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Giorno: 7 Maggio 2016

Startup emiliano-romagnole nella Silicon valley: dal motore elettrico per bici ai sistemi predittivi in economia fino alla app per studenti di matematica, dieci giovani imprenditori negli Usa

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

Grazie a Regione e Aster, dall’8 al 16 maggio potranno partecipare a TVLPx May, il programma che unisce formazione di alto livello a grandi opportunità di networking con investitori, imprenditori e consulenti nell’area Usa con la maggior concentrazione di aziende hi-tech. E a giugno a Bologna R2B, altra grande opportunità per tutti gli startupper.

Bologna – Dal motore elettrico per bici e tricicli guidabili comunque senza patente, utili soprattutto a persone con disabilità, all’applicazione per scaricarne altre normalmente a pagamento. Dalla tecnologia nell’ambito dell’intelligenza artificiale nata per gestire big data e sistemi predittivi in ambito economico alla piattaforma web dove aspiranti chef usciti dalle scuole alberghiere possono condividere opportunità di lavoro. Dalla app che permette agli studenti di contattare 24 ore su 24 un tutor esperto in matematica a nuovi parastinchi in fibra di carbonio, praticamente indistruttibili. Dieci giovani, per altrettante startup emiliano-romagnole – 4 di Bologna, 2 di Modena e 2 di Forlì-Cesena, uno di Piacenza e uno di Reggio Emilia -,  si apprestano a partire, con destinazione Silicon Valley, California. E nella patria dei colossi del web potranno accrescere le proprie competenze e cercare nuovi finanziamenti, immergendosi nel clima dell’area Usa con la maggior concentrazione di aziende hi-tech.

Dall’8 al 16 maggio, a Menlo Park, nei pressi di Palo Alto, si tiene infatti la 2^ edizione di TVLPx May (Technology venture launch program). Aster e la Regione – proseguendo il programma AsterinUsa, un presidio in Silicon Valley per supportare le startup dell’Emilia-Romagna che vogliono internazionalizzare il proprio mercato – hanno messo a disposizione delle start up 10 posti per partecipare gratuitamente al programma dedicato a chi vuole sviluppare la propria idea d’impresa e acquisire un ‘Silicon Valley mindset’. Sul blog asterinusa.wordpress.com saranno pubblicati gli aggiornamenti sulle attività in Silicon Valley.

I 10 giovani sono stati selezionati attraverso un bando promosso da Aster al quale si sono candidati 46 progetti. Le idee di impresa sono state scelte per il loro grado di innovatività e fattibilità. Il bando era riservato ai residenti in Emilia-Romagna, ai lavoratori delle start up regionali costituite dopo il primo gennaio 2012 e agli studenti delle università.

Questi i 10 giovani che parteciperanno al Tvlp May in Silicon Valley:

  • Luca Spaggiari (Re), BIkee Bike – Ha presentato un progetto per la mobilità sostenibile: un motore elettrico che può essere applicato a bici o tricicli e non richiede patenti di guida. Un’invenzione che può facilitare la mobilità di persone disabili
  • Riccardo Russo (Bo), IHaveAnIdea.Rocks – Ha ideato una piattaforma sulla quale un imprenditore può condividere la sua idea d’impresa ottenendone un primo giudizio di fattibilità a attrattività;
  • Massimo Caroli (Bo) è il cofondatore di myAppFree, un’applicazione per windows phone che consente di ricevere offerte commerciali per scaricare anche gratuitamente applicazioni normalmente a pagamento
  • Yuri Grassi (Mo) è uno dei creatori di Evensi, un motore di ricerca che consente agli utenti di individuare gli eventi di proprio interesse programmati nel mondo, consentendo ad organizzatori e promotori di programmare campagne di marketing;
  • Roberto Toscani (Pc) ha fondato nel 2013 Binary System, una società specializzata nella realizzazione e distribuzione di progetti ferroviari;
  • Andrea Crispino (Bo) è il fondatore di Luna, una compagnia che sta sviluppando il software per la pianificazione delle risorse d’impresa e la gestione automatica di contratti, fatture e flussi di lavoro;
  • Giacomo Barigazzi (Mo) ha sviluppato con l’Università di Modena il progetto Deep Learning, una tecnologia innovativa nell’ambito dell’intelligenza artificiale basata sulle reti neurali, particolarmente adatta alla gestione dei big data e alla gestione di sistemi predittivi in ambito economico;
  • Lorenzo Salmi (Bo) ha creato Badeggs, una piattaforma web che mette in contatto chef, appassionati di cucina e studenti delle scuole alberghiere per creare una community e condividere opportunità di lavoro;
  • Marco Rosetti (Fc) ha creato Teach@t, un’applicazione che consente agli studenti di contattare via chat, 24 ore su 24, un tutor esperto in matematica per risolvere dubbi e difficoltà;
  • Dario Giunchi, (Fc) fondatore della Armored, è un medico specializzato in medicina sportiva che dal 2007 produce parastinchi in fibra di carbonio, un materiale che offre maggiore resistenza e durata.

TVLPx May
Il programma TVLP si compone di tre parti, lezioni teoriche, group projects nonché visite a startup, incubatori e tech companies della Silicon Valley, e si svolge con docenti americani che insegnano nelle più prestigiose università della Silicon Valley (Stanford, Berkeley e Santa Clara), e unisce una formazione di alto livello in imprenditorialità a incredibili opportunità di networking con investitori, imprenditori e consulenti della Silicon Valley insieme a startup e grandi aziende.

