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Giorno: 23 Agosto 2016

Lido di Classe, grande successo per Fab e i Fiori all’alba. Giovedì biciclettata guidata nell’entroterra

da: organizzatori

Grande partecipazione e per il concerto all’alba di Fab e i Fiori.
Giovedì mattina escursione guidata in bici nell’entroterra

Volge verso la conclusione, con l’ultima settimana di appuntamenti collaterali, la nona edizione del Festival Naturae a Lido di Classe. E per festeggiare (con qualche giorno di anticipo) la fine delle attività, il Festival ha regalato questa mattina ai circa duecento fedelissimi che hanno deciso di svegliarsi all’alba un bellissimo concerto in riva al mare, alla Spiaggia 30 del Lido: il gruppo rock faentino Fab e i Fiori (nella foto di Davide Leonardi) ha presentato le sue canzoni originali, anticipato dalla lettura della poesia “Il mare” di Trenet da parte di Francesca Piccini dell’associazione “Tra le Nuvole”.

Il prossimo appuntamento con le attività del Festival è la “cultural bike” prevista per la mattina di giovedì 25: la bicicletta guidata da Angelo Gasperoni dell’associazione “Umberto Foschi”, che parte alle 8 dall’Arena del Sole, e passa da Cervia, dalla Pieve di Pisignano, da Casa Foschi e dal Bosco D’Altemps, prima dell’aperitivo offerto alle 13 dal Paramore Cafè di Lido di Savio.

Il più grande festival del mondo

da: organizzatori

Fino al 28 agosto 2016, c’è il Ferrara Buskers Festival®: oltre 100 spettacoli gratuiti al giorno e le più innovative e ricercate espressioni sonore del pianeta.

L’emozione contagiosa della musica del mondo ha invaso Ferrara, il cui centro storico è fino al 28 agosto 2016 il palcoscenico speciale della 29esima Rassegna Internazionale del Musicista di Strada. Oltre 100 gli spettacoli a cui il pubblico potrà assistere gratuitamente ogni giorno tra le strade e le grandi piazze decorate di palazzi storici tra cui volano le note degli oltre 1000 musicisti del Ferrara Buskers Festival®. È una grande festa della condivisione, dove poter ascoltare davvero ogni tipologia di musica ed assistere a performance musicali esclusive, fatte di stili e generi innovativi, spesso insoliti, reinterpretazioni di brani del passato che diventano pezzi moderni e contaminazioni che traggono origine dalle culture più antiche, dalla storia della musica e dalle emozioni dell’istante. Privilegio per i tantissimi spettatori, provenienti da tutto il pianeta come i musicisti, che in questa settimana stanno vivendo l’atmosfera unica del festival internazionale più grande del mondo dedicato alla musica on the road. «Il festival più importante d’Europa del settore – dice Rebecca Bottoni, responsabile musicisti accreditati -, l’archetipo dei festival della musica di strada e il pubblico lo riconosce e sa che le emulazioni non sono la stessa cosa. Perché il Ferrara Buskers Festival® non è una formula matematica».

Prenotare il ticket per lo sportello da telefono o tablet: in due uffici postali di Ferrara ora si può

da: Ufficio Stampa Servizio Comunicazione Territoriale Centro Nord Emilia Romagna e Marche

Scaricando la app si può prenotare da telefono mobile il ticket di attesa per gli uffici postali

Uffici postali sempre più digitalizzati: grazie al nuovo gestore delle attese e alla App “Ufficio Postale” che distribuisce numeri elettronici personalizzati, è possibile richiedere il ticket per la fila negli uffici postali di Ferrara Centro (Viale Cavour) e Ferrara 4 (Via Giuoco del Pallone), consentendo ai clienti di programmare per tempo l’ingresso e presentarsi allo sportello a ridosso del proprio appuntamento, con conseguente riduzione dei tempi di attesa. Nei due uffici postali ferraresi è attivo inoltre per la clientela il servizio WiFi gratuito.
Le nuove App “Ufficio Postale” e “BancoPosta” rappresentano un nuovo contributo di Poste Italiane allo sviluppo inclusivo della digitalizzazione del Paese. Consentono ai cittadini di eseguire alcune delle principali operazioni disponibili nell’ufficio postale utilizzando un’unica applicazione digitale semplice, sicura e alla portata di tutti e di gestire le proprie operazioni finanziarie e di pagamento con la massima libertà di movimento

