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Giorno: 24 Settembre 2017

Rimandata causa maltempo l’apertura straordinaria del Giardino delle Duchesse

da Organizzatori

A causa del maltempo l’apertura straordinaria del Giardino delle Duchesse, organizzata dall’associazione Ilturco per il calendario di Vivi il verde 2017, non si potrà svolgere nel pomeriggio di domenica 24 settembre, come da programma.

«Ci dispiace moltissimo ma siamo costretti a posticipare – commentano i soci de Ilturco -. Le attività che avevamo organizzato per sensibilizzare la cittadinanza sul futuro ripristino dello spazio, meritano e necessitano di svolgersi all’interno del giardino. Per questo abbiamo preferito non spostare l’iniziativa all’interno di un luogo chiuso ma rimandare l’evento. Faremo il possibile per individuare assieme all’amministrazione comunale una nuova data e speriamo già dalla prossima settimana di poter comunicare alla città quando si terrà l’apertura straordinaria, abbinata alla mostra dei progetti di restauro realizzati dai partecipanti al laboratorio Giardino Ops e all’incontro pubblico che raccoglierà le proposte e le opinioni delle istituzioni, dei commercianti, delle associazioni e degli abitanti».

Chi vorrà potrà già da oggi consultare online le tavole dei sei progetti di restauro, pubblicate all’interno del sito de Ilturco: http://www.ilturco.it/interno-verde-2017/giardino-ops/

Alle Officine Ricicletta il futuro di Ferrara città delle biciclette

Anche quest’anno è tornata la Settimana Europea della Mobilità Sostenibile, promossa dalla Commissione Europea ogni anno dal 16 al 22 settembre a partire dal 2002: un appuntamento internazionale che ha l’obiettivo di promuovere l’utilizzo dei mezzi di trasporto alternativi all’auto privata per gli spostamenti quotidiani, a piedi, in bicicletta o con mezzi pubblici. Quest’anno il tema era ‘Mobilità pulita, condivisa e intelligente’ con iniziative volte a valorizzare forme di trasporto innovative e collettive, che abbiano un impatto ambientale ridotto e meno costoso.

Ferrara ‘città delle biciclette’ non poteva quindi mancare, soprattutto visto che proprio il 15 settembre ha ottenuto il riconoscimento ComuniCiclabili piazzandosi prima nella classifica promossa da Fiab-Federazione Italiana Amici della Bicicletta che attesta il grado di ciclabilità di una località e del suo territorio. La graduatoria, che ha coinvolto più di 60 comuni italiani, attraverso cinque parametri premia le località più accoglienti per chi si muove in bicicletta e l’impegno di chi ha già messo in campo iniziative bike-friendly: Ferrara è stata l’unica a ottenere il massimo ed è quindi stata premiata con cinque bike-smile apposti sulla bandiera gialla consegnata alla città.
E non poteva mancare nemmeno la Ricicletta, ormai in città sinonimo di mobilità sostenibile.
Il 22 settembre, in collaborazione con Fiab Ferrara, Ricicletta ha organizzato per il secondo anno consecutivo un open day pesso le sue officine in via Darsena.

La mattina è stata dedicata a percorsi di educazione stradale per i bambini delle scuole primarie ferraresi: circa cento bambini fra gli 8 e i 10 anni si sono cimentati sul percorso creato appositamente per loro da Alessandro di Ricicletta, Stefano, il presidente di Fiab Ferrara, e da Davide e Simone, i due agenti del Nucleo educazione stradale e alla legalità del Corpo di Polizia Municipale Terre Estensi. Per qualcuno era la prima volta su due ruote, ma dopo qualche ‘scontro’ e qualche ‘fischio’ degli agenti, tutti hanno superato brillantemente la prova e hanno ricevuto il proprio attestato. “Iniziative come questa sono imprescindibili sia per la sicurezza dei bambini sia come parte dell’educazione civica. Il nostro obiettivo è lavorare con le scuole per aumentare queste occasioni”, afferma Stefano di Fiab; Tania, responsabile del settore Mobilità della Cooperativa Sociale Il Germoglio che gestisce le Officine Ricicletta, concorda: “organizziamo questi incontri per avere cittadini più consapevoli in futuro”. Fra un gruppo di giovani ciclisti in erba e l’altro anche i due agenti confermano l’importanza di queste occasioni: “l’intento è far conoscere le norme basilari di comportamento per ‘imparare a vivere la strada’ rispettando le altre persone che circolano insieme a noi”. E se si può imparare divertendosi, è ancora meglio.

