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Giorno: 3 Marzo 2017

Giornate Bassani al Liceo Ariosto – 4 e 6 marzo 2017

Da Liceo Ariosto Ferrara

Nei giorni 4 e 6 marzo 2017, nell’atrio Bassani del Liceo Ariosto, avranno luogo le attività della Giornata Bassani, incentrata quest’anno sul tema Oltre le mura ed articolata in due momenti per coinvolgere attivamente studenti e studentesse sia del biennio che del triennio.

Nella prima giornata, sabato 4 marzo dalle 11.15 alle 13.10, gli studenti dialogheranno con Paola Bassani, presidente della Fondazione Bassani ed autrice del volume Se avessi una piccola casa mia (La nave di Teseo, 2016). Introdurrà Silvana Onofri, presidente della Associazione Culturale N. Alfieri (Arch’è). La mattinata sarà anche l’occasione per gli studenti del progetto “Per certi versi”, coordinato dal prof. Roberto Dall’Olio, di offrire il loro contributo come gruppo di lettura di poesie bassaniane. Aprirà i lavori il Dirigente Scolastico Mara Salvi.

La seconda giornata, lunedì 6 marzo 2017 dalle 09.10 alle 11.05, vedrà invece gli studenti ed il critico letterario M. Antonio Bazzocchi (Università di Bologna) confrontarsi nella lettura del romanzo di G. Bassani L’airone (1968). Aprirà i lavori Paola Bassani, figlia dello scrittore.

Alla preparazione della giornata hanno contribuito i docenti Paola Cazzola, Laura Comparato, Micaela Faggioli, Monica Giori, Piergiorgio Rizzato, Cinzia Solera, Aldo Trombini che si sono occupati della progettazione e del coordinamento dell’attività didattica.

L’incontro è aperto al pubblico.

Coldiretti: Il presidente regionale, Mauro Tonello risponde a Rabboni ed all’industria del pomodoro

Da ufficio stampa

 

E’ ancora stallo sul contratto interprofessionale per la campagna 2017, i contratti andavano definiti entro gennaio, ora la programmazione è impossibile. Aumenta il rischio di import di prodotto straniero senza controlli. 

Siamo alle solite: il presidente dell’Organizzazione interprofessionale (Oi) del pomodoro pensa a difendersi senza che nessuno lo attacchi, ma evidentemente la sua organizzazione è preoccupata anche solo che si parli di Oi e si nasconde dietro le regole comunitarie per sentirsi in pace con il mondo”. Così ribatte il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello, al presidente dell’organizzazione interprofessionale (Oi) del pomodoro del Nord Italia, Tiberio Rabboni che si è sentito attaccato dalle dichiarazioni in cui il presidente regionale di Coldiretti denunciava i ritardi dell’accordo interprofessionale e chiedeva la realizzazione di un distretto del pomodoro”

Credo che quando ci si mette a disposizione per rappresentare qualcosa e qualcuno – scrive Tonello – bisognerebbe prima verificare se c’è amore per ciò che si rappresenta o no. Chi ha amore per ciò che fa tutti i giorni, cerca di operare affinché tutto migliori, certo restando dentro alle regole, ma a volte scegliendo anche di viaggiare pericolosamente sul filo del rasoio. Se non si è innamorati di ciò di cui ci si dovrebbe prendere cura, rimangono solo le fredde regole. Noi – prosegue Tonello – non abbiamo chiesto di violare nessuna regola, ma sosteniamo che l’Oi così com’è non dà le risposte che servirebbero al settore, mentre un vero distretto potenzialmente potrebbe dare di più.”

Non vogliamo sottrarci alle regole – afferma ancora Tonello – perciò vogliamo far notare che i contratti dovrebbero essere conclusi di norma entro il 31 gennaio, come si legge sul sito delle norme condivise, eppure oggi siamo in marzo e siamo ben lungi dal concludere qualcosa. C’è ancora qualcuno che ha il coraggio di parlare di programmazione? All’articolo 3 dello statuto dell’Organizzazione interprofessionale – sottolinea Tonello – si parla di ‘elaborare e definire i contratti tipo…” Se questi non arrivano possiamo forse anche appellarci alle famose regole condivise e non guardare le regole solo quando fanno comodo. E ancora: ci si nasconde dietro al fatto della privacy per fornire solo i dati aggregati delle contrattazioni che servono a ben poco: se si vuole la vera trasparenza e fare reale programmazione, si firmi tutti una liberatoria per renderli pubblici”.

Infine il presidente di Coldiretti Emilia Romagna affronta il problema delle importazioni. “Su qualche giornale leggo la posizione di Anicav (Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali) secondo cui non esiste il problema importazioni perché rappresentano l’1,5% della produzione nazionale. Bene, l’Oi faccia trasparenza ed inizi a dire che in realtà le importazioni rappresentano il 23% del pomodoro italiano e non 1,5% come risulta dalle tabelle qui sotto da cui si evince un crescita esponenziale dell’import: vogliamo chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati?. Vogliamo che i produttori smettano di coltivare pomodoro? Ai prezzi cui vorrebbero portare il pomodoro italiano servirebbero 800 quintali per ettaro per coprire i costi, mentre oggi la produzione media è di 670 quintali/ettaro. Possibile – conclude Tonello – che un settore per cui siamo famosi nel mondo possa continuare a reggere senza una vera valorizzazione del prodotto, settore in cui vi sono praterie da conquistare?”.

 

 

TABELLA 1 – IMPORT DI CONCENTRATO TRIPLO DI POMODORO (gennaio-novembre)

 

Provenienza Tonnellate
2014 2015 2016
Cina 7.395 60.307 86.481
Spagna 26.971 28.185 25.801
USA 70.850 37.796 47.495
Mondo 112.461 139.946 168.443

 

Fonte: Elaborazione Coldiretti su dati ISTAT.

 

TABELLA 2 – RAFFRONTO IN POMODORO FRESCO TRA PRODUZIONE NAZIONALE E IMPORT CONCENTRATO TRIPLO 2016 (gennaio-novembre)

 

  Tonnellate Tonnellate in “fresco”
 

Italia produzione pomodoro da industria 2016

 

5.180.000 5.180.000
 

Import concentrato triplo 2016 (gen.-nov.)

 

168.443 1.179.101

(23% prod. Italia)

 

Fonte: Elaborazione Coldiretti.

I DIALOGHI DELLA VAGINA
Che sollievo! La leggerezza che trasforma il vuoto

“Festeggiamo stasera?”
“Festeggiamo”.
A e R, quindici anni di amicizia e stessi appuntamenti con la vita. Si erano trovate una sera a cena, si erano guardate e avevano tirato un sospiro di sollievo: ne erano finalmente uscite, tutte e due avevano lasciato alle spalle due uomini a cui avevano dato troppo.
Lo scarto tra la rottura di una storia e la vera fine, cioè quando non è più niente, è un limbo melmoso di domande, rimproveri, aspettative e fantasie che ha un tempo determinato. Prima o poi scade, finisce e si porta via il grigio e l’inquietudine di cui si nutriva. La vera fine è quando la storia trova il capolinea nella testa perché tutto diventa chiaro.
Di questo stavano ragionando, quella sera, A e R che si erano imbattute in uomini abbastanza simili, propensi alla manipolazione, alla mitologia di se stessi, all’abilità di creare nella donna una forma di dipendenza affettiva che, nel tempo, distrugge l’autostima e l’autonomia.
“Non avrei mai pensato di arrivare a dire che sto meglio senza, ma è così – aveva detto R la cui rottura era più recente – ho finalmente la mente libera dalla sospensione, non sono più in bilico tra qualche suo cenno e l’indifferenza, le mie energie adesso sono tutte per me”.
“Ci sono uomini che alimentano constantemente nella donna l’attesa che poi si risolve in brevi momenti spacciati per grandi concessioni che, a lungo andare, ti fanno veramente perdere la misura di cosa conti in un rapporto – rispose A -, mi chiedo come abbiamo fatto a caderci, abbiamo ceduto a un fantasma, ci siamo subordinate a una sagoma gonfia che per fortuna adesso possiamo vedere per ciò che è. Ma ora godiamoci questo alleggerimento, la liberazione da una zavorra interiore che non c’è più”.
Entrambe avevano vissuto il peso del vuoto creato da qualcun altro, ma che peso ha il niente se non quello delle aspettative deluse? L’assenza come si misura? Con la concretezza delle cose vissute o con l’evanescenza di quelle che non saranno mai?
Ma arriva un momento in cui la pesantezza della perdita diventa sollievo e il vuoto si trasforma in spazio disponibile per tanto altro. Testa e tempo sono complici di questa svolta: capisci che è ora di andare via da quel posto che non è più il tuo, ti trovi in mano le chiavi di un grande archivio che conterrà tutto, persino la malinconia.
E a voi è mai capitato di essere schiacciati da un abbandono per poi scoprirvi sollevati da un male che non c’è più?

Potete inviare le vostre lettere a: parliamone.rddv@gmail.com

La newsletter del 2 marzo 2017

Da ufficio stampa

BIBLIOTECA ARIOSTEA – Invito alla lettura venerdì 3 marzo alle 17

‘L’Argentina al tempo della dittatura: storie di donne là dove il mondo era capovolto’

02-03-2017

Un pomeriggio per raccontare storie di donne, esempi di forza e coraggio, ai tempi della dittatura argentina. L’appuntamento è per venerdì 3 marzo alle 17 nella sala Agnelli della biblioteca Ariostea con l’incontro dal titolo ‘Storie di donne là dove il mondo era capovolto’.
Francesca Sassano (autrice di ‘Lei stava lì’ – Florence Art Edizioni) e Michele Balboni (autore di Il tango delle parole. Racconti e fantasie – Europa Edizioni) illustreranno i loro libri. Interverranno all’incontro anche Paola Castagnotto dell’Associazione Centro Donna Giustizia di Ferrara e Jorge Ithurburu dell’Associazione 24 marzo. L’appuntamento si concluderà con l’esibizione dei maestri della scuola Sogni di Tango Cristina Garbini e Claudio Andreoni che danzeranno su musiche di Richard Galliano e Astor Piazzolla eseguite dai giovani Michele Andreoni (pianoforte) e Lucilla Rose Mariotti (violino).

