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Giorno: 18 Novembre 2017

20 novembre Transgender Day of Remembrance (TDoR). Un silenzioso massacro

Da Manuela Macario

In occasione del TDoR (Transgender Day of Remembrance), lunedì 20 novembre 2017 alle ore 19.30 presso la sede Ripagrande12, TransFer, gruppo di persone transessuali e trangender nato a Ferrara nel marzo 2016, organizza, in collaborazione con Circomassimo Arcigay-Arcilesbica, Agedo e Famiglie Arcobaleno, un evento per celebrare il TDoR dal titolo: Un silenzioso massacro.
Per ricordare le molte vittime dell’odio transfobico, Eva Croce, in arte Eva de Adamo, realizzerà una performance accompagnata da sonorità studiate per l’occasione e da una scenografia creata ad hoc che richiameranno un rito laica in memoria delle molte persone trans* uccise nel mondo, vittime spesso di un colpevole silenzio.
Il Transgender Day of Remembrance, o TDoR, giornata mondiale di commemorazione delle vittime transgender, fu introdotto da Gwendolyn Ann Smith in ricordo di Rita Hester, assassinata nel 1998. Il primo TDoR fu celebrato il 20 novembre 1999 con una veglia a lume di candela a San Francisco. Da allora, in questa occasione, si è soliti ricordare i nomi delle persone trans* uccise nell’anno.
La serata avrà inizio alle ore 19.30, il suono di una campanella darà avvio al rito laico con l’accensione da parte di tutti coloro che parteciperanno all’evento delle candeline cerimoniali e andranno a formare il simbolo che viene riconosciuto come identificativo delle persone transgender e transessuali. A seguire avrà quindi inizio la performance di Eva de Adamo accompagnata sullo sfondo da un video in memoria delle vittime trans* uccise nel 2017, con un particolare omaggio alla transgender Dandara dos Santos, di 42 anni, violentemente torturata, picchiata e poi uccisa con un colpo di pistola, in pieno giorno, a Frontaleza, Brasile, il 15 febbraio da alcuni uomini che hanno filmato tutto l’evento. L’agghiacciante filmato mostra l’inumana violenza che colpisce a ancora oggi le persone trans* di tutto il mondo. Il TDoR vuole essere anche una manifestazione di tutte le violenze minori che quotidianamente ostacolano la vita tutte le persone trans*.

Info evento: Ripagrande12 in via Ripagrande 12 a Ferrara, tel 3498739925

La serata del 20 novembre al Jazz Club Ferrara

Lunedì 20 novembre, a partire dalle ore 20.00
Monday Night Raw
Opening Act
Happy Hour with Andreino Dj
+
Live
Big Mountain, Small Path
Alessandro Presti, tromba
Piero Bittolo Bon, sax alto
Enrico Zanisi, pianoforte
Stefano Carbonelli, chitarra
Francesco Ponticelli, contrabbasso ed elettronica
Enrico Morello, batteria
+
Jam Session

Big Mountain, Small Path, sestetto guidato dal contrabbassista Francesco Ponticelli, firma il Monday Night Raw di lunedì 20 novembre. Affiancano il leader Alessandro Presti alla tromba, Piero Bittolo Bon al sax alto, Enrico Zanisi al pianoforte, Stefano Carbonelli alla chitarra ed Enrico Morello alla batteria. Segue il concerto l’imprevedibile jam session.

Big Mountain, Small Path, sestetto guidato dal contrabbassista Francesco Ponticelli, firma il Monday Night Raw di lunedì 20 novembre. Conduce al concerto l’aperitivo del wine bar del Torrione accompagnato dalla selezione musicale di Andreino Dj (a partire dalle ore 20.00), lo segue l’imprevedibile jam session.
In Big Mountain, Small Path, Ponticelli espande le possibilità timbriche delle sue composizioni e ripropone in una veste diversa alcuni brani del disco Kon-Tiki, uscito a Marzo 2017 per la Tuk Music, oltre che presentare nuovi brani scritti appositamente per questa formazione completata da Enrico Zanisi (pianoforte) ed Enrico Morello (batteria), membri stabili del quartetto di Ponticelli da più di cinque anni, Piero Bittolo Bon al sax alto, Alessandro Presti alla tromba e Stefano Carbonelli alla chitarra.
Un gruppo che compie un ulteriore passo avanti nell’indagine delle possibilità espressive della musica, grazie ad un approccio originale, alla ricerca personale di una voce propria e a una visione poliedrica che si affaccia anche all’universo dell’elettronica.
Francesco Ponticelli è uno dei contrabbassisti jazz più attivi in Italia. Studia chitarra dall’età di sei anni per passare al basso elettrico a quindici. Frequenta i corsi di Siena Jazz e dopo qualche anno intraprende lo studio del contrabbasso. Il felice trasferimento a Roma coincide all’incirca con l’ingresso nel gruppo New Generation di Enrico Rava che spalanca le porte a nuove collaborazioni con Giovanni Guidi, Gianluca Petrella, Francesco Diodati…
‘San Francisco Almost Blue’, personale del giovane fotografo e promoter culturale Paolo Maiarelli, è fruibile fino al 22 dicembre nelle serate di programmazione.

