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Giorno: 30 Gennaio 2017

All’Apollo Cinepark appuntamento con la grande Opera

da: Organizzatori

All’Apollo, per la Grande Opera al Cinema, martedì 31 ale 20.15 gennaio va in scena “Il Trovatore”
di Giuseppe Verdi, dalla Royal Opera House di Londra.

Il grande classico verdiano nella nuova versione approntata per la scorsa stagione da David Bösch, e con la direzione d’orchestra di Richard Farnes. Le celebrità internazionali Vitaliy Bilyy, Anita Rachvelishvili, Lianna Haroutounian e Gregory Kunde saranno alla guida di un superbo cast di cantanti di fama mondiale in questa storia di passione e sangue, amore e vendetta, disastro e omicidio. Il regista David Bösch, con una messa in scena suggestiva e poetica, ambienta questa intricata vicenda sullo sfondo della guerra. I due elementi contrastanti del fuoco e della neve, presenti nel paesaggio, echeggiano a loro volta la crudeltà e l’amore presenti nella storia: i soldati e gli zingari si scontrano, una madre svela un terribile segreto e due uomini si sfidano in un duello mortale per una donna.

L’eccezionale raffinatezza della partitura di Giuseppe Verdi cattura le mutevoli emozioni del dramma attraverso appassionanti duetti amorosi, ardenti assoli ed entusiasmanti cori: il famoso Coro Di Zingari è solo uno dei momenti salienti di quest’opera unica e immortale.

Casanova si racconta: con la magia svelo gli enigmi della realtà

L’ingresso del Teatro Nuovo non è gremito come mi aspettavo. Entro nella sala preposta per le interviste, il freddo c’è, ma cominciandosi a riempire con altra gente, l’atmosfera inizia ad essere più calda. Guardo l’orologio: sono arrivato effettivamente molto in anticipo. Seduto nell’attesa vedo, dall’interno del teatro, luci stroboscopiche che si proiettano verso il soffitto e la platea, il che mi fa capire che il mago Casanova sta ancora provando le ultimissime cose prima dello spettacolo. Arriva leggermente in ritardo, l’aspetto non lascia trasparire il minimo accenno di stanchezza.

Si lancia subito con una battuta sulla temperatura della sala. L’incontro diventa amichevole, informale. Antonio ha voglia di parlare, e noi di ascoltarlo. “Sono contento di essere qui a Ferrara. Il Teatro Nuovo è un teatro che si presta molto a questo tipo di spettacoli, ha un palco duttile, molto grande, molto bello, ha un impatto molto forte, mi ricorda per certi versi la Royal Albert Hall di Londra. Il palco del Teatro Nuovo ha delle prospettive che ti permettono l’esecuzione di certi effetti, per cui questa sera faremo una versione di Enigma che è stata fatta solo a Milano, Roma e Bergamo”. La presentazione è di quelle scoppiettanti, ha voglia di sorprenderci e invogliarci. Si apre a tal punto da lanciare anche delle novità: “Enigma questa sera sarà diverso. La prima parte sarà completamente rivoluzionata, e la seconda sarà la caccia all’uomo”, un misto “condensato e adrenalinico” che non può che far ben sperare.

Il pubblico, ci fa intendere, sarà coinvolto al massimo, dovendo “studiare gli indizi dell’assassino e cercare di prevedere le sue mosse”. Ne è certo anche il regista Enrico Botta (già direttore artistico dei musical di “Alice nel Paese delle meraviglie” e “Biancaneve”): “Nell’Illusionista c’è il massimo che ci possa essere dal punto di vista magico, in Enigma c’è il massimo dell’attrazione che può avere uno scrittore giallista. Questa doppia concentrazione ci permette di divertire e coinvolgere il pubblico”. Ma a quanto pare le novità non si fermano qui, sempre Casanova su questo ci dice: “La prima parte dell’esibizione è l’embrione del nuovo spettacolo “L’Illusionista show“, in costruzione, e del quale ci svela alcune anticipazioni: porterà in scena infatti “quello che gli illusionisti sono riusciti a fare nella Storia. Scopriremo che ci sono state persone come Jasper Maskelyne, il quale fu chiamato da Winston Churchill per risollevare le sorti e per ideare degli escamotage destinati a sviare le truppe tedesche.

