 dicembre, ore 21.30
MRAFI
Edoardo Marraffa, sax tenore;
Pasquale Mirra, vibrafono;
Antonio Borghini, contrabbasso;
Cristiano Calcagnile, batteria
Lunedì 21 dicembre, ore 21.30
FILIPPO VIGNATO TRIO
Filippo Vignato, trombone;
Yannick Lestra, piano elettrico;
Attyla Gýarfás, batteria
– Somethin’Else
Venerdì 11 dicembre, ore 21.30
Unica data italiana
In collaborazione con Ferrara Musica
JEN SHYU “SOUNDS & CRIES OF THE WORLD”
Jen Shyu, voce, danza, pianoforte, liuto taiwanese e gayageum coreano;
Mat Maneri, viola;
Randy Peterson, batteria
Il concerto sarà preceduto da
“From the Thought to its Holistic Expression in Improvisation”,
Masterclass pomeridiana tenuta dalla stessa Shyu con la preziosa collaborazione di Marta Raviglia
aperta a tutti coloro che nutrono interesse verso il canto e l’improvvisazione.
– Tower Jazz Workshop
Lunedì 25 gennaio, ore 21.30
THE TOWER JAZZ WORKSHOP ORCHESTRA
La resident band del Jazz Club Ferrara diretta da Alfonso Santimone e Piero Bittolo Bon
– Jazz Goes To College
Venerdì 4 dicembre, ore 21.30
In collaborazione con il Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara
LE SCAT NOIR + TRINACRIA EXPRESS
Sara Tinti, voce e pianoforte;
Ginevra Benedetti, voce;
Natalia Abbascià, voce e violino;
Valerio Rizzo, pianoforte;
Calogero Spanò, chitarra;
Matteo Balcone, basso elettrico;
Gianfilippo Invincibile, batteria
INFORMAZIONI
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com
Infoline: 339 7886261 (dalle 15.30)
Prenotazione cena: 333 5077059 (dalle 15.30)
Salvo dove diversamente indicato, tutti i concerti si svolgono presso il Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara.
Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.
PRESIDENZA
Andrea Firrincieli
DIREZIONE ARTISTICA
Francesco Bettini