INFORMAZIONI
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com

Infoline: 0532 1716739 (dalle 12.30 alle 19.30)

Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.

DOVE
Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Se si riscontrano difficoltà con dispositivi GPS impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.

COSTI E ORARI
Ingresso a offerta libera riservato ai soci Endas.
Tessera Endas € 15

Non si accettano pagamenti POS

Apertura biglietteria 19.30
Aperitivo a buffet con dj set a partire dalle ore 20.00
Concerto 21.30
Jam Session 23.00

DIREZIONE ARTISTICA
Francesco Bettini

UFFICIO STAMPA
Eleonora Sole Travagli
e-mail: solejazzclubferrara@gmail.com ; press@jazzclubferrara.com
cell. + 39 339 6116217

La pera conquista i consumatori con il Cooking Pear Show a Futurpera Ferrara

Da Ufficio Stampa Cso

La seconda edizione di Futurpera chiude in bellezza con cooking pear show il, un evento spettacolo organizzato da CSO Italy in collaborazione con l’Istituto Alberghiero Orio Vergani.
Alle preparazioni gastronomiche curate dai ragazzi dell’Orio Vergani di Ferrara e assaggiate dal folto pubblico presente, al talk show condotto dal Presidente di CSO Italy Paolo Bruni sono state messe sotto i riflettori tutte le virtù della pera.

“Le pere – dichiara Paolo Bruni – sono i frutti che più di ogni altro rappresentano l’Italia, a livello di numeri e anche come proposta commerciale e di utilizzo. Abbiamo una gamma ampia di prodotti, dal gusto e qualità insuperabile perché il territorio di produzione e le tecniche utilizzate le rendono impareggiabili. In questi giorni a Futurpera, abbiamo toccato con mano le potenzialità di questo prodotto e spero che tutte queste iniziative possano dare lo slancio necessario al settore per crescere anche in termini di export in tutto il mondo”.

Il talk show di Ferrara ha messo sotto i riflettori un prodotto straordinario per qualità come evidenziato da Luca Granata di Opera, cosi come per potenzialità di export come evidenzia Ilenio Bastoni di Origine Group, che con il marchio Pera Italia sta puntando a mercati di grande interesse anche extra europei.
Anche il salutismo è un aspetto di cui è stato messo a fuoco il potenziale enorme .
Il Prof. Roberto Manfredini di UniFE ha presentato gli ultimi risultati delle ricerche sulle proprietà salutistiche della pera.
La Dr.ssa Maria Gabriella Marchetti ricercatrice dell’Università di Ferrara ha messo in luce gli aspetti nutraceutici della pera, che è una importante fonte di calcio e fibra. Ideale anche per le diete dimagranti.
Piergiorgio Lenzarini Presidente del Consorzio IGP ha messo in luce gli sviluppi dell’attività del Consorzio con gli elementi di salvaguardia del legame prodotto/territorio, sempre più importanti nel mercato globale.

Agrinsieme Ferrara: affrontare le sfide del settore con unità e collaborazione

Due novità per il coordinamento delle associazioni agricole e cooperative agroalimentari, con
l’entrata nel gruppo di Copagri e il cambio di coordinamento che passa da Confagricoltura a Cia –
Agricoltori Italiani Ferrara.

FERRARA – Insieme, si vince e si costruiscono importanti opportunità per il settore. È questa l’idea
che muove Agrinsieme – il coordinamento associativo tra Confagricoltura, Cia – Agricoltori Italiani,
Fedagri-Confcooperative, Lega coop Agroalimentare e Agci-Agrita – nato a Ferrara nel 2013, che in
questi ha combattuto e vinto importanti battaglie per il miglioramento del settore agroalimentare
italiano.
Nel corso della conferenza stampa, organizzata in occasione di FuturPera – Salone
Internazionale della Pera, sono state annunciate due importanti novità: l’entrata in Agrinsieme
di Copagri e la staffetta al vertice del coordinamento da Piercarlo Scaramagli, presidente di
Confagricoltura, a Stefano Calderoni, presidente provinciale di Cia Ferrara. Un passaggio di
testimone puramente formale, perché le scelte del coordinamento hanno avuto da subito un
carattere collegiale.
Ma quali sono le sfide vinte da Agrinsieme in questi anni? Ne ha parlato il coordinatore uscente,
Piercarlo Scaramagli.
«Agrinsieme è una nuova filosofia per l’agroalimentare italiano e ferrarese. Sul territorio significa
oltre 12.000 associati e altrettanti dipendenti, 4.000 aziende agricole (il 65% delle superficie
agricola), 45 cooperative agroalimentari e un indotto di oltre un miliardo di euro. Numeri
importanti, che consentono di stimolare in maniera più efficace le politiche per il settore e
contrastare le situazioni negative per gli associati. Negli ultimi anni siamo intervenuti sulle
modifiche proposte alla Politica Agricola Comune, contrastato l’etichettatura a semaforo e
l’abolizione del glifosato, riuscendo ad incidere perché insieme siamo degli interlocutori che
importanti».
Del valore della cooperazione ha parlato Andrea Benini, presidente di Legacoop Agroalimentare
Ferrara. «È un momento magico per l’agroalimentare italiano e grazie all’impegno di Agrinsieme
siamo stati in grado, in questi anni, di produrre ed elaborare eccellenze apprezzate in tutto il
mondo. Lo sviluppo è sicuramente nella collaborazione e Legacoop, che rappresenta il 24% della
produzione italiana, ha fatto questa scelta per il bene dei suoi soci.

