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Giorno: 2 Gennaio 2016

IL COMUNICATO
La scomparsa di Mariangela Tempera nel ricordo di Daniele Seragnoli e di Paola Spinozzi

da: ufficio comunicazione eventi Unife

“Ricordo di Mariangela Tempera” di Daniele Seragnoli
Fu nel novembre 1987 che per la prima volta misi ufficialmente piede nell’allora Facoltà di Magistero. Primo giorno di servizio e subito il primo consiglio di Facoltà al quale mi avvicinai con un po’ di timori da novizio. Appena misi piede nell’aula, una persona si alzò dalla prima fila e mi venne incontro con un gran sorriso e una stretta di mano. “Sono Mariangela Tempera, abbiamo un’amica comune docente di inglese a Bologna, tu sei quello che viene dal DAMS ma sei normale! Siedi vicino a me che ti spiego chi sono e di cosa si occupano tutti i colleghi che ora entreranno in aula”. E così fu, con quel primo approccio diretto, senza filtri, e immediato, tipico di Mariangela, come averi capito nel corso degli anni. L’accenno al mio essere “normale” si riferiva alla mia formazione damsiana, per via delle false leggende dell’epoca su quel corso di laurea, ovvero non ero alternativo, ero vestito non da “artistoide” eccentrico, non recavo tracce di subcultura punk.
Ci occupavamo entrambi di teatro, e da quel primo incontro iniziarono le successive discussioni su Shakespeare, l’interesse di Mariangela durato una vita, con una competenza per la quale ho sempre nutrito una enorme ammirazione e forse anche un po’ di invidia. In realtà, come mi è capitato di ripetere molte volte nel corso di comuni incontri pubblici, Mariangela non era una studiosa di “Willie”, ma Shakespeare redivivo a distanza di secoli. Come avrebbe altrimenti potuto conoscere e farci conoscere e amare tanti segreti, tanti meccanismi, tanti messaggi più o meno occulti, leciti o scabrosi, tra le pieghe del suo teatro? Insegnandoci che quel teatro, come gran parte del teatro, era genuinamente popolare, per colti e incolti, per aristocratici e puttane e ubriaconi, e che la grandezza di Shakespeare consisteva proprio nel sapere toccare tutti i cuori.
I ricordi potrebbero essere tanti, ma bastino alcuni episodi e tappe esemplificativi. Tra tutti l’ostinazione e la battaglia condotta per aprire a Ferrara un Centro Shakespeariano con una raccolta video rara e direi quasi unica al mondo, diretto con passione e non comune competenza. La caccia al film con citazioni shakespeariane alla quale mi ha invitato e incalzato per anni, battendomi sempre sul tempo e felice quando tornava da qualche viaggio con un nuovo cimelio scovato in un remoto angolo della Corea. Ma non era, la sua, un banale vocazione al collezionismo. Quel Centro è stato, ed è, una fucina incomparabile. Se oggi vi sono a Ferrara e dintorni molti spettatori adulti che vanno a teatro e capiscono e apprezzano ciò che vedono, è perché da bambini hanno goduto delle lezioni di Mariangela che, a mo’ di moderna vestale, portava il verbo shakespeariano nelle scuole, inventando anche il concorso di messa in scena a confronto sul testo teatrale scelto anno per anno. Imparare il teatro facendolo, non solo leggendolo. Perché è solo col fare scenico che se ne possono capire i meccanismi e il funzionamento, lontano da visioni critiche idealistiche, estetizzanti e il più delle volte fuorvianti. Ricordo in particolare il fascino di una lezione sulle regie shakespeariane di Peter Brook, che Mariangela smontò e rimontò pezzo dopo pezzo facendoci capire le intenzioni del drammaturgo ma soprattutto le genialità della trasposizione scenica e delle visioni registiche. Un sapere raro, difficilmente riscontrabile anche nella migliore critica teatrale, tramite il quale sono stati educati migliaia di bambini, di ragazzi e adulti, condividendo il teatro – “dal testo alla scena” – come pratica e arte del fare materiale, tanto meglio se ammantata di poesia e fantasia.
In ciò l’ha aiutata sicuramente il suo carattere, diretto e immediato, spesso aggressivo e cinico, l’andare al sodo senza perifrasi o giri di parole, anzi mettendo a nudo ciò che la parole spesso nascondono. La classica “antipatica” in commedia o in un film di caratteri. Ma è proprio questo suo atteggiamento che le ha consentito di essere oggettiva, quasi fredda e distaccata, nell’analisi critica, salvo poi restituirci una visione dell’opera diversa, costringendoci a uscire da una banale cattura emotiva o pseudo tale, per cogliere la bellezza del contenuto e della forma espressiva. Con un linguaggio adeguato a tutte le età del suo vasto uditorio.
Siamo all’inizio dell’anno di un importante centenario shakespeariano per il quale Mariangela lavorava da tempo anche in un contesto internazionale. Stavamo progettando un intervento con gli allievi del nostro Centro teatrale del cui direttivo Mariangela faceva parte fin dal 1993. Come ha scritto un collega del nostro comune Dipartimento di Studi umanistici nell’immediatezza della notizia della scomparsa, è ingiusto che ciò sia avvenuto proprio sulla soglia di tale anniversario. Uno tra i più importanti registi maestri del ‘900 francese commentando l’improvvisa morte di uno dei suoi attori scrisse: Seroff andandosene porta via con sé tutti i personaggi ai quali ha dato vita nel corso della sua carriera, perché quando un attore muore i suoi personaggi muoiono con lui. Di Mariangela ci mancheranno l’acume, il cinismo, il suo sguardo critico anche sulle questioni universitarie. Ci mancherà soprattutto il suo ultimo e incompiuto libro del quale parlava da tempo: un catalogo delle citazioni e situazioni shakespeariane nel cinema di tutti i tempi e latitudini, compresi i famosi film coreani sconosciuti anche ai più incalliti cinefili delle notti televisive, “rapinati” non si sa come. La ricordiamo perennemente piegata sul computer alla ricerca di chissà quale altro rara “reliquia”.
Spesso mi incalzava con la sua inconfondibile risata: avresti mai immaginato di trovare Skakespeare in… e snocciolava titoli di western o film di Pierino di terza categoria se non peggio? O pubblicità televisive. No, Mariangela, non potevo immaginarlo poiché io al massimo mi fermo alle frasi che avvolgono cioccolatini di una nota marca. E soprattutto perché non sono Shakespeare reincarnatosi in te, come mi sono sempre ostinato a credere e continuerò a dire. E’ ingiusto sì che tu te ne sia andata sulla soglia del 2016, ma a differenza degli attori che portano con sé tutti i loro personaggi, tu ci hai lasciato tracce tangibili, nelle tue pagine, nelle lezioni, nel patrimonio del Centro Shakespeariano che dovrà continuare a divulgare cultura e passione per il teatro, nel ricordo dei tanti allievi universitari che hai formato come spiriti critici e anticonformisti, di chi ha partecipato alle tue conferenze, di coloro con cui hai discusso e litigato mandandolo anche a quel paese. Why not? altrimenti non saresti stata una, per fortuna indomita, “bisbetica” shakespeariana.
