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Mese: Giugno 2018

Stefano Bargi (LN), risponde a Zappaterra (PD): “Gender a scuola: se i progetti sono trasparenti perche’ non sottoporli al giudizio dei genitori?

“Se davvero non si tratta di inculcare nei minori ideologie gender allora perchè non sottoporre gli argomenti trattati e i singoli progetti all’approvazione dei genitori? Benissimo il roluo dei politici che devono occuparsi dei problemi di tutti, come dice la Zappaterra, ma ricordiamo che non è nostro compito sostiutuirci alle famiglie nelle scelte educative più delicate, come quelle relative ai temi dell’identità sessuale. Non basta calare l’argomento in un contesto di disagio socila eper avere il via libera a qualsiasi operazione. la materia è delicata e va trattata come tale lasciando ai genitori la possibilità di dire la loro”. StefanoBargi, consiogleier regionale Lega Nord, risponde alle critiche della consigliera Marcella Zappaterra Pd, in relazione al milione di euro speso dalla Regione per finanziare progetti contro la discriminazione che sembrano voler divulgare ideologia gender anche nelle scuole.

“Fino a prova contraria la potestà dell’educazione dei figli spetta ai genitori. E fare educazione sessuale a scuola, principio importante a livello educativo, non deve essere una scusa per inculcare idee orientate all’indottrinanento sessuale e al gender”. Per onestà intellettuale Zappaterra dovrebbe ammettere che “anche semplicemente guardando i temi oggetto dei progetti educativi è innegabile che si passi molto spesso da un generico affrontare le problematiche sulla discriminazione ad entrare nel particolare della casistica dei problemi di identità sessuale. Qui siamo pericolosamente vicini a una mera propaganda. E in ogni caso tantopiù se non vi è intenzione di veicolare messaggi discutibili lasciamo che a decidere siano i genitori”.

Ufficio Stampa Lega Nord Emilia Romagna

La mostra “I luoghi della poesia di Giorgio Bassani: Maratea e dintorni, a cura di Silvana Onofri, è stata prorogata fino al 31 luglio 2018.

Un nuovo pannello è esposto a Casa Ariosto. E’ frutto del lavoro di Sofia Bassi, Sara Bersanetti, Giorgia Cazzola, Francesco Franchella, Michele Guerzoni, Mara Leonardi, Isabella Marulli e Tommaso Ricci, gli otto stagisti dell’alternanza scuola- lavoro tra il Liceo Ariosto, la scuola di Bassani, e Arch’è Associazione Culturale Nereo Alfieri.
I ragazzi, sotto la guida della tutor Silvana Onofri, coadiuvata da alcuni soci, hanno anche recuperato, da un raro filmato della Fondazione Giorgio Bassani, la lettura da lui fatta del manoscritto della poesia “La porta Rosa”, che domenica viene proiettato in mostra e che sarà poi conservato nella sede della Fondazione Giorgio Bassani, a piano terra di Casa Ariosto.

Bassani scrive la poesia “La Porta Rosa” nell’ estate del 1973, in seguito alla visita al parco archeologico di Velia, l’Elea di Parmenide.
Era accompagnato da Mario Napoli, il bravo ospite Soprintendente, che aveva conosciuto tramite Alfonso Gatto, poeta e amico di entrambi. Mario Napoli, infatti, non è stato solo un grande archeologo a cui si devono importanti scoperte rimaste nella storia, ma anche un intellettuale a tutto tondo, amico di poeti e artisti.
Giorgio Bassani arriva a Velia dalla vicina Maratea con la sua compagna Anne – Marie Stelhin alta e bionda e straniera e di roseo sangue e rimane incantato dall’epopea mediterranea raccontata dalle pietre della città. La sintonia tra Giorgio Bassani e Mario Napoli è spontanea ed immediata, ambedue sono diversamente impuri italioti.
La Porta Rosa, costruita dai coloni focesi di Elea, era un fornice di m. 5.92 che univa il quartiere meridionale a quello settentrionale della città greca ed era sormontato da un viadotto che collegava le due sommità naturali dell’acropoli.
Mario Napoli l‘aveva scoperta nel 1963 e l’aveva chiamata in questo modo sia per il gioco di pietra e luce, che al tramonto crea uno splendore rosaceo, sia da Rosa, il nome dell’ancor giovane sua sposa conscia consorte negli studi congeniali e madre dei sui figli.
Giorgio Bassani conclude così la poesia dedicata ad Anne – Marie :
Non lasciarmi solo a scavare nella mia città a resuscitare / grado a grado alla luce / ciò che di lei sta sepolto là sotto il duro / spessore di ventimila e più giorni / È là Rosa mia mia Regina che io sono giovane e bello e puro / Ancora / là l’esclusivo padrone e signore per sempre il solo / Re

Aperta dal martedi alla domenica a Casa Ariosto, via Ariosto 67. Orari 10.30/12.30 e 16.00/18.30. Info: fondazionegiorgiobassani@gmail.com