TVLP Spring 2016
Altre 3 startup – costituite in Emilia-Romagna – parteciperanno, invece, a Spring 2016, sempre in Silicon Valley, dal 19 giugno al 6 luglio. TVLP Spring 2016  è un programma più strutturato, della durata di 3 settimane al quale, insieme ad imprenditori provenienti da altre parti del mondo, parteciperanno le startup emiliano-romagnole.

A giugno a Bologna con R2B
Il percorso di trasferimento del “Silicon Valley mindset” in Emilia-Romagna  proseguirà poi a R2B – Research to Business 2016, alla Fiera di Bologna. Il 10 giugno sarà sotto le Due Torri David Carlick (president alla WiSA Association di San Francisco) e venture capitalist di trentennale esperienza che offrirà al pubblico di #R2B2016 la sua visione sul mondo delle startup e degli investitori attraverso un key note speech durante la mattinata. Una opportunità per tutte le startup, le imprese e gli addetti ai lavori che vorranno  confrontarsi con l’approccio statunitense. La giornata proseguirà con altre testimonianze dalla Silicon Valley: Teri Goldy, investitrice e startupper seriale e altre tre startup internazionali che hanno sviluppato il proprio business a San Francisco.

Ieri si è svolto il convegno “Donne e Sicurezza” di Confartigianato

da: ufficio stampa e comunicazione Camilla Ghedini

Gli ammonimenti – in tema di stalking – sono passati dai 23 del 2009 ai 10 del 2014 ai 4 del primo trimestre 2016. Per quanto attiene allo specifico dei maltrattamenti in famiglia, sono stati 52 i casi denunciati a livello provinciale nel 2015, in 47 casi si tratta di donne, in 5 di uomini; giorno prevalente il sabato; fascia oraria, il pomeriggio. La violenza é ciclica, le donne hanno una capacitá decisionale poco lineare, influenzata da continui ripensamenti dovuti al cambio di comportamento dei compagni. É quanto é emerso ieri, al convegno Donne e Sicurezza tra percezione, realtá e diritti, organizzato da Confartigianato col patrocinio di Comune, Polizia di Stato e Carabinieri. Una tavola rotonda tesa al confronto tra istituzioni e forze dell’ordine, unite nella necessitá di fare informazione, perseverando nel dare contenuti a un protocollo esistente dal 2009 – con la regia della Prefettura e il coinvolgimento di enti e associazioni del territorio – e declinato in questi anni nell’attivazione di linee guida, percorsi sanitari, punti di ascolto, accoglienza, perché la strada di affrancamento dalla violenza deve essere fortemente voluta da chi lo subisce, che spesso vive in una condizione di soggezione e mancanza autonomia economica. All’evento, moderato da Fulvia Sisti e introdotto da Caterina Paparella, Presidente Donna Impresa Confartigianato Ferrara, hanno relazionato Emanuela Milan, Capo di Gabinetto della Prefettura; Francesca Fischione, commissario capo Questura Ferrara; Rossella Capuano, Caporale del Comando Provinciale Carabinieri; gli assessori ai Servizi alla Persona Chiara Sapigni e alla Sicurezza Urbana, Aldo Modonesi. A concludere il Questore, Antonio Sbordone, e il Comandante dei Carabinieri, Carlo Pieroni, che hanno ribadito come lavorare insieme, facendo conoscere tutto ciò che si fa, sia “l’unica strada praticabile”.

Sant’Agostino: la dichiarazione di fine legislatura di Valore e Rispetto

da: gruppo consiliare Valore e Rispetto – Comune di Sant’Agostino (Fe)

“Venerdi sera, durante l’ultimo Consiglio Comunale non è stato possibile fare alcuna dichiarazione da parte dei gruppi consiliari poiché il sindaco stesso ha annunciato, dopo i suoi saluti e ringraziamenti, che – venendo meno a quanto promesso 20 giorni prima sempre in Consiglio Comunale – non apriva il dibattito politico perché temeva polemiche. Lasciamo ai cittadini ogni commento in merito. Noi però la nostra dichiarazione l’avevamo preparata e quindi, la consegniamo fiduciosi alla stampa perché venga trasmessa ai nostri cittadini.”

“Gentili cittadini e consiglieri, la situazione è sotto agli occhi di tutti. Toselli ha volontariamente interrotto il suo mandato prima del tempo pattuito – sarebbe dovuto accadere a ottobre – per candidarsi sindaco a Cento. E così facendo ha lasciato molte cose in sospeso, dalla Ricostruzione, alla Cispadana alla Scuola di Dosso, solo per citare alcuni temi molto caldi. Tuttavia, se veramente questa Amministrazione e Maggioranza ha lavorato bene come va dicendo, non c’è niente da temere. Nemmeno con il Commissario Prefettizio, al quale auguriamo buon lavoro.”

“Detto questo, desideriamo ringraziare Fabrizio Toselli per quelle cose buone che ha fatto in questi anni per il nostro territorio. Perché ne ha fatte. Ed è doveroso riconoscerlo con rispetto. Altrettanto sincero è il nostro ringraziamento agli uffici e ai dipendenti comunali per il loro lavoro quotidiano: quando si passa dall’altra parte del bancone, e li si vede lavorare, si capiscono veramente molte cose”.