Nel pomeriggio poi la tavola rotonda ‘La mobilità sostenibile, come rendere virtuosi i comportamenti quotidiani e concedersi qualche libertà sulle due ruote!’ ha riunito diverse esperienze di mobilità sostenibile. Sabrina Scida, presidente della Cooperativa Il Germoglio, ha parlato di come è nata l’esperienza di Ricicletta: “abbiamo ereditato l’attività da NuovaMente, che la svolgeva a titolo volontario e abbiamo ritenuto fosse più che in linea con la nostra natura di cooperativa sociale. Il premio che abbiamo vinto come Innovatori responsabili ci spinge a fare sempre meglio”. Stefano e Massimo, presidente e segretario di Fiab Ferrara, hanno parlato di sicurezza nei percorsi casa-scuola e casa-lavoro e di cicloturismo: “il traffico nel centro storico è un problema soprattutto negli orari di punta di uscita dalle scuole – afferma Stefano – per esempio qui non è diffuso il car pooling e nell’auto spesso c’è un solo genitore con un solo bambino”. Massimo sottolinea che non esiste un solo tipo di cicloturista e ognuno ha le proprie esigenze, dalle famiglie con bimbi ai viaggiatori veri e propri, fino agli “occasionali” come li ha chiamati scherzando, “quelli che ci provano perché lo hanno visto fare da altri”. Le esigenze primarie per tutti rimangono però “la sicurezza” e “la intermodalità”. Per quanto riguarda la Ferrara-mare, Massimo la definisce “la prova del coraggio per tanti ferraresi”: “fino a Ostellato, dove c’è un assessore iscritto Fiab, abbiamo percorsi semplici e ben segnalati, ma da Ostellato a Comacchio non c’è più nulla”. Se è vero che per raggiungere il mare si può utilizzare “la strada che arriva a Codigoro e segue il Volano”, le soluzioni proposte da Massimo sono: “migliorare i percorsi che attraversano il Mezzano, passando vicino a Spina” oppure “approfittare dei lavori dell’idrovia proprio per creare intermodalità”.
Ed ecco come si è passati dal presente al futuro della mobilità sostenibile nel territorio estense.
Secondo Sergio Fortini, architetto di Città della cultura-Cultura della Città, la bici “è un patrimonio identitario del nostro territorio”: “qui a Ferrara non si parla mai abbastanza di mobilità sostenibile e ciclomobilità, proprio per le potenzialità che il nostro territorio presenta da questo punto di vista”, “un territorio sospeso tra terre e acque, entrambe ricche di percorsi che potrebbero garantire quel sistema intermodale cui si è accennato prima”. Certo è necessario un cambiamento di paradigma: “pensare alla rigenerazione urbana partendo dalla mobilità sostenibile” e non viceversa, “immaginare il territorio come infrastruttura” fino a prefigurare “una metropoli di paesaggio” che arrivi da Comacchio fino a Cento. E tutto questo pensando non al turismo, che certo rappresenterebbe “una esternalità positiva”, ma in primis ai cittadini, in termini di “qualità della vita” e di “opportunità di lavoro”.
Ad Aldo Modonesi, in qualità di assessore ai lavori pubblici e alla mobilità del Comune di Ferrara, il difficile compito di raccogliere tutti questi spunti per la propria attività di amministratore e di chiudere la tavola rotonda. “Il riconoscimento di ComuniCiclabili che abbiamo ricevuto pochi giorni fa è un grande onore e un riconoscimento al lavoro di rete messo in campo sul tema della mobilità sostenibile, ma è anche una grande responsabilità che ci dobbiamo caricare tutti sulle spalle”. Ancora oggi i dati sugli spostamenti in città parlano di “un 30% in bici o a piedi, 10% tramite trasporto pubblico, mentre ancora un 60% avviene in auto”; l’obiettivo “ambizioso, ma realizzabile” è “scendere sotto il 50% nei prossimi 10 anni”. I “170 km di piste ciclabili su 1000 di strade” dicono che c’è ancora molto da fare e secondo l’assessore bisogna lavorare su tre fronti: “sulle infrastrutture, sui servizi e sul sistema delle regole”.

Infine, la premiazione del concorso estivo ‘In prima fila con Ricicletta’, in collaborazione con l’Arena Estiva Le pagine. L’estrazione del biglietto vincente è avvenuta lo scorso 5 settembre: la vincitrice è Chiara, tagliando numero 51475. “Quella sera ho visto ‘Lasciati andare’, che mi è piaciuto molto e ora ho anche vinto una ricicletta nuova”, racconta felice.