LA SCHEDA a cura degli organizzatori
Il mondo capovolto: perché così sembra il triangolo rovesciato del Sud America e perché là, in quegli anni, la logica era capovolta. La settimana precedente l’8 marzo, è occasione giusta per ricordare e portare alla attenzione alcune grandi figure femminili, vittime di violenze o assassinate ai tempi della dittatura argentina: donne esempi di forza e coraggio che sopravvivono nel tempo.  Gli autori ci parlano di luoghi e di un tempo dove tutto sembrava capovolto, perché ricordare è il modo per non ripetere, “affinché il silenzio non sia mai comoda benda sugli occhi, né punta di ferro sul collo”.

Michele Balboni racconta la  storia vera di Clara Anahi, bambina rubata all’età di tre mesi e di sua nonna (ultraottantenne) Chicha Mariani che tuttora la cerca, nonché della bambina ritrovata Jorgelina Paula Molina Planas pittrice argentina e autrice delle copertine dei suoi libri. Sarà proposto anche  un video originale all’interno di un capitolo specifico de “Il tango delle parole – racconti e fantasie”.

Francesca Sassano con il suo libro, “Lei stava lì” affronta il caso di Marie Anne Erize Tisseau, desaparecida in quegli anni. Francesca è avvocata e sta curando l’accusa nel processo in corso contro l’aguzzino Juan Carlos Malatto riparato in Italia.

Paola Castagnotto rifletterà sulle diverse forme di violenza , oggi come ieri, subite dalle donne. Jorge Ithurburu farà il punto sui processi in Italia all’indomani della storica sentenza sul processo Condor.

La presentazione di un libro è un momento di riflessione comune, ma anche occasione per far incontrare diversi linguaggi, artistici e musicali, per questo il pomeriggio sarà allietato dalle note del tango, per pianoforte e violino, dei giovani Michele Andreoni e Lucilla Mariotti mentre i maestri Cristina Garbini e Claudio Andreoni a conclusione dell’iniziativa si esibiranno nel ballo più bello di sempre, presente in entrambi i libri.

BIBLIOTECA BASSANI – Sabato 4 marzo alle 11 nella sala di lettura di Barco (via Grosoli 2)

“Fantasie” materiche di Armando Soavi in mostra

02-03-2017

Sabato 4 marzo alle 11 alla Biblioteca Bassani (via Grosoli 42 a Barco di Ferrara) verrà inaugurata la mostra con opere a tecnica mista del pittore ferrarese Armando Soavi dal titolo “Fantasie”.

LA SCHEDA a cura degli organizzatori
A distanza di due anni, con l’interessante mostra di pittura “Venezia a Ferrara”, ritorna in esposizione alla Biblioteca comunale Giorgio Bassani di Ferrara il pittore ferrarese Armando Soavi con la mostra dal titolo “Fantasie”.

Soavi espone opere a tecnica mista, composizioni di colore e materiali, da tasselli recuperati di intonaco trattato a murales forma composizioni astratte quasi mosaici. Con sabbia e conchiglie realizza mareggiate con spiagge materiche, elaborazioni di lavori dove il colore si interseca con materiali vari dando vita ad opere di fantasia dove la realtà diventa sogno, i sogni che tutti noi teniamo nel cassetto.
Armando Soavi si è diplomato maestro d’arte all’Istituto parificato d’arte “Dosso Dossi” di Ferrara nel 1970, da allora ha allestito numerose personali, l’ultima nell’ottobre 2016 nella sala espositiva Dosso Dossi a Ferrara, e partecipato ad innumerevoli collettive su tutto il territorio nazionale, sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private sia in Italia che all’estero.

La mostra sarà inaugurata sabato 4 marzo alle 11. Resterà visitabile dal 4 al 30 marzo 2017, aperta dal martedì al giovedì ore 9-13 e 15-18, venerdì e sabato solo alla mattina (ore 9-13).

Per info: Biblioteca Giorgio Bassani, via Grosoli 42, Ferrara, info.bassani@comune.fe.it, tel. 0532 797414.

SALA NEMESIO ORSATTI – Inaugurazione venerdì 3 marzo alle 17. Realizzata in collaborazione con la locale Pro Loco. Ingresso libero

Dal 3 al 5 marzo a Pontelagoscuro la “1.a Mostra di Modellismo corazzato statico”

02-03-2017

(Comunicazione a cura della Pro Loco di Pontelagoscuro)
Modelli principalmente in scala 1/35, ma anche in 1/72 saranno esposti nell’inedita “1.a Mostra di Modellismo corazzato statico”, che sarà inaugurata venerdì 3 marzo alle ore 17 alla Sala Nemesio Orsatti (via Risorgimento 4) a Pontelagoscuro. I modelli provengono dalle collezioni di cinque appassionati: Mirco Collinelli, Michelangelo Galli, Luca Navoni, Simone Severi e Mirco Vicario, coordinati dal presidente della sezione di Ferrara dell’Associazione Nazionale Carristi d’Italia Davide Baldin.

L’allestimento rappresenta un’ottima occasione per conoscere le caratteristiche e l’utilizzo, ma anche l’importanza a livello tattico, rivestita dai mezzi corazzati, qui riprodotti, alcuni dei quali molto particolareggiati e curati in ogni minimo dettaglio, ma soprattutto per conoscere la passione che viene coltivata dai ragazzi espositori per un hobby che non trova i giusti spazi per farsi conoscere. L’esposizione è completata da “diorami” (plastici che riproducono ambientazioni e scenari)realizzata con grande abilità, da ammirare per la fedeltà delle ricostruzioni.
Organizzata dall’Associazione Nazionale Carristi d’Italia Sezione di Ferrara in collaborazione con la Pro Loco di Pontelagoscuro la rassegna ha il patrocinio del Comune di Ferrara.
La mostra sarà visitabile venerdì 3 marzo dalle 17 alle 19, sabato 4 e domenica 5 marzo dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19; ingresso libero.

AGIRE SOCIALE – Sabato 4 marzo visite guidate su prenotazione in via Mura di Porta Po 9

“I sabati del Mantello”: porte aperte all’emporio solidale

02-03-2017

Un negozio dove approvvigionarsi dei beni di prima necessità per l’alimentazione della famiglia, l’igiene personale e la pulizia della casa. Per chi si trova in un periodo di temporanea difficoltà è stato creato l’Emporio Solidale Il Mantello, operativo dal novembre 2016. Sabato 4 marzo in via Mura di Porta Po 9 chi vuole potrà visitare il negozio. E’ un market riservato a persone e nuclei familiari, selezionati attraverso una graduatoria e dotati di una tessera a punti calcolata in base alla complessità familiare. La tessera si ricarica mensilmente e permette per un determinato periodo di tempo l’accesso agli scaffali di prodotti e ai servizi connessi. Tutte le info sul sito www.ilmantelloferrara.it.

LA SCHEDA a cura degli organizzatori
I sabati del Mantello. Conosci da vicino l’emporio solidale il primo sabato del mese. Prenota una visita in via Mura di Porta Po. Ti aspettiamo il 4 marzo!
Sabato 4 febbraio è stata la FIAB – Federazione Italiana Amici della Bicicletta a inaugurare l’appuntamento mensile I Sabati del Mantello per conoscere da vicino l’emporio solidale di Ferrara. L’iniziativa è su prenotazione, il primo sabato di ogni mese.
Conoscere da vicino Il Mantello. “L’iniziativa mira soprattutto a rafforzare e ampliare la conoscenza di questo progetto di comunità e a diffondere le opportunità di offrire la propria collaborazione. Questo è tanto più importante perché l’emporio è operativo da poco tempo (novembre 2016) e quindi richiede le energie di tutta la comunità per proseguire il suo cammino nel modo più proficuo possibile”.
(Anna Zonari, Agire Sociale)
Questa nuova realtà aiuta già 57 nuclei familiari, per un totale di 229 persone – di cui 105 minori – in disagio economico a rimettersi in gioco nella propria comunità e si prefigge di raddoppiare questo numero entro la fine del 2017. Scopri di più sulle finalità del progetto.
L’iniziativa “I Sabati del Mantello” si rivolge a tutti: associazioni, gruppi parrocchiali, scuole, Comuni, realtà imprenditoriali, cittadini. La prenotazione si può effettuare contattando Agire Sociale, ente gestore del Mantello telefonando allo 0532 205688 o scrivendo a segreteria@agiresociale.it.
Ti aspettiamo!

Cos’è Il Mantello. Il Mantello si caratterizza in primis come una forma di sostegno al reddito per un periodo che va dai 6 ai 18 mesi come massimo, attraverso la distribuzione di beni di prima necessità a persone e nuclei familiari in condizione di impoverimento, attraverso un luogo tipo “market” che permette la scelta dei prodotti più adeguati al soddisfacimento del proprio fabbisogno nutrizionale. Il Mantello vuole proporsi anche come uno strumento capace di attivare servizi ed accompagnamenti alla persona capaci di valorizzare e rinforzare l’empowerment dei beneficiari, attraverso opportunità formative, orientamento al lavoro e ai servizi socio-sanitari, gestione del bilancio familiare, educazione al consumo consapevole, promozione della cittadinanza attiva e tanto altro.
A chi si rivolge. Il Mantello si rivolge a persone che rischiano di scivolare da una situazione di impoverimento a una di povertà ed esclusione sociale: persone che a causa della perdita del lavoro, pur avendo le competenze e le capacità di essere autonome, hanno visto svanire le loro certezze e si trovano oggi in una condizione grave di vulnerabilità, anche emotiva e psicologica. Stiamo parlando dei cosiddetti nuovi poveri a volte chiamati “gli invisibili”, proprio perché non facilmente intercettati dai Servizi e dal volontariato storicamente impegnato nel contrasto alle povertà.
Come funziona. Le persone/nuclei familiari ammessi verranno dotati di una tessera a punti calcolata in base alla complessità familiare. La tessera si ricarica mensilmente e permette l’accesso al market e ai servizi connessi per un periodo di 6 mesi. E’rinnovabile per altri 6-12 mesi in base alla persistenza o meno della condizione di difficoltà e alla «generatività» del percorso. Un patto di co-responsabilità tra la persona e «Il Mantello» impegna entrambi in un percorso che non vuole essere solo assistenziale, ma capace di condividere e monitorare reciprocamente obiettivi e risultati di percorso.
Come accedere. A fine estate 2016 è uscito un bando rivolto a residenti e regolarmente soggiornanti nel Comune di Ferrara, Masi Torello, Voghiera. La commissione di valutazione, in stretta sinergia con i servizi sociali e le associazioni impegnate nel contrasto alla povertà assoluta, ne ha ammesse 57. Il prossimo bando è previsto per maggio 2017.
Chi siamo. I soggetti promotori hanno visitato gli Empori già attivi a Parma, Prato, Modena per acquisire una conoscenza diretta del funzionamento di progetti simili già avviati in quei territori e anche dei percorsi e le criticità riscontrati altrove, ognuno per la sua specificità. n seguito ad accurata riflessione, il gruppo di lavoro rappresentato da volontari di molte delle Associazioni storicamente impegnate in città nel contrasto alle povertà, coordinati da Agire Sociale, ha valutato che il modello di Emporio ferrarese non voleva essere sostitutivo a quello agito in città da Associazioni e Caritas parrocchiali ma integrativo, dal momento che il target di beneficiari individuato non è quello di persone in condizione di povertà estrema, ma di impoverimento. Persone quindi che, solo in minima parte, si sono rivolte finora ad Associazioni o Servizi. Per l’importanza che in un progetto di tale portata e valenza ci fosse anche il Pubblico, il progetto dell’Emporio ha incontrato un analogo impegno assunto dall’Amministrazione Comunale. Sono così stati intrapresi periodici e continuativi momenti di lavoro e riflessione fra operatori dell’Asp-Centro servizi alla persona, del Comune di Ferrara e Agire Sociale i cui rappresentanti compongono la cabina di regia del progetto Emporio Solidale.

