Skip to main content

Giorno: 28 Aprile 2016

Confartigianato: seminario su certificazione agibilità sismica definitiva, incentivi economici e ordinanza 26 della Regione Emilia Romagna

da: Confartigianato Ferrara

Si terrà SABATO 30 Aprile presso la sede di Via Veneziani I a partire dalle ore 10,00 il Seminario tecnico per fare il punto sulla normativa che stabilisce i criteri tecnici necessari per ottenere da parte delle imprese la Certificazione di agibilità sismica definitiva dei luoghi di lavoro.

Nell’immediato post evento sismico le aziende che non avevano subito danni alle strutture hanno potuto ottenere una agibilità sismica provvisoria indispensabile comunque per la prosecuzione dell’attività.

Ora queste sono tenute, se collocate all’interno del cratere sismico, a provvedere alla verifica di sicurezza sismica e procedere eventualmente alla esecuzione delle opere necessarie per il miglioramento sismico delle strutture.

La Regione Emilia Romagna il 22 aprile ha emanato l’Ordinanza 26 che prevede la concessione di contributi a fondo perduto per la realizzazione delle opere necessarie.

Confartigianato intende fare il punto della situazione con questo seminario tecnico aperto a tutti gli imprenditori interessati, con la consulenza e collaborazione del Dotti Massimo Zimbello ingegnere strutturalista esperto di miglioramento sismico e la Dott.ssa Donatella Zuffoli responsabile credito e finanziamenti di Confartigianato.

Parco Delta Po: riapre il Centro Documentazione Cinematografica. Se ne parla domani alla Fiera del Birdwatching

da: ufficio stampa coop. Aleph

Riaperto a Comacchio il Centro di Documentazione Cinematografica del Delta del Po. Se ne parla domani pomeriggio allo stand MAB Unesco all’interno della Fiera Internazionale del Birdwatching.

Da qualche giorno è nuovamente fruibile al pubblico il Centro di Documentazione Cinematografica del Delta del Po, inaugurato ufficialmente poco più di un anno fa nei locali dell’ex Azienda Valli (in corso Mazzini 200 a Comacchio, adiacente al complesso della Manifattura dei Marinati), che si compone di due sale esposizioni, una mediateca, un laboratorio e una sala audiovisivi, quest’ultima ubicata proprio all’interno del centro visite Manifattura dei Marinati.

Il Centro ha lo scopo di raccogliere e catalogare materiale cinematografico e audiovisivo al servizio di un pubblico generico e/o specializzato, per studenti e interessati, valorizzando elementi e contenuti legati ad attività storico-culturali e paesaggistico-territoriali. Si pone come ideale laboratorio per attività di educazione cinematografica e per azioni di promozione, momenti di scambio e di conoscenza, per conservare e promuovere le opere cinematografiche e audiovisive, edite ed inedite del Delta del Po. Il Centro sarà quindi animatore di nuove offerte turistico-culturali sul tema del Cineturismo nel Delta del Po, per recuperare luoghi, vicende e momenti della “memoria” cinematografica della nostra storia in un territorio di eccellenza, Patrimonio dell’Umanità.

Nel corso del 2016, il Centro sarà anche il punto di partenza per una serie di nuove escursioni guidate all’interno del territorio del Parco: la proposta si chiama “Un Po d’autore” ed è composta da quattro itinerari cinematografici e naturalistici alla scoperta del Delta del Po. Iniziative che verranno presentate domani pomeriggio, venerdì 29 aprile alle 16, alla Fiera Internazionale del Birdwatching, all’interno dello stand MAB Unesco: lo specifico stand dedicato all’area deltizia – emiliano-romagnola e veneta – che ha ottenuto lo scorso anno il riconoscimento di Riserva della Biosfera MAB Unesco.

Ancora sull’obiezione di coscienza, senza trascurare la L.194

da: Patrizio Fergnani

Sono passate più di due settimane dal mio intervento sull’obiezione di coscienza e ringrazio dell’attenzione che le mie riflessioni hanno avuto: sono contento se in qualche modo hanno contribuito ad alimentare un dibattito.
Devo, però, scrivere ancora alcune cose: prometto che per me la questione potrà finire qui.

Innanzitutto una precisazione.
Sono stato indicato come obiettivo di un articolato intervento di CGIL e UDI di Ferrara. Lo ritengo un accostamento improponibile, sia per l’errore dell’incipit (enfatizzato anche nei titoli) che sostiene esattamente il contrario delle idee che ho espresso io, sia perché mi sembra impossibile che organizzazioni così complesse e radicate nel territorio si prendano la briga di rispondere ad una singola persona. Il documento ha firme istituzionali: presuppone, perciò, un ampio coinvolgimento degli organi rappresentativi degli iscritti alle stesse (che, se non sbaglio, nella CGIL di Ferrara sono attorno agli 80.000). Un impegno del genere per dare risposte ad un solo cittadino che si espone a titolo personale dovrebbe essere messo in moto ogni giorno, vista la gran mole di commenti che girano sulla stampa.

Col mio intervento volevo soprattutto porre l’attenzione sui principi di fondo dell’obiezione di coscienza che, per me (ma non solo: ad esempio Papa Francesco su questi temi è, come sempre, molto chiaro) è un valore che viene prima della legge, della prassi e del sentire comune.
Da qui le domande che ho posto. “Esiste un coscienza buona che obietta contro quello che non piace al pensiero dominante ed una coscienza “cattiva” che esprime un pensiero critico? La morale va a scatti e cambia a seconda dell’oggetto che riguarda?” su cui ho avuto delle risposte.
Molto chiara quella di Ilaria Baraldi secondo cui “si tenta forzosamente di accostare l’obiezione al servizio militare all’obiezione di medici e farmacisti nell’esercizio delle loro funzioni. Ciò è poco sensato. Le obiezioni sono tutte diverse perché diverso è ciò verso cui si obietta.”
La riposta, fra le più moderate, è precisa e, soprattutto, ha avuto un notevole consenso facilmente riscontrabile sulle varie pagine web: la considero rappresentativa del “sentire comune” e la assumo come risposta chiara alle mie domande.
Le possibili obiezioni sono determinate dall’obiettivo che hanno e non dal principio che le genera (quello che io colloco al livello della coscienza).
E’ evidente che ci si trova di fronte a diverse visioni dell’uomo e del mondo: ed è altrettanto evidente che ancora oggi affermare il primato della coscienza sulla legge è una dichiarazione inaccettabile o, nella versione più “soft”, poco sensato.

A non farmi sentire totalmente fuori dal mondo ha contribuito la posizione del Movimento Nonviolento che, attraverso Daniele Lugli, riconosce e concorda con la mia intenzione di una “difesa, senza se e senza ma, dell’obiezione di coscienza anche dei ginecologi”.

Purtroppo nessuno, invece, ha detto qualcosa sull’obiezione professionale che, citata esplicitamente, potrebbe riguardare lavoratori impegnati in attività collegate alle armi e alla guerra. Ricordo l’intervento di un segretario nazionale della FIOM–CGIL un anno fa all’incontro pubblico “Un’altra difesa è possibile”: correttamente segnalava che l’industria bellica è quella che cresce di più e produce ricerca, innovazione e occupazione. Improponibile parlare di riconversione e men che meno di obiezione di coscienza.
Mi piacerebbe che la CGIL di Ferrara (magari insieme a CISL e UIL) facesse un’indagine sul rapporto fra produzione (industriale e di servizi) e collegamento diretto o indiretto col mercato della guerra. Da qui potrebbe partire una riflessione
su come si può concretizzare il diritto a lavorare secondo conoscenza e coscienza.