Anche per i rappresentanti di Copagri, la new entry di Agrinsieme, l’aggregazione è fondamentale
per il mondo agroalimentare. Villiam Albertin ha portato i saluti e il messaggio del presidente
provinciale Mario Montanari, spiegando che: «L’entrata di Copagri Ferrara è un fatto del tutto
naturale, perché le scelte aggregative sono ormai l’unica soluzione per avere un peso reale a livello
economico e politico».
Ha chiuso la conferenza stampa l’intervento nel neo-coordinatore Stefano Calderoni. «Roma non
fu fatta in un giorno ma qualcuno ha posto la prima pietra – ha detto il presidente di Cia Ferrara.
Agrinsieme è un percorso di costruzione. Veniamo da 50 anni di storia agricola, nel corso della
quale le aziende sono diminuite, ma le associazioni agricole aumentate. Noi in questo senso ci
mettiamo in discussione nei confronti dei nostri oltre dodicimila associati, per far crescere la
redditività delle aziende, non la rappresentanza. Siamo il primo interlocutore per le scelte a livello
locale e nazionale ed è importante perché le sfide da affrontare sono tante, dallo sviluppo delle
periferie, all’aumento dei servizi sul territorio, fino alla forte valorizzazione dell’identità dei prodotti.
Oggi siamo i produttori di eccellenze che poi le cooperazione lavorano e distribuiscono in tutto il
mondo e ci dobbiamo battere per arrivar ai consumatori prodotti sani, tracciati e di qualità

Rette più contenute, liste d’attesa ridotte e maggiore qualità dei servizi nella fascia 0-3 anni

La Regione ripartisce tra i Comuni gli oltre 20 milioni di euro assegnati all’Emilia-Romagna per i servizi educativi.

I fondi sono stati stanziati dal ministero dell’Istruzione. La vicepresidente Gualmini: “I Comuni decideranno a seconda delle loro esigenze specifiche”.

Bologna – Rette più contenute, liste d’attesa ridotte e maggiore qualità dei servizi educativi per la fascia 0-3 anni. Sono solo alcuni dei benefici che le famiglie dell’Emilia-Romagna potranno trarre, già a partire dal prossimo anno scolastico (2018-2019), grazie ai fondi che il ministero dell’Istruzione ha destinato alla regione. 20 milioni di euro (quindi quasi il 10% sul totale dei 209 complessivamente disponibili) provenienti dal Fondo nazionale relativo al sistema integrato di educazione e istruzione.
La Giunta regionale ha approvato la suddivisione delle risorse tra i Comuni e loro Unioni e i criteri di assegnazione, decidendo di destinare i contributi al sistema 0-3 anni sulla base del numero dei bambini iscritti. Le risorse si sommano a quelle che ogni anno la Regione stanzia per la qualificazione dei servizi educativi: soltanto considerando il 2017, 7 milioni di euro.

“Per la prima volta il governo colma una lacuna storica, investendo finalmente sui servizi per l’infanzia, in particolare i nidi-sottolinea la vicepresidente e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini-. Con questo finanziamento, di entità notevole, sarà possibile sostenere il sistema tariffario degli asili nido, contenendo le rette a carico delle famiglie, accendere nuove convenzioni con i gestori per poter liberare le liste di attesa e potenziare ulteriormente le attività di formazione e qualificazione degli operatori. I comuni-spiega la vicepresidente e conclude- decideranno a seconda delle loro esigenze specifiche. Una vera e propria rivoluzione a favore dei bambini e delle bambine della nostra regione”.

A livello territoriale, le risorse saranno così suddivise: all’area metropolitana di Bologna sono assegnati 5.964.845 euro; Modena 3.186.498; Reggio Emilia 2.699.917; Parma 2.116.160; Piacenza 804.565; Ferrara 1.284.237; Ravenna 1.752.987; Forlì-Cesena 1.453.228; Rimini 1.045.601.

