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Giorno: 27 Dicembre 2017

La newsletter del 27 dicembre 2017

Da Ufficio Stampa Comune di Ferrara

 

INTERPELLANZE E INTERROGAZIONI – Presentate dai gruppi M5S e FI in Consiglio comunale

Richieste in merito a vendite promozionali e rinnovo della convenzione MyFe

27-12-2017

Queste l’interrogazione e l’interpellanza pervenute:

– il consigliere Fochi (gruppo Movimento 5 Stelle in Consiglio comunale) ha interrogato il sindaco Tiziano Tagliani Tagliani e l’assessore al Commercio Roberto Serra in merito alle vendite promozionali;

– il consigliere Fornasini (gruppo Forza Italia in Consiglio comunale) ha interpellato il sindaco Tiziano Tagliani e l’assessore a Cultura e Turismo Massimo Maistoin merito al rinnovo della convenzione MyFe.

>> Pagina riservata alle interpellanze/interrogazioni presentate dai Consiglieri comunali e relative risposte (a cura del Settori Affari Generali/Assistenza agli organi del Comune di Ferrara)

Quando anche l’informazione è “più migliore”

Da Paolo Giardini

Ho sempre ammirato la tagliente eloquenza del giornalista Travaglio. Sciorinando puntigliosi dati negativi sulla storia politica nazionale degli ultimi decenni, riesce a sbalordire per le conclusioni regolarmente poco simpatiche messe in evidenza. Certi suoi pamphlet, a mio avviso, andrebbero proposti come libri di lettura estivi per le scuole medie, per dare ai giovani un’idea riassuntiva di come malfunziona lo Stato in cui si trovano a vivere.
Il Travaglio è però riuscito ad innalzare l’asticella già alta della mia soglia di sconcerto quando giorni fa nella trasmissione TV “Otto e mezzo” della Gruber, zittendo l’ospite che menzionava la farsesca disastrosità della sindachessa Raggi a Roma, ha precisato che per l’enormità dello sfacelo ereditato la poveretta, ‘rimasta col cerino acceso’, di miracoli non ne può fare.
Cerino acceso?! In tutte le città d’Italia tutti i partiti sono disposti a fare (e spesso fanno) carte false per occupare le poltrone da sindaco. Tutti promettono il miracolo di ribaltare un andazzo mefitico proprio grazie al quale i candidati in gara si propongono come unici salvatori. E chi ha vinto la gara di Roma, secondo il Travaglio, sarebbe quella rimasta col cerino? Equivale a dire che la Raggi è un’idiota offertasi per un folle incarico senza sapere di cosa si trattava. Poiché non sembra improbabile che le cose stiano effettivamente così, e visto che il Travaglio sa usare con perizia le metafore non restava che attendere indizi da notizie ulteriori. L’attesa è stata breve, grazie al ministro della pubblica istruzione signora Valeria Fedeli e la sua perla del ‘sempre più migliori’ nell’ultimo discorso rivolto ai docenti, suscitando l’entusiasmo dei giornali nazionali perché pare che anche senza far parte del M5S, a produrre strafalcioni la velleitaria signora dell’istruzione gareggi con Di Maio. E qui c’è stata una piccola delusione: “Il Fatto Quotidiano” diretto da Travaglio ha usato poca ironia, comunicando in chiaro che la Fedeli ‘cade nuovamente sulla grammatica’. Quindi si avvicina l’ipotesi che il cerino sia una battuta vincente ma fuorviante, da pessimo giornalismo.
Contraltare a “Il Fatto”, su “Il Foglio” è intervenuto un altro giornalista famoso, Adriano Sofri, mandando ironicamente a quel paese i lettori pedanti che non sanno che la Fedeli è bravissima in grammatica e, a conferma di ciò, giù qualche antica citazione di ‘più meglio’. Peccato sia lo stesso Sofri che in gioventù diresse il giornale “Lotta Continua”, emanazione di una formazione extraparlamentare dallo stesso nome, che invitava fuor di metafora a giustiziare il Commissario Calabresi. E Calabresi fu assassinato. La Volpe Sofri, invecchiando, ha perso il pelo ma non il vizio di dire cose a vario titolo pericolose, disinformando. Il che, in un paese che ha il massimo tasso d’analfabetismo funzionale d’Europa, non è un gran servizio offerto ai lettori superstiti.