Infine non mi sottraggo da una riflessione sull’applicazione della Legge 194/78.
L’urgenza per tutti di dire qualcosa è venuta certamente dal pronunciamento del Comitato Europeo dei diritti Sociali del Consiglio d’Europa che è stato reso noto lo stesso giorno in cui i giornali locali hanno pubblicato il mio intervento.
La gran parte degli interventi, anche esplicitamente in risposta a me, è basato su cifre che tendono a dimostrare che l’obiezione di coscienza impedisce una corretta applicazione della 194.
I dati riportati dall’Ass. Sapigni confermano invece che sul nostro territorio le interruzioni avvengono regolarmente e, in altissima percentuale, in tempi rapidi.

Io aggiungo come spunto di riflessione il dato che a me, personalmente, ha sconvolto: a Ferrara e provincia ogni quattro bambini concepiti tre nascono e uno subisce un’interruzione volontaria di gravidanza. Il rapporto è peggiore di quello nazionale che si attesta su un aborto ogni cinque gravidanze.
Davvero si può dire che l’aborto non è sufficientemente accessibile?
L’IVG dovrebbe essere un intervento straordinario: che si verifichi nel 25% delle gravidanze mi sembra un dato che dà uno spaccato quanto meno preoccupante della società ferrarese. Sbaglio a farmi delle domande su questo?
Un così alto rapporto percentuale di IVG fa temere una mancata applicazione della 194 che, non a caso, si chiama “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”.
Spesso si dimentica che legge prima di tutto promuove la tutela della gravidanza. Il testo stesso prevede che i consultori “assistono la donna in stato di gravidanza (…) contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza.” Tutto ciò anche attraverso associazioni di volontariato “che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita.”
Se una gravidanza su quattro viene interrotta è evidente, secondo me, che la legge non raggiunge i suoi obiettivi di tutela.

Come famiglia affidataria abbiamo avuto il grande regalo di poter accogliere in casa nostra neonate da “parti anonimi” e accompagnarle verso le famiglie adottive: mi fa piacere pensare che tutto questo è possibile grazie ad incontri che hanno permesso una lettura attenta dei bisogni delle madri. Mi vengono i brividi a pensare che con un atteggiamento sbrigativo verso la soluzione medica queste bambine non sarebbero mai nate.
Poi mi chiedo se nemmeno uno degli oltre 800 bambini non nati in un anno nella nostra provincia non avrebbe potuto nascere grazie ad una migliore tutela e accompagnamento verso e dopo la nascita. Sono pensieri antistorici, contro i diritti delle donne?
Io, per quello che valgo, mi sento provocato a pensare ad un modello di società più accogliente in cui ognuno da il suo contributo di solidarietà: sindacati, associazioni, istituzioni, organizzazioni religiose, partiti politici, medici obiettori, circoli culturali, società sportive, centri sociali… possono dare spazio e risorse per una serie concreta di interventi attivi per ridurre la percentuale troppo alta di bambini concepiti e non nati? Fosse uno in meno all’anno sarebbe già un risultato: se fossero cento sarebbe un grande segno di speranza per il nostro territorio e un esempio da proporre in Italia e, perché no, in Europa.

Patrizio Fergnani, singolo cittadino obiettore di coscienza

Venerdì 29 aprile saggio di flauto traverso alla Boiardo

da: Istituto Comprensivo Alda Costa – Ferrara

Saggio finale venerdì 29 aprile alle 16.30 alla Boiardo per gli allievi delle classi di flauto traverso di Valeria Astolfi e Mariangela Patrono: Elena Bonora Verna, Cecilia Ferraro, Federica Finisguerra, Janson Colby, Luigi Forlani, Edoardo Caiozza, Tommaso Caiozza, Teyou Tamo Franck Freddy, Vittorio Sassone, Nicholas Borsetti, Valeria Potyrlyu, Matilde Giordani, Cecilia Ferraro, Nicola Tattoni, Corine Alicia Tchitcha Fotso, Giulia Maneo, Jada Chieregatti, Abd Ziad Mohamed Khalil, Simone Nicoletti, Simone Sun e Martina Coppeta. Eseguiranno brani didattici di autori tra cui Lanfranco Perini e Aberto Curci e altri di Benedetto Marcello, Vivaldi, Ciaikovsky e Nino Rota.

Predicare bene e razzolare male

da: Movimento 5 Stelle Ferrara

Il 14 gennaio scorso il M5S interpellò l’Amministrazione per sapere in quale modo intervenisse sulla gestione e il controllo delle temperature degli edifici pubblici; due settimane prima era stato firmato un Protocollo d’Intesa tra Ministero dell’Ambiente, ANCI e Regioni per far fronte all’emergenza smog nelle città italiane. Tra le misure d’urgenza proposte figurava la riduzione delle temperature massime di riscaldamento negli edifici pubblici e privati. Tale provvedimento, qualora adottato, avrebbe permesso una riduzione delle emissioni di polveri sottili, quindi un miglioramento dell’aria che respiriamo e un risparmio di spesa per le casse del nostro Comune, aspetto affatto trascurabile. La risposta dell’Assessore all’Ambiente (sic!) è stata che il servizio di riscaldamento è gestito tramite un contratto energia affidato alla ditta Olicar che, avendo i contatori a sé intestati, avrebbe un interesse diretto a minimizzare i consumi. Affermò inoltre l’Assessore che Olicar è soggetto sanzionabile in caso di mancato rispetto dei limiti imposti, omettendo però qualsiasi informazione sui controlli che potrebbero originare le sanzioni. La risposta chiosava con una affermazione perentoria: “l’Amministrazione ha comunque la possibilità di dare disposizioni all’appaltatore al fine di ottenere un abbassamento delle temperature ambientali.” Il M5S, che non si accontenta di risposte evasive, a seguire ha presentato una interpellanza (PG 32277) più circostanziata dalla cui risposta, arrivata pochi giorni fa, ora apprendiamo che l’Ordinanza (PG14246) sull’abbassamento delle temperature emessa dal Sindaco non fu nemmeno trasmessa alla ditta Olicar! Una vera e propria conferma di quanto si sospettava e cioè che si è trattato di una delle tante ordinanze di facciata, emesse per fare un’operazione d’immagine in un momento in cui tutti i TG nazionali aprivano con l’emergenza inquinamento nelle città italiane.
Nessun controllo, dunque, è mai stato effettuato e ovviamente nessuna sanzione è mai stata comminata, con le ovvie conseguenze sulla qualità dell’aria e sull’ennesimo spreco di soldi pubblici. Questo episodio ci conferma quanto il M5S ha ripetutamente denunciato in quei mesi e cioè:
1. che l’attenzione per le emissioni, soprattutto per quelle di cui è diretta responsabile, non pare essere una preoccupazione per l’Amministrazione di questa città;
2. che la richiesta del M5S ad intervenire sulle temperature edifici pubblici non solo è caduta nel vuoto, ma anzi pare irrisa dal comportamento “distratto” dell’Amministrazione;
3. che l’Assessore Ferri attribuisce la mancata comunicazione ad un disguido, ma nello stesso tempo si affretta a stabilire, per il futuro, una “procedura specifica” per avvisare l’azienda che gestisce l’energia. Riconoscendo implicitamente che, senza l’intervento dei 5 Stelle, avremmo continuato ad avere Ordinanze (promesse e impegni e parole…) senza alcuna efficacia;
4. che il sistema di esternalizzazione del servizio pare essere concepito proprio per ostacolare i controlli e per rendere più complessa l’attribuzione delle rispettive responsabilità.