“Shakespeare(s) per Mariangela Tempera” di Paola Spinozzi
Mariangela Tempera è stata una studiosa della letteratura e della cultura inglese alla Facoltà di Magistero di Ferrara, divenuta Facoltà di Lettere e Filosofia, e recentemente Dipartimento di Studi Umanistici. Un dato solo apparentemente neutrale, che mette in risalto la sua appartenenza all’Ateneo estense. Una denotazione piana, alla quale la sua personalità ha dato connotazioni forti. Innanzitutto con una chiara predilezione per il ragionamento controintuitivo. Le affermazioni di Mariangela coglievano sovente di sorpresa, sapevano generare una sorta di stupore, finanche di trasalimento. Della sua persona risalta il modo di schernire i sofismi, esprimendo sovente valutazioni sofisticate; di aderire al realismo, al pragmatismo, al buon senso, che certe volte pareva senso comune ed era piuttosto il distillato di valutazioni lucide e acute. Offriva l’altro lato, sia di fronte a un apprezzamento o a una critica rivolti ad altri o a lei, e anziché rafforzarli preferiva metterli sottosopra, sovvertirli; non tanto per il puro gusto di farlo, ma per provocare altro pensiero e anche perché preferiva esprimere la sua voce piuttosto che allinearsi. Si discostava dal patetismo, con un moto di fastidio, e pure con il pathos aveva un rapporto intenso; suscitando simpatia come pure, volutamente, antipatia. Mentre si è costantemente affidata a un robusto senso dell’umorismo, dell’ironia e dell’autoironia, alcune volte ha mostrato certe fragilità, certe delicatezze.
Alle istituzioni ha attribuito un valore molto alto, nutrendo un processo dialettico di costante decostruzione e ricostruzione. Anche nelle sue ricerche ha perseguito percorsi con polarità forti. Ha studiato approfonditamente il teatro inglese del Rinascimento e di Shakespeare, oltrepassando poi la prima età moderna per dedicarsi, con sommo diletto, alla ricezione del drammaturgo nella letteratura popolare e nella cultura contemporanea. Sostenuta da una conoscenza smisurata del cinema, ha esplorato, con tenacia di detective, gli adattamenti cinematografici dell’opera shakespeariana. Dopo avere fondato la collana Shakespeare dal testo alla scena presso la casa editrice CLUEB di Bologna nel 1982, ha curato ben quattordici volumi monografici.
Nel 1992 ha inaugurato il Centro Shakespeariano, fondato grazie a un accordo – da lei fortemente voluto – fra l’Università e il Comune di Ferrara; un’istituzione che si è affermata in Italia grazie alla capacità della sua Direttrice di accogliere studiosi e studenti e collegare la ricerca universitaria e la didattica nelle scuole secondarie. Per Mariangela il teatro di Shakespeare si è esteso dallo studio testuale allo staging, dalle regie alle parodie. Interpretazione e divulgazione, teoria e prassi promosse attraverso il coordinamento di mostre, seminari e convegni.
Mariangela è stata una studiosa europea e internazionale che ha dialogato vivacemente con studiosi di vari continenti. Fra il 1998 e il 2002 ha diretto un gruppo di ricerca all’interno dello European Thematic Network Project Comparative Studies. Theory and Practice, coordinato da Vita Fortunati dell’Università di Bologna. Nel 2002 gli esiti sono stati pubblicati nel volume Exploring Cultural Practice in an International Context curato con Mariacristina Cavecchi dell’Università Statale di Milano.
Appena giunta all’Università di Ferrara, nel 2001, iniziai a lavorare con Mariangela in una prospettiva di studi comparati fra la letteratura e le arti visive. Nel 2003 il Palazzo dei Diamanti ospitò la mostra Shakespeare nell’arte. Nello stesso anno, a marzo, organizzammo il convegno Metamorphosing Shakespeare. Mutual Illuminations of the Arts, ospitando relatori internazionali i cui contributi sono raccolti nel volume curato da Mariangela e Patricia Kennan dell’Università di Milano – Bicocca.
Alla Comunità Europea presentammo il Socrates Intensive Programme European Shakespeares: Towards an Integrated European Curriculum che fu finanziato per tre anni consecutivi, dal 2004 al 2006. Di quegli anni, oltre all’apprezzamento degli studenti ferraresi, delle Università di Porto e di Utrecht e della Freie Universität di Berlino, che presero parte al programma, voglio ricordare una poesia à la Shakespeare composta da Manfred Pfister della Freie Universität: “Sonnet 18 (for Mariangela from Manfred, at the conclusion of the first Ferrara IP 2004)”: “Shall I compare thee to a pumpkin pie? / Thou art more lovely and more tempera”. L’Intensive Programme ha continuato ad ampliarsi all’Università di Porto con il titolo Shakespeare and European Culture: Texts and Images Across Borders e poi alla Univerzita Karlova di Praga con il titolo European Identities: Memory, Conflict and Commerce in Early Modern European Culture, la cui ultima edizione si è svolta nel maggio 2014.
Il Presidente dell’Associazione Italiana di Anglistica, Giovanni Iamartino, mette in luce la competenza di Mariangela nell’organizzazione di eventi culturali, fra cui il Seminario AIA svolto all’Università di Ferrara nel maggio del 2015. Dedicato a Twelfth Night dal testo alla scena e coordinato da Mariangela e Keir Elam dell’Università di Bologna, il seminario ha coinvolto soprattutto, e significativamente, gli studiosi in formazione. Romana Zacchi dell’Università di Bologna e Paola Pugliatti dell’Università di Firenze pongono in rilievo il ruolo fondamentale di Mariangela sia nell’ambito della European Shakespeare Research Association – ESRA sia all’interno della Italian Association of Shakespearean and Early Modern Studies – IASEMS. Apprezzando la sua attività nella International Shakespeare Association, Attila Kiss dell’Università di Szeged in Ungheria ne sottolinea la ricerca innovativa e originale; Martin Procházka della Univerzita Karlova di Praga ricorda “her contributions to the seminars at several Stratford Shakespeare Conferences and to our panel on Shakespeare under the Habsburg Empire at the Prague Shakespeare Congress” nel 2011.
Coloro che hanno lavorato con Mariangela sorrideranno leggendo che Rui Carvalho Home dell’Università di Porto celebra “her unmistakable mix of scholarship and iconoclasm”. Assecondando la predilezione di Mariangela per il sottile paradosso, noto che il suo contributo magistrale agli Shakespearan Studies si irradia, transnazionale e intermediale, estendendosi agli studi di letteratura comparata e planetaria.

