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Mese: Gennaio 2016

PUNTO DI VISTA
‘Be legend’: la messinscena della violenza è una violenza sui piccoli attori

da: Davide Della Chiara

Può apparire estrema ma è la sensazione che si ha (che io ho avuto) al termine dello spettacolo “Be legend” della compagnia Teatro Sotterraneo in scena ieri al Teatro Comunale di Occhiobello. La formula appare interessante nella sua presentazione “tre bambini fanno finta di essere dei personaggi famosi da piccoli” (credo che più o meno dicesse così il foglio di sala… l’ho buttato appena uscito). Dividiamo questo scritto in due parti, quella teatrale e quella pedagogica. Cominciamo da quella teatrale. Per tutto il tempo mi sono chiesto chi erano quelle due figure attorno al bambino. Di volta in volta venivano presentati ruoli diversi, ma sempre a metà. Intuivamo le motivazioni grazie a movenze e codici stereotipati, ma senza arrivare mai percepire il nocciolo dell’urgenza di quelli che sarebbero dovuti essere i vettori trainanti del comportamento dei vari personaggi, la protettrice del principe, il soldato, l’amico ebreo e via dicendo. Anche nella maniera di interazione diretta col pubblico avevano un approccio perfetto, tecnico che rimandava a quegli ottimi animatori da oratorio che sono in grado di spiegare alla perfezione un gioco ad una platea di 60 bambini, attenti a non farsi sfuggire un emozione, pena l’ammutinamento. I tempi dei tre personaggi sembravano calcolati bene e si vedeva un bagliore, di tentativo, di ricerca di gioco con i vissuti dello spettatore. Quest’ultimo però nel frattempo aveva preso ad odiare se stesso per non riuscire a capire o divertirsi abbastanza e tutto il tempo si chiedeva come dovesse reagire. Ha toccato il pubblico, lasciandolo interdetto? Una fertile provocazione? Non era questa l’impressione che si aveva al termine, ma questo lo vedremo meglio più avanti. Va reso il merito agli attori per il duello nell’episodio di Giovanna d’Arco, sublime. Importante anche la collocazione delle proiezioni, potevano essere una chiave di lettura di uno spettacolo che aveva chiare le sue ragioni d’essere.
Ma veniamo alla lettura pedagogica. Erano proprio necessari i bambini? Veri? A cosa servivano? A richiamare il pubblico? Ad avere una platea formata per metà dai familiari? Una platea protettiva, perché ad un certo punto l’unica ragione per cui non mi sono alzato inveendo contro gli attori è stato il pensiero dei risvolti che una simile azione avrebbe potuto avere nell’esperienza dei bambini coinvolti. Va bene Hillmann, il Daimon e la sperimentazione, ma la responsabilità di aver fatto vivere a questi bimbi un’esperienza così controversa su che basi se la sono assunta? Neanche avendomi fornito una guida precisa sull’approccio avuto nei confronti di questi sfortunati bimbi, mi avrebbero convinto che quella a cui abbiamo assistito ieri non è una forma feroce di violenza. Parlo di violenza perché a questi sono state chieste delle cose, di fare e dire delle cose, molto forti ma a nessuno era chiaro il perché. D’accordo Hillmann, a noi adulti può tornare, ci può interessare, possiamo rimanerne colpiti e perplessi. Ma a loro era chiaro? O gli hanno spiegato per filo e per segno chi erano Jung e Hillmann e cos’era la psicologia analitica, gli archetipi ed il percorso di individuazione, ma da Piaget sappiamo che la loro forma mentis ancora non gli avrebbe permesso di astrarsi a quel punto. O gli hanno chiesto di fare così e cosà perché tanto è solo un gioco e tutti si divertiranno, ma questo è falso. Ad esempio tappano le orecchie ad una bambina mentre in sottofondo va l’audio della scena in cui la sorella di Giovanna d’Arco viene uccisa e poi violentata, nel film di Besson. Oppure Amleto sfoglia il testo tradotto di una canzone deprimente dei Radiohead (cazzo per quelle robe c’è la pubertà, l’adolescenza … perché sono in mano ad un bambino che è ancora in un’altra fase, Rosseau avrebbe fermato lo spettacolo). Oppure il piccolo Adolph Hitler chiede al pubblico di farlo fuori ed in molti dicono bang (so poi che solo a Parma nessuno ha detto bang, e allora?). Io non sono incline ad accettare di far vivere delle esperienze del genere a dei bambini neanche se ci fossero alla base delle ragioni d’acciaio. Non che non si possano fare degli spettacoli di prosa, poco adatti ai bambini, avendo come attori dei bambini, questo è possibile purché vengano rispettati i processi di pensiero legati alla loro età. Ma il problema più grande è il perché. Niente giustifica la scelta, non c’è una linea chiara, le trovate non sono divertenti e quando non inorridivamo ci annoiavamo, e quando non ci annoiavamo cercavamo di sorridere a quelle potevano avere l’apparenza di trovate comiche, ridavamo per pietà verso quei bimbi i quali almeno si sarebbero portati via il ricordo di una serata più o meno divertente. Ridevamo nella speranza di un finale rivelatore che avrebbe contestualizzato tutto. Un finale che non è mai arrivato.
In fondo il teatro è un gioco ma non è solo un gioco e questo va spiegato al Teatro Sotteraneo prima di tutti. Questo esperimento va interrotto.

Bankitalia: ecco cosa abbiamo fatto per la Cassa di risparmio di Ferrara

Nel 2012 “Banca d’Italia ha chiesto un aumento di capitale di 150 milioni. Una somma precisa che, secondo i loro calcoli, doveva servire per sanare il deficit. I soldi sono stati raccolti, ma poi sono arrivati i commissari. Perché? Avevano contato male? Se se l’esito era incerto, perché richiedere l’aumento di capitale che ha determinato un impoverimento per il territorio?”. Nel 2015 “noi azionisti abbiamo firmato un patto col sangue, accettando che i nostri titoli fossero svalutati da 41 euro fino a 27 centesimi. Lo abbiamo fatto perché ci avevano assicurato che con quel sacrificio la banca si sarebbe salvata. Ma ci hanno preso in giro”. Tant’è che a dicembre con il famigerato decreto ‘salvabanche’ sono stati azzerati molti dei crediti dei quattro istituti a rischio di fallimento, compresa la Cassa di risparmio di Ferrara.
Venerdì Ferraraitalia ha pubblicato una lunga intervista a Franco Mingozzi (piccolo azionista che ha perduto i suoi investimenti), che ripercorre le tappe della vicenda e indica quelle che considera responsabilità ed errori di gestione, puntando l’indice contro Bankitalia. E proprio ieri sul sito ufficiale della banca centrale è apparsa una nota di rendicontazione dell’operato svolta dalla Banca d’Italia in riferimento all’istituto di credito cittadino, che riportiamo integralmente.

Cassa di Risparmio di Ferrara
Ispezione che rivela i primi seri problemi.
Nella primavera del 2009 una ispezione fece emergere, oltre a vari specifici problemi e irregolarità, l’insostenibilità di un programma di espansione territoriale troppo ambizioso e non attuato con la dovuta prudenza; gli ispettori espressero un giudizio intermedio, che corrispondeva a “parzialmente sfavorevole” (4) nella nuova scala (da 1 a 6) all’epoca in via di introduzione.
Intervento.
Successivamente all’ispezione, su impulso della Vigilanza, la banca nominò un nuovo Direttore generale. Nell’aprile 2010, rinnovò sette degli undici membri del CdA (fra cui Presidente e Vice Presidente). Il patrimonio continuava però a erodersi per cui la banca, come richiesto dalla Banca d’Italia nell’ottobre 2010, realizzò un aumento di capitale per 150 milioni. In più occasioni nel 2011 e nel 2012 la Vigilanza intervenne per ribadire l’esigenza di razionalizzare il gruppo nonché per richiedere rafforzamenti organizzativi e delle funzioni di controllo. In relazione ai ritardi nelle iniziative richieste e al peggioramento ulteriore della qualità del credito, la Banca d’Italia dispose nuovi accertamenti ispettivi.
Ispezione decisiva.
Una ulteriore ispezione condotta dal settembre 2012 al febbraio 2013, inviata a causa della evidente insufficienza dell’azione correttiva della banca e del deteriorarsi della situazione, si chiuse con un giudizio sfavorevole (6 su una scala da 1 a 6) e con la constatazione di un elevato rischio di credito, di una compromissione della capacità di generare reddito e della insostenibilità della controllata Commercio & Finanza. L’accertamento rilevò un patrimonio al di sotto dei minimi regolamentari. Alla Consob furono forniti dati in merito alle maggiori rettifiche su crediti quantificate in esito agli accertamenti ispettivi.
Commissariamento.
A seguito delle conclusioni dell’ultima ispezione, il commissariamento fu disposto il 27 maggio del 2013 per gravi irregolarità e gravi perdite del patrimonio.
Procedimento sanzionatorio.
Un primo procedimento sanzionatorio, avviato a seguito dell’ispezione del 2009, si concluse nel 2010 con l’applicazione di sanzioni per un totale di 340.000 euro nei confronti di 14 esponenti. Per carenze accertate nel corso dell’ultima ispezione, nell’aprile 2014 sono state irrogate nei confronti di 15 esponenti della Cassa di Risparmio di Ferrara sanzioni pecuniarie per un ammontare complessivo pari a 1,1 milioni.
Invio del rapporto ispettivo alla magistratura.
A conclusione dell’ultima ispezione, alla Procura di Ferrara fu trasmessa copia del relativo rapporto; ai magistrati inquirenti era stata già inviata, nel giugno 2010, la documentazione concernente l’ispezione del 2009.

Martedì 2 febbraio Luciana Tufani al Ridotto del Teatro Comunale di Ferrara

da: Luciana Tufani

Martedì 2 febbraio, Luciana Tufani parlerà di “Due donne nella vita di Goldoni: Maddalena Raffi e Luisa Bergalli”.

Maddalena Raffi iniziò la sua carriera come “ballerina di corda” nella compagnia di suo fratello per poi passare a recitare nella compagnia di Girolamo Medenbach con cui Goldoni fu per anni i legato da contratto come commediografo. Negli spettacoli della compagnia Maddalena ricopriva il ruolo della “servetta” ma Goldoni ,colpito dalla personalità e dal talento dell’attrice, creò appositamente per lei personaggi a cui veniva dedicato sempre più spazio. Dalla Gastalda alla Serva amorosa e infine a La locandiera Goldoni creò dei personaggi femminili a tutto tondo che in Mirandolina di La Locandiera raggiungono la perfezione. Maddalena Raffi ebbe così modo di mostrare tutte le sue capacità che le permisero di essere considerata la migliore attrice dei suoi tempi.
Legata a Goldoni dal comune odio che le riservava Carlo Gozzi, suo cognato e commediografo rivale di Goldoni, è stata Luisa Bergalli. Intellettuale a tutto tondo, traduttrice, poeta, autrice di commedie e impresaria teatrale, Luisa Bergalli è nota soprattutto per aver curato la prima antologia di poesia scritta da donne: Componimenti poetici delle più illustri rimatrici d’ogni secolo. Sposata a Gasparo Gozzi col quale condivise l’impresa di fondare un teatro che ebbe scarsa fortuna, dovette sobbarcarsi gran parte dell’impegno di mantenere la famiglia. Il cognato Carlo, persona collerica e vendicativa, l’accusava invece del dissesto finanziario dei Gozzi e questo per invidia della fama di cui godeva e dell’influenza che aveva su Gaspare che, come lei, apprezzava le commedie di Goldoni fortemente avversate da Carlo.
Luisa Bergalli permetterà di collegare l’incontro al Comunale con quello che venerdì 5 febbraio, alle ore 16.30, si terrà al Centro Documentazione Donna, via Terranuova 12/b, in cui si parlerà di Elisabetta Caminer, giornalista e sostenitrice del teatro di Goldoni, e di altre intellettuali e salottiere della Venezia del Settecento.