Si è dovuto attendere la risposta alla seconda interpellanza per avere informazioni rivelatrici e sconcertanti. Il M5S aveva ottenuto la convocazione di una Commissione Ambiente straordinaria, nel febbraio scorso, proprio per intervenire su questo e altri temi collegati di stretta attualità (il potenziamento del trasporto pubblico, il controllo emissioni del Polo Petrolchimico, le emissioni dell’inceneritore) sui quali, qualora vi fosse stata una chiara volontà politica, si sarebbe potuto intervenire tempestivamente. La commissione si è trasformata in una inutile e sospetta apologia dell’operato di ARPA, facendo perdere ancora una volta l’occasione di affrontare il problema qualità dell’aria a Ferrara in maniera strutturale e risolutiva, tirando a campare in attesa della primavera.
Sull’appalto ad Olicar, sulla qualità del servizio energia, sui controlli e sulle conseguenze delle inadempienze contrattuali, il M5S continuerà a tenere i riflettori accesi, con l’obiettivo di formulare proposte alternative che vadano nella direzione di garantire ai cittadini un servizio senza spreco di soldi pubblici e con maggior controllo delle emissioni dannose a tutela della salute di tutti.

A Pontelagoscuro la mostra “Lo storione del Po e il caviale ferrarese”

da: Pro Loco Pontelagoscuro

Sabato 30 aprile alle ore 17, presso la Sala Nemesio Orsatti di Pontelagoscuro – via Risorgimento 4, apre la mostra-studio “LO STORIONE DEL PO E IL CAVIALE FERRARESE”.
L’esposizione, incardinata nel programma del Maggio Pontesano, è organizzata dalla Pro Loco di Pontelagoscuro ed è curata dall’Associazione Bondeno Cultura, dal Gruppo Archeologico di Bondeno e dal Centro Etnografico del Comune di Ferrara con la collaborazione della Soprintendenza Archeologica Emilia-Romagna, il Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie dell’Università di Ferrara e Slow Food.locandina mostra storione
La mostra, già esposta al MISEN 2015, è composta da riproduzioni di immagini e documenti che ripercorrono la vicenda del “gigante” del Po sotto gli aspetti storici, naturalistici e gastronomici, con approfondimenti sui ritrovamenti della terramara di Pilastri che confermano la pesca e il consumo dello storione già in Età del Bronzo, le testimonianze romane, l’apprezzamento riservato agli storioni dalla cucina rinascimentale, fino al Novecento, le ultime catture di grandi esemplari negli anni sessanta, e la scomparsa dalla ristorazione ferrarese di una specialità gastronomica apprezzata a livello internazionale, il caviale ferrarese che si otteneva dalla preparazione delle uova degli storioni catturati in Po.
Ora lo storione, sebbene d’allevamento, torna a far parlare di sé, grazie ad un progetto gastronomico di Slow Food e per una ricerca che ha permesso a Cristina Maresi, dell’agriturismo Le Occare, di recuperare e riproporre la storica ricetta del caviale ferrarese che potrà essere assaggiato al termine dell’apertura della mostra.

Durante l’esposizione, che si concluderà domenica 15 maggio, sono in programma tre appuntamenti di approfondimento:
– sabato 30 aprile alle ore 17, presentazione della mostra con interventi di Daniele Biancardi e Stefano Tassi, per l’Associazione Bondeno Cultura e Slow Food, e Cristina Maresi, dell’agriturismo Le Occare di Runco (FE);
– mercoledì 4 maggio alle ore 21 conferenza su “Lo storione del Po e il Caviale Ferrarese” con Mattia Lanzoni, docente presso il Dipartimento Di Scienze Della Vita E Biotecnologie dell’Università di Ferrara, e Simone Bergamini, del Gruppo Archeologico di Bondeno;
– venerdì 13 maggio alle ore 17 conversazione con Roberto Roda, del Centro Etnografico del Comune di Ferrara, sul tema “Gente del Po all’epoca dello storione”.
La mostra sarà visitabile ad ingresso libero fino al 15 maggio, tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19, chiuso il lunedì.

Per info:
www.prolocopontelagoscuro.it
prolocopontelagoscuro@gmail.com
tel.392-2539984

On line il nuovo sito dell’Europa del Copernico-Carpeggiani

da: Istituto di Istruzione Superiore “N. Copernico – A. Carpeggiani”

Il sito dedicato all’Europa dell’Istituto ‘Copernico-Carpeggiani’ si rifa il look e lancia in rete il restyling della prima versione. <>. Il sito è stato realizzato da Simone Ramini, Andrea Poluzzi e Alessio Facchini, alunni dell’ultimo anno del corso di Informatica, che sono stati coordinati dal docente Elia Melloni.
Connettendosi all’indirizzo http://www.iiscopernico.gov.it/mmediaproj/europa/ si accede alla cover, la copertina che fornisce una breve presentazione (anche in versione inglese). Poi si entra nella home page, che presenta le risorse disponibili. E’ possibile, infatti, scaricare vari materiali sulle tematiche europee: dalle relazioni multimediali ai power point elaborati dagli alunni durante il consueto appuntamento annuale della Festa dell’Europa. Vari gli argomenti trattati: dall’ambiente agli obiettivi di Europa 2020, dalle caratteristiche culturali ai differenti paesaggi del nostro continente. E, a proposito della Festa, si può anche consultare il programma 2016 della manifestazione che si svolgerà il prossimo 9 maggio.
” Anno dopo anno – continua Allocca – intendiamo ampliare la documentazione e i contenuti, facendo in modo che questa diventi la struttura virtuale che affianca il nostro lavoro in aula e che lo rende sempre fruibile, mantenendo traccia nel tempo delle attività di tutto l’istituto. Il valore aggiunto – prosegue il docente – è che si tratta di un’opera realizzata dagli studenti per gli studenti e tutto esclusivamente con risorse interne del Copernico-Carpeggiani “.
In un’altra sezione si accede ai vari siti collegati: uno dedicato all’incontro con gli imprenditori ferraresi (“Raccontare l’impresa” organizzato lo scorso anno in collaborazione con Unindustria Ferrara), gli altri legati ai vari progetti europei vinti dall’istituto (l’Erasmus+ “Only one world don’t waste it” con le scuole di Spagna, Bulgaria, Francia, Grecia e Lettonia e il Comenius “It makes S.E.N.S.E” sulle energie sostenibili) senza dimenticare l’Ipergioco “DxD: un dovere per un diritto” realizzato con l’Indire. Da quest’anno è presente anche la rassegna stampa. Tutte le risorse telematiche sono connesse al sito scolastico curato dal docente Lorenzo Cuomo.
Ma i lavori fervono ancora: si tratta di un work in progress e si sta pensando a permettere la visione dell’intera registrazione filmata della Festa dell’Europa.