Giovedì 3 dicembre, al Circolo Arci Zone K gli Ooopopoiooo in concerto

da: Circolo Arci Zone K

Giovedì 3 Dicembre 2015 il Circolo Arci Zone K di Malborghetto proporrà al pubblico ferrarese un concerto davvero interessante e prestigioso, saranno infatti di scena gli Ooopopoiooo, progetto di Vincenzo Vasi e Valeria Sturba, musicisti tra i più interessanti nel panorama italiano odierno, reduci da due anni di intensa attività e più di settanta date in Italia, Europa e Americhe.
Il loro ultimo omonimo lavoro vede come protagonista il theremin (strumento del quale sono entrambi virtuosi e massimi esponenti), e si pone a cavallo tra pop e sperimentazione sonora, incrociando spesso universi artistici “lontani”. Si intreccia, ad esempio, con quello di scrittori come Ermanno Cavazzoni e Stefano Benni, ma anche con quello di artisti visivi come Luigi Minguzzi, Cosimo Miorelli, Alberto Stevanato e Solenn Le Marchand; con il mondo dei film muti (vincono il festival Rimusicazioni) e con quello di giovani autori di talento (le filastrocche
“Animali da concerto”).
Anche per questo OoopopoiooO è un progetto trasversale, non inquadrabile in alcun genere; il loro bizzarro nome, con le O grandi ai lati, è comparso sui cartelloni dei festival più disparati: Young Jazz per Umbria Jazz, Electromagnetica Theremin Fest, Flussi, Dancity, Hai Paura
del Buio?
Negli undici brani dell’album omonimo si compie un viaggio dedicato ai suoni e alle visioni, in cui è facile perdersi in atmosfere oniriche o lasciarsi cullare dal suono impalpabile dei theremin, ma anche farsi trasportare dal ritmo e dalla leggerezza delle canzoni.
I due theremin, violino e basso, le due voci, l’elettronica, i giocattoli e le piccole percussioni di ogni tipo distribuiti su due set quasi speculari, l’ampio uso dei loop e di musica elettronica “suonata”, portano la massa sonora di questo insolito duo ai livelli di una piccola orchestra, capace di ospitare tutti i loro mondi paralleli in una sorta di multiverso fluttuante e cool. E come un sistema di pianeti essi interagiscono e gravitano intorno ad altri musicisti, con cui sperimentare affinità e differenze.
Hanno così preso parte alle registrazioni Enrico Gabrielli, Sebastiano De Gennaro, Filippo Monico, Antonio Borghini, Dimitri Sillato, Edoardo Marraffa, Zeno De Rossi.
Vincenzo Vasi, polistrumentista, compositore versatile e dallo stile surreale, suona infatti basso, theremin, marimba, vibrafono, elettronica, giocattoli e voce – è considerato uno dei musicisti più eclettici nell’ambito delle musiche eterodosse e non. Il suo stile spazia trasversalmente toccando vari generi, dalla sperimentazione elettronica sino al pop d’autore. Attivo sin dal 1990 nell’ambito della musica di ricerca con diversi progetti tra i quali, Trio Magneto, Ella Guru, Gastronauti, Switters, Orchestra Spaziale, Etherguys, il suo nome compare in più di sessanta incisioni discografiche. Collabora stabilmente con Vinicio Capossela, Mike Patton, Remo Anzovino, Mauro Ottolini e Sousaphonix, Roy Paci.
Valeria Sturba, polistrumentista e compositrice, suona violino, theremin, voce, elettronica, looper, effetti. I suoi orizzonti musicali spaziano dalla musica d’autore al rock al tango, dall’improvvisazione all’elettronica, conservando una forte propensione per il minimalismo. Ha preso parte a incisioni discografiche, rimusicazioni di film muti, registrazioni di colonne sonore, reading. I suoi principali progetti sono appunto gli OoopopoiooO, duo con Vincenzo Vasi in cui sviluppa la ricerca sul theremin e la sperimentazione elettroacustica; Vale and the Varlet, duo elettropop con la cantante autrice Valentina Paggio; S.T.U.R.B.A., quartetto avant jazz con Pasquale Mirra, Vincenzo Vasi e Francesco Cusa, in cui le sue composizioni si immergono in ampi spazi di improvvisazione radicale. Attualmente fa parte della “Grande Abarasse Orchestra” di John De Leo.
Occasione unica quindi per vedere questo fantastico duo all’ombra delle “Quattro Torri”, nell’atmosfera intima e suggestiva del Circolo.
La prenotazione è consigliata.
Il Circolo Arci Zone K aprirà con il solito aperitivo alle ore 18.30. Il concerto avrà inizio intorno alle 22. L’ingresso sarà Up To You e riservato ai Soci Arci. Info line e prenotazioni al 346.0876998.

Tutti i mercoledì di dicembre vendita del pescato di Valle alla Manifattura dei Marinati di Comacchio

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Come ogni anno prende il via la tradizionale vendita del pescato di Valle presso la Manifattura dei Marinati di Comacchio, un’occasione unica per poter acquistare i prodotti d’eccellenza della tradizione comacchiese. Tutti i mercoledì di dicembre, il 2, il 4 e il 16, sarà possibile, infatti, acquistare presso l’edificio storico di Corso Mazzini, 3 chilogrammi di cefali a cinque euro. L’iniziativa proseguirà anche in prossimità delle festività natalizie, quando nelle giornate del 23 e 24 dicembre, oltre ai cefali di Valle, saranno disponibili anche le anguille, a 17 euro al kg. La Manifattura aprirà le proprie porte dalle ore 10 alle ore 13.
“Anche quest’anno abbiamo voluto riproporre questa iniziativa che per l’Amministrazione Comunale ha due importantissimi obiettivi – spiega il Vice Sindaco Denis Fantinuoli – il primo è la tutela delle tradizioni tipiche legate all’ambiente vallivo di Comacchio. In secondo luogo, esiste anche una finalità sociale legata al mantenimento del prezzo calmirato dei prodotti locali”.