Il 9 e 10 gennaio il Dosso Dossi riapre le porte al pubblico

da: ufficio stampa Liceo Artistico Dosso Dossi

Per una scelta creativa… Liceo Artistico Dosso Dossi, via Bersaglieri del Po 25 a Ferrara, telefono: 0532 207416.

Sabato 9 e Domenica 10 il Dosso apre le porte al pubblico. Sabato 15/17.30, presentazione alle 15.30; domenica 10/12.30, presentazione alle 10.30. Galleria aperta sabato e domenica dalle 16 alle 18.30.

Svolta il 29 dicembre scorso l’assemblea provinciale dedicata ai giovani agricoltori

da: ufficio stampa e comunicazione Cia Ferrara

L’accesso alla terra, la riduzione dell’Imu e il futuro dei giovani agricoltori al centro dell’incontro annuale degli associati a Cia Ferrara

Un’assemblea provinciale completamente dedicata al ruolo dei giovani in agricoltura quella organizzata da Cia Ferrara lo scorso 29 dicembre presso l’Agriturismo “La Rocchetta” di Ferrara. Giovani protagonisti del futuro dell’economia agricola, ma ancora “bloccati” sotto molti punti di vista, primo fra tutti il difficile accesso alla terra per chi non ha una storia agricola famigliare. Nel corso dell’assemblea il presidente provinciale, Stefano Calderoni, ha fatto il punto sui provvedimenti urgenti e necessari per cambiare le regole di accesso al settore e consentire a una nuova generazione di produttori di mettere a disposizione competenze e spirito di iniziativa per dare un volto nuovo all’agricoltura.
«Sembra quasi una banalità affermare – ha spiegato Stefano Calderoni, in apertura di assemblea – che i giovani sono il futuro del mondo agricolo, quelli che dovranno raccogliere il testimone e dare nuova linfa e slancio al settore. Sarebbe una banalità se il cosiddetto ricambio generazionale fosse un processo scontato e semplice. Ma sappiamo tutti che non è così e che per un ragazzo diventare agricoltore è un percorso a ostacoli: il primo e più grande è accedere alla terra, in particolare per chi non può contare su un terreno di famiglia. Per iniziare a cambiare questa tendenza la nostra associazione – ha continuato Calderoni – ha chiesto, proprio in questi giorni, di inserire nel “Progetto Comacchio 2015/2020” (un patto tra istituzioni e tutti gli attori sociali per lo sviluppo territoriale) la concessione delle terre pubbliche comunali ai giovani agricoltori under 40. Un’idea che vorremmo estendere a tutti i Comuni del territorio, per mettere a disposizione molti ettari di terreno che diventerebbero produttivi e sarebbero così fortemente valorizzati. Un altro provvedimento che stiamo proponendo sempre a livello comunale è la riduzione dell’Imu per chi affitta un terreno a un giovane agricoltore, almeno per quelli che abbiano una parentela di primo grado con l’affittuario. Perché è vero che è più semplice affittare la terra piuttosto che acquistarla ma è altrettanto vero che gli affitti sono alti – chi affitta paga le tasse sui terreni che gravano ovviamente sul canone d’affitto – e sicuramente ridurre le tasse potrebbe incentivare il passaggio dei terreni. I giovani agricoltori sono ormai diplomati o laureati, hanno spirito imprenditoriale e voglia di cambiare profondamente l’agricoltura, portando innovazione e nuove idee. E sarebbe un vero spreco di competenze e iniziativa vedere un’intera generazione tagliata fuori da un settore fondamentale per l’economia.»
E se l’assemblea di Cia Ferrara ha guardato decisamente verso il futuro non è mancato un importante momento dedicato alla sua storia. E’ stato, infatti, consegnato un importante riconoscimento a dieci soci fondatori di Cia Ferrara: Giovanni Ghedini, Rino Caselli, Manes Gnani, Osvaldo Marchesi, Delvino Bui, Giuseppe Frignani, Andrea Bersani, Giacinto Ghirardelli, Angelo Felloni e Ferdinando Badiale. Un modo per valorizzare il loro ruolo di i protagonisti in momento storico fatto di lotte e grande impegno per costruire le fondamenta dell’associazione.

