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Giorno: 5 Maggio 2017

Convocazione del Consiglio Comunale in seduta ordinaria 10 maggio 2017 – ore 21 Sala Consiliare Residenza Municipale Seduta pubblica

Da Comune di Copparo

Ordine del Giorno
1) Esame ed approvazione verbali sedute precedenti e formalità preliminari;
2) Comunicazioni del Sindaco;
3) Rati� ca delibere di Giunta Comunale di variazione al bilancio di previsione, adottate
d’urgenza ai sensi dell’art. 175, 4° comma del d.lgs. 267/2000;
4) Comunicazione prelevamento dal fondo di riserva ai sensi dell’art. n. 166 d.lgs n. 267/
2000;
5) Interpellanza presentata dal Consigliere Comunale del Gruppo Forza Italia Orsini
Franca: “Situazione precaria e tuttora irrisolta del Ponte Marighella”;
6) Interpellanza presentata dal Consigliere Comunale Indipendente Veronese Luana:
“Area di ristoro Tagliapietra”;
7) Interpellanza presentata dal Consigliere Comunale del Gruppo Partito Democratico
Fioravanti Antonio: “Qualità aria frazione di Ambrogio”;
8) Interrogazione presentata dai Consiglieri Comunali del Gruppo Movimento 5 Stelle
Selmi Ugo e Binelli Valentina: “Disponibilità dati di concentrazione glifosfato nelle
acque del Comune di Copparo”;
9) Interpellanza presentata dal Consigliere Comunale del Gruppo Partito Democratico
Fioravanti Antonio: “Frana del bordo stradale di via Faccini ad Ambrogio
costeggiante il canale “Acque alte”;
10)Interrogazione presentata dai Consiglieri Comunali del Gruppo Movimento 5 Stelle
Selmi Ugo e Binelli Valentina: “Sperimentazione impianto di cogenerazone in
Copparo a servizio del complesso sportivo di via dello sport”;
11)Approvazione Rendiconto dell’esercizio � nanziario anno 2016;
12) Convenzione tra l’Unione Terre e Fiumi e il Comune di Copparo per l’utilizzo di servizi
e prestazioni per il funzionamento e lo sviluppo dell’Unione – periodo 01/03/2017-
31/07/2017;
13) Presa d’atto in merito al controllo successivo di regolarità amministrativa in
riferimento all’anno 2016.

Agricoltura. La Regione chiede l’attivazione del Fondo di solidarietà nazionale per i danni delle recenti avversità atmosferiche

Sa Regione Emilia Romagna

Il tema al centro dell’ultima riunione della Commissione politiche agricole della Conferenza Stato-Regioni. Sollecitata la revisione delle norme sulle assicurazioni agevolate

Bologna – Il maltempo delle ultime settimane ha provocato gravi danni in campagna. Per questo la Regione Emilia-Romagna sollecita un incontro urgente con il ministro delle Politiche agricole per valutare la possibilità di attivare sia gli interventi compensativi previsti dal Fondo di solidarietà nazionale, sia le altre forme di agevolazioni fiscali e previdenziali previste in questi casi.

Il tema è stato al centro di una riunione della Commissione Politiche agricole della Conferenza Stato-Regioni che ha fatto il punto della situazione dopo le diffuse gelate e grandinate che hanno colpito coltivazioni e strutture agricole in molte regioni italiane. Gli assessori regionali insistono anche sulla necessità di semplificare le norme sulle assicurazioni agevolate in agricoltura per rendere questo strumento più accessibile e meno oneroso per gli agricoltori.

I danni in Emilia-Romagna

In Emilia-Romagna, sulla base di una prima ricognizione effettuata dai tecnici dei Servizi territoriali agricoltura, i danni provocati dal maltempo delle scorse settimane si presentano ingenti in molte aree e si aggiungono alle pesanti conseguenze della perdurante siccità che sta interessando soprattutto le province occidentali. Le gelate hanno colpito a macchia di leopardo l’intero territorio regionale, mentre le grandinate hanno danneggiato soprattutto le coltivazioni nelle province centro-orientali. Per una mappa più dettagliata delle perdite in campagna servirà ancora qualche settimana. (G.Ma.)

Dodici morelli: uno speciale annullo postale per il carnevale dei bambini

Da Organizzatori

La Filiale di Ferrara di Poste Italiane, in occasione del Carnevale dei Bambini di XII Morelli, su richiesta del Circolo Culturale Filatelico Numismatico Centese “M. Grandi”, ha approntato un servizio temporaneo con uno speciale annullo postale che si potrà ottenere domenica 7 maggio dalle 14 alle 18 nello spazio allestito in Piazza Fratelli Govoni a Dodici Morelli.
Nei giorni successivi alla manifestazione, i marcofili e coloro che volessero richiedere l’annullo possono inoltrare le commissioni a Poste Italiane / U.P. Ferrara Centro / Sportello Filatelico V.le Cavour, 27 – 44121 Ferrara (tel. 0532 297336).
Poste Italiane attiva Servizi Filatelici Temporanei dotati di bolli speciali che riproducono con scritte e immagini il tema di manifestazioni legate ad eventi di notevole interesse culturale, economico e sociale: convegni, congressi, raduni, fiere, mostre, celebrazioni di eventi storici, manifestazioni filateliche, sportive, culturali, umanitarie, anniversari di personalità non viventi, inaugurazioni di opere pubbliche di particolare rilevanza locale o nazionale.
Il servizio è rivolto a chi intenda pubblicizzare e storicizzare il proprio evento con la realizzazione del bollo speciale (Enti Pubblici o privati, Associazioni, Società, Partiti Politici, Organizzazioni sindacali, comitati promotori o organizzatori di manifestazioni).

Trasmissione interpellanza Consigliere Francesco Rendine

Da G.O.L. – Giustizia Onore Libertà

Il sottoscritto Consigliere Comunale Francesco Rendine INTERPELLA il Signor Sindaco e per esso l’Assessore delegato:

PREMESSO
che una guida turistica operante a Ferrara ha evidenziato come nella giornata pregressa nel cortile del Castello erano presenti 2 guide turistiche, 4 insegnanti, 50 studenti di scuola media e 9 (nove!) venditori ambulanti che con molta insistenza cercavano di distogliere i ragazzi dall’attenzione che dovevano prestare alla gita scolastica, proponendo loro l’acquisto di articoli di ogni genere. Gli ambulanti sono stati invitati ripetutamente ad allontanarsi dai ragazzi perché questi erano in attività didattica;

POICHÉ
– nel cortile del Castello non è consentito questo tipo di attività commerciale;
– i venditori erano molesti, cercavano di vendere a ragazzini minorenni e risultano maleducati perché interrompono e disturbano le visite guidate;

RIFERITO

che la guida si sente minacciata nell’esercizio della sua professione non solo perché sembra che qualche venditore abbia compiuto gesti di ritorsione nei suoi confronti ma anche perché qualche venditore, invitato ad allontanarsi, diventa molto aggressivo;

CONSIDERATO

che queste persone di fatto limitano la libertà dei lavoratori Ferraresi e danno una pessima immagine della città a chi effettua visite organizzate;

TUTTO CIO’ PREMESSO

il sottoscritto chiede al Signor Sindaco e per esso all’Assessore delegato:
-che tipo di controlli ha effettuato la Polizia Municipale in Castello ed aree limitrofe;
-se questi venditori molesti che quotidianamente molti cittadini possono notare sono stati individuati;
-se l’autorità per l’ordine e la sicurezza pubblica pubblico ha adottato qualche provvedimento perché queste circostanze non si ripetano;
-quali provvedimenti intende proporre il sig. Sindaco perché gli autori di questi disturbi vengano messi in condizioni di non reiterare le molestie.

Annullata la biciclettata a S. Venanzio

Da Comune di Copparo

Copparo – Annullata la biciclettata a S. Venanzio
Si informa che, a causa di previsioni meteo avverse, è rinviato a data da destinarsi l’evento Lo spirituale nell’arte: itinerario in bici tra le 3 chiese di Copparo, Saletta e San Venanzio, organizzato dal Centro Studi Bacchelli e dalla Biblioteca Comunale di Copparo e previsto per oggi (sabato 6 maggio) alle ore 16,30.

Hera: ‘Cambia il finale’ per quasi 99.000 ingombranti

Da Hera

Il progetto si propone di dare nuova vita agli oggetti ancora utilizzabili e favorire un circuito del riuso virtuoso e solidale. Ottimi i risultati nel 2016: oltre 751 tonnellate di ingombranti raccolti e circa 532 tonnellate avviate al recupero, 20 onlus partner di Hera, circa 100 soggetti svantaggiati direttamente coinvolti. Coinvolta anche Ferrara: oltre 10 tonnellate raccolte, pari a 950 oggetti, da giugno a dicembre 2016

6.324 ritiri per complessivi 98.991 pezzi ritirati solo nel 2016, corrispondenti a oltre 751 tonnellate di ingombranti raccolti, di cui circa 532 tonnellate avviate al riuso: sono questi gli importanti risultati raggiunti grazie a ‘Cambia il finale’, il servizio di Hera attualmente attivo in 82 comuni emiliano-romagnoli e realizzato in collaborazione con Last Minute Market e 20 onlus locali, di cui, da giugno 2016, una nel ferrarese.
L’iniziativa si propone di dare nuova vita ai beni ingombranti, come mobili ed elettrodomestici, ma non solo, anche indumenti e giochi per bambini, usati ma ancora utilizzabili, alimentando un circuito virtuoso e solidale del riuso, in linea con i principi dell’economia circolare. Il valore sociale è amplificato dagli enti no profit locali partner del progetto: solo nel 2016 le 20 onlus partner dell’iniziativa hanno coinvolto un totale di 1.117 volontari e permesso ben 360 inserimenti lavorativi di soggetti svantaggiati, di cui 99 coinvolti direttamente nel progetto ‘Cambia il finale’. A questo si sommano i benefici ambientali: favorendo il riutilizzo, infatti, si contribuisce ad allungare la vita degli oggetti, a prevenire la produzione di rifiuti e a contrastare il fenomeno degli abbandoni su suolo pubblico.
Dall’avvio, nel marzo 2014, il progetto ha consentito di “cambiare il finale” per oltre 1.900 tonnellate di materiali.

Non solo ingombranti: nel ferrarese raccolti quasi 1.000 beni
‘Cambia il finale’ arriva a Ferrara: l’iniziativa ha permesso di raccogliere, in soli sei mesi, ben 950 tra mobili ed elettrodomestici, corrispondenti a oltre 10 tonnellate, di cui oltre 7 tonnellate sono state avviate al riuso.
Gli ottimi risultati sono stati raggiunti grazie all’adesione al progetto della Cooperativa Scacco Matto di Ferrara, dalla quale, in dicembre 2016, è stata creata una cooperativa spin off denominata Cooperativa Sociale Officina 78, che si occupa delle attività dedicate a ‘Cambia il finale’.
Da giugno a dicembre 2016 la onlus ha ricevuto quasi 200 telefonate ed effettuato un totale di 127 operazioni di ritiro, la totalità delle quali svolte a domicilio a titolo gratuito.

Come funziona ‘Cambia il finale’
Telefonando al Servizio Clienti Hera 800.999.500 (numero gratuito da rete fissa e mobile, attivo dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 22 e il sabato dalle 8 alle 18) per prendere l’appuntamento per il ritiro gratuito a domicilio degli ingombranti, se ancora in buone condizioni il cliente riceve i riferimenti per contattare gli enti no profit del territorio disponibili a provvedere al loro riutilizzo.
Le onlus partner si occupano del recupero dei materiali secondo modalità definite da ciascuna e dettagliate nel sito dedicato all’iniziativa www.gruppohera.it/cambiailfinale.
Non solo ingombranti: è già possibile donare agli enti no profit anche oggetti meno voluminosi come indumenti, soprammobili, libri, giochi per bambini, elettrodomestici di piccole dimensioni non più utilizzati e che purtroppo a volte vengono gettati nei cassonetti dell’indifferenziato. Nel caso invece in cui il mobile, l’elettrodomestico o l’oggetto non siano più riutilizzabili, il Servizio Clienti di Hera fornisce indicazioni per la consegna alla stazione ecologica più vicina oppure, nei comuni dove è attivo il servizio di ritiro gratuito dei rifiuti ingombranti, prende appuntamento con il cliente.

Un nuovo approccio al concetto di rifiuto
‘Cambia il finale’ è in linea con le più recenti norme in materia ambientale, che mettono al primo posto il contenimento della produzione dei rifiuti e il loro riutilizzo, passando da un modello lineare (produci, usa e getta) a un nuovo sistema circolare e virtuoso, come quello del riciclo e del riuso, nel quale i rifiuti si convertono in risorse. Con il progetto Hera intende anche promuovere l’attività di quegli enti no profit che, attraverso il recupero dei beni non più utilizzati dai cittadini, perseguono un obiettivo di responsabilità sociale di duplice valore, generando benefici sia per i propri membri sia per tutta la comunità. ‘Cambia il finale’ contribuisce, infatti, a valorizzare e sostenere il personale svantaggiato che le onlus locali impiegano per lo svolgimento dell’attività, attraverso la stipula di accordi con i Comuni, le Aziende Sanitarie, l’Autorità Giudiziaria e i centri di ascolto/assistenza per l’inserimento sociale di persone in difficoltà, attraverso l’utilizzo, ad esempio, di borse lavoro, tirocini formativi, reinserimenti lavorativi. Oltre a ciò, questo progetto ha il pregio di promuovere la partecipazione diretta o indiretta dei cittadini ad attività di volontariato.

Ulteriori informazioni sull’iniziativa sono disponibili sul sito all’indirizzo: www.gruppohera.it/cambiailfinale

L’associazione di ‘Cambia il finale’ che operano nel territorio di Ferrara

• Cooperativa Sociale Scacco Matto: via Ravenna, 32 – 44121 Ferrara; tel. 0532-092607.

Comacchio Day: il 13 maggio a Comacchio e sulla Costa

Da Ufficio Stampa – Ascom Ferrara

Comacchio Day fa rima per la seconda volta con la Solidarietà: si svolgerà sulla costa il prossimo 13 maggio (in caso di maltempo si replica il 20/05) l’iniziativa che prevede un ombrellone e e due lettini gratis per un giorno a fronte di un’offerta volontaria a favore diVola nel Cuore, la meritoria Onlus di Ferrara che si occupa di bambini ospedalizzati.
Un sostegno concreto che unisce solidarietà e turismo che Tiziano Menabò presidente di Vola nel Cuore sottolinea ricordando il percorso della Onlus: “Vola nel Cuore onlus nasce nel 2004 con la missione di supportare i bambini in stato di bisogno in area ospedaliera e non. Ha sviluppato servizi quali assistenza, clown-therapy, attività ludiche, pet-therapy, progetti in area pediatrica, donazioni di attrezzature mediche e interventi di miglioramento degli ambienti di cura dedicati ai bambini. Proprio al miglioramento della pediatria di comunità di Comacchio è dedicato l’evento del 13 maggio. Difatti grazie alle offerte dei turisti in cambio dell’ombrellone e dei due lettini messi a disposizione di AsBalneari e Coop Volano, potremo intervenire nel miglioramento del reparto, estendendo in tal modo il progetto, sempre di Vola nel Cuore “Un Reparto da Favola” avviato nei reparti pediatrici dell’ospedale di Cona (Fe). Luoghi più adatti alla fantasia dei bambini, per ridurre l’impatto emotivo del luogo di cura.Una grande opportunità grazie al volere di queste realtà balneari che già dall’anno scorso hanno sposato la nostra onlus e la nostra missione. A loro il nostro ringraziamento”.
Dunque tutti uniti sulla costa di Comacchio e dei suoi Lidi per la solidarietà verso i più piccini: Nicola Bocchimpani di AsBalneari spiega in qualità di promotore: “Si tratta di un progetto che coinvolge 7,5 km di costa (Volano, Scacchi, Pomposa e Nazioni) in un idea alla sua seconda edizione che ha un suo scopo sociale sostenendo Vola nel Cuore che poi farà ricadere le risorse su questo territorio sia a favore dei residenti che dei turisti” il riferimento è alla recentissima Pediatria di Gruppo al San Camillo.
“Non potevamo mancare a sostegno di questo progetto – anticipa Gianfranco Vitali che interviene a nome di Ascom Comacchio – è una splendida iniziativa che deve trovare il massimo supporto dei nostri associati e che salda in maniera esclusiva il rapporto tra Turismo e Sociale come è giusto che sia” mentre Davide Urban direttore generale di Ascom Ferrara spiega;” Comacchio e la sua Costa hanno nel loro DNA la solidarietà ed anche nel tempo libero e nello svago non ci dobbiamo dimenticare di chi è nei luoghi di cura, specie se si tratta di bambini. E’ inoltre un modo sano per promovalorizzare le attività commerciali che con grande sensibilità danno sostegno al sociale”.
Gianni Nonnato del Nuovo Consorzio Nazioni è chiaro: “Siamo alla seconda edizione di un bellissimo progetto che ci vede promotori convinti con AsBalneari. Il nostro consorzio d’altronde non vuole essere solo il motore di eventi turistici ma dedicarsi anche a chi soffre o si trova in uno stato di bisogno”. Un progetto che trova l’adesione convinta anche del Consorzio Lido di Volano per bocca di Luca Callegarini che dichiara: “Per il secondo anno gli stabilimenti balneari del Lido di Volano hanno aderito all’iniziativa benefica “Vola nel Cuore” a sostegno dell’infanzia con problemi cardiovascolari con l’obiettivo poter raccogliere risorse per la ricerca e per compensare le spese che le famiglie si trovano ad affrontare per offrire le migliori cure ai propri bambini” Un appello raccolto anche dalla Confesercenti: “A diffondere e proporre a tutti i propri associati l’iniziativa “Vola nel Cuore” – come ricorda Roberto Bellotti della Confesercenti Delta – a sostegno dei bambini cardiopatici. In particolare oltre alle iniziative promosse dagli stabilimenti balneari, anche le attività di ristorazione, bar, gelaterie, che hanno aderito offriranno sconti o consumazioni gratuite a fronte di una piccola donazione”.
Le offerte verranno raccolte in apposite urne fornite alle attività aderenti da Vola nel Cuore.

