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Giorno: 16 Ottobre 2017

Accorpamento dei comuni: servono progressività e passaggi intermedi

Da Forza Italia Ferrara

Rischia di passare in fretta nel dimenticatoio la proposta di accorpamento degli attuali 22 comuni, presentata dai principali sindacati presso la consulta economica della Provincia di Ferrara.
L’idea, peraltro già avanzata, è quella di accorpare le attuali municipalità per arrivare a 4 macro-comuni (città, Alto Ferrarese, Centro Nord, facente capo a Copparo e Basso Ferrarese di sud-est).
Il fine: utilizzare i fondi e gli incentivi messi a disposizione dallo Stato per reinvestirli principalmente sul welfare.
Il principio di per sé non è sbagliato, ma mancano dei passaggi intermedi: una progressione temporale, la definizione dei criteri di rappresentanza territoriale e dei livelli amministrativi intermedi. Si renderebbe poi necessaria la reintroduzione delle circoscrizioni, con conseguenti costi aggiuntivi. Diversamente sarebbe difficile pensare che per un buco su una strada a Masi Torello, si debba prendere una decisione a Comacchio.
Un minor numero di comuni si sarebbe già potuto avere se ci fosse stata una spinta maggiore nelle opportunità di fusione. Invece sono stati finora pochi i casi virtuosi in provincia di Ferrara, riferibili al momento ai soli Migliaro-Migliarino-Massa Fiscaglia, Mirabello – Sant’Agostino, oltre al possibile connubio Formignana-Tresigallo.
Un processo come quello auspicato dai sindacati sarebbe più prossimo all’attuazione se almeno si fosse arrivati a esperienze positive per le Unioni di Comuni, invece vediamo quanto sia difficile definire una strategia condivisa su questioni chiave nell’Alto Ferrarese, oltre alla crepa quasi insanabile creatasi nell’Unione Terre e Fiumi, nel Basso Ferrarese, dopo la presa di posizione di Jolanda di Savoia e le conseguenti frizioni sulla base dei costi dei servizi.
Quindi? La direzione tracciata è quella giusta, ma a mio avviso andrebbero incentivate maggiormente e per legge le fusioni dei comuni piccoli e confinanti (quelli sotto i 5000 abitanti) e parallelamente ragionare su Unioni di Comuni caratterizzate da una vera capacità amministrativa, in grado di ridurre i costi dei servizi, oltre che dotata di rappresentanza elettiva propria. Questo processo, molto più che le decisioni calate dall’alto, aiuterebbe a giungere a un assetto più consono al governo del territorio, analizzando solo in seguito ipotesi di accorpamento vero e proprio.

Paola Peruffo
Coordinatrice Provinciale
Forza Italia Ferrara

DIARIO IN PUBBLICO
Cronaca semiseria di un evento: Bononi a Palazzo Diamanti

Il fraterno amico Andrea Emiliani mi vuole assolutamente al suo fianco nell’occasione della presentazione della mostra su Carlo Bononi al Palazzo dei Diamanti. Tergiverso in quanto poco propenso alle ‘prime’, ma di fronte alla sua risoluta determinazione e al Bononi redivivo mi decido ad accompagnarlo. In altre occasioni scriverò più seriamente sulla bella mostra; ma qui vorrei riportare i riti e i miti di quell’evento che sigla un lavoro lungo e coraggioso, i cui frutti sono visibili non solo nei confronti che la mostra instaura tra il pittore e i suoi contemporanei, ma anche nell’originale intuizione di accostare la mostra ai capolavori di Bononi sparsi nelle chiese di Ferrara e provincia e soprattutto nel luogo forse più emblematico per capire la qualità della sua pittura, vale a dire nella chiesa di Santa Maria in Vado che custodisce le opere somme del pittore.

