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Giorno: 26 Giugno 2017

Blocco del traffico attorno allo stadio per le partite, fochi (M5s): non c’è altra soluzione per i residenti?

Da M5s

Premesso che la maggior parte dei cittadini ferraresi sono ben felici che la Spal sia tornata in serie A, vivono con euforia l’attesa della nuova stagione calcistica che inizierà fra poche settimane e sono consapevoli della necessità delle modifiche di adeguamento strutturale e di sicurezza da apportare allo stadio Paolo Mazza, è pur sempre vero che le limitazioni del traffico nelle zone limitrofe allo stadio, prima durante e dopo le partite, possono creare disagio ai residenti che vi abitano. E ciò non solo per i residenti di viale Vittorio Veneto, che viene praticamente chiusa per separare le tifoserie rivali, o per quelli di via Montegrappa, dove si sta allestendo una zona di sicurezza per accogliere i pullman delle squadre ospiti, ma anche nelle altre
vie limitrofe.
A volte, durante la stagione appena conclusa, diventava proprio impossibile per i residenti anche il solo rientro nelle loro abitazioni prima delle ore 18 e in alcune occasioni anche più tardi. Ci è stato riferito, ad esempio, il caso di una residente di via Fortezza, con famigliare cardiopatico, alla quale è stato impedito in più di una occasione di rientrare a casa con l’automobile.
Per questo, il consigliere del Movimento 5 Stelle di Ferrara Claudio Fochi ha chiesto all’Amministrazione comunale con una interrogazione (http://www.comune.fe.it/5216/attach/presidente_cons/docs/74310-2017-m5sfochi.pdf)
se sarà possibile in futuro predisporre corridoi di rientro per i residenti, compatibilmente con le
norme di sicurezza e i relativi transennamenti attorno allo stadio, o consentire loro, in caso di necessità o emergenza, di poter rientrare nelle proprie abitazioni esibendo un documento attestante la residenza propria o di un famigliare.
Siamo contenti che la Spal sia tornata nella massima serie dopo 49 lunghi anni e siamo consapevoli
realisticamente e pragmaticamente delle necessarie modifiche da attuare affinché possa continuare a
giocare a Ferrara, tuttavia non possiamo esimerci dal riportare i disagi concreti che ci vengono segnalati dai residenti di una zona già piena di criticità e contestualmente ci auguriamo che si possano trovare giuste strategie per limitare al massimo tali disagi.

Carife colpita dal bail in, le banche venete da una pioggia di miliardi

Da Lega Nord

“Diciassette miliardi per salvare le banche venete, con un clamoroso sussidio a un’altra banca per prendersene la parte migliore, le mazzate del bail in per Carife. Perchè?” A farsi portavoce di un interrogativo di buon senso e indignazione è Alan Fabbri, capogruppo della Lega Nord in Regione e da mesi in prima linea nella battaglia per i diritti dei risparmiatori azzerati dal decreto 2015 del Governo. Un Governo che ora vara una maxi-operazione di salvataggio di Pop Vicenza e Veneto Banca, eludendo le famigerate regole europee dei bail in: tra liquidità immediata e garanzie, una montagna di denaro che aggraverà il debito pubblico e la zavorra sul contribuente. “La disparità di trattamento è tanto lampante quanto vergognosa – commenta Fabbri – perché di fatto Carife è stata usata come cavia per l’applicazione della direttiva europea mentre ora per altri ecco una soluzione ‘all’italiana’ che tra l’altro si abbatterà su cittadini trattati, per l’ennesima volta, come un gigantesco parco buoi”. I figli e figliastri fatti dal Governo rappresentano una sconfitta drammatica per tutta Ferrara. “E’ la dimostrazione di quanto poco, anzi zero, agli occhi dei capi romani conti il Pd ferrarese. Quello delle poltrone di Franceschini, delle chiacchiere di Bratti e dei salotti di Marattin: il loro ‘partitone’ ha calato la scure del bail in per i risparmiatori di Carife poi, resosi conto di quanto elettoralmente sia poco conveniente, risultati alla mano, applicare la norma, cambia direzione e dal cilindro estrae subito miliardi per i dissesti delle banche venete. Nel frattempo – chiude Fabbri – , chi è stato vergognosamente discriminato, non ricevendo lo stesso trattamento, resta a raccogliere i cocci”.