Conferenza su “Legami e Democrazia” all’Istituto Gramsci

da: Istituto Gramsci Ferrara

I legami possono essere configurati come relazioni più o meno strette che ci inducono/impegnano a pratiche/sentimenti di reciprocità e di scambio, presuppongono fiducia e al tempo stesso sono in grado di costruirla e alimentarla. Una società senza legami sociali non sopravvive. E quindi anche una democrazia. Ma si tratta di esplicitare quali legami sociali siano consoni ad una società di individui immersi in un mondo globale, in cui da un “noi” che scaturisce da una comunità primaria destinata ad esistere tutta la vita, passiamo ad un “noi” come appartenenza sempre soggetta a scelta. Un “noi” sempre più multilocale perché i nostri legami si articolano in mondi anche lontani, multitemporale, in quanto implica legami che si sviluppano tra generazioni; multidirezionale, perché i legami si sviluppano in cerchie e in direzioni non esclusive.
Durante la conferenza saranno discusse le condizioni in cui possano svilupparsi legami sociali aperti e in grado di generare collaborazione e fiducia.

Conferenza di Maura Franchi
Introduce Davide Pizzotti
A cura di Istituto Gramsci di Ferrara e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

Continua il “Monady Night Raw” al Jazz Club di Ferrara

da: ufficio stampa Jazz Club Ferrara

Lunedì 01 febbraio, per un nuovo episodio firmato Monday Night Raw, è di scena il perfetto cocktail di swing, be bop e bossa nova del Gaetano Riccobono 5et. L’omaggio del cantante palermitano alle grandi voci del jazz è preceduto dal copioso aperitivo a buffet del Wine-Bar del Torrione accompagnato dalla raffinata selezione musicale di Andreino Dj. Segue il concerto la pirotecnica jam session.

La serata di lunedì, firmata Monday Night Raw, apre il mese di febbraio con un omaggio alle grandi voci del jazz in compagnia del Gaetano Riccobono Quintet (ore 21.30). Crooning, vocalese e scat si mescolano in un perfetto cocktail di swing, be bop e bossa nova, il tutto alla luce del peculiare approccio del cantante palermitano.
Per l’occasione, che rappresenta una vera e propria reunion, Riccobono ha il privilegio e il piacere di essere supportato da alcuni dei suoi colleghi e musicisti preferiti come Oscar Zenari al pianoforte, Marco Grillo alla chitarra, Luca Pisani al contrabbasso e Massimo Chiarella alla batteria.
Gaetano Riccobono (Palermo, 1965) intraprende la carriera di cantante alla fine degli anni ’80 entrando a far parte di alcune formazioni locali. In breve tempo viene scritturato dal Teatro Massimo per una serie di tournée atte alla diffusione della musica jazz in Sicilia, grazie a cui entra a far parte del gruppo di Enzo Randisi a fianco di Lino Patruno e Romano Mussolini. Da allora il percorso di Riccobono procede senza battute d’arresto ed è ben documentato da una decina di album che si snodano senza forzatura attraverso diversi stili e vedono la collaborazione di artisti quali Giorgio Gaslini, Marco Tamburini, Andrea Pozza, Mauro Ottolini e Francesco Bearzatti tra gli altri. Oltre ad essere un apprezzato cantante e pianista, Riccobono è altresì capace didatta.
Ad impreziosire la serata è il copioso aperitivo a buffet accompagnato dalla raffinata selezione musicale di Dj Andreino. Segue il concerto la pirotecnica jam session. Ingresso a offerta libera riservato ai soci Endas.

INFORMAZIONI
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com

Infoline: 339 7886261 (dalle 15:30)

Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.

DOVE
Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Se si riscontrano difficoltà con dispositivi GPS impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.

COSTI E ORARI
Ingresso a offerta libera riservato ai soci Endas.
Tessera Endas € 15

Non si accettano pagamenti POS

Apertura biglietteria 19.30
Aperitivo a buffet con dj set a partire dalle ore 20.00
Concerto 21.30
Jam Session 23.00

Buen Camino, alla riscoperta della propria interiorità

Viaggi a tema, esotici, leggeri o di contenuto impegnato vengono offerti oggi nelle più curiose combinazioni. Le mete, anche le più stravaganti, a corto, medio o lungo raggio sono alla portata di ogni viaggiatore. Internet consente la virtualità in ogni angolo del pianeta: poche domande al touch screen di uno smartphone o di un i-pad e le molte risposte negano spesso l’effetto della scoperta, caro ai viaggiatori di qualche tempo fa. Nulla ci è negato, tutto è condiviso e via si parte.
Ma ancora un luogo c’è dove pochi, pochissimi, possono entrare, perlustrare, indagare, navigare, dove la cibernetica è bandita e ciascuno di noi raccoglie, accumula e protegge il proprio sentire, e dove l’ingresso è riservato a selezionati visitatori, gli altri rimangono fuori: è il nostro mondo interiore.
Qui lo spazio è infinito e senza confini, qui ciascuno di noi costruisce le proprie motivazioni, vive le proprie trepidazioni ed emozioni, matura la fede, le proprie sfide spesso accantonate, ma che di tanto in tanto abbiamo necessità di riscoprire, di riportare alla luce, di ripulire dal velo di polvere della quotidianità, di rivalutare potendo rimanere soli con i propri pensieri.
Riconquistare il proprio spazio, spesso trascurato, attraverso un pellegrinaggio avrebbe potuto rappresentare una risposta soddisfacente al bisogno di ritrovarsi con se stessi: ho seguito l’istinto e grazie anche a qualche prezioso consiglio ho intrapreso il ‘Camino de Santiago’.
Con i miei tre compagni di viaggio, mi sono messo in marcia in un continuo saliscendi fra boschi, camminando per un impegnativo tratto di circa 130 chilometri: una prima frazione del percorso più popolare di 870 chilometri, che prende avvio dai Pirenei di Roncisvalle, che da Sarria attraverso la verde (e di sapore celtico) Galizia porta al sagrato della Basilica di Santiago di Compostela nell’estremo nord-ovest della penisola iberica, a pochi chilometri dall’Oceano Atlantico.
La tradizione vuole che Giacomo Maggiore, evangelizzatore della Spagna nei primi anni del primo secolo d.C., dalla Galizia tornasse in Palestina, dove fu decapitato. In seguito, secoli dopo, furono riportati i resti in barca da fedeli discepoli per una degna sepoltura nella stessa Galizia. Oltre otto secoli dopo la tomba venne ritrovata e riconosciuta: da allora il Camino attrae e affascina milioni di pellegrini, uomini, donne, bambini, anziani, giovani, meno giovani e giovanissimi attratti dal mistero religioso e dall’avventura, perché è davvero un’avventura globale questa, che lascia una traccia profonda e indelebile in ogni pellegrino.
Zaino leggero e calzature adeguate sono il complemento essenziale al passo tenuto al giusto ritmo. Intanto la riflessione interiore prende il sopravvento nel silenzio del percorso sterrato, interrotto solamente da qualche vociare di gruppi di camminatori da Roncisvalle che salutano con il “Buen Camino” e che ti superano almeno momentaneamente. Il percorso è segnalato alla perfezione, qualche ruscello da guadare in perfetta sicurezza e intanto inizia a piovere, ma la smisurata curiosità che si affolla nella mente sul come affrontare le tappe successive per arrivare alla méta lenisce ogni minimo disagio.
Il Camino non è solamente religiosità, non chiede l’obbligo della fede ai pellegrini, la rende possibile, non costringe a motivazioni mistiche o a chissà quali penitenze per i peccatori anche i più incalliti. Credenti e non credenti, in cammino insieme sono uniti da una ferma volontà nel portare a termine il percorso quotidiano alla stregua dei pellegrini medievali dei secoli passati, e li induce ad assumere una quota accettabile di piacere del rischio sui propri limiti (di non farcela).
Fra ostelli, piccoli ristori e il pensiero ai piedi che spesso tradiscono, e dopo aver superato valli fra altissimi alberi, finalmente spiccano le guglie della Cattedrale di Santiago.
L’arrivo sul sagrato al tramonto, il passaggio attraverso l’agognato e secolare portale lasciano spazio alle forti emozioni. La stanchezza sembra scomparsa d’incanto mentre iI rituale dell’accoglienza si completa con lo spettacolare pendolare nella Cattedrale del Botafumeiro, il gigantesco incensiere in argento sollevato da dieci persone e che nei secoli passati serviva a ricoprire gli odori non sempre gradevoli dei Pellegrini con l’inconfondibile e forte odore dell’incenso.
Cammina, cammina siamo arrivati alla méta (credenziale compresa) pur assaliti spesso dal dubbio.
Il pellegrinaggio come metafora della vita? Forse, il raggiungimento…
Ma come altri, compresi i miei tre meravigliosi compagni di viaggio, nella sfilacciata processione verso la tomba di Santiago ho avuto il tempo necessario per confrontarmi con i miei pensieri e questo, al momento, mi è sufficiente.

Da Salvatores al romanzo gotico: l’eclettico pubblicitario Jean Christophe Casalini

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Jean Christophe Casalini

Artista e produttore multimediale di fama internazionale, Jean Christophe Casalini, 53 anni, milanese a dispetto del nome che rivela origini franco-danese, è un personaggio versatile. Come post-produttore cura “Mach 2”, con la quale ha lanciato per primo in Italia la rivoluzione digitale acustica. Ha collaborato con registi del cinema, come Gabriele Salvatores, e pubblicitari, come Mazzotti. Oltre a “Sud” e “Nirvana”, ha poi collaborato per molti altri film, per esempio “Viva San Isidro” o “Estomago”. Come sound designer e musicista ha prodotto migliaia di master audio digitali, jingles per moltissime aziende italiane e creato il suono del morso di un celeberrimo gelato, ancora oggi utilizzato negli spot di tutto il mondo da quasi venti anni. Oggi è un produttore pubblicitario ed è anche letterato: autore di “CA43” (2000), libro catalogo biografico per la madre artista postmoderna; “Inventory of Dreams 1” (2014), con il curatore Alan Jones per una mostra al Palazzo della Regione Lombardia, proseguendo nel 2015 con un secondo volume per una nuova mostra al museo Æglageret di Holbaek (Danimarca). Infine ancora nel 2015 è uscito il suo primo romanzo, “Otto. Luce e Ombra” (Vertigo edizioni), un superthriller diversamente horror, con echi di Lovecraft in chiave squisitamente postmoderna.