Il sistema educativo in Emilia-Romagna

Il sistema dei servizi educativi per la prima infanzia in Emilia-Romagna è rappresentato da nidi d’infanzia, che possono accogliere bambini in età 3 – 36 mesi, sia a tempo pieno che a tempo parziale, organizzati con modalità diversificate in riferimento ai tempi di apertura (tempo pieno e part-time) e alla loro ricettività; dai servizi domiciliari organizzati in piccoli gruppi educativi; infine, da quelli integrativi, come lo Spazio bambini ei Centri per bambini e famiglie. Secondo i dati dell’Osservatorio regionale per l’infanzia e adolescenza riferiti all’anno educativo 2015-2016, in Emilia-Romagna i bambini da 0 a 3 anni iscritti nei 1.199 servizi educativi erano oltre 32.500 (a fronte di 40.160 posti disponibili). Nell’area metropolitana di Bologna i servizi sono 289 e gli iscritti 8.852. Nelle altre province: Modena (184 servizi, 5.207 iscritti), Reggio Emilia (148 servizi, 4.298 iscritti), Parma (123 servizi, 3.368 iscritti), Piacenza (66 servizi, 1.360 iscritti), Ferrara (91 servizi, 2.320 iscritti), Ravenna (130 servizi, 2.906 iscritti), Forlì- Cesena (112 servizi, 2.463 iscritti), Rimini (56 servizi, 1.785 iscritti).

La scelta
Un racconto di Carla Sautto Malfatto per la “Giornata Mondiale Onu delle Vittime della Strada”

di Carla Sautto Malfatto

La luce schietta di ottobre, fuori dalla finestra chiusa, stampa lunghe strisce abbaglianti sulle tendine. Sono disteso sul letto, a casa, l’arto operato bloccato in un tutore, dolorante.
Quando mi accadde l’incidente, mi sembrò di piombare improvvisamente in un limbo. Ero lucido, riverso sull’asfalto, il ginocchio e la gamba frantumati da un’auto. O meglio, dalla colpevole disattenzione di un conducente d’auto, che parlava al telefonino e guardava dappertutto, tranne davanti a sé. Sulle strisce pedonali, rannicchiato sul fianco, era un osservare da dentro e da fuori il mio corpo. Solo un elastico mi impediva di sgusciare del tutto all’esterno. Intorno, la concitazione degli animi e l’assembramento di civili, automezzi e forze dell’ordine che fanno seguito ad un investimento stradale. Ed io, a sorprendermi a pensare: non sta succedendo a me.
Anche l’attimo prima dell’impatto ebbi una strana sensazione: che il tempo rallentasse. Ricordo gli occhi del guidatore, all’ultimo, allargati a palla. Ricordo i miei, a gridargli, muto: – Frena!
Frenò, in un tempo dilatato, lunghissimo, fotogrammi di una pellicola che a fatica avanzavano, sostando, inceppandosi.
Ecco. Mentre l’auto si avvicinava, avvertii che era un film già girato, prodotto e concluso. Per quell’attimo – una frazione di secondo – mi vidi protagonista delle sequenze, proiettato sullo schermo, assistere alla mia vita, in un tempo fuori dal tempo, senza tempo, che proseguiva – sulle strisce pedonali, oltre il marciapiede, giù per il corso – non ben definita, ma proseguiva. E mi rasserenai, non ebbi paura. Nonostante il muso del veicolo avanzasse inesorabile, millimetro dopo millimetro, e lo osservassi schiantarsi devastante contro di me – e quasi sperai che si affrettasse, perché mettesse presto fine a quell’impasse.