Bilanci di fine d’anno, colpe individuali e colpe collettive: lo ius soli e i migranti

Il 2017 si chiude con due grandi colpe collettive: il definitivo siluramento dello Ius soli da parte del Senato e la ‘complicità’ italiana sui centri di detenzione libici, nascosta dal celebrato calo degli sbarchi.

Una volta nelle famiglie dei bravi cattolici – quelli che a Ferrara vengono chiamati bonariamente ‘cisàri’ – quando un bambino lasciava qualcosa nel piatto, si beccava puntualmente il rimbrotto dei genitori: “Mangia tutto! Pensa a quei bambini che muoiono di fame!” Poveri bambini, ho sempre pensato: quelli che muoiono di fame, ma anche i nostri bambini, cui viene precocemente inculcato il senso di colpa per una colpa non commessa.
“La colpa non esiste” arriva a dire Fabrizio De Andrè. Sono molto d’accordo con lui. Almeno a livello individuale. Almeno se vogliamo intendere una colpa definitiva e inappellabile. Pensateci, probabilmente anche Jack lo Squartatore, un soggetto assolutamente poco raccomandabile, aveva avuto un’infanzia difficile: un padre assente, una madre anaffettiva, un amore negato, un rovescio economico…

Sarà pure l’effetto del vento natalizio, ma mi sento indulgente verso le colpe individuali, comprese le mie naturalmente. Quelle che, invece, mi risultano indigeribili sono le colpe collettive. Gli appuntamenti mancati. I rinvii infiniti. I voltafaccia spudorati. I tradimenti politici. E questo 2017 se ne sta andando con due grande colpe sul nostro groppone. Cioè sul groppone dell’Italia e di ognuno di noi.
Non è un peso da poco. Sono ottocentomila i bambini e i ragazzi, molti di loro nati in Italia, che frequentano le nostre scuole, cui era stata ripetutamente promessa una sacrosanta cittadinanza – diritti e doveri inclusi – e a cui è stata ancora una volta sbattuta la porta in faccia. Appena prima di Natale, il Senato della Repubblica ha buttato via l’ultima possibilità di votare la legge sulla Ius soli. Stop. Rompete le righe. La legislatura è finita.
“Presidente, non lasciateci soli ancora una volta”, scrivono il giorno di Natale a Mattarella gli #Italiani senza cittadinanza. E’ però difficile credere che il Presidente della Repubblica sia disposto a rinviare di un paio di settimane lo scioglimento delle Camere. E servirebbe poi a qualcosa? Negli ultimi cinque anni, Renzi, Gentiloni, e prima di loro Enrico Letta, avevano assicurato il loro impegno per approvare un provvedimento di civiltà – intendiamoci, niente di rivoluzionario, solo il minimo sindacale per la comune coscienza e decenza – ma cinque anni non sono bastati. Non era mai il momento giusto. Non c’erano mai le condizioni favorevoli. Nonostante una maggioranza in grado di approvare centinaia di leggi, comprese cinque finanziarie. Nonostante il ricorso record al voto di fiducia: ho perso il conto, ma credo abbiano superato quota cento.
In termini tecnici, l’ultima figuraccia del Senato si chiama “mancanza del numero legale”, ma l’assenza in aula di una trentina di assenti del Pd e della totalità dei pentastellati non è dovuta al clima festaiolo. Non sono scappati a casa a incartare regali o a prepararsi per il pranzo di Natale o il cenone di Capodanno. Non è stata una questione di pancia, ma di testa. Perché la testa dei partiti è già proiettata verso le elezioni di marzo, tutti presi dal timore che il “piccolo coraggio” di votare la Ius Soli possa essere pagato con una sconfitta elettorale. E’ il calcolo politico – e a me pare un calcolo sbagliato oltre che meschino – che ha affossato definitivamente la Ius soli.

In un Natale dominato dallo storytelling dell’Avvento… della ripresa economica sembra che solo papa Francesco riesca a ricordarsi della interminabile schiera dei sempre-più-poveri e a ricordarci l’impegno dell’accoglienza e del dialogo interculturale.
Il secondo fardello, la seconda colpa collettiva – dell’Italia, della sua deprimente classe politica, ma anche di ognuno di noi – con cui si ci incamminiamo verso un nebuloso Nuovo Anno è la grande narrazione governativa della vittoria conseguita contro i trafficanti di uomini e il conseguente calo degli sbarchi dei migranti. La narrazione – parola oggi imprescindibile, che possiamo tradurre con Agit-prop, bugia, balla spaziale – sull’impegno e il ruolo dell’Italia rispetto all’emergenza immigrazione. Se Minniti e tutto il governo vantano il “crollo” degli sbarchi dei disperati sul nostro bagnasciuga, sappiamo – e fingiamo di non sapere – che questo risultato è stato pagato a duro prezzo: lo sgombero delle Ong dal Mediterraneo e la complicità italiana con la Libia sui centri di detenzione della “Quarta Sponda”. Laggiù, ma neppure tanto lontano, come denuncia l’Onu, centinaia di migliaia di uomini, di donne e di bambini sono rinchiusi in condizioni subumane.

Le colpe collettive sono però anche le nostre colpe individuali. Colpe a cui non possiamo sottrarci inveendo contro il “governo ladro”. Troppo semplice e troppo comodo. Eppure, e finalmente, anche nella nostra piccola Ferrara qualcosa si era mosso. La grande rete di Ferrara che accoglie e il Comitato del digiuno a staffetta per l’approvazione dello Ius soli si erano mobilitati, avevano chiesto al Consiglio Comunale di pronunciarsi. E il Consiglio Comunale, in un coraggioso soprassalto, aveva approvato una mozione in cui si sollecitava il Senato ad approvare definitivamente la legge sulla Ius soli.
Sappiamo com’è andata. Ma preoccupa che oggi di quel movimento sembra essere rimasto ben poco. Ferrara che Accoglie tace da mesi. Il Comitato sullo Ius soli anche. Il Consiglio Comunale pure. Come se il tradimento della politica avesse chiuso i conti per sempre.
Lo so, il cenone è alle porte, ci sono le lenticchie che porteranno soldi e prosperità, ma non sarebbe il caso di dire, pensare e fare qualcosa? Magari anche riprendere il digiuno? Perché a lungo andare le colpe collettive rovinano la digestione.

Rifiuti organici: dagli scarti al compost e al biogas

In media in Europa si sprecano il 16% degli alimenti. Lo dice lo studio ‘Lost water and nitrogen resources due to EU consumer food waste’ che ha analizzato i dati statistici provenienti da sei Stati membri Regno Unito, Paesi Bassi, Danimarca, Finlandia, Germania e Romania, dove modelli di consumo sono molto diversi a causa di differenti stili di vita e potere d’acquisto (per altri Stati non è stata possibile l’indagine a causa dei dati lacunosi). Per l’analisi sono stati considerati sia i rifiuti alimentari generati a livello familiare (principale) sia i rifiuti generati nel settore della ristorazione (per esempio, ristoranti, scuole). I dati evidenziano come gli europei sprechino una media di 123 kg pro capite all’anno di cibo: quasi l’80% (97 kg) di questi sarebbe evitabile in quanto commestibile. Un dato che si traduce in 47 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari evitabili ogni anno. Verdura, frutta e cereali sono sprecati più di altri gruppi alimentari in quanto tendono ad avere una durata più breve e sono spesso troppo acquistati.

A livello nazionale il tema è critico da molto tempo, anche se negli ultimi anni è fortemente cresciuta la consapevolezza dell’importanza della frazione organica in qualità di ammendante come indicato in questi numeri di sintesi:
• 3,5 mln di ton/anno di scarti organici trattati per la produzione di compost di qualità;
• 1,2 mln di ton/anno di compost di qualità prodotto;
• l’80% delle matrici trattate sono di derivazione urbana (scarti alimentari domestici, mercatali, da utenze collettive e scarti vegetali da manutenzione di parchi e giardini);
• la frazione organica dei rifiuti urbani rappresenta il ‘cuore del sistema’ in quegli ambiti territoriali dove, a partire dalla metà degli anni Novanta, è nata e si è nel tempo consolidata la raccolta differenziata;
• la partecipazione a programmi di raccolta differenziata della frazione organica di origine alimentare (definita come umido) interessa circa 20 milioni di abitanti;

Il miglior utilizzo del compost è come ammendante, utile al terreno e applicabile a tutti i comparti agricoli (pieno campo, orticoltura, frutticoltura, coltivazione in contenitore, ecc.) e, come tale, può venire commercializzato. La capacità ricettiva del comparto agricolo risulta essere notevolmente superiore alla capacità produttiva del settore; infatti la superficie agraria nazionale è pari a circa 16 milioni di ettari, della quale circa il 30% può essere prudenzialmente interessata all’applicazione di ammendanti compostati, in sostituzione dei tradizionali letami, difficilmente reperibili.
Il mercato potenziale nel comparto agricolo italiano risulta in espansione tendenziale sia perché il suolo agricolo abbisogna di reintegrare la sostanza organica per effetto della sua mineralizzazione, causata da fattori climatici sia perché la biomassa messa a disposizione dal comparto zootecnico risulta essere insufficiente in rapporto alla Superficie Agraria Utilizzata (S.A.U.) e la distribuzione degli insediamenti zootecnici è squilibrata rispetto alla collocazione delle aziende frutticole ed orticole.

La frazione organica è la componente principale del rifiuto solido urbano prodotto nella fase del consumo finale. Da un confronto di diverse analisi sulla composizione in peso dei rifiuti, l’organico rappresenta infatti circa il 30%, la plastica e gomma rappresentano circa il 13-15%, la carta e il cartone il 25-27%, il vetro il 5-7% e i metalli rappresentano il 3-5% dei rifiuti urbani. Sulla base di analisi condotte direttamente nella fase della raccolta, la parte organica, comprendente legno e verde, rappresenta dunque quasi un terzo del totale dei rifiuti urbani e varia in funzione della grandezza dei comuni (è minore nelle aree urbane e metropolitane, mentre è crescente al decrescere del numero di abitanti).

Anche Clara, che opera in comuni a densità abitativa contenuta, raccoglie quantitativi importanti di materiali organici. In particolare nel primo semestre 2017 sono state recuperate quasi 16mila tonnellate di rifiuti biodegradabili, tra rifiuti umidi di cucine e mense e scarti vegetali di parchi e giardini.
Clara nel suo sistema di controllo è tra le poche realtà che può ottenere un contabilità attendibile di quanto si raccoglie misurando il conferito con bidoni domiciliari. In prospettiva questi dati saranno la base per una migliore definizione dei sistemi di raccolta.
A cosa servono queste informazioni? Il settore della raccolta differenziata e del trattamento mediante compostaggio dei rifiuti organici sta evolvendo verso la produzione di materia (il compost di qualità) e di energia (biogas convertito o meno in energia elettrica/termica), ma che soprattutto sta incrementando la costruzione di impianti di digestione anaerobica (come pretrattamento per la produzione di biogas) e compostaggio (come fase di finissaggio per la produzione di fertilizzante organico).
Il compostaggio è una tecnica attraverso la quale viene controllato, accelerato e migliorato il processo naturale a cui va incontro qualsiasi sostanza organica per effetto della flora microbica naturalmente presente nell’ambiente. Si tratta di un “processo aerobico di decomposizione biologica della sostanza organica che avviene in condizioni controllate che permette di ottenere un prodotto biologicamente stabile in cui la componente organica presenta un elevato grado di evoluzione”; la ricchezza in humus, in flora microbica attiva e in microelementi fa del compost un ottimo prodotto, adatto ai più svariati impieghi agronomici, dal florovivaismo alle colture praticate in pieno campo. Il processo di compostaggio si compone in due fasi: bio-ossidazione (nella quale si ha l’igienizzazione della massa: è questa la fase attiva, caratterizzata da intensi processi di degradazione delle componenti organiche più facilmente degradabili); e maturazione, durante la quale il prodotto si stabilizza arricchendosi di molecole umiche (da Humus), caratterizzata da processi di trasformazione della sostanza organica.