Meis 2016: prosegue la mostra “Torah fonte di vita”

da: Ufficio Stampa MEIS

Una buona affluenza nel 2015 e il prolungamento a tutto il 2016, con alcune novità.

Chiude l’anno con un bilancio positivo e già riparte, la mostra “Torah fonte di vita. La collezione del Museo della Comunità Ebraica di Ferrara”, allestita a Ferrara presso la sede della Fondazione MEIS (Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah), in Via Piangipane 81.
E può considerare centrato il duplice obiettivo da cui muoveva: conservare e valorizzare i tesori del patrimonio culturale ebraico, e restituire alla città una parte importante della sua identità, consolidando il ruolo del nascente MEIS come luogo di testimonianza e incubatore di nuove idee.
Promossa dalla Fondazione MEIS, dalla Comunità Ebraica di Ferrara, dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e dal Comune di Ferrara, cuore dell’esposizione è una selezione di oggetti d’arte cerimoniale e di libri provenienti dal Museo Ebraico della Comunità di Ferrara, la cui sede è stata gravemente lesionata dal terremoto del 2012 ed è tuttora chiusa al pubblico.
“Torah fonte di vita” indaga la centralità che il testo fondante della religione ebraica riveste nella vita del singolo ebreo e della comunità, scandendone le fasi della vita. Ecco, allora, che alle tre sale nelle quali si sviluppa l’allestimento corrispondono i diversi momenti nei quali l’individuo entra in contatto con la Torah: la sinagoga e la comunità, con la lettura durante le preghiere; il rito pubblico e quello privato, affrontati attraverso gli oggetti di arte cerimoniale ebraica; lo spazio dedicato ai testi e al pensiero ebraico nelle sue numerose declinazioni.
Se tra le novità in cantiere c’è la realizzazione di un percorso rivolto ai bambini, con giochi interattivi e altre iniziative a misura di piccolo visitatore, le conferme comprendono i laboratori avviati con il Liceo Artistico “Dosso Dossi” e con il Liceo Scientifico “A. Roiti” di Ferrara, in collaborazione con l’Istituto di Storia Contemporanea, per approfondire il contributo dei musei, in generale, e del MEIS, in particolare, alla conservazione della memoria e stimolare la riflessione delle giovani generazioni su pagine dolorose della storia del XX secolo.
Riflessioni che non sono mancate anche tra il pubblico di “Torah fonte di vita”, che ha potuto segnalare le proprie domande, dubbi e curiosità sulla cultura ebraica, scrivendole su un apposito pannello presente nell’ultima sala della mostra, dove a ciascuna richiesta è poi stata data puntualmente risposta. Molto gettonato il tema dell’alfabeto ebraico: in tanti hanno chiesto come si scrive il loro nome in ebraico, manifestando così una significativa disponibilità a vedersi rappresentati in una lingua differente.
Fino al 31 marzo, “Torah fonte di vita” sarà aperta dal martedì al giovedì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17, il venerdì dalle 10 alle 15 e la domenica dalle 10 alle 18. Dal 1 aprile al 30 settembre, dal martedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17, e la domenica dalle 10 alle 18. Le festività ebraiche corrisponderanno, invece, a giorni di chiusura.
Il biglietto d’ingresso intero costa 4 €, mentre chi presenterà la MyFE Card avrà diritto al biglietto ridotto (3 €); entrano gratis gli under 18 anni e gli insegnanti accompagnatori.

Hansel e Gretel alla Sala Estense: lunedì 4 gennaio la rassegna “Babbo Natale, Gnomi e Folletti” si conclude con Il Baule Volante

da: ufficio stampa Il Baule Volante

Lunedì 4 Gennaio alle ore 16,00 alla Sala Estense (Ferrara, Piazza Municipale) la diciassettesima edizione della rassegna natalizia “Babbo Natale, Gnomi e Folletti” si chiude con l’ultimo appuntamento a teatro. E’ la volta della compagnia di casa: Il Baule Volante di Ferrara, presenta il nuovo spettacolo Hansel e Gretel: un lavoro intenso, forte e poetico che parla al cuore.