Lo so: non era la mia ora. Facile, dirlo dopo. Ascoltare i soccorritori, la polizia, i parenti, enumerare le più funeste possibilità, per rincuorarmi. Avrei voluto dire loro: non ce n’è bisogno. Ciò che “non poteva” succedere, lo sapevo già. La questione era che “non doveva” succedere. Io, la mia scelta corretta, l’avevo compiuta: prima di attraversare a piedi sulle strisce, mi ero accertato che non sopraggiungesse alcun veicolo. Il problema era chi, con la sua scelta sbagliata, aveva interferito nella mia esistenza – cambiandola, rovinandola. Per questo, quando scorsi l’auto puntarmi come un birillo, nell’attesa dell’impatto, nel momento dello scontro, nella frantumazione delle ossa e dei legamenti, mentre venivo sbalzato a terra e mi racchiudevo in un bozzolo urlando, con il cervello che mi esplodeva nel cranio, non avevo provato alcuna paura. Solo una incommensurabile incazzatura per quell’individuo che non aveva fatto nulla per evitare quell’impatto, cambiare il copione, quella fase del film, quella scena.
Qualcuno – uno dei soliti, dalla parte del responsabile – potrebbe obiettare che anche per lui era una parte scritta, inevitabile.
No, vi dico. Di quella scena – mentre sbucava dalla curva – erano state impresse diverse pellicole. In una, il conducente guidava attento e si fermava per tempo; in un’altra, mi evitava con una manovra spericolata; in un’altra ancora, mi faceva volare sul cofano; in un’altra, mi passava sopra e mi ammazzava… Era lui, la chiave di svolta. Lui, a scegliere, in quel momento cosa fare della “mia” esistenza. Questione di una “sua” scelta.
Se avesse pagato lui, per la sua decisione sbagliata, non avrei avuto nulla da eccepire. Se avesse guidato prudente e fosse successo comunque l’incidente, potrei capirlo. Posso accettare, di malavoglia, gli insulti del tempo sul mio corpo, le malattie, le catastrofi e gli eventi naturali. Ma l’ingerenza negativa, per consapevole superficialità o intenzionalità, di un essere umano nella mia vita, non l’accetto.
E quel giorno – in quella via, io a terra – ebbi la prova di ciò che fino ad allora avevo solo intuito. Su uno sfondo sfumato di vegetazione, edifici e automezzi, vidi persone collegate tra loro da miriadi di lacci, di catene, che si intersecavano, si sovrapponevano e, ad ogni istante, corde che si slegavano e si riannodavano ad altri individui, in un modificarsi repentino di schemi, ricomponendo nuovi intrecci, congiunzioni, combinazioni, possibilità, sempre diversi.
No, nessuna allucinazione. Mai percepito, prima di compiere una scelta, che fosse quella giusta o quella sbagliata? Mai perseverato in una decisione inopportuna, pur sapendo che vi sareste poi pentiti? Mai avuto la previsione di quello che sarebbe accaduto? Mai ritenuto, come casuale, il concatenarsi di eventi che erano invece frutto di precedenti decisioni?
Se solo sapeste dei fili che ci legano, se solo comprendeste quanto siamo responsabili gli uni verso gli altri, se solo capiste quanto il destino, per quel che ci compete, sia materia duttile nelle nostre mani… e che una volta compiuta una scelta, presa una decisione, non si torna più indietro, non è più come prima – nessuno, è più come prima…
Ma perché sto dicendo queste cose? Lo sanno tutti, no?
E allora spiegatemi perché ora sono qui, con la mia vita stravolta da chi queste cose “le sapeva”, con una gamba che non è più la mia, con un dolore di cui nessuno mi risarcirà, con giorni persi che nessuno mi restituirà, e, insieme alla mia, con l’esistenza di chi mi sta accanto e mi accudisce, sconvolta. E dovendo valutare che, sì, “in fondo” mi è andata bene, che poteva andare peggio…
Fatemi un piacere. Se volete giocare con la sorte, “che tanto, per una volta, cosa vuoi che succeda”, assicuratevi di essere i soli a pagare per i vostri sbagli. Ma credetemi: ci sarà comunque qualcuno che piangerà per la vostra idiozia.