“Questi due anni in consiglio Comunale, come Opposizione, sono stati molto intensi, istruttivi e educativi. Tre le cose che abbiamo imparato sulla nostra pelle: l’importanza e il valore di lavorare con impegno e concretezza sui numeri e sui fatti, e non solo sulle promesse o sulle parole. L’importanza del fornire e pretendere sempre, per rispetto ai cittadini, una comunicazione e informazione completa e corretta. E il dovere di non rifiutare o avere paura del confronto e del dibattito. Perché quando condotto con correttezza e ascoltato con rispetto e intelligenza, arricchisce tutti”.

“Chiudiamo quindi il nostro mandato mantenendo la promessa fatta ai cittadini all’inizio della legislatura: donare i nostri gettoni di presenza di Consiglieri Comunali a un progetto per il nostro territorio e comunità. La cifra – circa 500 euro – la destiniamo a quello che per noi è il progetto più importante di tutti: i nostri figli, la loro educazione, i loro primi passi in quel mondo di adulti che diverranno. Devolveremo quindi questa somma all’acquisto di attrezzature e materiale didattico per gli alunni delle Scuole Secondarie di Sant’Agostino. Abbiamo già comunicato ufficialmente la settimana scorsa alla Dirigente Scolastica questa nostra volontà. E procederemo con la donazione non appena ci verrà comunicato e concordato cosa più utile acquistare per gli alunni”.

Abbiamo scelto questo obiettivo perchè le scuole secondarie sono il luogo dove per la prima volta si ritrovano a convivere insieme i nostri ragazzi di tutte e tre le frazione. Dove comincia il loro vero primo percorso di condivisione come cittadini del nostro comune. Cittadini che un giorno, ci auguriamo, sentiranno anche loro come propria la responsabilità di  partecipare alla vita pubblica del proprio territorio. In nome di quel senso civico che è la forza, il valore e il simbolo del rispetto di una comunità per se stessa e per gli altri”.

“Questo, secondo noi, senza polemica alcuna, il modo migliore di congedarci da questa esperienza, e lasciare un segnale e esempio, come consiglieri comunali, alle prossime generazioni. E soprattutto ringraziare della fiducia che ci è stata accordata dai cittadini. Grazie”

Stefania Agarossi e Olindo Sandri
Gruppo Consiliare Valore e Rispetto, Comune di Sant’Agostino

Cna, una lunga storia e l’impegno odierno al cambiamento

da: ufficio stampa Cna Ferrara

Premiate a Villa Bighi le imprese dell’Area Copparese associate da oltre 25 anni.

Una storia importante lunga 70 anni, e un grande compito davanti. “Sapremo cambiare ed essere all’altezza delle aspettative delle nostre imprese?”, si è chiesta la presidente dell’Area Cna di Copparo Federica Bordin, aprendo ieri la cerimonia con la quale l’Associazione ha premiato oltre 60 imprese socie da più di 25 40 anni, per l’anniversario della sua fondazione. “Avremo bisogno dl vostro aiuto”, ha aggiunto subito dopo alla affollata platea di imprenditori, sindaci e amministratori della zona, dirigenti e dipendenti della Cna che ha riempito Villa Bighi a Copparo.
Il tema della rappresentanza del proprio mondo imprenditoriale sta a cuore dell’Associazione, perché costituisce il nucleo stesso della sua essenza, come hanno sottolineato Alberto Minarelli e Diego Benatti, rispettivamente presidente e direttore della Cna, così come quello del cambiamento necessario, a cui la rappresentanza delle piccole e medie imprese oggi è strettamente collegata. Cambiamento significa, però, nella fase odierna, per l’Associazione, come ha sottolineato il presidente della Camera di Commercio e presidente regionale della Cna Paolo Govoni, saper offrire opportunità alle imprese rappresentate ma, al tempo stesso, interpretare i valori delle persone che ne sono protagoniste. Nel corso della mattinata sono intervenuti anche l’assessore alle Attività produttive di Copparo Paola Bertelli e Fausto Giubertoni, direttore territoriale mercato Ferrara di Banca Monte Paschi di Siena. Quindi, si è passati alla premiazione dei “vecchi” associati, imprenditori e pensionati. Questi i nomi: Acam snc di Benetti Erik e Inglis, Baricordi Antonio, Baruffa Giuliano, Bassi Martino, Benazzi Antonella, Bonetti Stefano & C. sas, Centro Estetico 2MM di Furini Marcella, Chiozzi Giuliano e Fulvio snc, Conforti Luca – Malagutti Roberto sas. & C., Consorzio Trasporti Italfrigo, DD Plast di Fregnani Luciano, Diago srl, Donelli Graziano, Edil Jolanda di Rosignoli G. e C. snc, Elm di Malagutti Roberto, Favaron Giuliana, FM Verniciatura Sas, Fabbiani Leonardo, Fabbri Vittorio, Felloni snc di Felloni Rossano e C., Ferro Simone, Finessi Marilena, Finessi Roberta, Formaggi Alessandro e Michele snc, Fusi Luca, Gavioli Maurizio, Govoni Costruzioni di Govoni geom. Paolo & C. snc, Govoni sas di Govoni Davide e C., Grillanda Aldo Idromineraria di Grillanda Marcello e C. sas, Impresa Bm di Verzella Remo & C. snc, Itco snc. di Droghetti Francesco & C., La Copparese Gomme di Monticelli Enzo, Mangherini Gilberto, Mantovani Stefano e Paolo snc, Marocco Anna, Meneghini Carlo, Metallurgica Berrese di Zaghini A.& C. snc, MR Costruzioni di Geom. Rocchi Massimo, Niveho srl, Nuova Incisoria Timbrificio Ferrarese di Felisatti Marco, Orlandini Gian Paolo, Pedriali Andrea, Pedriali Mauro, Perelli Gianni, Pincelli Giampiero, Pizzolato Daniele, Mauro, Emanuele snc, Plast 2000 di Rizzi Ermanno e C. snc, Pozzati Costruzioni srl, Rizzi Libero, Saf Italy srl, Salone Clou di Vecchiattini Cecilia, Siviero Ronny, Soc. Querzola di Querzola Daniele & C. snc, Stabellini Massimo, Stella di Lambertini Lauro e C snc, Teodori Francesco, Tipolito 2 B di Bellini – Benetti e C. snc, Tiver snc di Goberti Marco & C., Vecchiatini Gabriele, Zaghini Lattoneria Berra. Pensionati: Abbondanti Sergio, Bonetti Gianni, Castellani Franco, Sandri Ulrico.