Musica: Serena Tagliati stravince il Cantagiro

da: ufficio stampa “Il Cantagiro”

Forte del premio “Radio Italia anni ’60” conquistato nell’edizione dello scorso anno, la cantante della provincia di Ferrara porta a casa un altro successo.

Roma, 27 aprile 2016 – Venti anni, originaria di Cento, Serena Tagliati è la vincitrice della tre giorni di competizione canora che si è svolta all’Isola del Giglio dal 22 al 24 aprile.
E, come tale, oltre ad aggiudicarsi l’accesso alle fasi finali dell’edizione 2016 del Cantagiro, in programma a Guidonia a ottobre, ha conquistato il primo trofeo Cuore del Giglio, un’opera realizzata dal Maestro Elvino Echeoni per omaggiare la voce maggiormente capace di emozionare pubblico e giuria.

Impostatasi come una delle voci più interessanti in gara, la Tagliati, che al Cantagiro 2015 aveva vinto il Premio “Radio Italia anni ’60”, ha dimostrato fin da subito anche un’ottima capacità di controllo che le ha consentito di affrontare con sicurezza, in ciascuna delle tre serate, il palcoscenico.

Molto apprezzata sia dalla giuria tecnica che da quella popolare, la centese ha presentato la cover “Flashlight” di Jessie J e il brano “Ritorno”, con testo e musica di Marta Innocenti e arrangiamento di White Cat Music.
“Si tratta di una canzone d’amore”, ha spiegato Serena ancora emozionata per la vittoria, “ed è un brano che racconta quanto sia importante trovare una persona speciale, quella che ti cambia la vita, e di come siano difficili tutti i momenti in cui non si riesca a stare con lei e in cui, tra l’altro, non si possa far altro che pensare a quando potrai finalmente riabbracciarla”.

Interessante anche il percorso che l’ha portata fino al podio. La Tagliati, che fin da bambina allestisce piccoli spettacoli per amici e parenti, cresce – grazie alla passione del papà Eros – in un ambiente in cui si respira grande musica, italiana e internazionale, in particolare Mina, Giorgia, Beyoncè, Cèline Dion, che diventano le sue prime influenze. E’ così che, dopo intere giornate passate a cantare timidamente nascosta nell’armadio, Serena prende in mano per la prima volta un microfono e mostra il risultato di tanta passione: una voce assolutamente fuori dal comune. Dopo anni di studi accademici e concerti in piccoli locali e spettacoli all’aperto, l’esuberanza dell’enfant prodige lascia oggi spazio a una interprete matura e capace, dotata di una voce rotonda che penetra nell’anima e di un’estensione vocale superba.

Insieme a lei, a gareggiare per accedere a semifinali e finali che decreteranno i vincitori de Il Cantagiro 2016, tanti giovani cantanti di provenienza territoriale diversa che, dopo aver già superato l’attenta selezione di una commissione di esperti, si sono sfidati in una delle tante categorie in gara – da quella degli interpreti a quella dei cantautori – passando per generi musicali diversi: dal lirico al pop, dal rap al folk.

Europech 2016: le prime indicazioni sulle albicocche per la stagione 2016

da: ufficio Stampa CSO

Il consueto convegno di Europech, a Perpignan (Francia), è l’occasione per un primo scambio di informazioni sulla situazione attuale delle albicocche in Europa.

La campagna 2015 era stata caratterizzata da un inverno particolarmente mite, che aveva inizialmente alimentato i timori di un deficit produttivo, in particolare per le varietà con più fabbisogno in freddo. A livello europeo, il raccolto è poi risultato nella media e in taluni casi addirittura superiore alle previsioni.

Il mercato delle albicocche lo scorso anno non ha avuto le stesse difficoltà riscontrate da pesche e nettarine anche grazie ad un’offerta nel complesso nella norma e non eccedentaria.
Quest’anno l’andamento climatico è stato piuttosto altalenante in tutta l’Europa. L’inverno è stato generalmente mite; alcune gelate hanno interessato poi tra fine febbraio e marzo diverse zone, in particolare nella Regione di Murcia in Spagna. In altri paesi, come l’Italia, la fioritura è stata penalizzata da pioggia e sbalzi termici, mentre in Francia si sono verificate grandinate nel mese di aprile.
Tutto questo ha contribuito a delineare un quadro produttivo a livello europeo inferiore allo scorso anno: con circa 443.000 tonnellate previste, il raccolto di albicocche si pone sull’11% in meno rispetto allo scorso anno ed in diminuzione del 16% rispetto alla media.
In Grecia si prevedono 54.800 tonnellate, produzioni in crescita dopo l’offerta particolarmente deficitaria del 2015, con quantitativi più prossimi alla media.
In Italia, con circa 163.000 tonnellate, le previsioni si posizionano sul -19% rispetto al 2015. Nel Nord Italia la situazione si delinea simile allo scorso anno, mentre nel Sud sembra prospettarsi un calo di circa il 30% sempre sul 2015.
In Spagna si prevede un raccolto di circa 110.000 tonnellate, l’1% in meno rispetto allo scorso anno ma il 32% in più rispetto alla media. Il calo produttivo conseguente alle gelate che hanno colpito alcune aree spagnole sembra essere stato compensato dall’entrata in produzione di nuovi impianti.
In Francia si stima un raccolto di 115.600 tonnellate, in flessione del 26% rispetto allo scorso anno e -27% rispetto alla media, con la Regione Rhône-Alpes che sembra essere quella più penalizzata dagli eventi climatici.
La produzione di albicocche – dichiara Elisa Macchi Direttore di CSO ITALY – si sta delineando come molto importante, con un crescente interesse da parte dei produttori in tutti i paesi europei. Si registra infatti una crescita delle superfici in Spagna, oltre che in Italia e un rinnovo varietale anche in Grecia e Francia. La situazione che si prospetta oggi è solo un’indicazione previsionale dello stato attuale della coltivazione, che sarà aggiornata con dati più precisi tra fine maggio e inizio giugno. Quello che è certo è che non siamo di fronte ad una produzione eccedentaria in Europa.”

Il 25 aprile è la festa della libertà: evitiamo le censure

Cos’è il 25 aprile? E’ la festa civile più importante della nostra storia nazionale. E’ il simbolo della liberazione da una dittatura che ci aveva tolto diritti e dignità e che, insieme all’alleato nazista, provocò una guerra che distrusse l’Europa e causò decine e decine di milioni di morti. E fu complice della deportazione degli ebrei nei campi di concentramento nazisti. Il 25 aprile è anche all’origine della nascita della democrazia nel nostro paese, i cui frutti eccellenti furono il suffragio universale, la vittoria della Repubblica, l’approvazione di una Costituzione tra le più avanzate del mondo. E’ grazie alla Resistenza e al contributo decisivo degli Alleati che l’Italia è diventata uno Stato di diritto costituzionale, che ha trasformato i sudditi in cittadini titolari di diritti e di doveri.
Se però dovessi ricorrere a una sola parola per sintetizzare il significato profondo del 25 aprile non avrei dubbi: la libertà. Libertà è la parola che più ricorre in quel libro sacro che sono le “Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana” (Einaudi). Scegliamo a caso. Walter Ulanowsky, di anni 20, insegnante nato a Trieste, faceva parte della Brigata Garibaldi “Liguria”. Venne fucilato il 19 maggio 1944 insieme ad altri partigiani. Le ultime parole che scrisse sono: “Perché sono qui? Perché domattina mi fucileranno? Per la libertà!”

