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Giorno: 21 Gennaio 2016

IL DIBATTITO
Sinistra e sinistre

La distinzione fra destra e sinistra, prima ancora di essere una questione che riguarda dottrine politiche partiti e movimenti, attraversa le coscienze degli individui. Verrebbe quasi da dire che di sinistra (o di destra) si nasce, o comunque si diventa molto presto, e tali si rimane, quasi sempre, per tutta la vita. D’altra parte si tratta di una discriminante antropologica fortissima, forse addirittura archetipa in quanto connaturata con il suo contrario alla nostra specie. E’ di sinistra infatti chi ritiene che il bene della comunità sia più importante di quello dei singoli, da cui discendono inevitabilmente i principi di uguaglianza e di solidarietà, mentre è di destra chi pensa il contrario. Volendo si potrebbe persino azzardare che destra e sinistra rappresentino nient’altro che il modo peculiare di manifestarsi per la specie umana, rispettivamente, dell’istinto di sopravvivenza individuale e di quello della specie.
Si potrebbe dire che una definizione così ampia e per molti versi così indeterminata sia poco utile: è tuttavia l’unica che consente, al di là delle ideologie, ossia dell’idea che nel tempo l’essere di sinistra ha di sé, di trovare nella storia umana anche remota elementi di ‘destra e di ‘sinistra’ del tutto riconoscibili. Soprattutto, solo partendo da così lontano si capisce molto bene che parlare di un’unica sinistra non ha alcun senso, a maggior ragione in una fase storica travagliata come quella che stiamo attraversando, mentre invece occorrerebbe fare riferimento ad una pluralità di ‘sinistre’, che declinano i comuni valori di riferimento in modo diverso, ognuna cercando di ottenerne l’applicazione nel modo più efficace. Purtroppo al giorno d’oggi questo non accade quasi mai ed ogni raggruppamento, chi più chi meno, tende ad intestarsi l’esclusiva del marchio, diffidando addirittura altri dall’usarlo. Un muro contro muri che se non fosse tragico sarebbe persino un po’ comico, pienamente inserito in un solco ben tracciato in tutto il ‘900 che ha quasi sempre visto nel partito o movimento politicamente più prossimo il peggiore dei nemici. In queste condizioni il dialogo è nei fatti impossibile, perché per discutere proficuamente con qualcuno è necessario riconoscerne la legittimità: a sinistra oggi in Italia non si discute, ma ci si accusa reciprocamente di misfatti di ogni tipo, perché manca quasi del tutto quel riconoscimento.
E sì che di argomenti ce ne sarebbero. Uno su tutti: come conciliare un progetto riformista nel contesto dei vincoli legislativi ed economici del quadro europeo. Perché le varie sinistre, non solo in Italia, finora si sono accapigliate ragionando su uno scenario sostanzialmente tutto nazionale, che ormai non esiste più, tanti e tali sono i vincoli che ci pongono l’UE e la moneta unica. Come reagire alla globalizzazione e quale modello di sviluppo praticabile proporre, alla luce dei vincoli posti dal punto precedente che non consentono illusorie fughe in avanti e ipotesi di “socialismo in un sono Paese”. C’è chi dice che il mondo sia all’inizio della quarta rivoluzione industriale, quella dell’automazione pervasiva, che porterà alla scomparsa nel giro dei prossimi anni di milioni di posti di lavoro sostituiti da macchine sempre più intelligenti, non solo nelle fabbriche, come è stato finora, ma anche negli uffici e nei servizi. Come si risponde da sinistra a questo fenomeno, che, si badi bene non può essere contrastato e che comunque è lo strumento che progressivamente consentirà all’umanità”, ovviamente a patto che siano in piedi meccanismi adeguati di redistribuzione, di affrancarsi dalla “schiavitù del lavoro? Legato a questo, in un’ottica di prospettiva, osserviamo però che negli ultimi 30 anni nell’intero mondo occidentale la disuguaglianza sta aumentando vertiginosamente: sempre meno persone possiedono percentuali sempre più elevate della ricchezza dei singoli Stati. Un trend che non pare destinato ad arrestarsi e che ci porterà nel giro di qualche anno ai livelli di inizio ‘900. Per contrastare questo fenomeno, più che sulla leva fiscale, sarebbe necessario intervenire sui meccanismi di trasmissione intergenerazionale della ricchezza; come si costruisce un consenso ampio attorno a questo obiettivo? E poi i fenomeni migratori: come vanno gestiti per uscire dalla vuota proclamazione dell’accoglienza a cui non corrispondono interventi utili per realizzarla? Come è fatta una società multiculturale e quali limiti devono eventualmente essere imposti alle singole culture che la compongono? Ma anche, come contrastare i movimenti terroristici globali, certamente quasi sempre nati come conseguenza di politiche miopi quando non scellerate dell’occidente, ma che mettono violentemente in discussione alcuni dei principi fondamentali di libertà e di uguaglianza a cui non vogliamo rinunciare? E, ancora, la salvaguardia dell’ambiente, le risorse del pianeta, l’aumento della popolazione.
Tutte questioni di grandissima complessità, sulle quali non esistono, prima ancora che le proposte, analisi di merito condivise. La migliore sinistra, nelle sue molteplici articolazioni, si è sempre distinta dalla destra per il tentativo di produrre analisi approfondite della realtà dalle quali far derivare proposte politiche perseguibili. A tal fine, oggi, sarebbe necessario uno sforzo comune, senza assurde tentazioni di primogenitura, ma anzi dimostrando da parte di tutti la grande umiltà necessaria a fronte dell’enorme difficoltà del compito.
Si notano invece troppo spesso, oltre a grandi dosi di iattanza del tutto immotivata, accanimenti furiosi su questioni relativamente di poco conto, singole persone, frasi e citazioni al di fuori dal loro conteso, così come, di fronte alla complessità, tentativi di rinchiudersi in un illusorio ‘specifico nazionale’, del tutto avulso dalla realtà. Qualcosa che può essere definito solo con l’ossimoro di ‘nazionalismo di sinistra’ (cosa peraltro non nuovissima).
Da ultimo, come in quelle animazioni sulla storia del pianeta in cui l’uomo compare negli ultimi microsecondi, le incombenze immediate. Vale a dire, in sostanza, come raccordare con le grandi questioni appena enunciate il necessario processo di riforma da avviare in un Paese che già manifestava alla fine del secolo un grandissimo bisogno di innovazione a tutti i livelli e che è invece rimasto bloccato per ulteriori vent’anni di governo sostanziale della destra. Poi, certo, appena prima dei titoli di coda e se proprio non se ne può fare a meno, Renzi, Bersani, Fassina, Vendola, e chi altri vi pare.