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Sisma, in arrivo per le imprese (eccetto le agricole) la proroga al 31 marzo 2016 per presentare le domande di contributo

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

L’assessore regionale con delega alla ricostruzione Palma Costi: “A breve uscirà l’ordinanza”

«A breve uscirà anche l’Ordinanza per le imprese, ad eccezione di quelle agricole, che, come fatto per le abitazioni, introdurrà la proroga al 31 marzo 2016 della data di presentazione delle domande di contributo». Lo ha detto l’assessore alle Attività produttive e delega alla ricostruzione post sisma Palma Costi questa mattina a Finale Emilia a margine di un incontro presso Ansatech.
Dalla proroga, rimangono escluse le imprese agricole attive nel settore della produzione primaria, della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti agricoli, mentre rientrano i proprietari di beni al servizio delle attività agricole e agroindustriali, non rientranti tra le imprese.
«Stiamo lavorando – aggiunge Costi – al contempo a una finestra integrativa che permetterà a coloro che non hanno confermato la prenotazione al 30 giugno o non hanno fatto istanza preliminare a suo tempo, di poter chiedere al Commissario entro il 31 dicembre 2015 di essere riammessi alla procedura Sfinge, Così da potere poi caricare la domanda nel sistema telematico, previa autorizzazione del Commissario, in linea con gli altri aventi diritto entro la data del 31 marzo 2016».
Infine, l’assessore Costi conclude che «queste periodiche modifiche e integrazioni alle ordinanze commissariali, sono come sempre effettuate per incontrare le esigenze e le richieste che raccogliamo sia dal territorio sia ai diversi tavoli di lavoro attivi sul tema della ricostruzione».

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DIARIO IN PUBBLICO – E’ dunque Frara la città del Wor-Bas?