Per info: Emporio Solidale Ferrara, via Mura di Porta Po 9, Ferrara, tel. 0532 205688, info@ilmantelloferrara.org, http://www.ilmantelloferrara.it

CONFERENZA STAMPA – Venerdì 10 marzo alle 12 nella sala degli Arazzi della residenza municipale

Presentazione della prima edizione di “Giochi senza frontiere”

02-03-2017

Si terrà venerdì 10 marzo alle 12 nella sala degli Arazzi della residenza municipale la presentazione della prima edizione di “Giochi senza frontiere”, evento ludico motorio a squadre di diversa nazionalità.

All’incontro con i giornalisti interverranno il sindaco Tiziano Tagliani, il presidente di Arci Ferrara Paolo Marcolini e il presidente di Arci Emilia-Romagna Federico Amico.

ASSESSORATO ALLO SPORT – La consegna questa mattina in Municipio. Fin dalla prima edizione il ricavato devoluto in beneficenza

Befana dello Sport 2017: donato l’incasso a “Il Mantello – emporio solidale Ferrara”

02-03-2017

Ammonta a 3mila euro l’assegno consegnato questa mattina (giovedì 2 marzo) in Municipio ai rappresentanti del progetto “Il Mantello – Emporio solidale Ferrara” da ASD Comitato Sport Insieme. L’importo, risultato delle donazioni dei ferraresi che hanno assistito alla Befana dello Sport 2017, sarà ora destinato a sostenere le attività intraprese dal progetto coordinato da Agire Sociale Cisv e che coinvolge nella ‘cabina di regia’ anche Asp-Azienda Servizi alla Persona e Comune di Ferrara. In particolare il “Mantello” si rivolge a persone che rischiano di scivolare da una situazione di impoverimento ad una di povertà ed esclusione sociale: i cosiddetti nuovi poveri a volte chiamati “gli invisibili”, proprio perchè non facilmente intercettati dai servizi o dal volontariato. Per questo gli operatori sono ora impegnati a distribuire beni di prima necessità attraverso un ‘market’ apposito a persone e nuclei familiari in condizione di impoverimento proponendosi anche come tramite per attivare servizi ed opportunità per valorizzare e rinforzare l’empowerment dei beneficiari. A Ferrara sono attualmente 56 le famiglie sostenute dal progetto. E presto se ne aggiungeranno altre 11, per un totale di 229 persone fra cui 105 minori. E il prossimo bando per aprire il progetto ad altre persone è previsto a maggio 2017.

All’incontro erano presenti l’assessore allo Sport del Comune di Ferrara Simone Merli, la delegata Conipoint Ferrara Luciana Boschetti Pareschi, Francesco Colaiacovo di Agire sociale CSV, la responsabile Il Mantello Emporio Solidale Ferrara Anna Zonari e il delegato provinciale CIP Francesco Alberti.

(Comunicazione a cura degli organizzatori)

La 26^ edizione della Befana dello Sport regala emozioni e divertimento. E i doni. Lo Sport Ferrarese sostiene il “Mantello” grazie alla sua Befana. Fin dalla prima edizione tutto il ricavato viene devoluto in beneficenza: quest’anno all’emporio solidale “Il Mantello” di Ferrara

Il 5 gennaio si è rinnovato, per la 26^ volta, il tradizionale e caratteristico inizio dell’anno dello sport ferrarese: al Pala Hilton Pharma, con la conduzione di Alessandro Sovrani, è andata in scena la “Befana dello Sport” il cui ricavato oggi viene donato a “Il Mantello”, emporio solidale della Città di Ferrara.
Rivivendo velocemente la serata ricordiamo che l’evento è stato impreziosito dalla presenza di una colonna di questa manifestazione come Andrea “Sax” Poltronieri, dal ritorno del mondo della “Scuola” con i flauti della primaria “Bombonati” e dalla fondamentale presenza di trenta tra i maggiori sodalizi estensi, che si sono alternati sul parquet tra presentazioni ed esibizioni, dando particolare risalto ai propri settori giovanili, senza trascurare le eccellenze che la nostra Città sta’ sfornando, anche nel mondo paralimpico.
Sono stati proprio i rappresentanti di tutte le associazioni sportive, un “grande” e un “piccolo” per ogni club, ad introdurre nello spettacolo il live-motive della serata, entrando tutti assieme sostenendo un grande mantello, simboleggiando quanto si può fare lavorando tutti assieme per un bene comune.

Questo ricchissimo programma ha portato un foltissimo pubblico sulle tribune del Palasport, pubblico che accedendo all’impianto ha donato 3000 € nell’urna custodita dai ragazzi de “Lo Specchio onlus” (che in cambio hanno consegnato ai più piccoli l’immancabile calza, grazie al gruppo Despar), un contributo importante a favore de “Il Mantello”, che permetterà a tante famiglie in difficoltà di essere supportate durante questa fase, che si spera transitoria, del loro cammino.
Anche i più piccoli sono stati protagonisti di una donazione, quella dell’operazione “Befana all’Incontrario”, durante la quale lo staff di Vola nel Cuore ha ritirato oltre un bancale di giochi in “disuso” (ma sempre in buono stato) da redistribuire, specialmente nel centro Italia colpito dagli ultimi eventi sismici, zona dove la Onlus sta’ operando instancabilmente.
Ricordiamo che la manifestazione è promossa dal Comune di Ferrara, organizzata da asd Sport Insieme con il patrocinio del CONI Emilia Romagna, CIP Emilia Romagna, Panathlon e Ass. Azzurri d’Italia di Ferrara.

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Il “Mantello – Emporio solidale Ferrara”

Cos’è il Mantello? – Il Mantello si caratterizza in primis come una forma di sostegno al reddito per un periodo che va dai 6 ai 18 mesi come massimo, attraverso la distribuzione di beni di prima necessità a persone e nuclei familiari in condizione di impoverimento, attraverso un luogo tipo “market” che permette la scelta dei prodotti più adeguati al soddisfacimento del proprio fabbisogno nutrizionale. Il Mantello vuole proporsi anche come uno strumento capace di attivare servizi ed accompagnamenti alla persona capaci di valorizzare e rinforzare l’empowerment dei beneficiari, attraverso opportunità formative, orientamento al lavoro e ai servizi socio-sanitari, gestione del bilancio familiare, educazione al consumo consapevole, promozione della cittadinanza attiva e tanto altro.

A chi si rivolge – Il Mantello si rivolge a persone che rischiano di scivolare da una situazione di impoverimento ad una di povertà ed esclusione sociale: persone che a causa della perdita del lavoro, pur avendo le competenze e le capacità di essere autonome, hanno visto svanire le loro certezze e si trovano oggi in una condizione grave di vulnerabilità, anche emotiva e psicologica. Stiamo parlando dei cosiddetti nuovi poveri a volte chiamati “gli invisibili”, proprio perché non facilmente intercettati dai Servizi e dal volontariato storicamente impegnato nel contrasto alle povertà.

Come funziona – Le persone/nuclei familiari ammessi verranno dotati di una tessera a punti calcolata in base alla complessità familiare. La tessera si ricarica mensilmente e permette l’accesso al market e ai servizi connessi per un periodo di 6 mesi. E’rinnovabile per altri 6 – 12 mesi in base alla persistenza o meno della condizione di difficoltà e alla «generatività» del percorso. Un patto di co-responsabilità tra la persona e «Il Mantello» impegna entrambi in un percorso che non vuole essere solo assistenziale, ma capace di condividere e monitorare reciprocamente obiettivi e risultati di percorso.

Come Accedere – A fine estate 2016 è uscito un bando rivolto a residenti e regolarmente soggiornanti nel Comune di Ferrara, Masi Torello, Voghiera. La commissione di valutazione, in stretta sinergia con i servizi sociali e le associazioni impegnate nel contrasto alla povertà assoluta, ne ha ammesse 57. Il prossimo bando è previsto per maggio 2017.

Chi siamo – A partire dal 2013 Agire Sociale, nell’ambito della progettazione sociale denominata “Beni di prima necessità”, finanziata dal Comitato di Gestione Fondo Speciale del Volontariato dell’Emilia Romagna e su proposta di alcune Associazioni in città già impegnate nella distribuzione dei beni alimentari, ha stimolato una riflessione in merito, che via via si è sviluppata in un gruppo di lavoro, poi esteso alle Istituzioni.