dibattito-sinistraInvitiamo i lettori a sviluppare il confronto, incardinato su alcuni nodi politici: cos’è diventata oggi la Sinistra, quali valori esprime, quale personale politico la rappresenta, a quali aree sociali fa riferimento, per quali obiettivi sviluppa il proprio impegno, quali sono la visione e il progetto di società che intende realizzare.
Il tentativo è di andare oltre l’analisi, spingendosi sul terreno della proposta.
Attendiamo i vostri contributi. Scrivete a: direttore@ferraraitalia.it

Nei suoi panni: succede davvero al museo dell’Empatia

A Mile in my Shoes 2 Photos Kate RaworthPrima di giudicare un uomo, cammina per tre lune nelle sue scarpe. Proverbio indiano

Tante, belle, brutte, facili, difficili, semplici, complesse, queste sconosciute, a volte amiche, a volte nemiche. Le storie, soprattutto quelle degli altri che servono a capire anche la nostra. Si chiama anche empatia, la capacità di percepire i sentimenti degli altri. O meglio Outrospection. Qualcuno, infatti, come l’inglese Roman Krznaric, intellettuale illuminato e scrittore originale (oltre che ex docente di Cambridge nominato dall’Observer tra i più eminenti filosofi popolari della Gran Bretagna), ne ha compreso il valore più di altri e ha coniato un neologismo, quello appunto di Outrospection, che il Collins definisce come “un metodo per conoscere sé stessi sviluppando relazioni e pensiero empatico con gli altri”, comprendendo e immedesimandosi nel punto di vista altrui.