Percorsi eclettici, di alta notorietà (segnalato anche dal New York Times) tra cinema, musica, letteratura e produzione, musicale e pubblicitaria, uno zoom?
Mi considero una coscienza incarnata su questo pianeta e, nello scoprire i sensi a disposizione del mio involucro fisico, sento la necessità di esprimermi su più fronti. Da qui si può intendere il mio percorso artistico come una creatività legata alla continua ricerca personale di nuove sensazioni per evolvere la mia anima attraverso continui stimoli. Lo faccio cercando di non risparmiarmi nulla in termini di fatica, pazienza, dedizione, dell’ascolto di me e degli altri, compresa l’incomprensione, sfruttando al massimo le mie capacità del momento. Credo che i risultati ottenuti siano il frutto di chi crede e attua la filosofia del “fai al meglio ogni cosa che fai”, di chi non si arrende mai di fronte ai limiti della propria inesperienza: quest’ultima, quando la incontro, diventa l’orizzonte del mio sapere, che cerco di portare sempre più avanti come fossi un esploratore. L’ignoto è il terreno in cui osare. Non c’è superbia in questo mio atteggiamento, c’è soltanto la volontà di utilizzare al meglio il tempo che abbiamo tutti quanti, per apprezzare l’esistenza terrena ed essere paghi dei risultati per il proprio spirito. Non mi considero egocentrico, perché il mio agire è una pura, semplice e intima esigenza esistenziale, che diventa un’opportunità per chi lavora con me e ne comprende l’evoluzione. Potrei farlo solo per me? No, ti risponderei! Trovo utile la partecipazione di tutti perché i feedback sono necessari per capire se ci sta instradando nella giusta direzione, se non ci stiamo perdendo. Le mie condivisioni artistiche diventano impulsi verso l’esterno per cogliere gli apprezzamenti o le critiche come echi di ritorno nel mio radar percettivo che mi aiutano a comprendere e a intuire la direzione da prendere senza mai fermarsi.

Raccontaci qualcosa sulla collaborazione con Salvatores per “Nirvana”, il capolavoro della science fiction italiana.
Con Gabriele avevo già collaborato per “Sud” (1993), il primo film italiano in quadrifonia che ho gestito grazie alla tecnologia, oggi superata, della Dolby sr. È stato il primo film al mondo editato con piattaforme digitali su base informatica. Era un’opportunità che avevo colto nonostante tutte le avversità del settore, tipica degli ambienti lavorativi dove la mediocrità non si sente mai pronta o teme di essere buttata fuori dal mercato. Ho dovuto selezionare professionisti accorti al cambiamento, oltre a ‘sincronizzare’ la tecnologia digitale con quella analogica, ancora in uso tra nastri e perforati. Nel 1996 con “Nirvana” sentivo che potevamo spingere gli ascolti digitali in 5.1 con una codifica in Dolby SRD per portare l’audio italiano ai livelli internazionali. È stato uno shock nell’ambiente cinematografico che ha fatto molto rumore e di cui sentiamo ancora gli echi

La pubblicità come arte pura autonoma, concordi?
Considero la pubblicità come un compromesso tra il marketing e l’arte. È un campo, perlomeno quello dell’audiovisivo, dove mi diverto a muovermi tra le libertà e le regole della comunicazione che dovrebbero essere: l’esigenza della novità, del non sentito e del non visto, e la necessità di ottenere risultati legati alla vendita. Perdonatemi il condizionale: non tutti i progetti consentono di esprimere al massimo il potenziale acustico e produttivo perché in Italia sono pochi i clienti che sanno osare. Per una generazione intera, parlo di quella passata, la pubblicità in Italia è stata purtroppo un continuo déja-vu di opere straniere: spot, film, videoclip e virali, perché le regie coinvolte tendevano a essere estere e si era creato un gap di talenti nostrani.
Ecco perché sostengo che in Italia l’arte pubblicitaria ha ancora molta strada da fare. Resto nel campo per fare il mio dovere e per desiderio di un cambiamento, finché avrò energia per farlo, approfittando della crisi economica che ha obbligato tutti a cercare soluzioni al risparmio, tra le quali il coinvolgimento di giovani italiani nostrani più economici e dal mio punto di vista più freschi nell’uso narrativo della macchina da presa. Seppure per demerito economico, l’Italia si sta preparando per i prossimi anni a sviluppare una propria arte autoctona anche in pubblicità, sempre che gli investimenti restino in ambito nazionale e che i gusti e le culture non vengano uniformati globalmente.

Casalini
La copertina del nuovo romanzo di Casalini

Il tuo romanzo diversamente noir: un ritorno agli archetipi del genere, romanzo gotico e visionario?
Da innovatore quale sono, non mi vedrete mai seguire le tendenze. Cavalco sempre nuove strade o rinfresco correnti passate, che abbiano ancora molto da raccontare. “Otto” è la storia di un uomo che si ritrova ad affrontare la separazione tra il suo corpo e la propria immagine. È un libro che può essere considerato una spaccatura tra la narrazione attuale, ormai satura di vampiri e di erotismo gratuito, e la voglia di intraprendere nuove strade narrative. Con “Otto”, scardino la convenzionale attenzione verso il personaggio principale; il lettore ne subisce la trasformazione e lo scardinamento in più entità, ne prova odio fino a cercare un appiglio nella empatia con la sua compagna più rassicurante nella sua contrapposta dolcezza alla violenza che si fa sempre più assidua. La percezione del male da parte del lettore è fluida, la coglie subito o dopo, a seconda della propria suggestione o accettazione alla sofferenza. “Otto” porta il lettore ai propri limiti della sopportazione emotiva. È un romanzo gotico, visionario, violento, dove il male veste i panni del potere e del successo senza confini, portandoci a riflettere sulla mancanza del controllo della propria immagine quando questa diventa l’espressione esasperata dell’avidità umana. Più che a un ‘archetipo’, già riconoscibile in Lovecraft, Walpole, Shelley, Stevenson, Wells e Wilde, mi riferirei ad un ‘ectipo’ inteso come l’involontaria e incontrollabile drammaticità nella sequenza degli eventi iniziali; la causa e gli effetti diventano gli spunti della fuga, della supplica inconscia, dell’enigma, della follia, della rivalità, dell’ambizione, dell’amore non corrisposto e del conflitto con il se, che ne fanno un’opera dalla lettura a più livelli.

Programmi futuri?
Sto lavorando sulla stesura del secondo romanzo. È un progetto che conferma il mio dna letterario, visionario, gotico, tenebroso, disinibito, cruento dove il male si insinua tra le pagine. E’ un romanzo di fantascienza, genere che ho amato e divorato da piccolo. Nel frattempo sto definendo la scaletta eventi-sinossi per il seguito di “Otto” perché da più lettori colgo con l’editore la richiesta di aprire un sequel.

 

Per approfondimento [clic]

Il liberatore dei popoli oppressi o l’eroe glottologo

Arto Paasilinna
Arto Paasilinna

Non di solo pane vive l’uomo, anche di scartoffie. Arto Paasilinna, Il liberatore degli oppressi.

Una piacevole e divertente scoperta, un geniale scrittore e inventore di storie, Arto Paasilinna, ex guardiaboschi, ex giornalista, ex poeta, e oggi scrittore di successo finlandese arguto, attento, ironico e estremamente originale.

Nato, nel 1942, a Kittilä, nel nord della Finlandia e precisamente in Lapponia, oggi Arto è un autore di culto nel suo Paese, ma non solo. E’, infatti, molto amato all’estero per il suo humour e la capacità di raccontare anche le storie più tragiche con il sorriso e facendo sorridere, anzi ridere, e di gusto. Dopo L’anno della lepre, che ha superato le 120.000 copie vendute in Italia, la casa editrice milanese Iperborea (fondata, nel 1987, da Emilia Lodigiani e specializzata in letteratura del nord Europa – in particolare di Finlandia, Danimarca, Svezia, Olanda, Estonia, Islanda – e che prende il suo nome dl greco Hyperborea, cioè oltre Borea, il vento del Nord, vedi iperborea.com) ha pubblicato altri quattordici romanzi. In questo non sbagliando nemmeno un colpo.

Nel libro Il liberatore degli oppressi, seguiremo le avventure del bizzarro Viljo Surunen, il simpatico e strambo glottologo di Helsinki che stringe una promessa d’amore con la dolce, bella e sensuale maestra di musica Anneli Immonen: salvare i prigionieri politici di tutto il mondo. I due idealisti innamorati si conoscono a una riunione di Amnesty International e da qui parte la loro battaglia, cementata dalla loro forte unione: lettere di proteste che raggiungono i dittatori di tutto il mondo, in tre continenti, ma nessuno che risponde o reagisce, nessuno che considera nulla, alcun ravvedimento. I diritti umani continuano a essere calpestati, violati, schiaffeggiati, ignorati, maltrattati, ignorati. Viljo e Anneli sono particolarmente preoccupati dalla sorte del loro protetto, il professor Ramón López, da anni ingiustamente detenuto nella cittadina del Centro-America di Monterey, dove un regime militare assoluto, asservito agli americani, da anni prospera trucemente indisturbato. Viljo Surunen vuole passare all’azione, non fermarsi alle proteste scritte, e parte dunque per Monterey. Ma da solo, la dolce musicista di cui è perdutamente innamorato non può rischiare e rimarrà dunque ad attenderlo a casa. Il dolce pensiero di lei lo consolerà nei momenti tristi, complicati e difficili. Che saranno davvero molti, ma nulla sarà impossibile per Viljo e i suoi amici, personaggi incredibili quanto strampalati e vitali, debordanti di autenticità, eccentricità, coraggio, ingegnosità e voglia di avventura. A soccorrere Viljo ci saranno, infatti, un pinguinista russo, un reporter alcolizzato, un vescovo ribelle o un campanaro montanaro. Dalle rocambolesche avventure centroamericane, il nostro glottologo pazzerello si ritroverà in Delatoslavia, nell’Europa dell’Est, alle prese con dissidenti rinchiusi in manicomio (fra questi, libererà il pastore battista Radel Tsurinov, alias T.J. Mannerheim, nome adottato per fuggire, che avrà un futuro brillante in Finlandia). Tutto in una Delatoslavia dove si mangiano i cuhni, piccoli e tondi sformatini tradizionali ripieni di carne d’agnello, che ricordano i pirozkhi careliani ripieni di riso.

Si fa sempre il tifo per Viljo, questo scanzonato e impavido improbabile eroe d’altri tempi che si destreggia, suo malgrado, fra armi e tute mimetiche. Non potrebbe essere altrimenti. Perché lui non guarda in faccia nessuno, e non teme proprio nulla. Nella sua innocenza.

20151005184842_254_cover_mediaAvventure esilaranti di personaggi emersi da una buia società mediocre che li lascia nell’ombra, che li scarta e li rifiuta ma che riescono sempre ad arrivare a una soluzione e, alla fine, a trasformarsi in veri (e simpatici) eroi. Al limite dell’assurdo. In una realtà che spesso lo supera.

