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Giorno: 28 Agosto 2016

“La Fabbrica della Felicità ” cap.3 I racconti della domenica.

 



Ed eccoci dunque approdati ad un altro capito della novella che stiamo pubblicando nella rubrica “I Racconti della domenica”. Il racconto che stiamo ripubblicando a puntate è una sorta di utopia futuristica, che rappresenta in una fabbrica e nelle sue componenti un ideale utopico di società basata sul rapporto umano, che quindi rovesci in una certa misura il tecnocentrismo tipico delle fabbriche di oggi è più in generale della nostra società. L’autore di questo racconto è un giovane amministratore delegato di un’azienda italo/irlandese di base a Dublino nata da una startup innovativa. Nicola Farronato, ha voluto in questo modo raccontare il suo ideale di azienda e di conduzione dell’attività professionale. Perché innovazione e corretti rapporti umani devono andare di pari passo. Sempre.

Di seguito il capitolo terzo de “La Fabbrica della Felicità ”

03:21 “Ufficio Direzione e Strategia “→ “Che caratteristiche ha un grande progetto? Vediamo… Un grande progetto è una cosa importante. E spesso anche faticosa da realizzare. Sì, diciamo così: un grande progetto unisce alta importanza, e alto sforzo”. Con questo appunto, preso rigorosamente facendo roteare la mina di matita che imbrigliava tra le sue dita, Lucien intitolò la tavola dell’ufficio direzione e strategia. Un grande progetto spesso implica anche un lungo tempo di attese, e laboriosi steps di avanzamento. Ci sono grandi progetti personali, e ci sono grandi progetti professionali. L’imprenditore, in vece di leader e statista, decreta i grandi progetti dell’azienda, quindi in un certo qual modo propone dei grandi progetti ai suoi collaboratori. I dipendenti hanno vissuto e vivono di grandi progetti altrui, spesso messi in primo piano rispetto ai propri. “Ma questo è sostenibile?” La direzione stabilisce gli obiettivi a medio lungo termine, e ne tratteggia la strategia. Il grande progetto esce dalle fauci della direzione per realizzare un vantaggio competitivo che duri il più possibile. Grande progetto fa rima con visione, lungimiranza, anticipo dei tempi, necessità e bisogni, capacità di aprire ai collegamenti nuovi, ricerca della sostenibilità e della grande portata. L’imprenditore che persegue i suoi grandi progetti vuole avere un alto impatto, ne cela l’ambizione di arrivare, il senso di vittoria, la motivazione alla riuscita, la voglia di innovare, la necessità di crescere, il miraggio degli abbagli, la fama, il miglioramento, la riconoscenza, la moltiplicazione dei benefici, l’ascesa e l’arrivo. Coinvolgere i propri dipendenti e collaboratori è un elemento di criticità, quando si parla di certi obiettivi, che hanno bisogno di forze speciali, di grandi progetti. I grandi progetti fanno la differenza: sono quelli che avvicinano o separano l’individuo dall’organizzazione. “Quindi, come si rapportano i grandi progetti dell’azienda con quelli dei suoi protagonisti?” Lucien si stava avvicinando piano piano a maturare un costrutto logico tutto suo, circa il ruolo che i grandi progetti avevano sulla strada verso al felicità. In linea con il suo pensiero, erano dei fondamentali contenitori di emozioni positive da svelare, interruttori per alte performance, e soprattutto dovevano essere il pane quotidiano dell’ufficio. I grandi progetti rappresentano anche la via tortuosa di crescita: dell’imprenditore, dei collaboratori, e della fabbrica stessa. A Lucien era più che mai chiaro che la condivisione dei grandi progetti rappresentava il punto di equilibrio tra l’ottimale allocazione di tempo e risorse. La necessità di un alto allineamento tra i grandi progetti, della fabbrica e dei lavoratori, faceva evidentemente emergere un suo ruolo centrale nella pianificazione di felicità dei suoi elementi.

Bastava pensare per un attimo a tutto il tempo che essi trascorrevano nel posto di lavoro, per capire l’importanza e l’urgenza di tutelare l’equilibrio tra obiettivi e grandi progetti, delle persone e della fabbrica. L’ufficio direzione e strategia si sarebbe occupato di far condividere i grandi progetti all’interno della organizzazione creativa, sviluppare e introdurre schemi di valutazione e monitoraggio condivisi, creare le condizioni affinchè team di lavoro multiculturali potessero supportarne reciprocamente il raggiungimento. A piè di pagina, in calce alla tavola, c’era posto per un’ultima nota. Lucien disegnò uno schizzo di corridoio con dei monitor appesi ai muri, dai quali era possibile per tutti i lavoratori consultare le librerie dei grandi progetti in corso, nella loro fabbrica. Non era stato facile per Lucien arrivare fino a qui. La testa pensante lasciava presagire che gli arti, le membra, e il resto del corpo avrebbero avuto per lui in serbo altri tasselli di rivelazione. Il lavoro, fitto e intenso, omaggiava la sua visione del futuro, nata da una intuizione e coltivata con metodico impegno.