Questo fin troppo lungo preambolo per motivare il mio dissenso rispetto alla posizione dell’amico Daniele Civolani e contro la petizione che ha raccolto firme per chiedere di togliere i libri di Giampaolo Pansa dal tavolino preparato dalla Biblioteca Bassani per proporre testi sulla data del 25 aprile. Non è mio intento entrare nel merito dei contenuti dei libri scritti da Pansa, perché mi interessa difendere un principio. E’ il principio della libertà di opinione che non può essere messa in discussione proprio nel giorno che rappresenta per il nostro Paese la conquista della libertà. La mia generazione sessantottina ha fatto cose straordinarie per rinnovare il costume di una società per tanti aspetti arretrata sul piano civile e culturale. Però ha anche qualcosa da farsi perdonare. Ricordo, per esempio, una mitica rivista di quegli anni, “Quaderni Piacentini”, che aveva creato una rubrica intitolata: “Libri da leggere e libri da non leggere”. Lungo questa strada ci si cammina sull’orlo di un burrone. Ma ancora di più è la mia parte politica, il Pci, che deve farsi perdonare prese di posizione sbagliate e foriere di conseguenze negative. Mi riferisco, per tutte, alla stroncatura che il responsabile della cultura del Pci degli anni Cinquanta, Carlo Salinari, fece di un capolavoro sulla Resistenza: “I ventitre giorni della città di Alba” di Beppe Fenoglio. Ecco cosa scrisse Salinari sull’Unità, il 3 settembre 1952: “La qualità scadente di moltissimi libri nuocciono alla diffusione dei libri buoni. Proprio qualche giorno fa incontrai un amico operaio che aveva comprato e letto il romanzo di Fenoglio. Era rimasto così disgustato dalla lettura che probabilmente non comprerà più un libro. Fenoglio non solo ha scritto un cattivo romanzo, ma ha anche compiuto una cattiva azione”. Perché ricordo questo episodio lontano? Perché c’entra con il presente. Decretare l’ostracismo verso il più grande cantore della Resistenza, rappresentata nei suoi racconti e romanzi in tutta la sua umana miseria e nobiltà, ha voluto dire costringere per decenni la narrazione di quell’evento dentro una rachitica cornice retorica e demagogica. E poi ci meravigliamo che la Resistenza non dica più niente alle generazioni che si susseguono! Bisogna parlare un linguaggio di verità che è l’unico che trasmette un vero pathos morale e civile. La lotta di Liberazione è stata una guerra civile importante e tragica. Essa ci ha consentito di ritornare nel consesso europeo con la schiena dritta di chi aveva pagato un prezzo altissimo per riconquistare la libertà e la democrazia. Ma non fu una marcia trionfale di eroi duri e puri. Ci furono i martiri, ma ci furono anche fatti ed episodi di inutili stragi e vendette. Tutto va raccontato. Tutto va collocato nel contesto di una terribile guerra europea per sconfiggere il nazi-fascismo. Ma quel contesto non può giustificare tutto. Chiunque si accinga a raccontare fatti, eventi, episodi, accaduti prima e dopo il 25 aprile, fa opera utile. E quando ho letto e conosciuto fatti che hanno disonorato la Resistenza non ho chiuso gli occhi o gettato via il libro. Ne ho, magari, preso in mano un altro che mi consentisse di andare alla radice morale nella comprensione di episodi di cui vergognarsi. Mi riferisco al luogo dei “Promessi sposi” in cui Alessandro Manzoni scrive parole definitive su come si formano e si interpretano i comportamenti morali: “I provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che, in qualunque modo, fanno torto altrui, sono rei, non solo del male che commettono, ma del pervertimento a cui portano l’animo degli offesi.” Manzoni ci dice che chi opprime non crea uomini liberi, e che la condizione di offeso non esclude la colpa nel commettere atti negativi. Alla fine di questo lungo discorso è chiaro che ho preso a pretesto l’episodio della Biblioteca Bassani per svolgere qualche riflessione che sono convinto è condivisa dall’amico Daniele Civolani e da coloro che hanno sottoscritto la petizione sbagliata contro i libri di Pansa.

IL RITRATTO
Miguel De Cervantes, un sognatore sconfitto come il suo Chisciotte

di Gian Luigi Zucchini

Cervantes
Miguel de Cervantes

Nel 1573 Paolo Caliari, detto il Veronese, dipinge una grande allegoria della battaglia di Lepanto, combattuta due anni prima. Tra raggi di luce, angeli e santi, schiere di navi si affrontano sul mare, in un confuso incastro di vascelli, alberature, remi e bagliore di armi. Tra i tanti combatte in quella battaglia anche il ventiquattrenne Miguel de Cervantes Saavedra.
Nato nel 1547 ad Alcalà de Henares, non si sa esattamente dove trascorse l’infanzia e l’adolescenza. Lo troviamo studente a Madrid dove, ritenuto colpevole di aver ferito in uno scontro un certo Antonio de Segura, è condannato al taglio della mano destra. Per evitare la condanna, Cervantes fugge in Italia al seguito del cardinal Acquaviva e, arruolatosi nelle schiere imperiali, combatte a Lepanto dove, sfuggito al taglio della mano destra a cui era stato condannato, perde in battaglia quella sinistra. “Ma egli – scrive di sé più tardi – trova bella questa ferita, perché l’ha ricevuto combattendo sotto le vittoriose bandiere di Carlo V di felice memoria”.
Essendo soldato, vorrebbe conquistare un po’ di gloria con le armi. Partecipa, tra altre imprese, alla presa di Biserta e di Tunisi nel 1573 e, nei momenti di pausa, scrive novelle e drammi. Intanto don Giovanni d’Austria, vincitore di Lepanto e vicerè di Napoli, lo raccomanda per una promozione a capitano, che però non riuscrà mai ad avere. Così si imbarca per tornare in Spagna. Naviga con una piccola flotta, ma non si sa per quali ragioni la sua nave si distacca dalle altre; individuata dai corsari turchi, viene presa d’assalto alla foce del Rodano. Cervantes, preso prigioniero con pochi altri superstiti, viene venduto come schiavo. Rimane in terra africana per cinque anni, tentando invano di fuggire; poi viene riscattato e torna in Spagna, dove presta ancora servizio nell’esercito per due anni, senza peraltro conseguire quella nomina a capitano a cui tiene moltissimo. Nel 1584 si sposa e va a vivere a Siviglia, lavorando in qualità di commissario per le forniture dell’Invincibile Armada, la flotta navale di Filippo II, ma pochi anni dopo viene arrestato per una questione di ammanchi dovuti alla disonestà di un banchiere di cui ingenuamente si è fidato. Nella solitudine della prigione, ancora – come in altre situazioni di prigionia o di solitudine – cerca di evadere con il pensiero e immagina una fuga nelle immense pianure della Spagna, cavalcando come un cavaliere antico, per difendere i deboli combattendo. Ma immagina anche di deridere spietatamente il servile comportamento di molti, quello che egli stesso, nella vita, sta conducendo.
Uscito dal carcere, Cervantes si trasferisce a Valladolid, dove comincia a scrivere la prima parte dell’operache lo renderà famoso, che esce nel 1605 (ma più recenti ricerche daterebbero la prima edizione al 1604). La intitola “L’ingegnoso gentiluomo Don Chisciotte della Mancia”. I protagonisti sono: un cinquantenne male in arnese, che cambia il proprio nome di Alonso Quijano in quello pomposo di don Chisciotte della Mancia; il suo cavallo, un povero ronzino, cui pone il nome di Ronzinante, “pomposo e risonante, come era conveniente al nuovo ordine ed all’uffizio nuovo che ormai assumeva”; la dama, “una contadinotta delle vicinanze che non si curava affatto di lui”, a cui dà il nome di Dulcinea del Toboso; infine, “un contadino del vicinato; un uomo dabbene, ma con molto poco sale in zucca”, che si chiamava Sancio Panza, convinto a seguire il cavaliere come suo scudiero, “perché poteva capitarli qualche avventura di guadagnarsi in quattro e quattr’otto un’isola di cui l’avrebbe nominato governatore”.