Una casa nel bosco, una famiglia in difficoltà.
Due bambini, soli, di fronte alla durezza del mondo e al buio del bosco sono i protagonisti di questa fiaba classica, antica, antichissima ma sempre urgente da raccontare, da vivere e da affrontare.
Perché ci può accadere di perderci nel bosco? Perché le persone più care, di cui più ci fidiamo possono arrivare ad abbandonarci? Perché possiamo fare pessimi incontri e andare incontro a gravi pericoli quando siamo soli e lontani da casa? E come fare per affrontare le più grandi paure che si annidano del profondo del nostro cuore?
Hansel e Gretel vengono abbandonati a se stessi nel folto di un bosco scuro e pericoloso e non arriverà una fata buona o un oggetto magico a salvarli, devono cavarsela da soli. Ma soli non sono veramente: sono insieme, si stringono la mano, si aiutano, si fanno coraggio… e coraggiosamente andranno incontro al loro destino…
Il nuovo lavoro che vede la sinergia fra Il Baule Volante ed Accademia Perduta/Romagna Teatri prosegue e conclude la trilogia della narrazione iniziata nel 2002 con Il tenace soldatino di stagno e altre storie e proseguita nel 2005 con La Bella e la Bestia, per la regia di Roberto Anglisani – il maggior narratore italiano di teatro per ragazzi – che, nella tessitura e nell’invenzione della narrazione a due voci, ha trovato un mezzo espressivo nuovo, efficace e coinvolgente.
Nasce così una storia ricca di fascino e di emozione, in cui cerchiamo di mostrare i significati nascosti attraverso la parola ed il movimento. Lo spettacolo utilizza, infatti, principalmente la tecnica del racconto orale, con la sua essenzialità ed immediatezza. Ma spesso la parola si fonde al movimento espressivo o lascia completamente lo spazio a sequenze di “gesti-sintesi”, nel tentativo di cogliere l’essenza più profonda del racconto, con pochi oggetti e costumi, lasciando alla voce e al corpo tutta la loro forza evocativa.
Uno spettacolo, adatto ai più grandi, recentemente presentato al Festival Una Città in Gioco di Vimercate, dove ha riscosso un enorme successo di pubblico ed è stato recensito in modo entusiastico dal maggior giornalista italiano del Teatro Ragazzi.
Lo spettacolo si rivolge a tutti i bambini dai 6 agli 11 anni.
Inizio spettacolo: ore 16,00 (la biglietteria apre a partire dalle ore 15,00)
Biglietti: bambini € 5,00, adulti € 6,00
Informazioni: Il Baule Volante – Andrea Lugli – Paola Storari 0532/770458 – 347/9386676.

Domani tutti a Ferrarafiere con le attrazioni di Winter Wonderland – Natale in Giostra

da: ufficio stampa Ferrara Fiere Congressi

Mentre fervono i preparativi per l’arrivo della Befana, le trenta giostre e attrazioni di Winter Wonderland – Natale in Giostra, l’evento organizzato da Catterplanet e F.lli Bisi (partner Ferrara Fiere), non si fermano un istante e propongono anche per la giornata di domani (domenica 3 gennaio, ndr) una formula ormai rodata di divertimento in sicurezza, nei confortevoli ambienti della Fiera di Ferrara.
Dalle 10.00 alle 21.00, alla manifestazione dei record – è l’appuntamento fieristico italiano più lungo e il parco divertimenti indoor più esteso (ventimila metri quadrati di superficie allestita) – funzioneranno a pieno regime l’autoscontro e il Brucomela, il Tagadà e il Castello incantato, le Waterball per camminare sull’acqua, il Free Fall per lanciarsi sui cuscini d’aria da un’altezza di sei metri, il labirinto di cristallo di Game City, il Saltamontes e il cinema 5D. E poi la pista di pattinaggio sul ghiaccio, la baby dance, il face painting, i laboratori (alle 10.30, 15.30 e alle 18.30), l’emozionante “Winter Circus” senza animali (11.00, 16.30 e 18.30), il “Ballo di Winterello” (la mascotte di Winter Wonderland) alle 17.00 e lo spettacolo di burattini mezz’ora dopo.
Per entrare a Winter Wonderland – Natale in Giostra, che proseguirà senza interruzioni per tutte le vacanze natalizie, fino a mercoledì 6 gennaio, per poi riprendere nei weekend del 9-10 e del 16-17 gennaio, il biglietto intero costa 4 € e quello ridotto 3. Sul sito winterwonderlanditalia.com è possibile acquistare il braccialetto giornaliero da 19,90 €, per avere accesso illimitato a tutte le giostre (ma non alla pista di pattinaggio). Ingresso gratuito per i bambini di altezza inferiore ai 90 centimetri e per tutti, dopo le 20.00.
Convenzioni alberghiere per i turisti interessati a soggiornare a Ferrara.
Winter Wonderland – Natale in Giostra è patrocinato dalla Regione Emilia-Romagna, dal Comune e dalla Camera di Commercio di Ferrara; main sponsor, McDonald’s e Cassa di Risparmio di Cento.

Al via la gara d’appalto per l’affidamento del servizio di tesoreria comunale nel Comune di Comacchio

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Nella sezione “Gare ed Appalti aperti” del sito comunale è consultabile e scaricabile la gara per l’affidamento del servizio di tesoreria con decorrenza dall’1 aprile 2016 al 31 dicembre 2018 compreso. All’interno del disciplinare di gara pubblicato con diversi allegati, tra i quali la convenzione del servizio e l’istanza di partecipazione, sono disponibili tutte le informazioni necessarie per presentare le offerte, che dovranno pervenire, secondo le modalità espressamente indicate, entro e non oltre le ore 12 di venerdì 29 gennaio 2016. Sono 3 le buste che gli interessati dovranno far pervenire all’Amministrazione Comunale, la prima contenente la documentazione amministrativa, la seconda con l’offerta tecnica e l’ultima con l’offerta economica. Per informazioni di natura amministrativa ci si dovrà rivolgere al Servizio Gare ed Appalti (tel. 0533/310110 oppure appalti@comune.comacchio.fe.it ), mentre per informazioni di carattere tecnico sarà necessario rivolgersi al Servizio Contabilità e Bilancio (tel. 0533-318571-578, e-mail: cristina.zandonini@comune.comacchio.fe.it ). L’apertura delle offerte avrà luogo il 1° febbraio 2016 alle ore 10 in seduta pubblica presso una sala della Residenza Municipale.
Qui di seguito si riporta il link per scaricare dal portale comunale il disciplinare di gara contestualmente ai suoi allegati:
http://www.comune.comacchio.fe.it/index.php/I-Servizi/Gare-appalti-e-contratti/Gare-e-appalti-aperti/Gara-per-l-affidamento-del-servizio-di-tesoreria-per-il-periodo-01-04-2016-31-12-2018