Possibili cali di pressione alla rete idrica nella zona del centro città

da: ufficio stampa Hera

Hera informa che a seguito di lavori di manutenzione idrica, martedì 10 maggio, dalle 8 alle 16, si potranno verificare cali di pressione della rete idrica  nella zona del centro città.

Durante i lavori e nelle ore successive saranno possibili lievi intorbidimenti dell’acqua.

In caso di maltempo l’intervento sarà eseguito nei giorni successivi

Ludovico Ariosto si racconta dopo 500 anni

da: Istituto Storia Contemporanea Ferrara

La Biblioteca Ariostea di Ferrara ha presentato l’Orlando furioso… come fosse la prima volta

 I prossimi appuntamenti:

19 MAGGIO, a cena con l’Ariosto nel cuore della Ferrara medievale

21 MAGGIO, l’Ariosto si presenta a Stellata, a casa del figlio Virgilio

 

Non è immediato volgersi al passato e mettersi a confronto con un panorama culturale e sociale che è completamente mutato. Il progetto “Per conto di Ariosto”, però, ci ha provato, cercando di recuperare le radici ancora visibili nel presente, rinsaldandone la presa sull’attualità. Alla Biblioteca Ariostea di Ferrara, lo scorso mercoledì, i due giornalisti Irene Lodi e Matteo Bianchi si sono seduti al tavolo con Ludovico Ariosto, inscenando la prima presentazione dell’Orlando furioso. Lo scopo del progetto di comunicazione, patrocinato dal Comitato nazionale per le celebrazioni del Mibact, è simulare l’ufficio stampa del poeta cortigiano con un vero e proprio piano editoriale alla mano, riscoprendo il capolavoro a cinque secoli dall’editio princeps, lontano dagli approcci accademici e dagli irrigidimenti dei salotti. «Lo stesso Ariosto – ha motivato Anna Quarzi, direttrice dell’Istituto di Storia Contemporanea – ambientò l’intreccio del poema nel Medioevo, ovvero 500 anni addietro rispetto al suo tempo. Lo fece recuperando l’eco delle crociate e l’iconografia dei paladini di Carlo Magno; basti pensare a quanto la nostra città è legata alla tradizione di San Giorgio. Poi su quello scenario innestò la complessità della realtà che viveva, la gestione dei rapporti sociali, che dipendeva dalla distanza tra l’individuo e il potere».

Il cantautore Matteo Pedrini, in parte per la straordinaria somiglianza con i due ritratti di Tiziano in parte per il vissuto personale, ha vestito i panni del poeta cortigiano, come fosse agli esordi, di fronte al suo signore: «La mia corte estense è la mia città. Non smetterei di dedicare a Ferrara, e di cuore, queste pagine. Quel ch’io vi debbo, posso di parole / pagare in parte e d’opera d’inchiostro; / né che poco io vi dia da imputar sono, / che quanto io posso dar, tutto vi dono». Le associazioni e i paragoni sono stati svariati, azzardati e talvolta divertenti. Pedrini è passato da Quinto Orazio Flacco ad Aldo, Giovanni e Giacomo, sfiorando Niccolò Fabi, e senza battere ciglio la platea lo ha seguito fino in fondo. Addirittura rispondendo alla lettera che gli scrisse Macchiavelli, con pubbliche scuse e l’ammissione che nel suo Furioso c’era tanto del suo approccio pragmatico, sebbene ne mancassero i riferimenti espliciti… Ha insistito che pubblicare oggi, come ieri, tentando di raggiungere il maggior numero di persone possibili, non significa per forza vendersi al potente di turno, o assecondare l’opinione pubblica. «Il compromesso – ha motivato – è necessario per farsi ascoltare da chi ci circonda, ma senza prostituirsi intellettualmente agli editori o ai mass media». D’altronde, il cantastorie ferrarese ha intessuto spesso lodi sulla sua terra, ma parimenti non le ha risparmiato le critiche; alla maniera di Ariosto che sottolineò le debolezze italiche: «Troppo fallò chi le spelonche aperse, / che già molt’anni erano state chiuse; / onde il fetore e l’ingordigia emerse, / ch’ad ammorbare Italia si diffuse (Canto XXXIV, 2)».