Domenica 28 agosto si concluderà la III Rassegna Vallinarmonia 2016 presso il Bosco del Traversante

da: Ecomuseo di Argenta

Si concluderà domenica 28 agosto 2016 alle ore 18.30 presso il Bosco del Traversante la III Rassegna
VALLINARMONIA 2016
percorsi musicali, letterari e gastronomici nelle Valli di Argenta

un’iniziativa organizzata da Società Terre SRL – Gruppo SOELIA, Comune di Argenta, Consorzio della Bonifica Renana, Ecomuseo di Argenta, Parco Delta del Po insieme a Circolo Amici della Musica “F.G. Zagagnoni”, Club Alpino Italiano e Pro Loco che prevede ogni anno appuntamenti estivi all’aperto nei bellissimi territori delle valli argentane, proponendosi di unire arte e natura per ispirare momenti di serena armonia in luoghi di grande suggestione, dove poter ascoltare parole e musica eseguiti nell’incantato contesto dell’oasi, respirando l’aria della sera e gustando i sapori della tradizione.

L’Ensemble Camerata Estense, insieme al mezzosoprano Beatrice Mercuri, saranno i protagonisti di
AFFETTI MERAVIGLIOSI
L’espressione dei sentimenti nella musica fra Sei e Settecento

un viaggio vocale e strumentale negli “affetti” della poetica barocca tra sentimenti contrastanti, tensioni emotive e violenti chiaroscuri che la musica, misteriosa evocatrice di “meraviglia”, scatena nell’animo umano.
Luca Mardegan, Jacopo Ferri, Alessandro Fattori (violini), Stella Degli Esposti (viola), Filippo Trevisan, Sorayya Russo (violoncelli), Paolo Molinari (contrabbasso), Fabio Valente (fagotto) ed Elena Masina Dirani (clavicembalo) eseguiranno alcune tra le più belle pagine di grandi compositori come Claudio Monteverdi, Arcangelo Corelli, Antonio Vivaldi, Henry Purcell e Georg Friedrich Händel che, con il loro genio, hanno sublimato l’Uomo, rappresentandone musicalmente ogni sfaccettatura emotiva, dall’esaltante gioia alla disperata sofferenza, dal violento desiderio di vendetta alla cieca follia, dal profondo disprezzo all’amore più tenero e dolce.

Seguirà un ricco buffet presso il Museo delle Valli.

A disposizione per tutti coloro che non hanno un mezzo proprio, è previsto un servizio navetta gratuito che dalle ore 17.30 partirà da Piazza Marconi.
Il costo dell’evento è di € 25.00 (concerto + buffet) o di € 10.00 (solo concerto).
Prenotazioni obbligatorie entro le ore 12 di sabato 27 agosto presso la
Segreteria dell’Ecomuseo di Argenta (FE) c/o Museo delle Valli via Cardinala 1/C – Campotto (da martedì a domenica – ore 9/13) – tel. 0532/808058 – cell. 329/8323750 –
email: info@vallidiargenta.org.
Per informazioni:
Centro Culturale Mercato IAT – Tel. 0532/330 276 – Numero Verde 800 111 760
Circolo Amici della Musica – Cell. 340/2736326