 

Per info www.ilmantelloferrara.org

VIABILITA’ – Sospensione momentanea della circolazione sabato 4 marzo dalle 15

Modifiche al traffico per la sfilata di carnevale della parrocchia di via Giovanni XXIII

02-03-2017

In occasione della sfilata di carnevale dei bambini organizzata dalla parrocchia di Santa Maria del Perpetuo Soccorso di via Giovanni XXIII, sabato 4 marzo dalle 15 alle 15,45 è prevista la sospensione momentanea della circolazione di tutti i veicoli per il tempo strettamente necessario al passaggio del corteo in via Giovanni XXIII, via Borgo Punta e via Mafalda Favero, con arrivo e sosta nel parchetto Schiaccianoci.

STADIO COMUNALE PAOLO MAZZA – Nota congiunta Amministrazione comunale e Società Spal Ferrara

Commissione di vigilanza: primo esame dei progetti di adeguamento stadio. Il 20 marzo parere definitivo

02-03-2017

Nella mattinata odierna (2 marzo 2017), si è riunita la Commissione provinciale di Vigilanza presso la Prefettura di Ferrara nella quale l’Amministrazione comunale e la società Spal 2013 hanno presentato i progetti relativi all’adeguamento dell’impianto sportivo “Paolo Mazza” per il campionato di calcio 2017-18, sia in caso di permanenza in serie B sia in caso di promozione in serie A.

La documentazione tecnica fornita ha avuto un primo momento di condivisione da parte di tutti soggetti presenti e la Commissione si aggiornerà in un nuovo incontro, programmato il 20 marzo 2017, per l’espressione del parere definitivo sui progetti illustrati.

Amministrazione comunale di Ferrara
Società Spal Ferrara

 

Ferrara, 2 marzo 2017

ASSOCIAZIONE MUSICISTI DI FERRARA – Domenica 5 marzo alle 15.30 alla Scuola di Musica Moderna di Ferrara (via Darsena 57)

Itinerario nella musica classica con “Il Pianoforte: evoluzione tecnica e musicale”

02-03-2017

Domenica 5 marzo alle 15.30  sarà dedicato a “Il Pianoforte: evoluzione tecnica e musicale” il nuovo appuntamento del cartellone dedicato alla “Classica d’ascolto – Itinerari nella musica classica 2017” organizzato dall’Associazione musicisti di Ferrara-Scuola di musica moderna in collaborazione con il Comune di Ferrara. L’incontro è a cura di Antonello Giovannelli. L’ingresso è libero.

LA SCHEDA a cura degli organizzatori
Per il quinto anno consecutivo, allo scopo di promuovere la cultura e l’educazione musicale in tutte le sue forme, l’Associazione musicisti di Ferrara-Scuola di musica moderna, in collaborazione con il Comune di Ferrara-assessorato alle Politiche e Istituzioni culturali, assessorato Politiche per i giovani e Teatro comunale Claudio Abbado, organizza una serie di 7 appuntamenti nell’Aula Magna Stefano Tassinari della Scuola di Musica Moderna di Ferrara in via Darsena 57; gli incontri hanno come temi la guida all’ascolto della musica classica.

La collaborazione con il Teatro comunale di Ferrara prevede tariffe agevolate per i soci Amf all’interno della stagione concertistica di Ferrara Musica; da quest’anno la programmazione è stata pensata per anticipare con nozioni di carattere storico musicale gli appuntamenti che si svolgeranno nel Teatro.

La finalità di questi appuntamenti è quella di rendere evidente l’attualità di una tradizione che troppo spesso è a torto considerata d’élite o “anacronistica”, ma che di fatto costituisce le fondamenta del nostro linguaggio musicale e del nostro patrimonio culturale. L’ingresso è libero

Domenica 5 marzo ore 15,30. Il Pianoforte: evoluzione tecnica e musicale. A cura di Antonello Giovannelli

Per info: Associazione musicisti di Ferrara – Scuola di musica moderna, via Darsena 57, Ferrara, tel. 0532 464661, fax 0532 1861671, sito www.scuoladimusicamoderna.it, email amfscuoladimusica@fastewbnet.it.

Alan Fabbri (Ln): “Governo ascolti le proteste dei pescatori e degli operatori della nostra costa”

Da ufficio stampa Lega Nord Emilia-Romagna

La protesta di pescatori e vongolai si è fatta sentire, anche nei palazzi romani, circondati nelle ultime ore dalla vivace contestazione degli operatori della costa: vongolai, pescatori, impiegati nell’indotto. Nel mirino, in particolare, «le ennesime imposizioni provenienti da Bruxelles – dice il capogruppo regionale della Lega Nord, Alan Fabbri – e le misure di “semplificazione” e “sicurezza agroalimentare”.» Le quali, manco a dirlo, «mettono a rischio la sopravvivenza di molte imprese», a causa di multe spropositate, in caso di pesca “sottomisura”. Le limitazioni e l’inasprimento delle sanzioni previste dall’articolo 39 della legge 154/’16 mettono praticamente sullo stesso piano le aziende di piccola entità emiliano-romagnole, rispetto ai grandi gruppi dei mari del nord Europa. Per fare qualche esempio, multe che sfiorano i 75mila euro per sarde, triglie e alici e che possono arrivare addirittura a 150mila euro per un tonno… «Siamo solidali – conclude Fabbri – con le categorie che protestano e ci auguriamo che, almeno questa volta, il Governo ascolti il lamento di un settore in difficoltà e dei tanti lavoratori che vivono grazie al mare.»

In Italia sono scomparse quasi 37mila persone, senza lasciare traccia. E intanto a Ferrara spuntano cadaveri a cui bisogna dare un nome

Una processione lenta e inesorabile, inevitabilmente silenziosa, sfila non vista per le nostre strade, per i campi, le rive. Non più uomini, solo cadaveri.
Sono i corpi senza nome di persone scomparse, di cui non è ancora stata accertata l’
identità.
Stando ai dati del Dipartimento della Pubblica Sicurezza (Direzione centrale della Polizia Criminale, 30 giugno 2016), sarebbero 
36.902 i cittadini di cui si sono perse le tracce. Magari non tutti sono morti, e magari i cadaveri che spuntano qua e là potrebbero appartenere a persone di cui non è stata neppure segnalata la scomparsa. Già, perché non tutti fanno denuncia, e quindi il dato è suscettibile di notevoli aggiustamenti. Ma è quello ufficiale ed è comunque esorbitante. Significa che negli ultimi  40 anni più del totale dei residenti di una cittadina di piccole dimensioni si è volatilizzato. Quasi 37mila persone. Poco più degli abitanti di Cento e circa un terzo dei ferraresi. Solo nel primo semestre dello scorso anno, dice il report del Commissario straordinario, si sono contati 2.340 nuovi casi di persone svanite ancora da rintracciare.

Fantasmi senza nome
Non che non sia stato fatto nulla per risolvere o arginare l’annoso problema. È nato un 
Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, sono stati organizzati protocolli, dal 2010 è stato creato pure un data base, Ri.Sc., un sistema che mette in relazione i dati di scomparsi e cadaveri, schede ante mortem e post mortem. È stato fatto tanto. Il Governo dichiara che “sebbene le denunce di scomparsa siano comunque in aumento, essendo passate da 166.280 del 31 dicembre del 2015 a 175.501 del 30 giugno 2016, le persone rintracciate sono state 138.599, ovvero il 78.9% del totale”. Merito dell’egregio lavoro compiuto dalle Forze dell’Ordine (oltre che delle associazioni di volontari, delle trasmissioni televisive e della caparbietà di alcune famiglie). Ma il numero dei ‘desaparecidos’ rimane alto. Una popolazione di quasi 37mila persone è svanita dalle carte demografiche senza lasciare traccia, se non qualche resto umano portato dal fiume.

Un problema anche locale
Sfogliamo il registro dei cadaveri trovati in campagne, fossati e fiumi di tutta Italia, un documento molto dettagliato fornito dal Commissario straordinario nell’ambito delle informative semestrali sull’andamento delle ricerche. Passando in rassegna descrizioni e indicazioni geografiche scopriamo la presenza di diversi corpi (o parti di essi) rintracciati nel’ampio territorio della provincia di Ferrara. Uno tra tutti colpisce l’attenzione. Un uomo dai capelli canuti la cui salma aspetta oramai da quattro anni senza che nessuno si sia mai presentato a reclamarla. O anche solo a chiedere informazioni. Nessun amico, nessun familiare nel corso del tempo si è mai chiesto che fine abbia fatto? E poi preso dall’ansia si sia magari messo a cercarlo? E il defunto non dovrebbe aver avuto una cassetta della posta piena da qualche parte in città? O un affitto da pagare? O il suo tavolo al solito bar che rimane sempre vuoto? Un’assenza è qualcosa di enormemente concreto. Eppure continua a non farsi notare.

Il fatto risale all’estate di quattro anni fa. Il corpo di un uomo sulla sessantina, seminudo, galleggia tra le acque luccicanti del fiume Po, non lontano dal mulino in legno di Ro Ferrarese. Viene recuperato dai carabinieri e dai vigili del fuoco. Vengono fatti i rilevamenti del caso. Dai primi accertamenti e dalla perizia autoptica svolta successivamente, si evince che si tratta di un maschio bianco, caucasico, di circa 65 anni, un metro e sessanta di altezza, capelli brizzolati, barba, baffi e un boxer intimo a fantasia scozzese. Date le condizioni il cadavere era in acqua da circa 20 ore. Si è gettato, è caduto, o è stato spinto verosimilmente a Ferrara. È il 6 luglio del 2013, il giorno del ritrovamento. Oggi, venerdì 3 marzo 2017 l’identità non è stata ancora accertata.


Anche lui, come migliaia di altri suoi simili, se ne sarà andato nel paese dei
morti ignoti d’Italia. E’ una sorta di villaggio invisibile ma popoloso. I cittadini arrivano a frotte per mare, per fiume o per altre strade. E sono tutti lì che aspettano. Aspettano un nome che a volte non arriva mai.

Leggi la relazione del Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse (primo semestre 2016)

AFFARI INTERNAZIONALI
L’Accordo Eu-Canada potrebbe avere effetti indesiderati anche gravi
Leggere attentamente prima di firmare

di Federica Mammina

Il 15 febbraio scorso il Parlamento europeo ha approvato il CETA, acronimo per Comprehensive Economic and Trade Agreement, ovvero l’Accordo economico e commerciale globale tra Cananda e Unione europea. Questo accordo prevede l’istituzione di un mercato libero tra questi paesi, privo cioè di dazi doganali, del tutto simile al sistema adottato tra gli stati membri dell’Unione stessa. L’accordo è stato approvato con 408 voti favorevoli, 254 contrari e 33 astenuti, cui l’Italia ha contribuito con solo 27 voti a favore, a fronte di 35 contrari. Durante la votazione Forza Italia si è schierata a favore, Movimento 5 Stelle e Lega Nord contro l’approvazione, mentre il Partito Democratico si è spaccato in due.