In tempo di Metafisica galoppante Frara ‘città del Worbas’ sembra dare il meglio di sé. Probabilmente Alberto Savinio, autore del titolo citato e fratello geniale del più conosciuto Giorgio de Chirico, mai avrebbe saputo meglio interpretare il simbolo ferrarese del Worbas, che campeggia in tutta la sua potenza – seppure in copia – sulla Torre dei Leoni, una delle quattro del Castello Estense, a sua volta il monumento identificativo della città. Con la sua stralunata identificazione del motto “Wor Bas” incorniciato da due leoni Alberto Savinio, in “Frara città del Worbas”, pubblicato su “La Voce” (Firenze, 31 ottobre 1916) e poi in “Hermaphrodito” (Firenze, 1918), identifica la città col suo motto:
“Verrà un giorno in cui lascerò Frara dalle case rosse; in cui non vedrò più di qua e di là dal Po / tutti i figli di Nicolò;/ in cui non sarò più perseguitato dall’enigmatico Worbas […]. Già, verrà pur un giorno in cui ti lascerò, Ferrara. Povera Ferrara! Quante bocche rosse da baciare! Quante mani calde da stringere! Quanti cuori fiammanti! E anch’essa fu contaminata dall’orrendo pathos. Essa, infra le più pure città italiane; malgrado l’opprimente ritornello di Ugo e Parisina”.
Probabilmente il motto scritto in alto tedesco allude a un andare sempre più avanti e come tale fa parte delle imprese o motti adottati dalla dinastia estense.
Si dovesse ricorrere all’‘orrendo pathos’ che Ferrara provoca oggi occorrerebbe affidarsi a un più complesso motto che potrebbe tracciare le ‘imprese’ che i prodi ferraresi compiono o hanno appena compiute.
Ad andar ‘sempre più avanti’ si perde la banca di riferimento del territorio, quella solenne Carife a cui più e più generazioni avevano affidato risparmi e orgoglio, identificati in quella pericolosa arma così difficile da maneggiare che si chiama ‘ferraresità’, e a cui ci si è rivolti e ancora ci si rivolge come il segno complesso e salvifico della superiorità di questa città. Cosmè Tura o Ariosto, Bastianino o Tasso, de Pisis o Bassani sono sì grandi artisti, ma soprattutto sono ‘feraresi’ secondo la scempiata pronuncia strascicante che rende sicuri della propria identità e della propria superiorità,
Così, a cominciare da chi scrive, non si presta attenzione, né tantomeno se n’è prestata, a come quel “Wor Bas”, quell’andare sempre avanti, possa poi concludersi non con una schiacciante vittoria come quella ottenuta dalle forze ferraresi nella battaglia della Polesella, ma molto più realisticamente con una battaglia vinta che tuttavia diventa una sconfitta come quella di Ravenna al tempo della lega di Cambrai.
È passata l’età d’oro contrassegnata da imprese culturali (e mi limito a questo campo che posso considerare mio) di straordinaria efficacia quali l’acquisizione di opere importanti che vanno ad arricchire le collezioni della Banca e della Fondazione a lei legata: come l’arrivo in città di una Musa dello Studiolo di Leonello, di un (brutto) Tiziano che campeggiava nell’ufficio di presidenza, di splendidi de Pisis e altre opere fondamentali per ricostruire il senso del Rinascimento estense, fino a quella mostra che ne sancì l’impatto europeo a Bruxelles, “Une Renaissance singulière” scelta per caratterizzare il semestre europeo dell’Italia. A pensarci oggi, lo stretto sodalizio che univa le scelte e le intenzioni della banca e poi della Fondazione alle istituzioni politiche rivela già un ipertrofismo che avrebbe dovuto, ma non ha sollevato dubbi o interrogativi. Cominciarono a circolare battute pesanti: la Carife come una mucca alle cui mammelle s’abbeverano tutti.
Nel nome della ‘ferraresità’ tuttavia nessuno si curò di approfondire, almeno di sapere. Entusiasticamente si sottoscrissero le azioni, poi ancora le obbligazioni subalterne, poi l’intervento della Banca d’Italia, poi i due anni di silenzio a cui nessuno osava opporre una decisa richiesta di parole, infine il grido che, come nel film di Michelangelo Antonioni, rompe il silenzio della stupefatta Frara: la banca è fallita. C’è una Nuova Carife ripulita dalle imbarazzanti scorie di una cattiva amministrazione in attesa di essere comprata e di cambiar nome.
La politica, amica fino ad allora, firma la morte di Carife con la penna del presidente del Consiglio e il Capo dello Stato l’approva.
Non voglio né ho gli strumenti adatti a commentare questa soluzione, che vede ora l’un contro l’altro armati il responsabile del salvataggio e i cittadini disperati che rumoreggiano fuori e dentro le filiali e la sede, ma di una cosa sono sicuro: l’attenzione è mancata anche per quel concetto mal inteso di ferraresità che ci induce a guardare sempre dentro le Mura, come avverte il titolo di un’opera bassaniana .
Capisco e immagino che le reazioni a questa corresponsabilità saranno tante e molte, tra queste, giuste, ma non mi so assolvere fino in fondo.
Ora la parola deve necessariamente ripassare alla politica. È lei che deve risolvere una così terribile crisi e a lei, dopo il grido, si deve e si dovrà fare riferimento.
Frattanto il “Wor Bas” produce altri sommovimenti. Le parole captate in treno e probabilmente – ma senza sicurezza oggettiva – pronunciate dall’arcivescovo della città. E per non farci mancare nulla, ecco apparire in piazza Duomo un curioso oggetto di vetro. Lo chiamano albero di Natale, ha la forma di uno scovolino senza la morbidezza rassicurante dell’albero vero. Ma il “Wor Bas”, il sempre più avanti, iscrive anche questo tra le bellezze di quella che de Pisis chiamò “La citta delle 100 meraviglie”, che si concluderanno, ahimè, con il terrifico incendio del Castello.