Workshop internazionale a Architettura

Da Unife

Da tutto il mondo per la riqualificazione dell’Addizione Niccolò di Ferrara

Dal 28 giugno al 7 luglio 2017 il Dipartimento di Architettura organizza e ospita il Workshop internazionale su “Contemporary Design in Historic Centres”.
Il tema di questa edizione prevede la realizzazione di proposte sulla riqualificazione dell’area nota come “Addizione Niccolò”, la zona sita in corrispondenza di una delle porte d’ingresso alla città di Ferrara, compresa tra Corso Giovecca, le ex caserme Pozzuolo del Friuli e Cisterna del Follo e il Palazzo Renata di Francia, sede del Rettorato dell’Università di Ferrara fino al sisma del 29 maggio 2012.
Oltre 50 gli iscritti tra studenti e docenti provenienti da differenti realtà accademiche e culturali tra le quali Brasile, Georgia, India e Emirati Arabi, alcuni dei quali verranno in abiti tradizionali e lavoreranno fianco a fianco con i docenti del Dipartimento per 10 giorni. Una esperienza concreta di internazionalizzione dell’Università di Ferrara rivolta allo studio per la riqualificazione di un’area strategica del centro storico di Ferrara.

Viaggio nella comunità dei saperi

Da Istituto Gramsci Ferrara

L’Istituto Gramsci e l’Istituto di Storia Contemporanea presentano l’ebook Viaggio nella comunità dei saperi a cura di Daniela Cappagli, edito dal Comune di Ferrara .Un percorso i riflessione su Istruzione e Democrazia che è pubblicato nel sito www.comunebookferrara.it in formato ePub e Pdf (scaricabili gratuitamente). Contiene 12 saggi. Gli autori sono Nicola Alessandrini, Chiara Baratelli, Fiorenzo Baratelli, Daniela Cappagli, Daniele Civolani, Barbara Diolaiti, Giovanni Fioravanti, Maura Franchi, Daniele Lugli.
Inizialmente il ‘Viaggio’ percorre le strade dei Saperi attraverso la rilettura del pensiero di grandi maestri e intellettuali che hanno espresso un modello d’istruzione collegato a un progetto di società, dai classici del ‘900 – Gramsci, Freinet, Capitini, Don Milani, Rodari e Calvino – fino ai giorni nostri con Noam Chomsky.
Si prosegue poi con sentieri di conoscenza aperti alla riflessione sui contenuti della quotidianità scolastica, sulle competenze dei processi formativi, sui metodi dell’apprendimento-insegnamento, sui comportamenti relazionali, sulle tematiche inclusive, sui principi e valori che regolano la vita delle comunità. Avendo sempre come ‘bussola’ le due parole-chiave Istruzione e Democrazia, colonne portanti del progetto complessivo.
Infine, come meta e visione ultima viene proposto il tema della Speranza, intesa con Bloch quale “scavo per la messa in luce delle possibilità oggettive insite nel reale e lotta per la loro realizzazione.
I testi sono relativi a Conferenze svoltesi presso la Biblioteca Ariostea negli anni 2014-15-16.

Vita da commessa

Da Ascom Ferrara

Dall’eterno indeciso a quello che non saluta, dall’incubodei pacchettini regalo al cliente (sempre lui…) dell’ultimo minuto, dal bambino che appoggia le mani sulla vetrina (ahimè) appena pulita, al miraggio dei fine settimana liberi…

“Vita da commessa” (Beccogiallo Edizioni 2017 – vitadacommessa.it) è il libro frizzante scritto da Laura Tanfani: una compilation gustosa, a tratti esilarante, imprevedibile (e con illuminanti illustrazioni a fumetti) di episodi realmente accaduti e descritti da chi affronta da dietro il bancone del negozio la quotidianità complessa della vendita, situazioni dalle quali traspare una grande passione per il proprio lavoro. La presentazione si inserisce nella galleria degli eventi letterari di giugno promossi da La Feltrinelli; 127 pagine che sarà proprio la giovane autrice marchigiana – laureata in design e discipline della moda all’ateneo di Urbino e che lavora come commessa in un negozio di abbigliamento dal 2012 – ad illustrare giovedì 29 giugno alle ore 17,30 alla libreria La Feltrinelli (in via Garibaldi), in un dialogo che già si preannuncia ricco di ulteriori e simpatici aneddoti con il presidente provinciale di Ascom Confcommercio Ferrara Giulio Felloni e commerciante egli stesso.

Lunedì regolare la circolazione dei bus e dei treni Tper

Da Tper

E’ stato, infatti, differito ad altra data lo sciopero nazionale di 4 ore indetto dal sindacato USB Lavoro Privato.
Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, ha ordinato il differimento ad altra data degli scioperi nel settore del trasporto pubblico locale indetti per lunedì 26 giugno 2017.