Da: Fondazione Giorgio Bassani e Associazione Arch’è

La legge del mare e i tanti errori della sinistra italiana

Sulla vicenda dei salvataggi in mare c’è un aspetto più profondo, rispetto al tema porti aperti/porti chiusi, su cui secondo me varrebbe la pena riflettere e prendere una posizione netta perché implica un’idea precisa di società. Si sta affacciando una pericolosa visione della vita di cui Salvini è portavoce. Una visione totalitaria che non si può accettare. Infatti, dalle sue continue esternazioni sulle navi delle ong sembra emergere una visione nella quale non rientri l’idea che ci possano essere persone che dedicano la propria esistenza a salvare altre vite umane. E fin qui libero di pensarla come crede, anche se è inquietante, tanto più per il ruolo che ricopre. Ciò che è preoccupante, e va contrastato politicamente con forza, è che voglia imporre la sua visione impedendo alle navi delle ong di salvare vite umane in mare. È questo che fa del suo agire un pericoloso declivio autoritario. Va detto però, a onor del vero, che su alcune ong è giusto fare chiarezza perché non è un caso che associazioni serie e strutturate, come Medici senza frontiere per citarne solo una, abbiano ritirato le proprie imbarcazioni dal Mediterraneo non avendo firmato il protocollo voluto da Minniti. Ma forse c’è anche dell’altro, cioè la consapevolezza da parte di alcune ong che rischiavano di fare il gioco dei mercanti di essere umani.
Per tornare alle posizioni di Salvini, qui non è più questione di porti aperti o chiusi, su cui personalmente ho una visione laica, su chi debba accogliere e chi no, su dove debbano essere sbarcati i migranti salvati in mare, purché le persone siano salvate e messe in sicurezza. Qui è questione di voler imporre una propria visione sul valore della vita che è tipica di una deriva autoritaria. Ciò su cui non ci possono essere margini di discussione o di mediazione è che le vite in mare vanno salvate. Lo ha ribadito anche il comandante della guardia costiera italiana il quale ha ricordato a Salvini che continueranno a rispondere agli sos che dovessero arrivare dal mare, perché è loro dovere farlo. Dovere che attiene a tutti i natanti per qualunque motivo si trovino in acqua. Che il Ministro degli interni lo voglia o no. È la legge del mare.

A nulla valgono gli strepiti sterili del Pd e della sinistra sparsa (per sinistra sparsa intendo quella che per consistenza è poco più che un circolo politico-culturale di testimonianza, tipo LeU e dintorni) che dopo il salvataggio dei naufraghi accolti dalla Aquarius ha parlato di migranti abbandonati per giorni in balia del mare. Non si fa opposizione con le bugie. La politica fatta con le bugie ha le gambe corte, per parafrasare un antico detto. Come tutti sanno quelle persone salvate furono distribuite su altre due navi, oltre l’Aquarius: una della marina militare italiana e un’altra della guardia costiera italiana. Su tutte e tre a bordo c’era personale medico-sanitario esperto e viveri. Quindi furono garantite le migliori condizioni di sicurezza. Ricordo questi che sono fatti incontestabili non per fare l’avvocato difensore di questo governo che non ho votato, ma per sollecitare un’opposizione che sappia discernere ciò su cui vale la pena dare battaglia, su quali sono i valori veri da difendere, perché se si continua su questa linea vuol dire che proprio non si è capito nulla dell’esito elettorale. Infatti, il voto delle amministrative dice proprio che si continua a non capire. La gente è stanca della ‘mulinazza’ della politica. Dall’opposizione di sinistra mi aspetto serietà. Anzi, la pretendo! Come cittadino ed elettore.
Non è un caso, infatti che la Toscana ‘rossa’ non esiste più e che è crollato un altro baluardo emiliano come Imola, che, per inciso, è la città dell’ex ministro del lavoro del governo Renzi e poi Gentiloni, Giuliano Poletti. E non è un caso che a Imola vinca proprio il partito dell’attuale ministro del lavoro Luigi di Maio.

Metto in fila queste cose, per dire alla sinistra (tutta, dal Pd in giù) di concentrarsi sulla sostanza dei problemi, non sugli epifenomeni. Di guardare ai valori veri da difendere. Di non inseguire la polemica spicciola del giorno per giorno. Di abbandonare il campo da gioco che ha scelto Salvini per lo scontro politico perché sa che su quel terreno lui vince. Ma di essere lei, sinistra, a scegliere su quale campo giocare. La difesa della dignità delle persone (ne ho scritto ancora su queste pagine), il valore della vita umana, la difesa dei più deboli, la qualità della vita di tutti i cittadini nelle città e non solo di quelli delle ztl, come ha scritto qui Francesco Lavezzi. Di guardare alle periferie, quelle delle città e quelle della vita a cui si è smesso di guardare. Di guardare dentro le contraddizioni di questo sistema di produzione. Di guardare alle tante precarietà e di riconoscere che quelle precarietà (le chiamano flessibilità per addolcire la pillola) sono state create anche dalla politica attuata dai governi Pd e alleati e mi riferisco anche ai governi dell’Ulivo. Riconoscere l’errore e rimediare con una politica di segno diverso, più attenta ai giovani che non trovano lavoro e se lo trovano è precario e solo per via degli incentivi alle imprese volute dai governi a guida Pd col sostegno di Forza Italia e della Confindustria. Una volta finiti gli incentivi perché scaduti i termini delle varie tipologie di contratti i giovani spesso vengono buttati via come limoni spremuti. Di guardare ai cinquantenni che perdono il lavoro e fanno fatica a trovarne un altro ed hanno sulle spalle anche il carico famigliare. Di guardare con più attenzione a tutte quelle realtà famigliari dove ci sono sofferenze vere e non ci sono sostegni perché il bilancio dello Stato non ce lo consente, perché la sinistra (il Pd più quelli che ora sulla pelle della gente hanno cambiato idea) ha scelto di stare dalla parte del pareggio di bilancio piuttosto che dei bisogni delle persone. Di riconoscere che non abbiamo risorse sufficienti per dare un’ospitalità dignitosa a tutte quelle persone che legittimamente cercano una vita migliore per sé e per i propri figli e che sono disposti a mettere a repentaglio la propria vita pur di raggiungere questo obiettivo, ma che possiamo accoglierne solo una parte. Di dire, chiaramente, che l’Italia non è il paese migliore dove realizzare i proprio sogni, perché non lo è nemmeno per i propri giovani. Di riconoscere che in dodici anni la povertà assoluta è aumentata tra gli italiani. Le persone che vivono in povertà assoluta in Italia superano i 5 milioni nel 2017. È il valore più alto registrato dall’Istat dall’inizio delle serie storiche, nel 2005. Le famiglie in povertà assoluta sono stimate in 1 milione e 778mila e vi vivono 5 milioni e 58 mila individui. L’incidenza della povertà assoluta è del 6,9% per le famiglie (era 6,3% nel 2016) e dell’8,4% per gli individui (da 7,9%). Entrambi i valori sono i più alti della serie storica. Tra gli individui in povertà assoluta si stima che le donne siano 2 milioni 472mila (incidenza dell’8%), i minorenni 1 milione 208mila (12,1%, dal 2014 il dato non è più sceso sotto il 10%), i giovani di 18-34 anni 1 milione e 112mila (10,4%, valore più elevato dal 2005) e gli anziani 611mila (4,6%). Qualcuno sarà pur responsabile di questo risultato, o vogliamo credere che sia il prodotto di un castigo divino?