Alla domanda se fosse stato influenzato da qualche lettura, nel frangente della composizione, ha risposto: «Non posso ignorare i fenomeni letterari in voga al momento, come George Martin eJ. K. Rowling, con i quali condivido una visione del fantastico inscindibile oramai dall’immaginario collettivo. E chissà – ha concluso esagerando – magari anche il mio Furioso potrebbe diventare una saga; certo non mi spiacerebbe essere contattato dalla Hbo o da Peter Jackson». Pedrini ha retto il gioco, senza mai mancare di rispetto alla levatura del personaggio e al contesto, collaudando un format che potrebbe rispolverare anche altri classici.

La scempio costituzionale dei figli destituenti

Un referendum rappresenta un momento di democrazia. Il 17 aprile abbiamo avuto un’occasione per esprimere il nostro punto di vista ma lo abbiamo fatto in pochi ed è stata un’occasione persa. Certo la non partecipazione è stata presentata come un’espressione di volontà valida quanto la partecipazione e illustri esponenti della politica italiana hanno giocato sulla stanchezza del popolo rispetto alla chiamata alle urne, stanchezza che loro stessi hanno ampiamente contribuito a creare.
Del resto assistiamo da tanti anni, forse troppi, a campagne elettorali dove si promette di tutto e poi, una volta conquistata l’agognata poltrona, si riprendono indirizzi di politica economica e sociale fatti di tagli alla spesa pubblica, ai servizi, al deficit, nonché di poca o scarsa attenzione alle problematiche sociali e occupazionali. E lo stesso succede per i referendum: se i cittadini votano per la fine dei finanziamenti pubblici ai partiti o perché l’acqua resti un bene pubblico i nostri rappresentanti al Parlamento o al Governo trovano il modo per ignorare la volontà popolare. Persino in Europa succede la stessa cosa: se gli olandesi e i francesi votano contro la costituzione europea, allora si evita di farla votare agli altri Paesi Europei e la si introduce direttamente sotto forma di Trattato (di Lisbona).
Insomma la politica che dribbla l’avversario, cioè il cittadino. Nel gioco però qualcuno che perde c’è sempre. E, infatti, abbiamo imparato che il cittadino viene chiamato a pagare il conto, sia che si tratti di banche che falliscono o di aziende che chiudono e disoccupazione che aumenta, sia che si tratti di famiglie sempre meno tutelate, di genitori sempre più precari e di figli che piano piano si abituano a stipendi da 800 euro al mese, ma solo quando va bene e magari in Germania. Nel nome del mercato, dell’Eurozona, del liberismo sfrenato e della finanziarizzazione dell’economia i cittadini perdono e pagano il conto.
Se il problema nasce dalla politica, allora anche la soluzione al problema è politica: la cattiva politica si combatte con la buona politica e non con altro. Il prossimo autunno abbiamo un altro appuntamento, il referendum costituzionale, partito male come tante altre cose nel nostro Paese, ma a cui forse, grazie all’informazione e a una partecipazione attiva, possiamo porre rimedio. Cogliamo quest’occasione per riprenderci la nostra sovranità, parlo di quella individuale di cittadini, per dire no al primo tentativo di una riforma costituzionale fatta in una democrazia occidentale da un Governo e non dal Parlamento, seguendo uno schema da Eurozona: un Parlamento messo in condizioni di non decidere nulla e una Commissione che decide tutto.

Oggi ne parliamo con Giuseppe Palma, avvocato che ci aiuterà a evidenziare le criticità di questo costrutto. Palma vive e lavora a Milano, dove svolge la sua professione di avvocato. Ha scritto diversi libri, tra i quali “Il tradimento della Costituzione” e “Figli destituenti”, vari articoli  non solo su argomenti giuridici e costituzionali e ha pubblicato un progetto di riforma del codice di procedura civile (Diritti & Diritti, 2014) e due papers, l’uno sull’incompatibilità tra la Costituzione e i Trattati dell’Unione Europea (Diritto e Diritti, 2015), l’altro sull’incompatibilità tra la Costituzione e l’eventuale costruzione degli Stati Uniti d’Europa (Diritto Italiano, 2015). Scrive per il blog scenarieconomici.it e per le riviste Diritto & Diritti, Diritto Italiano, Diritto e Processo e Fanpage.it.
Insomma non gli si può certamente contestare di non essere un uomo e un professionista impegnato.

Avvocato non me ne voglia, ma parto un po’ a gamba tesa: ha senso una riforma fatta quasi in autonomia da un Governo e che addirittura prende il nome da un suo rappresentante? È opportuno?
Piero Calamandrei sosteneva, a ragione, che il Presidente del Consiglio dei ministri non dovrebbe neppure essere presente nelle aule parlamentari durante la discussione in materia di revisione costituzionale. L’art. 138 della Costituzione attribuisce la materia di revisione costituzionale solo alle Camere, tuttavia non esclude che sia il Governo a presentare un progetto di revisione. Ciò detto, sensibilità costituzionale vuole che il Governo non si occupi di questo tema. Ma si sa, la sensibilità costituzionale è cosa sconosciuta a chi ci governa. Tanto più che le necessarie e aspre discussioni avvenute nel corso del procedimento di revisione costituzionale sono sempre state ‘zittite’ dal Presidente del Consiglio, con la conseguenza che – a parte qualche importante modifica – il testo sul quale i cittadini saranno chiamati al referendum costituzionale è quello del ddl Boschi.