Marattin è troppo impulsivo e trascura i bisogni emergenti

Da Organizzatori

I lamenti per la Provincia di Ferrara “ridotta alla fame” con appena un milione di euro elemosinato dallo Stato, diffusi da esponenti politici (per non fare nomi: A. Marchi, T. Tagliani, M. Zappaterra) hanno turbato il governo, il quale, disponendo per fortuna di un consulente ferrarese capace di cogliere le sfumature idiomatiche locali, l’ha incaricato di chiarire la questione.
Il Marattin è prontamente intervenuto, ma s’è palesato con un deludente giro di parole, forse perché mancante di passaggi-chiave del tipo: “A voi non sfugge proprio niente!” o “Avete perfettamente ragione! Chissà dove hanno la testa, a Roma!”.
I tre, allora, sempre a mezzo stampa hanno riannunciato la loro insoddisfazione. La Zappaterra ha cortesemente chiarito che il Consigliere governativo s’è “perso una buona occasione per tacere”.
Visto l’insuccesso, invece di ritentare correggendo un errore metodologico, Marattin suggerisce di smetterla di “dire cifre false” perché – spiega – alla Provincia di Ferrara (come a tutte le altre) arrivano, sì, pochi soldi, ma di certo non per solo un milione di euro, dato che che di milioni ne stanziano cinque. Sollecitando poi i reclamanti a leggere “tutto” l’art. 20 del testo dell’assegnazione e relativi commi 1,2 e 3, non limitarsi al comma 3 dal quale risulterebbe quel milione “da fame”.
È qui il Marattin commette un secondo errore: dimenticando d’aver a che fare con dei frutti maturi della democrazia e che all’umanità manca ancora il rilievo automatico delle attività sinaptiche, non propone nulla di più dell’invito a vecchi arnesi della politica di leggere i documenti dall’inizio alla fine! Come se ci fosse una correlazione certa fra lettura e comprensione!
Non tiene conto che i suoi interlocutori sono stati eletti e rieletti, risultando perfetti rappresentanti di una maggioranza di cittadini composta prevalentemente (dati OCSE consolidati) da “analfabeti funzionali”! Possibile che non associ questa mestizia con la figura di guano di un Ministro, suo concittadino, per aver deciso nomine in difformità da una legge a cui lui stesso aveva messo mano, presumibilmente senza mai averla letta?
È chiaro che oggi manca un elemento essenziale alla democrazia rappresentativa: il LETTORE di supporto, cioè una nuova figura professionale politica, via di mezzo fra il consulente verbale, l’insegnante di sostegno e il ruolo del Lecturer nelle università britanniche. Basterebbe sostituire gli inutili “portavoce” con queste nuove figure senza incrementare i costi, ottenendo l’immenso risultato di conferire agli Eletti livelli di consapevolezza mai raggiunti prima.
Suggerirei al Marattin, alla luce della sua consulenza, di proporre in sede governativa l’ipotesi di un decreto legge ad hoc per sopperire ad una necessità troppo trascurata. Con molta probabilità, l’idea riscuoterebbe un successo mondiale senza precedenti.

Recupero, rigenerazione, riscatto: tutte le r delle riciclette

Cosa incarna meglio il concetto di sostenibilità ambientale e di economia circolare delle ruote di una bicicletta? Senza contare che siamo a Ferrara. E la metafora vale ancor di più se al posto della ‘b’ mettiamo una ‘r’, come riciclo, rigenerazione, riuso, riscatto sociale. Ecco tutto ciò che si cela in una r-icicletta.
Che cos’è una r-icicletta? Presto detto: è una bicicletta pronta da usare, oggetto prezioso per eccellenza a Ferrara, ma che porta con sé un duplice valore aggiunto: è stata rigenerata oppure alcune delle sue parti provengono da biciclette non più utilizzabili, scarti a cui viene ridata nuova vita attraverso il lavoro di meccanici esperti che collaborano con persone alla ricerca di nuove opportunità di inserimento nel mondo del lavoro e della socialità, grazie alla legge 381 del 1991. Ecco perché la Regione Emilia Romagna pochi mesi fa ha assegnato alla Cooperativa Sociale il Germoglio, che ha ideato e gestisce il progetto Ricicletta, il premio come Innovatori responsabili, nella categoria “L’impresa per la crescita e l’occupazione”.