DI VINO
Inebrianti profumi del Friuli, indiscusso re d’Italia dei bianchi

Un tripudio di bianchi, che qui forse raggiungono la loro massima espressione. A cominciare dal Sauvignon, con i suoi sentori unici e intensi, a seguire con la raffinata Ribolla, i Pinot (bianco e grigio), la Malvasia, il Riesling con le sue tipiche note gradevolmente acidule… E naturalmente con quello che tradizionalmente si chiamava Tocai e oggi – a seguito di una battaglia giocata male e persa con l’Ungheria – si deve ufficialmente appellare come Friulano (a sottolinearne comunque la tipicità geografica) ma resta pur sempre per tutti, sia pure informalmente, il caro vecchio Tocai. Persino vitigni ovunque assai diffusi, come l’adattabile Chardonay, qui assumono toni unici e caratteristici. Eh sì, perché davvero unico è il Friuli, con le sue tante vocate microzone, ciascuna delle quali è in grado di esprimere una propria caratterizzante tipicità, pur restando di fondo il tono improntato alla natura prevalentemente calcarea del suolo e alla sapidità che deriva anche dalla brezza di un mare che non dista poi troppo neppure dalle aree più interne collinari e montuose. Sentori, questi salini, che si avvertono maggiormente nelle Doc site più a Sud, come Aquileia, Latisana, Annia, Grave, Carso… Ciascuna, poi, ci aggiunge qualcosa di suo, conferendo al nettare il suo particolare carattere. E se si pensa alle terre di Cormons, al Collio (i colli goriziani al confine con la Slovenia), a Cividale e a tutta la vasta area del Grave e dei Colli orientali si comprende bene come convivano insieme, in questo piccolo territorio, una pregiatissima quantità di mondi dalle straordinarie qualità organolettiche, che proprio per questa loro eccellenza hanno reso le località di riferimento celebri paradisi enologici in contesti storico-artistici peraltro di primissimo ordine.

Ma tutt’altro che da trascurare sono i rossi. Basti pensare al Refosco (che in zona assume sovente spiccati e accattivanti sentori di viola), allo Schioppettino (noto anche come Ribolla nera), ai Cabernet (il Franc più che il Sauvignon forse qui si caratterizza in maniera originale), al Merlot, al sottovalutato e perciò scarsamente commercializzato Franconia…

Grandi produttori, come Vie di Romans (con accento sull’ultima vocale, lo sbagliano quasi tutti!), che propone in assoluto alcuni dei migliori Sauvignon, Venica&Venica, Zamò (straordinario Refosco), Russolo (forte nel Cabernet), Jermann, Felluga, Villa Russiz, Sturm, La Tunella… Poi importanti e qualificate cantine sociali e piccole ma pregevoli cantine come Kurtin, nel Collio al confine slavo, Nadalutti, La Sclusa e quella del rivivificatore degli antichi vitigni autoctoni, Bulfon, di cui già abbiamo scritto in passato [leggi qua]. Ma ad ogni passo che si muove in questa terra si scopre un vignaiolo e le delusioni sono ben rare. Merito di un territorio straordinariamente vocato e di una passione autentica e antica, incardinata ormai nel dna di queste genti, dalla quale sono germogliati veri maestri dell’arte enologica e fioriti infiniti artigiani del vino.