Roman Krznaric
Roman Krznaric

Ma Roman non si è limitato a creare una nuova parola, che assomiglia alla parola italiana estrospezione (l’osservazione delle cose esterne alla propria mente, al contrario di introspezione), ne ha fatto un autentico credo e vi ha costruito un museo. Si tratta del museo dell’Empatia (vedi), inaugurato lo scorso 4 settembre a sud di Londra, in collaborazione con gli abitanti del quartiere di Wandsworth, con l’installazione A Mile in My Shoes (letteralmente Un miglio nelle mie scarpe). Un concetto che ricorda anche la campagna di Medici Senza Frontiere #Milionidipassi (vedi) .

Per sviluppare una maggiore sensibilità verso gli altri, s’invita il visitatore a mettersi nei panni altrui, almeno per un giorno, camminando, lungo le rive del Tamigi, per un miglio con le scarpe usate di qualcun altro, scelte all’entrata (con tanto di calze di ricambio messe a disposizione), per sentire che cosa prova e come si sente. Con le calzature di uno sconosciuto si cammina ascoltando, in cuffia, la storia del proprietario. Tra le registrazioni disponibili ci sono tante vite: dal medico che ha perso la moglie durante un’azione di volontariato in Afghanistan, al lupo di mare che ha girato il mondo in solitaria sulla sua barca fino al proprietario di un locale dove ogni notte succede qualcosa di bizzarro o a una semplice bambina che si racconta. Tutte degne di nota e di immedesimazione.

empathy museum

Il progetto ha origine dal vecchio e noto detto anglosassone “Prima di giudicare qualcuno prova a camminare per un miglio con le sue scarpe” (così come recita anche il citato proverbio indiano) e mira a creare empatia. Come ci si sente a essere qualcuno che ha passato molti anni in prigione, che ha vissuto in difficili periferie lontane, che ha sofferto per amore o per una perdita, oppure che, a causa di un incidente in barca durante una vacanza che doveva essere spensierata, si è ritrovato solo e menomato? Il Museo ci può aiutare a immedesimarci e capire. E quindi a comprendere, accettare, criticare meno, avere meno pregiudizi e problemi spesso inutili. Viviamo in un mondo individualistico e si prova sempre meno empatia, ci si concentra sempre di più su sé stessi e il proprio nucleo ristretto di amici o familiari. Manca la condivisione, la comprensione, manca la compassione, quella che il Dalai Lama considera fondamentale. Empatia significa poi immaginazione (domandarsi cosa può sentire una persona rispetto a un’esperienza), non giudizio (l’esplorazione dell’altro attraverso l’ascolto deve avvenire mettendo da parte i pregiudizi), un’identità forte (l’avere trovato i punti di riferimento personali consente di non perdersi nell’altro e di essere più obiettivi), capacità di sperimentare (fondersi con l’altro in certi momenti e ritornare in noi stessi), discrezione.

museo2 foto Marta Ghelma

Dopo la prima installazione londinese, verrà organizzato un tour itinerante in giro per il mondo (i prossimi appuntamenti saranno, in Australia, al Perth International Arts Festival (vedi) e al Perth Writers Festival, vedi, in febbraio), ma sarà possibile seguire gli eventi del Museo anche a distanza, sul sito web, dove è già stata attivata una libreria digitale, completa di film e libri che, secondo gli organizzatori, contribuiscono a sviluppare la sensibilità di ognuno (al primo posto nei film c’è Quasi amici di Olivier Nakache e Éric Toledano; nei libri la Comunicazione nonviolenta di Marshall Rosenberg).

Un messaggio quasi rivoluzionario e una scuola per molti razzisti e insofferenti di oggi. Se, ad esempio, solo ci mettessimo nelle scarpe di un vagabondo, di un povero, di un profugo, di un migrante o di un rifugiato, potremo forse comprendere meglio?

Probabilmente l’empatia non salverà il mondo, ma, secondo alcuni, è l’attitudine di cui c’è più bisogno in questo momento, di fronte al narcisismo, all’egocentrismo e all’egoismo, stimolati dal paradigma facebookiano, spesso vuoto e inutile, del “mi piace” non riflettuto.

Per guardare il mondo con occhi diversi. Infine.

A proposito di storie leggi anche: (“Intorno a noi ogni vita è una storia” e “I sette principi chiave dello storytelling“).