Ci fanno accomodare all’ingresso della mostra mentre una folla imponente attende di entrare a scaglioni accompagnati dai responsabili dell’esposizione, Francesca Cappelletti e Giovanni Sassu. Dopo le parole del Sindaco e della direttrice delle Gallerie d’arte moderna e contemporanea, Maria Luisa Pacelli, si dà la stura alle entrate che vengono introdotte sollevando la tenda entro il nero inquietante della mise en scène. Ripenso allora alle ultime mostre dove sembra che il sogno abbia la prevalenza sulla realtà. Per Ariosto, cosa vedeva quando chiudeva gli occhi e, per Bononi, l’ultimo sognatore dell’Officina ferrarese. Decine di persone vengono a porgere il dovuto omaggio a chi ‘inventò’ sessant’anni fa il Bononi: un giovane di 26 anni che propose, sfidando le perplessità degli intellettuali che decidevano i volumi della mitica collana pubblicata dalla Cassa di Risparmio, lo sconosciutissimo pittore. Emergono dalla folla volti e persone doverosamente invecchiati a salutare il grande critico mentre la tenda nera s’alza e s’abbassa svelando lampi di luce delle opere esposte.
Alla fine ci avviamo lentamente lungo le sale che accostano in un perfetto bilancio incontri e scontri, rapporti e deviazioni. E allora il grande critico racconta all’amico intento i recuperi e le compere di quadri del Bononi, che arrivavano in pinacoteca a Bologna avvolti in carta da giornale comprati da farmacisti di piccole città marchigiane e romagnole e individuati da due sommi critici come Andrea Emiliani e ‘Momi’ Arcangeli. S’intrecciano ricordi e certezze critiche. La validità insuperata del libro forse più importante per la conoscenza dell’arte a Ferrara, vale a dire ‘L’officina ferrarese’ di Roberto Longhi, citato già nel titolo, ma anche le presenze forti di critici-scrittori, come Claudio Savonuzzi, senza dimenticare l’imponente lavoro recupero di un’età storica assai poco conosciuta come il Seicento ferrarese con i fondamentali studi di Ranieri Varese. Sono snodi fondamentali che hanno poi avuto una originale prosecuzione nei lavori di Cecilia Vicentini, Stefania de Vincentis, Giovanni Sassu e la scuola della storia dell’arte dell’Università di Ferrara capeggiata da Francesca Cappelletti, la ‘caravaggesca’. Così un secolo già un tempo oggetto di scarso interesse si costruisce su temi fondamentali che parlano e dipingono in ‘barroco’, con il formidabile argomento della Controriforma che il grande Paolo Prodi riconduceva a una più complessa idea di Riforma cattolica, con l’inventio dell’arte gesuitica. Insomma, un gran bel movimento!

Alla fine del percorso il nudo imperante nelle opere del Bononi si costruisce con membra contorte e così paurosamente reali, per esempio la stupenda Pietà della chiesa delle Stimmate con l’accavallarsi delle gambe e lo spasmodico linguaggio delle mani o le natiche dell’uomo, che si sporge visto di spalle nella Sibilla della collezione Sgarbi ed entro queste membra così naturalistiche l’intrusione e l’infiltrazione di paffuti angioletti.
Un gran bel vedere.
Infine il pranzo dove la più raffinata è la moglie del sindaco nel suo completo casual tra eleganze in nero (si sa il tubino nero, ‘va’ ancora) delle gran dame prestatrici ravvivato da collane strabilianti (notevole quella di Carla di Francesco), possibilmente false per notificare l’understatement. Tra i maschietti in gran tenuta (io stesso esibivo cravatta Hermès d’antan) si contavano poche camicie bianche, segno di un look renziano non più di moda.
Alla fine Bononi-Emiliani era molto contento, anche se il ruolo del bacio immaginario della mano gli stava un po’ stretto.
Mostra dunque notevole, presenze forti, Ferrara in gran spolvero.
Tutti ci auguriamo che non perda questa preziosissima provincialità.

L’opinione pubblica e il potere

di Francesca Ambrosecchia

Mi piace definire l’opinione pubblica come parte del patrimonio comune. Ogni cittadino libero ha il diritto di avere ed esprimere la propria opinione. Si tratta di un concetto complesso che riguarda tutti. Una modalità di espressione della nostra opinione, con riferimento all’ambito politico è quella del voto: con esso prendiamo una decisione. Il nostro sistema politico è quindi fondato sul volere del popolo in quanto è proprio l’opinione pubblica che modella e condiziona lo scenario politico del paese.
Ma le opinioni pubbliche e di conseguenza le scelte che effettuiamo sono sempre razionali? O per meglio dire, corrispondono a ciò che in maniera unanime si considera giusto?
Il discorso diventa ancora più complesso se teniamo conto del rapporto, talvolta problematico, che sussiste tra cittadini e potere: questione di non poca importanza già ai tempi di celebri pensatori “illuminati”.
La libertà di pensiero è quindi inviolabile, come sancisce la nostra Costituzione nell’articolo 21: nessuno ha il diritto di privarci di essa in quanto qualsiasi potere prende forma dal consenso popolare e quindi da medesime opinioni costituenti la maggioranza.

“Nessun ministro si è mai messo, o può mettersi, contro l’opinione pubblica”
Robert Peel

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

Bondivertimento!