Camminata per le città terremotate

da: organizzatori

“FEshion Eventi” , alla luce dei recenti fenomeni sismici che hanno colpito numerose città del centro Italia vi invita alla “Camminata per aiutare a rialzarsi”, una passeggiata della solidarietà che si terrà lunedì 5 settembre, il cui INTERO RICAVATO verrà devoluto alla “Croce Rossa Italiana”!

Programma della serata:

– Ritrovo davanti al Duomo

– Partenza alle 21

– Giro Podistico (non competitivo) di circa 5 km (a breve i dettagli del percorso)

– Rientro alle 22 circa

– Dolce presso la gelateria “Era Glaciale” (corso Martiri della Libertà)

Costo:

– 10€ con dolce e t-shirt

Si ringraziano gli sponsor che hanno supportato l’evento:

– Studio Tecnico Fabio Altieri

– Punto Wind Piazza Trento e Trieste

Procedura per iscriversi:

– Scaricare il coupon

– Pagare quota al Punto Wind in Piazza Trento e Trieste

– Ritirare la maglia il sabato precedente ( 3 settembre) dalle 15 alle 21 alla gelateria “Era Glaciale” oppure la sera stessa dalle 19.30 alle 20.30

– Ritrovarsi entro le 20.55 davanti al Duomo il 5 settembre

IMPORTANTE: per poter ordinare t-shirt per tutti, vi chiediamo di iscrivervi il prima possibile, grazie!!

Il giorno dopo tutto il ricavato verrà immediatamente devoluto, tramite bollettino postale, alla CROCE ROSSA ITALIANA e la ricevuta sarà resa pubblica!

Una Mostra al Mese

da: Auxing

Eclettica, cantante, musicista, cakedesigner … Angie espone per la prima volte le sue idee e le sue immagini come fotografa che “visualizza” non solo un attimo ma la musica, l’anima della musica! Si potranno “ascoltare” le sue foto e sentire le vibrazioni che le attraversano?!

La novantacinquesima “Mostra al Mese” di Auxing è aperta fino al 30 settembre 2016; oltre a questa Temporanea, è visitabile la Mostra Permanente degli artisti che hanno esposto precedentemente. La Mostra degli Allievi dei Corsi di Pittura è programmata al Museo Archeologico di Stellata dal 17 settembre al 4 ottobre 2016.
(orari: feriali 14:00 – 23:00 – festivi su appuntamento)
Ingresso Libero (le mostre sono aperte a tutti e non solo ai soci)

Ricostruzione post-sisma. Inaugurato oggi a Reggiolo un condominio, 24 famiglie tornano nella propria casa

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

Le abitazioni ricostruite con 3 milioni di fondi regionali. L’assessore Costi: “Un momento di serenità e di speranza in una giornata triste e di lutto nazionale per le vittime del terremoto nell’Italia centrale”

Bologna – A quattro anni dal terremoto del 2012, questa mattina a Reggiolo, in provincia di Reggio Emilia, 24 famiglie sono potute tornare nella propria abitazione, abbandonata perché resa inagibile dal sisma e oggi ricostruita con 3 milioni di euro di fondi regionali.

E’ stato l’assessore alle Attività produttive con delega alla Ricostruzione post-sisma, Palma Costi, a inaugurare il nuovo condominio di via Paisiello 22, restituendo “le chiavi di casa” a oltre 70 persone. Con l’assessore anche il presidente della Provincia reggiana, Giammaria Manghi, il sindaco di Reggiolo Roberto Angeli e quello di Reggio Emilia, Luca Vecchi.

“Provo in questo momento una grande soddisfazione unita a tanta tristezza– ha detto Palma Costi-, perché 24 famiglie tornano alla serenità in una giornata in un momento cui purtroppo stiamo vivendo un lutto nazionale per le vittime del sisma nell’Italia centrale. Voglio pensare che un momento come quello che viviamo sia anche di speranza per la ricostruzione e di fratellanza ideale per chi oggi si trova ad affrontare un dramma analogo a quello sofferto da questa terra”.