don-Chisciotte-Dalì
Il Don Chisciotte di Salvador Dalì

Così don Chisciotte su un cavallo e Sancio su un asino “uscirono dal paese senza essere visti da nessuno e camminarono tanto che all’alba si tennero sicuri che, se anche li avessero cercati, non li avrebbero trovati”.
Comincia così la serie di vicende dei due personaggi, in una successione di pseudoavventure dove l’immaginazione impazzita del cavaliere affronta fantasiose trame di assalti, lotte, misteri e straordinari eventi. Una storia di saggia pazzia, o di pazza saggezza, in cui Cervantes sembra voler ridicolizzare, attraverso la simulazione narrativa, i comportamenti irresponsabili e assurdi, le troppo serie situazioni reali, gli eventi che inquietano per poca cosa o per nulla. Cerca insomma, nell’ilare pazzia del suo personaggio, di trasformare gli eventi elogiando la diversità, l’evasione, la fuga da una realtà spesso pesantemente insopportabile. La pazzia, dunque, come rifugio alla tristezza e alla miseria del quotidiano, che per questo va elogiata, come scrivevano in quei tempi Erasmo da Rotterdam e Sebastiano Brant; o esaltata, come accade nell’Orlando Furioso dell’Ariosto. O anche la follia come mezzo per fingere se stessi e al tempo stesso rivelarsi, come Amleto, Ofelia, Re Lear, lady Macbeth, e dalla quale viene travolto il Tasso. Cervantes no: tra odiare gli uomini e divertirsi alle loro spalle, sceglie quest’ultima strada, e crea questo personaggio straordinario, un Burlador de la Mancha che si avventa sui fantasmi delle cose. Fantasmi che nel loro simbolismo sono la trascrizione deformata, ma vera, della più cruda attualità.

E, in realtà, i castelli dei principi sono locande mascherate dove occorre pagare molto per avere una misera ospitalità, i mulini sono briganti che vivono di vento e di furto, le vergini che si incontrano non sono altro che prostitute travestite, le serve sono meglio delle signore, i soldati sono pecore condotte al macello e le schiere dei condannati sono sicuramente più innocenti dei loro sbirri. È ciò don Chisciotte, o meglio Cervantes, pensa degli uomini. E la sua storia personale continua, nonostante i sogni, a essere mediocre e triste. È stata appena pubblicata la prima parte della sua stralunata storia, che viene di nuovo arrestato – innocente – per un assassinio accaduto di notte di fronte alla sua casa, e del quale vengono accusati lui e la famiglia come esecutori. Fa alcuni mesi di prigione, dopodiché, scagionato, torna libero. Ma si può ben pensare con quale animo e quale rancore verso la società.
Dopo il carcere, torna a Madrid, al seguito della corte di Filippo II. Qui, nel 1615, appare la seconda parte del romanzo, mentre l’autore anela invano ritornare in Italia e dedicarsi esclusivamente alla scrittura. È il sogno di un poeta, come in realtà egli fu, perché il Don Chisciotte è anche un’opera di poesia. Lui, Cervantes, viveva di sogni. “La vida es sueño”, scriverà più tardi Calderón de la Barca: “Qué es la vida? un frenesí; / Qué es la vida? una ilusión / una sombra, una ficción…”.
Così, in quegli anni preziosi per la cultura spagnola, si consumano le contraddizioni di una società splendida e miserabile, dove l’opulenza delle corti e dell’arte si mescola con il putrideiro della morte rivestita d’oro, degli stracci mescolati a velluti e corone, agli incensi e alle pustole dei bambini che si spulciano, come si può vedere in molte pitture spagnole dell’epoca. Murillo, per esempio, dipinge bambini vestiti di stracci e gallegas, prostitute alla finestra, che cercano di attirare i clienti, o una vecchia che spidocchia un bambino, o dei poveri contadinelli affamati, ma dipinge pure Madonne e Santi, in scene di dolcezza mistica e splendori di porpore e di ori; oppure El Greco, che esalta mortificazioni austere e mistici asceti macerati dai tormenti della passione religiosa. La letteratura trova spazio nella celebrazione del Rinascimento che si conclude e del Siglo de oro che inizia, mentre la pittura, per mano di artisti come Velasquez sottolinea ulteriormente le scene di genere dipinte da Juan del Castillo, da Francisco Herrera, da Ribera, da Zurbarán e da altri ancora, insistendo su caratteri e sentimenti, ma anche sulla descrizione della modesta vita quotidiana ripresa anche nei dettagli: canestri di vimini, boccali, tovaglie che conservano ancora la traccia delle piegature con cui erano riposte nella cassapanca, pentole entro cui cuoce la zuppa, uova che friggono nel padellino di coccio. Eppure questo splendore intriso anche di miseria, di ascetismi e di trionfi sta concludendo il suo aureo itinerario. Carlo V aveva abdicato quando Cervantes aveva otto anni; la potenza spagnola comincia a declinare già sotto Filippo II, poi sempre più sotto Filippo III. Il lento inizio di questo tramonto sembra avvertito anche da Cervantes, che vive una vita da fallito e descrive la storia di un personaggio pure fallito, che evade nella fantasia: un idealismo utopistico per fuggire la realtà o anche, volendo, un realismo adombrato da figure di spoglia e dimessa umanità.
Dopo aver scritto la seconda parte del suo romanzo, Cervantes vive ancora un paio d’anni. Di lui non si hanno più notizie, se non che sta scrivendo “Le pene di Persiles e Sigismonda”, sua ultima opera. E in questi giorni di tramonto, lo si potrebbe immaginare come lo rappresenta Honoré Daumier nel 1866: uno stanco e disilluso vecchio, seduto su una sedia in una saletta buia, le gambe scheletriche, il volto macilento, gli occhi profondamente cerchiati di stanchezza.
Pochi libri in terra, a rappresentare la dispersione di quanto la mente ha pensato e che andrà poi irrimediabilmente perduto con la morte.

Cervantes muore a Madrid il 23 aprile del 1616, ma non dimenticato. Trasfigurato nel cavaliere dell’ideale, cammina ancora nelle strade di Spagna e del mondo, aprendoci in ogni tempo, nella storia e nella vita, i meravigliosi itinerari della fantasia e della speranza.