La Costituzione è la legge fondamentale dello Stato, dovrebbe unire tutti i cittadini e farli sentire a casa. Non sembra che il percorso di questa riforma sia stato condiviso, ci sono casi in cui le opposizioni sono uscite dall’aula.
È un aspetto gravissimo! La nostra Costituzione fu scritta e approvata con l’importante contributo di tutte e tre le principali forze politiche del dopoguerra: Dc, Psi e Pci. La revisione costituzionale portata a compimento nel corso di questa Legislatura è invece frutto del solo Partito Democratico (più qualche cespuglietto delle opposizioni), che alle ultime elezioni politiche ha ottenuto poco più del 25% dei voti. È un fatto gravissimo che mina le basi della convivenza democratica. Tanto più che la maggioranza parlamentare che ha votato la riforma è frutto di meccanismi elettorali dichiarati incostituzionali (Sentenza della Corte Costituzionale n. 1/2014, che ha dichiarato l’incostituzionalità del porcellum, sia nella parte in cui questo non prevedeva la possibilità per i cittadini di esprimere le preferenze, sia perché il premio di maggioranza scattava senza la previsione di una soglia minima di voti).

Cosa c’è secondo lei di diverso dal percorso affrontato dai Padri Costituenti?
Quelli erano Padri Costituenti. Questi sono ‘Figli Destituenti’. Oltre al metodo (nel biennio 1946-47 furono coinvolte tutte e tre le principali forze politiche di quel tempo), è mutata anche la legittimazione democratica: l’Assemblea Costituente fu eletta con sistema elettorale proporzionale puro e con le preferenze, l’attuale Parlamento che ha riformato la Costituzione è stato invece eletto con legge elettorale maggioritaria dichiarata incostituzionale. Ma poi, mi scusi, vuole mettere Calamandrei, Croce, Ruini e Mortati con Boschi, Verdini, Alfano e Rosato?

Ma chi le ha fatte davvero queste riforme? 
La riforma costituzionale l’ha scritta Maria Elena Boschi sotto la supervisione di qualche costituzionalista approdato poi in Corte Costituzionale. Il tutto sotto la supervisione del Presidente del Consiglio e di qualche referente di Bruxelles e Francoforte. In pratica è stato ucciso il metodo costituzionale!

Si parla molto dell’eliminazione del Senato, o della sua riformulazione in nome del risparmio: “basta un sì per ridurre i parlamentari del 33%”. Io non credo che ridurre i parlamentari sia una mossa del tutto sbagliata, ma non sono convinto che meno parlamentari voglia necessariamente dire più democrazia e più efficienza.
Ridurre il numero dei parlamentari passando dagli attuali 945 ai futuri 730 non è proprio una riduzione, semmai è una ‘sforbiciata di ciuffetto’. Battute a parte, il Senato non viene affatto eliminato: si passa da un sistema di bicameralismo paritario a un sistema di bicameralismo differenziato. Per quanto riguarda il risparmio, sono solo sciocchezze per dare in pasto al popolo una motivazione stupida e priva di senso. Il risparmio ci sarà in merito all’indennità dei senatori, ma resteranno salvi i costi più alti: quelli relativi ai dipendenti di Palazzo Madama. In ogni caso, il risparmio – di per sé – non è necessariamente sinonimo di miglioramento!

Passando alla velocizzazione del processo legislativo, si può fare l’esempio della norma sul pareggio di bilancio: è stata approvata in poco tempo e nonostante due Camere.
Non solo. Per ratificare il Fiscal Compact (che è un Trattato intergovernativo) ci vollero appena 8 giorni! Il problema italiano non è certo il bicameralismo perfetto. Il nostro Paese ha conosciuto il benessere, diventando la quinta potenza economica mondiale, dalla fine degli anni Cinquanta agli inizi degli anni Novanta, con in vigore la Costituzione del 1948, quindi col bicameralismo perfetto. Il problema non è tanto voler eliminare il bicameralismo paritario (che ci può anche stare), ma l’assenza di adeguati pesi e contrappesi, cioè di quel sistema di garanzie che il combinato disposto riforma costituzionale-Italicum non rispetta assolutamente. Per quanto riguarda la costituzionalizzazione del vincolo del pareggio di bilancio, questa riforma costituzionale avrebbe potuto certamente abrogare la formulazione dell’art. 81 Cost. novellata dalla Legge costituzionale n. 1/2012, ma così non è stato. Ciò mi porta a concludere che la necessità di voler a tutti i costi riformare la Costituzione risponda esclusivamente a logiche sovranazionali di cui Parlamento e Governo sono soltanto vili esecutori.

Cosa vuol dire, invece, avere una sola Camera così come è stata inserita nel processo di riforma e soprattutto in contemporanea con la riforma elettorale che si vuole far passare?
Vuol dire che la funzione legislativa (cioè il potere di fare le leggi) spetterà unicamente (fatta eccezione per alcune materie) alla Camera dei deputati. L’aspetto più grave, come dicevo pocanzi, non è tanto il superamento del bicameralismo paritario, ma l’assenza di pesi e contrappesi: di fronte ad un sistema tendenzialmente monocamerale, con l’unica camera legiferante eletta con sistema elettorale maggioritario, che attribuisce il premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione, sarebbe stato opportuno – a mio parere – prevedere l’elezione diretta (cioè da parte del popolo) del Presidente della Repubblica.