Poi, però, non basta dirlo, non basta riconoscere i tanti errori commessi, non basta che quelli che hanno lasciato il Pd si cospargano il capo di cenere avendo operato l’ennesima scissione nella storia della sinistra, come se bastasse a lavarsi la coscienza, anche se averne consapevolezza è già un buon risultato. Quella scissione, però, sarebbe dovuta avvenire nel 2012 all’epoca della legge sul pareggio di bilancio, allora sì che avrebbe avuto un senso e sarebbe nata nel segno di una precisa scelta di campo e forse avrebbe avuto la forza propulsiva per coalizzare una nuova formazione veramente di sinistra e con un peso di consenso di tutt’altra consistenza dall’inutile 3% di LeU. Bastava spiegarla quella legge ai cittadini che avrebbero capito immediatamente quali sarebbero state le conseguenze, perché chi deve arrivare a fine mese sa bene quali sono le conseguenze di far quadrare i conti: tagliare le spese. Altro che tecnicismi difficili da comunicare! Dopo quasi sei anni la scissione ha tanto il sapore di una scelta opportunista tipica del peggior trasformismo della peggiore politica. Ed è esattamente per questi motivi molto concreti che non sono né credibili né affidabili. Infatti gli elettori lo hanno capito e quel 3% rappresenta solo un zoccolo ideologico (nel senso di falsa coscienza). Ma è evidente che all’ombra del Pd si stava sicuri, mentre, come per tutte le separazioni, si trattava di mettersi in gioco. E allora è servito il pretesto per separarsi dato esclusivamente da una lotta di potere tutta interna al Pd che con le ragioni del sociale non ha nulla a che spartire.
Ora bisogna tirarsi su le maniche e impostare una politica di segno diverso. Cominciando a rottamare definitivamente i rottamati riciclati, per intendersi tutti quelli che hanno votato la legge di cui sopra e che ora tentano di rifarsi una verginità. Bisogna sporcarsi le mani stando nelle contraddizioni, ascoltando le persone, facendosi carico dei bisogni, dando ad essi dignità e rappresentanza. Certo, è un lavoro faticoso, occorrono scarpe comode più adatte alle strade accidentate che agli studi televisivi o alle stanze del potere, non aver paura di sudare e di uscire dalle ztl dove si corrono meno rischi e dove è più facile riconoscersi tra simili. Francamente, all’orizzonte non vedo nessuno che si sia messo in cammino in questa direzione. Toccherà aspettare tempi migliori, sperando a quel punto non sia troppo tardi.

quale-futuro

Città a misura di bambino

di Roberta Trucco


L’immagine della copertina del Times dedicata alla tolleranza zero del presidente Usa, con al centro una minuscola bimba in lacrime e sul lato un minaccioso e grande Trump, diventata il simbolo delle famiglie divise al confine con il Messico, e con la scritta “Benvenuti in America” è un’immagine potente che mi ha colpito nel profondo e fatto riflettere molto. Da subito ho pensato che ci sarebbe stata bene anche la frase “Benvenuti in occidente” e nelle nostre città italiane. Non solo per la tragica contraddizione che ci sta schiacciando: l’Occidente che si dovrebbe fondare sui diritti delle persone e dei più deboli fa i conti con la sua incapacità di assumersi la responsabilità di testimoniare quanto proclama. La riflessione potrebbe essere portata forse e soprattutto al fatto che anche all’interno stesso dell’Occidente questa dinamica di esclusione dei cittadini più piccoli, e di fatto di tutti quei cittadini che non sono capaci di cavarsela da soli, è una realtà viva e una strategia politica attuata da tempo.
Da diversi anni e a titolo volontario collaboro con il comune di Genova per dare voce e realizzare progetti per una città a misura di bambino. Nei giorni scorsi il professor Francesco Tonucci, espressamente invitato dal Sindaco Marco Bucci, ha presentato alla giunta cittadina il progetto internazionale del Cnr La città dei bambini (www.lacittadeibambini.org) nato a Fano nel maggio 1991.
“Rifiutando una interpretazione di tipo educativo o semplicemente di supporto ai bambini, il progetto – si legge sul sito – si è dato fin dall’inizio una motivazione politica: operare per una nuova filosofia di governo della città assumendo i bambini come parametri e come garanti delle necessità di tutti i cittadini. Negli ultimi decenni, anche a causa della scelta del cittadino adulto e produttivo come parametro di sviluppo e di cambiamento, la città ha perso le sue originarie caratteristiche di luogo di incontro e di scambio. Ha rinunciato agli spazi pubblici che dell’incontro e dello scambio erano condizioni essenziali lasciando che i cortili, i marciapiedi, le strade e le piazze assumessero sempre più funzioni legate all’auto e al commercio, sottraendole ai cittadini. Ha rifiutato la caratteristica di spazio condiviso e sistemico, nel quale ogni parte necessitava delle altre, per destinare spazi definiti a funzioni o ceti sociali diverse, costruendo così zone ghetto e zone privilegiate, svuotando i centri storici e dando vita alle moderne periferie. La città così modificata è diventata un ambiente malsano per la salute a causa dell’inquinamento atmosferico e acustico, brutto e pericoloso”.
La richiesta di mettere al centro della progettazione e delle scelte della città i bambini, considerandoli il paradigma sul quale fare scelte politiche e amministrative coraggiose, considerandoli l’altro, il diverso, e dunque anche un soggetto un po’ scomodo, ha fatto sorridere tutti. Come consuetudine mi sono sentita rispondere che Genova è una città difficile; che i problemi sono altri, sono le famiglie e le scuole, temi generici dove si può dire tutto e il contrario di tutto e del resto non competono all’amministrazione comunale; che i dati sul calo dei reati forniti dal Ministero portati dal professor Tonucci forse sono taroccati, senza ricevere alcun altro dato che giustificasse tale affermazione (dunque a Genova forse è pericoloso girare in libertà?). E ancora che le macchine sono un problema, ma non si sa dove metterle; che gli attraversamenti rialzati a Genova non si possono fare, il codice della strada non lo permette: peccato che il codice sia nazionale e altre città limitrofe a Genova li hanno, ma naturalmente chi ha fatto questa obiezione non lo sapeva neanche. E da ultimo: che i recinti per i bambini nei parchi sono comprensibili, alle specie in via di estinzione vanno riservati spazi speciali; che parlare di piazze per incontrarsi significa tornare al Medioevo.