Il luogo dove le bicilette tornano a vivere e si trasformano in riciclette sono le Officine di via Darsena, accanto all’Ex-Mof. Il colpo d’occhio non lascia certo indifferenti e solo a Ferrara, la città delle biciclette, può esistere un posto con così tante bici tutte insieme. A guidarci è Alessandro, educatore insieme ad Amelia: da una parte le riciclette in vendita e più avanti quelle a noleggio, “grazie anche alla collaborazione con Itinerando, arriviamo a noleggiarne fino a novanta alla volta, lavoriamo in particolare con le scuole o i gruppi turistici”. Dall’altra parte, tutti i componenti, nuovi o recuperati. Qui ogni pedale, ogni ruota, ogni catena ha una sua storia. “Tutto è tracciato”, sottolinea Tania, responsabile del settore mobilità della Cooperativa sociale Il Germoglio. “Non c’è solo l’eticità del progetto di inclusione sociale. La legalità è un altro valore aggiunto delle riciclette: si ha la sicurezza che nessun componente abbia una provenienza dubbia, perché quando ci vengono donate una o più bici vecchie, chiediamo di firmare un atto di donazione e un documento di identità”. “Capita anche che venga riconosciuta una cifra a fronte della donazione – spiega Tania – Può diventare uno sconto sull’acquisto di una nostra ricicletta, ma in realtà per noi è il riconoscimento dell’adesione al nostro progetto: donandoci il proprio mezzo si evita che questo diventi un rifiuto e si permette il suo riutilizzo, attraverso il suo recupero o il riciclo delle sue parti ancora in buono stato. E’ capitato anche che, in caso di donazioni di più biciclette da parte di una stessa persona, le riconoscessimo anche il titolo di nostro ‘testimonial ufficiale’”, scherza Tania.
E testimonial ufficiale è sicuramente anche il demolitore Giorgio Trevisani di Migliarino, che collabora con le Officine Ricicletta dal settembre scorso e che ha deciso di rispondere all’appello della squadra del Germoglio, anche se questo per lui significa un po’ di lavoro in più, perché “deve separare le bici dal resto dei rottami” e finché non lo ha fatto non può usare il braccio meccanico per spostare i carichi che arrivano in azienda, spiega la sua collaboratrice Silvia. “Siamo molto soddisfatti: fino a ora abbiamo consegnato alle Officine Ricicletta circa quaranta bici. Abbiamo deciso di collaborare con Il Germoglio perché pensiamo sia giusto rigenerare i mezzi ancora utilizzabili e recuperare i componenti non danneggiati, evitando che tutto ciò diventi rifiuto”.

Poi tocca ai meccanici e alle persone che lavorano alle Officine di via Darsena, attraverso tirocini o percorsi di inserimento lavorativo. Dalle loro mani nascono le riciclette, fino a oggi circa 2.100: recuperando bici recuperano loro stessi, la dignità e la felicità che scaturiscono dal vedere il proprio lavoro riuscito.
Mostrando nella rastrelliera una ricicletta da uomo nera lucente, pronta per essere venduta, Alessandro afferma orgoglioso, proprio come un vero meccanico: “Ogni ricicletta che esce da qui ha fatto un check-up completo e meticoloso. Riusciamo a recuperarne anche due tre al giorno”.
Nel laboratorio c’è Angelo, lavora qui ormai da sei anni, tre di tirocinio e tre da dipendente. “Allora ormai sei un meccanico provetto!”, scherziamo, “No no! Magari!”, esclama e poi aggiunge stando allo scherzo: “Ci provo… diciamo che fino a ora nessuno è mai tornato indietro lamentandosi per la bici rotta!” Angelo ha 33 anni, gli occhi neri e buoni e un sorriso contagioso, è di etnia rom, quando ha finito l’istituto agrario gli è stato proposto di iniziare il tirocinio qui alle Officine Ricicletta e ora, dopo sei anni, sembra aver trovato la sua strada verso un domani più scorrevole. “Il lavoro mi piace, le biciclette mi piacciono, soprattutto il fatto di rigenerarle, e poi è bello stare a contatto con le persone, i miei colleghi e i clienti”. Ci parla mentre lavora a una ruota, il telaio della bicicletta è montato sul supporto, non si può permettere di fermarsi perché questa settimana è lui l’unico meccanico delle Officine: “ho un sacco di lavoro da fare”.
Le Officine Ricicletta offrono servizio non solo di recupero e di vendita (con ritiro e consegna in qualsiasi parte della città e della provincia), ma anche di marchiatura e di noleggio di diversi tipi di mezzi, compresi risciò, tandem, bici-taxi e le tre cargo bike gestite per conto del Comune. Infine, il servizio di manutenzione e riparazione; e proprio come accade con ‘al biciclar’, anche fra i meccanici delle riciclette e i clienti “si crea un rapporto di fiducia e nel tempo c’è una vera e propria fidelizzazione”, affermano Tania e Alessandro.