L’APPUNTAMENTO
Alla libreria Ibs si sfoglieranno le “Pagine sul potere”

Ormai è diventato un appuntamento fisso, una tradizione. Da domani ritorna il ciclo di incontri pubblici alla Libreria Ibs + Libraccio organizzato dalle Cattedre di Diritto costituzionale e Istituzioni di diritto pubblico del Dipartimento di Giurisprudenza di Unife, giunto quest’anno alla loro sesta edizione.

Dopo aver affrontato le tematiche inerenti alle carceri (2011-2013), la storia costituzionale contemporanea (2014) e il tema della giustizia in tutte le sue forme (2015), il ciclo di conferenze di quest’anno è intitolato “Pagine sul potere” e prevede un nutrito schieramento di illustri ospiti che, per cinque venerdì sempre alle ore 17, animerà gli spazi di Palazzo San Crispino.

pagine potere 2Un luogo, quest’ultimo, “divenuto negli ultimi anni un importante centro culturale della città”, come affermato durante la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa da Patrizia Ricci, direttrice della libreria Ibs + Libraccio, la quale ricorda come questo fosse “uno degli obiettivi da quando la libreria ha avuto l’onore di insediarsi in questo storico luogo, una responsabilità soprattutto verso la cittadinanza. A confermare questo è la grande collaborazione con Unife – ha proseguito Ricci – una partnership possibile soprattutto grazie al grande successo riscontrato da queste conferenze in questi sei anni”.

Ideatore e promotore dell’iniziativa il costituzionalista dell’Università di Ferrara Andrea Pugiotto che, nell’illustrare l’evento, ha precisato: “nonostante l’iniziativa sia incentrata su un tema estremamente vasto come quello del potere, a noi interessava mettere sotto i riflettori soprattutto quello che concerne il potere politico, una questione che fa parte della vita di ognuno di noi anche se solo da sfondo”.
Cinque le parole chiave elencate da Pugiotto, una per ognuno degli eventi in rassegna: fare, sapere, saper fare, far sapere, leadership. Cinque concetti che caratterizzeranno questi eventi importanti ed estremamente attuali poiché, come ha ricordato il costituzionalista, “si collocano nell’anno del settantesimo anniversario della nostra Repubblica, nel sessantesimo della Corte Costituzionale e a pochi mesi dal referendum costituzionale, il quale non è argomento centrale della rassegna ma che di sicuro troverà spazio di analisi”. La formula di ogni incontro rimane invariata: grande rilevanza verrà data al libro di riferimento che ogni autore presenterà, un intervento di apertura a delineare la cornice costituzionale in esame, il dialogo tra l’ospite e un costituzionalista e, infine, spazio alle domande dal pubblico.

Ed ecco il ricco programma: domani si aprono i battenti analizzando il tema “governare”, con ospite l’uomo politico e oggi giudice costituzionale Giuliano Amato e il suo libro “Le istituzioni della democrazia”; venerdì 6 maggio sarà la volta di “scegliere” con la politologa Nadia Urbinati e il suo “Democrazia in diretta”; il professore emerito di diritto amministrativo Sabino Cassese presenterà il suo volume “Dentro la corte”, analizzando la parola “controllare”; venerdì 20 maggio si parlerà di “informare” e a intervenire sarà il presidente della Fondazione Italiadecide Luciano Violante con il suo libro “Politica e Menzogna”; a chiudere la rassegna il politologo Mauro Calise e il suo “La democrazia dei leader” per affrontare il termine “leadership”.
Una rassegna di grandissima qualità e spessore quindi, che Pugiotto ricorda essere “pensata per chi ha voglia di pensare” e che sconfinerà anche dalle Mura ferraresi grazie alla presenza di Radio Radicale, la quale registrerà tutte e cinque le conferenze.

Al termine della conferenza stampa di presentazione della rassegna spazio alle parole di Gian Piero Pollini e Giuseppe Stefani, rispettivamente l’ex direttore di Iuss-Ferrara 1391 e il Presidente della Fondazione Forense di Ferrara: il primo ha ricordato l’importanza di questa iniziativa culturale poiché “esce dalle aule universitarie e in questa maniera riesce ad arrivare a un numero sempre più ampio di cittadini”, mentre il secondo ha ribadito l’entusiasmo da parte della Fondazione Forense nel patrocinare questo evento grazia al suo “scopo fortemente culturale e quindi perfettamente in linea con il percorso di aggiornamento e formazione intrapreso con entusiasmo dai giovani avvocati della Scuola Forense”.
Oltre alla collaborazione di Iuss Ferrara 1391, Scuola Forense di Ferrara e Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna, “Pagine sul Potere” è patrocinato da Università e Comune di Ferrara, Fondazione Ordine dei Giornalisti Emilia Romagna e Fondazione Forense di Ferrara ed è sostenuto da Banca Generali.

Tutte le informazioni del ciclo di incontri “Pagine sul potere” potete trovarle nella locandina che segue. Clicca sull’immagine per ingrandirla.

pagine potere

La salute degli italiani

Da martedì sul sito de “La Repubblica” è visitabile e scaricabile l’Osservasalute 2015, redatto dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, sul quale si possono rilevare per ogni regione lo stato di salute degli italiani, le loro abitudini (chi fa sport, chi fuma, etc) e le differenze rispetto al passato. Pare che ci comportiamo un pochino meglio e che ci vogliamo un poco più di bene, ma non basta. La prevenzione e la cura di noi stessi non è ancora sufficiente. Forse ci muoviamo di più, ma i sedentari sono ancora troppi. E poi ancora ci vacciniamo poco e non siamo portati a credere alla importanza delle vaccinazioni. Nota dolente: l’alimentazione. Siamo in sovrappeso e mangiamo poca frutta e verdura. Ci dovremmo chiedere se siamo convinti di voler vivere più a lungo o solo ci speriamo. Divertitevi a leggere i numeri.

Qualche dato sull’Emilia Romagna:
– La speranza di vita per gli uomini e di 80,8 anni e 85,1 per le donne
– La quota dei fumatori e vicina al 20% (anche se in calo rispetto al passato)
– La prevalenza delle persone in sovrappeso è del 37,4% in aumento
– Gli obesi sono il 10,9% con valori superiori ai livelli nazionali
– Quelli che praticano lo sport solo d’avanti alla televisione, ovvero che non fanno sport, sono il 32%
– Ma soprattutto pericolosamente la copertura vaccinale antinfluenzale è molto calata ora la 50%
– Mentre il consumo di farmaci antidepressivi è più alto della media e in aumento
– La spesa sanitaria pubblica procapite è di 1855 euro, in leggera diminuzione

Vale la pena farci un pensierino. Buona salute a tutti.

L’Emilia Romagna nel rapporto Osservasalute 2015

Il Parco del Delta del Po guardato attraverso l’obiettivo

Per gli amanti della fotografia naturalistica non ci può essere occasione migliore che partecipare alle escursioni fotografiche e alle lezioni teoriche organizzate nell’ambito all’VIII edizione della Fiera internazionale del birdwatching e del turismo naturalistico, in programma per il week end del 29 aprile – 1 Maggio nel Parco del Delta del Po.

Oltre ad un intero padiglione interamente dedicato alla fotografia professionale, sono previste infatti escursioni fotografiche nelle valli e nelle saline insieme a guide birdwatching esperte del territorio e a fotografi naturalisti; lezioni teoriche di fotografia per tutti i giorni della manifestazione; di grande interesse, inoltre, le mostre di fotografia naturalistica con autori di fama internazionale, allestite in collaborazione con riviste, associazioni ed enti di settore.