Si parla, senza distinzione, di fascisti che non perdonano ma anche di comunisti fissati e paranoici sommersi dalla burocrazia e dalle scartoffie, non viene risparmiato nessuno. Un’ironica, appuntita e pungente denuncia verso tutto e tutti, senza presa di parte, verso la corruzione universale dei popoli che non tiene conto della loro comune sofferenza, in amministrazioni spesso inutili e contorte. Ma con umorismo e sarcasmo meravigliosi.

Magari la follia di dittatori fosse seppellita da una bella e grassa risata… Chissà.

Lettura raccomandata. Divertimento comunque garantito, riflettendo sulla libertà.

Arto Paasilinna, Il liberatore dei popoli oppressi, Iperborea, 2015, 305 p.

 

Carnevale estense in onore di Isabella d’Este, Lucrezia Borgia e Ludovico Ariosto

Lucrezia Borgia, di cui d’ora in ora / la beltà, la virtù, la fama onesta / e la fortuna crescerà, non meno / che giovin pianta in morbido terreno (Ludovico Ariosto, Orlando Furioso, canto XIII, 69-71 )

Secondo gli studi moderni, per lei e per lei sola si svolse nel febbraio del 1507 la prima recitazione nota del celeberrimo poema cavalleresco ancora in embrione, dalla viva voce dell’autore stesso: Ludovico Ariosto. Pertanto, alcuni dei momenti più significativi dell’edizione 2016 del Carnevale Rinascimentale di Ferrara avranno come protagonista l’illustrissima principessa estense, che – in un immaginario ritorno nella sua città natale nel febbraio del 1516 – tenterà di rintracciare il poeta reggiano al fine di farsi narrare la prosecuzione e l’epilogo degli “antiqui amori” e di quelle “audaci imprese” udite nove anni prima.

Da giovedì 4 a domenica 7 febbraio, la rievocazione storica del Carnevale Rinascimentale torna ad animare il centro storico, i palazzi della Corte Estense ed il Castello, occasione per partecipare ad una grande festa, con cortei in costume lungo le vie della città estense, danze, banchetti, concerti, spettacoli ed altre originali manifestazioni per ogni età.

Stimolati dalle iniziative programmate nel 2016 a Ferrara nell’ambito delle celebrazioni del quinto centenario della prima edizione dell’Orlando Furioso (22 aprile 1516), gli organizzatori si sono proposti di ricordare le atmosfere dei carnevali estensi attraverso la figura di una delle protagoniste femminili del Rinascimento italiano: Isabella d’Este (Ferrara, 1474 – Mantova, 1539), marchesa di Mantova, figlia del duca Ercole I e di Eleonora d’Aragona.

Il Castello ospiterà le seguenti iniziative inserite nel programma visionabile interamente sul sito www.carnevalerinascimentale.eu

Giovedì 4 febbraio 2016

Ore 10,30 – Ridotto del Teatro Comunale Claudio Abbado (Scalone d’Onore)
Inaugurazione del Carnevale Rinascimentale
Omaggio floreale a Isabella d’Este:allestimento di una composizione floreale in stile rinascimentale
Visitabile fino a domenica 7 febbraio
A cura del Garden Club di Ferrara. Si ringrazia per la collaborazione il Teatro Comunale Claudio Abbado

Ore 16,30 – Salone d’Onore di Palazzo Bonacossi, Via Cisterna del Follo 5
Isabella d’Este, Ludovico Ariosto e i carnevali estensi
Conferenza della Dott.ssa Marialucia Menegatti. Introduce Michele Pastore
A cura di Ferrariae Decus
Ingresso libero

Ore 18,00 – Cinema Boldini, Via Previati 18
Le grandi Dame di Casa d’Este
Regia di Diego Ronsisvalle
Proiezione ad ingresso gratuito
In collaborazione con Arci e Centro Audiovisivi del Comune di Ferrara

Venerdì 5 febbraio 2016
Ore 16.30 – Salone d’Onore di Palazzo Bonacossi, Via Cisterna del Follo 5
Beatrice sorella e rivale di Isabella d’Este nella espressione estetica del potere
Conferenza della Prof.ssa Gina Nalini Montanari, scrittrice. Introduce l’Arch. Valentina Modugno
In apertura accompagnamento musicale di Martina Sartori del Conservatorio di Musica G. Frescobaldi di Ferrara
Ingresso libero

Ore 18,00 – Cinema Boldini, Via Previati 18
Le Signorie Rinascimentali (Ulisse il piacere della scoperta – Rai3)
Proiezione ad ingresso gratuito
In collaborazione con Arci e Centro Audiovisivi del Comune di Ferrara

Ore 20.30 – Sagrestia della Basilica di San Giorgio, piazzale S. Giorgio 29
Sapori e profumi nell’antico borgo: Cena rinascimentale nella Sacrestia monumentale
Sapori e profumi di una cena rinascimentale nella sacrestia monumentale della basilica di San Giorgio
A cura della Contrada di San Giorgio
Informazioni: Cell 342 1897127

Ore 21.00 – Palazzo Muzzarelli Crema, Piano nobile Sala del Paesaggio, Via Cairoli 13
Festino della sera del giovedì grasso avanti cena in compagnia di … messer Ludovico
Accademia dello Spirito Santo: Irene Sitta, Chiara Rosignoli, Ginevra Campalani, Francesco Pinamonti, Domenico Urbinati, Roberto Cascio (Liuto), Daniele Cirelli (voce narrante)
Ingresso libero (limite massimo 60 persone)
A cura della contrada Rione Santo Spirito

Sabato 6 febbraio

Dalle ore 11.00 alle ore 22.00 – Via Coperta
La Contrada del Gusto del Rinascimento nella Via Coperta tra il Castello Estense e Palazzo Ducale.
Sosta gastronomica a cura della contrada di San Giorgio in collaborazione con l’Agriturismo Podere Misericordia, Agriturismo Le Occare, Azienda Vinicola Mattarelli e Birra dei Diamanti.

Ore 10.50- Piazza Castello, accanto al cannone (colubrina)
Scopri Ferrara: visita guidata al centro storico di Ferrara dalle 11.00 alle 13.00
Informazionii: Tel. 0532-210844 Fax 0532-471429 Cell. 333-6735373 (attivo fuori orario d’ufficio)
info@guideturistiche.fe.it
A cura dell’Associazione Guide Turistiche di Ferrara e Provincia

Ore 12.30- 15.00 – Palazzo Muzzarelli Crema,Via Cairoli 13
Alla corte di Lionello d’Este” – Pranzo a base di piatti tipici della cucina Estense con intrattenimenti di danze rinascimentali, recitazioni di alcuni brani dell’Orlando Furioso, vestizione del Cavalier in Armi
Per informazioni e prenotazioni, prezzi, sconti, possibilità di noleggio di costumi (cortigiani, nobili, dame, cavalieri, paggi) Tel. 320 1461322
info@borgosangiovanni.org
http://borgosangiovanni.org/carnevale-rinascimentale/
A cura della Contrada Borgo San Giovanni

Ore 15.00: Carnevale al Castello Estense
Pomeriggio in maschera tra indizi, giochi e indovinelli nelle sale della dimora estense. Per bambini dai 5 ai 10 anni
A cura di Itinerando – Informazioni e prenotazioni a: 0532 202003 – info@itinerando.it

Ore 15.30: Visita guidata teatrale al Castello Estense
L’arte incontra il teatro facendo rivivere personaggi e opere all’interno del Castello
A cura di Itinerando e TeatrOrtaet – Informazioni e prenotazioni a: 0532 202003 – info@itinerando.it

Ore 16.15 – Palazzo Ronchegalli – Rondinelli, Istituto San Vincenzo, Piazza Ariostea 10
Corteo storico della marchesa Isabella d’Este, accompagnata dal fratello duca Alfonso I e dai dignitari delle corti di Ferrara e Mantova. Da Piazza Ariostea (fronte stradale lato sud), via Palestro, via Bersaglieri del Po, via Canonica, Piazza Trento e Trieste e Piazza del Municipio

Ore 17.00 – Piazza del Municipio
Messer Ludovico, dove mai avete pigliato tante corbellerie?“: L’Orlando Furioso secondo il Cardinale Ippolito d’Este
Animazione teatrale in onore di Isabella d’Este, incentrata sull’esaltazione umoristica del non facile rapporto tra Ludovico Ariosto e l’Illustre cardinale estense, fratello della marchesa e dedicatario della prima edizione del Furioso (1516). A cura della Compagnia Teatro dei Stanchi di Ferrara

Ore 20.30 – Sala Imbarcadero 3:
Cena a corte nel Carnevale Rinascimentale
A cura di Adelaide Vicentini e Contrada Rione San Paolo
Prenotazione obbligatoria: cell. 347 0827128 o scrivere a: balloinmascherarinascimentale@gmail.com
Informazioni: www.facebook.com/cenaacortenelcarnevalerinascimentale

Ore 21.30
Festa in maschera a Palazzo. Intrattenimenti musicali e comico – cabarettistici di Paolo Franceschini e interpretazioni danzate proposte dalla Contrada di Borgo San Giovanni

Ore 23.00
Premiazione della coppia più bella di figuranti in costume tra i presenti

Ore 23.15
La Festa Cambia, con D.j FABIUS e la sua musica
Service fotografico per avere imn diretta le più belle foto in costume del ‘5oo

Per informazioni e prenotazioni, prezzi, sconti, possibilità di noleggio di costumi (cortigiani, nobili, dame, cavalieri, paggi). Tel: 320 1461322 – info@borgosangiovanni.org
http://borgosangiovanni.org/carnevale-rinascimentale/
A cura della Contrada Borgo San Giovanni

Domenica 7 febbraio

Musei Civici ad ingresso gratuito
Musei Statali ad ingresso gratuito

Ore 11.00 – Cortile: Per un ritratto di Isabella d’Este a Ferrara
Visita guidata della città con itinerario dedicato ad Isabella d’Este
A cura di Itinerando – Informazioni e prenotazioni a: 0532 202003 – info@itinerando.it

Dalle ore 11.00 alle ore 17.00 – Via Coperta: La Contrada del Gusto del Rinascimento nella Via Coperta tra il Castello Estense e Palazzo Ducale. Sosta gastronomica a cura della contrada di San Giorgio in collaborazione con il Ristorante Don Giovanni, Agriturismo Le Occare, Azienda Vinicola Mattarelli e Birra degli Estensi

Ore 12.30 – Sala Imbarcadero 3: Pranzo alla locanda rinascimentale
A cura di Adelaide Vicentini e Contrada Rione San Paolo
Prenotazione obbligatoria: cell. 347 0827128 o scrivere a: balloinmascherarinascimentale@gmail.com
Informazioni: www.facebook.com/cenaacortenelcarnevalerinascimentale

Ore 12.30 Sede della Contrada Rione San Benedetto, Corso Biagio Rossetti 5
Alla tavola di Sigismondo: pranzo con due servizi di credenza e tre servizi da cucina di ispirazione rinascimentale
Informazioni e prenotazioni: 348 5160626 – 340 9992577 – 338 1504631
http://www.facebook.com/contrada.s.benedetto/
A cura della Contrada di San Benedetto