Naturalmente le riciclette, oltre al valore sociale, contengono anche un forte impegno ecologico, non solo nel riutilizzare ciò che altrimenti sarebbe rifiuto, ma anche nell’incentivare l’uso delle due ruote come mezzo di mobilità sostenibile. Ecco perché un paio di riciclette può essere un dono di nozze più che adatto per due sposi ferraresi: “Non più di un mese fa due promessi sposi hanno avuto l’idea di fare come lista nozze una donazione al Germoglio e in cambio abbiamo deciso di regalare loro due riciclette”, ci ha raccontato Tania. Ed ecco perché Il Germoglio – anche grazie alla collaborazione con i volontari di Irregolarmente – ha fornito riciclette a diverse associazioni del territorio, come il Centro donne e giustizia o Viale K, oppure le ha date a noleggio in occasione di particolari iniziative, come Interno Verde, la due giorni per giardini organizzata da Il turco. L’ultima in ordine di tempo è il concorso ‘In prima fila con Ricicletta’: in palio una ricicletta estratta a sorte tra tutti gli spettatori dell’Arena Estiva Le Pagine di Parco Pareschi che ha appena iniziato la sua programmazione estiva. Per partecipare basta andare al cinema, conservare il biglietto d’ingresso e lasciare i propri contatti, scrivendo il numero del biglietto e il proprio indirizzo mail su un coupon, per essere avvisato in caso di vincita.

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Riciclettiamo

Per maggiori informazioni
La Ricicletta
Pagina fb

Siamo tutti diversi!

di Francesca Ambrosecchia

Perché siamo portati a respingere ciò che è diverso da noi? Ad innalzare muri e barriere per difenderci da ciò che è ignoto?
Il diverso, l’altro spaventa. Spesso conduce al confronto, alla messa in discussione e quindi al cambiamento.
Ci sentiamo al sicuro nella nostra quotidianità perché circondati da ciò che conosciamo: dalle nostre abitudini e dal mantra “lo faccio perché così fan tutti”.
Forse bisognerebbe sviluppare la voglia e l’attitudine a “mettersi in gioco”, a buttarsi nel confronto con un approccio aperto e disponibile. Si può crescere e imparare da ciò.
Il diverso può essere inaspettatamente positivo se ci poniamo nei suoi confronti senza paura. È diverso ma non per questo sbagliato.
Concetto chiave è forse condivisione.

“La saggezza è saper stare con la differenza senza voler eliminare la differenza”
Gregory Bateson

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

I giardini delle malinconie

«Mi ricordo il punto esatto dove passava un carretto dal quale potevamo comprare per 10 lire dei gelati quadrati e due biscotti, ma quando si era vicini alla fine del mese mia madre non mi dava i soldi. La vita era dura anche per i miei, la situazione economica non era florida. Mi stupivo che i fiori sui suoi vestiti non fossero ancora appassiti perché li aveva portati così tante volte che era un miracolo che non fossero sciupati» (Mogol).
I giardini di marzo sono una delle più celebri canzoni scritte da Mogol e cantate da Lucio Battisti. Pubblicata il 24 Aprile del 1972 e scritta in chiave autobiografica, è una metafora della povertà e della timidezza. Il riferimento è all’infanzia di Mogol, alle sue difficoltà economiche e relazionali, alla sua mancanza di fiducia e di coraggio, al suo essere distaccato e sognatore.

“All’uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri
io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli,
poi sconfitto tornavo a giocar con la mente i suoi tarli
e alla sera al telefono tu mi chiedevi “perché non parli?”

C’è chi pensa che nelle scuole, oltre alle poesie, nel programma di letteratura andrebbe inserita anche la canzone d’autore. È difficile pensarla diversamente quando si ascoltano brani come I giardini di marzo poiché altro non sono che poesie arricchite dalla musica, magari con un testo semplice, ma che arrivano dritte al cuore, senza bisogno di grandi spiegazioni.