(Carla Sautto Malfatto – tutti i diritti riservati)

Continua il ciclo d’incontri presso la libreria Feltrinelli a Ferrara “La Domenica del Cocomero in Feltrinelli”

Da Libreria Feltrinelli Ferrara

Domani, domenica 19 novembre, alle ore 11, presso la Feltrinelli di via Garibaldi continua il ciclo di incontri chiamato “La Domenica del Cocomero in Feltrinelli”, in cui i bambini della Scuola Elementare “Bruno Ciari” di Cocomaro di Cona leggeranno le storie pubblicate nel corso degli anni sul loro giornalino scolastico, la venticinquennale Gazzetta del Cocomero.

Questa volta le storie, che verranno lette anche in coppia o a piccoli gruppi, saranno le seguenti:

Tre amici arcobaleno nella città dei numeri
Lo zaino con il mal d’auto
Il cane Pino
La storia dei calzini puzzolenti
Il leone vegetariano
Il portalettere fantasioso
Come i cigni diventarono bianchi
Dialogo fra una rondine e due bambini

L’incontro è aperto alla partecipazione di tutti coloro che abbiano voglia di ascoltare quello che questi bambini stanno per leggere!

Il bilancio di genere Unife, lunedì 20 novembre la presentazione della sesta edizione

Lunedì 20 novembre alle ore 10, nell’Auditorium del Complesso di S. Lucia in Via Ariosto n. 35, l’Università di Ferrara presenta la sesta edizione del proprio Bilancio di Genere. Prima Università italiana a essersi dotata di questo strumento, Unife si pone come Ateneo all’avanguardia per quanto riguarda la tutela delle pari opportunità, con numerose iniziative quali, a titolo esemplificativo, il telelavoro e il lavoro agile e le azioni di facilitazione dell’accesso e della frequenza di asili nido e scuole di infanzia per le figlie e i figli del personale e della comunità studentesca.
Il Bilancio di genere fornisce dati concreti sulla gestione delle pari opportunità negli ambienti di Unife e rappresenta lo strumento fondamentale per la riflessione e programmazione delle politiche future in materia. All’incontro parteciperanno, tra gli altri, il Rettore Giorgio Zauli e l’On. Paola Boldrini, che porterà il messaggio Istituzionale della Ministra Valeria Fedeli.
Come afferma il Rettore nell’introduzione, il Bilancio di Genere diventa per tutti noi un punto di riferimento imprescindibile per perseguire la oggettiva e reale parità tra le componenti e i componenti della nostra comunità tramite strategie di pari opportunità, di uguaglianza e di benessere. Credo fermamente che queste politiche non siano solo strumento di tutela della condizione femminile, ma siano indispensabili al miglioramento globale dell’efficienza organizzativa e della qualità dei servizi.
Il Bilancio di Genere – commenta l’On Boldrini – è uno strumento fondamentale per misurare l’impatto delle politiche tese al superamento di disuguaglianze e discriminazioni. Come deputata del territorio, provo orgoglio rispetto al fatto che il nostro Ateneo è stato il primo in Italia a dotarsene, confermando una consolidata lungimiranza e aderenza alla realtà. E a testimonianza, anche, che l’Università è luogo di cultura e formazione umana e professionale. Auspico diventi prassi anche nelle aziende private, superando l’idea che spetti solo al pubblico. I benefici sarebbero infatti per la società tutta.

MEMORABILE
Storie dipinte

Queste imperdibili ‘Storie dipinte’, ora riproposte in formato ebook da Tiemme Edizioni (www.tiemme.onweb.it) e disponibili su tutti i portali del web, sono già apparse a puntate, dall’aprile 2003 all’aprile 2004, nell’omonima rubrica giornalistica di un quotidiano, a cura di Riccardo Roversi. Gli scrittori autori dei racconti (elenco di sinistra, in ordine alfabetico) e i pittori autori delle illustrazioni ispirate dai racconti (elenco di destra) sono:

Giorgio Bassani – Gianfranco Goberti
Diego Marani – Nadia Fanzaga
Roberto Pazzi – Michele Rio
Gianfranco Rossi – Gianni Guidi
Riccardo Roversi – Giorgio Cattani
Fabrizio Resca – Gianni Cestari
Gianna Vancini – Paola Braglia.
Aldo Luppi – Sergio Zanni
Giuliana Berengan – Carlo Salomoni
Rita Montanari – Franco Patruno
Giuseppe Muscardini – Gabriele Turola
Ivano Artioli – Andrea Zanotti
Monica Pavani – Marcello Darbo

Riccardo Roversi è nato a Ferrara, dove si è laureato in Lettere e vive tuttora. Giornalista, è direttore responsabile di alcuni periodici e critico letterario e teatrale per varie testate (anche on-line). Ha scritto e pubblicato numerosi libri: poesia, teatro, saggistica, narrativa. La sua bibliografia è consultabile nel sito: www.riccardoroversi.onweb.it.

E’ la stampa bellezza. No è la letteratura

Sogghigni, arroganza, violenza fulminea, un volto gonfio e tumefatto ripreso in primo piano, un manganello impugnato e maneggiato con un’abilità che fa pensare a grande dimestichezza: ecco le immagini dei fatti di Ostia in cui vittima, aggressore e circostanze rappresentano chiaramente le difficoltà del giornalismo nel trovare diritto e libertà di informazione.
Fotogrammi che creano l’ennesimo dibattito dai toni scandalizzati e raccapricciati, sollevano interrogativi e considerazioni nel confronto politico, nei salotti buoni dei talk show, nei commenti al bar sotto casa, tra chi se ne sta in poltrona a guardare la tv. Sembra quasi che ogni episodio dagli effetti analoghi, e gli episodi non sono più sporadici, sia una novità assoluta per il cittadino che assiste esterrefatto, un’amara scoperta che di volta in volta lo fa risvegliare e riflettere per il tempo che trova su questa ondata ormai crescente di bestialità, di autentica barbarie. Non può essere che l’unica risposta a domande, indagini, ricerca di informazione e verità sfoci nel sangue, come se non esistesse il legittimo diritto di replica. Forse dovremmo essere tutti un po’ più consapevoli che mai come ora la libertà di stampa nel mondo è minacciata, spesso brutalmente negata.

Secondo la classifica annuale di Reporters sans Frontières, il World Press Freedom Index, che ordina ed elenca le nazioni in base al grado di libertà d’espressione nell’informazione, nel 2017 il nostro Paese ha guadagnato qualche posto rispetto il 2016, balzando dalla 77esima alla 52esima posizione, esattamente dopo il Botswana, il Tonga, l’Argentina e la Papua Nuova Guinea. Perfino il Burkina Faso può vantare un 42esimo posto di tutto rispetto, e non verrebbe certamente da pensare a questi Stati come un esempio di democrazia e modello di libera comunicazione. Significativo, ma non sorprendente, che nei primi in classifica ci siano proprio i Paesi del Nord Europa: Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca e Paesi Bassi. Agli ultimi posti la Cina, la Siria, il Turkmenistan, l’Eritrea, la Corea del Nord. Sono 21 i Paesi classificati come “neri”, nei quali la situazione è molto grave: fra questi il Burundi, l’Egitto, il Bahrein, tanto per citare qualche nome. Qualcuno potrà sollevare qualche obiezione e qualche dubbio sui risultati finali, ma i dati di riferimento provengono da questionari tradotti in 20 lingue distribuiti in tutto il mondo, che indagano sui temi importanti come il pluralismo, l’indipendenza dei media, contesto e autocensura, legislatura, trasparenza, infrastrutture e abusivi.