Eppure ci sono gli esempi concreti di altre amministrazioni che, prendendo seriamente il progetto del Cnr, sono riuscite ad affrontare le enormi sfide che ci troviamo di fronte, a rivoluzionare le loro città inventandosi soluzioni incredibili, veramente innovative, e sono tornate ad essere luoghi umani.
Forse il problema è essersi trovati davanti per lo più a maschi che ci ascoltavano con sufficienza perché per loro la principale preoccupazione è come essere competitivi per racimolare più ricchezza, non importa come e a che prezzo, il resto resta sulle spalle del welfare casalingo e familiare: delle donne dunque. Intanto Genova è la città più vecchia come età anagrafica, abbiamo cittadini che muoiono perché i soccorsi non arrivano a causa di soste selvagge, abbiamo autobus progettati per maschi di media età, ginnici, che non prendono i mezzi, perché se no non arrivano al lavoro, tutti gli altri si adattino; e potrei proseguire per ore.
Se chi ci governa ha in mente solo sè stesso e il confronto con l’altro, il diverso – donna, bambino, vecchio, rifugiato – non ha spazio, non può essere un buon amministratore della cosa pubblica. I buoni amministratori non hanno bisogno di essere buoni manager, la città non deve essere per forza un’azienda competitiva, ma semmai un luogo dove le persone vivono in armonia e contribuiscono alla ricchezza, bellezza e alla funzionalità degli spazi comuni.
L’altra strategia politica porta solo alla sopravvivenza dei più forti che costruiscono la loro forza sulla schiavitù dei più deboli.

Che differenza c’è tra questi amministratori e Trump e la sua decisione di separare i bambini dalle famiglie e metterli in delle gabbie? E soprattutto noi con chi ci identifichiamo? Con i forti che per sopravvivere hanno bisogno di schiacciare tutti gli altri o con i deboli che cercano uno spazio a misura di bambino e dunque del futuro? Io sono madre di quattro figli e so da che parte sto, sicuramente a fianco della bambina di tre anni che piange disperatamente perché davanti a lei c’è un padre cattivo e disumano.

I really don’t care, do u?

L’oggetto del pour parler che ha accalorato opinione pubblica, media e salotti buoni del chiacchiericcio più o meno impegnato è un parka color kaki indossato da Melania Trump, ripresa dai fotografi prima di salire sull’aereo presidenziale Air Force One, in procinto di raggiungere la struttura Upbring New Hope Children’s Center a Mc Allen, in Texas, a ridosso del tanto discusso confine tra Usa e Messico. Una visita che non compariva nei programmi ufficiali datati bensì ispirata e decisa dalle circostanze che riguardano i bambini dei migranti messicani, separati dai loro genitori. Ma a fare scandalo non è senz’altro la sobrietà e l’informalità del look della first lady che indossa un capo da 39 euro, dopo essersi guadagnata titoli di eleganza e raffinatezza. A diffondere una eco internazionale e attirare i riflettori con insistenza è stata quella scritta in evidenza sulla schiena: “I really don’t care, do u?” “A me non importa davvero, e a te?”. All’attenzione mondiale non è sfuggita l’improprietà della frase che stride enormemente in contrasto con la visita, decriptata da alcuni come messaggio intenzionale attraverso i personali codici fashion della first lady, da altri giustificata come semplice gaffe.

Gli psicanalisti andrebbero in sollucchero in questo momento, affermando che molti messaggi vengono lanciati inconsciamente, in evidente contrasto tra radicato pensiero intenzionale e comportamento. D’altro canto, Freud stesso spiega come lapsus, amnesie, sbadataggini abbiano senso, siano solo apparentemente casuali ed esprimano il vero desiderio di chi ne è portatore perché espressioni indirette dell’inconscio. Se poi vogliamo tradurre l’espressione incriminata con “me ne frego” anziché “non me ne importa”, allora tutto assume un significato ancora più violento e categorico, di stampo e memoria fascista, fa notare qualcuno. Un’isteria generale, sul tema del parka, che ha generato reazioni colorite come risposta eloquente. Jill Vedder, moglie del cantante dei Pearl Jam, nel recente concerto di Milano indossava la scritta “Yes we all care, y don’t u?”, “ Sì, a noi tutti interessa, perché a voi no?”
Altre scritte sulla stessa lunghezza d’onda hanno vivacizzato questo insolito dibattito “I do care and u should too” “A me importa e dovrebbe importare anche a te”, “I care, do u?” “Mi importa e a te?” Una terza interessante interpretazione ci suggerisce ancora il profilo di una Melania Trump che in passato non ci saremmo immaginati perché imperscrutabile e defilata: una donna del suo status, contro corrente rispetto coloro che l’hanno preceduta, pronta ad agire indipendentemente e talvolta in antitesi con le linee ufficiali, i protocolli, i diktat. E se così fosse capiremmo anche l’indirizzo della scritta tanto discussa nel momento della solidarietà a quei poveri bambini. La politica della ‘tolleranza zero’ sull’immigrazione adottata dall’amministrazione Trump era già stata in qualche modo criticata da Melania, che aveva dichiarato di ‘detestare’ le scene strazianti di separazione documentate dai media, arrivando a dichiarare di sperare che Repubblicani e Democratici potessero cambiare l’attuale legge su questo tema. La moglie del Presidente Donald Trump si è appellata alle parole ‘gentilezza, compassione e positività’ per richiamare a un umanesimo accantonato, memore forse che la condizione di migrazione è presente nella sua stessa storia, quando era Melanija Knavs, nata 48 anni fa a Novo Mesto, Slovenia, nell’allora Jugoslavia, diventata Melania Knauss da modella affermata a Milano, Parigi, New York, comparsa sulle copertine di Vogue, Harper’s Bazaar, New York Magazine, Allure, Vanity Fair, Glamour. E infine cittadina americana a tutti gli effetti e quarantacinquesima First Lady degli Stati Uniti d’America dal 20 gennaio 2017. Una immigrata privilegiata, se vogliamo, ma consapevole di ciò che significa lasciare i luoghi di origine per bussare alle porte altrui. E’ bastata questa interpretazione per renderla un’icona vera e propria dell’anti-trumpismo e cambiare lo sguardo sulla sua figura.