“Che anno è, che giorno è?
Questo è il tempo di vivere con te
le mie mani come vedi non tremano più
e ho nell’anima,
in fondo all’anima cieli immensi
e immenso amore
e poi ancora, ancora amore, amor per te.
Fiumi azzurri e colline e praterie
dove corrono dolcissime le mie malinconie
l’universo trova spazio dentro me…
Ma il coraggio di vivere, quello ancora non c’è.”

I giardini di marzo (Mogol-Battisti, 1972):

Le tracce del ghetto tra i ciottoli e i marmi di via Mazzini

di Francesca Ambrosecchia

Lettere e nomi incisi nel marmo. Identità andate perdute.
Si tratta dei nomi dei deportati della nostra città dai nazifascisti. Scatto questa foto trovandomi di fronte al grande portone del palazzo che ospita la sinagoga e il museo ebraico a Ferrara, in via Mazzini. Immaginate la zona intorno a via Mazzini limitata e chiusa da cinque cancelli: il ghetto istituito nel centro cittadino risalente al 1627.
È nel febbraio 1944 che l’edificio viene sequestrato con annesso inventario di quanto contenuto prima che a settembre i fascisti lo danneggino interamente.
Via Mazzini era la via principale del ghetto chiusa da cancelli ad entrambe le sue estremità ma lo spazio limitato comprendeva altre vie tra cui via Vignatagliata, via Vittoria e la piazzetta Lampronti. L’accesso a via Contrari era proibito dall’ennesima cancellata di ferro imponente tanto che le finestre della sinagoga che si affacciano ancora oggi su quella via vengono tenute chiuse.
Ogni giorno, al tramonto, i cancelli venivano chiusi dall’esterno: questo è ciò che è stato per oltre un secolo e che visitando il museo, temporaneamente trasferito a seguito dei danni riportati dal palazzo dopo il sisma del 2012 è possibile rammentare.

IL DOSSIER SETTIMANALE
Dopo il trauma arriva la ricostruzione delle case, delle vite, delle relazioni

È passato un mese dal quinto anniversario delle due scosse che, nel maggio 2012, hanno sconquassato le case e le vite degli emiliani. Tra un paio di mesi sarà il primo anniversario del terremoto che ha colpito il Centro Italia: a partire dal 24 agosto 2016 e poi per cinque mesi la terra ha tremato nelle regioni centrali della penisola, fino all’ultima scossa di questa sequenza sismica, il 18 gennaio 2017, che ha causato la slavina che ha travolto l’Hotel Rigopiano.
La politica di ricostruzione emiliana viene indicata come modello di gestione, tanto che il presidente Mattarella, durante la sua visita a Mirandola lo scorso 29 maggio, ha affermato: “la ricostruzione in Emilia è un punto di riferimento” e ha aggiunto la “vostra volontà e la vostra forza hanno scacciato le paure e avviato una ricostruzione di grande successo”. E non a caso Vasco Errani, dopo essere stato il Commissario straordinario per la ricostruzione nella sua regione, è stato chiamato da Renzi alla stessa carica per la sequenza sismica fra Lazio, Marche e Umbria. E dunque anche qui: prima le scuole e le imprese, per guardare al futuro.

Ma non è tutto oro quello che luccica. Basti pensare che ancora oggi, dopo che l’Italia è stata colpita da diverse calamità naturali – delle quali i terremoti sono solo la punta dell’iceberg – manca una legge quadro nazionale per regolamentare le modalità di azione e di intervento in occasione di questi eventi straordinari. Inoltre manca un dibattito serio sulla prevenzione: i terremoti non si possono prevedere, ma l’educazione e la conoscenza del proprio territorio sono fondamentali, anche come base per averne una cura e un rispetto maggiori.
In Emilia c’è ancora molto da fare, nel Centro Italia si è solo all’inizio. In entrambi i casi la ricostruzione non riguarda solo il paesaggio esteriore, le attività economiche, ma anche le comunità e i valori alla loro base.

Ferraraitalia ha deciso di dedicare il quarto dossier estivo all’Italia ferita, ma pronta a rimboccarsi le maniche: dai distretti emiliano romagnoli, come il biomedicale, alle attività agricole del Centro, come dimenticare chi non ha voluto abbandonare il proprio bestiame nemmeno nel rigido inverno degli Appennini?
Buona lettura.

L’ITALIA FERITA, MA PRONTA ALLA RI-SCOSSA. DAL SISMA EMILIANO DEL 2012 AL TERREMOTO DEL 2016 NEL CENTRO ITALIA. IL DOSSIER N. 4/2017 – Vai al sommario