Ore 15.30: Visita guidata teatrale al Castello Estense
L’arte incontra il teatro facendo rivivere personaggi e opere all’interno del Castello
A cura di Itinerando e TeatrOrtaet – Informazioni e prenotazioni a: 0532 202003 – info@itinerando.it

Ore 15,30 – Palazzo Ludovico il Moro – Museo Archeologico Nazionale, Via XX Settembre 122
I profumi e la cosmesi nella città di Spina
Visita guidata gratuita al Museo
A cura della Direzione del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara

Ore 15,30 e 17,30 – Palazzo Schifanoia, Via Scandiana 23 non accessibile a persone disabili
Carnevale a Palazzo “Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto …”
I versi dell’Orlando Furioso ci accompagneranno alla scoperta di un mondo magico e avventuroso, ricco di personaggi le cui immagini saranno oggetto di un laboratorio creativo
Per bambini dai 4 ai 12 anni Tel 328 4909350
A cura dei Musei Civici d’Arte Antica e Ass.ne Arte.NA

Ore 15.30 – Museo di Storia Naturale, Via Filippo De Pisis 24 accompagnatore, sale del piano terra
Naturalia et Mirabilia!
Nella camera delle meraviglie dove Isabella d’Este raccoglieva coralli, pietre dure dalle mille sfumature, corni d’alicorno, denti di liofante, artigli di grifo, talismani, bezoar…alla scoperta delle origini dei Musei. Gran finale con la divertente tombola sonora!
Per bambini dai 8 ai 12 anni
Prenotazioni al tel.0532 203381
dido.storianaturale@gmail.com
A cura della Sezione Didattica del Museo Civico di Storia Naturale e dell’Ass.ne Didò.

Ore 16.30 Pinacoteca Nazionale, Corso Ercole I d’Este 21
Il Carnevale e l’Ariosto
“Era a quel tempo ivi una selva antica” [Orlando furioso, 18, 192, 1]: il luogo del travestimento
Conferenza del Prof. Claudio Cazzola

Saluti e ringraziamenti a conclusione del Carnevale Rinascimentale 2016

Per informazioni sull’intero programma del Carnevale Rinascimentale:
Comune di Ferrara: 0532 419300 – info@carnevalerinascimentale.eu
IAT Ferrara: 0532 299303 – infotur@comune.fe.it

Dal sito carnevalerinascimentale.eu

Così dolce, così forte

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Marilyn Monroe

Le persone dolci non sono ingenue né stupide, né tanto meno indifese. Anzi, sono così forti da potersi permettere di non indossare nessuna maschera. Libere di essere vulnerabili, di provare emozioni, di correre il rischio di essere felici.
(Marilyn Monroe)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

Domenica

È domenica, e con oggi si chiude già il primo mese del nuovo anno: speriamo in una bella giornata di sole e festa e non in una domenica noiosa, umida e senza alternative come quella che cantava Lucio Dalla nel 1994.

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta…

A Copparo appuntamento conclusivo con le riunioni zonali di Confagricoltura Ferrara

da: ufficio stampa Consorzio di tutela del riso del Delta del Po IGP

Si riconferma la numerosa presenza di agricoltori che hanno preso parte alle 7 riunioni zonali che Confagricoltura Ferrara ha organizzato a Bondeno, Consandolo, Codigoro, Ferrara, Cento, Tresigallo e che si sono concluse nella serata di giovedì 28 gennaio a Copparo.
“Confagricoltura Ferrara crede fermamente che sia di fondamentale importanza l’incontro con i propri associati, anche per informare circa le attività e le politiche sindacali messe in atto dall’Associazione” dichiara il Presidente Pier Carlo Scaramagli.
Sono stati numerosi i temi trattati dal Presidente e dai funzionari dell’Organizzazione nel corso degli incontri, sempre introdotti dai Presidenti delle delegazioni e che hanno visto, in diverse occasioni, anche gli interventi del Presidente del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara Franco Dalle Vacche e del Presidente del Condifesa Gianluigi Zucchi. La riunione di Cento, svolta nella suggestiva sala convegni della sede di Caricento, è stata introdotta dal Presidente dell’Istituto Carlo Alberto Roncarati e dal direttore Ivan Damiano.
Nella sua relazione, il Presidente Scaramagli ha toccato numerosi punti tra cui il collegato ambientale alla legge di Stabilità, il Convegno Quadri nazionale tenutosi a Roma lo scorso dicembre, ed ancora gli importanti esiti delle elezioni tenutesi negli scorsi mesi per quanto riguarda il Consorzio di Difesa di Ferrara ed il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, che hanno premiato le strategie e le progettualità sostenute da Confagricoltura. Molto interessante inoltre il resoconto sull’annata agraria 2015 con i dati specifici sull’andamento di orticole, frutticole e seminativi, che ha offerto numerosi spunti per riflessioni, previsioni e considerazioni. “L’analisi non può assolutamente prescindere dallo stato attuale del comparto agroalimentare sul nostro territorio, ricordando anche quanto è stato fatto da Confagricoltura nelle numerosissime iniziative ed eventi organizzati per la tutela del settore, dei propri associati e per la promozione dei prodotti tipici del territorio” afferma il Presidente.
Seguito anche l’intervento del Direttore Paolo Cavalcoli, con un focus sul tema dell’occupazione, il quale ha ricordato come: “nel panorama provinciale e nazionale l’occupazione stia continuando a crescere segnando, nella provincia di Ferrara, un incremento del +4,65% delle giornate di lavoro svolte nel 2014 rispetto al 2013, con una sostanziale tenuta occupazionale nel corso del 2015 rispetto all’anno precedente”. Il Direttore, inoltre, è intervenuto anche in merito al tema del rinnovo del Contratto Provinciale di Lavoro degli operai agricoli, alle principali novità del Jobs ACT (tra cui lo stop definitivo ai contratti Co.Co.Pro, i nuovi contratti a tutele crescenti per i lavoratori a tempo indeterminato assunti dalle aziende in regime di art. 18, i controlli a distanza) e della Legge di Stabilità che, tra le altre cose, sancisce lo sgravio biennale del 40% dei contributi previdenziali in caso di assunzioni con rapporto di lavoro a tempo indeterminato effettuate nel 2016. Il Responsabile del Servizio Tributario-Fiscale Germano Zecca ha approfondito, tra le altre, le novità sull’Imu, che prevede l’esenzione per i terreni agricoli posseduti e condotti da CD e IAP, su IRAP, IRPEF e sull’esclusione della TASI per le abitazioni principali e le condizioni riservate a quelle date in comodato d’uso ai parenti di primo grado.
Spazio anche ai commenti sulle nuove regole della Politica Agricola Comune affidate al Responsabile Tecnico Economico di Confagricoltura Ferrara Lorenzo Zibordi, che ha trattato anche i temi afferenti la campagna assicurativa 2015/2016, dove molte sono le novità alle quali dovranno attenersi le aziende che intenderanno sottoscrivere polizze assicurative agevolate a copertura delle avversità atmosferiche o di altra tipologia.
Si è parlato naturalmente anche di PSR, un tema quantomai attuale visto che proprio in questi giorni vengono elaborati i Piani per quanto riguarda l’agroambiente e l’avvio dei bandi sugli investimenti aziendali.

Continua la rassegna cinematografica Japan Extreme alla video-biblioteca Vigor di Ferrara

da: Associazione Feedback

Martedì 2 febbraio 2016 alle ore 21, presso la Video-Biblioteca Vigor di Ferrara, continua JAPAN EXTREME, la nuova rassegna d’incontri cinematografici organizzata dall’Associazione di promozione sociale Feedback.
Il secondo regista che affronteremo sarà Takeshi Kitano, protagonista dell’incontro “Yakuza Chaplin” a cura di Daniele Pizzimenti. Avremo modo di approfondire la figura e l’opera di uno dei registi più influenti degli anni ’90, che ha portato a sposare il rigore e la violenza nipponica con la delicatezza di una figura quasi Chapliniana. Vivremo così un percorso che si dipanerà, senza soluzione di continuità, prima e dopo lo spartiacque del Leone d’oro al Festival di Venezia del 1997, facendoci scoprire i suoi esordi teatrali e televisivi, i suoi film inediti fino a originali riletture dei suoi film più recenti.
Le serate sono riservate ai soci Feedback, le nuove tessere 2016 saranno dedicate, in quattro varianti, al maestro Wes Craven. Sarà possibile tesserarsi la sera stessa.

Cia Ferrara: migliorare la gestione dei rifiuti agricoli non pericolosi

da: ufficio stampa e comunicazione Cia Ferrara

Lo smaltimento dei “Rifiuti Speciali” ingombranti ma non pericolosi rimane un problema per le aziende nonostante il buon accordo provinciale di gestione dei rifiuti del 2013.

FERRARA – La gestione e lo smaltimento dei rifiuti agricoli non sta funzionando alla perfezione. Parliamo di materiali non pericolosi ma ingombranti – in particolare teli di nylon per la pacciamatura, tubi in Pvc per irrigazione, teloni di serre – che le aziende agricole hanno difficoltà a trasportare e smaltire, a meno di avvalersi di servizi di ritiro specializzati che gravano sui costi di produzione aziendali. Attualmente è in vigore l’accordo, sancito nel 2013 e valido fino al 2018, tra Provincia di Ferrara ed i soggetti interessati allo smaltimento dei rifiuti come associazioni di categoria, cooperative e le multiutility che si occupano sul territorio di servizi ambientali. Tale accordo prevede che un’azienda agricola socia di cooperativa possa trasportare e consegnare i rifiuti non pericolosi ai centri di raccolta temporanei allestiti nelle cooperative aderenti. Un servizio sostanzialmente gratuito che dovrebbe risolvere, appunto, il problema dei rifiuti ingombranti che, soprattutto dalle alle aziende a forte vocazione orticola sono prodotti in grande quantità. Cosa non funziona, dunque, dal punto di vista operativo?

«L’accordo di programma per la gestione dei rifiuti prodotti dalle aziende agricole – spiega Stefano Calderoni – è sicuramente una positiva forma di collaborazione tra i diversi soggetti interessati che dal punto di vista operativo ha portato alcuni miglioramenti per le aziende ma che presenta, di fatto, alcuni significativi limiti organizzativi. I centri temporanei di raggruppamento autorizzati, allestiti da diversi soggetti cooperativi sul territorio, sono attrezzati per raccogliere alcuni rifiuti, ad esempio la plastica bonificata degli agrofarmaci, ma spesso non riescono a gestire le consegne di grosse quantità di materiali ingombranti come i nylon da pacciamatura. Inoltre sono aperti solo pochi giorni durante l’anno, una frequenza non sufficiente. Per ovviare a tale inconveniente potrebbero essere creati dei centri di raccolta, gestiti dalle amministrazioni comunali e aperti settimanalmente come le oasi ecologiche, in grado di raccogliere tutti i rifiuti non pericolosi. Per la consegna in questi centri dovrebbero naturalmente valere le regole dell’accordo provinciale che consentono a un’azienda di movimentare i rifiuti senza dover essere iscritti al registro dei trasportatori, ma compilando unicamente un formulario che indichi la tipologia dei rifiuti trasportati. La disponibilità di questi centri eviterebbe, tra l’altro, danni ambientali nelle campagne dove ancora troppo spesso la plastica viene smaltita in maniera non corretta. C’è poi un altro interrogativo – conclude Calderoni – sulla futura gestione dei rifiuti ora che le competenze legate all’ambiente e ai rifiuti sono passate dalla Provincia all’Arpa. Chiediamo, dunque, che venga fatta chiarezza sul tipo di interlocutore che avremo nei prossimi anni e se si continuerà ad applicare l’accordo di gestione, teoricamente in essere fino al 2018, o saranno effettuati dei cambiamenti sostanziali.»