Le domande si susseguono, non mancano riferimenti a Striscia la Notizia, che per lui “non è un traguardo ma un obiettivo: quello di usare la magia per raccontare la cronaca”. E sempre sulla sua collaborazione con Striscia: “Metto il focus su cose gravissime con un paradosso molto dolce , non puntando il dito ma in maniera morbida”. Ci porta anche alcuni esempi: dallo scandalo sugli airbag, ai medium che “curano” il cancro in maniere poco ortodosse. “Facciamo un servizio pubblico di aiuto alle autorità.” Si entra poi, con un viaggio a ritroso, nella sua infanzia, noto un cambio anche nel tono di voce. Ci racconta di essere “nato pianista” ma che poi, grazie ad un allenamento suggeritogli da un suo maestro di musica che prevedeva l’uso delle carte da gioco, inizia a familiarizzare con quella che diventerà la sua vita, definendo la magia un’arte, ereditata dai libri del nonno, “arte perché coinvolge e tocca le corde emotive di tutti”. E da quegli “allenamenti” sono passate centinaia di serate, spettacoli, amicizie, come quelle con David Copperfield, e la vittoria di  due Merlin Award (rispettivamente nel 2009 e nel 2015).

L’ultima novità che ci riserva, riguarda un suo prossimo numero di escapologia: “mi sto allenando con Umberto Pelizzari (recordman di apnea), per un numero che andrà in onda a Marzo su Striscia. Farò la Pagoda della Morte senza telo, perché non c’è trucco, ci si deve liberare davvero e, volendo alzare l’asticella del rischio, non avrò 2 lucchetti come Harry Houdini, ma 7. Dovrò stare in apnea per almeno 10 minuti e mi sto allenando con Pellizzari e il Centro Iperbarico di Ravenna per riuscirci”. Insomma, determinazione, forza di volontà, coraggio, ma anche ingegno, lavoro duro, capacità di progettazione e di stupire. Questi sembrano gli ingredienti che compongono il mago Antonio Casanova, il quale ci lascia con due massime:

“In tutte le discipline ci debbono essere dei capostipiti e dei punti di riferimento” e “L’approccio all’illusionismo è lo studio. Il mio primo acquisto fu un libro, fu quella la vera scintilla che ha fatto partire il tutto”.

(Tutte le foto sono di Valerio Pazzi)

Il mago Casanova durante la conferenza stampa di presentazione del suo spettacolo “Enigma” al Teatro Nuovo di Ferrara
Il mago Casanova durante la conferenza stampa di presentazione del suo spettacolo “Enigma” al Teatro Nuovo di Ferrara
Il mago Casanova durante la conferenza stampa di presentazione del suo spettacolo “Enigma” al Teatro Nuovo di Ferrara
Il mago Casanova durante la conferenza stampa di presentazione del suo spettacolo “Enigma” al Teatro Nuovo di Ferrara
Il mago Casanova durante la conferenza stampa di presentazione del suo spettacolo “Enigma” al Teatro Nuovo di Ferrara