I saldi invernali in partenza da martedì 5 gennaio, l’intervento di Ascom Confcommercio Ferrara

da: ufficio stampa Ascom Ferrara

Saldi invernali in partenza martedì 5 gennaio a Ferrara come in pratica in tutta Italia e che rimarranno in funzione per i tradizionali 60 giorni (e cioè fino al 4 marzo). “Un ‘occasione – ricorda il presidente provinciale di Ascom Confcommercio Ferrara Giulio Felloni – per proposte che coniugano la qualità dei prodotti e professionalità del servizio a possibilità di fare acquisti assolutamente convenienti con sconti a partire dal 20% e dal 30 %. Consiglio i consumatori di servirsi dei loro negozi di fiducia e di valutare invece con più attenzione quelle situazione assolutamente estemporanee che nascono e muoiono solo in funzione del periodo di saldi. La merce in vendita deve essere infatti identica a quella messa in vendita nel resto dell’anno ed il consumatore deve avere la possibilità di verificare l’effettivo sconto praticato rispetto al prezzo di partenza”.
Un tema quello dei saldi al centro di un dibattito nazionale sul periodo di loro esecuzione: infatti sempre più spesso e da più parti – specie dalle grandi aree urbane – si chiede che negli anni a venire i saldi si svolgono a partire da dopo l’Epifania e non prima come invece accadrà anche per il 2016 ed infatti Federazione Moda Italia (Confcommercio) ha avviato un indagine in questa direzione tra gli operatori del settore tessile abbigliamento. Secondo le stime dell’Ufficio Studi della Confcommercio nazionale la spesa per i saldi per una famiglia media italiana sarà di 346 €uro (+3% rispetto al 2015). I settori di riferimento saranno tradizionalmente abbigliamento e calzature. I consumatori inoltre ritengono sempre più importante la qualità dei prodotti rispetto alla sola variabile del prezzo.
Tornando a Ferrara, un’opportunità in più sarà offerta dai parcheggi gratuiti sull’asse Cavour Giovecca (il 5 e 6 gennaio) ed il 5 gennaio proprio sul primo giorno di saldi di poter usufruire dell’autobus di linea con biglietto gratuito (reperibile a costo zero nella Tabaccheria in c.so Giovecca al civico 198/A) che permetterà dai Rampari San Rocco (parcheggi anch’essi gratis) di poter arrivare comodamente in centro storico.
“I saldi – riprende il presidente Felloni – saranno anche una cartina tornasole per capire se effettivamente si è stabilizzato lo stato di fiducia dei consumatori con un incognita in più di tipo ambientale quella legata all’emergenza smog e le conseguenti eventuali limitazioni veicolari: i provvedimenti di chiusura al traffico laddove sono state effettuati non hanno dato i risultati ipotizzati. Si deve operare in maniera strutturale – conclude Felloni che dallo scorso 11 dicembre è anche vicepresidente regionale di Confcommercio – svecchiando la flotta dei mezzi pubblici che deve essere assolutamente ecosostenibile e dall’altro realizzando asfalti innovativi che permettano di assorbire le polveri sottili. Altrimenti non si otterranno risultati apprezzabili sia sul lato della salubrità che della fruibilità della città”.

Aidaa denuncia Sgarbi: offende le capre

da: ufficio stampa Aidaa

Si apre con un esposto contro Vittorio Sgarbi alla procura della repubblica di Ferrara per verificare se l’uso spregiativo del termine “capra” che lo stesso critico d’arte usa a sproposito non sia un’incitamento al maltrattamento di animali, oltre che un uso scorretto della lingua italiana. Nella descrizione della specie animale capra infatti si legge che la stessa è tra gli animali più intelligenti che esistano. “E’ una provocazione la nostra – ci dice Lorenzo Croce firmatario della denuncia contro il professor Sgarbi – fatta contro chi delle provocazioni ha fatto un modo di vivere e quindi a lui chiediamo oltre che di smetterla di usare impropriamente il nome capra come epiteto anche di andare a vivere tre giorni con i pastori ed imparare pascolando le capre quando sono intelligenti quegli animali”.

L’OPINIONE
Vecchi incubi, nuove consapevolezze: tutte le sfumature della guerra

Quante guerre ci sono state dopo il ’45, dopo l’ultima che ha coinvolto direttamente l’Italia e che tutti gli italiani sono concordi a definire tale?
Wikipedia ne segnala 45 nel periodo che va dal 1946 al 1989; 22 dal 1990 al 2000; 13 dal 2001 al 2010 e, infine, 11 dal 2010 a oggi. Dalla fine del secondo conflitto mondiale ci sarebbero perciò state complessivamente 91 guerre, di cui ben 46 dal 1990.
Fino alla caduta del muro di Berlino sembrava tutto più facile: due blocchi contrapposti, due ideologie, opposti interessi; il bene di qua e il male di la, i buoni e i cattivi facilmente tracciabili a seconda della posizione politica scelta. Anche la guerra con tutte le sue brutture sembrava avere il suo posto in un mondo ragionevolmente ordinato e, in fondo, nessuna generazione europea aveva più avuto un’esperienza diretta in tal senso dalla fine del secondo conflitto mondiale. Ora le cose sembrano diventate molto più complicate e foschi scenari si prospettano anche agli Stati e alle popolazioni europee che, dopo i massacri delle due guerre mondiali, dopo una faticosa unione europea, sembravano aver fatto della pace una condizione stabile e irrinunciabile. Parte della confusione deriva certo dall’uso ostinato di vecchie categorie ormai obsolete e dalla mancanza di nuove categorie concettuali più adeguate per capire cosa sta succedendo. Nessuno però può negare che negli ultimi decenni ci sia stata una autentica rivoluzione (tuttora in corso) negli equilibri geopolitici planetari. Ed è proprio all’interno di questa che vanno collocati i conflitti e le guerre che insanguinano il mondo.