Museo dell’Empatia: http://www.empathymuseum.com/

Le storie: https://soundcloud.com/user-341792572

schermata storie

Blog di Roman Krznaric: http://www.romankrznaric.com/outrospection

Intervento di Roman sull‘empatia, tramite sintesi visiva: https://www.thersa.org/about-us, https://www.youtube.com/watch?v=BG46IwVfSu8

 

 

Credo profondamente che la compassione sia la strada non solo per l’evoluzione del pieno potenziale umano, ma anche per la sopravvivenza stessa degli uomini, dal concepimento alla nascita, alla crescita. Per questo dico che gentilezza e compassione sono la mia religione. (Dalai Lama)

Ecco il letterario dinamismo neoromantico di Zairo Ferrante

Zairo Ferrante, originario di Salerno, ma ferrarese d’adozione, laurea in Medicina all’Università di Ferrara, è scrittore contemporaneo, promotore da alcuni anni del cosiddetto dinanimismo letterario, tra neoromanticismo e futuristica umanistica. Ha diversi libri al suo attivo, tra questi l’ultimissimo “Come polvere di cassetti. Mentre gli Angeli danzano per l’Universo”(edito da David and Matthaus, 2015). Già ampiamente segnalato a livello nazionale e internazionale ( il blog “Poesia” di RaiNews, Controcultura, Isola Nera, Il Giornale, Style-Voglia d’Italia, Accademia letteraria italo-australiana).
Ha vinto anche il Premio Polverini 2015 per la poesia sperimentale con il suo libro “D’amore, di sogni e di altre follie” pubblicato da Este Edition.

zairo ferrante
Zairo Ferrante

Zairo, uno zoom retrospettivo dopo anni di promozione del dinanimismo da te fondato (avanguardia letteraria soft e neoromantica) e diverse pubblicazioni e interviste anche all’estero…
Beh, il Dinanimismo, movimento nato nel 2009, continua a crescere giorno dopo giorno. Solo quest’anno si è arricchito di ben quindici nuovi collaboratori, non solo poeti, ma anche scrittori, pittori e artisti. È un’esperienza collettiva che, gratuitamente, mira a diffondere la poesia e l’arte nel web. Una vetrina per gli artisti emergenti e una piattaforma, ormai ben rodata, per i già ‘emersi’. Naturalmente tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’aiuto di amici e collaboratori fidati, che potrete conoscere sul nostro blog ufficiale, e senza i tanti lettori che settimanalmente interagiscono con noi in rete. Nel tempo lo slogan è rimasto lo stesso: “Poesia come mezzo per smuovere l’Animo umano e costringere l’Uomo a riflettere liberandolo così dal giogo del ‘pecora-pensiero’”, questo e non solo è Dinanimismo.

Ferrante, un approfondimento sul tuo ultimo libro, freschissimo di stampa?
“Come polvere di cassetti. Mentre gli Angeli danzano per l’Universo”, edito da ArteMuse divisione di David and Matthaus editore: finalmente è un libro fatto solo di versi, poesie e speranze. Una raccolta di umani pensieri che ho deciso di affidare agli Angeli. Angeli intesi come ‘voce-guida’ interiore in grado di farci scoprire le tante virtù che ognuno di noi nasconde in fondo al proprio cuore. Il resto lo lascio dire al lettore e alla critica: per fortuna, almeno per il momento, sembra che la silloge piaccia… il resto lo scopriremo.

Come-polvere-di-cassetti
La copertina dell’ultimo volume di Ferrante

La critica segnala anche sinergie con una certa avanguardia pura radicale, futurista e transumanista, come ti innesti in tali dinamiche?
Inevitabilmente, quando si parla di arte e di poesia, occorre confrontarsi con il presente e con il futuribile. L’arte intesa come divenire, l’uomo visto come simbiosi tra corpo e anima in continua evoluzione, sia individuale e sia sociale e collettiva. Se partiamo da questi concetti, mi sembra scontato che qualsiasi artista deve sicuramente dialogare, fare i conti con tutta l’avanguardia futurista e quantomeno conoscere quella transumanista. Per quel che mi riguarda ho sempre apprezzato l’impeto e la passionalità futurista e, come dico spesso, mi auguro che un giorno si possa cantare ed esaltare l’Anima, la Pace e Fratellanza con lo stesso ‘furore’ con il quale i futuristi hanno cantato ed esaltato l’Uomo e la Macchina. Non facciamo però l’errore che fa certa critica: quando oggi parliamo di futurismo occorre comunque contestualizzarlo, altrimenti si corre il rischio di sfociare nel fanatismo. Cosa diversa è, invece, il discorso transumanista, che bisogna conoscere e approfondire. Io non credo assolutamente nell’uomo-macchina, ma sono fermamente convinto che lo sviluppo, il progresso e la scienza possano di gran lunga migliorare la nostra qualità di vita a patto che non si perda la capacità di pensare, di interrogarsi e, soprattutto, di ascoltare la propria coscienza. Nessun uomo potrà mai essere sostituito da un robot; e se anche questo dovesse accadere, come qualcuno dice, allora spero di essere morto da un pezzo.