Quindi in sintesi: una Camera potenzialmente dominata di un solo partito con deputati graditi alla segreteria che fa le leggi, decide sulla fiducia al Governo, che è sua espressione ed elegge anche il Presidente della Repubblica? Come funziona il meccanismo dell’elezione del Capo dello Stato? Nel suo “Figli Destituenti” lei spiega perché anche questa procedura potrebbe essere un altro punto a favore solo della maggioranza parlamentare.
Esatto. La riforma prevede che il Presidente della Repubblica continui a essere eletto dal Parlamento, cioè da Camera e Senato in seduta comune. Nelle prime tre votazioni sarà richiesta la maggioranza dei 2/3 dei componenti, dalla quarta alla sesta votazione la maggioranza dei 3/5 dei componenti, mentre dalla settima votazione in poi la maggioranza dei 3/5 dei votanti. Ciò detto, dalla settima votazione in avanti – qualora una minima parte delle opposizioni non partecipasse al voto – il Capo dello Stato potrebbe essere espressione del solo colore politico della mono-lista assegnataria del premio di maggioranza. Faccio un esempio: se anche la maggioranza del Senato fosse dello stesso colore politico della maggioranza premiale della Camera, dalla settima votazione in avanti – qualora i votanti fossero 650 – il Presidente della Repubblica risulterebbe eletto dalla sola lista assegnataria del premio. La matematica non è un’opinione: i 3/5 di 650 sono 390. Se sommiamo i 340 deputati della mono-lista camerale che ha ottenuto il premio di maggioranza ai 51 senatori del medesimo colore politico, abbiamo 391 voti. E il gioco è fatto! Tale situazione è tuttavia subordinata alla condizione che una parte delle opposizioni non partecipi al voto. Ma non è questo il punto. Il problema serio è dato dal fatto che, di fronte a un sistema tendenzialmente monocamerale con legge elettorale maggioritaria, che assegna il premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione, il Presidente della Repubblica avrebbe dovuto rappresentare un forte contrappeso sia alla maggioranza mono-lista (e forse anche monocolore) della Camera, sia alla figura del Presidente del Consiglio dei ministri, che è espressione diretta e fiduciaria di quella stessa maggioranza!

Mi sembra di capire che la combinazione tra la nuova legge elettorale e la riforma costituzionale ponga dei seri dubbi di funzionalità, evidenziate tra l’altro anche dal suo collega Marco Mori.
Si, Marco ha evidenziato questo aspetto come uno dei più gravi della riforma e ha ragione! Il combinato disposto riforma costituzionale-Italicum produrrà gravissimi squilibri anche in ordine alla composizione della Corte Costituzionale, trasformando la Consulta in un ‘braccio armato’ al servizio del Governo e della maggioranza camerale. Ma c’è di più: dei 5 membri della Consulta di competenza del Parlamento, 2 saranno di competenza esclusiva del Senato, organo eletto con sistema di secondo livello. Pazzesco, ma è così.

L’attuale Presidente del Consiglio afferma che con il sì al referendum si potranno abbassare gli stipendi ai consiglieri regionali. Serve una riforma della Costituzione per abbassare un po’ di stipendi e indennità sproporzionate?
No, per ridurre gli stipendi dei politici è sufficiente una legge ordinaria.

Cambia qualcosa con il nuovo art. 117 e il riferimento all’Unione Europea?
In realtà la subordinazione delle norme di diritto interno alle norme comunitarie è già prevista dalla Costituzione vigente, infatti, l’attuale disposizione dell’art. 117 della Costituzione parla di “vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali“. La riforma ha solo mutato il termine “comunitario” con “Unione Europea“, quindi è la stessa cosa. Del resto, la medesima subordinazione è già stata dichiarata da diverse pronunce della Corte Costituzionale, che tuttavia, in altre sentenze ha sottolineato che le norme europee e quelle internazionali trovano un limite invalicabile sia nei Principi Fondamentali dell’Ordinamento costituzionale sia nei diritti inalienabili della persona. Ciò detto, la norma introdotta dal Legislatore con questa riforma costituzionale avrebbe potuto fare menzione dei ‘controlimiti’ di cui sopra, fugando ogni dubbio. Ma così non è stato!

Quali altre modifiche sono previste al Titolo V?
La riforma del Titolo V introduce – tra le altre cose – una “clausola di supremazia”: lo Stato centrale (Governo e Parlamento) potrà legiferare in quelle materie non riservate alla sua potestà legislativa esclusiva qualora lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale.

Quindi si riportano più competenze allo Stato? È una cosa buona o forse qualcosa ci sfugge?
Le dico la verità: io sono per un maggior accentramento delle competenze nelle mani del potere centrale. La spesa pubblica italiana dal 2001 al 2016 è quasi raddoppiata. E questo soprattutto a causa della riforma del Titolo V realizzata nel corso della XIII Legislatura (1996-2001, maggioranza di centro-sinistra).

Quella riforma aveva attribuito più potere di spesa alle Regioni, aveva decentrato.
Agli inizi degli anni 2000 la spesa pubblica era di circa 550 mld di euro annui. Oggi, a distanza di appena 15 anni, siamo arrivati ad 800 mld. Secondo me l’aver attribuito maggiori competenze in materia di sanità pubblica alle Regioni è stato un errore gravissimo. L’aumento della spesa pubblica è dovuta soprattutto alla gestione decentrata della sanità. Se godessimo di sovranità monetaria ciò non costituirebbe un problema, ma con l’euro è una iattura.