Di recente a Ferrara, grazie all’infaticabile opera di divulgazione dell’Onav, l’organizzazione nazionale assaggiatori vini, si è avuta l’opportunità di apprezzare la produzione biologica di nicchia dell’azienda Bortolusso, 45 ettari di vigne, terreni magri, colline che digradano verso il mare e assumono la salinità delle acque. Stavolta Lino Bellini e Ruggero Ciammarughi hanno scelto come cornice il ristorante la Dogana, che da pilastri di Bondeno ha recentemente trasferito i propri locali nel cuore di Ferrara in piazza della Repubblica, dove serve un valido menu rigorosamente di pesce, che bene ha accompagnato la proposta dei bianchi friulani. Su tutti si sono fatti apprezzare particolarmente una Ribolla dalle note fruttate resa briosa con metodo charmat (“questo per noi rappresenta il futuro dello spumante friulano” ha sostenuto convinto Sergio Bortolusso, uno dei titolari della cantina che da tre generazioni produce vini), una Malvasia con singolare chiusura salina e uno Schioppettino davvero particolare, che alle caratteristiche speziate rinsalda sentori di frutta. Interessante pure il Verduzzo, lievemente abboccato così come deve essere, un vino di cui è ben nota la versione passita, denominata Ramandolo, prolusione al celeberrimo impareggiabile Picolit (dalle cui vinacce peraltro Bortolusso trae anche una gradevole grappa). Vino raro, eccelso. Un tesoro nel tesoro di saperi e profumi delle meraviglie friulane.

ELOGIO DEL PRESENTE
Lo spazio tra cielo e terra

Tra i tanti modi in cui viene interpretata una fede, uno solo corrisponde alla nostra sensibilità moderna: l’idea che esiste uno spazio tra il cielo e la terra. Ognuno è libero di percorrerlo come e quanto crede, ma in termini collettivi quello spazio deve restare ampio: è lo spazio della polis, della vita quotidiana, di ciò che mettiamo in comune e di ciò che ci distingue e rappresenta il modo con cui ognuno sperimenta e costruisce il proprio modo di abitare il mondo.
La società moderna è scaturita da un’acquisizione ormai irrinunciabile: il diritto all’autodeterminazione degli individui. La società moderna nasce con l’idea del libero arbitrio di Lutero e Calvino, poi tende a divenire universale con l’emergere della società commerciale, che intensifica gli scambi tra paesi e avvia il difficile processo comunicazione con altri individui che hanno altre storie e altre culture, ma che – attraverso gli scambi commerciali – fronteggiano l’esperienza dell’interconnessione. Siamo nel Settecento, la spinta verso la libertà di coscienza è sfociata poi nell’idea di società democratica e nella definizione dei principi che la sorreggono: dalla separazione dei poteri, ai sistemi di garanzie, dai principi di rappresentanza al diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni. Libertà individuale e interconnessione degli individui nel mondo globale sono divenuti elementi fondanti dell’età moderna.
L’acquisizione dell’esistenza di uno spazio necessario tra cielo e terra nella società moderna vale per tutti, anche per coloro che hanno fedi religiose diverse. Ed è l’unica possibilità di convivenza. Per questo le religioni sono tutte legittime, ma il fatto che vengano interpretate annullando lo spazio tra cielo e terra rappresenta un pericolo che va contrastato.
Tra cielo e terra deve restare lo spazio per la cultura, come per i miti e le storie che hanno alimentato la nostra identità. Quindi evviva i Canti di Natale, evviva il Presepe: un Gesù bambino nato povero e che spende la vita per un messaggio di pace non è un cattivo messaggio per i nostri bambini laici immersi in un consumo pervasivo che non consente tempo per nessun desiderio.
Per quanto riguarda gli altri bambini, quelli che appartengono a famiglie con religioni diverse, non è certo fingendo un’equiparazione rispettosa come quella espressa nelle proposte di abolire i simboli religiosi nelle scuole, che si pratica l’inclusione.
Serve piuttosto un’educazione alla responsabilità individuale, un approccio critico che esalti la capacità di discernere, l’uso di un metodo razionale da applicare ad ogni questione – personale o pubblica – la pratica di una comunicazione argomentativa, una modalità di espressione non urlata.
Ma diciamo la verità: il rispetto delle altre credenze religiose è un pretesto. L’argomento dell’abolizione dei simboli religiosi è utilizzato per affermare un laicismo sterile. Educare a ideali laici non significa passare colpi di spugna, crescere i bambini lontano da simboli anche religiosi.
L’idea che l’identità moderna si affermi oggi con l’appiattimento del mondo non è solo irrealistico, è l’equivalente dell’anomia, non insegna la convivenza tra diversi ma alleva individui senz’anima (termine che uso nel senso più laico possibile, non appartenendo ad alcuna fede religiosa).

Maura Franchi è laureata in Sociologia e in Scienze dell’educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei consumi presso il Dipartimento di Economia. Studia le scelte di consumo e i mutamenti sociali indotti dalla rete nello spazio pubblico e nella vita quotidiana.
maura.franchi@gmail.com

RITRATTI
Intorno a noi, ogni vita è una storia

immagine_il-favoloso-mondo-di-amelie_16195Siete per la strada, camminate spensierati, guardandovi intorno incuriositi, le luci per la strada che brillano e riflettono i colori dorati di un Natale che arriva. Cercate qualche regalo, forse, idee d’amore, andate in libreria a trovare una lettura per il weekend che arriva, dopo aver mangiato qualche caldarrosta presa dal baracchino di turno. Pregustate solo il momento di arrivare a casa con una libro avvincente e avvolgente che vi terrà incollati al divano davanti a un camino caldo. Non pensate a nulla, non fate caso a cosa vi circonda. Avete fretta. Come sempre, come spesso. Ci siete solo voi e la vostra corsa. Ma non è così. Avete mai pensato che, in quelle poche ore, per strada avete sfiorato la vita di centinaia di persone? Che ognuna di loro ha una sua storia, chi facile chi difficile, chi complicata chi semplice, chi di gioia chi di sofferenza?
Forse non lo sapete, ma il venditore delle vostre caldarroste era arrivato dalla Tunisia in cerca di lavoro, lo spazzino che ha raccolto la carta della caramella che un bambino poco educato ha fatto cadere resterà senza lavoro a fine mese, il commesso della vostra libreria ha appena vinto la sua battaglia contro il cancro, il farmacista che vi ha venduto l’analgesico per l’emicrania ha una figlia medico in missione umanitaria in Uganda. L’aspetta, impaziente, per Natale, per poterla abbracciare dopo tanti mesi di lontananza. E poi c’e’ il giovane panettiere che ha appena perso il suo vecchio e affezionato cane, la cioccolataia che ha partorito da un mese, il poliziotto che ha visto cadere il suo migliore amico, la fiorista che vuole chiudere in fretta il negozio del centro perché vuole scappare a casa dalla sua nonna. Il giornalaio ha dimenticato di comprare il pane (sua moglie si arrabbierà, e’ sabato e rischiano di passare la domenica senza le saporite e fragranti coppiette), il nipote aspetta la zia che rientra da lontano (baci e regali per lui non mancano mai).
Una ragazza in bicicletta ha passato l’esame di filosofia questa mattina, un bel trenta e lode, un’altra si è laureata ieri e teme ora per il suo incerto futuro. Un nonno zoppicante passa davanti a un monumento ai caduti e gli scende una lacrima: ricorda la guerra, quella dove ha perso l’uso della sua gamba una volta atletica, agile, scattante e muscolosa. Ci sono poi due suore che commentano i presepi che scompaiono dalla scuole, due fidanzati che pianificano il loro matrimonio di maggio, due amiche che parlano del balletto visto la sera prima. Un giovane dai lunghi capelli ricci ha appena perso la sua chitarra, gli è stata rubata, terribile cosa visto che era il suo unico strumento di lavoro. Una donna aspetta una telefonata che non arriva, quello dei referti di alcuni esami al seno, un’altra attende semplicemente quella del fidanzato che arriva per il fine settimana. Il treno e’ in ritardo. Chi nasce e chi muore, chi soffre e chi gioisce, chi aspetta e chi arriva, chi va e chi viene, chi ride e chi piange. Vi siete mai domandati quante vite vi scorrono di fianco semplicemente mentre voi passeggiate alla ricerca di un regalo? Io si’, spesso, lo ammetto, e per questo sorrido. Quasi sempre. O almeno ci provo. Ciascuno di noi ha un segreto, ciascuno di noi ha una speranza, un sogno o una paura e ignora cosa succede all’altro. Spesso un sorriso o un gesto gentile alleviano la sofferenza di chi non dice nulla, di chi guarda e non comunica, di chi attende, di chi ci passa accanto con la sua storia. E se qualcuno sorride, guardatelo comunque negli occhi. A volte quelli parlano meglio e dicono qualcosa di diverso. Siate gentili, a caso. A casaccio. Fa bene al cuore, credetemi.