Ferrara è la tua città di adozione: città d’arte o mito e scenari ancora retro?
Ferrara è un posto meraviglioso dove ancora è possibile respirare cultura a pieni polmoni. Una sorta di luogo eterno. La Ferrara di Bassani, De Chiricho, Ariosto, Sgarbi e degli Estensi, insomma una favola. Senza dubbio ancora città d’arte e anche mito, ma dobbiamo tutti (Istituzioni, cittadini e media) impegnarci a coltivare questa ricchezza e questo patrimonio culturale perché, specie di questi tempi, non si può vivere solo di passato: occorre uno sforzo costante per rinnovarlo e ri-esaltarlo ogni giorno. Occorre essere attenti verso il nuovo e essere bravi a metterlo a disposizione di quello che già si possiede, avendo il coraggio di confrontarsi anche con altre realtà; altrimenti si corre il rischio di cadere nella terribile trappola dell’autoreferenzialità. E questo non può e non deve accadere proprio a Ferrara.

Link Correlati
Sito di Zairo Ferrante sito web
Il blog “Poesia” di RaiNews

Occhio uccellini, nella ‘campagna in città’ c’è uno spaventapasseri armato

Mette in effetti un po’ di timore lo spaventapasseri che si erge in mezzo al campo all’entrata di Terraviva: cappuccio, occhiali scuri e revolver. Ma conoscendo i gestori dell’area verde di via delle Erbe, non c’è dubbio che la cosa debba essere presa con ironia: tutta l’area infatti è coltivata con metodi biologici e biodinamici e c’è una grande attenzione alla natura in tutti i suoi aspetti, per le coltivazioni, gli insetti e gli animali che la abitano. Uccellini, api e lucciole sono quindi i benvenuti in questo meraviglioso angolo di città.

“La campagna dentro le Mura”, clicca le immagini per ingrandirle.

terraviva
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L’Associazione Nuova Terraviva gestisce l’area verde comunale di via delle Erbe (dietro P.za Ariostea): questo raro brano di campagna all’interno delle mura è l’unico caso in Italia di uno spazio così ampio (4 ettari) dedicato anche all’agricoltura. L’area è stata coltivata dal 1987 al 2007 secondo le tecniche dell’agricoltura biodinamica introdotte da Rudolf Steiner. Dal 2008 l’area agricola è coltivata da BioPastoreria col solo metodo biologico (azienda privata che gestisce anche il negozietto sulla ciclabile), mentre l’area Orti condivisi è coltivata dai soci di Nuova Terraviva e dai cittadini col metodo biologico, biodinamico e sinergico, che gestiscono anche l’allevamento delle api e degli animali (capre, pecore, galline), il frutteto didattico e dei frutti antichi. Ciò conferisce alla natura una straordinaria salubrità com’è testimoniato dalla presenza in estate di centinaia di lucciole.

Eco

JAMES_JOYCE
James Joyce

La vita è come un’eco: se non ti piace quello che rimanda, devi cambiare il messaggio che invii.
(James Joyce)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

Le voyage dans la Lune

Il 21 gennaio 1938 moriva, a Parigi, Georges Méliès. Considerato al pari dei fratelli Lumière uno dei  padri della settima arte, grazie alle sue rivoluzionarie sperimentazioni dl montaggio cinematografico fu l’inventore del cinema di fantascienza e degli effetti speciali; a lui è infatti attribuito il primo film fantascientifico, il famoso Le voyage dans la Lune del 1902, restaurato in una nuovissima (e costosissima) nuova versione nel 2011 e caratterizzato dalla colonna sonora del duo elettronico francese Air.

George Melies
La copertina dell’album “Le Voyage Dans La Lune”
Il duo francese “Air”

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta…

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