Foto dell’organizzazione di Primavera slow presa da Internet.

Per leggere il comunicato stampa clicca qui.

Per leggere il programma completo dell’VIII edizione della Fiera internazionale del birdwatching e del turismo naturalistico clicca qui.

 

Serena determinazione

Marcus_Aurelius_Metropolitan_Museum
Marco Aurelio

Quanta tranquillità ottiene chi smette di preoccuparsi di cosa dica, faccia, pensi il suo vicino e si dedica soltanto a ciò che egli stesso fa. (Marco Aurelio)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

Augur.mi, Ann Margret

A meno che non mi salti una bomba sotto il culetto, oggi, 28 Aprile, penso mi prenderò una giornata dedicata al giubilo.
Perché, oggi, Ann Margret compie 75 anni.
Chi se ne frega.
Ma 7-5 è cifra tonda.
E io a questa qua voglio molto bene.
Tanti la conosceranno per il suo ruolo da mamma in “Tommy”, quel polpettone a grandezza-grande-schermo preso direttamente da quel padellone che è l’omonimo disco degli Who.
Bel disco e bel film.
Ma stiamo parlando di un film di Ken Russel.
E chi ha visto più di un film di Ken Russel sa bene che stiamo per sprofondare nel cesso, cesso che ci porta dritti alla fossa biologica della bellezza.
Ma non facciamo i cazzoni.
Senza esagerare, a mio avviso, Ann Margret è un personaggio davvero centrale in quel secolo di merda che è il ‘900.
Nata in Svezia nel 1941, a cinque anni se ne scappa in America con i suoi.
Ben presto, la Nostra inizia a cantare, ballare e alé, shirleytempleggiare.
Subito, anzi subitissimo, qualcuno le appiccica addosso il bollino-Elvis-al-femminile.
Finalmente abbiamo detto Elvis.
E adesso che abbiamo tirato fuori Elvis, proprio come si dice a proposito delle pistole, le dobbiamo usare.
Quindi tocca andare fino in fondo.
Dritti dritti proprio là, verso quella fossa biologica della bellezza di cui parlavamo prima.
Perché, al di là dei film e dei dischi, Ann Margret ha un ruolo centrale in una storia centralissima in quel secolo di merda di cui parlavamo prima.
Secondo una bislacchissima teoria del complotto, Ann Margret sarebbe il mandante dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy.

Brano: “Bye Bye Birdie” di Ann Margret
Brano: “Bye Bye Birdie” di Ann Margret

Ma questa è solo la punta dell’iceberg.
Perchè se Ann Margret è il mandante, occhio, ELVIS È L’ESECUTORE.
Anzi, il performer, direi io.
E che performer.
È Elvis, dio santo.
Tutto si originerebbe dal periodo in cui Elvis era al militare.
Nel 1958 Elvis viene trasferito in Germania e finisce sotto l’occhio di un certo Generale Walker.
Un Generale che, simpaticamente, lo tratta come un pezzo di popò.
Sembra che quel generale chiamasse Elvis così: “that hip swinging, hound dog face soldier”.
Una roba traducibile più o meno con “soldato sculettante con la faccia da cane”.
Elvis, ovviamente, si prende come ogni soldatino vessato da un superiore e inizia a odiare quel maledetto Warren.
Ma presto quell’odio diventa un’ossessione.
Nel frattempo la nostra birthday girl, siamo nel 1958, ha 17 anni e i tempi in cui shirleytempleggiava sono lontani.
E nel frattempo Aleksandr Semyonovic Feliksov, amico della famiglia Margret, realizza una cosa: la pargola è figlia di immigrati anti-nazisti, è bellissima, ha contatti con Hollywood, tutti le vogliono bene, è pure l’Elvis-al-femminile quindi… Quanto sarebbe bello arruolarla nel KGB?
Ovviamente, secondo questa fantastica teoria complottara, Aleksandr Semyonovic Feliksov è un agente del KGB.
Ma non è solo un agente del KGB, è un agente del KGB di successo.
Perchè ce la fa.
In breve, Ann Margret diventa una superspia del KGB, si muove bene e infiltra il comunismo a Hollywood, riuscendo ad arruolare gente come Arthur Miller e, PAM! MARILYN MONROE.
Super.
Tutto torna, no?
Mentre accadono queste cose mirabolanti, Elvis è tornato dalla naja.
Riprende a fare le sue belle cose, fa i film, fa quei suoi dischi un po’ più simpaticoni.
Ma una cosa gli ronza ancora in testa: quel maledetto Generale.
Lo vuole morto.
E proprio al momento giusto, qualcuno, un’amica, gli dice così: perchè aspettare che muoia quando lo possiamo far fuori?
Chi sarà mai quell’amica?
I più attenti avranno la risposta.
E la risposta è: ANN MARGRET.
Perchè nel frattempo Elvis e Ann Margret si sono conosciuti quando lei stava registrando un disco a Memphis.
Un disco che, casualmente, sarebbe uscito per la stessa casa discografica del Re.
Di nuovo, TUTTO TORNA.
Tutto torna perchè Ann Margret dice a Elvis che lei conosce l’uomo giusto per fare ‘sta cosa.
E chi sarà mai l’uomo giusto?
I più paranoici avranno la risposta.
E la risposta, esatto, è proprio quella: LEE HARVEY OSWALD.
FANTASTICO.
Così il nostro Oswaldo accetta.
Si incontra con Elvis all’aeroporto di Dallas e insieme mettono a punto la loro idea meravigliosa.
Tutto organizzato per bene, tutto pronto.
Ma ai tempi, purtroppo, il povero Lee Harvey Oswaldo è ancora giovane e inesperto.
Mica sgamato come nel 1963.
E toppa clamorosamente: il bastardissimo Generale sopravvive.
Mentre accadono queste cose mirabolanti però ne accade una che mi rattrista anche nel momento in cui scrivo.
La povera Marilyn Monroe se ne va in circostanze abbastanza misteriose.
Come abbiamo sentito tutti almeno una volta, fra le varie teorie sulla morte di MM ce n’è una bella pesa.
Ed è quella che vuole i Kennedy come mandanti dell’omicidio di Marilyn.
Omicidio organizzato per evitare vari ed eventuali imbarazzi a causa delle troppe cose di cui MM era a conoscenza.
Ma MM, secondo quest’altra fantastica teoria, non solo sapeva troppe cose sui Kennedy.
MM era anche un’amica di Ann Margret e PAM!
UN PREZIOSISSIMO AGENTE DEL KGB.
Così Ann Margret inizia a odiare peso JFK.
E devo dire che la capisco.
Quel tipo era davvero una popò.
A questo punto i fili si stanno intrecciando davvero bene.
Perchè a questo punto Ann Margret è sul set di “Viva Las Vegas!” insieme a Elvis e – secondo questa teoria bislacchissima – lo seduce e lo ricatta.
Lo ricatta minacciando di confessare il suo piano per ammazzare il Generale stronzone e obbliga il Re a uccidere JFK.
SUPER.
E che sia stato Elvis o no, una certezza ce l’abbiamo: JFK è morto a Dallas il 22 novembre 1963.
Quindi via con un pezzo del 1963 e auguroni alla gigantesca Ann Margret.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

 

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano.

  • 1
  • 2