Se, dopo gli ultimi eventi parigini e i disordini crescenti nell’area mediterranea, fossimo in stato di guerra, come alcuni commentatori vorrebbero far credere, si tratterebbe di guerra del tutto ambigua e particolare, almeno rispetto a ciò che solitamente il senso comune immagina sia la guerra. Infatti, se con questo termine si intende “l’uso della forza delle armi per costringere un nemico a sottomettersi ai propri voleri”, allora l’Italia non è in guerra. Se, tuttavia, ammettiamo di far parte di una coalizione e definiamo la guerra in modo diverso, ovvero come  “usare tutti i mezzi, inclusa la forza delle armi e dei sistemi di offesa militari e non militari, letali e non letali per costringere un nemico ad accettare i propri interessi”, ebbene, allora è difficile pensare che non ci sia perlomeno un coinvolgimento in un qualche tipo di guerra.
Fatto sta che in un mondo fortemente interconnesso dalla tecnologia e altamente complesso, la nozione di guerra è cambiata e sono mutati anche i modi per concepirla e per condurla: certo le armi e gli eserciti restano importanti, ma accanto a questi si usano massicciamente e consapevolmente mezzi altrettanto violenti, anche se apparentemente meno sanguinari. La speculazione che può causare un crollo del mercato azionario, un attacco tramite virus informatici, gli scandali massmediatici montati ad arte, un trattato commerciale che favorisce alcuni a discapito di altri, la paura costruita dai media, sono altrettante armi che entrano negli arsenali dei protagonisti della guerra che popolano gli scenari della geopolitica. Non c’è solo la guerra guerreggiata direttamente o per interposta persona: essa è sempre preceduta, accompagnata o seguita, a volte sostituita, da guerre commerciali, economiche, normative, tecnologiche, finanziarie, culturali, politiche ed ideologiche.

Ciò che resta costante, il vero motore di ogni guerra così definita, è la ricerca della preminenza, la tensione incessante da parte di grandi organizzazioni non solo statuali a far accettare con ogni mezzo i propri interessi, dopo averli in qualche modo legittimati agli occhi dell’opinione pubblica. Anche nel mondo attuale, militarmente dominato da un’unica superpotenza, si riconosce il vecchio gioco della politica internazionale che non è morto con la caduta del Muro e la presunta fine delle ideologie. Un gioco, tuttavia, diventato molto più complesso per la compresenza di attori inattesi e la scoperta di nuovi interessi intorno ai quali i soggetti più forti costruiscono le proprie strategie geopolitiche. All’interno di queste ultime, le nuove strategie militari fanno tesoro di tutta l’esperienza accumulata e dei più svariati contributi scientifici derivanti da differenti campi disciplinari: fisica, ingegneria, biologia, psicologia, sociologia, antropologia, economia, finanza, comunicazione e marketing, scienza politica, pianificazione, propaganda.
L’azione militare diretta e l’azione terroristica sono semplicemente due tra i mezzi utilizzati, insieme ad altri, per completare quel mix che può essere definito oggi guerra. Forme che hanno esteso ovunque lo spazio del campo di battaglia, il teatro dove si sperimentano armi militari e non militari connesse e combinate tra di loro. Un senso compiuto a questi eventi lo si può dare solo se si riesce a comprendere la strategia geopolitica degli attori più potenti che conducono il gioco.

Chi sono questi soggetti, gli attori del teatro mondiale che entrano direttamente o indirettamente in questi scenari geopolitici? Accanto agli Stati nazionali e alle loro intelligence, ci sono multinazionali, banche e organizzazioni finanziarie, Fed, Fmi, grandi entità parastatali e non governative, organizzazioni non statali e grandi organizzazioni criminali. Tutti soggetti le cui strategie e azioni variamente si intrecciano e sovrappongono. E poi finanzieri, speculatori, proprietari dei mezzi di comunicazione, imprenditori globali, grandi azionisti, proprietari delle infrastrutture digitali, hackers e progettisti di sistemi informatici, spin doctor e star dell’informazione, per non citarne che alcuni. Tra questi attori in costante competizione è sempre difficile discernere responsabilità e cause che vadano al di là di strategie contingenti di breve periodo, dove a livello regionale, il nemico di ieri diventa l’alleato di oggi e viceversa.

In tale quadro i cittadini dei paesi democratici sono una delle pedine dello scacchiere, posto che l’opinione pubblica può essere in buona parte costruita e influenzata per rispondere alle esigenze di specifiche strategie che sono l’espressione di particolari costellazioni di interessi. Resta inteso che l’opinione pubblica è, anche agli occhi degli attori più potenti, una variabile importante: da essa, infatti, scaturisce sia il rifiuto ad accettare le perdite umane all’interno dei (nostri) contingenti militari, sia l’attenzione per i costi enormi di queste operazioni, due tendenze che risultano fortemente connesse alle scelte di voto su cui si fondano ancora le democrazie rappresentative.