Al via le iscrizioni al premio per le imprese innovative con Oscar Green 2016

da: ufficio stampa Coldiretti Ferrara

Coldiretti lancia anche per il 2016 il concorso Oscar Green, rivolto alle imprese innovative del settore agro alimentare italiano che sfidano la globalizzazione ed i mercati con idee giovani ed originali. C’è tempo fino al 15 marzo per candidarsi per l’edizione del decennale del premio patrocinato da Coldiretti Giovani Impresa.

Per il 2016 in Emilia Romagna hanno presentato domanda di primo insediamento alla guida di una azienda agricola più di 400 giovani. Il dato è di Coldiretti regionale, che rileva come l’interesse dei giovani conferma che l’agricoltura e l’agroalimentare vengono visti come settori con prospettive di occupazione, con un lavoro in cui esprimere creatività e capacità imprenditoriale.
Proprio per premiare le idee innovative, l’attività di ricerca e diversificazione, la capacità di sfidare la globalizzazione, Coldiretti Giovani Impresa ha aperto dal 29 gennaio le iscrizioni all’edizione 2016 di Oscar Green, il concorso con l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica riservato agli imprenditori agricoli e agroalimentari under 40 che abbiano realizzato un modello d’impresa originale e innovativo. Le iscrizioni sono aperte fino al 15 marzo e possono essere fatte online sul sito web www.oscargreen.it, dove è possibile trovare anche il regolamento, oppure rivolgendosi alle sedi provinciali di Coldiretti.

L’Oscar Green, arrivato alla decima edizione, è articolato in cinque sezioni: “Campagna Amica”, che premierà le imprese che in maniera innovativa raggiungono direttamente il consumatore finale rispondendo alle esigenze di sicurezza alimentare, qualità dei prodotti tutela ambientale; “Fare rete”, destinato a imprese, dalle cooperative ai consorzi agrari, alle società agricole capaci di fare rete per massimizzare i vantaggi delle aziende agricole, agroalimentari e del consumatore finale; “Impresa 2.terra”, riservato alle aziende agroalimentari che hanno sviluppato una cultura d’impresa esemplare per lo sviluppo e la crescita dell’agricoltura italiana; “Paese Amico”, riservato a istituzioni (Comuni, Ausl, scuole) che hanno dato il loro contributo per l’attuazione dei progetti promossi da Coldiretti; “We green”, riservato alle aziende che pongono particolare attenzione alla tutela dell’ambiente e all’agricoltura sociale con un sviluppo incentrato sulla sostenibilità e il servizio all’intera società.

“La crescita di opportunità lavorative nell’agricoltura – ha detto la delegata di Coldiretti Giovani impresa dell’Emilia Romagna, Valentina Bosco – è dovuta al fatto che negli ultimi anni si sono sviluppati all’interno del settore nuovi mestieri con circa il 70 per cento delle imprese giovani che opera in attività multifunzionali: dall’agriturismo alle fattorie didattiche, dalla vendita diretta dei prodotti tipici e del vino alla trasformazione aziendale del latte in formaggio e yogurt, dell’uva in vino, delle olive in olio, ma anche pane, birra, salumi, e addirittura agricosmetici”.
In Emilia Romagna i giovani under 40 occupati nelle 70 mila aziende agricole regionali sono 17.901, il 31% dei quali (5.800) sono titolari delle proprie imprese.

Anbi Emilia Romagna: “Falde acquifere completamente all’asciutto. Situazione grave”

da: ufficio stampa A.N.B.I.

Le verifiche effettuate dai Consorzi di Bonifica in Emilia Romagna dicono chiaramente che la terra ha raggiunto il limite e l’acqua presente nel suolo è addirittura al di sotto dei livelli dell’ agosto 2015.

L’Italia ha sete, l’Emilia Romagna non è da meno e se il clima di questi mesi non lascerà spazio immediato a nuove precipitazioni quella che oggi è già più di una preoccupazione -supportata da dati eclatanti – potrebbe trasformarsi, tra poche settimane, in una vera e propria emergenza epocale scatenando conflitti per l’acqua tra i territori.
Dopo la denuncia arrivata da ANBI a livello paese, l’ANBI Emilia Romagna, forte degli ultimi rilievi fatti direttamente nelle locali falde acquifere superficiali dai suoi esperti (operanti nei nove Consorzi di Bonifica regionali associati), aggiunge così un elemento di valutazione fondamentale all’allarme scattato nei giorni scorsi dopo le misurazioni delle portate del Po, dei livelli drasticamente in calo dei maggiori laghi del Nord e della scarsa incidenza degli accumuli nevosi sull’Appennino. Le ultimissime analisi effettuate infatti dicono chiaramente che a livello regionale le falde sono completamente scariche e che i livelli raggiunti sono addirittura al di sotto di quasi un metro rispetto a quelli fatti registrati durante l’estate 2015, una delle più roventi e siccitose a memoria d’uomo.
Ora le criticità sono palesi: quantità di acqua inconsistente, riserve contenute in invasi quasi azzerate e a differenza delle annate maggiormente siccitose 2011-2012 si aggiunge anche la mancanza di neve in grado di alleviare parzialmente queste pesanti criticità. I Consorzi di bonifica che trasportano la risorsa a tutta l’agricoltura lanciano l’allarme richiamando tutti i portatori d’interesse a “fare sistema” mettendo al centro delle loro scelte questa priorità, in caso contrario i prodotti tipici alla base del Made in Italy agroalimentare potrebbero venire colpiti duramente già in primavera con conseguenti perdite sostanziali di rese. Sotto il profilo della gestione delle emergenza idrica i Consorzi di bonifica emiliano romagnoli, che approvvigionano di acqua un territorio a sud del Po e quindi chiaramente penalizzato se comparato alle pianure delle regioni al di sopra del fiume, hanno maturato in questi anni una lunga esperienza elaborando non solo sistemi di monitoraggio costante, ma anche competenze sull’utilizzo virtuoso della risorsa e risparmio idrico (IRRINET-IRRIFRAME). Certo è che una situazione grave come quella che si sta via via delineando non offre spunti di particolare ottimismo e a questo si aggiunge la paura che le piogge arrivino bruscamente per distruggere e non a dare sollievo alle colture. Il presidente dell’ANBI ER Massimiliano Pederzoli non ha dubbi “Le falde scariche come mai prima dimostrano che la situazione è di emergenza reale e rischia anche di generare conflitti tra i territori se non si decideranno da subito precise norme di comportamento in situazioni di grave carenza idrica”. Anche i grandi invasi della regione, le dighe piacentine di Molato e Mignano e quella di Ridracoli, sono ai minimi storici di capacità e in questo momento solo il Canale Emiliano Romagnolo (CER) conserva disponibilità di acqua ed è in grado di essere anticiclico. In questo frangente il CER ed i Consorzi di bonifica collegati stanno fornendo acqua ai tre potabilizzatori di Ravenna-Bassette, Ravenna-Standiana e Forlimpopoli-Selbagnone. In cifre una fornitura che supera i 1300 litri al secondo (110.000 metri cubi di acqua al giorno) capace di soddisfare le esigenze di consumo di oltre 500mila abitanti equivalenti.

Aidaa: ritirato esposto contro Sgarbi

da: Aidaa

Ferrara (29 gennaio 2016) L’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente nella persona del suo presidente tenendo fede agli impegni assunti pubblicamente nella trasmissione POMERIGGIO 5 condotta da Barbara d’Urso in onda su Canale 5 ha ritirato l’esposto nei confronti del dottor Vittorio Sgarbi in cambio del suo impegno a venire a pascolare pubblicamente per tre giorni le capre come gesto riparatore per le offese rivolte alle capre con il suo intercalare “Capre, capre, capre”. Noi abbiamo fatto la nostra parte il 20 febbraio lui farà la sua.

Il sistema monetario genera privilegi e diseguaglianze. Ma si può cambiare

“Toglietevi dalla testa che stampando moneta si risolvono i problemi”. Affermare di voler cambiare i principi di funzionamento attuale del sistema monetario non significa non aver presente questo assunto. Non ci sarebbero argomenti validi per mettere in relazione le due cose, ma visto che l’argomento viene sempre fuori, dà l’idea di una difesa di base dei meccanismi fondanti della distorsione monetaria del mondo moderno. Ciò nonostante gli evidenti squilibri a cui quotidianamente e tragicamente assistiamo.
Una difesa dello ‘status quo’ che passa immancabilmente dall’assioma sistema monetario = stampare moneta e inflazione e, nei casi peggiori, va a scomodare le distorsioni iperinflazionistiche di Weimar e dello Zimbawe (che per la cronaca oggi è in deflazione).

Cerchiamo allora di capire un po’ meglio l’inflazione ma soprattutto di quanto sarebbe invece più utile parlare seriamente di sistema monetario e di un suo rimodellamento, del perché non sia un argomento astruso e avulso dalla nostra realtà quotidiana ma che anzi la modelli a sua immagine e somiglianza.
In un mondo semplice che adotta politiche monetarie semplici stampare più moneta di quella che è la capacità di produrre e scambiarsi beni e servizi provoca l’ovvia conseguenza che un parte di quella moneta stampata sia inutile, si crea quindi inflazione e nella sua espressione peggiore iperinflazione. D’altra parte, sempre in questo sistema semplice, stamparne troppo poca rispetto ai beni e servizi circolanti renderebbe impossibile scambiarsi tali beni e servizi e, nella sua espressione peggiore, la mancanza di moneta in circolazione provoca deflazione.

In un sistema così “primordiale” l’unico sforzo che dovrebbe fare lo Stato è che ci sia corrispondenza tra beni e servizi circolanti e moneta prodotta. Potrebbe farlo direttamente o grazie all’aiuto di una banca centrale che operi nell’interesse pubblico.
Purtroppo oggi non è più così semplice descrivere, e tanto meno prescrivere, ciò che succede nel mondo dell’economia. Il mondo non è più semplice, si basa su interrelazioni sociali, economiche e monetarie globali per cui i ragionamenti si complicano. Abbiamo ad esempio che il Giappone, avendo bisogno di inflazione, per anni pompi moneta nell’economia ma non riesca a raggiungere il suo obiettivo, condiviso tra l’altro anche dall’eurozona. Anche qui, infatti, l’aumento di emissione monetaria non ha prodotto un aumento dell’inflazione come invece sarebbe successo nel nostro mondo semplice. In Europa succede addirittura il contrario, cioè fenomeni deflazionistici a fronte di aumento di emissione monetaria.

