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Giorno: 1 Gennaio 2018

La prima neve

di Maria Luigia Giusto

La “neve” è un evento raro e prezioso. Forse cadrà sempre meno. Non ci sorprende ogni anno. Ci vuole trepidante preparazione! I bambini lo sanno bene, e ce lo ricordano. Come quella piccola che la neve non l’ha mai vista nei suoi tre anni ed è la mamma che la prepara all’evento alla prima avvisaglia di meteo propizio. O l’intera classe prima che sbircia oltre le tende, facendo a gara per scovare il primo gelido fiocco. La neve delicatamente cela ciò che non le piace, ammanta di bellezza quello che merita risalto. Quando si scioglie scopre le possibilità di miglioramento che dobbiamo cogliere.

“La prima neve è scesa frivola, sulla terra fredda, è venuta in avanscoperta, non è rimasta, è ripartita leggera, tre piccoli giri, due passi di danza, la neve è una bambina”
Christian Bobin

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

L’Atlantide nel fossato…

di Maria Luigia Giusto

Le città nascono, si alimentano delle interazioni con la gente e con gli elementi naturali, crescono, si espandono, a volte si dilatano per poi esplodere e sparpagliare meteore nello spazio intorno. Le città si concentrano e raccolgono intorno ai loro simboli, ai luoghi che la storia ha lasciato, che l’uomo ha voluto ricordare. E se passeggiando sembra ogni giorno che non cambi niente, che sia tutto al solito posto, aguzzando lo sguardo e andando oltre i confini del pensiero, si possono cogliere dettagli mai visti, o visti da sempre, ma mai guardati, elementi antropici o naturali che si lasciano (ri)scoprire da occhi curiosi e visionari.
Mi fermo a guardare il castello estense immerso nella sua stessa acqua sciogliersi e ricomporsi nelle increspature, con le torri affogate, le finestre nicchie dei padroni dell’acqua, i ponti galleggianti come zattere: un’Atlantide rinascimentale. Calvino scriveva “il mondo si legge all’incontrario”. Non a caso si trattava di un castello.

Una sera per caso, in una festa in riva al mare di tanto tempo fa…

Quanto di quello che ci succede accade per caso? Probabilmente tutto, anche ciò che crediamo di poter controllare attraverso le scelte che facciamo ogni giorno.
Libero arbitrio o pia illusione? Fiduciosi artefici del nostro destino o felicemente in balìa di questa cosa caotica chiamata esistenza?
La verità è che viviamo perennemente in bilico, e quando fatalmente ce ne accorgiamo è sempre troppo tardi…

… Viki era bellissima coi capelli neri e lisci che portava lunghi e sciolti sulle spalle, ed era ancor più bella quando tornava dall’ufficio coi capelli raccolti da un cerchio di madreperla verde e gli occhiali da vista ancora appoggiati sul naso. Il viso stanco dopo una giornata di lavoro le conferiva un’aria in qualche modo sensuale, e quando glielo facevo notare si scherniva dicendomi che non ero affatto obiettivo perché innamorato, in altre parole che ero rincitrullito.
Da buona italiana le piaceva la pizza e andava matta per il gelato alla nocciola e menta.
Viki era astemia, amava gli animali e odiava il fumo delle sigarette. Suo padre, accanito fumatore, aveva appena superato la quarantina quando morì per un carcinoma ai polmoni, lasciandola orfana all’età di dodici anni.

Avevamo molto in comune io e Viki: lei come me amava andare al cinema e come me preferiva il mare per rilassarsi nel weekend.
C’incontrammo la prima volta al compleanno di Michael, un comune amico. Quella sera i miei amici dovettero insistere parecchio per convincermi a uscire e fare un salto alla festa. Alla fine, mio malgrado, accettai.
Non stavo attraversando un bel periodo: avevo perso i miei genitori in un incidente d’auto appena tre mesi prima e dal giorno della loro morte ero profondamente cambiato. Ero convinto che la vita mi avesse punito con la più grande delle ingiustizie e non sopportavo di stare in mezzo agli altri. Mi sentivo come un guscio vuoto che non aveva più niente da dare, non credevo più in niente e non cercavo l’aiuto di nessuno.

Alla festa mi misi in un angolo a osservare la gente con l’aria di chi non vede l’ora d’andarsene. Fu allora che incrociai lo sguardo di Viki che dopo nemmeno un minuto mi venne incontro per parlare.
A dire il vero, tuttora non ho ben chiaro quale fu il motivo che la spinse ad attaccar bottone proprio con me, ma il fatto è che appena iniziammo ad aprir bocca fu come se ci conoscessimo da sempre.
Viki non mi fece domande sulle cause del mio malessere, io stavo accarezzando il border collie di Michael e lei, senza che le chiedessi nulla, iniziò a raccontarmi del suo cane, di quando ancora bambina raccolse quel cucciolo abbandonato per strada e di quando, dopo quindici anni di vita insieme, gli diede l’ultima carezza prima che un’iniezione del veterinario lo addormentasse per sempre.
Parlammo del mare e della burrasca che c’era stata la notte prima, poi di gite in barca e di libri gialli, dei film preferiti e della musica che ci piaceva ascoltare. Chiacchierammo tutta la notte fino all’alba.
Da quella volta continuammo a vederci regolarmente, finché capimmo che il nostro destino era quello di stare insieme.

Io e lei non smettemmo mai di scambiarci la vita. Lo facevamo in modo semplice: con le parole, coi gesti quotidiani, con gli sguardi, coi pensieri. Usavamo tutto quello che avevamo: i nostri corpi, la nostra immaginazione, gli oggetti che ci circondavano e anche i nostri silenzi.
Era il nostro mondo perfetto, fatto solo per noi. Fino a due anni fa…

E ora che ci penso, ora che finalmente rivedo tutto quanto con la giusta lucidità, in questo nuovo giorno dopo tutti i giorni passati a rimuginare e con tutto il tempo che mi resta per ricominciare… È già troppo tardi, troppo tardi, troppo tardi!

It’s Too Late (Carole King, 1971)

It’s Too Late (Carole King, concerto del 1971)

It’s Too Late (Carole King e James Taylor, concerto del 2007)

It’s Too Late (James Morrison, 2006)