Un accenno importante è opportuno sull’auto compostaggio domestico.
La natura riconsegna le sostanze organiche al ciclo della vita, riproducendoli in forma accelerata e controllata; con il compostaggio domestico in fondo si copia dalla natura il processo per creare il compost. Si tratta infatti di processo naturale per riciclare e ricavare buon terriccio dagli scarti organici della cucina e del giardino. Tutti lo possono fare; basta un giardino, anche piccolo. Chi ci ha provato sa bene quanti “rifiuti” verdi esso produca, soprattutto se è affiancato da un piccolo orto. Il compostaggio permette di utilizzare quei rifiuti organici che si producono in grande quantità e che possono diventare materie prime.
I contadini e gli ortolani lo sanno bene come si fa per produrre una discreta quantità di ottimo terriccio. L’opportuno stoccaggio e trattamento di rami, foglie, erba, avanzi di cibo, bucce di frutta e verdura, permette a batteri, microrganismi e piccoli insetti di cibarsene, di svilupparsi e di decomporre le sostanze organiche presenti nei nostri rifiuti; dopo alcuni mesi il materiale organico così trattato diventerà una massa di microrganismi e di sostanze nutritive, chiamato compost, simile all’humus che possiamo trovare nel sottobosco: un terreno soffice, ben aerato e ricco di minerali, ottimo per le nostre colture, ma anche per i nostri fiori in vaso.
Si possono compostare scarti di frutta e verdura e scarti vegetali di cucina, perché sono la base per un buon compost; inoltre pane raffermo, gusci d’uova e ossa, purché ridotti in piccoli pezzi; fondi di caffè e filtri del tè, foglie, segatura e paglia, perché per un buon compost é fondamentale la parte più secca dei rifiuti; sfalci d’erba possibilmente fatti seccare prima; bucce di agrumi, purché in quantità non eccessive (perché hanno tempi di decomposizione più lunghi); avanzi di carne, pesce e salumi, purché non in eccessive quantità. Insomma quasi tutto quello che esce dalla nostra tavola e dalla nostra cucina.
In alcune zone si sono anche create attività comuni di condominio o di zona, con risultati eccellenti.
Diverse statistiche indicano che ognuno di noi produce circa 90/100 kg di rifiuto organico all’anno mentre un orto di 100 mq ne produce circa 350 kg.
Per fortuna anche i migliori gestori hanno iniziato a incentivare questa attività (fornendo anche il contenitore) e su internet si trovano tanti interessanti manuali di come produrlo.
Clara è tra questi, e attribuisce tra loro a coloro che scelgono di smaltire tramite il compostaggio i propri rifiuti organici una riduzione del 35% della parte variabile della Tariffa. Per aderire volontariamente all’iniziativa è sufficiente possedere una compostiera, anche costruita artigianalmente, purché rispondente ai requisiti previsti dal regolamento oppure richiederla a Clara in comodato d’uso. Si dovrà poi compilare e firmare il modulo di adesione e farlo pervenire agli uffici Clara, anche via fax o email. Nei Comuni con Tariffa su Misura non viene riconosciuta una riduzione percentuale della quota variabile, ma il risparmio è comunque associato al minore o mancato utilizzo del bidoncino dell’umido e/o del bidone per il verde.