Che ci piaccia o no, l’Italia è al 52esimo scalino, una posizione scomoda che sottende come non ci si sia emancipati da un certo tipo di pressione e coercizione, se non di intimidazione, minaccia e violenza che proviene da molti e diffusi ambienti di sapore malavitoso. Siamo molto lontani dall’immagine leggera, affascinante, guascone e quasi romantica, a volte divertente, altre bohemien del giornalista, che troviamo nella letteratura passata e di tempi più vicini, anche se alcune pagine lasciano capire come esista ancora una forte relazione tra il giornalismo descritto dai romanzieri e l’attualità.

‘Bel Ami’ è il famoso romanzo di Guy de Maupassant (1885) che ci racconta di George Duroy, un giovane ambizioso che da povero militare in congedo inizia la sua inarrestabile ascesa sociale. La bellezza, la capacità seduttiva, il cinismo e la volontà di uscire dalla miseria costituiscono le forti caratteristiche che gli permetteranno di fare molta strada attraverso la manipolazione di numerose persone incontrate sul cammino, soprattutto donne ricche e potenti. Da ex militare e poi impiegato delle Ferrovie Nord, grazie all’incontro con un vecchio commilitone, caporedattore politico presso ‘La Vie Française’, George diventa giornalista, brillante frequentatore di salotti e maschio di successo. Prostitute, donne libere e sposate, modeste e di potere, sono le figure che popolano la sua vita, in una società parigina nella quale il rapporto ‘dietro le quinte’ tra stampa, politica e affari è un legame di interdipendenza evidente. Un romanzo realista di un’attualità spiazzante, dove il sesso è potere e la celebrità un’ossessione.
Lo scrittore britannico Evelyn Waugh ci offre un’altra immagine di giornalismo nel suo romanzo ‘L’inviato speciale’ (1938): John Boot, brillante scrittore, viene scelto da un quotidiano famoso per andare in Africa come inviato speciale e raccontare la crisi politica nel piccolo stato dal nome fantasioso Ismaelia. In seguito a uno strano scambio di persona, al suo posto viene inviato sul luogo William Boot, giornalista di provincia incapace e svogliato. A Ismaelia non accade nulla e così ha inizio tra i molti giornalisti provenienti da tutto il mondo una folle caccia allo scoop, una vera e propria gara a chi le spara più grosse su fatti inesistenti. L’ozioso William rischia il licenziamento proprio perché, nella sua inettitudine, non è in grado di scrivere nulla. Per puro caso egli scopre che realmente è in atto un colpo di Stato nella totale segretezza e improvvisamente diventa eroe involontario e grottesco, finendo in prima pagina.
Nel romanzo autobiografico di Hunter Stockton Thompson, ‘Le cronache del rum’, scritto negli anni Sessanta ma pubblicato solo nel 1998, si racconta del giovane giornalista freelance Paul Kemp, squattrinato, alcolizzato e perennemente alla ricerca di una propria strada. E’ il 1959 e il giovane si trasferisce in Porto Rico, dove inizia a scrivere in un modesto giornale locale, il ‘The San Juan Star’, sempre sull’orlo della chiusura. Travolto da alcol ed eccessi di ogni genere, si innamora di una donna sposata, la bellissima Chenault, che porterà scompiglio ulteriore nella sua vita. Il giovane cronista vuole scrivere un servizio sul degrado e la miseria di San Juan, ma gli è impedito con forza perché risulterebbe dannoso al mercato del turismo. Alcol, droghe allucinogene, curanderos, battaglie di galli, loschi affari e bavaglio alle verità scomode, avventurieri, mafiosi in fuga, giocatori e sgualdrine a caccia di miliardari fanno da sottofondo alla storia di Paul. “Allora non era difficile trovare dei compagni di sbronza. Non duravano molto ma continuavano ad arrivare. Li chiamavo giornalisti randagi perché non esiste termine più appropriato.” Alla fine, il giovane si lascerà tutto alle spalle e tornerà a New York per ricominciare a scrivere liberamente in una stabilità mai conosciuta prima.
‘Igiene dell’assassino’ (1992) è il romanzo di Amélie Nothomb dalla struttura del tutto particolare, fatta di interviste o tentativi di interviste all’autore immaginario Prétextat Tach, Premio Nobel per la Letteratura. Cinque giornalisti tentano di strappargli un’intervista prima che la malattia, un cancro che gli riserva solo un paio di mesi di vita, lo porti via. Tach è un misantropo, capace di mettere in difficoltà chiunque gli si avvicini, un solitario ostinato immerso nella sua cattiveria, di un’intelligenza feroce che mira a umiliare le sue vittime fino all’annichilimento. E’ grasso, si ciba di cibo putrido e la sua trascuratezza è sgradevole. L’intervista riesce solo all’unica giornalista del gruppetto, che compirà l’impossibile arrivando a scavare a fondo nel passato dell’uomo fino a fargliene rivelare l’aspetto torbido che credeva ormai dimenticato da tutti. L’uomo si trasformerà da carnefice in vittima nel momento in cui la giornalista riuscirà a scalfire la sua ferrea logica facendolo vacillare.