L’attuale riforma del Titolo V non mette a rischio le utilities – cioè le società di proprietà dei Comuni e Regioni che gestiscono beni comuni e vitali tipo acqua, luce e gas – come paventato da qualcuno? Lo Stato si riserva una eventuale competenza per la tutela dell’interesse nazionale, la “clausola di supremazia”: non dobbiamo temere che attraverso queste modifiche si tenti di togliere agli Enti Locali responsabilità da attribuire all’ente centrale che poi li può mettere all’asta con meno difficoltà? Viste le riforme in gioco, per un Governo più attento alle regole di bilancio che all’interesse dei cittadini, l’interesse nazionale potrebbe essere l’abbattimento del debito pubblico o la diminuzione del deficit a tutti i costi.
Tutto è possibile. Anche quello che Lei dice. Ma gli aspetti di criticità della riforma sono molteplici: i più gravi sono quelli connessi alla mancanza di pesi e contrappesi dovuti principalmente al combinato disposto riforma costituzionale-Italicum.
Aggiungo che il vero problema italiano non è il bicameralismo perfetto. Il vero problema è rappresentato dall’euro, che per sopravvivere impone la svalutazione del lavoro, e dai parametri capestro contenuti nei trattati europei. Questa riforma costituzionale, diciamocela tutta, serve solo a Bruxelles e a Francoforte. L’Unione Europea e il capitale internazionale vedono nelle Costituzioni del dopoguerra un ‘elemento irritante’ per il perseguimento dei loro scopi. Fosse solo per questo, a ottobre votiamo no! Salviamo la Costituzione del 1948 e liberiamo l’Italia dai vili esecutori dei progetti sovranazionali.

In difesa dell’art. 9

Comincia con la scelta forte di questa locandina la collaborazione dell’Associazione KoraKoinè con Ferraraitalia. La locandina si riferisce alla manifestazione pubblica organizzata per oggi a Roma in difesa dell’articolo 9, per chiedere al governo Renzi di ritirare le leggi che mettono in pericolo il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione.

La bellezza non salverà proprio nulla, se noi non salveremo la bellezza“.
(Salvatore Settis)

Per ulteriori informazioni sulla manifestazione clicca qui.logo-korakoinè

*KoraKoinè è un’Associazione di promozione sociale e culturale nata a Ferrara nel 2014. Tra le finalità, quella di promuovere iniziative volte alla sensibilizzazione e diffusione della cultura del territorio, in accordo con l’art.9 della Costituzione italiana, che tra i principi fondamentali riconosce la tutela del patrimonio culturale e del paesaggio della nazione.

Clicca qui per visitare la pagina Facebook dell’associazione

Partecipazione

7 maggio 2016: Oggi a Roma è giornata di manifestazioni, due cortei di persone che forse hanno in testa e – ci verrebbe da dire – anche nei piedi un altro modello di società rispetto a quella che si sta prospettando per il prossimo futuro. Uno è quello contro il Ttip, il Transatlantic Trade and Investiment Partnership, un accordo per la creazione di un mercato unico di prodotti e investimenti, sul quale Europa e Stati Uniti stanno negoziando dal 2013.
L’altro è l’iniziativa “Emergenza cultura: difendiamo l’art.9”, partita da una proposta dello storico dell’arte Tomaso Montanari e alla quale sino a ora hanno aderito Alberto Asor Rosa, Salvatore Settis, Paul Ginsborg, Carlo Ginzburg, Adriano Prosperi, l’ex ministro del Mibact Bray e il direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci. (Vedi)
A fine mattinata questo corteo si unirà alla manifestazione Stop Ttip.

Il sito della manifestazione
Stop Ttip

Bandabardo
BandaBardò

Faccio un gesto e manifesto
Guardo il cielo…

(BandaBardò)

Solidarietà ai poveri alberi

Il polverone delle ultime 48 sembra ancora lì per aria.
Io capisco che sia brutto vedere della gente che entra da Feltrinelli in quel modo.

Brano: Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 Op. 83 in Si bemolle maggiore di Johannes Brahms (Wilhelm Furtwängler, Berlin Philharmonic & Edwin Fischer)
Brano: Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 Op. 83 in Si bemolle maggiore di Johannes Brahms (Wilhelm Furtwängler, Berlin Philharmonic & Edwin Fischer)

Capisco anche che questi qui magari non siano il massimo a livello di igiene personale/numero di neuroni e capisco anche che nel 2016 ci tocchi vivere con questi strani pesi e queste strane misure.
Ma questi qui che entrano da Feltrinelli e stracciano della carta che è già carta straccia non sono dei fascisti, sono solo dei cretini.
Cretini come tanti ma soprattutto cretini come chiunque arrivi a dire che chi fa a pezzi un libro di Salvini è un fascista.
Non fa una piega, no?
Mi sembra un cerchio che si chiude.
Un cretino può essere fascista e ovviamente un fascista è un cretino.
Ma i fascisti secondo me sono un altra cosa, sono da altre parti – anche insospettabili – e piano pianissimo ma anche allegretto e con brio – stiamo proprio perdendo la capacità di sgamarli.
Quindi per pietà passiamo oltre e facciamo gli auguri di buon compleanno a un mio nuovo amico.
Un uomo che di pesi e di misure se ne intendeva, Johannes Brahms.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

 

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
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