Sono ormai due settimane che mi ronza in testa una domanda.
Ma perché sono ormai più di tre settimane che continuo a riguardarmi dei vecchi film di James Bond periodo Connery.
Mi hanno sbolognato un account SkyGo (che skygo) contenente tutti i film di Bond con in più un sacco di documentari, quindi sono letteramente impazzito.
Non vedevo un film di Bond da almeno 15 anni e nel giro di qualche giorno mi sono ritrovato a fare la cacca ogni mattina ascoltando Tom Jones che esplode esalando quella nota eterna sul finale di “Thunderball”.
Poi sciacquone e via, bidet.
Ma veniamo al sodo, la domanda.
Ebbene, la domanda è: ma come mai non hanno mai preso Chloe Sevigny per fare la Bond girl?
Ne sono consapevole, è una domanda inutile.
Però mi ronza ancora in testa senza risposta, e quello è anche il meno.
Perché da questa domanda partono altre domande inutili, in primis: ma perché nel mio cervello c’è spazio per una domanda come “come mai non hanno mai preso Chloe Sevigny a fare la Bond girl in qualche film di Bond?”
Ma ce ne sono anche di peggiori tipo: come mai non hanno mai preso David Hasselhoff a fare proprio Bond in persona quando Roger Moore lasciò la serie?
Anche questa domanda rimane senza risposta e anche questa domanda porta ad altre domande terribili, la più vistosa delle quali è: ma perché nel mio cervello c’è spazio per una domanda come “come mai non hanno mai preso David Hasselhoff per sostituire Roger Moore quando Roger Moore abbandonò Bond?”.
Insomma, è un gran bel casino.
Però sotto sotto devo dire una cosa: non me ne frega proprio niente di Chloe Sevigny.
Per quanto mi riguarda può tranquillamente rimanere a fare film indipendenti conservando la sua bella etichetta di “attrice indipendente” con quel suo nome da “attrice indipendente” che solo a leggerlo e/o sentirlo in bocca a qualcuno mi fa salire su il terrore più nero, quel terrore che mi assale quando sento qualcuno che dice “Bonnie Prince Billy” o “Tortoise” o “Bill Callahan”.
Probabilmente, se un giorno venissi a sapere che l’hanno presa per fare boh, Moneypenny in qualche nuovo Bond uscirei in strada a dare fuoco a delle cose, concludendo poi per dare fuoco a me stesso.
Perché è questa una bella cosa che mi tranquillizza istantaneamente quando penso a James Bond: la totale assenza di puzza di sovrastrutture e di sovrastrutture a base di puzza sotto il naso – ma anche sotto altre cose – tipiche di tanto cinema di oggidì.
Quindi, grazie a Dio – anche se forse dovrei dire grazie a Sua Maestà la Regina d’Inghilterra più che al suo unico superiore – da questo punto di vista Bond resterà sempre una garanzia.
Proprio come la mia cacca della mattina, manzoniana installazione – senza inutile packaging ma con tanta umiltà – di cui desidero sonoramente rendere partecipe chi legge queste righe.
Auguro allora a tutti il mio più cordiale e sincero “Bondivertimento”.
Lunga vita a Bond!
Ma lunga vita anche alla mia cacca perché la stitichezza – mi han detto – è un gran brutto vivere che io – fortunatamente – non ho mai conosciuto.

Thunderball (Tom Jones, 1965)

Un angolo di Barocco in città

di Francesca Ambrosecchia

La chiesa di Santa Maria in Vado a Ferrara ospita diverse opere di Carlo Bononi, grande pittore del Seicento ferrarese.
Dopo il Rinascimento, forse il periodo più noto dal punto di vista artistico e letterario della nostra città, gli artisti non hanno smesso di regalarci opere meravigliose. Le tecniche utilizzate da Bononi, quelle di una pittura che inizia a discostarsi dai grandi classici, si percepiscono ammirando i soffitti della navata, ma anche il transetto e i dipinti presenti nella parte del coro. Si tratta di una pittura sempre più barocca e naturalista tanto che l’impatto con gli spettatori è immediato: si viene catapultati nella scena che si sta ammirando, nonostante l’avvenimento rappresentato sia di natura religiosa, forse grazie alle persone dall’aspetto comune che, per scelta dello stesso artista, vi si ritrovano all’interno.
Dal 14 ottobre al 7 gennaio sarà aperta al pubblico ‘Carlo Bononi. L’ultimo sognatore dell’Officina Ferrarese’, la mostra dedicata a Bononi presso il Palazzo dei Diamanti in cui sarà possibile, durante il percorso, addentrarsi ancor di più in questa parte fondamentale della storia dell’arte della nostra città e di tutta la zona centro settentrionale italiana.

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