Precisazione non irrilevante perché l’approvazione del CETA è al momento provvisoria: il testo dovrà poi passare al vaglio dei parlamenti dei singoli stati membri che dovranno esprimersi definitivamente sull’accordo, che non entrerà in vigore se anche uno solo di loro si pronuncerà negativamente. Si tratta però di un unicum, un’eccezione alla regola che prevede la sola votazione del Parlamento (trattandosi di fatto di un accordo negoziato tra il Canada e tutta l’Unione europea) concessa a fronte di una mobilitazione popolare di 3,5 milioni di persone che hanno firmato una petizione contro il CETA. Più nello specifico l’accordo, che principalmente fissa come obiettivo l’abolizione del 99% dei dazi doganali, prevede anche la reciproca possibilità per le imprese europee e canadesi di partecipare a gare d’appalto per la fornitura di beni e servizi, il riconoscimento reciproco di alcune professioni come quella di ingegnere, architetto e commercialista, consente agli investitori di beneficiare di condizioni eque e paritarie nei rispettivi mercati, e prevede la tutela del marchio di alcuni prodotti agricoli e alimentari tipici.

Si tratta quindi di un accordo che a tutti gli effetti instaura un mercato libero non solo di beni, ma anche di persone, servizi e investimenti. A fronte dei molti vantaggi assicurati dal libero mercato, altrettanti sono i dubbi sollevati. Uno di questi riguarda il meccanismo di risoluzione delle controversie tra investitori e stati che prevede, per la composizione delle stesse, il ricorso ad un collegio arbitrale, definito da molti un tribunale privato, composto da soggetti con provata esperienza nel settore del diritto internazionale pubblico; soggetti che però, si sostiene, tendenzialmente sono più propensi ad appoggiare gli interessi dei privati (leggi, trattandosi di investimenti, multinazionali) piuttosto che gli interessi pubblici. Altra forte critica mossa al CETA riguarda la possibilità assicurata alle multinazionali statunitensi di bypassare una eventuale mancata approvazione del TTIP (fratello maggiore del CETA), il Transatlantic Trade and Investment Partnership, o Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti, fortemente osteggiato anche questo per mezzo di petizioni e mobilitazioni di vario genere, rispetto al quale il presidente Trump non si è ancora espresso, volendo a quanto pare osservare gli effetti della Brexit e del CETA stesso se verrà approvato.

Le multinazionali statunitensi infatti potrebbero beneficiare dei privilegi previsti dall’accordo molto semplicemente eleggendo sede legale in Canada. Altro dubbio, che ci coinvolge maggiormente, è quello che riguarda i prodoti alimentari: si teme infatti che la creazione di questa area di libero scambio generi un abbassamento degli standard qualitativi che notoriamente in Europa sono molto più alti rispetto alla maggior parte dei paesi terzi, e che determinano tra l’altro il successo dei prodotti italiani all’estero. Secondo Paolo De Castro, primo vice presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, ciò non avverrà perché, come fa sapere lui stesso dal suo sito personale, “Il CETA contiene uno storico riconoscimento della tutela di un paese terzo delle produzioni di qualità: è stata inserita nell’accordo raggiunto con il governo di Ottawa una lista di 172 Dop e Igp delle quali 41 sono eccellenze italiane, che rappresentano la quasi totalità dei prodotti Dop e Igp esportati in Canada”, e ancora “Con il CETA l’Unione europea fa un accordo con una potenza economica atlantica, mantenendo i suoi standard sanitari e ambientali e compiendo un primo e concreto passo avanti nella lotta all’italian sounding”.

C’è da precisare però che, con riferimento agli standard sanitari e ambientali, l’accordo recepisce sostanzialmente quanto previsto dall’Accordo sull’applicazione delle misure sanitarie e fitosanitarie (allegato dell’Accordo che istituisce l’Organizzazione Mondiale del Commercio), secondo cui è vero che gli stati sono liberi di adottare le misure che ritengono più idonee allo scopo di tutelare la salute degli uomini, degli animali e delle piante, ma nella misura in cui si generi il minor ostacolo possibile al commercio. E quindi rendere libera la circolazione delle merci tra due stati che adottano standard diversi, impedendo nella misura maggiore possibile che questi producano ostacoli, non può che voler dire un livellamento verso il basso degli standard medesimi. Per quanto riguarda invece la lotta alla contraffazione è difficile rinvenire nell’accordo specifiche disposizioni in merito, ed è ancor più difficile capire come il riconoscimento di 41 Dop e Igp (che costituisce senz’altro un passo avanti se si considera che ad oggi gli Stati Uniti e il Canada non riconoscono questi marchi) possa efficacemente combattere il fenomeno della contraffazione e dell’italian sounding, laddove non venga contestualmente impedita la produzione di prodotti del tutto simili a quelli italiani.

Per intenderci, il formaggio parmesan potrà ancora essere prodotto e venduto, purchè nella confezione non vi siano richiami all’Italia mediante immagini e colori. È quanto ha peraltro confermato Alessandro Bezzi, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, affermando che “Il trattato commerciale non interviene in modo del tutto restrittivo sulle produzioni canadesi che si ispirano alla Dop originale (con l’uso, ad esempio, della denominazione “parmesan”), ma vieta di associarle  ad elementi di “italian sounding” (il tricolore, città o monumenti italiani, ecc.) che risultano ingannevoli per i consumatori”. Siamo sicuri che quando i canadesi si troveranno accanto al parmesan un Parmigiano Reggiano che, anche senza dazi, costerà certamente molto più del cugino d’oltreoceano, sapranno che spendendo quella cifra comprano un prodotto unico al mondo, di elevata qualità nutrizionale, oltre che frutto di lavoro sapiente di aziende che, questo lavoro, lo tramandano da generazioni? Se è fuor di dubbio che il ricorso all’italian sounding rafforzi il richiamo ad un’origine geografica, è altrettanto certo però, e dimostrato da ricerche di mercato, che anche solo l’uso di un nome come quello nel caso specifico di parmesan (definito generico dai produttori per allontanare da sé l’accusa di contraffazione) è in grado di generare nel consumatore la certezza di comprare un prodotto italiano.

La cultura, anche del cibo, si sa che è una delle armi migliori contro la contraffazione. Vale la pena precisare infine che il tema del latte e dei suoi derivati tocca nel vivo anche il Canada perché, citado sempre Paolo De Castro, “con questo accordo il Canada aumenterà la quota di importazione di prodotti lattiero caseari, al momento attuale molto limitata”. Molto limitata è vero, perché in Canada la produzione e il mercato del latte sono regolamentati da un regime di quote produttive gestito da una commissione che fissa quantità e prezzi di riferimento, cui si aggiungono le quote e tariffe di importazione; questo sistema rigido, che ha garantito fino ad ora la stabilità e la sicurezza dei produttori di latte per i quali è ancora una produzione remunerativa, è destinato a cambiare con l’applicazione del CETA che aprirà le porte al latte e ai prodotti lattiero caseari europei provocando una caduta dei prezzi.

Dubbi, molti dubbi. Ciò che è sicuro è che non si tratta di una materia di immediata comprensione, e soprattutto non sono facilmente individuabili le ripercussione che un tale accordo potrebbe avere sul mercato, sugli investimenti e sulle persone, per quanto le intenzioni possano essere le migliori. Più di ogni altra cosa c’è quindi da augurarsi che il risultato ottenuto da milioni di persone non sia vano: che i parlamentari non strumentalizzino, come troppo spesso accade, a fini elettorali una materia così rilevante per la vita dei cittadini, ma che esprimano realmente attraverso il voto il volere dei cittadini; e che ancor prima i cittadini facciano di tutto per farsi un’idea sul CETA e che non sentano soltanto il diritto di manifestare il proprio pensiero, ma si sentano in dovere di manifestarlo, pretendendo che questo risuoni nelle aule parlamentari. Che il CETA venga o meno approvato, un voto informato, espressione dei cittadini, e dato secondo coscienza, è un voto democratico.

“Cosa voglio dalla vita?”

Da I ricostruttori nella preghiera

“Cosa voglio dalla vita?” è il titolo della conferenza presentata dai Ricostruttori nella preghiera per sabato 4 marzo alle ore 17, nella sala della Cascina Santa Caterina. La conversazione è tenuta da Armando Cavalieri, psicologo e psicoterapeuta che svilupperà il tema seguendo la traccia “conosci te stesso per riconoscere chi sei”.

La Cascina Santa Caterina è a San Martino in via Sgarbata angolo Stradone del Gallo.

Dalla ‘Bottega’ ferrarese all’associazione Aminta: rivive la musica rinascimentale della città

di Linda Ceola

l’educazione più importante è quella musicale, perché il ritmo e l’armonia scendono profondamente nell’anima e vi si adattano saldamente, portandovi eleganza e rendendo distinto chi è rettamente educato. Chi è educato alla musica esalterà le cose belle e ne trarrà godimento, e accogliendole nella sua anima, ne sarà plasmato e diventerà un uomo onesto e virtuoso
Platone, Repubblica

“In un anonimo pomeriggio stavamo discutendo di musica come spesso si soleva fare e fu per noi curioso scovare in un negozio, un disco della Bottega Musicale Ferrarese” affermano i due soci fondatori di Aminta. Questa è stata una tra tante piccole epifanie che hanno portato Eugenio Sorrentino ed Enrico Scavo alla fondazione dell’associazione Aminta, che intende riprendere in mano il ricco lascito della Bottega, il cui progetto, nato negli anni Settanta del Novecento, era quello di studiare e ricostruire le vicende musicali ferraresi del periodo quattro-cinquecentesco.

