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Giorno: 3 Maggio 2016

Ricostruzione e Cispadana, Donini: “Il nostro impegno per tornare al tracciato originario proposto dalla Regione nella zona di Alberone di Cento nel ferrarese”

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

“Continueremo ad operare congiuntamente all’amministrazione comunale di Cento affinché venga superato il vincolo posto dal Ministero”

“Assicuro da parte della Regione Emilia-Romagna il massimo interessamento affinché possa essere superato il vincolo, posto dal Ministero dei beni culturali, che ha comportato la proposta di modifica al tracciato della Cispadana, limitatamente alla zona di Alberone”.
Così l’assessore regionale a Mobilità e trasporti Raffaele Donini, in merito alla vicenda del signor Franco Bastia, residente nella frazione di Alberone di Cento, nel ferrarese, la cui abitazione, ricostruita dopo il sisma del 2012, potrebbe essere abbattuta perché si trova sul tracciato della Cispadana.

“La proposta di tracciato originaria, avanzata dalla Regione- spiega l’assessore- si collocava, infatti, ad una maggior distanza dall’abitato evitando così situazioni paradossali come questa. Continueremo ad operare congiuntamente all’amministrazione comunale di Cento affinché venga superato il vincolo e sia, quindi, riconsiderata la proposta originaria della Regione”.

Ludopatia: question time Pd all’assessore regionale alla salute

da: ufficio stampa Gruppo Partito Democratico, Assemblea Legislativa Emilia-Romagna

Zappaterra (PD): ‘Iniziative per la prevenzione e sostegno a chi dismette le attività di gioco d’azzardo’

“Quali strumenti ha predisposto la Regione Emilia-Romagna per contrastare e prevenire le patologie correlate al gioco d’azzardo? E quali strumenti hanno a disposizione i Comuni per attuare direttamente nel proprio territorio misure concrete che abbiano quelle stesse finalità?” Sono queste le domande rivolte in aula all’Assessore regionale alla Sanità Sergio Venturi dalla Consigliera Marcella Zappaterra, che insieme a Paolo Calvano e al Capogruppo PD Stefano Caliandro, aveva depositato un’interrogazione a riguardo.

I dati dell’Assessorato regionale alla Salute confermano che il gioco d’azzardo patologico sia una piaga sociale che consuma mediamente 1.800 € all’anno per ogni cittadino maggiorenne, pari addirittura il 6% del PIL a Ravenna, il 5,62% a Reggio Emilia e il 5% a Modena, Parma e Ferrara; solo le province di Forlì-Cesena, Bologna e Ravenna sono sotto il 4,5% del Pil. In Emilia-Romagna il contrasto e il contenimento a questo fenomeno passano dai 40 punti di accoglienza e trattamento per i giocatori patologici afferenti ai Servizi Ausl e ai soggetti del Terzo Settore accreditati, dai 42 corsi di formazione obbligatori per i gestori di locali dedicati al gioco e arrivano fino alla campagna SlotFreER, ora compiutamente delegata ai Comuni, che prevede di rilasciare un apposito marchio ai locali che scelgono di non installare nel proprio esercizio le apparecchiature per il gioco d’azzardo.

Con l’entrata in vigore della legge regionale 5/2013, i Comuni possono effettuare un più rigoroso controllo per il rilascio delle licenze per l’apertura di sale da gioco e in particolare sui processi di nuova costruzione o recupero delle sale, di mutamento di qualsiasi destinazione d’uso a sala da gioco e per la raccolta di scommesse, con o senza opere edilizie, nonché del rilascio del certificato di conformità edilizia e agibilità.

“L’Assemblea Legislativa, su proposta del Partito Democratico, aveva approvato nel bilancio 2016 della Regione, lo stanziamento di 150.000 euro per supportare gli esercenti che dismettano le attività di gioco d’azzardo, riconoscendo così il valore sociale di tale scelta. Quelle risorse, come annunciato dall’Assessore Venturi nella sua risposta in aula, costituiranno un fondo che verrà erogato ai Comuni – riporta la Consigliera Zappaterra – a tal fine la Regione intende avviare entro l’estate di quest’anno un bando di concorso cui potranno partecipare i Comuni per agevolare le azioni degli esercenti SlotFree. In particolare è prevista la concessione di incentivi a favore dei titolari di attività che rimuovano gli impianti di slot machine o videolottery attraverso un contributo a titolo di credito di imposta, da far valere come compensazione dei tributi comunale come Tari, Tasi, Imu”.

Inizia il maggio del Palio di Ferrara

​da: ufficio stampa Ente Palio di Ferrara

La Benedizione dei Palli e Offerta dei Ceri.

Venerdì 6 maggio, dalle ore 21:00, si svolgerà la tradizionale cerimonia della “Benedizione dei Palii e l’Offerta dei Ceri” presso il Duomo di Ferrara. La Santa Messa, cui parteciperanno tutte le contrade e la Corte Ducale, verrà officiata dall’Arcivescovo, S.E. Mons. Luigi Negri. Al termine quindi della messa, sempre nella Cattedrale, avranno luogo l’Iscrizione di Rioni e Borghi alle Corse del Palio 2016 ed il Giuramento dei Patroni delle 8 Contrade.

La prima giornata nazionale della carne italiana

da: ufficio stampa Coldiretti Emilia-Romagna

Basta allarmismi e pericolose mode, #bracioleallariscossa.

Per la prima volta scendono in piazza le ragioni del 90% degli italiani che consumano carne nonostante gli allarmismi infondati, le provocazioni e le campagne diffamatorie su un alimento determinante per la salute che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea, alla quale apporta l’indispensabile contributo proteico. Alla prima giornata nazionale della carne italiana promossa dalla Coldiretti giovedì 5 maggio dalle ore 9,00 parteciperanno migliaia di allevatori e consumatori insieme a operatori dell’industria, del commercio, della ristorazione, del turismo e del mondo scientifico ma anche cuochi e gourmet. L’appuntamento principale è dentro e fuori il Centro Congressi del Lingotto in via Nizza 270 a Torino in Piemonte, la regione con il primato italiano nella valorizzazione delle carni da razze storiche italiane ma iniziative lo stesso giorno si svolgeranno lungo tutto lo Stivale, dalla Campania alle Marche.

Una operazione verità sulla carne italiana ed i suoi primati qualitativi e di sostenibilità ambientale ma anche una occasione per aiutare con equilibrio e buonsenso a fare scelte di acquisto consapevoli e non cadere in pericolose mode estreme. Sarà presentato il Dossier “Braciole alla riscossa” sulla diversità della carne italiana e sul rischi della scomparsa degli allevamenti con gli effetti per l’economia, il lavoro e l’ambiente ma anche sul pesante impatto dell’allarmismo sui consumi e sull’atteggiamento degli italiani rispetto alla carne.
 
Per aiutare a fare la spesa nasce la nuova figura del Tutor della carne che sarà operativo in tutte le regioni per aiutare a conoscerla, scegliere i pezzi piu’ adatti in cucina, valorizzare le parti low cost e consigliare su dove fare acquisti di qualità direttamente dagli allevatori. Un debutto realizzato con la prima lezione all’aperto su come scegliere i tagli migliori per le diverse ricette risparmiando senza rinunciare alla qualità con i piatti cucinati dal vivo dagli agrichef. Con l’arrivo della stagione dei barbecue un ampio spazio sarà dedicato ai trucchi per realizzare la grigliata perfetta che sarà preparata sul posto con ogni tipo di carne, dal bovino al maiale, dal pollo al coniglio.

Con il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e l’intera giunta nazionale ci sarà il presidente di Federconsumatori Rosario Trefiletti insieme a rappresentanti delle Istituzioni, della filiera della carne, del mondo dell’enogastronomia, dell’ambientalismo e della medicina come il nutrizionista Pietro Migliaccio.

Il Medioevo di Marcello Simoni riecheggia all’Iti

da: organizzatori

Il celebre scrittore a tu per tu con gli studenti dell’Istituto.

Lunedì 2 maggio, lo scrittore Marcello Simoni è stato graditissimo ospite dell’Istituto Tecnico Industriale “N. Copernico – A. Carpeggiani”. Nella sala Scotti dell’Istituto lo scrittore ferrarese ha lungamente dialogato con gli alunni di alcune classi seconde sul suo primo romanzo “Il mercante di libri maledetti”, pubblicato nel 2011 e vincitore del premio Bancarella nel 2012. Nel corso dell’anno scolastico i ragazzi hanno letto e analizzato l’opera con l’insegnante Rita Rossi nell’ambito di un progetto in fieri “Dialoghi con l’autore”. Tale progetto, in collaborazione con la prof.ssa Marcella Di Stefano, ha la finalità di avvicinare e appassionare alla lettura i giovani alunni delle classi del biennio iniziale

Durante l’incontro gli studenti hanno avuto l’occasione di fare domande e chiedere spiegazioni direttamente allo scrittore, il quale ha saputo catturare l’attenzione dei presenti con modi e parole consone ad un pubblico di giovanissimi, rispondendo sempre in modo esauriente a tutte le domande e le curiosità degli studenti. Il giovane autore ha permesso loro di conoscere più da vicino la vita e il lavoro di uno scrittore di successo, facendo anche comprendere quanto impegno e lavoro stiano dietro ad una ambientazione storica. Ha inoltre dato qualche anticipazione sull’imminente uscita del suo ultimo libro “L’abbazia dei cento inganni” e su un nuovo personaggio “cattivo” al quale sta già lavorando.