La giornalista, scrittrice e conduttrice televisiva Barbara Jill Walters, ricordando certi stereotipi ancora fin troppo popolari, parlando di Melania Trump ha affermato: “Forse perché è così carina, non ci aspettiamo che sia così intelligente com’è.” E la first lady ha dimostrato, nel breve periodo dal suo nuovo ruolo, di saper camminare da sola, assumendosi responsabilità e rischi, esprimendo un suo sentire che non sempre risponde all’ufficialità. Il mistero della scritta sul parka si infittisce e le interpretazioni continueranno finchè non saranno rimpiazzate da altre news; a noi piace immaginare una moglie del Presidente presente, attiva, intraprendente e coerente con quello spirito umanitario che lascia trapelare, sorvolando sulla fantasiosa versione di chi crede che sia solo un gioco delle parti, nello spirito della tradizionale famiglia americana: uomo spietato e donna compassionevole.

Approvato in Assemblea dei soci il primo bilancio di Clara spa

Utile di 154mila euro per il consuntivo 2017

L’assemblea dei soci di CLARA, riunitasi oggi presso la sede di Cento, ha approvato all’unanimità il primo bilancio di CLARA spa – la società che gestisce il ciclo dei rifiuti in 21 dei 23 Comuni della provincia – nata un anno fa dalla fusione di AREA e CMV Raccolta.

Il Presidente del Consiglio di Amministrazione, Annibale Cavallari, ha aperto l’incontro illustrando le principali componenti del conto economico, che per il 2017 ha visto un valore della produzione di 51,5 milioni di euro. Il bilancio è stato chiuso con un utile netto di 154mila euro, dopo aver effettuato ammortamenti e svalutazioni per 3.234mila euro e stanziato 340mila euro di imposte. L’utile sarà completamente portato ad incremento delle riserve del patrimonio netto.

«Il primo bilancio di CLARA si chiude positivamente: un risultato che, considerata la complessità di questa fusione, ci rende soddisfatti, anche se resta prioritaria l’esigenza di ridurre i costi per garantire all’azienda stabilità ed equilibrio economico e finanziario», ha dichiarato Cavallari.

Anche i Sindaci presenti hanno espresso soddisfazione per i numeri e i risultati descritti, e hanno chiesto all’azienda il mantenimento dell’alto livello di attenzione già oggi dedicata ai cittadini e ai territori, sempre coerentemente con l’intento di uniformare i servizi e armonizzare le tariffe.

In tema di tariffe, il Consiglio di Amministrazione e la Direzione aziendale hanno ribadito l’obiettivo del passaggio, entro la fine del 2020, di tutti i Comuni alla Tariffa su Misura, il sistema di tariffazione puntuale basato, per la parte variabile, sull’effettivo utilizzo dei servizi, già oggi applicato a Formignana e Ro con effetti molto incoraggianti in termini di riduzione del rifiuto avviato a smaltimento e di risparmio in bolletta per gli utenti più virtuosi.

CLARA SpA

Calvano: siglato l’accordo interregionale contro il bracconaggio nel Po

Le Regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto unite nella gestione della pesca

Potenziare le forze dell’ordine e i volontari per i controlli sul campo, con più mezzi a disposizione, e regole comuni per la pesca, a contrato del bracconaggio ittico nel bacino del Po. Questi i cardini del protocollo d’intesa sottoscritto oggi dalle Regioni Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte. «L’obiettivo è quello di coordinare forze ed interventi a contrasto della pesca illegale che sta mettendo in crisi il patrimonio ittico dell’intero bacino fluviale padano – spiega il consigliere Paolo Calvano –. Già nel febbraio 2017 abbiamo approvato in Regione una legge che tutela i pescatori e contrasta il bracconaggio, quello di oggi è un ulteriore passo avanti in questa battaglia contro i crimini ambientali lungo il fiume Po».
L’accordo triennale al quale hanno aderito anche l’autorità di bacino del Po e le prefetture dei rispettivi capoluoghi regionali, impegna le Regioni a mettere in campo azioni coordinate per fermare le razzie, spesso ad opera di bande organizzate di malviventi originari dell’Europa dell’est.
«La Regione Emilia-Romagna insieme a Veneto, Lombardia e Piemonte dimostra la volontà di rendere ancora più incisive le misure contro il bracconaggio ittico e pone le basi per una gestione condivisa del fiume Po – prosegue Calvano –. Il programma di azioni delineato dall’accordo ha l’obiettivo di approvare un unico regolamento interregionale che armonizzi le norme sulla pesca e coordini le azioni per la tutela della fauna ittica autoctona e della biodiversità, a partire appunto dall’attività di repressione della pesca illegale. Oltre al piano operativo per potenziare le forze dell’ordine con il supporto dei volontari c’è l’urgenza di promuovere modelli di governance della pesca e del turismo fluviale per assicurare un presidio permanente tutto l’anno dei fiumi e corsi d’acqua, proprio per scoraggiare le scorribande dei predoni, oltre ad avviare un monitoraggio degli stock ittici e del loro stato di salute».

