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Giorno: 12 Giugno 2016

Una nuovissima modalità per visualizzare le fotografie immersive a 360° di ultimissima generazione, promosso su Facebook dal 10 giugno

da: organizzatori

Le fotografie immersive a 360° di Andrea Samaritani, realizzate all’interno della Home Gallery di Maria Livia Brunelli di Ferrara, nella nuovissima modalità di visualizzazione inaugurata il 10 giugno 2016 sul socialnetwork Facebook

Andrea Samaritani artista da oltre 30 anni, autore attivo a livello nazionale, è uno tra i primi al mondo a pubblicare delle fotografie immersive a 360° sul social Facebook che da pochi giorni ha predisposto a livello mondiale una innovativa modalità per la visione delle stesse fotografie panoramiche.
Le immagini sono visionabili da pc oppure con i nuovi visori o utilizzando il giroscopio degli smartphone di nuova generazione.
L’esordio di Samaritani su Facebook è con 4 suggestive immagini immersive realizzate all’interno delle sale della Home Gallery di Maria Livia Brunelli di Ferrara.
La MLB Home Gallery è una casa galleria, cioè una galleria d’arte collocata in un palazzo del ‘500 di fronte al Castello di Ferrara in cui gli spazi espositivi comunicano con gli spazi privati dei galleristi. Chi entra alla MLB si sente sempre un po’ speciale perché viene accompagnato anche nella camera da letto, tappezzata di opere d’arte. Ogni mostra reinterpreta in chiave contemporanea le mostre del vicino Palazzo dei Diamanti, come quella ora in corso di Giovanna Ricotta, presente nelle fotografie immersive di Andrea Samaritani, ispirata a Ludovico Ariosto e in particolare al primo verso dell’ ‘Orlando Furioso’, “Le donne, i cavalier, l’armi e gli amori”.
Andrea Samaritani ha già realizzato diversi video e foto a 360° inserite in complessi Virtual Tour realizzati per conto dell’Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna, per il prestigioso Circolo della Caccia di Bologna, e altri Enti pubblici e privati. L’impegnativa struttura informatica è progettata in esclusiva dall’ingegnere elettronico Alberto Maccaferri, titolare della azienda Photoactivity. Nell’immediato futuro sono in previsione altri Virtual Tour all’interno di musei, pinacoteche e collezioni d’arte, anche ferraresi.  

Politiche sociali, culturali e abitative. Tracce di una città in trasformazione” Il sesto seminario del network Tracce Urbane

da: Ufficio Comunicazione ed Eventi

Domani, lunedì 13 giugno a partire dalle ore 10, martedì 14 e mercoledì 15 dalle ore 9.30 presso la Sala Arengo del Comune di Ferrara, si parlerà di “Politiche sociali, culturali e abitative. Tracce di una città in trasformazione”, nel corso del sesto Seminario internazionale di studi di Tracce Urbane, network composto di persone, sensibilità e competenze diverse che negli ultimi anni hanno lavorato per rispondere alla domanda “come è possibile studiare, rappresentare, progettare insieme la città?”

Al seminario, promosso dal Laboratorio di Studi Urbani del Dipartimento di Studi Umanistici di Unife, con la collaborazione del Laboratorio CiterLab del Dipartimento di Architettura, interverranno scienziati sociali e urbanisti afferenti a diversi Atenei, che si confronteranno sui temi delle politiche abitative, dei processi di rigenerazione urbana e di segregazione spaziale, concentrando l’attenzione anche sui processi fisici, sociali e politici che hanno caratterizzato negli ultimi anni la città di Ferrara.

Nel corso della tre giorni gli studiosi e i partecipanti potranno continuare a discutere questi temi nelle serate organizzate fuori dalle aule universitarie: il 13 giugno alle ore 18 al Circolo Arci Buontemponi nel quartiere Barco, il 14 alle 17 al Centro Sociale “La Resistenza” ed il 15 alle 18 presso il Grattacielo di Ferrara.