La mattinata è stata ulteriormente impreziosita dalle letture di alcuni tra i passaggi più significativi del romanzo effettuate dal bravissimo Gian Filippo Scabbia che è riuscito a ricreare le fosche atmosfere del libro grazie anche al superbo accompagnamento musicale di Roberto Berveglieri.

Giovedì 5 maggio al Clandestino i Rich Double & Afrobeaters inaugurano l’edizione primaverile di Downtown Tower

da: ufficio stampa Jazz Club Ferrara

Downtown Tower, il riuscito sodalizio tra Clandestino e Jazz Club Ferrara, si rinnova con una sgargiante edizione primaverile. Con la formula che prevede concerto e jam session, anticipati da un goloso aperitivo a buffet, saranno due gli appuntamenti ad ingresso gratuito di questa “Spring Edition” da non perdere. Al via giovedì 5 maggio con il groove ad alto tasso percussivo dei Rich Double & Afrobeaters.

Dopo il successo delle precedenti edizioni, Downtown Tower, il riuscito sodalizio tra Clandestino e Jazz Club Ferrara, si rinnova con una sgargiante edizione primaverile che rappresenta l’appendice della stagione 2015-2016 di Ferrara in Jazz. Con la formula che prevede concerto e jam session, anticipati da un goloso aperitivo a buffet, saranno due gli appuntamenti ad ingresso gratuito di questa “Spring Edition” da non perdere.
Al via giovedì 05 maggio (ore 21.30) con l’alto tasso percussivo dei Rich Double & Afrobeaters. Il gruppo, formato da Mattia Dalla Pozza al sax alto, Daniele Santimone alla chitarra, Glauco Benedetti alla tuba e Riccardo Paio alla batteria, propone un repertorio di musica jazz funky e afrobeat che trae linfa dai mitici anni ’70 e include brani di Eddie Harris, Pee Wee Ellis, Horace Silver, John Scofield, Wayne Shorter, oltre che alcune composizioni originali del gruppo. Dalle loro performance ad alto tasso percussivo, scaturisce un sound carico di groove ostinati che farà battere il piede a tutti!
Mattia Dalla Pozza milita come sassofonista solista nella live band di Jovanotti, mentre Glauco Benedetti è nella sezione fiati dello stesso organico. Entrambi dotati di una spiccata versatilità che consente loro di spaziare dal jazz più radicale al pop, vantano prestigiose collaborazioni (Benedetti già con Tamburini e John De Leo. Dalla Pozza a fianco di Fabizio Bosso, Chris Cheek, Dee Dee Bridgewater…). Daniele Santimone è altresì chitarrista nei gruppi di Pee Wee Ellis ed Eumir Deodato, mentre troviamo Riccardo Paio non solo nella Yano Band, ma anche a fianco di artisti quali Francesco Bearzatti e Ares Tavolazzi solo per citarne alcuni.
Il secondo ed ultimo appuntamento da segnare in agenda è in programma per giovedì 12 maggio con l’esplosiva creatività di Hobby Horse, trio formato da Dan Kinzelman (sax), Joe Rehmer (contrabbasso) e Stefano Tamborrino (batteria). Info su www.jazzclubferrara.com.

INFORMAZIONI
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com

Infoline: 339 7886261 (dalle 15:30) e 0532 767101

DOVE
Clandestino, via Ragno 50 – Ferrara

COSTI E ORARI
Ingresso libero

Concerto 21.30
Jam session 23.00

Venerdì alla 18 la festa biancazzurra “Grazie Spal, il sogno si avvera” in piazza Trento e Trieste

da: ufficio stampa Ascom Ferrara

La Festa Biancoazzurra “Grazie SPAL, il sogno si avvera” sarà in centro a Ferrara venerdì 6 maggio a partire dalle ore 18.00 condotta da Federica Lodi, “volto” di Sky Sport, promossa da Ascom, Spal e con il patrocinio del Comune.
L’appuntamento festoso, con fulcro in piazza Trento e Trieste, sarà preceduta – alle ore 16.00 nella sala Zamorani in sede Ascom Ferrara (al 1° piano) – dall’anteprima della campagna commerciale SPAL. Alla presentazione – riservata alle autorità, alle istituzioni cittadine ed alla stampa – ha già assicurato la sua presenza SE. Mons. Luigi Negri Arcivescovo di Ferrara e Comacchio.

Il sogno si è avverato: la Spal torna dopo 23 anni in serie B e l’intera città si appresta a festeggiare questa promozione – il 6 maggio – in modo corale e festoso addobbandosi a festa con i colori biancoazzurri. Dalle vetrine a tema, alle bandiere, ai gadget nei negozi del centro tutto parlerà di SPAL: “La squadra è espressione stessa di Ferrara e di attaccamento alla nostra bella città – commenta Giulio Felloni presidente provinciale di Ascom Confcommercio Ferrara – l’evento del 6 maggio è davvero il modo migliore per dimostrare la passione e l’entusiasmo verso la SPAL. Come Ascom abbiamo creduto già dal 2014 al progetto concreto espresso dal presidente Mattioli e dalla famiglia Colombarini; un progetto che continua e che continueremo a supportare: la promozione in serie B sono convinto sarà davvero una spinta anche economica per Ferrara, visto il ruolo del calcio in in questo Paese, che aveva davvero bisogno di una scossa positiva e propositiva nella quale ritrovarci. Ad esempio ci auguriamo davvero che possa essere l’occasione per un potenziamento treni superveloci per Ferrara in grado così di attrarre al meglio i flussi turistici”.
Walter Mattioli, al suo fianco il direttore commerciale spallino Roberto Tezzon, sarà venerdì prossimo alla grande festa che precede l’ultima partita casalinga per la SPAL: “Dopo basta festeggiamenti – scherza il presidente della SPAL e prosegue – sarà un occasione per abbracciare tutti coloro che ci hanno sostenuto ma sopratutto che ci vorranno sostenere. Siamo in B ma dovremo lavorare con determinazione e programmazione ancora maggiori e con il sostegno davvero di tutta la città, dei cittadini, degli operatori economici per regalare ancora a Ferrara tante belle soddisfazioni. E Grazie ad Ascom che ci ha creduto e ci crede”. E Tezzon ha ribadito: “Ferrara rappresenta un’ottima opportunità commerciale e di crescita anche attraverso opportuni pacchetti turistici”. Un turismo in definitiva sul quale da sempre punta Ascom Confcommercio: “L’arrivo in serie B per la SPAL – aggiunge dal canto suo Davide Urban direttore generale di Ascom Ferrara – è una mossa vincente non solo sul piano sportivo ma anche economico e per l’appunto turistico che dobbiamo saper cogliere e su questo abbiamo già allo studio opportuni gemellaggi con le altre Confcommercio”.
E ritorniamo al 6 maggio: una festa che colorerà l’intero centro di Ferrara “Con soddisfazione l’ Amministrazione partecipa a questo momento commerciale del centro cittadino, vestito a festa per la nostra Spal. Molto interessante questo connubio del commercio con lo sport. Le manifestazioni sportive – specie quelle di alto livello – e la passione degli Italiani per lo sport sono un volano per il tessuto commerciale, Ascom ben fa a crederci, le progettualità da mettere in campo in tal senso possono essere numerose” commenta in conclusione con entusiasmo l’assessore al Commercio Roberto Serra che porta il sostegno del Comune all’evento festoso fortemente voluto dai commercianti presenti numerosi all’appuntamento con la stampa.
Dunque a partire dalle ore 18 animazione, musica e sport: infatti sul Listone nel tratto che guarda il palazzo San Crispino verrà allestito un piccolo campo di calcio (dimensioni 10 x 14 metri con il sensibile supporto di Bruni Sport) per permettere ai più piccini di sfidare i campioni della SPAL in un pomeriggio che verrà ricordato con il classico “Io c’ero”. A fare da colonna sonora i ritmi di Eddy Dj.
Ovviamente tutta la SPAL sarà presente al gran completo: giocatori, staff tecnico e dirigenziale. A coordinare la festa la bravura, la simpatia di Federica Lodi, giornalista di Sky Sport, ferrarese e spallina doc e che sarà nuovamente la madrina d’eccezione dell’evento: infatti aveva presentato la squadra, ora neopromossa, a luglio scorso in una serata entusiasmante a piazza Castello, con la regia congiunta di SPAL ed Ascom. E come dire squadra vincente non si cambia. E nell’occasione di venerdì sarà possibile acquistare una maglia celebrativa per la promozione in B: insomma impossibile non esserci.