Domenica 26 febbraio, nel contesto del Carnevale Rinascimentale, Aminta, in collaborazione con il Dipartimento di Musica Antica del Conservatorio G. Frescobaldi, ha inscenato un tipico carnevale di corte presso la Sala delle Carte Geografiche del Museo Archeologico di Ferrara, coinvolgendo strumentisti, coro, danzatrici e cantanti, esibitisi in balli e musiche tipiche del Rinascimento Estense. L’occasione ha visto la presenza e la partecipazione di alcuni esponenti dell’originaria Bottega Musicale Ferrarese, che ancora una volta ha riconosciuto la neonata associazione, nonché il suo impegno nel costruire un’entità strutturata e stabile nel tempo, in grado di interagire con realtà che si occupano di Rinascimento, come per esempio l’Università, l’Ente Palio e i Musei Civici, al fine di mantenere viva l’attenzione nei confronti di un periodo culturalmente molto importante per la nostra città.

Ferrara durante il Rinascimento è stata protagonista di una grandiosa fioritura culturale spinta dalla diffusione delle celebrazioni festive sacre ma, soprattutto, profane. Si narra che Alfonso I d’Este, grande appassionato di musica, amasse di tanto in tanto isolarsi in compagnia di pochi amici intimi per suonare e cantare madrigali. “Il personale favore di Alfonso I d’Este – scrive Woodfield nel suo testo dedicato alla viola da gamba – confermò senza dubbio Ferrara come centro propulsore della viola d’arco in Italia all’inizio del Cinquecento”.

Questo testimonia il fermento musicale della corte estense che non risparmiò nell’accaparrarsi i migliori strumentisti, compositori e cantori del tempo. In questo contesto teatro e spettacolo instaurano un florido dialogo con la polifonia strumentale e vocale che a oggi conta rarissimi esempi documentati (è il caso per esempio delle danze di Domenico da Piacenza). Trovare manoscritti o stampe di musica sacra di quel periodo è difficile, per non parlare della musica profana. La scarsità di documenti impone un’esecuzione filologica che nonostante l’uso di strumenti musicali antichi, non garantisce una fedele ricostruzione dell’esecuzione dell’epoca. Non c’è uno spartito e la coscienza del suono si è evoluta.

“E’ necessario uno studio minuzioso delle fonti – sostiene Eugenio Sorrentino – al fine di offrire al pubblico una lettura più aderente possibile al contesto artistico e sociale del tempo”. La sensibilità di Eugenio ed Enrico e il rispetto che dimostrano nei confronti di una tradizione musicale così lontana è sorprendente. Giungono all’ideazione di Aminta – Nuova Bottega Musicale Ferrarese dopo aver condotto percorsi formativi paralleli, intersecatisi presso il Conservatorio Frescobaldi di Ferrara.

Dal rock al punk per poi passare al jazz attraverso un tocco di ska, fino alla musica antica e nello specifico quella rinascimentale di tradizione ferrarese. Così il basso elettrico di Enrico diventa contrabbasso per poi trasformarsi nell’antico violone, mentre Eugenio passa dalla tromba, alla tromba barocca per approdare infine al cornetto. La passione per la musica rinascimentale diventa incontenibile e mattone su mattone vengono poste le basi per lo sviluppo di Aminta, associazione che ad oggi conta un bel gruppo di affiatati musicisti e musicologi, specializzati nel patrimonio musicale della Ferrara rinascimentale con finalità di riscoperta, studio e divulgazione.

“Riportare in auge l’atmosfera del tempo, attraverso una giocosa commistione delle arti – asserisce Eugenio Sorrentino – è il nostro fine ultimo”. ‘S’ei piace, ei lice’, scrive Torquato Tasso in chiusura del I Atto dell’Aminta.

L’INTERVISTA
Dalla scuola di Mogol a Sanremo:
Giuseppe Anastasi, autore di ‘Sincerità’, ‘La notte’ e tanti altri successi

E quando arriva la notte e resto sola con me

La testa parte e va in giro in cerca dei suoi perché

Né vincitori né vinti si esce sconfitti a metà
La vita può allontanarci l’amore continuerà…

Lo stomaco ha resistito anche se non vuol mangiare
Ma c’è il dolore che sale che sale e fa male…

Le abbiamo ascoltate e cantate, queste parole. E quel “dolore che sale”, l’abbiamo sentito tutti. Eppure ‘La notte’ l’ha scritta solo lui, Giuseppe Anastasi, classe 1976, autore, musicista, editore e insegnante.
E forse non tutti sanno che la versione portoghese de ‘La notte’ – ‘A noite’ di Tiê – ha più di 53 milioni di visualizzazioni. Digitare per credere.
Quel brano presentato sottovoce a Sanremo nel 2012 da un’Arisa introspettiva e profondissima è oggi un successo internazionale, tradotto anche in spagnolo dal gruppo messicano Sandoval (“La noche”).
“Questa canzone è nata da una notte di sofferenza: non stavo bene, emotivamente parlando – osserva l’autore -. Erano più o meno le tre di notte: ho preso la chitarra e in venti minuti ho scritto il testo e la musica del brano. Sono stati venti minuti di catarsi”.

Ma questa è solo una delle canzoni di Anastasi, che quest’anno ha partecipato al suo sesto Sanremo. E due li ha vinti, con ‘Sincerità’ (2009) e ‘Controvento’ (2014), mentre ‘La notte’, cinque anni fa, ha sfiorato la vittoria.
All’ultimo Sanremo l’autore ha scritto ‘Insieme’ per Valeria Farinacci, un brano prodotto con la moglie, la cantante Carla Quadraccia (“Carlotta”) e ha collaborato al “Diario degli errori” con Cheope e Federica Abbate, interpretato da Michele Bravi.

“Volevo fare il calciatore”, sorride Giuseppe Anastasi. E invece è diventato uno degli autori di testi più famosi in Italia, oltre ad essere docente al Cet (Centro Europeo Tuscolano), la scuola fondata da Mogol in Umbria per valorizzare nuovi professionisti della musica Pop.
In ogni caso, Giuseppe è un “fuoriclasse”.

Battuta sempre pronta, ironico e a volte pungente, ma un attimo dopo tenerissimo con il suo piccolo Vittorio, due anni.

Giuseppe Anastasi è una persona autentica: diretto, caparbio, orgoglioso di essere siciliano. Riflessivo e preoccupato per il presente e il futuro del nostro paese, Giuseppe insegna la critica e l’autocritica, ricordando agli allievi il suo ‘segreto’: “Non ho mai smesso di credere in me stesso”. Lo incontriamo al termine del 42° corso per autori al Cet, dove docenti e studenti si danno del “tu”.

Qual è il primo pensiero quando ti alzi al mattino?
Il caffè.

E l’ultimo pensiero prima di dormire?
Preparare la moka del caffè (sghignazza).

Quando hai iniziato a scrivere?
Mia nonna mi ha trasmesso l’amore per la lettura. La scrittura è stata la naturale conseguenza. Fin da piccolo ho iniziato a scrivere racconti e poesie.

Quali sono i tuoi autori preferiti?
Voltaire, Diderot, Neruda, ma anche Gianni Rodari e Stefano Benni.

Che cosa significa per te scrivere?
Significa evitare lo psicologo. È una sorta di terapia. Quando scrivo tiro fuori una parte di me che non credevo di avere, con un approccio più cardiaco. Io di base sono un razionalista, ma le canzoni fanno uscire la mia parte sognatrice e poetica, la parte migliore di me.

Quando hai scritto la tua prima canzone?
Avevo sedici anni. Si chiamava Billy Joe, era dedicata a un cow-boy.

A chi l’hai fatta ascoltare?
Prima di tutto agli amici. All’inizio avevo molto pudore nel far sentire qualcosa di mio. Con l’incoraggiamento di mio padre e dalla mia famiglia ho continuato a dedicarmi alla musica e alle parole e sono arrivato qui al Cet, nel 1999.
Avevo 22 anni, mi sono trovato benissimo con Mogol e con la didattica di questa scuola. E questo posto straordinario mi ha cambiato la vita.Mi sono trasferito a Roma, per diversi anni ho lavoravo in un negozio per animali per mantenermi e intanto continuavo a scrivere canzoni. E a suonare nei locali. La gavetta è stata fondamentale.

Poi hai scritto una canzone per Francesco Baccini, e partecipato a diversi concorsi. Quindi sei stato chiamato come assistente al corso per autori al Cet: lì hai conosciuto Arisa ed è iniziata la vostra collaborazione artistica. Fino a ‘Sincerità’.
Ho scritto una canzone che mi convinceva, io e Rosalba (Arisa) ci abbiamo creduto e abbiamo fatto di tutto per iscriverci a Sanremo. ‘Sincerità’ è stato il brano d’esordio di Arisa: ha superato tutte le selezioni al Festival di Sanremo 2009 e ha vinto la sezione Giovani, oltre al premio della critica ‘Mia Martini’.

Un successo incredibile: ‘Sincerità’ è stata in vetta alle classifica italiana dei singoli per sei settimane consecutive. Tra le tante canzoni che hai scritto, di cui più di trenta per Arisa, ce n’è una alla quale sei affezionato in modo particolare?
Amo profondamente ‘Pace’. Venivo da un periodo difficile della mia vita e questa canzone mi è venuta incontro.

Quali persone ti hanno insegnato di più nella vita?
Le mie due nonne. Le nonne possiedono una saggezza profonda di vita e io le ho sempre ascoltate. La famiglia per me è sempre stata importante.
Al maestro Mogol poi devo tutto: da lui ho imparato molto sia a livello artistico sia a livello umano.

Come ti definiresti?
Testardo, buono, onesto.

Che cosa vorresti insegnare a tuo figlio?
Le tre stesse caratteristiche: la tenacia, la bontà, l’onestà. Ma sarà sempre poco rispetto a quello che lui potrà capire.Di sicuro gli posso insegnare la geografia.

Dopo Sanremo, quali sono i progetti futuri?
A breve uscirà il nuovo film di Ambra Angiolini con una canzone alla quale ho collaborato.
Intanto sto lavorando ad un mio progetto cantautorale: ho scritto alcune canzoni molto personali ed intime che vorrei cantare con la mia voce.

Tutti tuoi sogni finora si sono realizzati?
Sì. Ne manca solo uno.

Sono curiosa
Il sogno degli alieni. Un’invasione che sogno almeno una volta la settimana. La scoperta di 7 nuovi pianeti nell’universo mi conforta.

Un sogno notturno ricorrente quindi… ma come sono questi alieni: minacciosi o amici?
Dipende. Talvolta è un sogno pacificante, altre volte inquietante. Ma sogno che arrivano sulla Terra. E li voglio vedere.