  • Quindi, per fissare un paio di principi:
    stampare non risolve tutti i problemi;
    stampare, oggi, non vuol dire inflazione.

Per andare avanti bisogna fare qualche passo oltre il mondo semplice ed arrivare a quello che potremmo chiamare mondo complicato. In questo mondo complicato esistono una serie di strutture tra lo Stato e la gente che allontana gli uni dagli altri e ciò che fa l’uno arriva per lo più distorto all’altro. Tra i due ci sono le banche, gli istituti finanziari (ops, oggi sono la stessa cosa), i derivati, i comitati tecnici che governano gli Stati, le infiltrazioni della finanza nelle scelte politiche, gli interessi delle multinazionali, gli interessi dei grandi interessi alla libera circolazione dei capitali e dei prodotti finanziari e poi ci sono le borse, le aste dei titoli di stato, ecc.,ecc..

Succedono allora cose strane. Ad esempio che una Banca Centrale stampi moneta ma che questa moneta non arrivi al mercato reale, quindi non incide sulla vita delle persone che invece ne avrebbero bisogno perché non possono procurarsela in altro modo se non ricevendola dai canali ufficiali. Succede anche che le aziende, mancando di credito nonostante il mondo sia inondato di moneta, chiudano.

Peccato, la piccola azienda italiana ha peculiarità tutte italiane: è legata al territorio, crea ricchezza che lascia sul territorio e se prospera, prospera tutto il circondario. Ma qualcuno è convinto che grande è meglio, sempre.
Arriva allora la multinazionale, la grande azienda magari straniera, a sopperire, ad occupare il posto liberatosi. E’ grande, quindi non ha problemi di credito perché nel mondo complicato la concorrenza non è leale, non a tutti vengono date le stesse possibilità, quindi se sei grande vinci facile, soprattutto se lo Stato non controlla, si tira via dalla lotta e anzi non crea le condizioni perché la piccola azienda possa prosperare e continuare la sua attività. Lo Stato, non agendo, in pratica agisce a favore del più forte.

Ci conviene? La multinazionale non lascia i suoi profitti in Italia, ci sta finché ne ha convenienza ovvero fino a quando non trova un altro posto libero dove poter diminuire le spese e aumentare i suoi profitti. Non è legata al territorio, per lei quello è solo un posto dove ricavare profitti, la comunità non esiste come voce nei suoi bilanci. Ci piace questo? A me no, ma è facile per me, sono italiano e guardo al benessere della mia nazione non ai profitti della multinazionale.

Ma ritornando al punto, dove finiscono questi soldi stampati e come mai la Banca Centrale del mondo complicato non li fa arrivare alla gente? Perché stampa solo una piccola parte della moneta in circolazione (circa il 7%) e la fa passare attraverso quelle infrastrutture di cui sopra, le banche e tutto il resto. Viene moltiplicata quasi all’infinito e passata ai mercati finanziari lasciandone le briciole al mercato reale, quello dei beni e servizi che ci servono per vivere.

Le banche creano infatti circa il 93% della moneta in circolazione. E questo è un male? Anche qui, come al solito, dipende! Se lo Stato avesse un meccanismo di controllo della creazione e dell’allocazione della moneta, allora forse non sarebbe un problema. Meccanismo che ad oggi non ci sono perché sono stati eliminati con provvedimenti legislativi, si badi bene, cioè attraverso una volontà politica e non un violento golpe.

Il mondo complicato che ci è stato cucito addosso, utilizzando un sistema monetario perverso che fa da chiave di volta, vive di diseguaglianza, in ogni senso. E’ fatto in modo che sia sempre il più forte a vincere e che siano sempre i suoi interessi a prevalere. Solo questo è il motivo per cui le aziende chiudono, le condizioni di lavoro peggiorano e si vedono in giro sempre più catene di supermercati invece che i piccoli negozi di generi alimentari. Ci tolgono il piacere della chiacchiera con la proprietaria perché bisogna essere veloci, comprare il più possibile e sempre, di domenica come a Natale e Pasqua, come delle macchinette senza anima.

La situazione peggiora a favore di qualcosa che è poco naturale per gli esseri umani ma dovrebbe essere assolutamente impensabile in Italia dove ancora crediamo sia bello pranzare con tutta la famiglia e fare due chiacchiere bevendo un caffè. Abbiamo fretta di cambiare, di trasformare la cucina mediterranea in pancarré con bacon. Starbucks e McDonald’s hanno un senso in un Paese come l’Italia? E’ progresso, giusto.

Abbiamo un mondo che gira intorno ad un sistema monetario sbagliato, che permette privilegio e diseguaglianza, che per funzionare in questo modo ha bisogno di poche regole, di Stati distratti e governi compiacenti. Se questo ci piace allora non ci sono problemi, la strada è stata tracciata e possiamo anche smettere di chiederci perché diminuiscono i posti in ospedale, i servizi peggiorano, le piccole banche falliscono ed adattarci a comprare arance marocchine e olio tunisino.

La buona notizia, per quelli che “mi piacerebbe cambiare”: il sistema si regge su scelte politiche, è iniziato per scelte politiche, continua per scelta politica.

Perdersi in un giardino, anche se fuori c’è una guerra

timthumbSe ci sono bambini educati all’odio, ce ne devono essere altri educati all’amore e al perdono. E quale migliore scuola si potrebbe immaginare per i nostri figli? (“Il giardino persiano”, Chiara Mezzalama)

Iran 1981, Teheran e Farmanieh, un giardino blindato, una casa celeste, una famiglia come non ce ne sono tante, fatta di un ambasciatore, quello italiano (Francesco), la moglie Elena e i due giovani figli Chiara e Paolo. Il padre della protagonista Chiara, che è la stessa autrice, viene mandato a Teheran nell’estate 1981, il difficile periodo di un paese stravolto dalla rivoluzione islamica dell’Ayatollah Khomeini, dalla crisi degli ostaggi americani, da un buio terrore, dalla povertà e dalla guerra con l’Iraq. Dalle vipere.

Lo sguardo sul paese è quello dell’infanzia (Chiara ha 9 anni e il fratello Paolo 6), quello di due bambini che giocano, con candore e spensieratezza, in un giardino quasi magico e segreto, quello della residenza estiva del diplomatico, a Farmeniah, ridata a nuova vita dalla moglie Elena. Una campagna dove il rumore delle bombe e degli spari fa comunque da sottofondo a notti che sono tutt’altro che tranquille. Il candore dei ragazzini, che vanno a caccia di lucertole fra le erbacce, accompagnati dal cane Moretto, fra leggere fontane e profumati alberi di melograno, fa tenerezza, una dolcezza e spensieratezza infantili che cercano di rassicurare (ogni lettore ci prova, sicuramente) ma che fanno anche da contorno a un mondo impregnato di violenza, incomprensioni, proibizioni, punizioni, morte, impossibilità di vedere il di fuori, quello che sta aldilà del muro, che affascina ma che fa anche tanta paura. In un paese di antiche storie e belle tradizioni (il padre alla sera legge loro antiche fiabe persiane), il gioco assorbe completamente, mentre Chiara legge sotto il fresco patio, soprattutto autori francesi. Quella lettura, che in quel momento era un potente antidoto contro la noia e l’isolamento forzati, avrebbe incubato la sua vocazione (oggi Chiara è scrittrice e vive a Parigi).

People-Shopping-Inside-Tehran-Grand-Bazaar-Photo-Madi-JahangirSolo qualche diversivo era ogni tanto permesso, con tutte le cautele del caso (scorte, macchine blindate e stretta sorveglianza): la visita al Gran Bazar con il suo odore di carni, di spezie e di stoffe (colori e odori di tali posti non possono non rimanere negli occhi e nel naso, non dimentico la medina di Tripoli o il suk di Damasco), in un tripudio di ori, tesori, pietre preziose e gioielli che ricordano la caverna di Ali Babà. Con il cortese signor Mozarafià, che invita a gustare una bella tazza di tè davanti a meravigliosi turchesi avvolti in un giornale, che ricordano il colore degli occhi dell’ambasciatrice (la moglie Elena, bella ed elegante, costretta anch’essa a velarsi il capo, è bionda con splendidi occhi azzurri). Oppure la scappata al forno, con la tata Lita, immersi dall’odore dei tre tipi di pane che lì si preparavano, caldi, bollenti, deliziosi. Solo profumo di pane e di farina, la guerra lì non aveva odore. Ci sono anche Jafar, Azadeh, il portiere Bujuk, con il figlio pasdaran, Zora, Hakimé. Tutti ruotano intorno alla vita di quella famiglia che cerca di vivere normalmente.

Elena soffre, si ricorda il suo passato trascorso in Africa come infermiera della Croce Rossa, si sente impotente davanti a tanti bambini che lasciano questo mondo a causa della guerra, quella guerra che lì, come altrove, non perdona e non guarda in faccia nessuno. Anche Chiara comprende, ma è ancora abbastanza giovane da provare a guardare altrove. E poi, nel giardino fatato, c’è l’incontro con Massoud, l’amichetto coetaneo dai vestiti logori, che si arrampica impavido sul muro della villa e arriva dall’esterno, con la sua dolcezza, la sua vita, la sua polvere, la sua povertà e la sua storia. Uno scambio di maglietta arancione, una complicità legata alla scoperta di una gatta con i gattini e l’amicizia supera ogni ostacolo, ogni divisione, ogni differenza, ogni religione, ogni diffidenza, ogni confine, ogni barriera, ogni pregiudizio, ogni tempo, ogni malinconia. Mangiucchiando fichi, mandorle e pistacchi, in quelle che tutti chiamavano la casa celeste. L’azzurro è riposante, tranquillizzante, come il cielo abbraccia e fa sparire ogni paura.

Ma come sempre accade, arriva il momento di andarsene, perché nonostante gli sforzi e l’impegno, il mondo esterno è diventato davvero troppo pericoloso. E allora Elena, Chiara e Paolo devono rientrare a Roma, lasciando il padre a coprire da solo il suo difficile incarico istituzionale. Il rientro è difficile, per quello che si è visto, per quelli che si sono lasciati là, da Moretto a Massoud, per quanto non si potrà mai dimenticare, inclusa, soprattutto, la libertà dorata di quel giardino che permetteva di andarsene in giro a piedi nudi e non chiedeva di capire le scuole, gli alunni viziati e il rumoroso caos cittadino.