In questa situazione, non priva di un suo fascino inquietante, proliferano le interpretazioni più diverse, prospera il complottismo, si affermano spiegazioni semplicistiche fondate sul pregiudizio, si impone l’opinione del più forte, si certifica ciò che le masse vogliono sentire, mentre si alimenta la paura come vero meccanismo di governo delle persone. L’opinione pubblica (o almeno la sua maggioranza) viene convinta, oggi e per il tempo necessario, circa l’assoluta necessità dell’intervento militare ben sapendo che il gioco potrà essere nuovamente ripetuto a prescindere dagli effetti generati. Se si ammette una simile lettura, non si può che guardare con molto sospetto alle spiegazioni riduttive e semplicistiche che fin troppo spesso sono passate da certi media e da certi politici: l’idea dello scontro tra bene e male, il conflitto di civiltà, lo scontro di religioni irriducibili e di ideologie mortalmente contrapposte, il terrorismo fine a se stesso. E’ assai più probabile, invece, che queste interpretazioni, fortemente connotate in termini emotivi se non archetipici, siano cavalcate e, almeno in parte, prodotte in ottemperanza agli scopi di una strategia pensata da altri.

Paradossalmente, più aumentano le informazioni disponibili più diventa difficile discernere la reale struttura degli eventi e più facile diventa essere manipolati se non si possiedono, più che dati fattuali, concetti, categorie, conoscenze e teorie adeguate, in assenza delle quali il rischio di venire sommersi dal mare di informazioni è enorme. Certo la comprensione dei meccanismi sociali e delle strategie politiche, economiche e finanziarie su cui si reggono i calcoli geopolitici degli attori più forti aiuta a elaborare un pensiero autonomo in assenza del quale la democrazia rappresentativa diviene un guscio vuoto. Tuttavia resta un grande senso di smarrimento e disagio che neppure le interpretazioni migliori riescono a far superare: in questo orizzonte non stupiscono allora né le posizioni di quanti accettano verità preconfezionate, né quelle di quanti semplicemente decidono di non vedere ritirandosi nel privato del consumo coatto.
Chiamiamola pure complessità postmoderna, ma è un mondo pieno di vincoli e opportunità imprevedibili, entro cui bisogna imparare a vivere potenziando al massimo la propria capacità di discernimento, senza perdere di vista il senso della responsabilità personale e il significato dell’agire comune che ci qualifica come esseri umani.

In particolare. Il Castello Estense

Un bizzarro gioco di riflessi e ombre ti sorprende al sole: i sostegni in travertino bianco si stagliano scuri sul cotto rosso, ombreggiandosi tra loro di taglio; l’ondulato movimento dell’acqua si riflette sul tutto, schiarendo a tratti le ombre. C’è movimento sui muri del Castello…

In foto: decorazioni in travertino di uno dei balconi del Castello Estense di Ferrara. La costruzione della fortezza cominciò il 29 settembre del 1385 e i lavori vennero affidati all’ingegnere di corte Bartolino da Novara. Era il giorno di San Michele ed al nome del santo arcangelo fu dedicato il futuro Castello. Con Ercole I d’Este ed Eleonora si operano molte nuove decorazioni, sia in esterno che in interno, ma soprattutto si realizzano importanti ampliamenti e trasformazioni lungo la direttrice che dal vecchio palazzo giunge alle sale vicine alla torre dei Leoni. Alfonso I che proseguì l’opera di ristrutturazione del castello-palazzo intrapresa dal padre e supportata dall’architetto di corte Biagio Rossetti. Successivamente, il figlio Ercole II seppe con raffinatezza e sensibilità proseguire l’opera di abbellimento del Castello già fortemente caratterizzato dal padre.


Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

Un compleanno fantascientifico

2 gennaio 1920: nasce Isaak Judovič Ozimov, meglio noto come Isaac Asimov (1920-1992). Generazioni di lettori di tutte le età hanno sognato tra le pagine delle sue numerose opere e hanno assimilato importanti nozioni scientifiche divulgate in maniera comprensibile, ma mai banale. E’ l’inventore del termine “robotica”, che compare per la prima volta in due racconti dell’antologia “Io robot”.

isaac_asimov
Anche da giovane non riuscivo a condividere l’opinione che, se la conoscenza è pericolosa, la soluzione ideale risiede nell’ignoranza. Mi è sempre parso, invece, che la risposta autentica a questo problema stia nella saggezza. Non è saggio rifiutarsi di affrontare il pericolo, anche se bisogna farlo con la dovuta cautela. (Isaac Asimov)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

Pittore di paesaggi, artista a tuttotondo

Questo 2016, a notizie, inizia davvero col botto.
Si torna a parlare di lui, il vecchio Adolf.
Non ne vuole proprio sapere di levarsi di torno quello.
E in questo 2016 potremmo anche rischiare di vederlo ben piazzato fra i best seller in Germania.
Perché?

Brano: “Little Hitler“ di Nick Lowe Album: “Jesus Of Cool“ del 1978
Brano: “Little Hitler“ di Nick Lowe
Album: “Jesus Of Cool“ del 1978

Perché è scaduto il copyright su quel suo libro.
E qualcuno ha pensato di ristamparlo per motivi di interesse storico, ovviamente.
Ma in Germania questa cosa fa anche un po’ paura.
Perché là questa cosa l’han presa comprensibilmente in modo un po’ diverso rispetto al resto del mondo.
L’han sempre presa molto seriamente e non era mai stato ristampato.
Per ovvi motivi, direi.
E qualcuno sta pensando di limitare l’accesso a quel vecchio libro.
Per ovvi motivi, direi.
Io non so cosa dire.
Mi dicono che quel libro in realtà è molto noioso.
Ma una cosa è sicura: questo Hitler sembra davvero un evergreen.
Dal suo posto nei libri di storia ai suoi quadri che si vendono come il pane.
Roba tosta.
Secondo me neanche lui ci avrebbe scomesso.
Quindi per oggi un pezzo parecchio sul pezzo.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.