Ufficio Stampa Gruppo Partito Democratico – Assemblea Legislativa Emilia-Romagna

Coldiretti: come leggere l’etichetta dei cibi biologici

Piccolo vademecum per orientarsi nella scelta dei diversi tipi di prodotti in commercio

L’agricoltura biologica viene definita dalle normative europee come un un particolare metodo di gestione della produzione agricola, basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, il mantenimento di un alto livello di biodiversità e la salvaguardia delle risorse territoriali, finalizzati ad una gestione eco-compatibile e sostenibile dell’agricoltura.
L’etichettatura dei prodotti differisce a seconda che si tratti di materia prima completamente biologica o in quantità superiore al 95%, in relazione al peso del prodotto finale, oppure che tale percentuale sia inferiore al 95%, oppure che si tratti di prodotti ottenuti da aziende in fase di conversione.

Alimenti interamente biologici o con una quota di ingredienti biologici maggiore del 95%

In questi casi i termini “biologico” – o le abbreviazioni “bio” ed “eco” – possono comparire nella denominazione di vendita (ad esempio Pasta di grano duro biologica) o nel suo stesso campo visivo.

Sull’etichetta devono essere presenti e nell’ordine: il logo di produzione biologica, l’organismo di controllo autorizzato Mipaaf, seguito dal numero di codice; l’indicazione dell’origine (“Agricoltura UE”, “NON UE”, “UE-NON UE”); il codice dell’operatore.

In questi prodotti è vietata la presenza di OGM e/o di derivati da OGM; una soglia di tollerabilità in misura inferiore allo 0,9% (contaminazione accidentale) è tollerata purché chiaramente riportata in etichetta.

Alimenti che contengono ingredienti biologici in quantità minore del 95%

In questo caso si possono utilizzare i termini “biologico” (o le sue abbreviazioni “bio” ed “eco”) esclusivamente in riferimento all’ingrediente e nell’apposita lista degli ingredienti; deve inoltre essere indicata la quota percentuale che l’ingrediente biologico ricopre sul totale degli ingredienti di origine agricola.

Il termine “biologico” (o le sue abbreviazioni “bio” ed “eco”) deve essere riportato con colore, dimensione e tipo di caratteri identici a quelli utilizzati per indicare gli altri ingredienti.

È vietato l’utilizzo del logo comunitario, dell’indicazione dell’origine nonché dei riferimenti all’Organismo di controllo responsabile delle verifiche sulle materie agricole di origine biologica.

Alimenti ottenuti da un sistema agricolo in conversione

Sono gli alimenti ottenuti da aziende agricole che hanno avviato il passaggio dal regime produttivo convenzionale a quello biologico sulla base di un piano di conversione, la cui durata viene concordata con l’Organismo di controllo.

I prodotti agricoli ottenuti da aziende in conversione possono riportare in etichetta “prodotto in conversione all’agricoltura biologica” solo se: il periodo di conversione dura da almeno 12 mesi prima del raccolto; il prodotto è composto da un solo ingrediente vegetale; è presente in etichetta il codice identificativo rilasciato dall’organismo di controllo.

La dicitura “prodotto in conversione all’agricoltura biologica” deve essere riportata in colore, formato e tipologia di carattere tali da non metterla in evidenza rispetto alle altre e, soprattutto, rispetto alla denominazione di vendita.

È vietato l’utilizzo del logo comunitario, dei termini “biologico” (o le sue abbreviazioni “bio” ed “eco”) e dell’indicazione dell’origine, fino a quando non sarà terminato il periodo di conversione e l’azienda avrà positivamente superato le verifiche dell’Organismo di controllo.

Comunicato Regione: Ambiente

Prevenzione e contrasto degli incendi boschivi in Emilia-Romagna: dal 30 giugno al 30 settembre attiva la fase di attenzione

Aperta anche la Sala operativa permanente presso l’Agenzia di Protezione civile. Per informare i cittadini realizzati volantini, manifesti e un filmato

Scatta dal 30 giugno in Emilia-Romagna la fase di attenzione per gli incendi boschivi, così come previsto dal Piano regionale antincendio boschivo e dalla stessa data apre anche la Soup, la Sala operativa unificata permanente con sede presso l’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile (viale Silvani 6, Bologna).
La Sala, che in base alle condizioni meteo-forestali dovrebbe restare aperta fino ai primi di settembre, sarà operativa tutti i giorni dalle 8 alle 20 e in orario notturno con servizio di reperibilità.

Lo ha stabilito il direttore dell’Agenzia, Maurizio Mainetti, dopo la riunione di coordinamento che si è svolta il 21 giugno in viale Silvani, presenti la Direzione regionale dei Vigili del Fuoco, il Comando Regione Carabinieri Forestale, Arpae-Simc centro funzionale, rappresentanti di Anci e Uncem.

I Servizi territoriali dell’Agenzia provvederanno a informare i Comuni e le Unioni dei Comuni, affinché attivino sul territorio le opportune azioni in materia di prevenzione e di informazione sui fattori di rischio per gli incendi boschivi, il che potrà avvenire anche mediante interventi mirati alla salvaguardia del patrimonio boschivo e alla manutenzione delle aree limitrofe.

Nel mese di luglio, in data da stabilire – anche in questo caso, dipenderà dalle condizioni climatiche e forestali – l’Agenzia stabilirà l’inizio dello “stato di grave pericolosità” per gli incendi boschivi, d’intesa con la Direzione regionale dei Vigili del Fuoco e il Comando Regione Carabinieri Forestale. In quel periodo, all’interno delle aree forestali, vi sarà il divieto assoluto di accendere fuochi o strumenti che producano fiamme, e le sanzioni a carico dei trasgressori saranno notevolmente elevate.