I risultati della finale del festival Concorso Canoro by Spirito

di: organizzatori

Si è svolta sabato 30 aprile presso il locale Spirito di Vigarano Mainarda la finale per 1° Concorso Canoro by Spirito organizzato da Paolo De Grandis in collaborazione con l’etichetta discografica Jaywork di Paolo Martorana. Ha vinto a sorpresa tra i dieci finalisti che si erano già esibiti in altre due serate, un ragazzino, Giovanni Guarnieri in arte GIOVI, che deve ancora cimentarsi con l’esame di terza media ma ha emozionato giuria e pubblico per la sua musicalità interiore, la vocalità e il suo atteggiamento spontaneo ma determinato e privo di condizionamenti e riferimenti ad altri cantanti famosi. Il giovane si è esibito cantando “Georgia on my mind” di Ray Charles e “Superstition” di Steve Wonder, artisti per i quali nutre una grande passione scelta inusuale per un ragazzo della sua età. “Sono ancora incredulo, ha detto Giovi al momento della premiazione, pensavo di arrivare tra gli ultimi! Questa sera non ho vinto io, non ha vinto nessuno, in queste cose vince la musica”. Speriamo che Giovi mantenga i suoi valori e la sua limpiedezza di pensiero e che si possa fare largo nel mondo della musica unicamente per il suo talento senza dover sottostare a troppi compromessi. Adesso intanto lo aspetta l’incisione del suo mini album presso l’etichetta Jaywork Label, dopo l’esame di terza media! Il secondo posto se lo è aggiudicato Gledis Cavallari che ha perso il titolo per un soffio, una voce potente ma delicata unita ad una grande personalità. Mentre al terzo posto Sara Bonamici si è imposta per la grande capoacità interpretativa che ha messo in luce oltre ai suoi meriti canori. Soddisfazione degli organizzatori per il grande livello e la qualità di tutti i partecipanti che hanno ottenuto altri riconoscimenti: Klaudija Ever ha vinto la targa LITE FM UNA VOCE PER LA RADIO, Elena Mazzetto il PREMIO STAMPA NUOVA FERRARA , Dave il premio FANS CLUB, Andrea Tramacere il PREMIO INFO VACANZE. Ospite d’onore della serata il cantautore Leonardo Veronesi che ha proposto tre brani estratti dal suo ultimo album NON HAI TENUTO CONTO DEGLI ZOMBIE accompagnato nelle sue applauditissime performance da uno “zombie” che ha divertito e intrattenuto il numerosissimo pubblico presente. Si sono esibiti anche i “Rawn Maylor”che hanno vinto la tappa a Sottomarina.
La Giuria composta da addetti ai lavori si è espressa all’unanimità segno che quando ci si trova davanti a performance convincenti vince davvero la musica e non le opinioni personali!

Gli scoiattoli Vis sul podio più alto

da: ufficio stampa Vis 2008

Si è svolto domenica 1° Maggio il “Torneo di San Giorgio di Piano”, riservato alla categoria Scoiattoli (nati nel 2007/2008) e alla categoria Esordienti (nati nel 2004/2005).
Ottima la prestazione degli esordienti di casa Vis, che si aggiudicano il primo posto, vincendo tutte le partite.  Il primo match contro la Salus vede la formazione ad insegna VITALDENT-CARICENTO aggiudicarsi la velina rosa con un punteggio di 57 a 18. La successiva partita contro San Giorgio di Piano vede gli scoiattoli estensi aggiudicarsi la vittoria 58-21. L’ultima partita della giornata contro Ozzano finisce 84-17 per la Vis. Ottima prestazione di tutti i vissini che hanno dato il massimo in questa stupenda giornata di basket.
Ottime notizie anche per i piccoli scoiattoli di casa Vis, che hanno partecipato con grande entusiasmo al torneo. La mattina i giovani bianco-blu hanno battuto i pari età di Sant’Agata bolognese per 8-16. Dopo la pausa pranzo, la partita più ostica contro Crevalcore è terminata 13-11 per i vissini. L’ultima partita, contro i padroni di casa, ha visto la Vis imporsi per 6-18 contro la Pallacanestro San Giorgio.
Un grande applauso va ai bimbi che hanno dimostrato tanta collaborazione e spirito di gioco (da ricordare che la squadra Scoiattoli è stata formata per l’occasione, convocando bimbi da ogni centro mini basket della Vis, quindi non abituati a giocare insieme).
Insomma una giornata da ricordare per Vis 2008 che torna da San Giorgio di Piano con due primi posti.

Villa Mensa nel Ducato Estense

da: ufficio comunicazione Comune di Copparo

In relazione agli interventi su musei, palazzi e chiese previsti nel progetto “Ducato Estense”, inserito nel decreto del Governo per interventi strutturali sul patrimonio culturale danneggiato dal terremoto del 2012, la vicesindaco Martina Berneschi afferma che «Accogliamo con grande piacere la notizia del finanziamento da parte del Cipe del Progetto Ducato Estense, – sottolinea la vicesindaco Martina Berneschi – progetto nel quale il Comune di Copparo ha candidato un’importante riqualificazione di Villa Mensa, pesantemente danneggiata dal terremoto del 2012».
Villa Mensa era stata riaperta al pubblico nel 2010, dopo importanti interventi di ristrutturazione da parte di Comune di Copparo e Provincia di Ferrara. Con un grande sforzo economico e organizzativo furono consolidate le strutture e fu inaugurato il percorso museale guidato, che ha restituito a turisti e ferraresi un bene storico e culturale di incommensurabile valore. Il sisma ha bruscamente interrotto questo percorso di rinascita, imponendo la chiusura del percorso museale e rendendo fruibile la Villa solo per alcune aree.
«Sappiamo che non non ci sono ancora certezze sulla ripartizione di fondi assegnati – continua la vicesindaco – pensiamo però che la nostra Provincia meriti di recuperare questa meraviglia non ancora adeguatamente conosciuta, che si trova sulle sponde del Po di Volano, all’interno di un territorio Patrimonio UNESCO: è il raccordo perfetto, anche grazie al fiume e alle piste ciclabili, tra le attrazioni della città di Ferrara e quelle della costa comacchiese».
«Il nostro progetto, che ammonta complessivamente a 7 milioni di euro, – conclude Berneschi – non si limita al recupero delle strutture, elemento imprescindibile per evitare un irreversibile degrado, ma anche grazie all’inserimento nel circuito delle Delizie Estensi, immagina una fruibilità della Villa 365 giorni all’anno».

Nella foto il porticato interno di Villa Mensa

I cinque segreti per fare spazio in casa e vivere meglio, con lo SpaceClearing

da: Associazione Lucrezia

Larese_flyerAvete mai sentito parlare di Space Clearing? A spiegarvelo sarà Lucia Larese, brillante autrice dell’omonimo libro, conosciuta come la “guru” italiana di questo metodo, ospite di Associazione Culturale Lucrezia a Ferrara per tenere una interessante conferenza sul tema che aprirà le porte a questa pratica rigenerante, durante la quale illustrerà le principali tecniche per fare spazio in casa e vivere meglio. 

Quanti di noi sono afflitti dal disordine che regna sovrano nei nostri appartamenti? Con la sua personale rivisitazione del concetto di Space Clearing, Lucia ci dirà in che modo l’atto di riordinare la casa sia una strada per dare un nuovo assetto alla nostra vita e mantenerlo per sempre.

Seguendo i semplici step di questa utile e bella attività, originaria dei paesi anglosassoni, si possono veramente padroneggiare gli strumenti per vivere più leggeri e organizzati. Come? Attraverso azioni quasi rituali che impregnano la nostra casa di energia positiva mentre aiutano a lasciare andare situazioni stagnanti che non ci appartengono più, liberandoci da fardelli inutili al nostro progredire.

Giovedi 5 maggio alle ore 18,30, Lucia Larese rivelerà al pubblico di Ferrara quali sono i 5 segreti più importanti dello Space Clearing e come questi possano essere facilmente messi in pratica da chiunque lo desideri.

Una numerosa platea è attesa quindi giovedì pomeriggio presso “Roverella 2000” in via Eva e Adamo 5 a Ferrara.

Prenotazioni e info: eventi@associazionelucrezia.org oppure 370 3432350

Per conoscere meglio Lucia Larese: https://www.youtube.com/user/laresespaceclearing

Ravenna Jazz 2016: gli appuntamenti di domenica 8 maggio

da: ufficio stampa Ravenna Jazz

 

Ravenna
Piazza del Popolo: ore 12, ore 17
partenze street parades dei FUNK OFF

Teatro Alighieri, ore 21:00
FUNK OFF + special guest KARIMA
Dario Cecchini – sax baritono, direzione; Paolo Bini, Mirco Rubegni, Emiliano Bassi – tromba;
Sergio Santelli, Tiziano Panchetti – sax contralto; Andrea Pasi, Claudio Giovagnoli – sax tenore;
Giacomo Bassi, Nicola Cipriani – sax baritono; Giordano Geroni – sousaphone;
Francesco Bassi – rullante, coordinamento sezione ritmica; Alessandro Suggelli – grancassa;
Luca Bassani – piatti; Daniele Bassi – percussione leggera;
Karima – voce

RAVENNA JAZZ
APERITIFS
l’Alighieri caffè e cucina
Aperitif ore 18:30
Cristina Renzetti
“I dieci giardini”
voce, chitarra, percussioni

Domenica 8 maggio (alle ore 21) prosegue al Teatro Alighieri la quarantatreesima edizione del festival Ravenna Jazz. L’esuberanza e l’istrionismo dei Funk Off sono garanzia di un ascolto elettrizzante, reso ancora più coinvolgente dalle scatenate coreografie con le quali la band domina il palcoscenico. Creati e diretti da Dario Cecchini (sax baritono), per l’occasione i Funk Off ospiteranno Karima, cantante che ha sviluppato un notevole feeling con il funky jazz proposto da questo coloratissimo organico strumentale, che annovera Paolo Bini, Mirco Rubegni, Emiliano Bassi (trombe), Sergio Santelli, Tiziano Panchetti, Andrea Pasi, Claudio Giovagnoli, Giacomo Bassi, Nicola Cipriani (sassofoni), Giordano Geroni (sousaphone), Francesco Bassi (rullante), Alessandro Suggelli (grancassa), Luca Bassani (piatti) e Daniele Bassi (percussione leggera). Biglietti: intero da 25 a 15 euro; ridotto da 22 a 12.
In attesa del concerto serale, i Funk Off si ‘riscalderanno’ marciando per il centro cittadino in due street parades, entrambe con partenza da Piazza del Popolo: alle ore 12 e alle 17.
Atmosfere delicate, intimistiche e con un tocco sudamericano saranno invece quelle proposte da Cristina Renzetti (voce, chitarra, percussioni) alle ore 18:30 all’Alighieri caffè e cucina, per un nuovo Aperitif musicale a ingresso gratuito.
Ravenna Jazz è organizzato da Jazz Network con la collaborazione degli Assessorati alla Cultura del Comune di Ravenna e della Regione Emilia-Romagna, con il contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e con la partecipazione della SIAE.