La sinfonia pistoiese della Falconiera: le origini macchiaiole di Giovanni Boldini

di Maria Paola Forlani

Alla mostra dedicata da Ferrara a Boldini nell’estate-autunno del 1963, sono stata, allora giovane studentessa della Scuola d’Arte, una dei cinquantacinquemila visitatori che hanno percorso le sale di Casa Romei, tappezzate per l’occasione di raso turco per ricreare il mondo belle époque che fuoriusciva impetuosamente dalle tele. Sicuramente troppo frivole per le severe strutture tardo medioevali dell’edificio. Boldini all’epoca era citato appena dai testi scolastici. L’educato scambio di battute tra l’allora giovane Franco Farina, alla sua prima impresa come curatore di mostre, ed Emilia Cardona Boldini, vedova del maestro ferrarese, riconduceva proprio a questo silenzio imperdonabile. Sarà proprio Franco Farina negli anni Settanta a ricomporre a Palazzo dei Diamanti uno dei musei più suggestivi su Giovanni Boldini, tornato finalmente nella sua città natale.
In occasione di Pistoia Capitale Italiana della Cultura, presso il Museo dell’Antico Palazzo dei Vescovi, gestito da Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia, fino al 6 gennaio 2018 rimarrà aperta la mostra ‘Giovanni Boldini. La stagione della Falconiera’.

L’esposizione è stata curata da Francesca Dini con la collaborazione di Andrea Baldinotti e Vincenzo Farinella (catalogo Sillabe) e rappresenta una delle esposizioni più importanti dell’anno programmate dal museo e una delle più interessanti nel cartellone delle iniziative di Pistoia Capitale. Il titolo della mostra prende ispirazione da un ciclo di pitture murali a tempera che Giovanni Boldini ha eseguito durante il suo periodo toscano, sul finire degli anni Sessanta dell’Ottocento, presso la Villa La Falconiera, che apparteneva allora alla mecenate inglese Isabella Falconer.
Questo ciclo di pitture murali – di cui per diverse vicissitudini dopo l’esecuzione nel 1868 si perse subito la memoria – rappresenta un unicum in Europa, non solo per quanto riguarda la produzione artistica del grande pittore ferrarese, ma in generale della corrente macchiaiola, alla quale Boldini aderì in modo personalissimo prima del suo trasferimento a Parigi nel 1871, dove era destinato a diventare il più importante ritrattista internazionale e icona stessa della Bella Ѐpoque.

Gli inizi di Giovanni Boldini furono, dunque, legati nel decennio 1860-1870 all’opera dei macchiaioli. Inoltre il nostro concittadino fu forse il più spontaneo, il più furbo, il più guizzante e, talvolta, il più ironico pittore italiano dell’Ottocento.
Nato a Ferrara il 31 dicembre del 1842, morto a Parigi il 12 gennaio del 1931, i primissimi studi li fece con il padre Antonio, che in gioventù era stato a Roma allievo di Tommaso Minardi, imparando che alla base della pittura ci deve essere un’assoluta padronanza del disegno.
Trasferitosi a Firenze nel 1863 per iscriversi all’accademia dove insegnavano Ussi e Pollastrini, prestissimo abbandonò quelle aule, frequentando piuttosto alcuni amici pittori sulla via del successo e gli ambienti eleganti della città verso i quali lo sospingeva certo un suo gusto raffinato e godereccio insieme. I suoi primi amici furono Venea e Sorbi, inclini al ‘generismo’ grazioso; ma a loro si aggiunsero presto Banti e Signorini, spiritoso, snob, scrittore delle gazzette e quindi dispensiere di fama.
Ciò non toglie che fin da allora la pittura del Boldini, caratterizzata da quella spontanea naturalezza per cui a vedere un suo quadro si ha la sensazione che egli dipingesse così come un altro parla, meglio ancora mangia o respira, attirasse su di lui l’attenzione anche dei più intemerati macchiaioli.

Fu a Parigi la prima volta nel 1867 in occasione dell’Esposizione Universale. Nel 1870 a Londra cominciò a dipingere assecondando il gusto degli aristocratici inglesi. Poi tornò a Parigi, che non lasciò più, e battendo la stessa via mondana sulla quale aveva ottenuto tanto successo de Nittis iniziò a lavorare per Goupil e in pochissimo tempo si impose: “Il movimento istantaneo del riso beffardo dell’ironia, e del convulso di una risata, ciò che insomma è più incopiabile per essere naturalmente fugace, volubile in natura, fa tutta la potenza dell’arte sua. E il sentimento d’intuizione d’una epoca prende anche lui tale sviluppo da…renderla con la più grande realtà” (Signorini, 1874).
Cominciava egli appunto allora il ritratto di un’epoca, di quell’epoca che ancora oggi, anche per merito suo, pensiamo allegra, volubile, felice.
Il ritratto di un mondo che si sgretola, scivola, s’annulla nella stessa psicologia spicciola, ironizzante dei suoi personaggi, ch’egli attende come al varco nel suo studio di Boulevard Berthier per coglierne, spesso beffardo o indulgente, con pochi tratti dei suoi lunghi pennelli intrisi in un colore fluido e brillante, i facili intimi segreti.