I numeri da contattare per segnalare incendi sono il 115 (pronto intervento del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso pubblico e della Difesa civile) e il 1515 (pronto intervento dei Carabinieri Forestale). La telefonata è gratuita.

In accordo con tutti i soggetti istituzionali interessati, l’Agenzia per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile ha realizzato un filmato, volantini e manifesti per fare conoscere ai cittadini come si sviluppano gli incendi nei boschi, come evitarli, cosa ogni cittadino può fare se vede un incendio. I prodotti della campagna informativa sono disponibili ai seguenti indirizzi:

http://protezionecivile.regione.emilia-romagna.it/video/cosa-fare-in-caso-di-incendio-boschivohttp://protezionecivile.regione.emilia-romagna.it/video/cosa-fare-in-caso-di-incendio-boschivo

http://protezionecivile.regione.emilia-romagna.it/campagne/campagna-aib-2018/campagna-antincendio-boschivo-aib-2018

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Gli eventi del week-end “Sognando una parata di barche in festa” a Comacchio e con “LidiIncanto” al Lido di Spina

Il centro storico di Comacchio, “Sognando una parata di barche in festa”, si tingerà, domani, sabato 30 giugno, a partire dalle ore 20.30, con i colori della parata allegorica di batane in maschera, che hanno dato spettacolo durante il Carnevale sull’acqua invernale. Musica dal vivo, mercatino, balli, animazione, gadgets luminosi, animazione e divertimento allieteranno la sfilata dal Trepponti dei dodici equipaggi mascherati, per trasformare la suggestiva cornice delle vie attraversate dai canali in un sogno notturno, popolato da personaggi del mondo delle fiabe, della storia, della mitologia, della musica e dello sport.
Alle ore 23.40 gran finale con lo show pirotecnico ad illuminare il Trepponti e tutto il centro storico.
Alla riuscita della manifestazione, organizzata dalla Cooperativa sociale Girogirotondo, con il patrocinio ed il sostegno dell’Amministrazione Comunale, contribuiscono le associazioni di promozione sociale, culturale e le scuole di danza del territorio. Ingresso gratuito.

Apertura serale straordinaria per il Museo Delta Antico, sino alle ore 21.30, con accompagnamento guidato compreso nel costo del biglietto di ingresso, alle ore 18.30 e alle ore 20.

Domenica 1° luglio, alle ore 21.15, riflettori puntati su “LidiIncanto”, la nuova rassegna itinerante di opere liriche, organizzata dall’Amministrazione Comunale, per diversificare l’offerta dell’intrattenimento estivo. Il secondo appuntamento della rassegna, che ha preso avvio dal Lido di Pomposa, avrà per palcoscenico il Piazzale Caravaggio, al Lido di Spina. Il baritono Paolo Canteri, accompagnato al pianoforte dal maestro Alessandro Marini, si esibirà su arie celebri, che attraversano tre secoli di Belcanto. Ingresso gratuito.

Comune di Comacchio
Ufficio Comunicazione Istituzionale e Trasparenza

Vertenza Vinyloop Calvano e Vitellio: comportamento indecente della proprietà

«Il comportamento delle multinazionali Inovyn Italia Spa e Gruppo francese Serge Ferrari sulla chiusura della Vinyloop Ferrara Spa è indecente. In una Regione dove è in essere il Patto per il Lavoro, costruito sulla correttezza dei rapporti tra imprese e lavoratori è inammissibile la decisione della cessata attività e della messa in liquidazione dell’azienda». Questo il duro attacco del consigliere regionale PD Paolo Calvano e del segretario del PD ferrarese Luigi Vitellio da tempo al fianco dei lavoratori ferraresi coinvolti in questa vertenza.

«Il 3 aprile, insieme ad una rappresentanza dell’amministrazione comunale ferrarese, ho incontrato i lavoratori di Vinyloop Ferrara S.p.A.durante il sit-in davanti alla sede della Regione Emilia-Romagna, e poi ancora il 3 maggio ero con loro davanti ai cancelli in via Marconi per dare loro il massimo sostegno possibile in questa crisi aziendale – spiega Calvano –. Oggi la notizia del licenziamento di circa venti dipendenti fa male ed è irrispettosa nei confronti delle famiglie e delle istituzioni. È stato ignorato l’impegno preso nel tavolo di salvaguardia regionale impedendo alle istituzioni di esercitare ogni intervento possibile prima dell’avvio delle procedure di legge».

I due esponenti del PD criticano duramente il comportamento della proprietà e sottolineano: «Valorizzare quel sito produttivo sarà il nostro obiettivo e continueremo a sostenere la professionalità dei dipendenti e la loro ricollocazione. Sarà nostra cura essere al fianco di ogni iniziativa che verrà messa in campo a salvaguardia del futuro occupazionale dei lavoratori e dei diritti delle loro famiglie».

Ufficio Stampa Gruppo Partito Democratico – Assemblea Legislativa Emilia-Romagna

Comunicato Regione: Pesca di frodo

L’Emilia-Romagna dichiara guerra al bracconaggio ittico. L’assessore Caselli: “Rafforziamo le misure di vigilanza e contrasto ai predoni del Po”. Sul grande fiume intesa con Lombardia, Veneto e Piemonte

Firmato l’accordo: piano di azioni comuni per debellare un fenomeno che sta depauperando il patrimonio delle specie autoctone. Più mezzi a disposizione e più uomini delle forze di polizia in campo. Verso un regolamento unico interregionale per la gestione della pesca

Bologna – Più uomini delle forze dell’ordine e volontari per i controlli sul campo, con più mezzi a disposizione, e regole comuni per la pesca per una lotta senza tregua al fenomeno del bracconaggio ittico nel bacino del Po. Sono i punti qualificanti del protocollo d’intesa sottoscritto oggi, presso la centrale idroelettrica di Isola Serafini, alla confluenza tra il più grande fiume italiano e l’Adda, nel comune di Monticelli d’Ongina (Pc), dalle quattro Regioni rivierasche – Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte – con l’obiettivo di coordinare forze ed interventi di contrasto alla pesca illegale che sta depauperando il patrimonio ittico dell’intero bacino fluviale padano, oltre a rappresentare un serio rischio per la salute dei consumatori a causa dell’immissione sul mercato di ingenti stock di pescato in assenza di controlli sanitari e di requisiti di tracciabilità. Per la Regione Emilia-Romagna ha firmato l’assessore all’Agricoltura e pesca, Simona Caselli.