Cosa vorresti fosse ricordato di te?
Vorrei che dicessero di me: “Era una brava persona. Un bravo insegnante”.

Hai un contratto con Universal, collaborazioni con grandi artisti, ma in effetti hai scelto di continuare ad essere un docente al Cet e in giro per Italia, con seminari e workshop. Che cosa ti piace dell’insegnamento?
Mi piace il contatto con le persone, c’è sempre qualcosa da imparare da ciascuno.
Ogni persona ha un suo modo di vedere la vita e la vita mi interessa.

E la conferma arriva in aula: il maestro Anastasi (anche se non vuole essere chiamato “maestro”) si commuove quando Gianni Basilio, uno degli allievi, a sorpresa, gli dedica una canzone scritta per lui negli ultimi giorni del corso (di cui riportiamo alcuni versi).
Parole spontanee, vere, racchiuse nel titolo ‘Grazie’:

“Prima di arrivare qua
Non capivo troppe cose
Non andavo oltre
Non vedevo il mio orizzonte Che mi hai saputo mostrare Come un fratello maggiore Che io non ho mai avuto (…)

E mi hai spiegato che
Per rinascere tocca morire (…) Voglio solo dirti grazie
per tutto il tuo coraggio (…)

E ricordo quelle sere
Noi sul prato ad ascoltare Come in uno spogliatoio
Il mister al centro di ogni guaio Prima dell’ultima gara
Incitavi la tua squadra …”

Giuseppe ascolta attento la canzone, alza gli occhi lucidi e sussurra, con voce sincera: “Ragazzi, per me questo vale più di Sanremo”.

Giuseppe Anastasi
Giuseppe Anastasi e Mogol
Valeria Farinacci, Carla Quadraccia e Giuseppe Anastasi

IL LIBRO
Il silenzio degli omertosi in ‘Aemilia’:
i segreti della ‘ndrangheta nell’inchiesta di Sabrina Pignedoli

di Chiara Marchesin*

E’ molto più comodo far finta di non sapere niente, perché la realtà è scomoda da accettare e la mafia si basa su una realtà percepita invece come comoda.
E’ una riflessione che nasce dall’incontro con Sabrina Pignedoli, giornalista che ha subìto intimidazioni da parte di persone coinvolte nell’operazione ‘Aemilia’, su cui ha scritto l’omonimo libro, vincitore del Premio Estense 2016. Sabrina documenta con estrema precisione un susseguirsi di fatti che hanno determinato l’espansione della ‘ndrangheta di Cutro fino a Reggio Emilia. Queste minacce tuttavia non l’hanno portata a rinunciare al suo lavoro, anzi, senza paura si è rimboccata le maniche e ha approfondito le ricerche perché “per limitare questi fenomeni la gente deve sapere, deve essere informata”.

Nulla di tutto quello che Sabrina Pignedoli rivela riguardo la ‘ndrangheta era conosciuto: dagli appalti vinti, agli stipendi di 50.000 euro mensili, alle false dichiarazioni dei redditi, allo sfruttamento degli operai, alla politica corrotta, ai media pilotati. Nessuno sapeva nulla. Nessuno aveva mai sospettato di nulla. Nessuno mai si era posto questo problema.
Al Sud i cittadini subiscono, al Nord sono compagni di affari, inconsapevoli che poi la mafia li porterà in situazioni negative. Inizialmente gli imprenditori possono infatti ricorrere al malaffare per sottrarsi a situazioni difficili, ma poi ‘tutti i nodi vengono al pettine’ e pagano il costo di queste azioni. E il conto è caro. La mafia si presenta con una struttura solida e immutabile, capace di piantare radici in qualsiasi luogo e attraversata da forti valori. I valori mafiosi sono molti, come primi quello dell’omertà e della forza. “È inutile tentare di incastrare nel penale un uomo come costui: non ci saranno mai prove sufficienti, il silenzio degli onesti e dei disonesti lo proteggerà sempre” scrive Leonardo Sciascia ne “Il Giorno della civetta”, libro che Sabrina Pignedoli ha scelto come ‘galeotto’ e dal quale ha tratto ispirazione. Questa citazione ci pone di nuovo davanti al problema del ‘silenzio degli onesti e dei disonesti‘ che proteggerà sempre i mafiosi e i loro affiliati.

Perché prendere posizione ed esporsi fa paura a tutti? C’è una forma di omertà innata nel genere umano che deriva dalla paura di ricevere un danno irrimediabile dall’esporsi, dalla denuncia di nomi o fatti, con conseguenze che potrebbero intaccare il quieto vivere di ciascuno. Però è proprio la rottura dell’omertà in genere che implica un diffuso solidarismo sociale, uno scarso potere di dominio del più forte sul più debole. Una ricerca di Giorgio Chinnici, autore che è stato consulente della Commissione Nazionale Antimafia nella XIV legislatura, ha ampiamente dimostrato come anche l’omertà abbia costituito uno stereotipo utile a relegare un carattere umano definito (omertoso) a un ambito regionale (Sicilia) quando, al contrario, la Sicilia, in termini di denunce, si colloca al di sopra degli standard medi nazionali (sfatando una concezione antropologica del siciliano).

L’allargamento del consenso contro l’imposizione del pizzo e la territorialità delle mafie lo dimostra.
Tutti dovremmo avere il coraggio di Sabrina che dopo un’intimidazione non ha cambiato nulla nel suo modo di lavorare, anzi, si è dimostrata ancora più determinata e infastidita verso chi volesse ostacolarla. La mafia crea lavoro e aiuta quando lo Stato non c’è, ma ruba costantemente a noi e al nostro futuro. Il coraggio vero sta nel togliersi la maschera dell’omertà e nel rischiare, credendo ancora nei valori di giustizia e legalità.

 

*studentessa del Liceo Ariosto di Ferrara

#Domenicalmuseo: ingresso e visite guidate gratuiti

Da ufficio stampa Gallerie Estensi

#Domenicalmuseo. Domenica 5 marzo 2017 consueto appuntamento con la domenica gratuita al Museo: l’ingresso e le visite guidate al percorso espositivo saranno gratuiti in tutti gli istituti delle Gallerie Estensi.

La Pinacoteca Nazionale di Ferrara, che resta aperta gratuitamente dalle ore 13.30 alle ore 19.00, ha programmato tre visite guidate al percorso espositivo della durata di circa 50 minuti ciascuna nei seguenti orari: 15.30; 16.30; 17.30.

Per informazioni: tel. 0532 205844.

Le visite guidate sono a cura della Cooperativa Le Macchine Celibi.

In attesa dell’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, data in cui l’ingresso nei musei e nei luoghi della cultura statali sarà gratuito per tutte le donne, il Mibact celebra il mondo femminile, attraverso le sue rappresentazioni più significative nell’arte, puntando i riflettori sulle vite delle donne che hanno fatto la storia. Anche per questa iniziativa l’invito rivolto ai visitatori è quello di una vera e propria caccia al tesoro digitale nei musei italiani, muniti di smartphone o macchina fotografica, alla ricerca di donne in dipinti, sculture, vasi figurati, arazzi e affreschi delle epoche e delle collezioni più disparate. Tutti possono condividere le proprie foto con l’hashtag #8marzoalmuseo e invadere i social con opere da tutta Italia, seguendo un filo rosso che unisce, nella bellezza, le straordinarie collezioni statali. La campagna è promossa su tutti i social network del Mibact e dei musei statali, ma ha il suo cuore nel profilo instagram @museitaliani, nato lo scorso agosto, in occasione delle Olimpiadi di Rio, per rilanciare le opere del patrimonio culturale italiano dedicate allo sport.

Per tutte le info www.gallerie-estensi.beniculturali.it

TRA VITA E FICTION
Scoperti 7 pianeti potenzialmente abitabili
Ora la realtà supera… la fantascienza
 

E’ recente e assolutamente sorprendente l’annuncio della Nasa relativo alla scoperta di un sistema solare simile alla Terra, con 7 pianeti potenzialmente abitabili con temperature da 0° a 100°, che orbitano intorno alla stessa stella, TRAPPIST-1, nella costellazione dell’Acquario, alla distanza di 39,5 anni luce da noi. Una distanza non trascurabile, appurato che quei 39,5 anni luce corrisponderebbero a 372.000 miliardi di km., ossia 500 milioni di viaggi andata e ritorno fra Terra e Luna.

Una scoperta straordinaria che solleva però non pochi dubbi sulla raggiungibilità di questo angolo di universo. La fantascienza, come genere letterario, ci ha abituati a spostarci con facilità e naturalezza da una galassia all’altra, da un pianeta all’altro, rendendo questi viaggi oltre che possibili, anche molto ambiti, sia per necessità di nuovi orizzonti e prospettive, che per fascinazione verso l’ignoto. Avveniristiche astronavi, complicatissime e vetuste macchine del tempo, hanno varcato la soglia del consentito in romanzi, racconti, saghe, fumetti e narrazioni a puntate su quotidiani di epoche non recenti, accendendo la fantasia e l’eccitazione dei lettori che si destreggiavano tra alieni, robot, cyborg, mostri e mutanti in scenari paradisiaci o apocalittici, a seconda della storia. Anche l’approccio cinematografico ha contribuito, e non poco, a creare e visualizzare un’immagine dello Spazio e dell’Universo a volte fantasiosa, altre più prossima al verosimile, con contributi di tutto rispetto, a partire dagli Anni Venti e anche prima, quando il genere fantascienza comincia a percorrere i primi passi per decollare a pieno titolo nei decenni a seguire.

Algol (1920) è un film muto diretto da Hans Weckmeister e presenta la storia del minatore Robert Herne che entra in possesso di un prototipo di macchina, fonte di potere illimitato ma anche di corruzione e ambizioni sfrenate, donatagli da un alieno. Prima della morte, Herne distruggerà l’oggetto devastante per preservare il figlio. Metropolis (1927) di Fritz Lang, è riconosciuto l’opera simbolo del genere fantascientifico. La città che ci presenta è un ambiente totalmente estraniante, con una società classista, vittime e carnefici, uomini-macchina, costruzioni accostabili a enormi torri di Babele, trasporti e spostamenti per mezzo di onde elettromagnetiche. Un’aberrante condizione umana che di umano ha ormai ben poco.