Bimbo di Aleppo

da: Mazzoni Cristiano

Bimbo di Aleppo,
io ti chiedo scusa,
a nome mio s’intende.
Lo so che è nulla rispetto alla paura ed alla difficoltà della tua vita.
Ti chiedo scusa, per i tuoi occhi allibiti,
per le cicatrici e per la polvere sulle tue membra.
Non riesco ad immaginarmi la tua angoscia,
per questo io ti chiedo perdono.
Ti chiedo scusa per tutto il male che provi,
per le bombe da cielo, per le mine da terra.
Ti chiedo scusa, per le parole dei potenti,
per l’aridità dei deficienti, che ti vogliono aiutare a casa tua,
uccidendoti.
Scusa Omran, questo è il tuo nome,
forse un giorno scapperai, dalle macerie della tua giovane vita,
magari verrai nella ex civile Europa,
e li incontrerai chi ti accuserà di essere vivo,
incontrerai, madri e padri privilegiati,
che non conoscono la tua storia,
ma ti giudicheranno e ti punteranno il dito,
come se la colpa fosse tua.
Ti chiedo scusa, per ciò che hai sofferto,
e per ciò che soffrirai.
Ti chiederanno di non odiare,
ma come farai ?
Vorrei soffiarti via la polvere dall’anima,
vorrei potessi giocare con tutti i bambini del mondo.
Una palla, un prato, un mondo pulito,
vorrei poterti ridare le lacrime che ti hanno rubato,
vorrei regalarti una maglia da calcio nr. 6.
Scusa Omran, per la cattiveria e per la crudeltà,
di questa morta, umanità.

Feste Unità

da: Stefano Bulzoni

L’ Anpi ha deciso di non partecipare alle feste dell’ Unità, a partire dall’ appuntamento di Bologna.
Per una ragione esplicita. L’ associazione dei partigiani, infatti, è stata invitata a non promuovere le ragioni del No al referendum costituzionale alle feste. Renzi sta peraltro tentando di ridimensionare le tensioni. Ha infatti proposto al presidente dell’ Anpi un confronto sul tema del referendum la settimana prossima a una festa dell’ Unità in Emilia-Romagna.
Al di là di valutazioni sul merito, questa polemica fornisce un segno significativo dei tempi che cambiano, perché – come ha osservato sulla Repubblica – la storica Anna Tonelli: “Le feste hanno sempre costituito un luogo aperto, anche ai cosiddetti nemici e agli avversari, negli anni degli scontri più duri”. Michele Serra lo ha rammentato anche lui, senza mezzi termini: “Le feste dell’ Unità sono per loro natura e da sempre il luogo classico della discussione a sinistra”.
Naturalmente, non bisogna attribuire un significato paradigmatico a un episodio specifico. Ma le feste dell’ Unità, forse più di altri aspetti della realtà politica, spiegano bene quanto siano cambiati i “partiti”.
Nell’ Italia del dopoguerra, la politica era strutturata dalla frattura fra l’ anticomunismo, impiantato sul muro di Berlino, e, sul versante opposto, l’ anticlericalismo, l’ antagonismo verso la Chiesa.
Perché i “comunisti” erano servi della Russia e i nemici della Religione. Cioè, del mondo cattolico. Il sistema di servizi, associazioni, valori che sosteneva la società locale. La Chiesa: il retroterra della Dc. E il Pci, insieme alle associazioni sindacali e della sinistra, offriva un’ alternativa. Capace di evocare gli orizzonti di valore e di organizzare la realtà sociale.
Di indicare grandi destini, ma anche le routine quotidiane. Per questo le feste dell’ Unità sono importanti. Perché danno continuità a quella storia. Quando la politica era inserita nella vita quotidiana. E contava nel momento del voto, nel rapporto con il governo nazionale, ma anche nella socialità e nel tempo libero.
Certo, da allora è cambiato tutto. Più della politica, oggi conta l’ anti-politica. Eppure anche un tempo l’ antipolitica era diffusa. Nei giudizi sui partiti negli anni ’50, gli insulti si sprecavano.
Così eri e ti sentivi comunista oppure democristiano, meglio: anti-comunista, a seconda del luogo dove vivevi. E delle relazioni che intrattenevi.
Si tratta di cose note. A ripeterle si rischia di apparire nostalgici. Anche se la nostalgia è utile, perché spinge a rivisitare il passato in modo selettivo. A isolare gli aspetti più interessanti. Tuttavia, nel caso delle feste dell’ Unità mi pare che il problema vada oltre. Perché si tratta di feste popolari (“di popolo”) che riproducevano il legame della politica, ma anche dell’ antipolitica, con la società.
Ma oggi “quel” legame sembra essersi spezzato. Perché “quei” partiti non ci sono più. Così, la festa dell’ Unità è divenuta un’ altra cosa. Non ne giudico, ovviamente, la qualità. Per rispetto della sua storia, almeno. Tuttavia, il cambiamento di clima sociale intorno all’ unica Festa di partito sopravvissuta, insieme al giornale a cui fa riferimento, permette, più di altri segni, di ragionare sulle difficoltà del “partito” che la ispira.
Oggi: il Pd. A differenza del Pci, non è un soggetto “unitario”, come suggerisce la testata del suo storico giornale. L’ Unità, appunto. Riassume, invece, due “popoli” per molti anni alternativi. Comunisti e anticomunisti. Post-comunisti e post-democristiani.
Oggi, peraltro, il Pd deve fare i conti con una nuova distinzione. Post-ideologica. Perché al suo interno si è imposto il PdR. Il Partito di Renzi.
Per questo il Pd ha “senso”. Ma solo se riuscirà a trovare un equilibrio, anche instabile, con il PdR (Partito di Renzi). Oggi, però, ha poco da festeggiare. Perché l’ Unità, più che un giornale, per gli elettori e i militanti del Pd-PdR costituisce un obiettivo da conquistare. Perché, altrimenti, restano solo gli interessi.