Orfani di tutto…

Orfano di padre e di madre. Ma questo succede, succede purtroppo, e ci si deve fare una ragione. Poi guardo dalla finestra il cielo e non vedo più nulla, solo grigio, e grigio, e grigio…
Orfano di tutto! Né buoni esempi, né buoni sentimenti, né buone ragioni. Padre dove sei? Dov’è finita la sera in cui tornavi coi gelati da mangiare davanti alla tv? Coi tuoi tormenti che nascondevi così bene per non farci preoccupare? Madre dove sei? Dove sono le favole che ci raccontavi per farci addormentare? Innocue, ingenue, rattoppate? Non c’è più niente in cui credere o per cui sognare?
Siamo orfani…
Orfani di rispetto, di onestà, di pietà, di speranza, di futuro, di verità.
Dov’è finito tutto questo? Lo cerco nelle facce e nelle parole della gente. Ma le facce e le parole sono tutte uguali, persino tra i diversi.
Solo parole, senza niente prima e senza niente dopo.
È questo il mio mondo? O sono cambiato io?
No, io invece voglio credere. Voglio credere nell’anno che verrà… sì, proprio quello che cantava Lucio. E voglio credere nelle buone idee…
Una buona idea, come un sorso d’acqua nel deserto, come uno spiraglio di luce nelle tenebre. Qualcosa per salvarsi, per credere ancora in questo mondo, per ridare un senso a questa esistenza.
Ecco, solo una buona idea!

Una buona idea (Niccolò Fabi, 2012)

L’impressione del ballo

di Lorenzo Bissi

E voi non la sentite la musica che pervade l’aria del Moulin de la Galette? Io non solo sento la musica, ma anche le chiacchiere dei giovani; intercetto gli sguardi spensierati e divertiti dei ragazzi e delle ragazze che, accarezzati dalla calda luce di una qualunque domenica pomeriggio, si godono la giornata, incuranti del tempo a venire.
È il 1876 e Parigi è la capitale mondiale di un nuovo stile di vita: la tecnologia muove i suoi primi sorprendenti passi, irradiando di ottimismo tutte le genti. Le primissime macchine si distinguono tre le carrozze e fanno le loro fugaci apparizioni sulle strade, i locali si affollano, l’eccesso e la sregolatezza sono all’ordine del giorno. Ci si perde in un bicchiere di troppo, senza rendersi conto di essere immersi non nel vino o nell’ebbrezza, ma nella modernità.
E cos’è questa?
Alcuni pittori, che esposero per la prima volta nel 1874, nello studio del fotografo Nadar, forse non avrebbero saputo dare un significato definito a quella parola. Decisero però che il soggetto dei loro dipinti sarebbe stata proprio la Modernità, questa maestosa signora conosciuta da tutti e da nessuno.
Vennero chiamati Impressionisti, vennero prima disprezzati e poi amati. Il loro modo immediato di dipingere en plein air, la loro approfondita conoscenza dei colori e delle percezioni ottiche, la loro capacità di cogliere la luce nelle sue mille sfumature li ha resi capaci di rappresentare non delle figure, ma delle emozioni, e di trasmetterle limpide, come le avevano percepite sulla loro pelle, sulla tela.
Pierre-Auguste Renoir, pittore di un “impressionismo piacevole”, ha saputo cogliere nelle figure del quadro, che sopra citavo, tutti gli elementi caratteristici dello stile pittorico impressionista.
Con danzanti pennellate scandisce il ritmo del ballo, evocando un’allegra musicalità attraverso il richiamo di determinati colori come il blu e il rosa. Davanti all’osservatore una tavolata di giovani scherza e ride, mentre sullo sfondo, che va via via sfumando in profondità, i maschi stringono avidamente e voluttuosamente le loro donne, allegri e sorridenti.
Quando osservo questo quadro ho sempre la sensazione che nel momento in cui distolgo lo sguardo esso si animi, e inizi a muoversi. Così mi trovo con gli occhi incollati alla tela e in ogni momento scopro qualche sorprendente dettaglio che mi rende sempre più partecipe del ballo al Moulin de la Galette.

Quella macchina scoperta

“Quella macchina scoperta, di plastica e senza protezioni che Giancarlo guidava con fierezza e che lo accompagnava nel suo lavoro, venduta pochi mesi dopo il suo barbaro assassinio, è ricomparsa all’improvviso nella nostra vita per partecipare al film, Fortapàsc di Marco Risi, e ora […] si rimette in moto proprio da dove era stata fermata”.
Paolo Siani, fratello del giornalista ucciso a Napoli il 23 settembre 1985, su “Il Mattino” del 23 settembre 2013

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare la giornata…

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