I Campioni d’Europa sono del Jujitsu Shinen

da: organizzatori

I maestri del CSR jujitsu SHINSEN Sara Paganini e Michele Vallieri a Gent (Belgio) vincono per la quinta volta il titolo europeo nel jujitsu (specialità di difesa).
Gli Estensi del jujitsu SHINSEN sono tornati a casa con un ricco bottino: 1 oro e 3 bronzi, che li riconferma una delle eccellenze del nostro territorio a livello sportivo in Italia e in tutto il mondo.
Nei giorni scorsi, infatti, le 20 nazioni europee che hanno avuto accesso alla European Open Championship 2016 si sono date battaglia nelle 4 specialità del jujitsu (combattimento, lotta a terra, difesa personale e dimostrazione show) per decretare i nuovi campioni.
I signori d’Europa sono ancora una volta i maestri dei dojo di Pieve di Cento e Finale Emilia Michele Vallieri e Sara Paganini che sconfiggono dopo una finale tiratissima i padroni di casa. I due pievesi vincitori dei World Combat Games (olimpiadi delle arti marziali), campioni del mondo e d’Europa si mettono al collo un altra medaglia d’oro tanto che c’è già chi li chiama Mr. e Mrs. Duo System.
La Paganini: «Questo è il risultato di passione, impegno, dedizione e umiltà che ci ha permesso di non mollare e “restare sul pezzo”, cosa che insegnamo a tutti i nostri ragazzi e allievi».
Per capire la forza di una squadra bisogna guardare sia i risultati dei maestri che degli allievi, infatti, il jujitsu SHINSEN ha portato a casa altre 2 medaglie di bronzo molto pesanti. Nella gara di show assoluto con Carlotta Alberghini e Francesca Cusinatti (coppia femminile) e Andrea Stravaganti e Andrea Castrignanò (coppia maschile). Ed ora meritati festeggiamenti assieme al maestro Piero Rovigatti e allo sponsor ufficiale dei campioni Tonino Lamborghini, senza i quali sarebbe stato molto difficile arrivare a questo risultato, e poi… pronti per il mondiale di novembre!