I Funk Off sono una marching band la cui tradizione stilistica non è tanto quella del dixieland quanto piuttosto quella di James Brown (al fianco del quale si sono tra l’altro esibiti), Frank Zappa, Maceo Parker. Con i Funk Off la musica diventa movimento inarrestabile, per i musicisti che la eseguono come per chi la ascolta. L’idea classica della marching band non è semplicemente rivista nel repertorio, qui particolarmente funky, ma anche nel concetto stesso di parata. I Funk Off non si limitano infatti a eseguire la propria musica camminando per strada: saltano, ballano, tracciano piccole coreografie di gruppo. Poi salgono sul palco, e qui sono non meno scatenati e coinvolgenti.
Creati dal sassofonista Dario Cecchini nel 1998, i Funk Off hanno preso parte a manifestazioni in giro per il mondo, ma particolarmente celebri rimangono le loro frequenti presenze a Umbria Jazz. Come quella concertistica, anche l’attività discografica della band mette in evidenza un continuo crescendo: dopo due dischi autoprodotti sono passati a incidere per la Blue Note e la Universal. Numerosi ed eterogenei i solisti coi quali i Funk Off hanno collaborato nel corso della loro ormai lunga storia: David Liebman, Paolo Fresu, Antonello Salis, Gianluca Petrella, Gegè Telesforo, Francesco Cafiso, Simone Cristicchi…
Nel 2015, per il lancio concertistico dell’album Things Change, i Funk Off hanno coinvolto come ospite Karima: un connubio di vocalismi black e funk-jazz che si ripeterà anche in occasione del concerto ravennate.

Cristina Renzetti si lancia in un nuovo progetto in solo per voce e chitarra, che si affianca ai due gruppi dei quali è protagonista da qualche tempo: il duo “As Madalenas” (col quale si esibirà a Ravenna Jazz) e il trio “Correnteza” (con Gabriele Mirabassi e Roberto Taufic).
Nel solo, la Renzetti presenta un repertorio di brani inediti e alcuni personalissimi riadattamenti del canzoniere brasiliano e italiano. Ogni brano è pensato come un piccolo giardino sonoro a sé, raccolto e intimo, pieno di memorie e di sogni: da qui il titolo “I dieci giardini”.

Informazioni
Jazz Network, tel. 0544 405666, fax 0544 405656
e-mail: ejn@ejn.it
website: www.ravennajazz.org

Prezzi
Teatro Alighieri:
Biglietti: platea e palchi I-II-III ordine intero € 25, ridotto 22; palchi IV ordine e galleria intero € 20, ridotto 18; loggione intero € 15, ridotto 12. Diritti di prevendita: maggiorazione del 10% sul prezzo dei biglietti venduti on-line e presso IAT Ravenna e IAT Teodorico (diritti esclusi per la vendita presso l’Alighieri).

Riduzioni valide per under 25, over 65, soci Touring Club Italiano, soci Combo Jazz Club di Imola.

Indirizzi e Prevendite
Teatro Alighieri:
Via Mariani 2, tel. 0544 249244: giorni feriali ore 10-13, giovedì anche ore 16-18, biglietteria giorni di spettacolo dalle ore 20.
Prevendita: Biglietteria del Teatro Alighieri; tutte le agenzie e filiali della Cassa di Risparmio di Ravenna; IAT Ravenna, Piazza San Francesco 7, tel. 0544 35404; IAT Teodorico, Via delle Industrie 34, tel. 0544 451539; IAT Cervia, Via Evangelisti 4, tel. 0544 974400; biglietteria on-line: www.crossroads-it.org, www.teatroalighieri.org, www.erjn.it, www.ravennajazz.org.

l’Alighieri caffè e cucina, Via Gordini 29, tel. 338 8298110

Confartigianato incontra Toselli

da: ufficio stampa e comunicazione Camilla Ghedini

Compimento Cispadana, potenziamento della raccolta differenziata, salvaguardia dell’ospedale, realizzazione di uno Sportello per l’Europa per reperire risorse, riforma del corpo della Polizia Municipale, «il cui comando va riportato in centro con costituzione di presidi nelle frazioni», coordinamento delle forze dell’ordine per garantire maggiore sicurezza, svecchiamento di Cento, «da rendere più smart». Sono gli obiettivi del candidato sindaco, Fabrizio Toselli, anticipati lunedì sera in Confartigianato, nell’ambito di un incontro chiesto e ottenuto da Toselli per presentarsi agli imprenditori. Da parte sua Confartigianato, per voce di segretario e presidente locali, Donato Toselli e Graziano Gallerani, ha consegnato a Toselli il documento, già ufficializzato in sede di conferenza stampa nelle scorse settimane, con le proprie istanze «messe nero su bianco per tutti i candidati sindaco», come ha rimarcato Gallerani. Otto punti, Cispadana compresa, in cui si chiede di rivedere la politica tributaria, di abbassare i costi di smaltimento della raccolta rifiuti, di individuare incubatori d’impresa, di migliorare la viabilità, di potenziare il controllo del territorio, di coinvolgere le associazioni di categoria nella definizione dei bilanci come nell’individuazione di aree per futuri insediamenti, di rendere il territorio competitivo e attrattivo per nuovi investitori. Presenti, per Confartigianato anche il segretario generale, Giuseppe Vancini, e il presidente provinciale, Guido Montanari. Toselli era accompagnato da Simone Maccaferri e Matteo Veronesi.

Giornata dell’economia: il 10 giugno l’evento voluto dalla Camera di commercio per ripartire dalle imprese

da: ufficio stampa Camera di Commercio di Ferrara

Govoni: “E’ inutile nasconderci dietro ad un dito e fare finta di nulla. Il nostro Paese e, più in generale, anche larghe parti dell’Europa vedono nella figura dell’imprenditore l’immagine di qualcuno che persegue il suo interesse personale anche a discapito della collettivitàTra i relatori dell’evento, il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, il Rettore dell’Università di Ferrara, Giorgio Zauli, e ii presidenti nazionali di Cia, Cna, Confagricoltura, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti e e Legacoop. Atteso anche il neo presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia

L’Europa, l’Italia, la comunità ferrarese hanno un bisogno disperato di più imprenditori. E’ indispensabile agire nella direzione di uno sforzo di sistema per promuovere la cultura dell’imprenditorialità, specialmente tra le nuove generazioni. I tempi sono maturi per riconoscere all’impresa il ruolo che merita. Per pensare “in grande” occorre prima pensare “al piccolo”, a quei sei milioni di produttori “invisibili” che tengono insieme – attraverso una fittissima rete di rapporti – il tessuto non solo economico, ma anche sociale dell’Italia. Sarà questa la prima considerazione del convegno “Italia, storie di passione e di impresa”, promosso dalla Camera di commercio di Ferrara nell’ambito della Giornata dell’economia ed in programma, il 10 giugno prossimo, presso l’Aula Magna dell’Università.

“E’ inutile nasconderci dietro ad un dito e fare finta di nulla. Il nostro Paese e, più in generale, anche larghe parti dell’Europa vedono nella figura dell’imprenditore l’immagine di qualcuno che persegue il suo interesse personale anche a discapito della collettività. “Eppure, in Europa, tra il 2009 e il 2014, nonostante la crisi e un aumento della disoccupazione del 3%, le Piccole e Medie imprese hanno creato quasi 2 milioni di nuovi posti di lavoro”. Così Paolo Govoni, presidente della Camera di commercio, che ha aggiunto: “Servono maggiori investimenti in ricerca e sviluppo, maggiori incentivi nei confronti delle imprese innovatrici, servono strumenti finanziari specifici per finanziare nuove startup e giovani talenti. Servono partnership pubblico-privato efficaci, legami tra università e impresa più stabili, attenzione al mercato del lavoro, potenziamento qualitativo dell’istruzione. Sono queste, a mio parere, le chiavi per avviare una nuova fase di crescita”.

Tra i relatori dell’evento, il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, il Rettore dell’Università di Ferrara, Giorgio Zauli, il presidente della Provincia di Ferrara, Tiziano Tagliani, e i presidenti nazionali di Cia, Secondo Scanavino, Cna, Daniele Vaccarino, Confagricoltura, Mario Guidi, Confartigianato, Giorgio Merletti, Confcommercio, Carlo Sangalli, Confesercenti, Massimo Vivoli, Legacoop, Mauro Lusetti. Si attende, a breve, la conferma da parte del neo presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia.

“Se il federalismo sarà il banco di prova più importante dei prossimi decenni del Paese – ha concluso Govoni – allora deve essere il federalismo che serve alle imprese. Quel federalismo fatto di responsabilità nella solidarietà, di valorizzazione delle eccellenze per metterle al servizio di tutti. Non quello che moltiplica le normative, che ricostruisce a livello locale burocrazie antiquate, che frammenta anziché unire i mercati. Dobbiamo fare avanzare il Paese alla stessa velocità, sospingendo la nave più lenta, non rallentando quella che guida il convoglio”.