Tornando alla mostra pistoiese e all’opera giovanile della Falconiera, gli affreschi strappati e ricomposti risultano, nel museo Antico Palazzo dei Vescovi, nella medesima disposizione originale della sala da pranzo della villa di Isabella Falconer, ispirati secondo tradizione iconografica a cicli affrescati dei quattro elementi empedoclei: la Terra, l’Aria, l’Acqua e il Fuoco.
Quella che è stata composta è una vera e propria sinfonia agreste in quattro movimenti, uno per ogni parete della sala, pensata con l’obiettivo di costituire un organico ciclo dedicato agli elementi fondanti della Natura. I monumentali bovi maremmani, eroici nella grandiosa immobilità, indifferenti di fronte all’umile lavoro dei braccianti impegnati a stendere il fecondo letame sui campi (parete nord: la Terra). Lo spalancarsi improvviso della veduta marina sul promontorio lontano, in un campo lungo che si appoggia sugli scogli in primo piano e scorre rapidissimo fino all’orizzonte, dove la ciminiera di un piroscafo riga il cielo con una striscia di fumo, perso nell’immensità delle nuvole; il solitario passatempo di una guardiana di capre, sopra la porta della medesima parete, intenta a intrecciare la paglia sulla riva del mare, tutta assorta nel suo compito, di fronte all’ampia veduta marina, punteggiata dal volo dei gabbiani e delle vele lontane (parete est: l’Acqua). L’incrocio di dolci aranci e di ardite palme, svettanti selvaggiamente nell’aria in un intrico di forme vegetali che sembra evocare una giungla primitiva, più che la solare natura mediterranea; la scena, dall’altro lato della porta, dove una contadina, atteggiante con classica compostezza, china la schiena per raccogliere i poveri panni tolti dal filo, mentre nel cielo, schermato da un motivo di canne e di rami di signoriniana eleganza, si addensano le nuvole e le rondini solcano, come impazzite, l’aria satura di umidità (parete sud: l’Aria). I corpi dei contadini spossati dopo una mattinata di duro lavoro, distesi all’ombra di un covone per sfuggire al calore del sole, in un fugace momento di riposo, tra una fumata e due chiacchere scandite dal canto delle cicale e dal rombo di un’estate rovente, con il forcone che spunta minacciosamente in primo piano. L’ergersi improvviso di un pagliaio modellato architettonicamente dalle mani dell’uomo, in corrispondenza dell’originario caminetto scoppiettante per riscaldare la sala da pranzo, contro un cielo spazzato di nuvole bianche e grigie, che sembrano correre leggere e veloci davanti al nostro sguardo. Infine i gesti ritmicamente scanditi e ripetitivi dei battitori di grano sull’aia, mentre una contadina evanescente come un fantasma, riemersa da una prima stesura, avanza verso di noi con le mani sollevate sopra la testa per reggere una cesta, come una cariatide bretoniana (parete ovest: il Fuoco).

MEMORABILE
D’annunzio 2.0

È da pochi giorni disponibile in tutte le più importanti librerie del web il celeberrimo romanzo ‘Il Piacere’, di Gabriele D’Annunzio, pubblicato in formato ebook dalla casa editrice digitale Tiemme Edizioni di Ferrara (www.tiemme.onweb.it).

Gabriele D’Annunzio scrisse ‘Il Piacere’, considerato uno dei suoi capolavori narrativi, nel 1889 a Francavilla al Mare; il romanzo venne pubblicato l’anno seguente nelle edizioni Fratelli Treves. Diventerà poi parte di una trilogia dannunziana insieme a ‘L’innocente’ e a ‘Il trionfo della morte’.
Così come un secolo prima ‘Le ultime lettere di Jacopo Ortis’ di Ugo Foscolo aveva diffuso in Italia la corrente romantica, ‘Il Piacere’ e il suo protagonista Andrea Sperelli introdussero nella cultura italiana tardo ottocentesca la sensibilità decadente e l’estetismo. In questa edizione il testo è preceduto da ‘D’Annunzio e il Dionisiaco 2.0’, un’introduzione di Roberto Guerra.

Gabriele D’Annunzio (Pescara, 1863 – Gardone Riviera, 1938), è stato poeta, narratore, drammaturgo, militare, politico, giornalista e patriota italiano, simbolo del Decadentismo e celebre figura della prima guerra mondiale. Detto ‘il Vate’, cioè poeta ‘sacro’, profeta, cantore dell’Italia umbertina, occupò una posizione preminente nella letteratura italiana dal 1889 al 1910 circa e nella vita politica dal 1914 al 1924.