Una stampa al servizio del potere, una stampa libera di raccontare ed esprimere, una stampa opportunista e affabulatrice, una stampa coerente e onesta, ecco le immagini che raggiungono il lettore attraverso racconti e romanzi in cui il giornalista è il mezzo attraverso il quale la realtà viene spiegata nella sua verità o stravolta nella manipolazione. Anche se George Orwell, con toni critici ebbe a dire: “Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuole sentirsi dire”.

DIARIO IN PUBBLICO
Omaggio a Martha Argerich

Dalle dita magre e ossute appena posate sullo strumento escono cascate di diamanti e perle. E lei, Martha, la divina, scuote la chioma-pelliccia ormai grigio ferro e comincia il banchetto degli dèi. Il concerto è quello di Schumann replicato tante volte e affidato tra l’altro a una memorabile incisione con Mstislav Rostropovich alla direzione. Nella foto del disco la chioma è nero intenso e il grande artista russo appoggiato al piano ride felice con lei. La data dell’incisione è 1978: quarant’anni fa.
Il suono si fa nel concerto di ieri sera più ieratico, senza alcuna compromissione al concetto comune di ‘romantico’ che qui diviene forza passionata e, come diceva Foscolo, “calore di fiamma lontana”. L’astro nascente del giovane Vladimir Jurowski tenta di frenare l’esuberanza del suono e seguire la pacatezza di lei; ma a volte è quasi impossibile. Allora con la mossa abituale lei scosta dal viso la chioma-pelliccia sul lato sinistro e si misura nel primo tempo a creare gioielli di materia durissima che rimbalzano captando la luce dell’intelletto, rifrangendola nell’udito, ma soprattutto nel cuore di chi ascolta. Poi, imbronciata, sembra pentirsi d’aver dato troppo del suo io interiore e sfoggia una tecnica terrificante.
I maestri la guardano esterrefatti e le dita imperiose di Jurowski sembrano annaspare nel tentativo di seguire i capricci calcolati della divina. Il piccoletto giapponese alla terza fila dei violini che calza un enorme paio di scarpe verniciate assolutamente sproporzionate alla sua statura deglutisce di fronte a tanta meraviglia che lui, come i compagni dell’orchestra, stanno creando nel banchetto divino. Simposio un tempo si chiamava.
Poi, alla fine, un silenzio intensissimo prima dello scatenamento delirante degli applausi, che durano minuti e minuti, mentre lei col suo passo altero leggermente claudicante esce ed entra dal e nel proscenio finché s’arrende esausta e regala un fiore delicatissimo, una pagina sottovoce, dove nell’infinito si perde il cuore.

All’uscita una ‘sciuretta’ commenta: “m’aspettavo di più. È stata inferiore all’attesa”. Ma povera casalinga di Voghera, direbbe il grande Arbasino, ma che vuoi? Il cielo? Gli astri? La luna? Hai bevuto il nettare degli dèi e non t’è piaciuto? Allora non sai che cos’è la bellezza. Come si può misurare col freddo metro dell’opinione comune un fenomeno che esce da ogni regola e da ogni equilibrio? E’ l’entusiasmo dal greco: en – dentro – thèos – dio. Il dio dentro, come ci hanno insegnato la sapienza degli antichi e la rivoluzione romantica. E’ lei che nelle mani contiene il divino e lo distribuisce, per cui non possiamo abbassare l’aspettativa quando gli dèi s’affacciano sulla terra ‘a miracol mostrare’.
Che questo commento possa suonare esagerato rispetto al comune pensare lo accetto e lo rispetto. Ma misuriamolo con le lacrime di chi trova il paradiso o l’inferno nell’essere ammesso ai mondiali e piange non per la bellezza ma per una partita. Mia nonna diceva: “il mondo è bello perché è vario”. E allora rinfranchiamoci che Ferrara, riconquistando la ‘erre’ perduta di ‘Ferara’, ci possa offrire quell’evento che pochi hanno avuto il privilegio di seguire. Siamo grati che nel ricordo di Claudio Abbado la divina Martha ci regali ogni anno il miracolo di ascoltare i tesori che escono dalle sue mani e dal suo cuore.
Attenzione. Lascio agli studiosi il compito di giudicare tecnicamente il concerto. Chi scrive parla solo e unicamente in nome della bellezza.