 

 

 

Auto e cinghia di distribuzione: il 5 aprile un seminario promosso dal Cna

da: Cna Ferrara

Per la maggior parte dei veicoli di oggi, l’elemento che garantisce la sincronizzazione di un motore è la cinghia di distribuzione. Per altro, una cinghia rotta causa l’arresto del motore e un danno molto costoso. E’ su questi argomenti, e in particolare sul “Kit distribuzione”, che si terrà giovedì 5 maggio, alle 19,30, presso l’Aero Club di Ferrara (via dell’Aeroporto – Ferrara) un seminario delle imprese del settore, promosso da Cna Autoriparazione.  Intervengono: Alessandro Ronchej, responsabile di Masini Autoforniture Srl e Otto Larson, responsabile tecnico SKF. Presiede i lavori, Devid Fiorini, presidente di Cna Autoriparazione. Per maggiori informazioni, rivolgersi a Cna  Autoriparazione, Lorenzo Folli, e-mai: lfolli@cnafe.it

 

Domani la proezione del film “Mommy” al Cinema Boldini

da:Arci Ferrara

 ore 21.00 – ingresso 5 euro
Versione originale con sottotitoli in italiano

Prende il via al Cinema Boldini di Ferrara la rassegna dedicata alle opere cinematografiche del regista canadese Xavier Dolan. Il primo appuntamento porterà in sala Mommy, film del 2014 che ha vinto il Premio della giuria alla 67ª edizione del Festival di Cannes. La settimana prossima, mercoledì 11 maggio, verrà proiettato Tom à la ferme (2013).

Diane è una madre single, una donna dal look aggressivo, ancora piacente ma poco capace di gestire la propria vita. Sboccata e fumantina, ha scarse capacità di autocontrollo e ne subisce le conseguenze. Suo figlio è come lei ma ad un livello patologico, ha una seria malattia mentale che lo rende spesso ingestibile (specie se sotto stress), vittima di impennate di violenza incontrollabili che lo fanno entrare ed uscire da istituti. Nella loro vita, tra un lavoro perso e un improvviso slancio sentimentale, si inserisce Kyle, la nuova vicina balbuziente e remissiva che in loro sembra trovare un inaspettato complemento.

C’è spazio per una persona sola nei fotogrammi di Mommy. Letteralmente. Il formato scelto da Xavier Dolan per il suo nuovo film infatti è più stretto di un 4:3. Inusuale e con un altezza leggermente maggiore della larghezza, costringe a prevedere una persona sola in ogni inquadratura o a strizzarne due per poterle guardare da vicino. Come un letto a una piazza. Attraverso queste inquadrature che vibrano per originalità di sguardo e sensibilità, Dolan rappresenta un rapporto madre-figlio viscerale, doloroso, violento, dolcissimo. Le situazioni famigliari e i suoi gorghi sono spesso materia di indagine del suo cinema, dal suo esordio dietro la macchina da presa con J’ai tué ma mère (“Ho ucciso mia madre”, 2009) a oggi. Con Mommy le mette spalle al muro nella sua verità, tenera e bruciante. I 139 minuti di visione sono forti e densi, un turbinio di emozioni.

Enfant prodige del cinema mondiale, Xavier Dolan a soli 27 anni ha già firmato 5 lungometraggi, tutti presentati ai festival di Cannes e Venezia, e il primo dei quali realizzato a nemmeno vent’anni. Nato a Montreal, in Canada, Dolan costruisce dunque un caso unico nella storia del cinema, anche perché questa prolificità va di pari passo con una qualità espressiva e una maturità di linguaggio davvero sorprendenti e rari. Quello di Dolan è un cinema di pulsante vitalità, autoriale e avvincente allo stesso tempo, scandito da uno stile narrativo assolutamente personale, che inquieta e cattura, emoziona e fa pensare. Un cinema che potremmo definire neoromantico, ma di un romanticismo profondamente moderno, con sempre al centro i sentimenti più complessi di personaggi ricchi di sfumature, contraddizioni e fragilità, mossi da un commovente, a volte straziante, desiderio di trovare la propria identità e il proprio posto nel mondo.
Per informazioni:
Sala Boldini, via Previati 18 – Ferrara.
www.cinemaboldini.it www.arciferrara.org

Giovedì 5 Maggio al Ibs la conferenza “Interpretare i Sintomi” di Ilaria Marchioni

 da: ufficio stampa Ibs Libraccio Eventi Ferrara

E’ possibile che i nostri disagi, fisici o emotivi, ci portino un messaggio? E’ possibile che siano un’occasione per cambiare ciò che nella nostra vita non è come vorremmo?

La Metamedicina è il metodo che ricerca le cause profonde delle malattie o degli scenari che si ripetono nella vita di una persona, per comprenderli e superarli, ottenendo così una vera trasformazione, piuttosto che ricorrere ad un trattamento ripetitivo dei sintomi o ricadere sempre nei medesimi copioni.

 Claudia Rainville, medico, ha trascorso parte della sua vita in uno stato di depressione e male di vivere che l’ha portata a tentare varie volte il suicidio. L’ultima volta ha sperimentato la morte clinica e allora, come lei racconta, è rinata. Dopo quell’esperienza il principale interesse della Rainville è stato quello di scoprire le cause mentali e spirituali della malattia, perché solo guarendo le cause interiori e profonde, la necessità psicologica di soffrire, è possibile guarire definitivamente da ogni male fisico.
Dieci anni di lavoro nel campo della microbiologia hanno fornito a Claudia Rainville il rigore, il metodo d’indagine e di analisi necessari per questa ricerca, durata a sua volta dodici anni. L’esperienza personale della malattia (cancro, mal di schiena cronico, depressione nervosa e una quantità di operazioni) e l’autoguarigione completa che ne è seguita l’hanno condotta a testare con altri la sua convinzione. Secondo Claudia Rainville vi è una correlazione fra sintomo e causa profonda, confermata dal vissuto personale di migliaia di uomini e donne che si sono rivolti a lei per guarire.
Claudia Rainville ha creato la Metamedicina, un potente metodo terapeutico che ha già aiutato molte persone nel mondo.

#InvasioneDigitale: Instagramers Ferrara e Museo Civico del Belriguardo annunciano un evento domenica 8 maggio

da: Instagramers Ferrara

Instagramers Ferrara e Museo Civico del Belriguardo annunciano l’evento di #InvasioneDigitale della Delizia di Belriguardo nel suo complesso per domenica 8 maggio a partire dalle ore 15:30.

Le Invasioni Digitali sono un movimento che crede fortemente nella digitalizzazione della cultura tramite un nuovo rapporto tra strutture museali e cittadini fruitori. Un nuovo sistema di valorizzazione del nostro patrimonio culturale tramite la divulgazione di immagini, spesso amatoriali, ma dalle quali traspare l’amore e l’interesse del cittadino che diventa esso stesso ambasciatore di cultura partecipando alla condivisione di dati e di immagini.

La community Instagramers Ferrara, per l’edizione 2016, intende stimolare l’attenzione dei ferraresi verso il polo museale della straordinaria Delizia del Belriguardo di Voghiera. Alessandro Boninsegna, amministratore presso la società Historia – Valorizzazione dei Beni Culturali (http://historia-vbc.com/), propone agli amici invasori una visita guidata dove si potranno ammirare e fotografare:
1. La sezione archeologica del Museo, con, tra gli altri reperti esposti, due pezzi unici al mondo ed almeno altri due di particolare interesse.
2. La sezione rinascimentale del Museo, ovvero la Sala della Vigna, con un ciclo di affreschi di importanza capitale per la storia dell’arte rinascimentale.
3. La Sala Virgili, con le scultore dell’artista voghierese, e la Sala dedicata all’Archeologia industriale, con prodotti di fabbriche ferraresi di fine ‘800 – primi del 900.

Da ultimo, come si dice “last but not least”, una chicca, una concessione solo per le Invasioni Digitali: grazie al permesso del proprietario, sarà possibile vedere un garage con un soffitto a cassettoni originale di fine Quattrocento, decorato con i colori di Borso d’Este, ritenuto uno dei più bei soffitti esistenti del periodo e, a tutt’oggi, visto dal vivo da un numero ristrettissimo di persone.

Il Museo Civico di Belriguardo e gli Igersferrara vi aspettano, riservate il vostro biglietto gratuito tramite l’iscrizione a questo link: https://invasionedigitale-deliziabelriguardo.eventbrite.it/
Links
Instagramers Ferrara
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IG @igersferrara
Museo Civico di Belriguardo
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Franchi e Schianchi: “Solo il 6% si sente tutelato dallo Stato. Senza lavoro, uguaglianza e fiducia la democrazia vacilla”

“Democrazia senza” propone un’articolata analisi dello sfaldamento istituzionale a partire dallo svuotamento di senso di alcuni principi cardine propri della forma democratica: lavoro, uguaglianza, fiducia, sovranità, politica. Il volume sarà presentato a Ferrara domani (mercoledì 4) alle 17,30 alla libreria Ibs. Agli autori, la sociologa Maura Franchi e l’economista Augusto Schianchi, entrambi docenti di Sociologia all’Università di Parma, abbiamo chiesto quali siano i mutamenti economici e sociali che hanno determinato la situazione attuale.