La newsletter del 4 maggio 2017

La newsletter del 4 maggio 2017

BIBLIOTECA ARIOSTEA – Incontro con l’autore venerdì 5 maggio alle 17

Con Giovanni Guerzoni alla ricerca della ‘mostruosità’ nell’Orlando Furioso

04-05-2017

Propone un percorso alla ricerca di ‘deformità e mostruosità nell’Orlando Furioso’ il volume di Giovanni Guerzoni dal titolo ‘L’anello di Melissa’ che sarà presentato venerdì 5 maggio alle 17nella sala Agnelli della biblioteca comunale Ariostea (via delle Scienze 17, Ferrara). L’incontro, a cura del Centro Etnografico Ferrarese, sarà introdotto da Angelo Andreotti e Roberto Roda.
Dialogherà con l’autore Michele Collina, autore della prefazione.

LA SCHEDA a cura degli organizzatori
Nell’Orlando furioso il ‘meraviglioso’ è la dimensione che corre accanto a quella del reale o, quantomeno, del verosimile. Questi due piani spesso si incontrano grazie all’intervento di maghi, streghe, oggetti magici, creature mostruose o fantastiche. Giovanni Guerzoni, come Astolfo in sella all’Ippogrifo, vola sul poema alla ricerca di tutti quei luoghi in cui ‘meraviglioso’, e ‘mostruoso’, si manifestano. Lo fa con la sorridente, ma consapevole, leggerezza non sempre consueta in un giovane (il lavoro è un elaborato confezionato ai tempi dell’Università e riemerge dagli archivi del Centro Etnografico Ferrarese di cui Guerzoni è stato attivissimo collaboratore) che ricorda quella dell’Ariosto; con la puntualità di un umanista curioso di cose straordinarie e con un acume critico già maturo e in grado di mettere abilmente in relazione i fatti narrati con la dimensione simbolica e allegorica propria della grande letteratura. Siamo così guidati attraverso un viaggio lungo il poema che è pure il viaggio dei paladini e delle eroine che ne percorrono le strade costantemente alla ricerca di qualcosa, e che si imbattono nel mondo delle meraviglie ariostesche che è ora minaccia verso la virtù, ora tentazione alla quale resistere o cedere, ora completamento alla dimensione, egualmente misteriosa, del reale. Un reale che, nel Cinquecento così come oggi, per Ariosto così come per il lettore contemporaneo, forse non basta più.

Giovanni Guerzoni vive e scrive nella città dov’è nato e insegna al Liceo artistico “Dosso Dossi”.

CENTRO DOCUMENTAZIONE MONDO AGRICOLO FERRARESE – Domenica 7 maggio alle 16 a San Bartolomeo in Bosco. Ingresso libero

Al MAF i premi nazionali “Ribalte di Fantasia” per gli artisti dei burattini e dei pupazzi animati

04-05-2017

(Comunicazione a cura degli organizzatori)

Ritorna al MAF Centro di Documentazione del Mondo Agricolo Ferrarese di San Bartolomeo in Bosco l’atteso appuntamento con il teatro di burattini. Domenica 7 maggio, a partire dalle 16, il Museo del mondo rurale si trasformerà in una piccola capitale del mondo dei burattini e dei pupazzi animati, grazie all’arrivo di artisti provenienti da tutta Italia, ai quali sarà consegnato il Premio nazionale “Ribalte di Fantasia“, per essersi particolarmente distinti l’anno scorso per copioni, spettacoli, incontri con il pubblico, progetti scolastici e apprezzamento popolare. Nel trentennale d’istituzione del Premio, si è registrato pure il record assoluto dei materiali presentati, dimostratisi peraltro di alto valore artistico. I premi “Ribalte di Fantasia 2016” sono stati assegnati a: Franco Simoni, Ferrara (alla carriera); Giacomo Onofrio, Carpenedolo, Brescia (alla carriera); Riccardo Pazzaglia, Bologna (alla eccelsa continuità artistica); Maurizio Corniani, Mantova (alla eccelsa continuità artistica); Vittorio Zanella, Castenaso, Bologna (alla eccelsa ecletticità artistica); Vladimiro Strinati, Cervia, Ravenna (all’Arte, fra tradizione e innovazione); Compagnia Le calzebraghe, Catania/La Spezia (all’Arte come impegno civile); Elis Ferracini e Maurizio Mantani, Busto Arsizio, Varese/Anzola Emilia/Bologna (all’Arte come impegno civile); Cristian Bonacina, Ghisalba, Bergamo (alle nuove generazioni artistiche); Classe III della scuola primaria “Don Giovanni Fornasini”, Alto Reno Terme, Bologna (Progetti scolastici; insegnante Nadia Nucci); Sandra Pagliarani, Bologna (all’Arte burattinesca, tra fiaba e letteratura); Margherita Cennamo, Bologna (all’Arte burattinesca, tra fiaba e letteratura); Amleto Gardenghi, Vergato, Bologna (alla tradizione del Teatro amatoriale).

Il Premio “Ribalte di Fantasia” venne ideato nel 1988 da Otello Sarzi e da Giorgio Vezzani per segnalare i burattinai italiani che maggiormente si fossero distinti per valore artistico nello spettacolo tradizionale e, soprattutto, nelle esperienze innovative.
Gli artisti premiati offriranno al pubblico alcune esemplificazioni dei repertori premiati. L’incontro culturale prevederà pure l’inaugurazione della mostra di fondali della Raccolta di Riccardo Pazzaglia, in esposizione fino al prossimo 4 giugno.
L’ormai tradizionale appuntamento al MAF si concluderà con l’altrettanto tradizionale buffet a base di prodotti ferraresi, riservato a tutti i partecipanti.
L’iniziativa è promossa dal Comune di Ferrara, dal MAF, dall’Associazione omonima e dalla rivista di tradizioni popolari “Il Cantastorie” e si avvale del Patrocinio della Regione Emilia-Romagna.

 

MAF-Centro di Documentazione del Mondo Agricolo Ferrarese – Via Imperiale, 263 – 44124 – San Bartolomeo in Bosco (Fe) Tel. 0532 725294 e-mail: info@mondoagricoloferrarese.it

INFORMAGIOVANI – Iscrizioni entro venerdì 5 maggio alle 13 e il gioco lunedì 8 maggio alle 15 dalla sede di piazza Municipio

Grande caccia al tesoro per i ragazzi tra 16 e 29 anni

04-05-2017

Lunedì 8 maggio 2017 alle 15 dalla sede di Informagiovani – Eurodesk del Comune di Ferrara (piazza Municipale, 23) prenderà il via la grande caccia al tesoro “Trova il tesoro, scopri l’Europa” a cui possono partecipare tutti i giovani dai 16 ai 29 anni.
Sarà una caccia al tesoro “europea”, perché il filo conduttore sarà proprio l’Europa per i giovani: la prima settimana di maggio infatti è dedicata a loro in tutta l’Unione (“Settimana Europea della gioventù”), e il 9 maggio si celebra la “Festa dell’Europa”; inoltre quest’anno ricorre il 30° anniversario del programma Erasmus – insomma, molte occasioni per riflettere sul significato dell’Unione Europea e sui benefici in termini di mobilità per la formazione, il lavoro, il volontariato e l’istruzione che essa ha portato in particolare ai giovani.

Alla Caccia la Tesoro possono partecipare squadre con minimo due e massimo 5 componenti; l’iscrizione va fatta entro le 13 di venerdì 5 maggio consegnando alla sede dell’Informagiovani (o inviando via mail) il modulo compilato e firmato, compresa la liberatoria per i minorenni.

A tutti i partecipanti verrà consegnato il “kit di caccia”, e i componenti delle tre squadre vincitrici saranno premiati con bellissimi premi:
Primo posto: braccialetto fitness
Secondo posto: kit obiettivi fotografici per smartphone
Terzo posto: cuffia Sony ad archetto
Organizza la tua squadra con i tuoi amici e iscrivetevi subito! Il numero delle squadre è limitato a 10. Per saperne di più, leggete il regolamento!

Il modulo di iscrizione si può scaricare dal sito web www.informagiovani.fe.it o ritirare direttamente all’Informagiovani, aperto lunedì, martedì, giovedì e venerdì 10-13; martedì e giovedì anche 14.30-17.30 (mercoledì e sabato chiuso).

Per info: Informagiovani, piazza Municipio 23, Ferrara, tel. 0532 419590, fax 0532 419490, email  informagiovani@comune.fe.it, www.informagiovani.fe.it

(Comunicato a cura di Informagiovani del Comune)

BIBLIOTECA BASSANI – Sabato 6 maggio alle 10.30 l’incontro incentrato sui giovanissimi nella sala di via Grosoli 42

Tavola rotonda sul tema delle dipendenze patologiche

04-05-2017

Una tavola rotonda sul tema delle dipendenze patologiche con particolare riferimento al mondo dei giovanissimi è organizzata per sabato 6 maggio 2017 alle 10.30 nell’Auditorium della Biblioteca Giorgio Bassani, in via Grosoli 42 a Ferrara (zona Barco) con il titolo “Tra dipendenze e libertà, una giornata contro le vecchie e nuove dipendenze”.

LA SCHEDA a cura degli organizzatori
Il comitato “VivabarcoViva, il centro di promozione sociale Barco, l’associazione Famiglie contro la droga, in collaborazione con l’Associazione provinciale club alcologici territoriali (Apcat) e l’Associazione alcolisti anonimi (A.A.), Gruppo Aurora, Fuori dal gioco, l’Istituto comprensivo “Cosmè Tura” (Classi II F e II G della scuola secondaria superiore di primo grado Barco) promuovono una giornata contro le vecchie e nuove dipendenze.

Il termine “dipendenza patologica”, deriva dal latino “addictus” (termine utilizzato nell’Antica Roma per indicare lo schiavo o il servitore che diveniva tale per non poter pagare i debiti, la cui condizione durava fino all’estinzione del debito) ed emerse negli ambienti scientifici inizialmente per descrivere la condizione di schiavitù che si instaurava con l’uso di droghe. Sebbene le dipendenze principali e maggiormente conosciute siano state fino a pochi decenni fa quelle inerenti alle droghe e all’alcool, oggi più che mai è vivo l’interesse per un altro gruppo di dipendenze, legate a oggetti o comportamenti presenti nella vita quotidiana di tutti e che non hanno nulla a che vedere con l’abuso di sostanze. La dipendenza da sesso, Internet, shopping compulsivo, gioco d’azzardo, lavoro eccessivo, così come la ricerca continua e incessante di esperienze sentimentali e di stati di innamoramento, costituiscono un gruppo eterogeneo comunemente definito come “dipendenze comportamentali” o “nuove dipendenze”. Esse sembrano essere l’espressione di un disagio psichico profondo e di un malessere culturale vasto e pervasivo, richiamando la nostra attenzione sulla necessità di ascoltare e decodificare una domanda di aiuto che si esprime spesso con modalità paradossali.

Presenta e coordina G. Paolo Giberti. Interverrà Marica Malagutti, psicologa e psicoterapeuta Sono previsti brevi interventi dei rappresentanti delle varie Associazioni, nonché degli alunni e insegnanti delle classi II F e II G, della scuola media Cosmè Tura Barco, che saranno presenti in sala.

L’incontro è particolarmente rivolto a genitori, educatori, insegnanti e a tutti coloro che, a vario titolo, lavorano con bambini e ragazzi.

Per info: Biblioteca Giorgio Bassani, via Grosoli 42, Ferrara, info.bassani@comune.fe.it, tel. 0532 797414.

ASSESSORATO ALLO SPORT – Manifestazione non competitiva organizzata da Consorzio Oltrepò mantovano in collaborazione con i Comuni rivieraschi

Dall’1 al 3 settembre la “1.a discesa a remi Mantova-Ferrara”, in canoa lungo il Po

04-05-2017

Si è svolta in mattinata (giovedì 4 maggio) nella residenza municipale la presentazione dell’iniziativa di carattere sportivo, ecologico e culturale “Prima discesa a remi Mantova-Ferrara”in programma da venerdì 1 a domenica 3 settembre 2017.

All’incontro con i giornalisti erano presenti l’assessore allo Sport del Comune di Ferrara Simone Merli, l’assessore del Comune di Sermide e Felonica Vittorino Malagò, il responsabile del Settore Sport del Comune di Mantova Massimo Rima e il presidente della Cooperativa CampaPo Andrea Bassoli.

“Ospitiamo oggi uno dei molti eventi che coinvolgono in questi anni la nostra città, risultato di una forte collaborazione fra istituzioni, sponsor e volontariato.- ha affermato l’assessore Simone Merli – Nell’occasione infatti opereremo in sinergia con i Comuni circostanti, insieme impegnati a dar vita ad importanti obiettivi. Certo, fra questi, in particolare quello di valorizzare e accrescere proprio attraverso l’attività sportiva le potenzalità turistiche e attrattive del nostro territorio”.

 

(Comunicazione a cura degli organizzatori)

1-2-3 settembre 2017 – 1a DISCESA A REMI – MANTOVA FERRARA NON COMPETITIVA
Il Consorzio Oltrepò mantovano organizza nell’ambito del settore Sport,Turismo e promozione del territorio per l’anno 2017 la “Prima discesa a remi Mantova-Ferrara“, un’iniziativa sportiva che tocca anche altri aspetti come quello ecologico e storico-culturale.
Gli enti che amministrano questo vasto territorio, che congiunge Mantova con Ferrara toccando tre regioni e altrettante province, negli ultimi anni hanno sviluppato svariate progettualità volte all’incentivazione del turismo lento, attraverso l’uso combinato della bicicletta e della motonave, sfruttando come via di comunicazione proprio il Po e i suoi canali secondari, con le piste ciclabili annesse, che scorrono a ridosso del fiume.
L’iniziativa ha una evidente importanza quale occasione di praticare sport non agonistico all’aria aperta e questo evento si contraddistingue per un particolare valore storico, in quanto con il suo svolgimento permette di unire due città, Mantova, che è affacciata sui laghi interni che la circondano fin dal XII° secolo, e Ferrara che è affacciata lungo via ripagrande sul fiume Po. Queste città per secoli ebbero legami tra loro specialmente in epoca rinascimentale, sia per la vicinanza, che per le comodità dei collegamenti lungo le vie d’acqua, le quali hanno sempre rappresentato nel passato il modo più comodo di viaggiare e di trasportare le merci. Dal punto di vista ecologico, la frequentazione del fiume, stimola la sensibilità alla natura quindi il rispetto e aiuta a contrastare il degrado. Chi naviga su un fiume, infatti, effettua anche inconsapevolmente un servizio di pubblica utilità attraverso il monitoraggio periodico, ma continuo del corso d’acqua. Difficilmente al fruitore del fiume sfuggono fenomeni come l’erosione delle sponde, gli eventuali disboscamento illegali, l’immissione di sostanze inquinanti, i prelievi illegali d’acqua, la moria di pesci e quant’altro.
Queste sono tutte criticità che un monitoraggio tradizionale attuerebbe con molta difficoltà, anche per la scarsità di risorse economiche ed umane. Sotto l’aspetto turistico, l’evento mira a valorizzare un territorio ricco di elementi storico-artistici e culturali come i monumenti, le chiese e i musei ed enogastronomici come i prodotti tipici locali di qualità. Il tavolo tecnico costituitosi per lavorare sulla organizzazione dell’evento comprende i referenti e funzionari pubblici dei Comuni di Ferrara (servizio sport), Comune di Mantova (settore sport e turismo), Provincia di Mantova (settore sport) , Comuni di Sermide-Felonica, Ostiglia, Revere, Bondeno e i referenti del Consorzio Oltrepò mantovano e vede come Ente organizzatore per il servizio di gestione, organizzazione logistica, segreteria organizzativa, comunicazione e promozione dell’evento la Soc. Coop. Agr. CampaPo di Pieve di Coriano (MN).
Il percorso interessato dall’evento ha una lunghezza di circa 100 chilometri ed è caratterizzato da tre diversi segmenti.
1 settembre – Primo segmento: dal lago inferiore di Mantova a Revere-Ostiglia (circa 35 Km).
2 settembre – Secondo segmento: da Revere-Ostiglia a Sermide-Felonica (circa 30 Km);
3 settembre – Terzo ed ultimo segmenti: da Sermide-Felonica alla conca di Pontelagoscuro e alla darsena di San Paolo di Ferrara attraverso il Canale Boicelli (circa 35 Km).
La discesa avrà una durata di tre giorni con due tappe intermedie e sarà aperta a tutti i tipi di imbarcazioni a remi. I due pernottamenti sono previsti, il primo sulle rive di Revere ed Ostiglia, mentre il secondo nelle aree attrezzate delle golene presso le realtà nautiche di Sermide e Felonica. Si prevedono i pernottamenti in aree predisposte a campeggio, per chi sarà munito dell’attrezzatura, oppure si potrà usufruire delle strutture ricettive presenti nelle vicinanze e comunque a disposizione previo accordi con l’organizzazione.
Saranno inoltre previste possibili sistemazioni in strutture comunali, come nelle palestre dei comuni ospitanti, in tal caso i partecipanti dovranno comunque avere un’attrezzatura propria, quale materassino e sacco a pelo. Agli accompagnatori dei partecipanti vengono offerte le medesime opportunità di pernottamento, sia per i partecipanti che per gli accompagnatori è richiesta la prenotazione come da regolamento che seguirà in tempi successivi. L’organizzazione predisporrà, per chi inoltrerà regolare prenotazione, le varie soluzioni di pernottamento, le cene in occasione dei
due pernotti e anche degli intrattenimenti serali, tre ristori a metà delle rispettive tappe e tre merende appena al termine di ciascuna. Per le prime colazioni non è previsto il servizio, in ogni caso l’organizzazione prenderà accordi con esercizi commerciali nelle immediate vicinanze per poter soddisfare le varie necessità di partecipanti e accompagnatori.
L’arrivo a Ferrara sarà seguito da una breve cerimonia e dalla consegna degli attestati di partecipazione.
Al termine sarà servito un aperitivo con la degustazione dei prodotti tipici locali offerti da alcuni dei Comuni rivieraschi.