Cosa accade domenica 28 agosto 2016 al Ferrara Buskers Festival

da: organizzatori

Spettacolo unico dalle 17.00 alle 20.00. Poi dalle 21.30, spettacoli on stage per la BuskersNight.

Dal cuore di Ferrara al cuore del Centro Italia.
Il ricavato del Grande Cappello di domenica sarà devoluto alle popolazioni colpite dal sisma. Il Grande Cappello è l’iniziativa di solidarietà di IBO Italia e l’associazione Ferrara Buskers Festival®, che consiste nel raccogliere fondi alle “porte ideali” del centro storico estense a sostegno della manifestazione e a favore di importanti progetti sociali. Quest’anno i fondi sono destinati alla Tanzania e ai bambini disabili. Ma in seguito al terremoto del Centro Italia, IBO e gli organizzatori del Festival hanno deciso che tutto ciò che gli spettatori della manifestazione doneranno domenica sarà inviato alle persone dei paesi distrutti.

Più di 100 spettacoli e 1000 artisti in città.
I 20 gruppi di musicisti invitati (cartello blu e bianco) e gli accreditati invadono di note il centro storico di Ferrara dalle 17.00 alle 20.00.
Buskers on stage
10 gruppi invitati si esibiscono sul palco del Puedes Summer Night (nel Sottomura, ingresso da via Bologna 1) dalle 21.30.

Continua “On the Road”, la mostra di acquerelli di Mirka Perseghetti.
Nella galleria Spazio d’arte l’Altrove di via dei Romei 38, continua la mostra di acquerelli di Mirka Perseghetti, creatrice del manifesto del Ferrara Buskers Festival®. L’esposizione racconta gli artisti di strada del passato e del festival ed è visitabile tutti i giorni della manifestazione dalle 17 alle 20.00.

La mostra fotografica nel Castello Estense.
Continua la mostra fotografica del Fotoclub Ferrara BFI che racconta il Ferrara Buskers Festival® nel Castello Estense. È visitabile fino ad oggi dalle 10.30 alle 20.00.

La Scuola documenta il Festival.
Per il secondo anno consecutivo, gli alunni dell’Istituto Comprensivo Statale Alda Costa di Ferrara saranno i piccoli reporter del Ferrara Buskers Festival®. Foto e testi dello scorso anno si possono vedere nell’atrio della scuola primaria statale in via Previati 31 fino ad oggi dalle 9.30 alle 12.30.

Tango
Piazzetta San Nicolò dalle 18.00 a mezzanotte si trasforma in Plaza de Tango: le scuole di tango di Ferrara aprono le danze a tutti i visitatori con esibizioni e una milonga sotto le stelle.

Il Workshop di fotografia “Il Ritratto in Strada”.
Continuano le lezioni del fotografo Joe Oppedisano che fino ad oggi è al Cinema Boldini (dalle 15.00) per accogliere tutti gli appassionati di comunicazione visiva e sperimentare con loro le arti e le tecniche della ritrattistica, dell’informatica digitale e le regole della fruizione musicale in uno spazio pubblico.

Il Giardino degli Artisti Artigiani Itineranti.
Nello splendido Giardino delle Duchesse, la VII edizione del mercatino artigianale in collaborazione con la CNA, associazione Provincia di Ferrara. Artigiani selezionati espongono dalle 11.00 alle 21.00 le più creative e variegate produzioni di arte artigianale.
Sapori Vicini@Ferrara Buskers Festival®
Dalle 17.00 alle 20.00, Ferrara Store offre gratuitamente assaggi di specialità enogastronomiche ferraresi e del territorio, come: bruschette con aglio di Voghiera, salame all’aglio, zia ferrarese, ciccioli, pane ferrarese, riccioli di riso, torta tenerina. Lo stand si trova in Piazza della Repubblica 23/25. L’iniziativa che vuole valorizzare i prodotti locali e a km0 rientra nel Progetto EcoFestival.

Cibo Amico
Dalle 18.00 alle 20.00, presso il Gazebo Hera, in piazza Trento e Trieste, informazioni sul progetto CiboAmico, per la riduzione degli sprechi alimentari, in collaborazione con i volontari di “Viale K”. Ogni giorno nelle mense della città, grazie al Gruppo Hera e Elior, vengono donate alle associazioni del territorio, il cibo che non viene somministrato. Il progetto si avvale della collaborazione di Last Minute Market.