“I fattori in gioco sono diversi – sostiene Franchi -. Innanzitutto la globalizzazione: un processo irreversibile che ci pone di fronte a problemi nuovi che è illusorio pensare di risolvere con risposte interne ad un singolo Paese. Inoltre, profondi mutamenti sociali hanno trasformato la società e il sistema produttivo, così i sistemi di rappresentanza hanno perso lo storico radicamento in mondi omogenei e compatti al loro interno. Non da ultimo, possiamo citare le tecnologie che hanno cambiato le competenze e soprattutto erodono molte posizioni di lavoro: un processo destinato ad accentuarsi. Insieme ai mutamenti citati è entrata in crisi l’idea di sovranità, vale a dire l’autonomia decisionale di un singolo Stato; l’aumento delle disuguaglianze logora i legami di fiducia che sono alla base della coesione sociale. Nel libro cerchiamo di sottolineare che gli aspetti citati sono concatenati e hanno anche un effetto moltiplicatore l’uno sull’altro. Ad esempio, se non c’è un grado sufficiente di inclusione la società si sfalda, se viene meno l’attesa positiva di un lavoro dignitoso la fiducia evapora, se la politica non esprime una visione del futuro, si crea disaffezione e viene meno una delle condizioni della democrazia: la partecipazione al voto”.

Il concetto di democrazia letteralmente designa l’esercizio del potere da parte del popolo attraverso il meccanismo della rappresentanza. E’ corretto affermare che il distacco sempre più accentuato fra eletti ed elettori e il conseguente crollo di fiducia nei confronti di chi è preposto ad attuare coerenti soluzioni, sia in fondo l’elemento che più di ogni altro ha contribuito alla crisi della democrazia?
La democrazia liberale presuppone un insieme di principi più volte richiamati: divisione di poteri, pluralismo politico, libertà associativa e di espressione – specifica la sociologa -. La partecipazione dei cittadini alle decisioni si esprime in primo luogo attraverso il voto. La stessa partecipazione al voto presuppone però un certo grado di fiducia, quanto meno che la propria voce possa essere ascoltata. In una recentissima indagine Demos, solo il 6% degli intervistati sente di essere tutelato dallo Stato, il 3/4% si sente tutelato dai partiti. Senza fiducia come si può immaginare di dare corpo all’idea di democrazia? La crisi della fiducia ha molte ragioni che in parte rinviano alla crisi del sistema dei partiti e in parte all’erosione della classe media che vede ridursi e svanire le attese di miglioramento delle condizioni di vita che avevano segnato i primi decenni del dopoguerra.
Il calo della classe media produce una divaricazione tra gli estremi della scala sociale. Le diseguaglianze hanno effetti reali ed effetti simbolici, se sono eccessive si traducono in una percezione diffusa di ingiustizia. Un eccesso di disuguaglianza smentisce le promesse stesse della democrazia che dovrebbe coniugarsi con pari opportunità di partenza, almeno su aspetti fondamentali come istruzione, salute, lavoro. Un eccesso di disuguaglianza divide la società, impedisce la mobilità sociale, nega il ricambio nelle posizioni di comando in ogni settore.

Il fenomeno della globalizzazione conduce di fatto al superamento della tradizionale forma di Stato-nazione. Ci si deve pertanto rassegnare a modelli di governo oligarchico-tecnocratici o sussiste la possibilità per i cittadini di recuperare anche in questa dimensione una sfera di autentica partecipazione e di controllo?
Con la globalizzazione viene meno la sovranità dello Stato-nazione – commenta Schianchi -, almeno nel senso classico con cui la sovranità era stata esercitata. Gli Stati si trovano con una sovranità formale, inevitabilmente debole rispetto a problemi che sono sovranazionali. In un tale contesto, insieme alle difficoltà di governare uno scenario nuovo, emergono due illusioni: la prima è che sia possibile recuperare sovranità e, ad esempio, produrre una maggiore crescita sganciandosi da vincoli sovranazionali (le discussioni sull’uscita dall’euro riflettono questo equivoco). La seconda è che possano trovare forme di governo di tipo tecnocratico, che sia possibile saltare la politica spostando la decisione su organismi “esperti”. Questa scorciatoia è alimentata da ulteriori ragioni: dalla complessità dei problemi da affrontare alla necessità di soluzioni rapide sollecitate da un mutamento impetuoso e continuo. La qualità dei problemi che non sono in molti casi facilmente comprensibili per i non addetti ai lavori, spinge verso la delega delle decisioni ad organismi tecnici e burocratici. D’altra parte, i politici possono essere tentati di delegare le scelte ai tecnici per incompetenza, ma anche per non esporsi troppo in scelte impopolari che nuocerebbero alla loro rielezione. Non da ultimo, il crescente disinteresse della gente per la politica percepita come un’attività volta alla mera difesa di interessi di casta si traduce in un rassegnato disimpegno o, al contrario, in una protesta sterile. In sostanza, sia l’inadeguatezza della politica quanto la complessità crescente delle questioni in gioco in un contesto globalizzato, spingono verso la ricerca di sedi tecnico-burocratiche che sostituiscano le classiche sedi deputate alla mediazione e alla decisione.

Nel testo fra le vie di soluzione ipotizzate, indicate una redistribuzione della ricchezza che garantisca quantomeno livelli accettabili di sussistenza per tutti. La cosiddetta sharing economy, ossia l’emergente modello di economia partecipativa, a cui nel testo fate riferimento, può contribuire a generare un differente assetto propiziando positivi effetti? E, date le sue peculiari dinamiche, ritenete possa favorire il recupero di un significativo grado di coesione sociale?
La coesione sociale presuppone un orizzonte comune di obiettivi e di sentimenti; per questo oltre a ciò che si è già detto prima, conta la percezione da parte dei cittadini che vi sia una direzione di marcia dichiarata con onestà da chi ha compiti di governo dichiara l’economista-. La cosiddetta economia della condivisione ha poco a che fare con le difficoltà che la democrazia odierna si trova ad affrontare. La sharing economy comprende fenomeni molto eterogenei tra loro, in larga parte associati alla trasformazione dei modelli di produzione e di distribuzione prodotta dalle tecnologie digitali. Da Uber (la piattaforma di trasporti che opera in 300 città di 60 paesi) a Airbnb (che media alloggi e lavora in 190 paesi) a Gnammo (la piattaforma per la ristorazione domestica), sono solo alcuni esempi di un quadro molto articolato. Il fenomeno in parte esprime una ricerca di adattamento degli individui alle nuove condizioni economiche, la ricerca di risparmio di costi dell’intermediazione, forme di scambio che semplifichino la vita e che offrano possibilità di accesso a servizi e anche occasioni di socialità. E certo molte nuove tipologie di distribuzione consentite dalle tecnologie digitali hanno migliorato le opportunità di consumo e ridotto i costi per gli individui. La disintermediazione riduce i costi dei servizi (pensiamo ad Uber che negli Stati Uniti è diventato una pratica diffusa con una riduzione rilevante del costo del trasporto per le persone). Sono fenomeni a cui fare attenzione per le numerose implicazioni (anche ambivalenti) sul reddito individuale e complessivo di un paese; implicazioni che riguardano anche le tipologie lavorative e le regole che dovranno essere individuate.

Infine una questione che va un po’ al di là del perimetro proprio del vostro studio. Ormai si parla sempre più diffusamente di crescita e di sviluppo relazionando i termini ai ristretti orizzonti economici. Non credete invece che si dovrebbe recuperare il più profondo significato dell’espressione progresso, con ciò intendendo la ricerca orientata a desiderabili prospettive capaci di propiziare un’autentica realizzazione individuale e collettiva?
Il concetto di sviluppo è più ampio di quello espresso dal concetto di crescita – osserva ancora Schianchi -. Quest’ultimo termine ha una valenza prettamente economica, non a caso si misura con indicatori economici come il Pil. Il termine sviluppo rimanda ad un’idea più ampia di società e presuppone la scelta della direzione di marcia verso cui andare. Lo sviluppo di una società comprende fattori come la qualità dell’istruzione, il livello di benessere e di salute, la vivibilità delle città, la qualità della vita culturale, l’ambiente, il grado di civiltà espresso da un paese e il senso di responsabilità diffuso. Per inciso, se c’è sviluppo le persone avvertono il senso di una società in grado di progredire, in un senso molto ampio, a partire dal miglioramento della vita quotidiana.
Ma senza crescita non ci può essere neanche sviluppo, per mancanza di risorse che consentano ad esempio investimenti nell’istruzione, nel welfare, nell’innovazione ecc. Alla fine le risorse sono un problema ineludibile, anche se i soldi non bastano perché un paese possa svilupparsi. Occorre anche una cultura dello sviluppo, occorrono investimenti di lungo periodo che fissino le priorità da affrontare e con la consapevolezza delle conseguenze economiche e sociali implicite in una scelta e nell’altra. Ma poiché le risorse saranno sempre scarse rispetto ai bisogni, le scelte restano ineludibili.

Il lavoro: non una merce ma un diritto

2. SEGUE – Per questa seconda conversazione il punto di partenza è stato il saggio “Lavoro e Costituzione: le radici comuni di una crisi” di Roberto Bin, docente di diritto costituzionale al dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara.
Il lavoro e i lavoratori sono nominati 3 volte nei primi 4 articoli dei Principi Fondamentali della Costituzione Italiana.
Art. 1, comma 1: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.
Art. 3, comma 2: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Art. 4: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e propria scelta, un’attività o una funzione che concorra a l progresso materiale o spirituale della società”.
Inoltre i Costituenti, nella prima parte del testo costituzionale, che tratta i Diritti e Doveri dei cittadini, hanno riservato un intero Titolo – il terzo – ai Rapporti Economici: esso inizia significativamente affermando che “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni” (Art. 35, comma 1).