Come si poteva pensare ai cinema e ai divertimenti quando si era toccata l’anima amara della guerra? Come si poteva vivere normalmente? Quando si vive in paesi con storie difficili non si torna mai gli stessi. Si ritorna cambiati, irrimediabilmente diversi. Ammetto di saperne qualcosa, ammetto che le priorità diventano altre, che si capiscono a fatica i litigi, le rimostranze e i bisogni dei coetanei. Non si è migliori, nessun giudizio, ma si dà importanza a cose diverse. Semplicemente. Per questo Chiara, l’anno successivo, d’estate, sarebbe tornata a Teheran, a trovare il padre, in luogo che molti amici italiani nemmeno conoscevano sul mappamondo. Quel giardino all’ombra delle sirene del coprifuoco l’aveva plasmata, lei era cambiata, fino ad oggi, lo sarebbe stata per sempre. Il grande poeta Ferdowsi vegliava su di lei, dalla piazza romana a lui dedicata.

cover_9788866326533_516_600Chiara Mezzalama, Il giardino persiano, edizioni e/o, 2015, 192 p.

LA SEGNALAZIONE
Forza e dignità di Frida Kahlo nelle fotografie di Leo Matiz

Durante la sua vita pittorica, meno di trent’anni in tutto, Frida Kahlo dipinse più di cinquantacinque autoritratti su centoquarantatre dipinti noti. Bloccata a letto dopo il terribile incidente in cui fu coinvolta nel settembre del 1925, neanche diciottenne, si ritrovò per lungo tempo in compagnia di se stessa. Con la colonna vertebrale spezzata in tre punti e la gamba sinistra fratturata in undici punti, non solo sopravvisse, stupendo i medici che la visitarono, ma scoprì di avere un motivo in più per vivere: la pittura. Grazie a una struttura che le madre fece costruire nella sua camera, che comprendeva un grande specchio e una base in legno, la giovane artista produsse opere in cui il simbolismo cristiano si amalgama con quello azteco, unendo la tradizione india con quella europea.
Lo sguardo di questa donna è magnetico, le espressioni forti, non negano nulla allo spettatore, che si lascia indagare dagli occhi attenti dell’artista, occhi che lasciano trasparire la forza, l’intelligenza e l’ironia di chi non ha timore di mostrarsi per quello che è. Così la conobbe Diego Rivera quando, lavorando nell’anfiteatro Bolivar, fu interrotto da una ragazzina di appena quattordici anni, che gli chiese senza imbarazzo di poterlo osservare mentre lavorava. Vent’anni più di lei, Diego era per la giovane Frida una leggenda, un eroe che aveva viaggiato per il mondo per poi tornare in Messico mentre lei, parte della generazione nata con la rivoluzione (che portò fine alla dittatura del generale Porfirio Diaz), ne portava dentro gli ideali.

La forza del suo carattere, la dignità che il suo sguardo emanava, la si ritrova immutata nelle fotografie di Leo Matiz, esposte dal 14 gennaio al 28 febbraio a Bologna, presso Ono Galleria di Arte Contemporanea.

Fotoreporter colombiano, considerato uno dei principali esponenti della fotografia del Novecento, Leo Matiz fu un’artista poliedrico: editore, fotografo, gallerista (il primo a esporre l’artista Fernando Botero, nel 1951) e attore, viaggiò per i continenti cogliendo con sensibilità “l’attimo decisivo”. Fu protagonista di uno dei momenti più fecondi della fotografia e del cinema messicano e durante il suo soggiorno in questo paese, dal 1940 al 1948, conobbe e divenne amico di Frida Kahlo e del marito Diego Rivera, che fotografò nel quartiere in cui l’artista nacque, Coyoacan, e nella casa in cui la coppia visse, conosciuta come “Casa Azul”.

Le fotografie esposte, quasi tutte in bianco e nero, esaltano la grande personalità dell’artista, creando un alone di fascino e riverenza, che riempie gli ambienti: non servono sfondi studiati o impreziositi, l’intensità e il carattere di Frida Kahlo emergono anche quando è ritratta stesa su un prato o davanti a un muro spoglio.

Al piano superiore della galleria, un vero e proprio concept store, sono esposti, tra vinili e coloratissimi libri, alcuni degli schizzi preparatori della fumettista e illustratrice Vanna Vinci che, dopo la biografia a fumetti sull’artista polacca Tamara De Lempicka, icona dell’art decò, il prossimo autunno ne pubblicherà una dedicata a Frida Kahlo .

Sarà possibile visitare la mostra “Frida Kahlo. Fotografie di Leo Matiz” fino al 28 febbraio, presso Ono Galleria di Arte Contemporanea a Bologna, in via Santa Margherita. In contemporanea, la mostra Shepard Fairey: Obey.

mostra frida kahlo

C’è luce e luce

La luce del sole illumina i mattoni e accende di luce anche i lampioni che attenti la conservano per tutta la notte, come fanno le lucciole d’estate a frotte.

In foto: lampioni a muro in via delle Vecchie a Ferrara.

Immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

Famiglie nonostante la legge

30 gennaio 2016: torna a Roma il “Family Day”, organizzato dal Comitato “Difendiamo i nostri figli”, con la partecipazione e la ‘benedizione’ di buona parte del mondo cattolico italiano, in difesa della famiglia tradizionale contro il ddl sulle unioni civili in discussione in questi giorni in Parlamento. Mi è tornato in mente questo brano di “In nome della madre” di Erri De Luca (Feltrinelli, 2015): è uno scambio fra altri due genitori alle prese con la formazione di una famiglia fuori da ogni legge del tempo.

erri de luca
Erri De Luca

“Da una parte noi, dall’altra tutti loro, una delle due dev’essere nel torto, Iosef. Siamo nel giusto, ma è possibile che tutta la comunità sia nell’errore?” Lodicevo non per un dubbio, ma per ascoltarlo.
“Nessuno ha torto Miriam. Il fatto è che tu sei la speciale eccezione e loro non hanno cuore sufficiente per intenderla e giudicarla. E’ una faccenda che ha bisogno di amore a prima vista, mentre loro si ingarbugliano sui codici, le usanze. Per loro tu sei pietra d’inciampo, per me sei la pietra angolare da cui inizia la casa”.
Iosef con il suo esempio prova a spiegare l’amore alla legge.
(Erri De Luca)

Gandhi

La grande anima

patti-smithScomparì oggi, 68 anni fa, uno dei personaggi più illustri e di rilievo del nostro tempo: Gandhi, riconosciuto da tutti come il Mahatma, la grande anima. Proprio a Gandhi e al movimento non violento indiano da lui fondato, Patti Smith nel 2004 dedicò un brano intitolato “Gandhi” contenuto nell’album “Trampin’”

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta…

Cali di pressione alla rete idrica del comune di Poggio Renatico e in alcune località del comune di Ferrara

da: ufficio stampa Hera

Hera informa che a seguito di lavori di manutenzione idrica, dalle ore 14 di lunedì 1 febbraio alla notte tra martedì 2 e mercoledì 3 febbraio, si potranno verificare cali di pressione della rete idrica nel comune di Poggio Renatico e nelle località di San Martino, Montalbano e San Bartolomeo in Bosco in comune di Ferrara.

Durante i lavori e nelle ore successive saranno possibili lievi intorbidimenti dell’acqua, che si risolveranno dopo qualche istante di scorrimento.

In caso di maltempo l’intervento sarà eseguito nei giorni successivi.

Bondeno: da lunedì inizia la raccolta dei rifiuti porta a porta

da: relazioni esterne AREA spa

Bondeno, 29 gennaio 2016 – Mancano pochi giorni all’avvio della raccolta rifiuti ‘porta a porta’ a Bondeno: da lunedì 1 febbraio nel capoluogo partirà il nuovo sistema di raccolta, che a regime prevede l’eliminazione dei tradizionali cassonetti (rimarrà solo la campana del vetro) e il ritiro a domicilio in orari e giorni fissati dal calendario consegnato ad ogni utenza insieme al kit per la raccolta

«L’avvio del nuovo sistema di raccolta terrà conto delle esigenze particolari», assicura l’assessore Marco Vincenzi. «A questo riguardo il Comune di Bondeno ha ampliato gli orari di esposizione  dei rifiuti, soprattutto per venire incontro ai cittadini anziani. Nei mesi invernali (dal primo ottobre al 31 marzo) l’esposizione è prevista dalle 20 alle 6, in quelli estivi (dal primo aprile al 30 settembre) dalle 22 alle 6».

«Per consentire a tutti di acquisire familiarità con il nuovo sistema, è previsto un periodo di ‘rodaggio’, durante il quale i cassonetti rimarranno sul territorio e sarà dato modo ai cittadini di prendere dimestichezza e acquisire gli automatismi necessari» ha spiegato il direttore generale di Cmv, Daniele Ceccotto.  «Siamo comunque a completa disposizione per segnalazioni e interventi, anche attraverso il  numero verde 800-774750».

La distribuzione dei kit per la raccolta – composti principalmente da sacchi e bidoni per cinque tipologie di rifiuto  – si sta concludendo in questi giorni. I cittadini che non sono stati trovati in casa al momento della consegna potranno andare a ritirarlo al deposito CMV, Via Tassi, 12 (zona Stazione, con ingresso da via Rossaro) sabato 6 febbraio dalle 8 alle 13, oppure, a partire dal 9 febbraio, tutti i martedì dalle 8 alle 14.

L’avvio del nuovo sistema è stato preparato da un fitto calendario di incontri, tra novembre e dicembre, in cui sono state illustrate le modalità della raccolta porta a porta, alla presenza dell’assessore Vincenzi e dei tecnici Cmv e Area. Il servizio sarà svolto infatti in collaborazione tra le due aziende, che si stanno accingendo alla fusione.

Nelle frazioni – dove sono in corso gli incontri informativi – la partenza del servizio è prevista per il primo
aprile.

Domani sera la voce soul di Giò De Luigi al Sax Pub Cafè

da: organizzatori

Nuovo appuntamento live domani sera, sabato 30 gennaio, al Sax Pub Cafè di Lugo di corso della Repubblica 4, di fronte al Pavaglione.

Sul palco il cantante ravennate Giò De Luigi, voce calda e potente – già finalista da ragazzo al Festival delle Voci Nuove di Castrocaro – che ama da sempre le atmosfere soul e blues, grazie alla timbrica tipicamente “black”. Nel suo curriculum, anche la presenza nella formazione che, all’inizio dello scorso decennio, ha ridato vita allo storico gruppo dei “Giganti”. Lo accompagna alla chitarra Marco Rosetti, per una serata che si preannuncia intensa e coinvolgente.

Il concerto inizierà alle 22.15.

Domenica 31 gennaio le ginnaste ferraresi parteciperanno al Campionato Regionale di Specialità

da: ufficio stampa Associazione Ginnastica Estense “O. Putinati”

Il 2016 agonistico delle ginnaste ferraresi dell’Associazione Ginnastica Estense O. Putinati inizia con il Campionato Regionale di Specialità che si svolgerà domenica 31 Gennaio 2016, con inizio gare alle ore 09:30, presso il Palazzetto dello Sport di Cervia Via Pinarella, 66 a Pinarella di Cervia. Le atlete che rappresenteranno Ferrara in questa importante competizione sono, per la categoria Junior Individuali, Sara Bersanetti, Giulia Perinati, Elisa Maldini, Ester Podiani ed Alice Trombetta. Saranno impegnate, per le coppie al cerchio ed alle clavette Maldini Elisa con Pellielo Irene e Perinati Giulia con Bersanetti Sara.