Dieci anni di Libera Ferrara

da: organizzatori

Dieci anni di Libera a Ferrara.
Insieme si può fare la differenza

Una serata dedicata ai ricordi, ma anche e soprattutto al futuro: è “Dieci anni di Libera Ferrara”, la cena organizzata venerdì sera a Voghiera dai volontari del Coordinamento Provinciale di Libera-Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, in collaborazione con il Presidio Studentesco di Libera Giuseppe Francese e la Pro Loco di Voghiera per il decennale del gruppo ferrarese dell’associazione fondata da don Luigi Ciotti.
A Donato La Muscatella, attuale referente del Coordinamento, il compito di fare un bilancio dei risultati conseguiti dalla fondazione nel 2006. Più di settanta incontri pubblici, dai seminari alle cene della legalità; l’intitolazione al giornalista vittima della camorra Giancarlo Siani della Sala Stampa del Palazzo Comunale, di un’aula del Tribunale di Ferrara al magistrato Rosario Livatino assassinato in Sicilia, di una via ferrarese a Peppino Impastato e della piazza dedicata a tutte le vittime innocenti delle mafie a Voghiera.
Fin qui la memoria, ma c’è anche l’impegno attraverso la creazione di una rete di collaborazioni con diverse realtà sul territorio: nel 2011 è stata firmata la convenzione con Unife, in questi anni sono stati svolti progetti in 10 istituti scolastici della provincia e realizzate iniziative in collaborazione con diverse associazioni e con la Camera del Lavoro di Ferrara. Nel 2013, in collaborazione con la Pro Loco di Voghiera, è iniziato il progetto “Voghiera e Libera per restituire vita alla terra”, che vede impegnati i volontari delle due associazioni per recuperare attrezzature agricole in favore di chi lavora i terreni confiscati alla criminalità organizzata. Un progetto che “stabilisce un legame fra due territori a vocazione agricola e rappresenta un aiuto concreto per le cooperative di Libera Terra che lavorano sui territori confiscati”, ha sottolineato La Muscatella.
Insieme a lui, Mara Biondi, la referente del Presidio Libera del Centopievese Barbara, Giuseppe e Salvatore Asta, che ha parlato del primo campo di E!state Liberi in un bene confiscato a Pieve di Cento, e Daniele Lugli, primo referente del Coordinamento. “I contributi più grandi che ho dato sono stati: dimettermi quando sono stato nominato difensore civico per l’Emilia Romagna, passando il testimone a questi ragazzi che hanno dato un nuovo impulso alle attività del gruppo, e l’ultimo atto che ho fatto proprio come difensore civico, un’iniziativa regionale nel 2013 sui rischi di infiltrazioni mafiose nella nostra regione dopo il terremoto”, ha detto Lugli scherzando.
Tutto il resto della serata è stato dedicato al futuro: ai ragazzi del Presidio studentesco Giuseppe Francese, nato nel 2013 dopo un incontro con i coetanei bolognesi del Presidio Mauro Rostagno, e agli studenti delle scuole della provincia che hanno partecipato ai progetti del Coordinamento nel corso dell’ultimo anno.
“Se ci chiedessero cos’è Libera – ha affermato Lorenzo Bissi, referente del Presidio Studentesco ferrarese – la risposta sarebbe istintiva: Libera è un sentimento, è la voglia di fare, di cambiare le cose, il desiderio di giustizia, la solidarietà con l’altro, specie se in difficoltà”. Un impegno e un entusiasmo che i ragazzi hanno dimostrato da subito, non solo negli incontri con i loro coetanei e nella partecipazione alle manifestazioni nazionali dell’associazione fondata da don Luigi Ciotti: dal 21 marzo del 2014 a Latina, alla Nave della legalità che li ha portati a Palermo per ricordare la strage di Capaci, fino al corteo del ventennale a Bologna e a quello del 21 marzo 2016 a Reggio Emilia, la città del processo contro la ‘ndrangheta emiliana.
Loris, dell’Istituto Vergani-Navarra, ha raccontato dell’esperienza a Teano nei terreni confiscati gestiti dalla Cooperativa Al di là dei sogni: lui e altri sei suoi compagni in febbraio hanno piantato 1.800 ulivi dove prima sorgeva un pescheto, distrutto da un incendio nel luglio 2015. Un’esperienza di formazione resa possibile dal progetto “Voghiera e Libera per restituire vita alla terra”, che in questi anni ha coinvolto anche altri ragazzi del Liceo Dosso Dossi di Ferrara e dell’Iiis di Argenta nella messa a nuovo e nella decorazione di mezzi agricoli per le cooperative Al di là dei Sogni (Sessa Aurunca in provincia di Caserta) e Rita Atria (Castelvetrano in provincia di Trapani).
Quest’anno un nuovo camioncino risistemato e decorato verrà consegnato alla Cooperativa Terre di Puglia a Mesagne in provincia di Brindisi (partenza l’8 luglio 2016).
Linda, di Argenta, ha raccontato del campo di “E!state Liberi” sui terreni confiscati a Cerignola in Puglia nel 2015: tappa conclusiva di un percorso di educazione alla legalità ideato in collaborazione da Spi-CGIL Ferrara, dal suo Coordinamento Donne, dal Coordinamento Provinciale e dal Presidio Studentesco “Giuseppe Francese” di Ferrara di Libera. E poi soprattutto la partecipazione a fine maggio a una delle udienze del processo Aemilia: un caso apparso anche sui giornali perché è stata contestata la presenza di minori in aula. “E’ stato strano vedere quelle persone che non ci volevano lì, sentire il loro astio”, ha detto Linda riferendosi alla reazione dei famigliari degli imputati, che avrebbero rimproverato i ragazzi di “tornare a casa a studiare”. “Ci hanno fatto venire ancora più voglia di rimanere lì, perché stavamo studiando e imparando: non la teoria che si apprende dietro i banchi di scuola, ma vivendo un’esperienza diretta”.
Un episodio questo al quale aveva fatto riferimento anche Donato La Muscatella in apertura: “quello del Presidente Francesco Maria Caruso è stato un atto coraggioso e importante, avrebbe potuto mandare fuori i ragazzi minorenni perché in effetti l’articolo 471 del codice di procedura penale consentirebbe ai soli maggiorenni di assistere al processo. Invece, dopo aver ascoltato dagli insegnanti accompagnatori le motivazioni per cui gli studenti erano in aula, ha deciso di derogare alla disposizione perché essere lì aveva una finalità sociale ed educativa”. “Questa, per quanto ne so, è la prima ordinanza in Italia a esprimere in questi termini il principio della formazione alla legalità”, ha sottolineato La Muscatella.
Informazione e formazione per una cittadinanza più consapevole e solidale: insieme si può fare la differenza. Questo è il messaggio con il quale il Coordinamento ha dato a tutti appuntamento alla festa per i prossimi dieci anni.