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Roberto Bin

Il saggio del professor Bin affermando che proprio “i riferimenti al valore del lavoro che la Costituzione propone sin dai suoi articoli di esordio sono stati rapidamente “sterilizzati”, depurati dalla loro carica politica “positiva” di pretesa ad ottenere un lavoro”. Ma cosa significa questo?
“Non tutto quello che è contenuto nella Costituzione è stato considerato una norma giuridica. Che l’Italia sia una repubblica democratica fondata sul lavoro dal punto di vista politico vuol dire molto, dal punto di vista giuridico vuol dire pochissimo: non se ne ricavano comportamenti, sentenze, obblighi, divieti. Che il diritto al lavoro sia sancito in Costituzione non comporta che ognuno possa dire “ho diritto a essere retribuito per un lavoro”; l’unico uso giuridico che se ne è fatto è stato in senso negativo: non si può impedire agli altri di lavorare facendo i picchetti fuori dalle fabbriche”.
Non è questo però che i Costituenti avevano in mente…
“I Costituenti – risponde Bin – volevano soprattutto dare un messaggio storico e politico: dire che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, significa sancire che non è fondata sul censo, sull’ereditarietà dei titoli, ma è fondata solo su quello che ciascuno fa, su come lo fa e sull’obbligo di farlo, cioè quella solidarietà sociale che implica il lavorare. Perché non si lavora solo per sé stessi no?”

Dire che la Repubblica è fondata sul lavoro, significa quindi che per essere autenticamente democratica, essa persegue l’eguaglianza sostanziale fra i cittadini: un nuovo patto, non più fra cittadini e sovrano, ma fra le componenti sociali per un rinnovamento della struttura sociale da ricostruire dopo la guerra. È quasi scontato leggere nella relazione del comunista Palmiro Togliatti alla Prima Sottocommissione della necessità dell’affermazione, già nel preambolo, “di nuovi diritti della persona umana, il cui contenuto è in relazione diretta con l’organizzazione economica della società” e di operare attraverso la Costituzione “profonde trasformazioni economiche e sociali”. Forse è meno scontato citare Meuccio Ruini, il Presidente della Commissione dei 75 dell’Assemblea Costituente: “È necessario in una carta costituzionale stabilire fin da ora il principio che, oltre alla democrazia puramente politica, base di un nostro periodo glorioso di civiltà costituzionale, si deve oggi realizzare una democrazia sociale ed economica” .

Ecco il nodo evidenziato anche da Bin, quando scrive che “al riconoscimento di un certo tipo di diritti corrisponde di necessità l’esistenza di un certo tipo di rappresentanza”: un Parlamento eletto a suffragio universale avrebbe facilmente tutelato, se non ampliato, i diritti sociali. Ma allora come si spiega la situazione odierna? Oggi c’è il suffragio universale, ma sembra mancare la difesa dei diritti sociali e del lavoro. Secondo il costituzionalista di Unife, “il lavoro ormai è diventato una merce: è la vittoria di una certa visione dei valori politici. Il nostro assetto di valori, di principi, di regole giuridiche, anche costituzionali, è stato ampiamente riletto nella chiave di un’economia liberistica di mercato in cui il lavoro è sostanzialmente una merce, perciò ha perso il valore etico che aveva per i nostri Costituenti ed è diventato, invece, una delle componenti di costo della produzione”.
Perché questo arretramento sul terreno delle conquiste dei diritti sociali e del lavoro?
“Il problema è il bilancio dello Stato. Il bilancio è la contropartita dei diritti, di tutti i diritti, non solo quelli sociali: se non si dà la benzina alla polizia per le volanti la proprietà non è più garantita, se i giudici non vengono retribuiti i diritti perdono le proprie tutele, e così via. Tutti i diritti costano, il problema è che il costo si trasferisce nel bilancio e il bilancio si regge sulle tasse, perciò i diritti implicano tasse. Noi però viviamo in un’epoca in cui parlare di tasse significa bestemmiare, la conseguenza è che parlare di diritti vuol dire bestemmiare. Non è sempre stato così. La storia degli ultimi decenni però da questo punto di vista è dominata da un patto scellerato che ha dato luogo al liberismo finanziario, per cui oggi anche se gli Stati lo volessero non potrebbero tassare la ricchezza per il semplice fatto che la ricchezza se ne va: basta un click per spostare miliardi.”

Il professor Bin nel suo articolo cita anche “la sostituzione del lavoro con il consumo” concettualizzata da Bauman: la “progressiva sostituzione, al centro della scena sociale e politica, della figura del ‘cittadino’, come categoria storica fondamentale per l’ordine costituzionale, con la figura del ‘consumatore-utente’”. Dal punto di vista dell’etica sociale, mi spiega Bin, “cambia il fatto che il cittadino ha dei diritti che derivano dal suo essere parte dello stato politico, il consumatore o l’utente ha diritti perché ha stipulato un contratto con un soggetto privato, di conseguenza non c’è più nessuna rilevanza di valori nei rapporti fra utente ed erogatore del servizio, ma un rapporto contrattuale, tra l’altro spesso con un’asimmetria fra i contraenti, basta pensare alle multiutility. Senza contare che in questo modo restano fuori i diritti di coloro che non sono utenti e consumatori: quelli che non hanno soldi rimangono fuori da ogni circuito di garanzia. Per esempio, se le dicessero che il servizio ferroviario costa la metà perché serva metà del territorio italiano, se lei stesse nella metà che viene servita sarebbe contenta perché pagherebbe la metà per il suo servizio: ci sarebbe un accordo fra lei e l’erogatore del servizio, ma a danno di chi sta nell’altra metà, che non ha più voce. La cittadinanza è un’altra cosa: si vota tutti quanti – se vogliamo farlo – e il voto è uguale. Anzi era uguale, perché con la nuova legge sul finanziamento privato ai partiti del prossimo anno sarà sempre meno uguale: ciascuno lascia qualcosa della propria Irpef al partito che privilegia. Il che significa che un partito sostenuto dalle fasce più deboli, dai poveri, non avrà finanziamento, mentre il partito che rappresenta le fasce più alte, i pochi ricchi, avrà molto denaro. Democrazia?”. Provo a obiettare che i consumatori possono agire anche contro e non solo in solidarietà con i produttori. “Sì, certo, fa parte del gioco. Tornando alle multiutility, se lei prende uno dei loro Statuti scoprirà che dice che i consumatori sono gli stakeholders, i portatori di interesse dentro il gruppo, non solo: spesso si citano anche incentivi alla loro attività e corsi di formazione professionale per i loro rappresentanti. Conflitto di interessi? La solidarietà è anche conflittuale: entrambi sono favorevoli a obiettivi comuni, come la qualità del servizio, ma possono essere in disaccordo sulle modalità. Quello che in ogni caso viene tagliato fuori è l’ente politico: i comuni, gli enti locali, sono nati come erogatori di servizi pubblici, oggi però hanno perso la capacità di ingerirsi nella loro gestione, dal trasporto pubblico all’acqua. I servizi pubblici con le privatizzazioni escono così dal controllo politico”. Tento ancora di controbattere affermando che il controllo politico però in Italia molto spesso ha significato e significa purtroppo clientelarismo. “Non c’è dubbio. Se dovessi scegliere fra un sistema e l’altro non saprei quale scegliere, ma sta di fatto che non si può far finta di non vedere i problemi che sono l’effetto di una certa scelta di organizzazione dei servizi pubblici”.

La sostituzione dei cittadini-lavoratori con i consumatori ha poi conseguenze sul sistema di welfare: “il sistema di welfare si riduce sempre più – ed è una tendenza che c’è in tutti gli Stati – per il semplice fatto che il welfare è costo, il costo è tasse. Il welfare è un sistema di redistribuzione del reddito: esattamente il programma politico su cui è nata la nostra Costituzione. Oggi però a sentir parlare di redistribuzione del reddito c’è gente che sobbalza. Questo significa che noi non abbiamo le risorse per pagare i servizi pubblici, le prestazioni sociali: diventa una cosa quasi caritatevole, non più una questione che riguarda i diritti di cittadinanza”.
La sostituzione della politica con il mercato non è un’operazione neutra, ma un’opzione altamente politica che implica alcune scelte e anche un problema di rappresentanza.
“Certo – afferma Bin – pone un grosso problema di rappresentanza, che spiega anche perché le persone non vanno più a votare. I cittadini non vanno più a votare per il semplice fatto che non capiscono più a cosa serve la politica. Siamo vittime di un martellamento pubblicitario, la politica è diventata una parola sporca, significa rallentamento, interessi poco chiari: il mercato ha vinto in questa fase storica. Il mercato e la sua regolazione attraverso la mano invisibile sono ideologia pura, ma ne siamo preda: che la politica serva è un’affermazione che oggi sottoscriverebbe forse il 10% della popolazione italiana”.