Concorso per la selezione delle migliori poesie da inserire nell’Agenda poetica Il segreto delle fragole 2017

da: organizzatori

Il tema che caratterizzerà l’Agenda poetica IL SEGRETO DELLE FRAGOLE 2017 sarà improntato sull’“essere onesti”, gesto quanto mai controverso nel tempo corrente ove le relazioni – entro le comunità, dal micro delle famiglie al macro dei continenti e del pianeta – sembrano costruite sull’interesse privato piuttosto che sul bene comune, con il costante tradimento di principi quali la lealtà, la trasparenza, l’attenzione all’altro.
Considerato l’ampio riscontro e l’elevato gradimento riservato alle precedenti edizioni, LietoColle rinnova il bando per partecipare alla realizzazione del poetico diario Il segreto delle fragole 2017: un volume, dalla pregiata veste grafica, che conterrà Poesia per un anno. Anche questa edizione sarà illustrata da un fotografo-artista di chiara fama.
LietoColle invita alla partecipazione gratuita tutti coloro che praticano la scrittura poetica, mediante l’invio dei propri elaborati come segue: numero due poesie sul tema “essere onesti” (massimo 28 versi ciascuna –comprese spaziature interne ai versi, titolo e nome autore. La scadenza per l’invio delle poesie è fissata al 30 settembre 2016.
Invio dei testi, in un unico documento formato Word,  alla redazione solo per mail:redazione@lietocolle.com, indicando come oggetto “Fragole 2017”. Nella mail indicare i dati personali, indirizzo, breve notizia e la seguente dichiarazione:    
Dichiaro che gli elaborati qui proposti sono di mia produzione e sono inediti. Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi  della disciplina generale di tutela della privacy (L. n. 675/1996; D. Lgs. n. 196/2003).
Le selezioni saranno pubblicate sul sito www.lietocolle.com nel mese di novembre 2016, e agli autori selezionati verrà inviata comunicazione personale.
L’edizione 2017 – curata da Sebastiano Gatto, Greta Rosso, Daniele Mencarelli, Maddalena Lotter,  sarà disponibile da fine novembre e sarà un prezioso e utile REGALO DI NATALE.

Alfabeto della crisi, cinque modi di dire guerra

Attentati suicidi, stragi, violenze, bombardamenti, migrazioni forzate e fuori controllo, campi profughi, barconi affondati, bambini morti, donne violentate, torture, assassini, azioni terroristiche, attacchi aerei e missilistici, forze speciali sul terreno, città distrutte, scontri senza quartieri di bande e fazioni, corruzione, traffico di armi fiorentissimo, azioni di intelligence, informazione e controinformazione di impronta militare. L’intera area mediterranea, trascinata nel gorgo dell’instabilità medio-orientale, è diventata un campo caotico che i media rappresentano quotidianamente alimentando più spesso la confusione e la paura di quanto aumentino la consapevolezza dei cittadini. L’italia, stranamente salvata dal terrorismo attuale, che pure ha conosciuto da noi una fase endemica associata alla strategia della tensione, si trova geograficamente al centro di questi sconvolgimenti.
L’incapacità di comprendere e descrivere imparzialmente questo stato di cose spinge vaste porzioni della popolazione (e dei suoi rappresentanti) ad assumere semplificazioni che sembrano addomesticare il caos riconducendolo a categorie elementari e note che lo rendono cognitivamente dominabile.

Qualcuno vede la genesi dei disordini attuali nello scontro di civiltà che si sviluppa lungo le linee di faglia delle identità culturali e religiose; oggi, questo conflitto metterebbe di fronte il gruppo di paesi che si riconoscono storicamente nella cultura occidentale, laica, avanzata, tecnologica e democratica, ad altri gruppi di paesi che non si riconoscono in essa ed anzi, rispetto e contro ad essa, sostengono modelli culturali e sociali differenti. L’immaginario dei fautori dello scontro di civiltà è popolato di regimi totalitari caratterizzati dall’assenza di democrazia, dai diritti negati alle donne e alle minoranze, da tradizioni e costumi ancestrali inaccettabili per la sensibilità contemporanea, dal tribalismo nelle relazioni, dal dominio dei clan, spesso dall’egemonia della sfera religiosa nelle istituzioni. Un mondo di diritti conculcati, di irrazionalità pronta ad esplodere, di arretratezza rispetto al mondo occidentale che rappresenta la punta più avanzata del progresso e dello sviluppo. Un mondo però che non rifiuta ed anzi utilizza massicciamente i prodotti e i processi della modernizzazione tecnico scientifica.
Si riconoscono in queste contrapposizioni estreme echi delle paure legate alle teorie sul tramonto dell’occidente, che si intrecciano tuttavia con la pretesa di una modernizzazione globale, che dovrebbe coincidere di fatto, con la occidentalizzazione forzata del mondo, anche attraverso l’esportazione violenta della democrazia.

Qualcuno sostiene che nel bel mezzo di un occidente radicalmente secolarizzato siamo paradossalmente invischiati in una guerra di religione che contrappone l’occidente cristiano ad un Islam aggressivo assolutamente determinato a conquistare ad ogni costo nuovi territori e a sottomettere nuove popolazioni. Martiri dell’una e dell’altra parte vengono esibiti a prova della violenza intrinseca di uno scontro le cui radici rimanderebbero all’epoca delle crociate e alle lotte dei regni europei del XVI secolo contro l’espansionismo dell’Islam. Nella polarizzazione dello scontro scompare ogni connotazione positiva di una società e di una religione che viene ormai vista come non integrabile, irriducibile perché fondata sulla prevaricazione e la violenza.
Agli occhi dei fautori più estremisti dello scontro religioso il cristianesimo occidentale diventa quella religione basata sull’amore universale e la tolleranza, che avrebbe dato fondamento e dignità alla democrazia e allo stato di diritto, garantendo la nascita delle libertà fondamentali e l’affermarsi dei diritti civili; qualcuno si spinge ancora oltre dipingendo lo scontro religioso come una guerra escatologica che contrappone il bene al male.

Alcuni sostengono che la causa del disordine risieda nello svilupparsi di un conflitto geopolitico globale nel quale pochi attori planetari si muovono per catturare risorse che consentano loro di conquistare e mantenere il potere, ostacolando allo stesso tempo le capacità operative degli avversari. Si tratterebbe di un gioco strategico che ha per posta il predominio planetario e che si avvale di ogni mezzo per perseguire questo obiettivo: nello scenario di guerra globale ogni cosa viene utilizzata in modo strategico secondo piani e calcoli che sfuggono ai profani e che i cittadini non devono conoscere. La guerra come prosecuzione della politica si manifesta allora con forme che usano ogni modalità possibile oltre a quella classica dello scontro armato tra eserciti: finanza, economia, propaganda, terrorismo, non meno dell’uso finalizzato delle tecnologie civili, delle religioni, del clima, dell’ambiente e delle migrazioni, diventano specifiche variabili da usare all’interno di strategie finalizzate di breve e di più lungo periodo; soprattutto l’intero sistema mediatico di informazione globale assume una rilevanza enorme poiché, attraverso di esso, si possono influenzare le opinioni di miliardi di persone determinandone l’adesione o il rifiuto rispetto ad eventi e scelte specifiche attuate dagli attori dominanti. La cronaca degli ultimi decenni è piena di gravissimi accadimenti determinati in questo modo, giustificati, promossi o condannati in funzione di specifici interessi di parte. L’abbattimento di Saddam e di Gheddafi rappresentano in tal senso casi talmente chiari da diventare esemplari di un intera filosofia politica. Nulla di nuovo per i pochi che frequentano le alte sfere dove si prendono le decisioni che contano o per quanti hanno studiato ha fondo le dinamiche della storia; ma qualcosa di assai inquietante per la maggioranza dei cittadini che non dispongono di categorie esplicative adeguate e sono abituati a ragionare in base alle informazioni passate dai media.

Qualcuno sostiene che, se guerra c’è, essa nasce da un conflitto di classe globale, che taglia trasversalmente etnie, popoli, religioni e nazioni; una guerra che in tutto il mondo e in quasi tutte le nazioni sta drenando enormi ricchezze dalle classi più povere e dalla classe media, che fu la colonna della società industriale, spostandole verso i ceti più ricchi e dominanti che stanno al vertice della piramide sociale dell’intera popolazione mondiale. Se si preferisce, una rivolta delle elites finanziarie ed economiche dominanti contro la democrazia, che attraverso la gestione di un giusto grado di disordine e caos, riesce ad imporre sempre più norme e regole che limitano gli spazi di libertà, demolendo al contempo, una alla volta, le conquiste dello stato sociale.
Una guerra che da un lato genera enormi profitti e, dall’altro, è causa di spaventose povertà che stanno al centro di gran parte dei conflitti armati e delle migrazioni bibliche che si abbattono sull’Europa con la forza incontrollabile di uno tsunami e rischiano di mettere in drammatica competizione le classi più povere dell’occidente con i milioni di disperati in fuga da paesi diventati invivibili.

Ora, è fuor di dubbio che la complessità della situazione è tale da non consentire alcuna facile semplificazione. Sicuramente lo stato attuale e gli scenari futuri per l’area mediterranea, per l’Italia e per l’Europa dipendono da complicate variabili demografiche, sociali, culturali ed antropologiche che variamente si intersecano con le strategie geopolitiche, economiche e finanziarie messe in campo da una pluralità di attori noti ed occulti che raramente agiscono alla luce del sole, come la retorica democratica vorrebbe. In tale situazione l’informazione stessa è parte di un gioco di influenze finalizzato a sostenere e legittimare interpretazioni e visioni coerenti con le strategie geopolitiche degli attori dominanti. Questa esplosione di informazioni configura un ambiente ideale per alimentare l’insicurezza e la paura, la manipolazione dell’opinione pubblica, il complottismo e ogni forma di populismo.

Forse non sbagliano neppure coloro che sostengono che la guerra sia tornata ad essere uno stato di sofferenza interiore, perché abbiamo smarrito la capacità di vedere nell’altro, semplicemente un essere umano; perché giudichiamo con troppa superficialità in termini di bene e male; perché abbiamo troppo spesso bisogno di costruire un nemico (variamente connotato come il barbaro, l’infedele, il grande corruttore, l’antagonista, lo sfruttatore) non essendo capaci di esprimere una pienezza soggettiva bastante a se stessa; perché aderiamo stupidamente a modelli che montano l’egoismo, l’odio e il rancore; perché non siamo capaci di leggere i limiti di uno sviluppo globale che, invece di portare benessere, sta seminando a piene mani morte e paura; perché rimaniamo attaccati a concetti e teorie obsolete non più in grado di aiutarci a descrivere la realtà degli accadimenti; perché non abbiamo la consapevolezza di vivere in un sistema altamente complesso ed interconnesso; perché crediamo che un buonismo di facciata sia sufficiente a risolvere i problemi diventati incontrollabili; perché in nome del politicamente corretto abbiamo perso il gusto della sana contrapposizione o perché non siamo in grado di vedere altro che la nostra mera opinione.