Programma
1 settembre – 1a giornata
lunghezza della prima tappa circa 35 km (di cui i primi 15 km in assenza di corrente da Campo Canoa a Foce Mincio).

L’arrivo dei canoisti è previsto per le 7.30 presso il Campo Canoa sul Lago Inferiore di Mantova, dove verrà dato loro il materiale dell’iscrizione e il Kit; il tempo per predisporre le canoe e alle 8 dovranno partire per portare le auto al punto di arrivo a Revere dove alle 8.45 partirà il bus navetta che li riporterà al punto di partenza a Mantova.

ore 09.30 Cerimonia di inaugurazione dell’evento

ore 10.00 Raduno e partenza dal Campo Canoa di Mantova

ore 13.30 Sosta sulla spiaggia di Mirasole con merenda organizzata dalla Associazione La Piarda di Quingentole

ore 17.00 Arrivo alla Canottieri di Revere

Presso l’attracco della Canottieri di Revere i canoisti verranno accolti con una merenda e successivamente saranno accompagnati con un bus navetta alle docce presso la palestra del centro sportivo di Revere; il tutto organizzato in collaborazione con il Comune, la Pro Loco e la Canottieri di Revere.

Nel tardo pomeriggio sarà possibile visitare la Riserva naturale Isola Boschina di Ostiglia accompagnati da una guida del WWF.

La serata prevede lo spostamento dei canoisti e dei loro accompagnatori con il bus navetta da Revere a Ostiglia dove alle ore 21.00 ci sarà la cena e l’intrattenimento musicale organizzato da Comune e Pro Loco di Ostiglia. Alle ore 23.30 il bus navetta riaccompagnerà i canoisti da Ostiglia a Revere per il pernottamento.

2 settembre – 2a giornata
lunghezza della seconda tappa circa 30 km

L’arrivo dei canoisti è previsto per le 7.30 alla Canottieri di Revere dove agli iscritti della seconda giornata verrà dato loro il materiale dell’iscrizione e il Kit; il tempo per predisporre le canoe e alle 8.00 dovranno partire per portare le auto al punto di arrivo a Felonica dove alle 8.30 partirà il bus navetta che li riporterà al punto di partenza a Revere.

ore 09.00 Raduno e partenza da Revere

ore 11.00 Sosta sulla spiaggia di Carbonara di Po con merenda organizzata dalla Nautica Sermide

ore 14.00 Arrivo alla Canottieri di Felonica

Il pranzo per canoisti e accompagnatori alle ore 14.00 si svolgerà a Felonica e sarà organizzato in collaborazione con il Comune di Sermide-Felonica, la Proloco e la Canottieri di Felonica.

Presso l’attracco fluviale di Felonica i canoisti avranno successivamente la possibilità di fare le docce e di predisporsi nelle zone preposte per il pernottamento.

L’organizzazione della giornata prevede nel pomeriggio la visita del Museo della Seconda Guerra Mondiale di Felonica, lo spostamento dei canoisti e dei loro accompagnatori con il bus navetta alla visita della Idrovora di Moglia di Sermide e infine a Sermide presso l’area nautica dove alle 21.00 ci sarà la cena e l’intrattenimento musicale organizzato da Comune di Sermide-Felonica e Proloco di Sermide. Alle ore 23.30 il bus navetta riaccompagnerà i canoisti da Sermide a Felonica per il pernottamento.

3 settembre – 3a giornata
lunghezza della terza tappa circa 35 km (di cui 7 km in assenza di corrente dal mandracchio di valle della conca di Pontelagoscuro alla darsena di Ferrara)

L’arrivo dei canoisti è previsto per le 7.00 alla Canottieri di Felonica dove agli iscritti della terza giornata verrà dato il materiale dell’iscrizione e il Kit; il tempo per predisporre le canoe e alle 7.30 dovranno partire per portare le auto al punto di arrivo a Ferrara dove alle 8.15 partirà il bus navetta che li riporterà al punto di partenza a Felonica.

ore 09.00 Raduno e partenza da Felonica

ore 10.30 Prima sosta a Bondeno, zona Salvatonica, con merenda organizzata da Comune e Pro Loco di Bondeno

ore 14.00 Seconda sosta presso il mandracchio di valle della conca di Pontelagoscuro

ore 16.30 Arrivo alla Darsena di Ferrara

A Ferrara all’arrivo i canoisti verranno accolti con una merenda; successivamente avverrà la cerimonia conclusiva dell’evento con le premiazioni e la consegna degli attestati, il tutto organizzato in collaborazione con il Comune di Ferrara.
INFORMAZIONI
Le tre giornate della discesa a remi non competitiva da Mantova a Ferrara sono una splendida occasione per conoscere il nostro territorio; la Cooperativa CampaPo di Pieve di Coriano si sta occupando dell’organizzazione operativa dell’evento per conto del Consorzio Oltrepò Mantovano.

La Soc. Coop. Agr. CampaPo con il Consorzio Oltrepò mantovano e le strutture organizzative sta affrontando tutti gli aspetti necessari per fare di questo evento un appuntamento fisso nell’Oltrepò Mantovano per molti anni.

La nostra attenzione è particolarmente concentrata sull’accoglienza degli iscritti e dei loro accompagnatori, con particolare attenzione alla sicurezza e al coordinamento puntuale delle tappe, dei pasti lungo il percorso, in cui non mancheranno assaggi di prodotti tipici, e dei pernottamenti.

Vi saranno servizi di navetta per gli spostamenti dei canoisti e per permettere agli accompagnatori di visitare il territorio grazie ai pacchetti turistici che CampaPo intende proporre oltre alla possibilità di accompagnare i canoisti dalla sommità arginale con il noleggio gratuito delle biciclette della flotta dell’Oltrepò Mantovano.

CampaPo sarà a disposizione per garantire un servizio di informazione sull’accoglienza con l’obiettivo di fornire i contatti in merito ad agriturismi, ai bed and breakfast e ad altre forme di ospitalità sul territorio.

Sarà necessaria la massima puntualità dei canoisti al fine di permettere il regolare svolgimento dell’evento.

Per un corretto svolgimento della manifestazione saranno prese tutte le precauzioni necessarie con l’invito rivolto ai partecipanti di considerare l’evento come una promozione e conoscenza del territorio tenuto conto che la manifestazione ha tutt’altro che le caratteristiche di un evento competitivo; la sicurezza sui luoghi di ristoro, la sicurezza in acqua, le coperture assicurative, l’assistenza sanitaria in acqua, il servizio di accompagnamento dell’ambulanza sulla sommità arginale sono misure necessarie per lo svolgimento della manifestazione in sicurezza.

Saranno effettuate le premiazioni l’ultimo giorno a Ferrara e saranno consegnati particolari riconoscimenti con prodotti tipici ai particolari tipologie di partecipanti.

Maggiori informazioni saranno consultabili alla voce “Regolamento” disponibile a breve.

Per gli accompagnatori stiamo studiando un programma alternativo con visite alle più importanti risorse culturali del territorio e nello stesso tempo che permetta loro di stare vicino ai canoisti, di poter comunque pranzare e cenare con loro; saremo ben felici di farli soggiornare presso le strutture ricettive del territorio.

Per coloro che invece decideranno di seguire i canoisti in camper saranno disponibili le aree di sosta che in quel periodo saranno a loro riservate.

Lo staff organizzativo sarà presente e a disposizione per qualsiasi cosa in ogni fase della discesa a remi.

Per info: tel. 327 2266738 – info@discesaremifiumepo.euwww.discesaremifiumepo.eu

 

SPORT – Al via anche nella nostra città il progetto nazionale ‘SportAntenne’ lanciato dall’Uisp

Ferrara città ‘antenna’ contro le discriminazioni

04-05-2017

C’è anche Ferrara tra le sedici città italiane promotrici del progetto nazionale dell’Uisp ‘SportAntenne‘ per prevenire e combattere le discriminazioni etniche e razziali anche attraverso lo sport.
Finanziato dal Ministero dell’Interno e dall’Unione Europea (Fondo Fami 2014-2020), in collaborazione con l’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), il progetto prevede l’organizzazione di iniziative per favorire l’informazione e l’emersione di comportamenti discriminatori, oltre ad attività sportive come strumento di mediazione interculturale e di sostegno all’integrazione.
I dettagli del progetto e della partecipazione di Ferrara sono stati illustrati stamani in conferenza stampa dall’assessore comunale allo Sport Simone Merli, assieme al responsabile delle Politiche internazionali di Uisp Ferrara Carlo Balestri, al coordinatore di SportAntenne Ferrara Andrea De Vivo e a Giulia Bonora ‘Antenna’ ferrarese del progetto. “Siamo pronti e disponibili – ha dichiarato quest’ultima – a ricevere qualsiasi tipo di segnalazione, via telefono o mail, circa episodi di discriminazione da parte di diretti protagonisti o di testimoni. Segnalazioni che inoltreremo anche all’Unar, per poi attivarci per la risoluzione diretta del caso e per l’organizzazione di eventi sportivi di mediazione dei conflitti nei contesti di riferimento degli episodi”.
“Esistono – ha sottolineato l’assessore Merli – due livelli di discriminazione: uno materiale, legato a casi specifici, e uno di fondo, determinato dalla non possibilità di accesso alle stesse opportunità per tutti, in funzione soprattutto delle condizioni economiche di provenienza. Spero che questo tipo di iniziativa possa contribuire a prevenire e risolvere molti di questi casi, in parallelo anche con altri servizi”.
Per segnalare episodi di discriminazione a Ferrara occorre contattare l’Antenna Uisp al numero ditelefono 0532 907690 o all’indirizzo di posta elettronica: sportantenne.ferrara@uisp.it oppure ilnumero verde Unar 800901010

LA SCHEDA a cura degli organizzatori
SportAntenne – Prevenzione, Emersione e Mediazione per combattere le discriminazioni”

Un progetto di sport sociale per prevenire e contrastare le discriminazioni razziali: Uisp protagonista di integrazione e di rispetto in tutta Italia

Con il progetto “SportAntenne” lo sport per tutti scende in campo in 16 città italiane per sensibilizzare e prevenire attraverso lo sport le discriminazioni etniche e razziali che esistono nel nostro Paese. “SportAntenne” è un progetto nazionale promosso dall’Uisp e finanziato dal Ministero dell’Interno e dall’Unione Europea – Fondo Fami 2014-2020, in collaborazione con l’Unar. L’obiettivo è quello di prevenire e contrastare le discriminazioni etniche e razziali nei confronti dei cittadini di Paesi terzi, attraverso “antenne” collocate in 16 città italiane.
“Sintonizzati sulla nuova frequenza contro le discriminazioni”: questo è lo slogan nazionale del progetto. Ovvero: chiunque abbia subìto o sia stato testimone di un episodio di discriminazione, di molestia fisica o verbale, può contattare l’Antenna Uisp della propria città o il numero verde Unar 800901010. Verrà offerto orientamento e supporto per il rispetto dei diritti e della dignità di ogni persona.
Gli interventi di mediazione che l’Uisp metterà in campo consisteranno sia nel tentativo di risoluzione diretta dei singoli casi, sia nell’organizzazione di manifestazioni ed eventi sportivi e parallele azioni di sensibilizzazione nei contesti di provenienza delle segnalazioni.
Saranno quindi organizzate iniziative per favorire l’informazione e l’emersione di comportamenti discriminatori, insieme ad attività sportive come strumento di mediazione interculturale e di sostegno all’integrazione, in attuazione di quanto previsto dal Piano nazionale d’azione contro il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza.
“SportAntenne” è un progetto per l’integrazione e il rispetto tra tutte le persone nel nostro Paese. E’ promosso dall’Uisp – Unione Italiana Sport Per tutti, finanziato dal Ministero dell’Interno e cofinanziato dall’Unione Europea-Fondo Fami 2014-2020, in collaborazione con l’Unar – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali. Sono partner del progetto: Liberi Nantes ASD, Il Sicomoro Cooperativa sociale Onlus, Stella del Sud ASD. Si tratta di associazioni sportive e cooperative sociali con una lunga esperienza sull’integrazione e l’antirazzismo.
“SportAntenne” è un progetto nazionale con presidi in 16 città: Alessandria, Bergamo, Bolzano, Caserta, Ferrara, Firenze, Giarre (Ct), Macerata, Matera, Nuoro, Roma, Taranto, Terni, Torino, Trento, Vicenza.

MAGGIO ESTENSE 2017 – Domenica 7 maggio alle 11 percorso culturale a partecipazione gratuita

Francolino e la sua storia raccontate da Francesco Scafuri e Gianluca Lodi

04-05-2017

Sarà la frazione di Francolino la prima delle due protagoniste degli incontri di riscoperta della storia del territorio organizzati, per il “Maggio Estense” 2017, dal Comune di Ferrara (Assessorato ai Beni Monumentali in collaborazione con l’Assessorato al Decentramento). L’appuntamento è perdomenica 7 maggio alle 11 davanti alla chiesa parrocchiale di San Marco Evangelista (via Calzolai 224 a Francolino) per un percorso storico-artistico aperto liberamente alla partecipazione di tutti gli interessati.
Durante l’incontro, organizzato in collaborazione con la locale parrocchia, la Pro Loco, l’associazione De Humanitate Sanctae Annae e il Servizio comunale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, gli esperti Francesco Scafuri e Gianluca Lodi ricorderanno le vicende storiche e i personaggi legati alla frazione, in particolare dal periodo estense fino al Novecento, quando il paese era conosciuto per le tante botteghe dei calzolai. Richiameranno, inoltre, l’attenzione dei partecipanti su alcuni beni significativi del paese, in un avvincente susseguirsi di fatti curiosi e avvenimenti che caratterizzarono l’intera comunità. Al termine dell’iniziativa si potrà visitare l’interessante mostra “C’era una volta Francolino. Storia di una comunità dalle carte dell’archivio parrocchiale”, a cura di Cristina Viaro e Maria Teresa Guerrini, un’occasione imperdibile per vedere antichi manoscritti e immagini d’epoca.
Al termine dell’iniziativa (a ingresso gratuito), che si svolgerà anche in caso di pioggia, sarà offerto un piccolo rinfresco.
Il secondo appuntamento con le escursioni culturali del Maggio Estense 2017 è in programma a Quartesana domenica 21 maggio alle 10 (ritrovo sul sagrato della chiesa di San Giorgio Martire, via Comacchio 1209)

Iniziativa promossa da: Comune di Ferrara – Assessorato ai LL.PP. e Beni Monumentali, in collaborazione con Assessorato al Decentramento e Sport.
Coordinamento e organizzazione:
Ufficio Ricerche Storiche, Servizio Beni Monumentali-Centro Storico, Comune di Ferrara.
Per info:  (f.scafuri@comune.fe.it; m.moggi@comune.fe.it)

v. anche CronacaComune del 28 aprile 2017

ASSESSORATO SICUREZZA URBANA – Alcuni dati a oltre un mese dall’avvio delle attività sul territorio

Primo Bilancio della convenzione sulla “Sicurezza partecipata”

04-05-2017

La Convenzione per la “Sicurezza partecipata” tra il Comune di Ferrara, Questura di Ferrara e le associazioni delle Guardie Particolari Giurate Volontarie G.E.V. Nucleo Agriambiente Ferrara e SVA LEGAMBIENTE, ha preso formalmente l’avvio dal 26 marzo 2017. A poco più di un mese da quella data l’Amministrazione comunale ha tracciato un primo bilancio che si riassume principalmente nell’effettuazione di 32 servizi con l’impiego di 76 Guardie Particolari Giurate Volontarie appartenenti alle tre diverse associazioni.

Nell’ambito di questa attività di prevenzione e di vigilanza su comportamenti illeciti, puntualmente rapportata alla Polizia Municipale che coordina i volontari, come pure alla Questura, sono state contestate dai vari gruppi di volontariato anche 5 violazioni di cui una per l’abbandono sul suolo pubblico di deiezioni animali, una per non avere iscritto il proprio animale all’anagrafe canina e tre per inottemperanza al divieto di accesso con i cani nelle aree verdi pubbliche.

In città le aree verdi attrezzate e tabellate con diversi divieti, in particolare quello di condurre i cani anche se al guinzaglio, sono numerosissime perciò quelle della zona Gad non costituiscono un caso isolato, nè le segnalazioni trasmesse alla Polizia Municipale per garantire il rispetto dei divieti.

E’ stata inoltre sorpresa una persona di anni 49 di nazionalità marocchina, che espletava le proprie esigenze fisiologiche fuori dai luoghi a ciò destinati. I volontari, non avendo la qualifica per sanzionare queste violazioni, hanno bloccato l’uomo fino all’arrivo della Municipale, chiamata sul posto come prevede la convenzione, che ha infine verbalizzato l’accaduto.

Inoltre, nell’espletamento di questi servizi, le Guardie Particolari Giurate Volontarie hanno proceduto anche ad alcune decine di verifiche sulla presenza di microchip nei cani.

In ossequio agli obiettivi della Convenzione che intende realizzare una presenza attiva su un territorio critico come quello della GAD, finalizzata alla collaborazione aggiuntiva e non sostitutiva tra le Guardie Volontarie e il Corpo di Polizia Municipale per promuovere l’educazione e il rispetto della legalità la salvaguardia dell’ambiente e il contrasto al degrado, queste hanno segnalato alla Municipale varie situazioni di degrado tra cui l’abbandono di rifiuti, la presenza di oggetti pericolosi per il transito dei pedoni sulle mura, il guasto di una fontana pubblica.

Le Guardie volontarie, che hanno pure il compito di osservare e segnalare alle forze dell’ordine eventuali attività delittuose o comunque di loro interesse, hanno infatti inviato numerose segnalazioni alla Questura di Ferrara con l’indicazione di situazioni e veicoli sospetti, successivamente gestite per le opportune indagini.

In varie occasioni i volontari sono stati avvicinati dai cittadini che hanno espresso la loro soddisfazione per l’attività intrapresa.

 

Comunicazione a cura della Polizia Municipale Terre Estensi

CENTRO IDEA – Venerdì 5 maggio alle 10.30 nella Sala Scotti dell’Istituto superiore di via Pontegradella

“Educare alla legalità”: Libero Mancuso incontra gli studenti del Copernico-Carpeggiani

04-05-2017

L’ex magistrato Libero Mancuso incontra gli studenti dell’Istituto ferrarese Iti Copernico-Carpeggiani di Ferrara. L’incontro tra il testimone della legalità in processi-chiave della storia italiana e i ragazzi si terrà venerdì 5 maggio alle 10.30, nella Sala Scotti dell’Iti Copernico-Carpeggiani di Ferrara (via Pontegradella 25). Libero Mancuso affronterà  il tema “Educare alla legalità” con gli studenti del biennio nell’ambito del Green Social Festival promosso dal Centro Idea del Comune di Ferrara.

LA SCHEDA a cura degli organizzatori
L’incontro rappresenta per gli studenti dell’istituto l’opportunità concreta di conoscere e confrontarsi con un protagonista rilevante della lotta alla criminalità organizzata e dellacittadinanza attiva. L’ex magistrato, politico e avvocato Mancuso ripercorrerà le tappe della sua esperienza in qualità di magistrato nelle indagini svolte sulle Brigate Rosse, sulla mafia, sulla P2.
Libero Mancuso si è occupato di processi importanti, come quello per la strage della stazione di Bologna del 1980 e dell’Italicus, nonché dei processi alla Banda della Uno Bianca e dell’omicidio di Marco Biagi, pagine tristemente famose della storia recente del nostro Paese che i più giovani disconoscono del tutto.
L’iniziativa proposta nell’offerta formativa del Centro Idea del Comune di Ferrara è inserita nell’ambito del Green Social festival 2017.

Giornalisti, fotografi e operatori video sono invitati

(Comunicato a cura del Centro Idea)

ASSESSORATO ALLA CULTURA E TURISMO – Riunito questa mattina in Comune alla presenza degli assessori Maisto e Corsini

Tavolo di confronto tra il mondo imprenditoriale del comparto turistico e l’Assessore regionale al Turismo e al Commercio

04-05-2017

La città di Ferrara è pronta per giocare il proprio ruolo all’interno della Destinazione Turistica Romagna. Stamani, a palazzo municipale, l’Amministrazione ha promosso un tavolo di confronto tra il mondo imprenditoriale del comparto turistico e l’Assessore regionale al Turismo e al Commercio Andrea Corsini, che ha coinvolto la consigliera regionale Marcella Zappaterra, il vicesindaco Massimo Maisto e la Camera di Commercio. I presenti hanno manifestato soddisfazione di fronte ai dati presentati dal vicesindaco Maisto: un aumento considerevole, specie se paragonato a un anno record come il 2016. Il primo trimestre del 2017 ha registrato 98.467 presenze, il 13,6% in piùrispetto all’anno precedente; mentre i 51.264 arrivi assestano il 10,5% in più. Da gennaio a marzo la crescita cittadina si è confermata superiore alla media regionale.

«Durante l’incontro – esordisce il vicesindaco Maisto – abbiamo ribadito la scelta strategica di partenariato con il Consorzio Visit Ferrara, per il quale abbiamo già stanziato dei finanziamenti nel bilancio 2017. L’amministrazione porterà il proprio contributo alla Destinazione Romagna proponendo un programma triennale che fa capo ad alcuni progetti caratterizzanti: il cicloturismo, l’offerta del sistema museale (in grande evoluzione), la qualità di eventi e manifestazioni, nonché lo sviluppo di un nuovo cluster turistico dedicato all’ebraismo in vista dell’inaugurazione del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah. L’obiettivo che oggi condividiamo è di raggiungere nei prossimi anni le 500mila presenze, per sostenere gli investimenti privati e per favorire buona e nuova occupazione».

Ferrara è pronta a lavorare al fianco delle altre città della Destinazione e a consolidare la proficua collaborazione con Apt Servizi, per affermare il riconoscimento della marca regionale sui mercati esteri. «Ancora una volta Ferrara si dimostra un crocevia – conferma Matteo Ludergnani di Visit Ferrara – tra due regioni e due aree balneari di rilievo, essendo incastonata tra Mantova e Venezia. Va valorizzata la sinergia con Ravenna per rafforzare il comarketing tra i patrimoni artistici e i rispettivi lidi». È stato un momento utile per fare il punto della situazione: «I dati espressi da Maisto sull’andamento del weekend pasquale sono significativi – aggiunge Davide Urban di Ascom – È un segnale che il nostro territorio prende sempre più consapevolezza delle proprie potenzialità. Per quanto ci riguarda, il ruolo di Ascom nella futura cabina di regia sarà legittimato dalle competenze che rappresenta». A seguire si è espresso Paolo Govoni della Camera di Commercio: «La città vanta una qualità imprenditoriale e una capacità di aggregazione che possono incrementare la massa critica della Destinazione Romagna». Il mondo degli imprenditori ha sottolineato la professionalità nel formulare una proposta complessiva ed efficace. «L’originalità del turismo balneare e naturalistico di Ferrara – aggiunge Nicola Scolamacchia di Confesercenti – le consente di entrare a pieno titolo nella Destinazione, grazie all’offerta di un prodotto denso e diversificato, che si radica in profonde tradizioni culturali». L’intera filiera turistica ferrarese è stata l’argomento conclusivo: «Siamo davvero soddisfatti dei risultati ottenuti – concludeRiccardo Cavicchi di CNA Ferrara – che dimostrano come la filiera nel suo insieme abbia un ruolo dominante, supportato dal rapporto propositivo tra il settore pubblico e quello privato. Ci spiace, però, che a fronte di questi risultati importanti, nel contesto della norma regionale e della composizione attuale della rappresentanza dei privati nella Destinazione, proprio nel suo complesso la filiera non sia stata tenuta nella considerazione che avrebbe meritato».

A cura dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo

 

CULTURA E GIOVANI – Venerdì 5 maggio alle 20.30 nella sala Estense in piazza del Municipio

Il Festival dei Talenti fa tappa a Ferrara

04-05-2017

Venerdì 5 maggio 2017 alle 20.30 la Sala Estense, in piazza del Municipio a Ferrara, accoglierà la tappa ferrarese delFestival dei Talenti, l’iniziativa di musica, canto e ballo dedicata ai “talenti oltre lo studio”, organizzata da Er.Go (azienda regionale per il diritto agli studi superiori) con il patrocinio del Comune di Ferrara e della Regione Emilia-Romagna.

LA SCHEDA a cura degli organizzatori
La terza edizione del Festival dei Talenti – “Talenti oltre lo studio”, è una vetrina non competitiva di espressione della creatività organizzata da Er.Go, l’Azienda per il diritto agli studi superiori dell’Emilia-Romagna, per gli studenti Er.Go, pronti a esibirsi in diverse discipline artistiche. Ampio spazio sarà dato alla musica con performance canore e musicali di band e solisti; grande attesa per l’esibizione con protagoniste le percussioni tradizionali africane. Non mancherà la danza, declinata in differenti stili tra cui la pizzica. L’ingresso è libero e gratuito.

Er.Go promuove il Festival dei Talenti come momento di svago e socializzazione per i ragazzi che studiano in diverse città dell’Emilia-Romagna e hanno l’opportunità di incontrarsi, conoscersi e mettersi in gioco sul palcoscenico. Lo spettacolo è in gran parte frutto dei laboratori gratuiti organizzati da Er.Go e tenuti da studenti esperti nelle varie discipline.

L’edizione 2017 del Festival vivrà altri due appuntamenti a Parma (11 maggio) e Modena (21 maggio).

Per informazioni: segreteria di Direzione Er.Go, tel. 051 6436742, addetta stampa Francesca Druidi, email francescadruidi@gmail.com, cell. 347 4305222.

In bici da Monaco a Ferrara, torna la randonnée europea con 200 ciclisti

Da Organizzatori

Pedalare senza confini attraverso l’Europa: sabato 6 maggio torna la Rando Imperator, la randonnée europea che porterà ancora una volta ciclisti italiani e stranieri dalla Germania all’Italia. La terza edizione, che partirà sabato mattina da Monaco di Baviera e si concluderà domenica 7 a Ferrara passando per Bolzano, registra ancora un aumento dei partecipanti, arrivando quasi a 200 iscritti. Confermato il tracciato lungo l’antica via Claudia Augusta, un tempo strada dell’Impero Romano e oggi splendido percorso cicloturistico: per sentirsi veri randonneur alla scoperta di un itinerario unico, dalla Baviera all’Emilia-Romagna, dalle Alpi fin quasi al mare.

Inserita nel circuito Audax Italia, la Rando Imperator è l’unica randonnée del calendario europeo ad attraversare quattro stati diversi: Germania, Austria, Svizzera e Italia. Propone tre brevetti, che coinvolgono anno dopo un anno un numero di partecipanti sempre più crescente: uno da 600km, da Monaco a Ferrara, e due da 300km, Monaco-Bolzano e Bolzano-Ferrara.

Organizzata dalla ferrarese Witoor Sport, la Rando Imperator unisce l’amore per la bici a un’esaltante esperienza turistica, grazie a un percorso spettacolare: si parte dalle rive dell’Isar a Monaco di Baviera per arrivare ai piedi del Castello Estense a Ferrara. Non ci sono confini per i ciclisti e la bici rappresenta il mezzo che tiene uniti territori diversi: chi pedala è animato dalla stesso spirito di scoperta e voglia di stare insieme. Un’idea che ispira ciclisti da tutta Italia e anche dall’estero: dopo i 130 iscritti nel 2015, nel 2016 si sono raggiunte le 162 presenze, e quest’anno si sta per raggiungere quota 200 iscritti, con un aumento dei partecipanti stranieri provenienti da tutta Europa, divisi sui tre tipi di percorso.

La Rando Imperator promuove un uso della bici più personale e meno agonistico: un’occasione per valorizzare il territorio in modo attivo e coinvolgente, grazie a un tracciato ricco di paesaggi diversi. Partenza sabato 6 maggio all’alba a Monaco, si attraversa la Baviera e il Tirolo, entrando in Italia dal Passo Resia, scendendo fino a Bolzano, seguendo l’Adige, poi il Mincio e Mantova, infine l’arrivo a Ferrara in piazza Castello. Gli iscritti possono scegliere tre tipologie di percorso: la Monaco-Ferrara (600km), con partenza alle 4.30 sabato 6 maggio e arrivo il giorno seguente, la Monaco-Bolzano (300km, 6 maggio) e la Bolzano-Ferrara (300km, 7 maggio). La maggior parte del percorso si svolge interamente su piste ciclabili, seguendo l’itinerario europeo dell’antica Via Claudia Augusta, strada costruita dai Romani duemila anni fa. Un tracciato lineare e non ad anello, diviso in tre brevetti diversi: Bolzano è il centro del percorso lungo (600km) e dei due percorsi brevi, da Monaco a Bolzano o da Bolzano a Ferrara, 300km in entrambi i casi per due tragitti differenti ma sempre entusiasmanti.

I DIALOGHI DELLA VAGINA
La testa e il cuore

Tra scelte di testa e scelte di cuore, tra ragione e sentimento, come si sono comportati i nostri lettori? Lo hanno raccontato inviandoci le loro esperienze.

Thanatos vs Eros… chi vincerà?

Cara Riccarda,
anche stavolta ho letto con molto interesse il tuo racconto (fuggire da lei per paura dell’amore).
Nell’uomo che hai descritto, Thanatos prevale su Eros, la paura dell’amore e della conseguente sofferenza che ogni amore necessariamente genera (“…finisce sempre così, con la morte; prima però, c’è stata la vita…”) vince su ogni cosa.
Lui quindi rifiuta di amare, e di conseguenza di vivere…concordo con te quando, “uscendo” dal racconto, ti concedi un unico giudizio sul tuo personaggio “…un recinto, un luogo sicuro dove non aveva fatto più entrare l’amore e in cui, fondamentalmente, non aveva vissuto…”.
Devo e voglio vivere, ad ogni costo e cos’è vivere senza amare?
Alessandro

Caro Alessandro,
vivere senza amare è niente. Lo so che si possono amare il lavoro, le passioni e tante belle cose, ma senza l’amore per una persona in cui possiamo vedere anche il peggio di noi, non siamo niente. Persino l’amore narcisistico di cui parla Freud, tramite il quale amando l’altro, amiamo un ideale di noi stessi, contempla una persona oltre a noi. Qualcuno ci deve essere oltre il nostro piccolo o grande orizzonte, qualcuno che non siamo noi.
Riccarda

L’amica ritrovata e le ragioni del cuore

Cara Riccarda,
mi è successo con un’amica. Quella che in età adolescenziale è l’amica del cuore. Otto anni di vita comune, sempre insieme, mattino pomeriggio e a volte anche sera.
Poi per un motivo che non ricordo o che preferisco non ricordare, da un giorno all’altro basta, Sparita lei, sparisco anche io.
Ma la vita va avanti, deve essere riscostruita; tornare in luoghi dove eravamo state insieme, dai negozi preferiti, o nei locali frequentati in quel periodo, i ricordi facevano troppo male. Di conseguenza per vent’anni nella mia testa lei era il male, la persona cattiva che mi aveva fatto soffrire, non ammettendo naturalmente i miei errori. Se la nostra amicizia era finita la colpa era soltanto sua.
Poi arriviamo nell’epoca di facebook, dei gruppi di WhatsApp e mi vedo sullo schermo il suo nome e il suo numero di telefono, e allora il cuore manda a quel paese la ragione, e le mando un messaggio, ci vediamo e ci abbracciamo così forte da dimenticare i venti anni di silenzio. È stato talmente bello, che se mi dovesse capitare, che cuore e cervello prendano direzioni opposte, molto probabilmente seguirò il cuore, scelta sicuramente più pericolosa, ma preferisco il rischio, mi fa sentire molto più viva.
F.

Cara F.,
temo che cuore e cervello prendano da sempre direzioni opposte, se si trovassero a essere compagni concordi anche solo per un attimo, uno dei due non avrebbe motivo (o ragione) di esistere.
Quando siamo nella tempesta, per placarla, succede che tentiamo di conciliarli e di renderli anche solo lontanamente parenti, oppure decidiamo di prendere posizione, obbedire al cervello mettendo a riposo il cuore o, al contrario, abbandonarci al cuore facendo tacere il cervello.
Per esperienza, posso dirti che le cose così si ingarbugliano ancora di più, spunta qua e là un leggero rimpianto, la sicurezza vacilla e la parte che abbiamo scartato ci sembra non fosse del tutto da rifiutare. Che fare allora? Quando mi è capitato di trovarmi in situazioni simili, non ho fatto niente, ma ho lasciato che il cuore e il cervello se la sbrigassero tra di loro, mi sono messa a guardarli sorridendo un po’ delle loro schermaglie in bilico tra languore e rigidità, e alla fine la soluzione è emersa da sè, una germinazione nuova che mai avrei immaginato.
Riccarda

Potete mandare le vostre lettere a: parliamone.rddv@gmail.com

Ma dove vai se la cargo bike non ce l’hai

Al mio passaggio per le strade cittadine è tutto un sollevarsi di cori di approvazione “Che bella” dice qualcuno “Mai vista una cosa del genere” aggiunge qualcun altro. Sarebbe una cosa molto lusinghiera, se non fosse che questi apprezzamenti non sono rivolti a me, ma alla cargo bike che ho in comodato d’uso gratuito dal Comune di Ferrara. Le cargo bike, per intenderci, sono quelle biciclette, a due o tre ruote, con il cassone sul davanti per il trasporto di cose o persone. La Christiania Bikes, una delle più grosse ditte produttrici è danese ed è stata fondata, nel 1994, da una coppia di marito e moglie che vivono nel noto quartiere hippie di Copenaghen. Nella capitale danese si stima ci siano attualmente oltre 20 mila di questi esemplari, destinati oltre che al trasporto dei bambini anche agli usi più diversificati.

Molto diffuse nel nord Europa, dove sostituiscono a tutti gli effetti l’utilizzo delle automobili, stanno prendendo piede anche in Italia, grazie anche a progetti europei quali ‘CycleLogistics’ a cui ha aderito anche il Comune di Ferrara tre anni fa. In città, più di 250 famiglie hanno potuto provare gratuitamente, per circa venti giorni una cargo bike per portare i figli a scuola eo per fare la spesa. Ultimato il periodo di utilizzo delle bici in prestito, diverse famiglie hanno scelto di acquistare una propria cargo bike, rinunciando di fatto alla seconda auto. Il principale obiettivo del progetto, infatti, è incoraggiare le persone ​​ad utilizzare bici da carico, rimorchi e ceste per il trasporto quotidiano, per lo shopping e il tempo libero. Prendere in prestito una cargo bike è molto semplice: basta contattare Gianni Stefanati, responsabile del progetto per l’agenzia della mobilità Ami, compilare un apposito modulo e recarsi presso l’officina ‘Ricicletta’, in via Darsena, per il ritiro della bicicletta.

“Le cargo bike possono rivoluzionare il nostro stile di vita – dice Stefanati – In questi anni, da che il progetto è partito a Ferrara, tante persone si sono accostate a questo, fino ad ora, inusuale, mezzo di trasporto. C’è chi lo ha provato per trasportare merci, chi per esigenze di famiglie. Ho conosciuto chi, dopo aver scoperto le cargo bike a tre posti, ha deciso di allargare la famiglia concependo il terzo figlio. Un ragazzo invece ha portato in giro una cucciolata di cagnolini che hanno trovato tutti adozione”. Incentivare l’utilizzo delle cargo bike per il trasporto di merci è uno degli obiettivi del progetto europeo. Uno studio austriaco stima che l’80% di tutti i beni acquistati potrebbe essere trasportato utilizzando le cargo bike. Queste sono progettate specificamente per i grossi carichi ed hanno, a seconda dei modelli, grandi cassoni anteriori oppure un largo piano di carico fra lo sterzo e la ruota anteriore. “La maggior parte delle cose trasportate, infatti, non supera i 200 kg e le distanze sono inferiori ai 7 chilometri. C’è un potenziale del 25 % di tutti i viaggi effettuati con veicoli a motore che potrebbero essere normalmente effettuati in bicicletta. “In Germania e nel nord Europa- insiste Stefanati- le grosse ditte di trasporti quali Dhl, Ups e FedEx, hanno inserito le cargo bike all’interno delle loro catena logistica. Anche in Italia, a Torino e Milano, Dhl, effettua alcune consegne utilizzando questi veicoli, con indubbi vantaggi: le biciclette possono percorrere una rete stradale più densa, non hanno problemi di parcheggio e possono accedere in sostanza a qualsiasi area e in qualsiasi ora del giorno. Senza considerare la riduzione di emissioni di CO2, la diminuzione del traffico, del rumore e dell’inquinamento. A Ferrara questo sistema di consegna delle merci non ha preso piede ed è un vero peccato. Il problema è che i furgoni possono circolare in città senza limitazioni di orario e di giorni perciò le ditte di trasporti non sono incentivate ad utilizzare questo mezzo alternativo che, di sicuro, porterebbe grossi benefici all’inquinamento cittadino”.

Tra gli estimatori delle biciclette cargo c’è anche Alessandro Zangara, capo ufficio stampa del Comune di Ferrara. “La prima l’ho comprata nel 1997 e, con due bambini piccoli, ha migliorato di molto la qualità dei miei spostamenti. All’epoca a Ferrara non se ne vedevano in giro e io stesso le avevo viste solo in Germania. Quando, ad una mostra di biciclette tenutasi alla Galleria Matteotti, ne ho vista una esposta da un venditore austriaco, non ci ho pensato due volte: sono andato a procurarmi la somma richiesta in marchi all’aeroporto di Bologna e l’ho acquistata”.

Continuo a pedalare per le vie del centro e, con la spesa caricata sul cassone, mi viene da pensare che, dopo aver restituito la bici cargo, dovrò nuovamente caricare le buste a braccia. O rispolverare la macchina per coprire le lunghe distanze. Scomodità che avevo messo da parte. La cargo bike o si ama o si odia. Al ciclista medio ferrarese sembra un veicolo scomodo e pesante da guidare. L’automobilista, che già mal sopporta le classiche biciclette, quando deve incolonnarsi dietro una cargo, vede il crollo delle proprie certezze. Per chi invece la ama, il problema principale di tutta questa operazione rimane il costo per l’acquisto di queste biciclette. E se ci sono comuni virtuosi come Bologna dove sono previsti incentivi di diverse centinaia di euro, per il loro acquisto, a Ferrara questo non è contemplato. Speriamo in un cambio di rotta del Comune perchè ai complimenti al mio passaggio non voglio più rinunciare.

Per maggiori informazioni: (clic per aprire i link blu)
Coop Il Germoglio
Ami (Agenzia per la mobilità)

SOCIETA’
Sondaggio fra i giovani: “La mafia è più forte, lo Stato non la sconfiggerà”

A tuo avviso, tra lo Stato e la mafia chi è più forte?
47,27% La mafia, 13,49% Lo Stato, 27,86% Sono ugualmente forti

La mafia potrà essere definitivamente sconfitta?
42,35% No, 29.80% Sì, 27,86% Non So

Quello che emerge da queste percentuali è un pessimismo preoccupante, soprattutto se si pensa che a rispondere sono giovani italiani del triennio delle scuole superiori: quale può essere il futuro del nostro paese se le nuove generazioni ritengono che le organizzazioni criminali sono più forti dello Stato e che non possano essere definitivamente sconfitte?
Le due domande citate fanno parte della rilevazione annuale della percezione del fenomeno mafioso fra i giovani da parte del Centro studi Pio La Torre, che per l’anno scolastico 2016-17 ha coinvolto più di tremila studenti degli istituti superiori di tutta Italia e i cui risultati sono stati presentati nei giorni scorsi, proprio in occasione dell’anniversario dell’assassinio del deputato palermitano del Pci.

Pio La Torre

Sono passati 35 anni da quel 30 aprile 1982 quando, alle nove del mattino, mentre sta raggiungendo insieme al suo autista Rosario Di Salvo la sede del partito a Palermo, due moto si affiancano all’auto di Pio La Torre e alcuni uomini con il casco e armati di pistole e mitragliette sparano decine di colpi. Un omicidio che soltanto nel 2007 la Corte d’Appello d’Assise di Palermo ha stabilito essere avvenuto per l’impegno antimafia del politico e sindacalista siciliano.
Tra i protagonisti del movimento di occupazione delle terre nella zona di Corleone nell’immediato dopoguerra, appena eletto in parlamento, nel 1972, entra a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia: nel 1976 La Torre sottoscrive come primo firmatario, la relazione di minoranza che mette in luce i legami tra la mafia e importanti uomini politici. Pio La Torre è anche colui che per primo intuisce che il carcere non basta e che bisogna colpire le mafie nel cuore dei loro interessi, nella ‘roba’, come diceva verganamente. Per questo si fa promotore di un disegno di legge, che prenderà il suo nome, approvato solo dopo la sua morte e l’uccisione del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, nel frattempo diventato prefetto di Palermo. La legge Rognoni-La Torre prevede l’introduzione nell’ordinamento penale del reato di associazione mafiosa, 416-bis, e la confisca dei patrimoni illeciti.

Quella presentata a Palermo, alla presenza del Presidente Mattarella, è la decima indagine sul rapporto giovani-mafie del Centro Studi Pio la Torre, che quest’anno festeggia il suo trentesimo compleanno.
Per fortuna, la stragrande maggioranza dei giovani italiani intervistati, oltre il 90%, ripudia la mafia ed emerge la loro consapevolezza della natura economica del fenomeno mafioso: per sconfiggere la criminalità organizzata, il 25,01% suggerisce allo Stato di “colpire la mafia nei suoi interessi economici” e il 22,03% di “combattere la corruzione e/o il clientelismo”. I ragazzi sono ben coscienti anche che l’agire della mafia limita la libertà del singolo, influenzandone le scelte e le prospettive, scelte e prospettive individuali che sono in grado di fare la differenza per sconfiggere le mafie. Il 60,35%, la maggioranza assoluta, pensa che la mafia può condizionare la costruzione del proprio futuro. Mentre il 38,69% dei ragazzi che hanno risposto al questionario ritiene che il singolo può concorrere a sconfiggere la mafia non alimentandone l’economia attraverso, per esempio, l’acquisto di droghe o di merce contraffatta, il 21,32% sostiene che occorre non essere omertoso, il 20,35% ritiene che ciascun cittadino dovrebbe rivendicare i propri diritti e rispettare quelli degli altri se vuole fare qualcosa per contrastare le organizzazioni criminali. Da segnalare, tuttavia, che la percentuale di chi ritiene che il singolo può contribuire alla sconfitta della mafia non sostenendone l’economia è in calo: 41,55% nel 2015, 40,37% nel 2016 e, appunto, 38,69% quest’anno.
Quasi l’84% degli studenti interpellati ritiene che la mafia sia molto o abbastanza diffusa nella propria regione: una percentuale che raggiunge il 90% nelle regioni di insediamento tradizionale e si attesta al 69% in quelle centro-settentrionali, dove si registra un notevole balzo in avanti rispetto al 52% rilevato nell’indagine dello scorso anno. L’opinione largamente maggioritaria è che le organizzazioni mafiose sono forti perché utilizzano qualsiasi mezzo per raggiungere i loro scopi (83%), ma anche perché si infiltrano nello Stato (76%), che a sua volta è debole, perché non fa abbastanza per sconfiggerle (69%).

L’indagine evidenzia soprattutto una netta sfiducia nelle istituzioni, o meglio nella classe dirigente politica.
Alla domanda “A tuo parere, quanto è forte il rapporto tra mafia e politica?” Il 
41,18% ha risposto “molto forte” e il 
48,72% “abbastanza forte”, in totale siamo in pratica al 90% del campione. Al quesito “Secondo il tuo parere, cosa permette alle organizzazioni di stampo mafioso di continuare ad esistere?” In prima posizione si trova “La corruzione della classe dirigente” con il 51,34% delle preferenze; a seguire: “la mentalità dei cittadini” con il 40,54%, “la mancanza di coraggio dei cittadini”, con il 32,09%, “le scarse opportunità di lavoro” con il 31,80% delle preferenze, infine “la poca fiducia nelle istituzioni” (22,52%), “il clientelismo” (13,56%) e “il basso livello di sviluppo” (11,68%). Interrogati sulle cause della diffusione del fenomeno mafioso nelle regioni centro-settentrionali, il 59,95% la attribuisce alla “corruzione della classe politica locale”, poi torna il fattore economico, identificato nella “ricerca di nuovi territori per il riciclaggio del denaro sporco” (29,28%), seguito dalla “mancanza di senso civico” (20,19%) e dalla “sottovalutazione del fenomeno da parte delle forze dell’ordine” (17,92%).
Infine è significativo – anche se forse non desta stupore – il fatto che la categoria che riscuote minore fiducia da parte dei ragazzi è quella dei politici, sia quelli nazionali (15,46%) sia quelli locali (20,09%), seguita da sindacalisti (32,32%), parroci (45,55%), banchieri (45,72%), non risultano troppo credibili neppure giornalisti (46,52%) e impiegati pubblici (47,66%). Solo tre delle dieci categorie oggetto di domanda presentano una prevalenza di fiducia positiva, ovvero la somma delle risposte “molta” e “abbastanza” è superiore al 50%: al primo posto – per fortuna – gli insegnanti (84,6%), seguiti da poliziotti, carabinieri e finanzieri (70,56%) e dai magistrati (55,13%).

Questa sfiducia nelle rappresentanze sociali e istituzionali non è solo sconfortante, è soprattutto pericolosa perché rischia di innescarsi un circolo vizioso nel quale la diffidenza e l’insoddisfazione verso la funzione della rappresentanza alimentano un sentire comune che percepisce come largamente diffusi atteggiamenti e pratiche in qualche misura complici dell’illegalità, finendo con favorire così l’attecchimento delle associazioni criminali.
Non è dunque un caso se, nel discorso che ha preceduto la presentazione dell’indagine, il presidente del Centro Studi Pio La Torre, Vito Lo Monaco, ha affermato: “La lotta antimafia è lotta per il cambiamento del potere politico, sociale, economico e della sua rappresentanza”. E ha aggiunto: “Lo fu per Piersanti Mattarella, democristiano, Presidente della Regione per la quale rivendicò le “carte in regola” contro una parte del suo stesso partito espressione del sistema politico-mafioso. Lo fu per Pio La Torre, capo dell’opposizione, comunista, capace di mobilitare milioni di siciliani contro i missili nucleari a Comiso e contro la mafia, autore di quel disegno di legge che introdusse nel codice penale italiano il reato di associazione di stampo mafioso e la confisca dei beni proventi di reato, approvato solo dopo l’uccisione anche del prefetto Dalla Chiesa”.

Leggi su ‘asud’europa’ i risultati della decima indagine annuale del Centro Studi Pio La Torre sulla percezione dei giovani italiani del fenomeno mafioso.

Le migrazioni come arma strategica sulla scacchiera internazionale

Le migrazioni hanno sempre accompagnato lo sviluppo della civiltà umana, spesse volte comportando grandi violenze e sconvolgimenti tali da rimanere nella memoria dei popoli. A volte esse hanno causato la distruzione di intere culture, come nel caso dei nativi americani vittime dell’invasione europea, altre volte hanno condotto ad integrazioni che sono sfociate nella creazione di nuove identità sociali, grandi imperi, nuove alleanze e nazioni. Molte sono le cause che le hanno prodotte, ma tra di esse, si trova sempre la questione demografica, un tema che s’intreccia con lo stato dell’ambiente (siccità, alluvioni), con le relazioni tra popoli ed etnie (guerre e violenze), con l’abbondanza o la scarsità delle risorse che consentono la soddisfazione dei bisogni fondamentali, con le culture dei popoli coinvolti.

Da sempre questi flussi di persone, che si muovono in cerca di nuovi spazi da assoggettare e di migliori opportunità, oppure che fuggono da condizioni limitanti o vengono esplicitamente chiamati da paesi che abbisognano di manodopera, rappresentano un problema ed una sfida per i gruppi stanziali che occupano i territori di transito e di destinazione. La cifra di questo problema dipende direttamente dal numero, oltre che dall’ampiezza delle diversità culturali coinvolte; all’aumentare del numero aumentano drasticamente i soggetti istituzionali coinvolti nel processo e gli interessi che essi rappresentano. Per flussi numericamente ridotti sono interessi piccoli e di breve periodo, che coinvolgono gli attori minori e che vengono assorbiti dalla società senza traumi; per grandi flussi si tratta di grandi interessi, che coinvolgo gli attori più forti impegnati nella competizioni geopolitica, con ricadute imprevedibili nel medio e lungo periodo.
Lungi dall’essere solamente semplici comportamenti aggregati di scelte individuali, le grandi migrazioni, oggi come nel passato, sono anche una variabile strategica nella politica delle potenze che giocano qualche ruolo sul palcoscenico della storia. Semplicemente, gli Stati (con i loro apparati pubblici e riservati), le grandi aggregazioni sovranazionali (Ue, Onu, Nato etc), le imprese multinazionali, il mondo della finanza (Banca Mondiale, grandi banche, fondi pensione etc.), le grandi reti del crimine organizzato, i partiti delle democrazie occidentali, le Ong e le grandi associazioni di rappresentanza, le Chiese, non possono essere indifferenti rispetto a fenomeni che hanno ed avranno un fortissimo impatto sulle opinioni dei cittadini, sull’economia e sull’identità stessa delle nazioni. Ognuno di questi attori ha, nel grande gioco delle migrazioni, una posta in gioco, qualcosa da perdere o da guadagnare: per alcuni la posta è rappresentata dai voti, per altri dalla legittimazione, per altri ancora dal controllo di risorse chiave, per quasi tutti dal denaro, molto denaro. Le migrazioni sono dunque (anche) una risorsa strategica che può essere ed è usata, cinicamente, come un arma da diversi attori coinvolti nel gioco geopolitico locale e globale. Svelare questi giochi non è facile e spesso suscita le ire di quanti hanno pronte soluzioni facili e preconfezionate.

La parabola di Gheddafi è da questo punto di vista particolarmente significativa; il leader libico rovesciato ed assassinato nell’ottobre 2011, proprio usando questo tipo di arma era riuscito, nel 2004, a far revocare le sanzioni verso la Libia, garantendo in cambio l’aiuto nella gestione dei flussi migratori. Più volte aveva ammonito l’Europa minacciando, in caso di attacchi, un apertura delle frontiere che avrebbe causato un’invasione. Che non si trattasse di un bluff lo dimostrano ampiamente gli accadimenti seguenti alla sua caduta, ed appare oggi francamente impossibile pensare che gli attaccanti non avessero previsto questo esito catastrofico tra i possibili scenari del dopo regime. Restano le cause tutte da indagare e, soprattutto, resta il flusso migratorio che ora è un arma in mano ad attori e a interessi che nessuno ha voglia di svelare: in un quadro che non si comprende affatto, una sola cosa è chiaria dal punto di vista strategico, ovvero che l’Italia è il bersaglio diretto (target) di una strategia emergente che (morto Gheddafi) appare priva di regia e di responsabilità, ovvero che può essere ridotta alla sommatoria di singoli atti di persone in fuga.
Eppure, l’uso delle migrazioni come arma da parte di stati non in grado di possedere costose armi militari, tecnologiche o finanziarie contro avversari molto più forti, è ben documentato anche da autorevoli studi: ben noto è il tentativo (fallito) che ne fece Milosevic durante la guerra nei Balcani, tentando di usare le popolazioni in fuga dal Kossovo contro la comunità internazionale degli aggressori; e più noto ancora l’uso, riuscito, che ne fece a più riprese Fidel Castro contro gli Stati Uniti o quello dell’Albania verso l’Italia nei primi anni novanta.
E vero però che l’aspetto globale delle migrazioni di oggi sembra più complesso rispetto a quello tipico dello scontro tra poche entità statali organizzate che, nel mondo globalizzato (ad esclusione di poche grandi potenze) diventano sempre più deboli, mentre si rafforzano sempre di più i nuovi attori (in primis le multinazionali e le forze finanziarie globali). In tale situazione diventa sempre più difficile ricostruire la trama delle grandi migrazioni, comprenderne il senso, mentre forte diventa il rischio della semplificazione faziosa. Resta però il fatto certo che le persone partono da un luogo, che sta sempre sotto il dominio di un’entità statuale organizzata (origine), transitano (a volte) per territori sottoposti all’autorità di altri stati, per arrivare infine ad una destinazione soggetta all’autorità di un altro Stato sovrano. Poiché tutti gli Stati hanno tra loro relazioni diplomatiche basate su accordi e negoziati che consentono di intrattenere scambi commerciali ed economici, sembra quanto meno improbabile che proprio il tema dello scambio migratorio tra stati di origine e di destinazione non venga trattato come prioritario. Sfugge allora il motivo per cui, restando all’Italia, si continui a parlare della sinistrata Libia come soluzione per fermare il traffico di esseri umani, e non vengano posti al centro dell’attenzione i rapporti diretti con i paesi di origine (per l’Italia soprattutto quelli sub sahariani) ben sapendo, ad esempio, che i traffici con la Nigeria comportano sia la percentuale più grande di migranti che arrivano sulle nostre coste, che la mega-tangente da un miliardo di euro pagata da Eni ai politici e dirigenti di quel paese assai corrotto.

Resta il fatto che, per i paesi di origine dei flussi, l’uso di masse migranti può essere l’arma più potente che hanno a disposizione. Una volta compreso il meccanismo, la minaccia e la pratica delle migrazioni può essere applicata in molti modi diversi per ottenere scopi politici non altrimenti raggiungibili. Essa infatti può essere usata come minaccia e deterrente contro intrusioni ed attacchi da parte dei paesi più forti; può essere impiegata per negoziare vantaggi facendo pesare il rischio morale di una catastrofe umanitaria. L’apertura più o meno ufficiale delle porte di uscita può essere usata come meccanismo interno per espellere gruppi non allineati al regime dominante, per allontanare legalmente soggetti e gruppi non graditi che gravano sui costi interni quali carcerati, criminali e nullafacenti; può servire per rafforzare meccanismi di pulizia etnica o per orientare i tanti scontri tribali ed etnici che caratterizzano i paesi del (fu) terzo mondo. Per gli attori non statuali (ovvero non riconosciuti come tali) può addirittura servire per infiltrare persone fedeli e creare teste di ponte in vista di scopi terroristici.

Tra i paesi di destinazione, le democrazie occidentali (in particolare europee), che si sentono depositarie di nobili principi umanitari, sono bersagli particolarmente sensibili a questi strategie; esse infatti sono esposte con grande facilità alla possibilità del ricatto morale che si annida nella drammatica discrepanza tra la retorica dei nobili principi professati e la prassi cruda della politica internazionale e globale, basata sulla competizione e sulla pratica delle alleanze interessate. L’esistenza di maggioranze e minoranze politiche che, intorno alle differenti interpretazioni di tali principi, hanno strutturato le loro identità e il loro bacino di voto, rappresenta il contesto in assenza del quale simili strategie non potrebbero essere applicate con speranza di successo.

Non stupisce dunque che il fenomeno migratorio sia diventato un tema esplosivo attorno al quale nascono contrapposizioni feroci e si intrecciano interessi inconfessabili insieme ai buoni intendimenti. Non stupiscono le reticenze e le difese e le condanne a prescindere dai fatti che, troppo spesso, vengono rappresentati in funzione di precisi obiettivi comunicativi e sovente sfumano in mere opinioni fondate sul pregiudizio.
Sullo sfondo resta inquietante il tema demografico caratterizzato dai tassi di crescita insostenibili dei paesi da cui parte il grosso dei migranti; aleggia lo spettro della paura che sempre più si diffonde tra i cittadini degli strati meno tutelati e più deboli dei paesi di destinazione; e permane, refrattaria ad ogni critica e insensibile ad ogni fallimento, l’ideologia dominante col suo modello di sviluppo illimitato basato su una spietata competizione. Nessuno in fondo sembra volere aiutare davvero i paesi di origine a diventare più indipendenti, in modo che possano costruire apparati statali più forti e meno corrotti, che siano in grado di mettere a punto politiche sociali capaci di garantire un minimo di giustizia e di equità: condizione indispensabile per sanare gli enormi dislivelli di ricchezza e aggredire seriamente i problemi di sovrappopolazione, caos sociale e povertà endemica che stanno alla base delle migrazioni attuali.

MEMORIA
Quella notte in redazione alla Gazzetta: lezione di giornalismo del direttore Rai

“La prima lezione di giornalismo? Per me è stata quella notte in redazione alla ‘Gazzetta di Mantova’”. Fa un certo effetto ascoltare una testimonianza come quella di Fabrizio Binacchi per chi lavora o ha lavorato in un giornale locale e magari l’ha fatto accanto a una vecchia leva di giornalisti che, a scrivere al computer, non si è mai rassegnata. Il giornalista e direttore della sede regionale Emilia-Romagna della Rai, Fabrizio Binacchi, era a Ferrara in occasione della giornata di consegna del Premio Stampa 2017, organizzata sabato 29 aprile 2017 dall’Associazione stampa di Ferrara nella sala del Consiglio comunale cittadino.

Premio Stampa 2017, relatori nella sala del Consiglio comunale di Ferrara fotografati da Marco Caselli Nirmali (foto GM)

Binacchi è mantovano e ha iniziato il mestiere come cronista alla ‘Gazzetta di Mantova’, che è il giornale più antico d’Italia (fondato nel 1664), ma soprattutto il quotidiano di una realtà circoscritta con una forte identità territoriale e per la quale quella testata ha una grande autorevolezza. Un’autorevolezza inimmaginabile per chi, come me, ci è arrivata per un tirocinio da allieva ventenne della scuola di giornalismo di Bologna. La cosa che colpisce chi si trova per la prima volta a scrivere su un quotidiano locale di questo tipo è il modo in cui ogni singola riga, scritta su quelle pagine, viene letta e considerata da ogni cittadino. Se la Gazzetta non scriveva una cosa, in pratica quella cosa non esisteva. Ogni termine era da soppesare prima di metterlo nero su bianco, sennò il giorno dopo di sicuro arrivava alla porta della redazione qualcuno per protestare, precisare, rettificare.

Il discorso di Binacchi ha poi un valore esemplare, al di là dei ricordi personali, perché fa ripartire il giornalismo dalle radici, dalla cronaca piccola, cittadina e provinciale. Un contesto in cui una virgola fuori posto o un aggettivo di troppo possono provocare reazioni scomposte, dove il lettore pretende un’attenzione ai fatti e una precisione nel resoconto di cronaca che lascia poco spazio alla fantasia creativa.

Binacchi fa notare: “La formazione obbligatoria entrata in vigore per i giornalisti iscritti all’Ordine professionale in qualche maniera supplisce a quella realtà di esempio e di modello che, una volta, si trovava normalmente nelle redazioni. Non dimenticherò mai, a proposito di atmosfere, la prima luce che mi ha dato una sensazione giornalistica: una notte in redazione alla ‘Gazzetta di Mantova’. Io ero lì da qualche giorno, facevo ancora l’università, e sostituivo un collega del turno di chiusura notturno”.

Mario Cattafesta, Sandro Mortari, Giorgio Guaita e Giovanni Benvenuti al bar Gazzetta, ottobre 1999 (foto Giorgia Mazzotti)

Ricordo quella notte – prosegue Binacchi – dove per me tutto era ancora nuovo. Questo stanzone della cronaca, ovviamente carta stampata, ancora piombo, ancora la misurazione dell’ingombro nelle pagine con la corda, neanche con i moduli. Sono le dieci circa di sera e il collega della nera e della giudiziaria con gli occhialetti così, che buttava i suoi polpastrelli (due, rigorosamente due) a fare le sei-sette cartelle di cronaca giudiziaria. Sei-sette facciate, che adesso quando si fanno venti righe si è finito! Io lo guardavo già come a un monumento all’esercizio giornalistico. Nel frattempo mi chiama in tipografia il ‘proto’ [il tipografo che distribuisce e coordina il lavoro nel reparto composizione per la stampa, ndr] e, in stretto dialetto mantovano, mi dice “ve’ Binacchi, ag manca do’ coloni e mes in cronaca” (cioè, mancano due colonne e mezzo di testo in cronaca). Mi rendo conto che, in effetti, è un bel problema. Dico: “vado a informarmi e poi naturalmente rientro e rimediamo”. Vado in redazione e riferisco a Paolo Ruberti, che era il collega della giudiziaria che stava scrivendo quel pezzo: “Paolo, ci mancano due colonne in cronaca”. Lui senza staccare gli occhi, replica “ve’ Binacchi, impara: Dio vede e Dio provvede”. E lì non sapevo più cosa dire. Dopo dieci minuti circa, squilla il telefono, “pronto polizia stradale, due morti sulla Brennero”. Allora lo dico a Paolo e lui risponde: “vedi, Dio vede e Dio provvede”. Ecco, c’era quella quota di cinismo, ma anche quella quota di predestinazione giornalistica all’interno dell’atmosfera anche di un turno di notte, che portavano a prendere il cronista più navigato come un modello. Non importa se non aveva mai trasferito il suo ruolo di maestro nell’esercizio professionale di cattedra. C’era qualcosa che ne faceva un esempio attraverso il suo stesso comportamento, la sua stessa saggezza, il suo stesso modo di affrontare le necessità e gli imprevisti del mestiere”.

Manlio Andreani alla “Gazzetta di Mantova”, luglio 1999 (foto Giorgia Mazzotti)
I fotografi Stefano Saccani e Daniele Pontiroli in via Fratelli Bandiera 32 (foto GM)
Paolo Ruberti davanti alla vecchia sede del giornale, luglio 2002 (foto GM)

A proposito di lezioni di vecchi maestri, Binacchi prosegue dicendo: “Mi piace anche ricordare il momento in cui eminenti firme del giornalismo italiano vennero a fare i corsi ai giornalisti di provincia. Questo avveniva quando la Mondadori acquisì le titolarità delle testate della provincia di Mantova, Reggio, Modena e Ferrara. Fra i maestri chiamati a fare lezione ai redattori  c’era Pier Leone Mignanego. Cioè Piero Ottone. Sì, quello era il suo vero nome, anche se poi scelse il nome della madre – ho letto di recente – perché suonava meglio per fare il corrispondente da Londra. Ricordo una lezione di Piero Ottone, che mi avvicina molto alle sensazioni di cui parlava il collega Giancarlo Mazzuca, e cioè all’attenzione che deve avere il giornalista di provincia alla parola e al particolare. Perché la parola e il particolare in un giornale di provincia fanno etica, fanno rispetto del lettore. Non posso dimenticare l’ex direttore del ‘Corriere della sera’, in una stanza della ‘Gazzetta di Mantova’ all’inizio degli anni Ottanta, che implorava e sottolineava a una quindicina di giornalisti: “se c’è un incidente stradale e tu sbagli il colore di uno dei veicoli coinvolti in quel incidente, se sei al ‘Corriere della sera’, al ‘Giorno’ o forse anche al ‘Messaggero’ te lo possono perdonare. Alla ‘Gazzetta di Mantova’, alla ‘Nuova Ferrara’, alla ‘Gazzetta di Modena’ e alla ‘Gazzetta di Reggio’ no, non te lo perdonano”. Non perché non sia così rilevante. Ma perché è una sottrazione di attenzione per il lettore che è il più vicino possibile al tuo racconto. Tutto questo mi ha accompagnato negli anni successivi, quando sono entrato in Rai. Passando dalla ‘Gazzetta’ al Tg1 il salto è grosso. Però ho potuto mettere in pratica quei piccoli insegnamenti, quelle grandi attenzioni per i particolari, che fanno del racconto un racconto per i lettori e per telespettatori più vicini e più corretti”.

Il ‘professor’ Mario Cattafesta in redazione alla “Gazzetta di Mantova” (foto Giorgia Mazzotti)

“Un’ultima cosa che mi piace ricordare riguarda il periodo in cui ero già in Rai. Un giorno esco da una incontro di Palazzo Chigi, dove si deliberavano i provvedimenti prima della pausa estiva per i servizi pubblici o i concessionari come le autostrade. Ricordo che nello stendere questo pezzo misi un aggettivo: “rilevanti aumenti per le autostrade”. Il capocronista mi chiama e prima che io incida il testo per il telegiornale mi dice: “Binacchi, ma quegli aumenti sono rilevanti per chi?”. E mette alla mia attenzione una rilevanza che doveva essere il più possibile oggettiva. Via, allora, l’aggettivo, che è una nota in più, tutta soggettiva e superflua“.

Binacchi conclude: “Io trovo, in questi pochi esempi che vi ho raccontato, una storia che continua. La capacità di avere colleghi che, in tempi diversi, ti danno insegnamenti fondamentali. I fondamentali: il rispetto per la parola, il rispetto per la comprensione del lettore e del telespettatore. L’idea di fondo è insegnare a quelli che vogliono fare i giornalisti radio-televisivi che quando tu pronunci un titolo alla sera, devi anche pensare alla nonna che fa il ragù e che non ha quella cultura lì, che tu pensi possa avere la media dei tuoi ascoltatori. È il rispetto dell’insieme di tutti gli elementi che devono portare l’informazione a essere la più fruibile e la più consultabile possibile. In questo i maestri hanno una grandissima importanza. Facciamo in modo – Ordine professionale, sindacato, fondazioni – che i maestri che sono stati maestri in esercizio debbano e possano essere sempre maestri. Una specie di pronto soccorso giornaliero. Al di là del dettato di legge, noi dobbiamo cominciare a immaginare una sorta di scuola permanente di etica giornalistica da vivere quotidianamente. Perché noi abbiamo bisogno di punti di riferimenti morali e etici, ma anche professionali. Per questo, a proposito di figure che andrebbero valorizzate nelle redazioni, sono d’accordissimo con Serena Bersani [presidente dell’Associazione stampa Emilia-Romagna, ndr]: inventiamoci qualcosa per quei colleghi che hanno un bagaglio, un’esperienza, un ricordo, una quantità di trasmissione di lavoro da dare, che è sbagliato accompagnare alla porta e incrociare, non dico ai giardinetti, ma incrociare in qualche altra occasione. Non costringiamo queste esperienze a non essere in linea con le esperienze dei giovani o di quelli che entrano, perché sono la vera ricchezza aggiunta”.

E, se il giornalismo risente della crisi di un passaggio epocale che ne rivoluziona il modo di porsi, di raccontare, di arrivare al lettore con tempi e modalità assolutamente diverse, per Binacchi due restano gli ingredienti fondamentali da cui ripartire: la cronaca locale e le immagini. “Perché i dettagli di realtà ben precise e la fotografia autentica, fatta in modo professionale e nel momento in cui stanno succedendo le cose, sono gli elementi che adesso hanno davvero la capacità di fare la differenza nel comunicare la notizia sul computer o su uno smartphone”.

MEMORIA
La Ferrara del dopoguerra. Ricordo di Luciana Masini: un impegno appassionato sui fronti famiglia, divorzio, prostituzione

di Daniele Lugli

Ho appreso purtroppo con grande ritardo della morte di Luciana Masini, avvenuta il 1° settembre 2016,  giorno del mio compleanno. Da anni mi ripromettevo di andare a trovarla e riprendere una conversazione sui suoi anni giovanili. Mi rammarico molto di non averlo fatto. Oltre al suo lungo e ben conosciuto impegno in un sindacato, che a Ferrara aveva contribuito a fondare (Uil, ndr), è stata precorritrice di movimenti per i diritti civili e di emancipazione della donna, con impegno su temi che non hanno perso di attualità.
Ricordo in particolare la presidenza, nel 1946 quando era solo ventiduenne, del Movimento per il divorzio, promosso su stimolo di Silvano Balboni, maggiore di due anni di lei. Tre incontri sul tema si sono tenuti al Centro di Orientamento sociale (Cos) di Ferrara nel novembre di quell’anno:

12 novembre: Il divorzio: pro e contro. Si è costituito a Ferrara un movimento a favore. Luciana Masini ne illustra le finalità. Il dibattito si fa subito appassionato. Ci sono interventi da parte dei professori Buda, Savino, Modestino. La discussione viene aggiornata.

19 novembre: Prosegue la discussione sul divorzio, con l’intervento dell’avvocato Lina Sotgiu.

26 novembre: Terza riunione sul divorzio.

Non c’è bisogno di sottolineare come questo dibattito al Cos abbia anticipato di decenni la legge sul divorzio del 1970, l’esito referendario del 1974 e l’aggiornamento del diritto di famiglia (1975). Quest’ultimo dopo quarant’anni necessiterebbe di essere rivisitato, come pronunce europee ammoniscono, non sempre accolte con la necessaria lungimiranza.
Un dibattito, quello ferrarese, che risalta ancor più se confrontato con le contorsioni che caratterizzavano il dibattito all’Assemblea Costituente, dove il confronto si ridusse al dichiarare o meno indissolubile il matrimonio, atto fondante la società naturale detta famiglia. Il 30 ottobre, poco prima dunque del dibattito al Cos di Ferrara, nella competente Sottocommissione Dossetti sull’indissolubilità disse chiaramente: “Per il mio partito, quello che si sta dibattendo è il problema fondamentale di tutta la Costituzione. Indubbiamente vi sono anche altre parti della Costituzione che ad esso stanno a cuore, ma questa assume un’importanza assolutamente eccezionale”. La stessa posizione venne sostenuta e argomentata nel dibattito ferrarese dal professor Pasquale Modestino.
Infine, il 23 aprile del 1947, venne messa in votazione la formulazione “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio indissolubile”.Su 384 votanti (maggioranza 192), i voti favorevoli a mantenere l’aggettivo furono 191, quelli contrari 193. L’indissolubilità non è quindi mai stata un vincolo costituzionale.

Luciana Masini

Silvano Balboni chiese a Luciana Masini di condurre anche un’inchiesta sulla condizione delle prostitute nei numerosi bordelli ferraresi, da pubblicare sul settimanale della federazione della Uil di Ferrara, ‘L’idea socialista’. “Non me la sono sentita – mi ha detto la Masini – ero tanto giovane”.
Era un tema caro a Balboni, che teneva la segreteria e curava l’organizzazione dei convegni promossi da Aldo Capitini in ambito religioso. In essi la questione era affiorata, già nel primo Convegno sul problema religioso moderno (Perugia, 8-10 ottobre 1946). Con un’ampia e variegata partecipazione, si erano affrontati vari temi, da approfondire in successivi incontri, e si era concluso con l’approvazione di vari ordini del giorno. A proposito della prostituzione, nella lettera inviata dal Convegno ai deputati alla Costituente si chiedeva un impegno per la sua soppressione, denunciando anche la situazione di limitazione dei diritti delle prostitute. Anche a conclusione del secondo convegno di Bologna (3-5 gennaio 1947) vennero votati vari ordini del giorno, tra i quali uno proprio sulla prostituzione: “Chiede che lo Stato si impegni a uscire dall’attuale immorale e contraddittoria situazione (per cui da un lato le prostitute vengono burocraticamente regolamentate e dall’altro si toglie loro il diritto di voto come a delle delinquenti) adottando quei provvedimenti sociali necessari a sopprimere integralmente la prostituzione”. Nel terzo Convegno di Milano (10-12 aprile 1947), si annunciò poi la promozione di “gruppi femminili per la rieducazione della donna e per la lotta immediata contro la prostituzione”.

Un’eco del tema prostituzione si avvertiva nella presentazione del Movimento pro divorzio della Masini, come risulta da ‘L’idea socialista’. “Perché disapprovare il divorzio e approvare la separazione senza pensare alle situazioni che da quest’ultima derivano?” Così dice la presidente del Movimento pro Divorzio, Luciana Masini, aprendo la seduta del Cos. Se la separazione avviene per consenso di entrambi i coniugi, in un’eventuale causa per adulterio la pena prevista per questo reato viene diminuita; se la separazione avviene per colpa di uno dei coniugi, se il colpevole è l’uomo vigono ancora gli articoli del codice penale contro l’adulterio, se la colpevole è la donna, l’uomo ha il diritto di convivere con un’altra donna, pur essendogli riservato il diritto di trascinare in tribunale la moglie se pure essa si permette di vivere coniugalmente con altra persona. Possiamo chiamare morale o anche solo giuridicamente equa questa situazione? La signorina Masini risponde decisamente no e dopo aver accennato alla particolarmente grave situazione del dopoguerra espone i punti programmatici del movimento che si compendiano nella richiesta del divorzio come soluzione di critiche situazioni familiari, come coadiutore della lotta contro la prostituzione, come coefficiente importante per la sparizione del fenomeno dei bambini esposti e per la diminuzione di quello delle misere madri nubili….”

La prima proposta in tema di prostituzione dell’onorevole Lina Merlin sarà dell’agosto del 1948. Dieci anni dopo l’iniziativa avrà successo.

LA RIFLESSIONE
Liberi di, liberi da: c’erano una volta quattro libertà

di Daniele Lugli

Franklin Delano Roosevelt enunciò quattro nobili libertà: due ‘di’parola e credo – e due ‘da’indigenza e paura. Fu all’epoca del mio concepimento. Forse per questo mi sono tanto care. Dopo oltre tre quarti di secolo non le riconosco più, anche se le sento ancora proclamare.

Credo sia successo che alla libertà dalla paura si sia sostituita la libertà, o meglio il trionfo, della paura, che si è evoluta in paranoia. Lo va ripetendo Zoja e penso abbia ragione. La nostra convivenza ci presenta problemi difficili da individuare nelle loro cause e per i quali non appaiono rimedi a portata di mano. La risposta giusta sarebbe cercare ancora, ma la cosa va avanti da troppo tempo. Noi siamo abituati alla velocità. Le nostre menti cercano una spiegazione vicina e la trovano in meccanismi primitivi: “Quando il normale equilibrio di una tribù viene alterato, per trovare una spiegazione in mancanza di comprensione dei fenomeni si ricorre dapprima ai sacrifici umani poi al rito del capro per espellere il male. Questo semplifica la realtà e ha un effetto benefico nel gruppo che recupera fiducia”. Lo abbiamo fatto già, lo stiamo facendo ora.

Il contagio psichico che ci rende paranoici si appoggia sulle grandi e irrinunciabili libertà di parola e di credo, alle quali la tecnica ha fornito strumenti straordinari: “Tutti parlano di una minaccia ed è come se fosse qui. Qualcosa di cui si parla, dal punto di vista psicologico, equivale a una presenza reale, anche senza presenza fisica”. Le fonti di contagio si moltiplicano così fuori da ogni capacità autocritica e da ogni controllo. La minaccia è così grande e oscura che chi la mette in dubbio fa parte della congiura e merita ogni aggressione, che, per il paranoico, è pura difesa della propria vita. Gran parte del linguaggio usato sui social ha questa spiegazione. Il credo del paranoico è certamente libero, del tutto libero da ogni verifica: “Hitler non ha bisogno di dimostrare le sue tesi, perché se da un punto di vista scientifico non hanno fondamento da quello psicologico rappresentano un bisogno così primario da risultare credibili”. Ogni delirio ha cittadinanza e pretende rispetto.

Quanto alla trascurata libertà dall’indigenza, “le analisi economiche confermano che da mezzo secolo le retribuzioni reali di gran parte della classe media Usa non aumentano. C’è stato un aumento di ricchezza ma concentrato al vertice. La follia sta nel fatto che per combatterlo si vada a votare per qualcuno che sta in quel vertice e che vuol togliere i servizi sociali ai poveri. Cioè l’irrazionalità dei tempi peggiori degli Anni ‘30 purtroppo è dietro l’angolo anche oggi e anzi, negli Stati Uniti c’è già”. E noi ci stiamo attrezzando per seguirne l’esempio. Se non possiamo liberarci dall’indigenza, possiamo provare a liberarci di quanti più indigenti possibile o almeno dalla loro vista, dal loro contatto, dopo averne spremuto quanto c’è da spremerne. In questo sta una spiegazione delle politiche (e quelle italiane, visto il panorama che ci circonda, non sono le peggiori) nei confronti degli immigrati.

Zoja una speranza ce la offre con “un bellissimo passaggio di Freud secondo il quale un argomento ragionevole, razionale, alla lunga vince. Il problema è che la ragionevolezza ha bisogno di tempo mentre l’irrazionalità di questi contagi è più veloce e presto prende il piano inclinato. Tipico esempio sono le guerre”. Occorre, credo, un’azione politica che vada in profondo, con il tempo e la persuasione che sono necessari. Qualcuno ce l’ha detto in tempi e modi diversi. Mi limito a ricordarne solo due letti, Gobetti e Gramsci, e due conosciuti, Lombardi e Langer. Certo non ci serve una politica che rincorre la paranoia, che ha sostituito l’ideologia.

LA RIFLESSIONE
Bikini e dintorni

Da wikipedia: Il bikini moderno è stato inventato dal sarto francese Louis Réard a Parigi nel 1946 (introdotto ufficialmente il 5 luglio). Il nome richiama l’atollo di Bikini nelle Isole Marshall, nel quale negli stessi anni gli Stati Uniti conducevano test nucleari: Reard riteneva che l’introduzione del nuovo tipo di costume avrebbe avuto effetti esplosivi e dirompenti.

In fondo un po’ di cattivo gusto o quanto meno superficialità da parte dell’inventore del bikini a mio parere ci fu tutto. Certo, business is business in ogni cosa, ma ripensando all’attenzione di Trump verso i bambini siriani mi viene da pensare alla mancata attenzione ai bambini dei nativi americani, oppure ai bambini iracheni che hanno sofferto le conseguenze degli embargo durante il periodo di Saddam e, dopo, di quelli libici e passando per tanti altri fino ai bambini delle isole Marshall, Bikini in particolare. Alla fine della riflessione concludo che i bambini non si aiutano con le bombe.
Qualche tempo fa ho intervistato il professor Cesaratto e ricordo il suo commento rispetto all’imperialismo Usa. Il contesto era economico e lui ne vedeva l’aspetto superiore rispetto a quello tedesco. Perché gli Usa importano e quindi migliorano le condizioni commerciali di chi produce e senza di loro non avrebbero dove vendere. Rispetto alla Germania, che usa la sua superiorità tecnologica e manifatturiera solo per esportare, la bilancia della giustizia commerciale pende a favore degli americani. È un ragionamento che non mi convince, forse perché non riesco proprio a concepire la supremazia del business sulla vita delle persone.
Ma business is business ci hanno insegnato gli anglosassoni, quelli che quando risplende la cultura ritornano barbari, e i magazzini devono essere vuotati per essere rinnovati. In modo da far lavorare le industrie che a loro volta assumono e fanno girare l’economia.
Certo il settore della guerra favorisce in maniera esponenziale i vertici piuttosto che le masse, ma questo è un dettaglio e comunque le bombe vanno rinnovate perché in ogni caso sono a scadenza, esattamente come la farina e lo yougurt in frigo, quindi piuttosto che distruggerle in laboratorio almeno se ne testa l’efficacia e ben vengano un po’ di bambini a cui addebitare il merito dei lanci.
Fu business anche per Bikini e molto in grande. I bambini di quel paradiso si trovarono parte di un gioco e di affari più grandi di loro, un affare da bombe atomiche e all’idrogeno. Bikini diventò un poligono militare in barba a quel paradiso terrestre che era.
Il tutto inizia il 10 febbraio 1946, quando il commodoro Ben H. Wyatt, inviato dalla Marina Usa alle isole Marshall, sbarca nell’atollo, e alla fine della funzione religiosa del pomeriggio comunica lo svolgimento dei test nucleari Able e Baker nella laguna. Wyatt si appella al loro senso di responsabilità per mettere fine alle guerre nel mondo e i 167 bikiniani, vissuti sempre al di fuori delle vicende del mondo, improvvisamente venivano a conoscenza che avrebbero dovuto assumersi i mali di tutti sulle loro piccole spalle, con la promessa che avrebbero fatto ritorno non appena terminati i test. Palese bugia, ovviamente!
Furono dunque trasferiti sull’ atollo di Rongerik a 200 km di distanza, isole aride e piccole e senza possibilità di dar loro sostentamento e data l’impossibilità di riportarli a Bikini a causa della radioattività furono dopo un po’ trasportati nell’isola di Kili. La situazione non fu molto diversa anche perché da pescatori dovettero inventarsi agricoltori.
La caparbietà dei bikiniani rimasti a Kili fu premiata un paio di decenni più tardi. In seguito alla chiusura del poligono militare, nel 1968 il presidente Lyndon B. Johnson annunciò che gli Stati Uniti erano impegnati in un piano di bonifica dell’atollo, per permettere agli abitanti di farvi finalmente ritorno. Nel 1974 un centinaio di persone tornò a popolare Bikini, la cui laguna nel frattempo si era arricchita di decine di navi affondate e di un gigantesco cratere. Di diametro superiore ai 2 chilometri e profondità pari a 76 metri, questa cicatrice risaliva al programma “Castle Bravo” del 1954, quando era stata fatta esplodere la prima bomba all’idrogeno della storia. L’isola fu poi di nuovo abbandonata.
La zona era ancora radioattiva e i morti o ammalati per tumore alla tiroide si susseguivano. I bikiniani, quelli che vi avevano fatto ritorno e non erano emigrati altrove ben presto si accorsero che rimanere su quell’isola sarebbe stata la loro fine e dei loro bambini, che erano esattamente piccoli e fragili come i bambini siriani, iracheni, libici e americani.
E li vicino c’era anche un’altra isola, quella di Rongelap che non fu evacuata prima dei test, esposta al fall-out e quindi anch’essi pagarono un grave tributo in termini di cancro alla tiroide. Provarono a ritornarvi nel 1957 e fecero anch’essi da cavie agli scienziati che studiavano gli effetti dell’esposizione alle radiazioni.
Chiesero poi di essere trasferiti, ma la loro richiesta di aiuto fu captata solo da Greenpeace che arrivò con la nave “Rainbow Warrior” nel 1985 e con l’operazione “Exodus” trasportò la popolazione locale colpita dalle radiazioni di quei test nucleari, condotti dagli Stati Uniti tra il 1948 e il 1956 per salvare il mondo, nell’isola di Mejato a 180 Km di distanza.
Questa è solo un po’ di storia, nient’altro. Una cura per la malattia della memoria breve di cui siamo affetti e che dovrebbe portare al rifiuto sistematico delle bombe giustificate in nome dei bambini. Provengano esse da Trump, Obama o Clinton o Putin o Erdogan assomigliano sempre stranamente a quelle di Hitler e hanno gli stessi effetti sui bambini siriani, iracheni, bikiniani e persino sui bambini del Mali bombardato dai francesi nel 2013.

Fonti: wikipedia, greenpeace, national geographic

STORIE
“La mia vita in musica”: Nòe busker per vocazione dà tono alle vie delle città

Volevo vivere di musica”, racconta Noemi. E ci è riuscita.

La voce, un ukulele e il suo inseparabile cane Kinder, un golden retriver dolcissimo, come il suo nome. Niente altro.
Il talento e la bellezza di Noemi Cannizzaro – in arte Nòe – illumina le strade delle città italiane. Busker per scelta, Noemi tre anni fa ha lasciato il paese di Menfi – 12 mila anime in provincia di Agrigento – e la sua Sicilia per trasferirsi nei dintorni di Milano.
Per suonare per strada, o nei locali milanesi. Per fare musica. Per scrivere la sua vita.
“Ogni volta che suono in strada torno a casa con una storia nuova. Inizialmente ero timida, parlavo poco – confida Noemi – ma da quando suono a contatto con la gente mi apro di più con le persone”.

Ma cominciamo dall’inizio. Perché per fare la scelta di Noemi, 28 anni, servono coraggio e volontà. Motivazione, studio e perseveranza.

Nata sotto il segno dei pesci nel 1988, diplomata in canto pop al Cpm (Centro professione musica) di Milano, Noemi continua il suo percorso musicale laureandosi al Dams di Palermo. Nel 2012 viene selezionata da Elisa per aprire il concerto del suo raduno al Viper Club di Firenze. Nel 2014 è prima classificata al concorso Musica Controcorrente e vince il premio Donida come migliore interprete.
Il 19 dicembre 2015 apre il concerto al raduno di Elisa con il suo brano ‘Umori’.
Il 20 marzo 2016 esce il suo primo singolo ‘Non lo so’, che anticipa l’Ep (Extended play, cd che contiene inediti) ottenendo subito un riscontro positivo: il brano si classifica al primo posto al Note d’Autore edizione 2016, premiata da Klaus Bonoldi di Universal. Il 3 agosto Nòe pubblica il suo primo Ep autoprodotto, scritto in collaborazione con l’autore Carmelo Piraino. L’Ep ‘Non lo so’ viene presentato quindi al Roxy Bar di Red Ronnie nel 2016. Nel 2017 Nòe si è esibita a Casa Sanremo con Fiat Music e Optima.
In pochi anni ha conseguito 3 diplomi al Cet (Centro europeo Tuscolano) di Mogol: Autore di testi (2013), Composizione (2016), Interpretazione (2017).
Tra i suoi programmi per la prossima estate, anche la partecipazione al Ferrara Buskers Festival.

Come è nata la tua passione per la musica?
Da piccolissima: avevo scritto con un pennarello le note sopra la tastiera e suonavo sempre. A 13 anni sono entrata in una band.

Cosa ti ha spinto a trasferirti a Milano?
Ho partecipato a un corso per autori al Cet: sono rinata. Sembrerà strano, ma al termine dei tre mesi ho smesso di scrivere, ho capito che sono più portata per le collaborazioni con altri autori. Mi piace trovare sintonia con chi scrive. Ho frequentato così il corso per compositori e ho iniziato a farmi aiutare negli arrangiamenti dei miei brani.

Come hai deciso di dare una svolta alla tua vita?
Volevo mettere la musica prima di tutto. Ho iniziato a suonare per strada, ai matrimoni, a Sanremo, dove le radio piccole dimostrano attenzione gli artisti emergenti.
Più suonavo e facevo “cose”, più mi contattavano per serate live, eventi.

Quante ore canti ‘per strada’?
Dipende dalle giornate: posso suonare 2 ore, ma anche sei o di più.

Riesci a guadagnare suonando e cantando per strada?
Nei punti di maggiore afflusso turistico capitano giornate fortunate, con turisti (soprattutto i giapponesi) molto generosi.

Suoni tutti i giorni?
Non sempre, dedico parecchio tempo anche ai social e internet, per cercare di promuovere la mia musica: è molto importante farsi conoscere e creare reti di contatti. Grazie ad un impegno costante sono riuscita a lavorare con regolarità, a organizzare numerose serate live.
Serve una programmazione perché ogni città ha il suo regolamento per i musicisti da strada: in alcuni luoghi occorre prenotarsi, in altri è vietato o impossibile esibirsi, ma ci sono anche città, come Bergamo, che accolgono in completa libertà i musicisti da strada.

Riesci a far conoscere la tua musica ai passanti?
A volte sì, riesco a vendere anche tanti miei cd perché suscitano interesse. Più spesso invece capitano turisti stranieri, più interessati ai classici della canzone italiana, da “Volare” a “O sole mio”. Ma grazie alla mia attività sono riuscita a produrre i miei ultimi singoli e i video artistici che li rappresentano.

Parliamo un po’ della tua musica… Il tuo ultimo singolo è ‘Le luci del cielo’. Cosa rappresenta per te?
In questa canzone mantengo accese le luci del cielo per unire il passato, il presente ed il futuro senza paure. I sorrisi di quando ero una bambina e i sogni mi aiutano a capire chi sono.

Quali sono le difficoltà che hai incontrato nel fare musica?
La difficoltà più grande secondo me sta nel non scoraggiarsi quando si ricevono delle porte in faccia, ma anzi bisogna approfittarne per mettersi sotto a lavorare di più.

Chi ti ha insegnato di più nella vita? Chi ti ha incoraggiato?
Sicuramente i primi ad avermi insegnato tanto sono i miei genitori, da sempre al mio fianco.
Nel corso della mia vita ho poi avuto modo di conoscere diversi musicisti da cui ho sempre ricevuto tanti consigli, cercando di ricambiare con la mia positività.

A chi ti ispiri nella tua musica?
Sono cresciuta ascoltando qualsiasi genere musicale, mi piace tutta quella musica che ti fa vibrare l’anima, sia allegra che triste, sento subito se c’è un legame. Nella mia musica cerco di partire dalle mie sensazioni e mi lascio trascinare con la curiosità di scoprire ciò che ho dentro.

Qual è la tua canzone preferita?
‘Fix you’ dei Coldplay, è sempre un emozione indescrivibile sia ascoltarla che cantarla. Mi tocca il cuore.

Hai un sogno nel cassetto?
Il mio sogno è poter vivere di musica, continuare a suonare e a scrivere non solo per me, ma anche per altri interpreti.

Che cos’è per te la vita?
La vita per me è la realizzazione del nostro essere che contribuirà alla vita dell’universo.

Alla Gigi Marzullo, “si faccia una domanda e si dia una risposta”…
“Cosa farai quest’estate?”
“Vorrei organizzare un tour in giro per l’Italia, amo viaggiare e se posso viaggiare con la mia musica io sono la persona più felice al mondo!”

Cos’è per te la musica?
(Noemi non ci pensa un attimo, la risposta è già chiarissima per lei, ndr) È molto più di un lavoro. La musica è espressione dell’anima.

Il tuo cane Kinder ti segue sempre?
Sì, Kinder è fantastico. Si accuccia accanto a me, buono buono. E mi ascolta. È il mio fan numero uno.

STORIE
Facce inquiete e inquietanti: caccia ai murales con i fuggiaschi

Facce allucinate e inquietanti ti guardano mentre passi lungo i vicoli stretti e appartati della parte antica di Ferrara. Un uomo mascherato se ne sta incollato alla cabina elettrica dietro al muro di via Capo delle Volte, nel tratto tra Porta Reno e via Boccaleone. Un altro è messo tutto di traverso sullo sportello di metallo di una cabina più piccola in un altro tratto della via acciottolata, quasi all’angolo con via Croce Bianca dove c’è il bar Korova, e lì vicino un altro volto assalito dal fuoco è disegnato sopra al simbolo di avvertimento di infiammabilità.

Un volto disegnato da Alessandro Brome in via Capo delle volte a Ferrara (foto Giorgia Mazzotti)

Sono ritratti fatti con penna e pennarelli dentro a fogli riquadrati e incollati, come immagini segnaletiche di gente ricercata. In alcuni casi gli occhi sono cerchiati con un tratto nervoso e ripetuto che rende l’espressione sconvolta.

Un volto disegnato da Alessandro Brome in via Capo delle volte a Ferrara (foto GM)
Disegno di Alessandro Brome in via Capo delle volte a Ferrara (foto GM)
Un volto disegnato da Alessandro Brome in via Capo delle volte a Ferrara (foto GM)

Girando a piedi per il centro della città mi è successo di incrociare questi sguardi. Dopo il primo e il secondo, lo stile che tratteggia volti da fuggiaschi espressionisti mi diventa familiare e finisco per guardarmi intorno alla ricerca di elementi ricorrenti, magari di altre facce simili in mezzo a quelli che fino a poco fa mi parevano solo scarabocchi indistinti, mescolati ad adesivi e scritte varie. Adesso che ci ho fatto caso, mi colpisce la velocità di un segno che con pochi tratti materializza una presenza così forte, poche righe buttate lì che danno forma a una personalità che vibra, nervosa e primitiva. La curiosità cresce e mi viene la voglia di sapere di più, capire, dare un nome all’autore e un significato più sistematico ai disegni.

L’arte disseminata sulla strada è come un segnale che marca il territorio. Uno stile riconoscibile può trasformare le opere randagie in indizi, tracce che portano verso una direzione, che però non si sa bene quale sia. In certi casi – come questo – qualcosa ti colpisce in modo particolare. La curiosità diventa una sfida: quella di riuscire a intercettare altre immagini create dalla stessa mano, intuire il messaggio che ci sta dietro, sapere chi è che le ha fatte. Inizia un dialogo, una ricerca, una specie di corteggiamento.
“Per me è così la musica indie – dice mio figlio, che ha 16 anni – la scopri per i fatti tuoi, quasi per caso, attraverso amici o canali che ti trovi da solo, e la senti come una cosa tua, qualcosa che riguarda te e pochi altri”: quelli che ci sono arrivati per vie traverse, un gruppo ristretto che dà un senso di appartenenza, una cerchia esclusiva.

Alessandro Brome su un muro dipinto in un’immagine postata su facebook un paio di settimane fa

La street art è un po’ questo. Se ne sta in un’area a parte, fuori da gallerie e mostre, palestra di creatività senza regole, tante volte fastidiosa, imbrattante, dissacrante. Colpisce, spesso disturba anche, copre, sporca; in qualche caso, attrae e si crea una specie di legame speciale tra chi dipinge e chi guarda.
Quel segno veloce e figurativo dei fuggiaschi mi resta in testa e mi sembra possa avere qualcosa in comune con quello che vedo sull’annuncio di una delle iniziative in corso alla Porta degli Angeli per “Algorithmic”, il progetto di esposizioni, musica e performance ideato da Andrea Amaducci che fino al 31 maggio 2017 fa convivere creatività diverse. Vado alla mostra, nella torretta di guardia sulle mura in fondo a corso Ercole d’Este, sperando di ritrovare quel segno lì. Non è lui, però, l’autore del volto che compariva su una locandina (opera di un ragazzo che frequenta il liceo artistico Dosso Dossi di Ferrara, che non c’entra nulla coi fuggiaschi appesi nei vicoli di Ferrara). La visita si rivela comunque fruttuosa. Chiacchierando tra le mura che ospitano i giovani artisti, scopro l’identità dell’autore di quei disegni. “Dev’essere Alessandro Brome”, mi dicono.

Appena a casa, vado a guardare sul suo profilo Fb ed eccolo: una faccia espressionista e ancora più informale è usata come immagine del suo profilo sul social network. Digito lo stesso nome su Instagram e con mia grande soddisfazione mi escono altre facce e schizzi tracciati indiscutibilmente dalla stessa mano. Un volto mostruoso fa pensare a quello dei Giardini di Bomarzo, in particolare mi ricorda la fotografia fatta nel dopoguerra da un grande reporter della Magnum, Herbert List. Là il faccione di pietra inghiottiva un pastore che aveva invaso il meraviglioso parco dei mostri con le sue pecore. Qui il dipinto sembra stia per inghiottire il suo autore, immortalato nell’atto di realizzare l’opera sui muri del magazzino dell’ex Mof, in Rampari di San Paolo a Ferrara.

Alessandro Brome nel parcheggio del magazzino ex Mof, Ferrara
Uno dei mostri del giardino di Bomarzo fotografato da Herbert List nel 1952

L’indole espressionista e sofferta del segno fa pensare a Egon Schiele (1890-1918) e il paragone – a un secolo esatto di distanza – trova particolare conferma in uno schizzo che lui ha postato proprio su Instagram: un uomo e una donna stretti uno all’altra e realizzati con un segno grondante d’inchiostro. La didascalia dice “Unione” e ricorda un sacco la tensione de “L’abbraccio” realizzato cento anni prima (1917) dall’artista austriaco.

“Unione” di Alessandro Brome su Instagram
“L’abbraccio” di Egon Schiele, olio su tela, 1917, Osterreichische Galerie di Vienna

Il nome di Brome compare tra quello dei graffitisti censiti dalla “Ferrara street map”, il progetto di schedatura degli autori di graffiti e murales attivi in terra ferrarese, realizzato dal Servizio Giovani del Comune di Ferrara col sostegno della Regione Emilia-Romagna e messo in rete. Lì si vede che è opera sua quella specie di testa di Minotauro sulla staccionata del cantiere attorno alla palazzina in ristrutturazione che dal parcheggio ex Mof di via Darsena si affaccia su corso Isonzo.

Testa di minotauro di Alessandro Brome sui pannelli dell’impalcatura davanti all’edificio del parcheggio ex Mof (sito web Ferrarastreetart)

Visto che Alessandro Brome è sui social, provo a vedere se c’è qualche informazione in più. In realtà no. Allora provo a chiederglielo con un messaggio.

Domande e risposte su Instagram

Ciao. Belle le cose che fai. Da quanto tempo dipingi?
“Dipingo da quando ho sei anni, ma su muro dal 2008. Ho iniziato a farlo con un altro mio amico, che come me dipinge ancora mischiando due stili differenti”.

Quanti anni hai?
“Ventisei”.

Quindi disegni da vent’anni ininterrottamente…?
“Si può dire di sì, ma è poco tempo che lo faccio visibilmente al pubblico. Sono sempre rimasto un po’ al di fuori di tutto”.

Lo facevi solo per te, come cosa che ti veniva da esprimere.
“Sì, esatto. All’inizio sì. Una sorta di gavetta o forse anche una sensazione di non sentirsi pronto o maturo, ecco”.

Hai fatto l’Accademia o qualcosa del genere?
“Mai fatto scuole artistiche, ma è sempre stata una passione mia. Avevo uno zio pittore in Toscana che dipingeva ad olio questi volti. E probabilmente da lì è nato tutto lì”.

Faceva volti così, tuo zio pittore?
“Sì, non proprio così, in realtà. Ma sicuramente mi ha influenzato. E’ stato lui a regalarmi tempere e pennelli da piccolino”.

Quali sono gli artisti che ami di più?
“Non ho artisti preferiti in generale, nel senso che seguo tanti artisti e stili anche diversi appunto per cercare di migliorarmi sempre di più (ci si prova) ma apprezzo tanto l’astratto quanto come il figurativo. Amo il bianco e nero uso pochi tipi di altri colori. Sto provando ad andare su questa strada”.

Hai un modo di disegnare quasi da espressionista tedesco, mi ricorda i disegni di Schiele.
“Beh grazie, lo prendo come un grosso complimento”

Nella vita oltre all’arte che fai? Lavori? Studi?
“Lavoro, faccio l’artigiano in giro per la città ma ho uno studio con altri ragazzi tra cui anche Paolo (Psiko) dove tutti i giorni ci troviamo per dipingere insieme confrontarci”.

I volti sono la cosa che hai sempre disegnato di più o sono solo la cosa che ti interessa in questo momento?
“I volti sì, li ho sempre disegnati negli anni, poi ovviamente sono cambiati. Otto anni fa ho iniziato a dipingere per strada facendo scritte per poi praticamente abbandonarle”.

Non ti interessano più?
“Sì, al momento non mi interessano senza un vero motivo. Però sento che è il figurativo la mia strada. E’ quello che voglio continuare a fare e valorizzare”.

Dove lavori di più: su carta, tela, muri?
“La carta la uso solo per bozze veloci… In questo momento sto preparando 5-6 tele da esporre un po’ qua a Ferrara e forse anche qualcosa fuori, ma senza fretta. Alterno sia muro che tela in base ai tempi a disposizione, che non sono così tanti causa lavoro. Quindi dipingo tempo permettendo. Comunque uso sia le tele sia il muro, in poche parole”.

Dipingere per te è anche un modo per mandare messaggi critici rispetto alle cose che vedi in giro, che senti intorno?
“Innanzitutto è un modo per sfogarmi, perché se non lo faccio non sto bene, mi libera in senso buono, ma è tutto. Si può dire che c’è tanto di ciò vedo intorno a me, ma soprattutto ciò che ho dentro la mia testa e che quindi devo tirare fuori in qualche maniera. Non intrigo politica o proteste, onde evitare la libertà di pensiero al di fuori di questo contesto. E’ qualcosa di “sano” e bello per me,  sperando che la apprezzi sempre di più questo mondo, la gente”.

Ultima cosa che ti volevo chiedere è sulla musica. Cosa ti piace? ascolti musica quando dipingi?
“Sì, sì, la musica è importantissima per me. Ascolto di tutto, ultimamente jazz, hip hop sperimentale, ma di tutto. Amo la musica”.