Metropolis ha ispirato molte altre opere tra cui Blade runner (1982) di Ridley Scott, in cui creature replicanti delle sembianze umane vengono fabbricate e utilizzate come forza-lavoro nelle colonie extraterrestri e la saga di Guerre Stellari, tra gli Anni settanta e ottanta, di George Lucas, che si avvicenda tra scontri di forze antitetiche, guerra tra bene e male, mondi inesplorati e conquiste per il potere dell’universo. 2001: odissea nello spazio (1968) di Stanley Kubrick è il capolavoro della cinematografia che compare nella lista dei film da preservare, la National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Scimmie, ominidi ed evoluzione umana, un misterioso monolito nero, astronauti in stato di ibernazione in viaggio verso Giove, intelligenze artificiali e metamorfosi straordinarie, stelle e nebulose, panorami di mondi sconosciuti, accompagnano lo spettatore per tutto il film suscitando un forte impatto emotivo.

In letteratura, la storia della fantascienza passa attraverso le narrazioni di scrittori prolifici, fantasiosi, bizzarri, precognitori, che ci mettono a disposizione un grande assortimento di opere dai contorni inquietanti, incalzanti e movimentati per condurci verso mondi lontani, ipertecnologici o primitivi. Ed ecco che H.P. Lovecraft, nel suo continuo rincorrere la ‘conoscenza proibita’, scrive il superbo racconto ‘Il colore venuto dallo spazio’ (1927), uno dei meglio riusciti, dove circolano strane storie sulla “landa folgorata”, un brullo spazio coperto da cenere perenne. I vecchi parlano di giorni terribili, quando un’intera famiglia scompare, sussurrano di una meteorite luminescente e si lamentano di strani raccolti abbondanti ma non commestibili. Riferiscono anche di un essere extraterrestre presente nel pozzo che alla fine del racconto tornerà nello spazio. Solo il vecchio Ammi si renderà conto che parte del mostro è ancora là. Ancora prima, J. Verne scrive di un fantomatico viaggio esplorativo in ‘Dalla Terra alla Luna’ (1865), raccontando di un cannone che spara proiettili in grado di condurre esseri umani sulla Luna. L’esploratore Ardan, lo scienziato Nicholl e il presidente del club Barbicane saranno i primi astronauti della storia, che non arriveranno mai a destinazione: la capsula entrerà nell’orbita lunare e le ruoterà attorno come fosse un satellite. L’ingegno dei tre permetterà loro di sopravvivere. ‘Cronache della galassia’ (1951), di Isaac Asimov, ruota attorno al pericolo imminente in cui incorre l’Impero Galattico con capitale Trantor, una metropoli che copre un intero pianeta. Uno storiografo è arrivato alla conclusione che l’impero sta decadendo e scivolando velocemente verso la barbarie, destinato alla perdita della conoscenza e dell’uso delle tecnologie. La narrazione incalzante, puntuale e asciutta di Asimov ci conduce ad un finale salvifico. Nel 1965, Franck Hebert pubblica il suo romanzo ‘Dune’, un’opera narrativa densa e complessa, caratterizzata da intrighi politici in una galassia futura, popolata da strane mistiche convinzioni religiose e, al centro, l’ecosistema del pianeta desertico Arrakis. In ‘Cronache marziane’ (1950), di Ray Bradbury, i 28 racconti che compongono l’opera sono legati da un unico filo conduttore: la futura esplorazione e colonizzazione di Marte, nella visione ottimistica che gli umani riescano pacificamente e rispettosamente a insediarsi nel nuovo pianeta. Anche C.S. Lewis nella sua ‘Trilogia dello spazio’ (1938), sostiene che “Fintanto che l’umanità resterà imperfetta e peccaminosa, la nostra esplorazione di altri pianeti farà più danno che bene.”

Oggi le opere di fantascienza sono diventate un’ibridazione, un mix di giallo, horror, western che associa stili, contenuti e modalità narrative diverse, dai primi tentativi del passato, al movimento New Wave degli anni ’60-‘70, fino al cyberpunck che domina la scena degli anni Ottanta. Questo genere continua a incuriosire e appassionare sul tema dell’esplorazione e conquista dello Spazio perché interrogativi, supposizioni, proiezioni fantastiche e bisogno di immaginare chiedono confronto e stimolo.

Non finiremo mai di stupirci di fronte all’immensità dell’Universo rispetto la nostra piccola e scarna conoscenza. “Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia.” (Amleto – W. Shakespeare)

IL RACCONTO
Il viaggio in treno? E’ tutto un carnevale.
Cronache di un grillo parlante in incognito
 

Il treno, questo romantico viaggio d’altri tempi che da comodo e silenzioso spazio per pensare, leggere, evadere, scrivere e riposare può diventare il tuo incubo peggiore. Oggi mi sento molto grillo parlante, non tollero più degrado, incuria e maleducazione. Ma ciò cui sto assistendo, attonita, va oltre ogni immaginazione.

Una signora alquanto in carne pesta la tastiera del suo telefonino con dita piccole e grassocce dove l’unto del supplì o pseudo-involtino che sta consumando rumorosamente si mescolerà presto a orme marroncine color cacca che nient’altro si riveleranno essere che macro tracce di Nutella. La comitiva è alquanto rumorosa non solo per un povero viaggiatore stanco della settimana di lavoro che cerca aria ma per chiunque stia aspirando a un breve e piccolo momento di evasione, anche solo nelle sue cuffiette di un iPad mini. Vanno a Venezia, per il Carnevale, ci manca solo che ora tirino fuori vestiti, trucchi e parrucche. Non ho il tempo di pensarlo che le parrucche saltano fuori per davvero, una bianca e una rossiccia. Capelli ricci. Non pare vero, sta accadendo sul serio. Siamo sul treno Italo Roma-Venezia e succede veramente. Veramente!.

Uno dei commensali domanda se c’è un pezzo di peperonata, ci mancherebbe solo quello. Urla e risa sguaiate (beati loro che sono tanto spensierati e felici), si mescolano ora a un intenso odore che pare di lunga fatica umana ma che in realtà appartiene ancora a un altro pezzo di cibo, ora non facilmente identificabile. Una massa informe. Sacchetti sfrigolanti come fritture di pesce che si aprono e chiudono, un “mo’ me alzo” e sbuca una tipa dal caschetto rosso che da una busta di carta targata tappezziere X estrae, come un prestigiatore il coniglio dal capello, tanta cioccolata.

Schioccano baci e arrivano ora le patatine. Belle unte. Il controllore non passa, i vicini di questa comitiva di 8 adulti indisciplinati e rumorosi che continuano nel loro show vorrebbero fargli cenno. Ma lui non arriva, come sempre, quando serve veramente. Ma dove sei ? Ancora biscotti e cannoli, non scherzo davvero, questo banchetto non termina più. Stanno mangiando dall’inizio del viaggio, ovvero ormai da un’ora e mezza. Uno, in effetti, confessa di sentirsi pieno. Arriva anche il vino. Telefonini che squillano, scambi di video porno (a sentire loro, io grazie a Dio non vedo), una conversazione rumorosa che spazia dalla comunione della nipote al venerdì 17 e il dirimpettaio della signora dalla dita grassocce ora si lecca le sue di dita.

Era rimasto un po’ di residuo ancora edibile, peccato sprecarlo. Il corridoio è bloccato, nessuno passi! Sembra di essere alla mensa di una stazione, quelle di tanti anni fa. Cartacce ovunque. Bottiglia d’acqua rigorosamente tracannata a collo e chi cerca di dormicchiare non ha più scampo. Mancava il glu glu, eccolo. Plin plin, i loro messaggi WhatsApp. Ancora plin plin. Sempre plin plin. Il mio vicino crolla, esausto. Le braccia incrociate, starnutisce all’odore di fumo acre che sta salendo con un nuovo passeggero barbuto a Firenze. Mancano le dita nel naso, che per fortuna non compaiono. Ma ora è il turno dei piedi numero 45 sui sedili. Arghhhh…È la fine. Non so come potrò resistere ancora a lungo. Non mi resta che cercare un po’ di quiete nel vagone ristorante. Sperando che non mi seguano. Giusto perché mancava l’ultimo stuzzichino…

Ps. Spero solo che questi cafoni della carrozza numero 10 si riconoscano nel quadretto. Magari sarà difficile, dubito leggano molto. Se diventassimo un po’ virali forse si ritroverebbero su qualche pagina di social network. Sarebbe bello che nel vedere qualcuno digitare frettolosamente su un piccolo schermo temessero di essere ritratti. Il grillo parlante in incognito. Tremate… le streghe son tornate… Anzi. Hanno appena cominciato. State sereni.

IN CORSIVO
Avvocata e architetta? Dante Alighieri ci prenderebbe a legnate

Non si comprende come il “non declinare al femminile possa essere sessista” e che l’uso di presidente o di ministro, riferito ad una donna, sia uno svilimento del ruolo della stessa, che ricopre determinate cariche.
E’ sconcertante la femminilizzazione forzata e cacofonica di termini maschili.
I termini come avvocato, sindaco, prefetto, ministro, direttore, sono stati spesso preferiti anche dalle donne per autodefinirsi al fine di sottolineare la dignità della propria professione, altrimenti svalutata se declinata al femminile.

Per non parlare dell’effetto ridicolizzante tipico del suffisso ‘-essa’ in casi come sindachessa, medichessa, salvandosi solamente dottoressa e professoressa, già in uso da moltissimo tempo.
Perché il lessico parlato dovrebbe subire un’evoluzione? Perché una desinenza linguistica di una qualifica professionale?
A chi interessa se ad emettere una sentenza o una diagnosi medica sia un uomo o una donna?
I termini come presidenta o ministra non si possono sentire, così come avvocata, sindaca, assessora. Prefetta, poi, è semplicemente orribile.
Un ingegnere, per esempio, può essere maschio o femmina, ma non sarà la desinenza a stabilirne le capacità.

A questo punto, per par condicio, dovremmo avere l’assessoro, il geometro, l’infermiero, il pianisto, l’autisto, il piloto, e così via?
La nostra lingua italiana non può essere storpiata da chiunque, perché Dante Alighieri, a sentir architetta, potrebbe uscire dalla tomba armato di bastone e riempirci di legnate.

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