Dieci Anni di Libera Ferrara

da organizzatori

Una serata dedicata ai ricordi, ma anche e soprattutto al futuro: è “Dieci anni di Libera Ferrara”, la cena organizzata venerdì sera a Voghiera dai volontari del Coordinamento Provinciale di Libera-Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, in collaborazione con il Presidio Studentesco di Libera Giuseppe Francese e la Pro Loco di Voghiera per il decennale del gruppo ferrarese dell’associazione fondata da don Luigi Ciotti.
A Donato La Muscatella, attuale referente del Coordinamento, il compito di fare un bilancio dei risultati conseguiti dalla fondazione nel 2006. Più di settanta incontri pubblici, dai seminari alle cene della legalità; l’intitolazione al giornalista vittima della camorra Giancarlo Siani della Sala Stampa del Palazzo Comunale, di un’aula del Tribunale di Ferrara al magistrato Rosario Livatino assassinato in Sicilia, di una via ferrarese a Peppino Impastato e della piazza dedicata a tutte le vittime innocenti delle mafie a Voghiera.
Fin qui la memoria, ma c’è anche l’impegno attraverso la creazione di una rete di collaborazioni con diverse realtà sul territorio: nel 2011 è stata firmata la convenzione con Unife, in questi anni sono stati svolti progetti in 10 istituti scolastici della provincia e realizzate iniziative in collaborazione con diverse associazioni e con la Camera del Lavoro di Ferrara. Nel 2013, in collaborazione con la Pro Loco di Voghiera, è iniziato il progetto “Voghiera e Libera per restituire vita alla terra”, che vede impegnati i volontari delle due associazioni per recuperare attrezzature agricole in favore di chi lavora i terreni confiscati alla criminalità organizzata. Un progetto che “stabilisce un legame fra due territori a vocazione agricola e rappresenta un aiuto concreto per le cooperative di Libera Terra che lavorano sui territori confiscati”, ha sottolineato La Muscatella.
Insieme a lui, Mara Biondi, la referente del Presidio Libera del Centopievese Barbara, Giuseppe e Salvatore Asta, che ha parlato del primo campo di E!state Liberi in un bene confiscato a Pieve di Cento, e Daniele Lugli, primo referente del Coordinamento. “I contributi più grandi che ho dato sono stati: dimettermi quando sono stato nominato difensore civico per l’Emilia Romagna, passando il testimone a questi ragazzi che hanno dato un nuovo impulso alle attività del gruppo, e l’ultimo atto che ho fatto proprio come difensore civico, un’iniziativa regionale nel 2013 sui rischi di infiltrazioni mafiose nella nostra regione dopo il terremoto”, ha detto Lugli scherzando.
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Tutto il resto della serata è stato dedicato al futuro: ai ragazzi del Presidio studentesco Giuseppe Francese, nato nel 2013 dopo un incontro con i coetanei bolognesi del Presidio Mauro Rostagno, e agli studenti delle scuole della provincia che hanno partecipato ai progetti del Coordinamento nel corso dell’ultimo anno.
“Se ci chiedessero cos’è Libera – ha affermato Lorenzo Bissi, referente del Presidio Studentesco ferrarese – la risposta sarebbe istintiva: Libera è un sentimento, è la voglia di fare, di cambiare le cose, il desiderio di giustizia, la solidarietà con l’altro, specie se in difficoltà”. Un impegno e un entusiasmo che i ragazzi hanno dimostrato da subito, non solo negli incontri con i loro coetanei e nella partecipazione alle manifestazioni nazionali dell’associazione fondata da don Luigi Ciotti: dal 21 marzo del 2014 a Latina, alla Nave della legalità che li ha portati a Palermo per ricordare la strage di Capaci, fino al corteo del ventennale a Bologna e a quello del 21 marzo 2016 a Reggio Emilia, la città del processo contro la ‘ndrangheta emiliana.
Loris, dell’Istituto Vergani-Navarra, ha raccontato dell’esperienza a Teano nei terreni confiscati gestiti dalla Cooperativa Al di là dei sogni: lui e altri sei suoi compagni in febbraio hanno piantato 1.800 ulivi dove prima sorgeva un pescheto, distrutto da un incendio nel luglio 2015. Un’esperienza di formazione resa possibile dal progetto “Voghiera e Libera per restituire vita alla terra”, che in questi anni ha coinvolto anche altri ragazzi del Liceo Dosso Dossi di Ferrara e dell’Iiis di Argenta nella messa a nuovo e nella decorazione di mezzi agricoli per le cooperative Al di là dei Sogni (Sessa Aurunca in provincia di Caserta) e Rita Atria (Castelvetrano in provincia di Trapani).
Quest’anno un nuovo camioncino risistemato e decorato verrà consegnato alla Cooperativa Terre di Puglia a Mesagne in provincia di Brindisi (partenza l’8 luglio 2016).
Linda, di Argenta, ha raccontato del campo di “E!state Liberi” sui terreni confiscati a Cerignola in Puglia nel 2015: tappa conclusiva di un percorso di educazione alla legalità ideato in collaborazione da Spi-CGIL Ferrara, dal suo Coordinamento Donne, dal Coordinamento Provinciale e dal Presidio Studentesco “Giuseppe Francese” di Ferrara di Libera. E poi soprattutto la partecipazione a fine maggio a una delle udienze del processo Aemilia: un caso apparso anche sui giornali perché è stata contestata la presenza di minori in aula. “E’ stato strano vedere quelle persone che non ci volevano lì, sentire il loro astio”, ha detto Linda riferendosi alla reazione dei famigliari degli imputati, che avrebbero rimproverato i ragazzi di “tornare a casa a studiare”. “Ci hanno fatto venire ancora più voglia di rimanere lì, perché stavamo studiando e imparando: non la teoria che si apprende dietro i banchi di scuola, ma vivendo un’esperienza diretta”.
Un episodio questo al quale aveva fatto riferimento anche Donato La Muscatella in apertura: “quello del Presidente Francesco Maria Caruso è stato un atto coraggioso e importante, avrebbe potuto mandare fuori i ragazzi minorenni perché in effetti l’articolo 471 del codice di procedura penale consentirebbe ai soli maggiorenni di assistere al processo. Invece, dopo aver ascoltato dagli insegnanti accompagnatori le motivazioni per cui gli studenti erano in aula, ha deciso di derogare alla disposizione perché essere lì aveva una finalità sociale ed educativa”. “Questa, per quanto ne so, è la prima ordinanza in Italia a esprimere in questi termini il principio della formazione alla legalità”, ha sottolineato La Muscatella.
Informazione e formazione per una cittadinanza più consapevole e solidale: insieme si può fare la differenza. Questo è il messaggio con il quale il Coordinamento ha dato a tutti appuntamento alla festa per i prossimi dieci anni.

Coordinamento di Ferrara di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie
Presidio studentesco di Ferrara di Libera Giuseppe Francese
Pro Loco Voghiera

L’INCHIESTA
Partiti & partecipazione,
il deserto della politica

(pubblicato il 17 settembre 2014)

Il dato campeggia in bella evidenza sulla home page del sito ufficiale. Eppure molti dei vecchi dirigenti di partito ai quali ci siamo rivolti stentano a credere che gli iscritti al Pd nella provincia di Ferrara siano solo 1.349. Il responsabile organizzativo, Luigi Vitellio, da noi interpellato, precisa però che l’indicazione, riferita al 6 giugno, non è più attuale. “Ad oggi i tesserati sono 2.007 in tutta la provincia – riferisce – dei quali 1.022 in città”.
Il vecchio senatore Rubbi, segretario e confidente di Enrico Berlinguer ai tempi del Pci, a capo della federazione di Ferrara prima dell’approdo romano, sbotta incredulo: “Sembra impossibile, sono davvero pochi, negli anni Sessanta siamo arrivati a 46mila…”. Altri tempi, onorevole, la realtà, ora è questa. Però, il fatto che il principale partito cittadino, quello che da sempre (pur attraverso varie mutazioni genetiche) ha governato il capoluogo e buona parte dei Comuni del territorio, conti un numero così esiguo di tesserati, non solo fa impressione, ma riporta la riflessione al tema della rappresentanza e della partecipazione. Questioni dietro le quali stanno tutti gli irrisolti nodi concettuali, ma anche concreti, connessi all’esercizio della democrazia e al dispiegamento di un sistema di governo che ne realizzi i principi. “Il Partito comunista – ricorda Antonio Rubbi – si è mantenuto su numeri importanti, superiori ai trentamila iscritti (37mila nel 1975, ndr), e li ha conservati fino agli anni Ottanta. E’ dagli anni Novanta che si ha un calo davvero significativo”. Ma quello che a Rubbi appare un crollo lascia comunque in dote al partito oltre 20mila militanti iscritti.
“A metà degli anni Ottanta – racconta Giorgio Bottoni, che fu responsabile organizzativo e poi amministratore – avevamo un bilancio di quattro miliardi di lire, senza un centesimo di finanziamento pubblico. Anzi, eravamo noi che portavamo soldi a Roma: 400 milioni, il dieci per cento di quanto raccoglievamo da sottoscrizioni, tesseramento e feste dell’Unità”.

Tornando invece ai ‘sorprendenti’ numeri di oggi, in termini percentuali i tesserati del Pd rappresentano circa lo 0,6% della popolazione a livello provinciale e lo 0,8% se puntiamo lo sguardo sulla città. Nulla. Significa che appena un cittadino su 130 milita nel partito di governo, che equivale a dire otto ogni mille abitanti. Il trend – conferma Vitellio – è grossomodo questo dal 2008, anno di nascita del Pd. Eppure il Partito Democratico alle ultime elezioni ha ottenuto oltre 34mila voti. Un consenso dietro al quale, però, evidentemente non matura lo slancio per un’attività militanza, per un impegno personale e diretto.
“Lo scorso anno in realtà gli iscritti sono stati 5.849”, precisa Vitellio. Una differenza così significativa, quasi il triplo di quelli attuali, non si giustifica però con il fatto che il tesseramento 2014 non è concluso e resterà aperto sino al 31 dicembre: “Lo scorso anno abbiamo avuto il congresso e le primarie – spiega il responsabile dell’organizzazione – sono i momenti in cui la gente si attiva. Anche ora andiamo verso le primarie, quindi speriamo che il dato migliori”. Anche questo fa riflettere circa presupposti e motivazioni individuali.

Il secondo partito ferrarese per livello di consenso elettorale è Forza Italia. Il “club” ferrarese non ha un sito ufficiale, ma solo una pagina Facebook che conta 94 (!) “mi piace”. Il numero degli iscritti dell’anno in corso qui non è pubblicizzato. Il coordinatore provinciale è Luca Cimarelli, già esponente di Alleanza nazionale. E’ stato nominato reggente dal coordinatore regionale, il senatore Massimo Palmizio, al momento della rinascita di Forza Italia dalle ceneri del Pdl. Resterà in carica almeno sino ai primi mesi del 2015: a gennaio è previsto il congresso comunale che nominerà i delegati al congresso provinciale e quindi i nuovi vertici. Cimarelli confessa di non sapere neppure lui quanti siano gli iscritti. “Per la privacy da Roma non ci dicono nemmeno i nomi – ammette -. Nel 2011 il Pdl ne aveva circa duemila, ora gestiscono tutto dalla capitale e noi non abbiamo gli elenchi”.
Ci rivolgiamo allora a Palmizio. Il quale, per prima cosa, segnala che il tesseramento chiude il 31 di ottobre (salvo probabile proroga) e fino ad allora le cifre non verranno divulgate. “L’obiettivo per Ferrara è confermare il dato del Pdl, duemila tesserati”. In risposta alla nostra insistenza dice: “Al rilevamento di giugno eravamo circa alla metà”. Cioè un migliaio: il che sarebbe clamoroso. Significherebbe che, nella corsa al ribasso, fra Pd e Forza Italia, il numero di aderenti alla medesima data variava appena di tre-quattrocento unità. Palmizio però mette la mani avanti. “Ora l’iscrizione costa 30 euro, non più i 10 di prima. Di questi tempi pesa… Ma – aggiunge – chi si iscrive ora, a gennaio contribuirà alla nomina del nuovo gruppo dirigente, lo stimolo quindi c’è”. Ecco il refrain già sentito. Dice anche che nei prossimi giorni ci sarà un incontro sul tesseramento “con il presidente Berlusconi”. E che mai vi dirà?, chiediamo. “Di fare più tessere!”, scherza il senatore. Però poi, seriamente, soggiunge che c’è in discussione anche una sua proposta di tessera famiglia, una sorta di prendi ‘tre paghi due’, per quel che capiamo, secondo un approccio mercantile non lontano dalla mentalità del leader supremo.
Insomma, anche in politica ormai si afferma una logica di marketing da supermercato.

1. CONTINUA

IL DOSSIER SETTIMANALE
Luci e ombre della politica

13.531 letture al 27 agosto 2016 (Pubblicato il 12 giugno 2016)

Domenica prossima in molte città si torna alle urne, stavolta per l’elezione dei sindaci. I votanti, però, sono sempre meno e sempre meno convinti. A generare sfiducia concorrono la percezione del corpo politico come casta separata e autoreferenziale, i fenomeni di corruzione, l’incapacità di fornire risposte adeguate ai problemi delle comunità e più in generale la carenza di progettualità, ossia di visioni organiche e articolate del modello di organizzazione e sviluppo della società, ormai desolatamente prive dell’imprescindibile impianto valoriale che dovrebbe ispirarle e coerentemente guidarne la realizzazione. Insomma, assistiamo da molto tempo a un appiattimento della politica su pratiche amministrative di piccolo cabotaggio, orfane di quell’orizzonte ideale che costituisce il solo propellente in grado di accendere l’autentica passione e attivare l’impegno responsabile di ciascuno, di fornire solide motivazioni a ogni cittadino per mobilitarsi e contribuire con slancio al processo di crescita del contesto sociale di cui tutti siamo partecipi.

Alla politica abbiamo deciso di dedicare il primo numero tematico del settimanale che Ferraraitalia proporrà per tutto il corso dell’estate. “Luci e ombre della politica” è il titolo che abbiamo scelto perché, accanto alle miserie, vogliamo anche segnalare i meriti di chi ancora nobilita il senso dell’impegno civile. Attorno a questo nucleo abbiamo raccolto una selezione dei migliori articoli pubblicati sul nostro giornale a partire dal 2013.
Ogni domenica rinnoveremo la proposta, selezionando di volta in volta temi attuali da investigare, sperando di fornire così a voi lettori utili e stimolanti spunti di riflessione. Buona lettura. (s.g)

 

La foto “Luci e ombre” è di Ileana Cafarelli

Fedeli alla linea

(pubblicato il 17 giugno 2014)

Come narrano antiche leggende di un mondo che fu, c’era una volta un orribile mostro che senza pietà soffocava il libero confronto delle idee nel più grande partito della sinistra italiana. Si chiamava “centralismo democratico” ed era così spaventoso e temuto che il solo evocarlo quasi sempre convinceva al silenzio chiunque, dalle assemblee delle più sperdute sezioni alle riunioni del comitato centrale, azzardasse di voler reiterare una critica, perché semmai di qualcosa non era proprio del tutto convinto, o di proporre un approccio ad un problema che non fosse fra quelli prescelti. Se poi si trattava di esprimere una posizione in pubblico, dall’intervista al giornale di provincia all’intervento in Parlamento, il timore era tale che nessuno si azzardava a dire nulla di più di quanto recitasse “la linea”, di cui l’orribile belva era poi lo spietato custode. Fra il popolo, la mitica “base”, la creatura aveva nomi diversi e più suggestivi, soprattutto fra i suoi adoratori. C’era chi lo invocava come “Disciplina di Partito” ed anche, i più mistici, come “Fedeltà alla Linea”. Ogni tanto, raramente in verità, il mostro mordeva e qualcuno spariva di colpo, per subito riapparire, all’inizio un po’ frastornato, su una qualche isoletta di quel grande e mutevole arcipelago che si chiama sinistra.
Da allora tanto tempo è passato, il mostro è sparito ed i suoi adoratori dispersi; come sempre succede in questi casi, c’è chi lo rimpiange e chi nega di averlo mai servito. Chi allora non c’era e lo conosce per i racconti dei vecchi tipicamente lo aborre, come retaggio di un mondo passato e diverso, fatto di miti potenti e di certezze assolute.
La povera bestia non era in realtà del tutto cattiva; come si dice, seguiva il suo istinto. Che altro non era che di tenere e di far apparire unito il partito. Il problema semmai era “la linea”, una specie di blob gigantesco che conteneva le risposte a tutti i problemi del mondo e di cui solo pochissimi esperti esegeti conoscevano l’articolazione arcana e le mille astuzie dialettiche che la tenevano assieme. Se ci si pensa un attimo, il vero mostro era questo. Sia per il voler raccontare una visione del mondo per forza unitaria, sia per la sua genesi in realtà misteriosa, sia anche per l’arrivare in periferia non già tutta intera, ma come precotta e divisa in comodi bocconi già pronti.
Poi se n’è andata, anche lei rifugiata su qualcuna delle isole, senza che però nessuno l’abbia mai troppo rimpianta. Meglio così.
Supponiamo invece di avere adesso, nel senso di oggi, un partito ed una grande questione, non l’universo, ma un cosa realmente importante come, per esempio, riformare il lavoro, la scuola o la costituzione. Se si discutono a fondo le diverse posizioni che liberamente si confrontano, coinvolgendo e ascoltando quanta più gente possibile ed alla fine non ci si trova tutti d’accordo su nessuna di queste, che cosa bisogna fare? Non ci sono molte alternative. O si decide di aspettare e di continuare a discutere finché, in un qualche modo si trovi una posizione che accontenti tutti, oppure si vota sulle diverse opzioni per verificare quale sia quella che riscuote il maggior gradimento. Spesso, negli ultimi anni, si è preferito continuare a discutere, tant’è che per molte questioni stiamo ancora aspettando che la magia si compia. Se avessimo davanti tutto il tempo del mondo e non ci fossero invece questioni che richiedono interventi urgenti sarebbe forse poco male; in fondo in Italia talmente tanti anni che si discute su come cambiare le tante cose che non vanno, che aspettare ancora non pare a molti una cosa poi grave. Ma, come spero sia evidente a tutti, non siamo in queste condizioni.
Non rimane quindi che l’altra opzione, ovvero decidere a maggioranza quale sia la scelta che il partito decide di fare propria. E qui, inevitabilmente, torna in ballo l’antico mostro, perché se un partito decide a maggioranza di assumere una determinata posizione su un problema specifico, dopo, come si dice, ampio ed articolato dibattito, dando a tutti la possibilità di parlare e decidendo sulla base di regole democratiche da tutti condivise, quella scelta deve essere vincolante anche per chi la pensava diversamente. Non per dire che deve cambiare idea ed abiurare alle proprie convinzioni, ma che dovrebbe essere impegnato, se non a sostenere a spada tratta la posizione decisa a maggioranza, almeno a non ostacolarla, se è nelle condizioni di poterlo fare, nel suo percorso istituzionale. Vogliamo chiamare anche questa semplice regola di democrazia “centralismo democratico”? Personalmente non direi, se non altro perché il contesto rispetto ai tempi che furono è troppo diverso; se qualcuno però vuole farlo o per nostalgia o per spregio faccia pure: come ho già detto quel “mostro” non era in realtà così cattivo. Però spieghi oltre al suo sdegno come secondo lui dovrebbe funzionare un partito che non sia un monolite in cui tutti e sempre la pensano allo stesso modo. Possibilmente considerando con ugual onestà intellettuale sia il caso in cui siano le sue idee ad essere maggioranza sia quello in cui invece siano quelle altrui. Sembra infatti, a sentire qualcuno, che realmente “democratiche” siano alla fine solo le decisioni che accolgono i suoi punti di vista.

masaccio

Italia corrotta, il cattivo esempio da politici e vip senza vergogna

(pubblicato il 26 febbraio 2014)

Il termine vergogna viene dal latino ‘vereri’: provare un sentimento di timore religioso o di rispetto. La vergogna è rappresentata nella pittura con il gesto del nascondimento. L’immagine classica è quella di Adamo che si copre con le mani il viso, mentre è cacciato dal Paradiso assieme a Eva: la troviamo nella Cappella Brancacci a Firenze dipinta dal Masaccio.
Insomma chi prova questo stato emotivo abbassa gli occhi, cerca di sfuggire il contatto, si nasconde. Un passaggio ulteriore del discorso sulla vergogna è registrarne il carattere di emozione fortemente sociale e relazionale. E la conseguenza più lacerante di questo stato d’animo è la perdita di autostima, perché entra in crisi la propria immagine davanti agli altri.
Se queste considerazioni sono fondate, la presenza o l’assenza di vergogna rappresenta un fattore cruciale per comprendere la qualità dell’ethos pubblico di una società. Senza moralismi e piagnistei proviamo a chiederci perché in Italia da alcuni decenni l’uomo pubblico (politico, imprenditore, manager, calciatore, attore…) non prova vergogna se colto in flagrante come responsabile di reati gravi quali la corruzione e l’evasione fiscale. Evidentemente, non scatta una adeguata reazione sociale di respingimento e condanna perché la società è disposta a transigere e a ‘comprendere-giustificare’.
Perché? Ecco la domanda che ci facciamo in tanti. Sarebbe necessario un lavoro di ricerca interdisciplinare (storia, antropologia, psicologia sociale) per andare in profondità nell’individuare le cause di una vera e propria anestetizzazione dell’opinione pubblica rispetto a questi mali.
Niente più ci scuote. Il rapporto della Commissione europea che ci attribuisce il 50% della corruzione nei paesi dell’Unione, invece di farci vergognare e costringere il governo e il Parlamento a mettere in cima all’agenda politica tale emergenza, è stato rapidamente archiviato dalla classe politica e accolto con indifferenza dall’opinione pubblica. Eppure i connubi a cui rinvia l’evocazione di questo cancro vanno al cuore del funzionamento delle Istituzioni, della società e del mercato: politica e affari, politica e criminalità, affari-politica-imprese-pubblica amministrazione. Altro che moralismo! E’ centrale questione politica che attiene alla credibilità del nostro Paese in Europa e nel mondo.
Perché nessun partito politico fa sua questa emergenza? Gli annunci di rivoluzione (anche dell’attuale governo Renzi) riguardano tutti i campi, dal mercato del lavoro alla burocrazia, ma nessuno propone leggi severe contro i corrotti e i corruttori! Nel tempo dei sondaggi e del ‘mercato politico’ è logico pensare che se portasse consenso lo farebbero.
Allora sorgono spontanee alcune domande inquietanti. E’ perché il proprio elettorato di riferimento non sarebbe d’accordo? E’ perché il tema è minoritario fra l’opinione pubblica? E’ perché la corruzione è ormai parte del normale funzionamento della vita produttiva, politica e amministrativa? E’ perché si è smarrita la differenza tra ciò che è dovuto come diritto e ciò che è frutto di atti contro il rispetto delle regole e della legalità? E’ perché la rete degli scambi irregolari si è fatta talmente molecolare e capillare da costituire la base su cui si regge l’equilibrio del sistema? E’ perché il lavoro in nero, l’illegalità, l’evasione fiscale sono ormai fenomeni di massa non sradicabili? Ovviamente queste domande scomode sono retoriche, perché la mia risposta è sì a ciascuna di esse. Ogni ‘grande’ male (e la corruzione lo è…) per poter diventare tale deve contare su una larga complicità e connivenza. Senza individuare questo ‘basso continuo’ si corre il rischio di guardare il problema da lontano, come se fosse estraneo a noi e alle nostre cattive pratiche. Questa pista di ricerca non è certo consolatoria, ma ci aiuta a capire perché da Tangentopoli ad oggi la corruzione è aumentata e non diminuita.

Fiorenzo Baratelli è direttore dell’Istituto Gramsci di Ferrara