Musici di strada dai tempi di Niccolò ai Buskers di oggi.
Alle 20.00 nel Cortile del Castello, il Ferrara Buskers Festival® darà spazio al Dipartimento di Storia dell’Arte dell’Università di Ferrara, per parlare dell’evento “24 ore alla corte di Niccolò. Musicisti di corte e di strada dai tempi di Niccolò ai Buskers di oggi”. Un’iniziativa a cura di Francesca Cappelletti, Stefania De Vincentis e Chiara Guerzi, per far conoscere a un pubblico più vasto uno dei nodi cruciali della civiltà estense: il governo di Niccolò III d’Este (1393-1441), quando Ferrara era ricca di cultura ed artisti, come durante il Ferrara Buskers Festival®. A partire dal pomeriggio del 21 settembre 2016, prenderanno il via una serie di attività di approfondimento scientifico e di intrattenimento musicale, teatrale e gastronomico.

Casa. Housing sociale, inaugurati 25 alloggi a Modena. Investimento di 4.7 milioni. Bonaccini: “Intervento per giovani coppie e famiglie di anziani, politiche abitative pilastro del welfare”

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

Appartamenti affittati a canone calmierato. L’edificio di quattro piani realizzato grazie anche a 2,7 milioni stanziati da Regione e ministero delle Infrastrutture per l’efficienza energetica. In Emilia-Romagna 120 mila persone negli alloggi di edilizia residenziale pubblica

Bologna – Sono 25 gli alloggi di housing sociale – soluzioni abitative a canone agevolato fin anziate con una collaborazione pubblico-privato – destinati a giovani coppie, famiglie con un solo genitore, nuclei familiari di anziani, che sono stati inaugurati questa mattina a Modena, alla presenza del presidente della Regione, Stefano Bonaccini e del sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, che hanno prima di ogni cosa ricordato le vittime del sisma nella giornata di lutto nazionale.
Il nuovo edificio, situato in via Forghieri, si inserisce nella rigenerazione urbanistica e sociale del comparto ex Mercato bestiame, e rientra nel programma “Contratto di Quartiere II – Riqualificazione Modena Nord”. Per realizzarlo sono stati investiti 4.7 milioni di euro, 2.7 dei quali finanziati per l’efficienza energetica dalla Regione Emilia-Romagna e dal ministero delle Infrastrutture.

“Dobbiamo prevenire il disagio abitativo e garantire alloggi a prezzi accessibili, perché l’abitare è un fattore primario di coesione sociale: senza un’abitazione stabile e dignitosa le famiglie rischiano l’esclusione sociale – ha detto Bonaccini-. Proprio per questo in Emilia-Romagna abbiamo voluto dare un segnale preciso, considerando le politiche abitative un pilastro del welfare”.
“In questi mesi- ha ricordato il presidente della Giunta regionale- ci siamo concentrati in particolare sulla riforma del sistema di edilizia residenziale pubblica, modificando i criteri di assegnazione per rendere il sistema più equo, e abbiamo investito nel recupero e nel ripristino degli alloggi pubblici, per utilizzare al massimo il patrimonio esistente. Stiamo lavorando, inoltre, per garantire alle famiglie un reddito di solidarietà, inteso anche come strumento per contrastare il disagio abitativo. Stiamo anche programmando un piano di housing sociale destinato ai nuclei che non possono accedere all’edilizia residenziale pubblica, ma faticano ad accedere al libero mercato. L’obiettivo è quello di utilizzare tutte le leve a nostra disposizione per combattere l’esclusione sociale”.

L’intervento
L’edificio si sviluppa su quattro piani, ha tipologie abitative di diverse dimensioni tra i 55 e i 95 metri quadri, e oltre 800 metri quadri di uffici a piano terra. Una corte interna riparata è organizzata come un piccolo parco e attrezzata con giochi per bambini. Gli appartamenti sono all’avanguardia sul fronte del risparmio energetico (classe A4), sono dotati di porta blindata, di ascensore e hanno abbinato garage e cantina.
Questi alloggi saranno affittati con un contratto di locazione a canone calmierato della durata di tre più due anni, salvo rinnovo, e saranno destinati a giovani coppie in cui almeno uno dei due componenti abbia meno di 40 anni, a famiglie con un solo genitore, padri o madri con meno di 40 anni e figli a carico, a nuclei familiari di anziani composti da non più di due persone di cui almeno una con più di 65 anni. I canoni di locazione, abbattuti del 20% rispetto ai canoni concordati come ridefiniti dall’accordo territoriale, si aggireranno, a seconda delle metrature degli appartamenti, dai 390 ai 470 euro.