La conclusione del professore è che non è nel richiamo alle disposizioni e ai valori costituzionali che si può trovare l’appiglio per puntellare il significato e la tutela del lavoro, ma allora dove? “È tutto da ricostruire, non che la possiamo trovare sotto gli alberi. Purtroppo c’è una sorta di mancanza di dimensione storica: la mia è la prima generazione che non ha vissuto le guerre del Novecento, con lei siamo arrivati alla terza, e sembra che ci siamo dimenticati che i diritti sono frutto di lotta, non si sono stati regalati dai padri Costitutenti. È necessariamente una questione di lotta, come dimostra anche il fatto che ora ce la si prende con i migranti: è una lotta deviata dagli obiettivi, volutamente deviata direi, perché il bersaglio diventano gli immigrati e non gli evasori fiscali. Tutto questo prima o poi necessariamente finirà. Come? Mi terrorizza solo pensarlo”.
Se fra le cause della situazione attuale ci sono la crisi della sovranità statale e la poca credibilità della nostra classe politica, secondo lui l’Europa, può giocare un ruolo, ma non scommette certo sui governanti, sui quali esprime un giudizio poco lusinghiero: “Nemmeno a livello europeo disponiamo di grandi statisti. L’unione Europea, secondo me, non governa niente. Siamo europeisti perché appartenere all’Ue ci ha impedito di fallire più volte in questi ultimi anni. La verità però è che l’Unione Europea è una creatura nata per il mercato e tutela il mercato. Qualsiasi decisione presa a livello europeo è una decisione che guarda agli interessi della libera circolazione del capitale non ai diritti sociali. I diritti sociali sono un disturbo: c’è una politica sociale ufficiale, ma è ridicola perché di fatto se si consente alle imprese italiane di delocalizzare in Polonia si mette in competizione l’apparato sociale italiano con quello polacco. A quale scopo? Perché aumenta la produttività. Intanto però diminuisce il livello di vita”. Insomma: “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro, l’Unione Europea è fondata sul mercato e la concorrenza”. Per Bin si potrà andare avanti così finché “non interverrà ciò che è alla base dei diritti: il conflitto. Fino a quando finalmente i sindacati non si renderanno conto che la vera questione è mettersi d’accordo con i colleghi europei per una politica sociale comune, di diritti sociali in Europa non si parlerà”.

“Lavoro e Costituzione: le radici comuni di una crisi”, da www.robertobin.it/ARTICOLI

3.CONTINUA

città-apprendimento

CITTA’ DELLA CONOSCENZA
Essere una città che apprende

È importante conoscere le linee guida dell’Unesco per la Rete Mondiale delle Learning Cities, le città che apprendono. Conoscerle per misurare la nostra distanza da una rinnovata visione dell’apprendimento e, in particolare, dall’avere realizzato l’istruzione permanente per tutti.
Forse nel nostro Paese nutriamo la presunzione di aver compiuto grandi passi avanti in materia di istruzione, è un’illusione che si può continuare a coltivare solo rimanendo ancorati a categorie già inadeguate nel secolo scorso e che oggi in tante parti del mondo si stanno rivedendo.
Basta scorrere le sei caratteristiche che per l’Unesco deve avere una learning city per comprendere dove è necessario impegnarsi per fare di una città, una città che apprende:

1. Promuovere l’apprendimento inclusivo, da quello di base agli studi universitari;
2. Rivitalizzare l’apprendimento nelle famiglie e nella comunità;
3. Facilitare l’apprendimento continuo e nei luoghi di lavoro;
4. Estendere l’uso delle moderne tecnologie per l’apprendimento;
5. Migliorare la qualità e l’eccellenza dell’apprendimento;
6. Coltivare la cultura dell’apprendimento per tutta la vita.

Nel nostro paese continua a prevalere una concezione dell’istruzione scolastico-centrica, quando tutto il sistema formativo avrebbe la necessità di essere rivisto nell’ottica dell’istruzione permanente. L’idea dominante di un’istruzione prevalentemente scolastica fa sì che essa sia segmentata per età, a discapito di un’idea del diritto all’istruzione che abbraccia l’intero arco della vita delle persone.
Da questo punto di vista la riforma del titolo V della Costituzione è rimasta un’opera incompiuta. È sufficiente riprendere l’articolo 117 per cui lo Stato ha legislazione esclusiva solo per le norme generali dell’istruzione, mentre esiste un vasto campo di materie, tra cui l’istruzione permanente, di legislazione concorrente fra Stato e Regioni che necessiterebbe d’essere governato. Chi si occupa dell’istruzione permanente? Non intesa come istruzione degli adulti, ma come istruzione per l’intero arco della vita, dalla pre-scuola all’università e oltre?
È evidente che gli strumenti normativi, prevalentemente concepiti negli anni Settanta del secolo scorso, oggi sono del tutto inadeguati e che il sistema formativo nel suo complesso necessita di una nuova stagione legislativa, non nell’ottica della sola riforma della scuola e dell’università, ma di un ripensamento radicale dell’istruzione per tutti e a ogni età.
Quando neppure sappiamo il futuro che vogliamo, tutto diventa più difficile. Eppure, in materia di istruzione i documenti non mancano, sono quelli a cui fa riferimento l’Unesco, le Dichiarazioni di Città del Messico e di Pechino, l’Agenda per lo sviluppo dopo il 2015, ma nel nostro paese non girano, non se ne parla, bisogna tradurli dal sito dell’Unesco della rete mondiale delle learning cities.
L’apprendimento permanente per tutti è il futuro della nostra società, sia per il potenziamento e la crescita individuale delle persone, che per la coesione sociale, lo sviluppo economico e la crescita culturale. Ma non sembra essere nell’agenda del governo, come non è nell’agenda della maggior parte delle nostra città, non si vede l’impegno politico, né la mobilitazione delle risorse, né il coinvolgimento di tutti i soggetti e attori interessati.

Learning city

Quarantadue sono gli indicatori individuati dall’Unesco per verificare se una città è impegnata a sviluppare una politica per convertirsi in una learning city, una città che apprende. Sono indicatori che valgono per le città, come per il paese e le regioni. Sono indicatori impegnativi per il governo della città, perché si prevedono per ognuno gli strumenti per una valutazione costante e sistematica e le modalità di misurazione. Il problema delle nostre città, nonostante si facciano promotrici di molteplici iniziative, che siano città d’arte e di cultura, è che nessuna di loro dichiara la volontà politica di essere una città che apprende, una learning city. Perché è più facile fare spettacolo, portare turismo con gli eventi e le mostre, che mettere in campo giorno dopo giorno una non facile politica dalla parte dei cittadini, della loro crescita nel sapere, per uno sviluppo sostenibile e per una consapevole e responsabile partecipazione di tutti.
È giunto il momento di pretendere dalle Amministrazioni delle nostre città che aderiscano alla Rete mondiale dell’Unesco delle Città che Apprendono, delle Learning Cities, mettendo in capo alla loro agenda politica gli impegni che questo comporta.

Indicatori Unesco per le learning cities

Dall’Olanda al Po in battello

Con la bella stagione viene voglia di “Chiare, fresche et dolci acque”. Fiumi e canali sono perfetti per gite in barca o brevi vacanze che abbinano natura, storia e cultura. E l’Europa abbonda di acque da percorrere, basti pensare al Canal du Midi e alla Loira, per non parlare dei canali dell’Olanda e della valle del Reno. Ma se si desidera rimanere in Italia, si può optare per il giro delle ville venete sul Brenta o, perché no, ad un viaggetto sul Po!

A Ferrara la barca Nena offre interessanti percorsi alla scoperta della città e del territorio. In programma per il 28 e 29 maggio il giro della “Ferrara – Bike and boat. La città, le mura e il fiume più grande d’Italia“, visita guidata in bicicletta al centro storico, pedalata sulla cinta muraria e attraverso il Parco Urbano, navigazione sul fiume Po, attraverso la conca di Pontelagoscuro e sul canale Boicelli, sosta pranzo nella Darsena di Ferrara.

Per visitare il sito clicca qui.

Contatti e prenotazioni:
info@lanena.it, www.lanena.it, cell.: 3477139988

Punti di vista

Marcel_Proust_1900

Di solito si detesta chi ci assomiglia, e i nostri stessi difetti visti dal di fuori ci esasperano. (Marcel Proust)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

Nobiletto da bagno

Oggi mi sembra doverosa una pura e semplice scarica di odio.
Odio sano e motivato.

Brano: “God Save The Queen” dei Sex Pistols
Brano: “God Save The Queen” dei Sex Pistols

Perchè troppo spesso, di questi tempi, tempi in cui la parola “hater” è usata come un intercalare, ci dimentichiamo di quanto l’odio sia un sentimento nobile ed essenziale.
Sentimento nobile soprattutto oggi, dopo questa sparata di “Sua Bontà” (cit.) Emanuele Filiberto, nobiletto da bagno che si permette di aprire bocca anche quando non deve pubblicizzare i sottaceti Saclà.
Figuriamoci se può aprire bocca sui Partigiani, invitandoci pure a studiare la Storia.
Non entrerò nella questione “account Twitter violato”, mi limiterò a dire la mia.
E la mia è: non gli credo a questo qua.
Ma sarò magnanimo e li darò anche ragione sulla questione “sangue blu”.
Perchè è proprio vero: certo sangue non mente e infatti questo qua è un beota figlio di beoti.
Gli darò ragione anche riguardo ai “preconcetti” di cui parla.
Perchè non mi vergogno ad ammetterlo: quando si parla di quei savoiardi io in quei “preconcetti” ci sguazzo, proprio come un savoiardo nel caffè.
Lo invito quindi a baciarsi quelle cose che suo nonno appoggiò sul trono per troppo tempo.
Perchè quel “perdono” che qualcuno gli ha concesso 14 anni, io, al suo posto, lo vivrei con una certa vergogna.
Sarò all’antica ma a questo parvenu e a tutta la sua famiglia di nani della storia non avrei mai concesso il ritorno in Italia.
Figuriamoci il diritto di parola su Certe Questioni come “Partigiani”, “Storia” e “preconcetti”.
Ma dopo questa, per me, può stare dove vuole.
Basta che ci stia con una catena al collo, mangiando solo sottaceti del discount – neanche Saclà – bevendo solo salamoia e acqua solo un giorno all’anno, il 25 aprile.
Avanti, Savoia.
Così fino al giorno in cui non gli uscirà “Bella ciao” al posto di queste regali flatulenze a cui ci ha abituati.
Possa tu sparire presto, Sua Bontà (cit.) Emanuele Filiberto di Salamoia.
Via con un pezzo sempre attuale.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

 

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano.