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Giorno: 25 Giugno 2017

Clara Festival, la prima finalista è la giovanissima Giulia Disarò

Da Clara

Dodici anni, ferrarese, una vocalità da fare invidia a cantanti professionisti e una presenza scenica elegante ma spontanea: è Giulia Disarò la giovane vincitrice della prima serata del Clara Festival, l’iniziativa a tappe promossa da CLARA spa e organizzata da MadeEventi con la direzione artistica di Rossano Scanavini, mirata a valorizzare i talenti del territorio e partita ieri sera da Bondeno, nell’ambito del LocalFest.
I riflettori sulla piazzetta Andrea Costa si sono accesi alle 21.45 circa, con la conduzione di Paola Sangermano, speaker di Radio Bruno, accompagnata sul palco da Roberto Ferrari, illusionista e ventriloquo, che con un sorprendente gioco di prestigio ha introdotto da subito il tema che insieme alla musica accompagnerà tutto il festival, cioè l’ambiente e il valore dei rifiuti come risorse.
Poi la competizione è iniziata: si sono avvicendati sul palco ben quattordici concorrenti, di età variabile tra gli 11 e i 60 anni, che hanno proposto cover o brani inediti dei generi più disparati, dalla lirica (col Nessun Dorma intrepretato da Mauro Balsamini) al rap di Riccardo Valeriani, passando dalla musica leggera e dal pop, italiano e internazionale. Un’offerta musicale variegata insomma, che ha fatto divertire un pubblico di tutte le età.
La giuria ha scelto come prima classificata l’interpretazione della talentuosissima Giulia, che si è esibita nel pezzo “My immortal” degli Evanescence e che si aggiudica di diritto un posto nella finalissima, prevista per sabato 23 settembre a Copparo. Altri due concorrenti saranno inoltre ripescati dalla giuria per tornare ad esibirsi in una delle prossime tappe, e avere così una seconda occasione.
Lo spettacolo è proseguito fino alle 11.30, con i concorrenti in gara intervallati da ospiti di fama anche sovralocale, come Roberto Rimondi, interprete di alcune cover di Gianni Morandi – al quale assomiglia fisicamente e nelle movenze, oltre che nella voce e nello stile canoro – e della giovane promessa di Dogato Chiara Sandrini, premiata nel 2016 come miglior esordiente al Sanremo Music Awards. Roberto Ferrari ha intrattenuto la platea più volte nel corso della serata con simpatici sketch che hanno coinvolto anche il pubblico.
La prossima tappa sarà quella di Comacchio, sabato 12 agosto. C’è dunque ancora tempo per i gruppi e per i singoli cantanti che desiderano partecipare. La scheda di iscrizione e il regolamento si trovano sulla pagina Facebook @Clarafestival e sul sito di CLARA spa www.clarambiente.it
Info anche attraverso gli indirizzi email clarafestival@clarambiente.it, clarafestival@libero.it e al numero 393.1181586.

Femminicidio oncologa Ester Pasqualoni. Il prefetto dichiara:”Non possiamo incarcerare tutti gli stalker”

Da Centro Donna Giustizia Ferrara

Il Prefetto Gabrielli nel commentare il femminicidio dell’oncologa Ester Pasqualoni, uccisa dal suo stalker, dichiara: “Non possiamo incarcerare tutti gli stalker”. Si tratta di una impressionante ammissione di impotenza di fronte a un fenomeno grave.
Noi rispondiamo al Prefetto Gabrielli che il percorso delle donne che denunciano la violenza subìta è irto di ostacoli. Lo strumento della denuncia attualmente a disposizione della donna che subisce qualsiasi forma di violenza è svuotato del suo significato di rimedio per la tutela dei propri diritti. E questo accade perché di fatto tali diritti non sono salvaguardati in tempo né con la dovuta diligenza da parte delle autorità competenti anzi: la violenza maschile contro le donne, in tutte le sue molteplici forme, non è riconosciuta ed è sistematicamente sottovalutata.
La violenza maschile contro le donne è una questione sociale, culturale, sistemica e strutturale che nasce e si nutre sulla disparità di potere tra i sessi. Per questo, l’Associazione nazionale D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza – ribadisce che per contrastare e prevenire la violenza contro le donne non servono inasprimenti di pene o provvedimenti di urgenza. Occorre invece superare gli approcci tecnici standardizzati, burocratici, aprioristici a favore di un metodo che parta dal dare credito al racconto della donna e alla fiducia costruita nella relazione con le operatrici dei Centri Antiviolenza.
E’ quindi indispensabile riconoscere e i luoghi di donne come i Centri Antiviolenza perché sono i soggetti centrali e fondamentali nell’accoglienza delle donne che subiscono violenza ma anche spazi in cui si costruiscono saperi, progettualità, competenze, in cui si sperimentano relazioni virtuose, azioni di prevenzione e formazione attraverso interventi locali e territoriali mirati. Occorre riconoscere e potenziare il ruolo dei Centri Antiviolenza e delle Case Rifugio, la loro specificità e competenza nel rispetto delle caratteristiche indicate dalla Convenzione di Istanbul.
E occorre distinguerli da altri soggetti del privato, dai meri fornitori di servizi che non operano secondo un’ottica di genere. Ci auguriamo quindi che il prossimo Piano Nazionale contro la violenza vada in questa direzione.
Finché non ci sarà formazione adeguata di carabinieri, polizia, magistratura, finché tutte le politiche governative resteranno vuoti proclami e principi astratti invece che provvedimenti concreti, le donne continueranno a essere perseguitate, picchiate e uccise nell’assuefazione crescente dell’opinione pubblica e nell’inerzia delle istituzioni.

L’Istituto d’Istruzione Superiore di Argenta-Portomaggiore ha ora un proprio nome di Battesimo

Da Organizzatori

Da settembre 2017 l’IISAP avrà finalmente un nome di battesimo ovvero ‘Rita Levi Montalcini’.
Il Consiglio d’Istituto ha deliberato in tarda serata la scelta del nome d’intitolazione: Rita Levi-Montalcini, nota neurologa e senatrice a vita italiana, Premio Nobel per la medicina nel 1986.
Inizia ora la procedura per ufficializzare l’intitolazione dell’Istituto con una comunicazione agli Organi competenti, affinchè dall’anno scolastico 2017/2018 l’Istituto ‘Montalcini’ inizi il suo operato sotto questo illustre e pregiatissimo nome, che non puó non riempire di orgoglio e di fierezza tutto il personale scolastico, gli ata, gli studenti, la cittadinanza ed il territorio, che vive e opera da anni in stretta sinergia con l’Istituto superiore.

DIARIO IN PUBBLICO
Moti del corpo, moti dell’animo

Sempre più affascinato dalla fisiognomica mi attardo a guardare con attenzione le movenze e i visi di coloro che sono impegnati in qualche attività fisica che riveli predisposizione e attenzione ai dettati dell’animus.
Rivedo in tv ‘Le quattro stagioni’ di Vivaldi suonate e dirette da Gidon Kremer nel 1981 con la English Chamber Orchestra. Il corpo magrissimo dell’artista si piega alla volontà del dettato; le labbra grosse e pendule sembrano bere a piene sorsate le onde della musica che si organizzano in un flusso che coinvolge tutti i sensi: dagli odori, ai sapori, alla vista e all’udito. Un’esperienza che lascia senza fiato e che ci rivela come la musica debba essere non solo ascoltata, ma anche vista e… mangiata.
Se dalle vette della musica scendiamo a riveder le stalle degli atteggiamenti e delle movenze, degli sguardi e dei sorrisi, dei bronci e del pensoso scuoter di testa dei politici riusciamo a capire quanto di elaboratamente complesso sia il ‘porsi’ dell’homo politicus che si offre al giudizio del riguardante.
La notte del trionfo di Emmanuel Macron ciò che determinava il senso della vittoria era il passo marziale del vincitore che percorreva il cortile del Louvre in attesa di raggiungere il palco dove avrebbe raccolto il suo trionfo. Pantaloni stretti, cappottino parigino, imponenti scarpe che calzavano altrettanto imponenti piedi: en marche! L’esilità del corpo contraddetta dal piede grande, austero e ritmante.
Chi per un attimo non è stato attratto dalla vibrazione quasi impercettibile ma determinante del baffetto dalemiano? O dalla superficie lustra del capo implume di Bersani? O dal colorito scuro di Di Maio che rivela una spiccata e incontrovertibile ascendenza mediterranea? I boccoli di Grillo accuratamente vaporosi incorniciano un viso, come dire, modesto, proprio di una persona qualunque. Di fronte poi al giallo paglierino della capigliatura di ‘the Donald’ ogni commento è vano. Come davanti alla preoccupante espansione delle maniglie dell’amore che orgogliosamente sono esibite sotto la bianca camicia di Matteo Renzi.

Gli indicibili commenti che persone anche colte hanno espresso sulla scelta di Caproni come poeta da commentare alla maturità, lasciano senza fiato. Quando detti la maturità il terrore era che si desse al Novecento uno spazio per noi quasi sconosciuto. Chi era Montale? O Ungaretti ? Lontanamente affioravano i ricordi dannunziani e Croce imperava con De Sanctis come l’espressione della critica più autorevole E dal lontano 1956 non ricordo nemmeno l’argomento del tema di letteratura. Come pure dell’orale. Neppure ricordo il viso del/a esaminatore.
Ma se improvvisamente guardiamo con attenzione coloro che hanno determinato il senso di un mondo o della sua cultura allora capiamo molte più cose. Nel 1962 l’incontro con Bassani a casa di Stella dell’Assassino a Ferrara per la presentazione nazionale del ‘Giardino dei Finzi-Contini’. Era, il suo, un viso inquieto con gli occhi che sembravano errare per la sala e t’inchiodavano a seguirti nel breve discorso ritmato da una leggera balbuzie. O l’improvviso scatto della testa di Elsa Morante mentre procede per via del Corso a ricacciare indietro i capelli che osavano nasconderle gli occhi di giaietto. O le improvvise tenerezze di Ronconi che nell’allestimento di ‘Orfeo ed Euridice’ di Gluck dà un buffetto all’ispido Riccardo Muti. O alla voce di Walter Binni che leggendo ‘Alla sera’ di Foscolo assumeva tonalità da contralto. O ai capelli della divina Martha Argerich sempre più grigi e amorosamente ricomposti come un manto da imperatrice dopo un allegro o un con brio.
Ora non è il momento di questi moti del corpo e, forse, restano solo a ritmare le opere ei giorni di un’Europa che non vuole unirsi le giacche colorate della Merkel: inesauribili.

Frattanto nella banalità della sfida del ballottaggio, quando ormai tutti dicono (e pensano) le medesime cose e incredibilmente B. ripropone a distanza di decenni la stessa filosofia che cova nel suo animus – sempre più risolventesi in sorrisi crudeli e in vocione da vecchio nonnetto assurdamente vestito, come se dovesse recarsi a un matrimonio imminente, come una luce folgorante – ecco il reportage di Francesco Merlo su ‘La Repubblica’ del 23 giugno. Parla di Genova e quelle righe spaziano dovunque: da via del Campo ai cantautori, dai poeti agli operai, da Renzo Piano ai frequentatori del quartiere dei trans o degli immigrati. Allora ti accorgi che i moti del corpo diventano modus vivendi e sai che della scrittura mai potrai farne a meno.
Un pensiero commosso e riverente a quella persona che ha saputo insegnarmi tanto e nel comportamento e nella espressione del suo magistero politico: Stefano Rodotà.