L’housing sociale
L’importanza di questo comparto delle politiche abitative è cresciuta molto negli ultimi anni, a causa dell’aumento del disagio abitativo seguito alla crisi economica. Nel 2010 la Regione Emilia-Romagna ha varato un programma consistente per l’housing sociale, mettendo a disposizione 30 milioni di euro, con l’obiettivo di finanziare la costruzione di alloggi di edilizia convenzionata-agevolata da concedere in locazione a soggetti a basso reddito, con canoni di affitto più bassi di quelli di mercato. A seguito della domanda crescente di alloggi in locazione, la Regione intende proseguire la positiva esperienza del 2010 proponendo nuovi interventi.

L’edilizia residenziale pubblica
La Regione Emilia-Romagna ha da poco riformato i criteri per l’assegnazione e la permanenza negli alloggi di edilizia residenziale pubblica (Erp) a favore di chi si trova in particolari situazioni economiche. La modifica ha riguardato soprattutto le condizioni necessarie a mantenere il diritto a risiedere nell’alloggio pubblico assegnato, puntando a creare le condizioni per un’equa rotazione degli ingressi. Si è abbassata la soglia per mantenere il diritto di permanenza nell’alloggio, fissata a 24.016 euro di reddito Isee e a 49.000 euro di reddito patrimoniale (rispetto al limite precedente Isee di 34.308 euro, senza limiti al patrimonio mobiliare). Chi supera queste soglie non potrà più abitare negli alloggi Erp, perché la casa pubblica non può essere, secondo la Regione, un diritto acquisito per tutta la vita, ma, invece, occorre sempre verificare il mantenimento dei requisiti.
In Emilia-Romagna il patrimonio di edilizia residenziale pubblica (Erp), gestito perlopiù dalle Acer, comprende attualmente oltre 55.000 alloggi, il 97% dei quali di proprietà dei Comuni. Le case occupate sono 51mila (92% del totale) e 2mila (3,6%) quelle pronte per essere assegnate perché non necessitano di alcun intervento di ristrutturazione. I nuclei familiari composti da una o più persone in lista di attesa per l’assegnazione di un alloggio Erp sono 35mila. Attualmente nelle case popolari vivono 120mila persone. I nuclei familiari sono 51.258.

IL CASO
La vita sotto un treno e la gioia dei vigliacchi

81.304 letture al 27 agosto 2016 (Pubblicato l’11 gennaio 2016)

di Ruggero Veronese

Sono le 8,05 in stazione, a Ferrara. Una cinquantina tra viaggiatori e pendolari se ne stanno fermi e infreddoliti sulla banchina ad aspettare il proprio treno, in quello che sembra un normalissimo sabato di inizio gennaio. In lontananza si sente il fischio del Freccia Argento che sfreccia da Venezia a Lecce, pronto a oltrepassare in pochi secondi la città. C’è chi fa qualche passo indietro per non essere sballottato dallo spostamento d’aria e chi continua a leggere il giornale senza badare al resto. Come ogni mattina.
Poi succede qualcosa.
Un ragazzo di colore prende lo slancio e si lancia contro il treno in corsa. Vuole farla finita.

L’impatto è devastante: il ragazzo morirà pochi minuti dopo, appena arrivato all’ospedale di Cona dopo la corsa disperata dell’ambulanza.
Aveva 28 anni, era nigeriano: questo è quello che sappiamo di lui. Non c’è altro.
Sappiamo solamente che sabato mattina, alle 8,07,un ragazzo di 28 anni ha scelto di morire lanciandosi contro 450 tonnellate di acciaio lanciate a 200 km orari. E che non ci potrà mai raccontare chi era, cosa faceva o il perchè del suo gesto.

È per questo, sapete, che sto così male quando leggo le reazioni a questa notizia. Perché noi non sappiamo niente, assolutamente niente su quella vita che ha cessato di esistere. Eppure non sembrano pensarla così decine, forse centinaia di miei concittadini che hanno festeggiato più il suicidio di uno sconosciuto che la vittoria in trasferta della Spal.
E vorrei dire chiaramente quello che penso: alcuni commenti comparsi sui social network o giunti (e censurati) sulle testate ferraresi non sono nemmeno degni di essere definiti umani. Eccone alcuni esempi:
– “e parte subito il brindisi” (taggando gli amici)
– “Posso unirmi ai festeggiamenti?” (con replica: “più siamo e più ci divertiamo”)
– “Speriamo sia un negro di merda”. (poi, dopo aver letto l’articolo) “Siiiii un mardar in meno… alti i bicchieri”
– “I negri ormai ci hanno costretto a guardarci sempre intorno! Uno in meno non guasta”
– “Una buona scelta”
– “C’è gente che non è proprio tanto coerente… quando si parla di questi individui che buttano il cibo che gli viene dato che gli danno alloggi cellulari e soldi tutti a criticare di mandarli via etc… una volta tanto che uno decide di togliersi dai maroni spontaneamente tutti a dire poverino… ma poverino cosa?? Troppi falsi moralisti…”

C’è anche chi chiede di interrompere i festeggiamenti ma il suo ‘ragionamento’ è sorprendente: il dramma non è la morte di una persona, ma il ritardo e il disagio per i viaggiatori: “Visioni orribili per chi assiste, decine di persone che vengono coinvolte per venire sulla scena, per ripulire, enormi disagi per chi viaggia verso Lecce, messaggi impliciti connessi a un episodio del genere. Penserei a questo prima di dire che è “meglio così””.

Verrebbe quasi voglia di scrivere i nomi degli autori di messaggi come questi, perché se non faranno mai i conti con la propria morale almeno li dovrebbero fare con quella del prossimo. Ma per ovvie ragioni di privacy resteranno anonimi e nascosti a gioire della morte altrui. Dei vigliacchi sono e dei vigliacchi resteranno.
Eppure me le ricordo tutte quante le loro facce, tutte sorridenti nelle loro piccole foto accanto ai loro piccoli commenti razzisti. Vedo ragazzi che brindano con gli spritz nei locali notturni e ragazzine che fanno la bocca da papera mentre si scattano i selfie con gli iPhone, così come vedo professionisti in giacca e cravatta dallo sguardo cordiale e madri di famiglia che si fanno fotografare mentre abbracciano teneramente i figli. Gente che evidentemente ce li avrà anche dei sentimenti, laggiù da qualche parte, ma che nonostante questo passa il sabato a brindare “alla morte del negro”. E non riesco a capirne la ragione.

Tutto questo è orribile. Io ci ho messo un po’ ad abituarmi all’indifferenza di fronte alla morte – perché in questo lavoro a volte bisogna diventare anche un po’ così – ma la gioia no, quella mai. Quella non può avere alcun senso, funzione, giustificazione o utilità. E mi fa tremendamente paura.

Allora mentre si avvicina questo terribile scontro di civiltà che ci avvelena i cuori – contro l’islamismo, contro i migranti, contro la Cina, contro il mondo intero -, continuo a chiedermi se non stiamo forse gettando alle ortiche quei valori che probabilmente ci rendevano per davvero un posto migliore, in questo mondo allo sbando. Che senso ha lottare per i valori dell’Illuminismo quando siamo i primi a dimenticarli? Che senso ha scontrarsi contro i musulmani se non sappiamo neanche più cosa vuol dire essere cristiani? Non vi rendete conto che oltre a difendere la vostra cultura e la vostra religione dagli attacchi esterni le dovete difendere anche da voi stessi? Dalla vostra egoistica tentazione di trasformarle in una semplice scelta di casacca, in un tifo da stadio svuotato da ogni concetto o insegnamento?

Ieri un ragazzo di 28 anni è morto, e la morte non si festeggia: questo è quello che sappiamo.
Su tutto il resto, come direbbe Wittgenstein, si può solo tacere. E qualcuno dovrebbe farlo per davvero.

 

IL DOSSIER SETTIMANALE
Top 20: ecco gli articoli più letti di Ferraraitalia

Per quest’ultimo dossier settimanale di agosto facciamo uno strappo alla regola: deroghiamo dal criterio tematico in base al quale abbiamo selezionato e assemblato gli articoli dei precedenti numeri e riproponiamo invece i venti ‘pezzi’ più letti, quelli che maggiormente hanno incuriosito o appassionato. Abbiamo così composto la ‘Top20 di Ferraraitalia’ inserendo nel mosaico di apertura i ‘magnifici 4’: “La vita sotto un treno e la gioia dei vigliacchi” relativo alla tragica vicenda del suicidio in stazione di un ragazzo di colore risulta in assoluto quello con il maggior numero di letture, ben 81.304 da gennaio a oggi. Il nostro articolo, a firma di Ruggero Veronese, venne a suo tempo citato anche da Massimo Gramellini nel ‘Buongiorno’ della Stampa.

L’OPINIONE
Semplificazione, rimedio per molti nostri mali

18.590 letture al 27 agosto 2016 (Pubblicato il 1 ottobre 2014)

In tempi di confusione, cosa c’è di meglio che mettere un po’ d’ordine?
Intendiamoci, non l’ordine di infausta e terribile memoria, ma quello che potrebbe garantirci un po’ più di serena convivenza e un miglior funzionamento dello Stato. Come? Attraverso regole nuove, duttili, intelligenti. Comprese e condivise.
Questa almeno è la tesi di Cass Sunstein, giurista – insegna Diritto all’Harvard Law School, negli Usa – e “studioso della razionalità e dell’irrazionalità dei nostri comportamenti economici” recita il risvolto di copertina del suo ultimo libro, “Semplice”, edito quest’anno in Italia da Feltrinelli.
Sunstein ha diretto, su incarico di Barack Obama, l’Office of Information and Regulation Affair (Oira) per ripensare radicalmente il modello di governo su cui si reggono gli Usa.
Compito immane, tutt’altro che concluso. Tuttavia, il libro narra l’esperienza di tre anni, dal 2009 al 2012, di Sunstein alla guida di questo ufficio, creato nel 1980, e dei notevoli passi avanti percorsi nel semplificare leggi e regolamenti in molti campi della vita civile: dalla sicurezza nazionale alla stabilità finanziaria, dalla discriminazione sessuale all’assistenza sanitaria, all’energia, all’agricoltura alla sicurezza alimentare e in altri ancora. Insomma, un ufficio potente, senza il cui nulla osta nessuna importante regolamentazione può essere rilasciata dall’amministrazione americana.
L’Oira – che non lavora in solitudine, ma al servizio del presidente e in stretta collaborazione con il suo ufficio esecutivo – ha supervisionato 2 mila regole emanate dalle agenzie federali ed ha introdotto una notevole quantità di norme e regole che, afferma Sunstein, hanno salvato migliaia di vite e prodotto notevoli benefici economici: dal 20 gennaio 2009 al 30 settembre 2011, ben 91, 3 miliardi di dollari Tutto questo perché, prima di emanare i provvedimenti, ci si è posti qualche domanda essenziale: se la gente li capisce, come farli conoscere all’opinione pubblica, quanto costa applicarli, quante persone potranno trarne vantaggio e così via.
Introdurre regole nuove e semplificatrici potrebbe far bene alla realtà italiana? Certamente. Le leggi da noi sono troppe e scritte spesso in modo incomprensibile, le norme attuative sono lunghe, noiose e difficili da applicare; i procedimenti amministrativi sono viziati da ripetitività, sovrapposizioni, lungaggini, complicanze di vario genere, la nostra burocrazia è tra le peggiori del mondo, per non parlare della corruzione e dell’illegalità che si manifestano ovunque.
Se la memoria non mi inganna sono stati pochi i tentativi importanti di semplificazione legislativa. Ricordo ad esempio il dizionario che rendeva più comprensibile il burocratese della pubblica amministrazione, voluto dal ministro Cassese. L’introduzione delle autocertificazioni e della firma digitale, l’informatizzazione di alcuni procedimenti, la stagione delle liberalizzazioni hanno rappresentato alcuni passi in avanti.
Ma una vera e propria rivoluzione non è avvenuta: soprattutto, quel che manca nel nostro Paese è la propensione mentale a rendere più semplici le basi della convivenza e del rapporto tra il cittadino e lo Stato. Aggiungiamo l’ostinato rifiuto di molti a rispettare le regole, ed ecco perché continuiamo a farci del male.

Vita e agonia di Ferrara: perché Ferrara è brutta

11.770 letture al 27 agosto 2016 (Pubblicato l’11 febbraio 2016)

Sono d’accordo con Carlo Bassi, mio vecchio amico, famoso architetto e raffinato scrittore: Ferrara è città stupenda e non vale avanzare argomentazioni contrarie, che non stanno in piedi. Ma devo pur avere il coraggio di affermare che Ferrara è brutta, sia chiaro non dal punto di vista estetico e artistico, no, ma dentro l’animo suo, chiuso, spesso codardo, cinicamente arido, incapace di alzarsi sulla punta dei piedi e osservare il mondo esistente oltre le mura, erette da Estensi e da quegli oscurantisti che erano i cardinali legati, proprio per impedire agli abitanti di uscire dalla città e andare a vedere com’è fatta la realtà umana.
Ferrara vive in un mondo tutto suo, ben poco scalfito dalla comunicazione globale. D’altra parte, perchè avrebbero costruito mura così alte? Se lo domandava anche il grande scrittore francese Rabelais, il quale fa dire al gigante Gargantua che Parigi ha cittadini così bellicosi da rendere inutili mura alte “come quelle di Ferrara”. Dell’ignobile e cieca politica estense fanno fede, per esempio, le leggi imposte a Comacchio, che impedivano ai poveri abitandi di uscire dalla città se sprovvisti del lasciapassare del governatore. Ancora adesso i comacchiesi odiano i ferraresi e forse non hanno torto. Ha queste due facce Ferrara:  è letterariamente bifronte come Giano, pronta a mettersi in ginocchio davanti al nuovo padrone, ma predisposta a ucciderlo quando cambia il duce. Una malattia endemica, ma qui pronta a diventare fenomeno morboso acuto. I ferraresi dettero prova di questa loro peculiartità verso la fine della seconda guerra mondiale, quando col Fascismo ormai alla fossa cambiarono bandiera, riproducendo uno sketch di un film dell’allora famoso attore comico americano Red Skelton: durante la guerra di secessione, su un bel cavallo bianco, passa attraverso le due linee nemiche con una bandiera doppia, da una parte quella sudista, dall’altra il vessillo degli yankees a stelle e strisce, così da trovarsi sano e salvo alla fine dei due schieramenti. La bandiera ferrarese ha avuto spesso due facce: gli Este un giorno con il papa e un giorno con l’imperatore, così capitò che non venissero presi sul serio se non in circostanze del tutto particolari, per esempio quando c’era bisogno di soldati da mandare alla guerra con navi e cannoni. Dice: ma allora i ferraresi non camminano con la schiena dritta? E’ una posizione che gli fa un po’ male in verità. Tant’è che quando per strada incontri un conoscente, o addirittura un amico, che non vedi da tempo, capita che se lui ti scorge in tempo si mette a guardare una vetrina o addirittura cambia strada: evidentemente teme che tu gli chieda qualcosa, non si sa mai. Una volta Benvenuto Cellini, chiamato a lavorare a Ferrara, dove ha lasciato alcune stupende sculturine, scrisse alla moglie “ferraresi gente buonissima et avarissima “. Lo si vede ancora oggi nel mondo dell’economia, dove i ferraresi occupano piccolo spazio, non amano essere riconosciuti, non vogliono apparire, in questo non sono certo milanesi o buscai. Questa è la legge sotto le Quattro torri: è bene che nessuno sappia quanti soldi hai in banca. I loro affari vanno sempre male e, appena si accorgono dell’approssimarsi di difficoltà, si vende. I negozi chiudono e non riaprono, non c’è mai nessuno che abbia voglia di rischiare: è la crisi, dice, no, sono i ferraresi.
I ferraresi sono ferraresi e quando vedono un concittadino che emerge dalla palude, zac, gli tagiano testa e gambe: “’sa vol quell lì?” Il parlare sarcastico del ferrarese non sempre è intelligente ironia, spesso invece è insopportabile e gratuita presa in giro, tagliente ma inaccettabile, tanto più che non di rado maschera non dico odio, ma antipatia sì, e un chiaro desiderio di umiliare, anche l’interlocutore amico. Un atteggiamento ereditato dalla plebe di un tempo senza, tuttavia, la cordiale ironia di Bertoldo: “ciò, ca tierna al colera, cum stat?”, e la risposta : “A stagh ben ca tiena un’azident”, erano questi i saluti complimentosi che si intrecciavano per le strada, “e tò mujèr, ca t’iena al badech?”. La gente ora si saluta sempre meno, ci siamo imborghesiti, il popolo non esiste più, la collera che un tempo di tanto in tanto provocava laceranti scontri, adesso si esaurisce in solitarie imprecazioni. Dietro di noi non ci sono più i partiti del popolo, pronti a difenderci dalle soperchierie, il potere può fare quello che vuole ché ha sempre ragione. Non c’è più nemmeno un organetto di Barberia a intonare “Bandiera rossa”, è sparito anche lo zingarino che suonava la tromba e a cui avevo insegnato proprio bandiera rossa, la suonava male, ma la suonava.
Arrivato a questo punto della mia forse spocchiosa requisitoria, ho pensato che forse stavo esagerando, così sono uscito per fare due passi, ma giunto davanti alla cattedrale ho visto sopra il portale, appeso uno stendardo, la figura di un uomo barbuto con sopra la scritta: “Il Pellegrino dell’assoluto”. Chissà che cavolo vuol dire? Sotto altra spiegazione: è uno dei santi di casa d’Este. Mah, che gli estensi fossero in grado di dare alla luce anche santi oltre che assassini mi giunge strano, ma tant’è, siamo a Ferrara, siamo pellegrini del relativo. Sta diventando simpatico questo vescovo.

Leggi la prima e la seconda parte di Vita e agonia di Ferrara.