Cuore-Semplice-3Mente pensavo tutto questo, ho visto una bellissima storia che sembrava sentire tutti questi miei pensieri… Guardatela e capirete… [clic qua]   

Ferrara città delle biciclette

Ce ne sono di eleganti per girare in città; ce ne sono di scalcagnate per andare a scuola o alla stazione; di sportive e superprofessionali che sfrecciano verso le strade di campagna. Ma ce ne sono anche per chi vuole rimanere in forma facendo una ginnastica leggera: queste panchine con pedali fissati a terra sono tra gli attrezzi del parchetto che è stato allestito a fianco della Mura, prospiciente la Casa del Boia, per promuovere “Attività fisica e nutrizione per un invecchiamento di qualità”. Il progetto Pangea è stato promosso dall’Unione europea, dall’Università e dal Comune di Ferrara.

Galleria fotografica, clicca le immagini per ingrandirle

biciclette
Particolare della panchina a pedali
biciclette
Attrezzo per ginnastica dolce
Un anziano legge con la bicicletta al fianco

Primati

30 novembre 1786: il Granducato di Toscana è primo stato al mondo ad abolire la pena di morte

Anatole-France
Anatole France

Soltanto i despoti sostengono che la pena di morte è un attributo necessario all’autorità. Il popolo sovrano un giorno l’abolirà. (Anatole France)

Pistole e pistola

Scopro colpevolmente in ritardo che, proprio lo stesso giorno in cui in Colorado quel tipo ha sparato all’impazzata, qui da noi Forza Italia annunciava la candidatura del pensionato di Vaprio d’Adda.
Come sempre qualcuno cerca di prendere la cacca degli americani e di spacciarcela per Nutella.
Ovviamente “Made In Italy”, spalmata su pane “Made In Italy”.
Proprio mentre Obama diceva che sulla questione armi, per gli Stati Uniti ormai è davvero ora di un cambiamento netto e deciso, qui da noi questo cowboy mancato, uno che ha dichiarato “avere un’arma dovrebbe essere un diritto”, annunciava la sua candidatura sostenendo di condividere con Berlusconi “la passione per la gnocca”.

Brano: “Live And Let Live” dei Love Album: “Forever Changes” del 1967
Brano: “Live And Let Live” dei Love
Album: “Forever Changes”
del 1967

Alé.
Mi chiedo cosa debba succedere per arrivare ad affrontare certe questioni con un tono appropriato.
E mi chiedo se davvero, questa volta in America riusciranno a mettere un freno a questa vaccata delle armi.
In fondo ultimamente queste cose sono successe abbastanza spesso e forse, proprio mentre noi facciamo i gamberi, loro si stanno dando una svegliata.
Tra l’altro oggi è anche l’anniversario del giorno in cui Clinton firmò il “Brady Handgun Violence Preventive Act”, uno dei primi tentativi di regolamentazione sulla relativa facilità di possesso di fucili, pistole e via sparando.
Clinton firmò nel 1993,
Il provvedimento diventò effettivo nel 1994.
E in 21 anni ne abbiamo viste di ogni.
Da casi eclatanti come Columbine e Charleston fino a quest’ultima in Colorado.
C’è solo da sperare che per una volta un presidente americano riesca ad essere più forte di una lobby potentissima come la N.R:A.
E c’è da sperare anche che quel pensionato sparisca dalla vita pubblica per rimanere a fare il pensionato e a dedicarsi alla sua “passione per la gnocca”.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

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