L’accordo, di durata triennale e al quale hanno aderito anche l’Autorità di bacino del Po e le prefetture dei rispettivi capoluoghi regionali con il compito di coordinare gli interventi di contrasto immediato alla pesca di frodo, impegna i firmatari a collaborare e a mettere in campo azioni sinergiche e coordinate per mettere un freno alle razzie, spesso ad opera di bande organizzate di malviventi originari dai Paesi dell’Europa dell’est che, oltre a mettere in serio pericolo la sopravvivenza di specie autoctone tutelate dall’Unione europea e a rischio di estinzione come lo storione cobice, rischia di compromettere le prospettive di sviluppo turistico e di fruizione collettiva del grande fiume.

“Con questo accordo-sottolinea Caselli- facciamo fronte comune con le altre Regioni padane per rafforzare e rendere più incisive le misure di lotta al bracconaggio ittico che abbiamo inserito nella nuova legge per la pesca e la tutela delle specie autoctone approvata dall’Assemblea legislativa regionale nel febbraio scorso. In più poniamo le basi per una gestione condivisa del fiume Po, con l’obiettivo di armonizzare le norme che regolano la pesca e coordinare le azioni per la tutela della fauna ittica autoctona e della biodivesità, a partire appunto dall’attività di repressione della pesca illegale”.

Come si articola il programma di interventi

Il programma di azioni delineato dall’accordo si articola in più punti. In primo luogo sarà messo a punto un piano operativo per l’attivazione degli interventi delle squadre di agenti della Polizia di Stato e delle Polizie locali e provinciali, impegnati nell’attività di controllo, vigilanza e repressione dei fenomeni malavitosi. Un piano da far scattare nel breve termine, con il supporto dei volontari delle associazioni di pescatori sportivi, e che sarà appunto coordinato in ciascuna regione dalle prefetture delle città capoluogo. Al riguardo il protocollo prende ad esempio le azioni di contrasto effettuate nel mantovano nel biennio 2016-2017, in sinergia tra i corpi di Polizia (statale, provinciale locale), le guardie giurate ittiche, la Regione, con il coordinamento della Prefettura locale. Alle attività di prevenzione e repressione della pesca illegale potranno partecipare anche le unità speciali dei Carabinieri forestali delle quattro Regioni interessate.

Nel medio periodo sarà poi messo a punto un programma di potenziamento del personale e della dotazione di mezzi (autoveicoli, natanti, visori notturni, ecc.) dedicati in via esclusiva al contrasto del bracconaggio lungo l’asta del Po e nella rete dei suoi affluenti e canali di bonifica. Un programma di cui si faranno carico le quattro regioni firmatarie e che sarà coordinato dall’Autorità di bacino del Po.

Sul fronte normativo, si punta ad armonizzare le diverse discipline regionali, con l’obiettivo di arrivare all’approvazione di un unico regolamento interregionale per la pesca nel Po. C’è poi l’impegno a promuovere modelli di governance della pesca e del turismo fluviale per assicurare un presidio permanente tutto l’anno dei fiumi e corsi d’acqua, per scoraggiare le scorribande dei predoni, oltre ad avviare un monitoraggio degli stock ittici e del loro stato di salute. Per coordinare gli interventi sarà insediato presso la Prefettura di Milano un tavolo con il compito di elaborare ed aggiornare il programma delle azioni di contrasto alla pesca fraudolenta.

L’accordo si inserisce nel programma di iniziative approvato nel giugno 2017 dalla “Consulta interregionale per il Po”, organismo di cui fanno parte gli assessori regionali alla Pesca delle quattro regioni coinvolte. L’incontro odierno è stata anche l’occasione per illustrare il completamento del progetto Conflupo, la realizzazione di una scala di risalita con vasche ampie di cinque metri per permettere ai pesci “migratori” come lo storione obice e l’anguilla di superare lo sbarramento artificiale della diga di Isola Serafini.

Un vero e proprio corridoio ecologico che mette in collegamento, attraverso il Po, il mare Adriatico con il Ticino e poi il lago di Lugano, e che consente a queste specie di raggiungere gli ambienti adatti per riprodursi. Il progetto, coordinato dalla regione Lombardia, è costato circa 7 milioni di euro, di cui quasi la metà stanziati dall’Ue. La Regione Emilia-Romagna ha investito oltre 2 milioni di euro attraverso l’Aipo.

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Alan Fabbri (ln): “Parcheggi a Cona: rinegoziare il contratto con ProgEste. Subito via a procedura trasparente”

“Basta attendismi o sotterfugi: il pasticcio di Cona va risolto entro l’estate. L’Ospedale e la Regione diano il via, con trasparenza, ad uno studio di fattibilità per la rinegoziazione del contratto, mettano nero su bianco una valutazione reale dei costi e si preparino ad un confronto diretto con ProgEste per trovare un accordo. Chi ha sbagliato deve assumersi le proprie responsabilità: quando si tratta di servizi pubblici necessari, come gli ospedali, la partnership pubblico-privato non può e non deve scaricare i costi sui cittadini”.

Alan Fabbri, capogruppo Lega Nord in Regione Emilia Romagna interviene sulla questione di parcheggi a pagamento di Cona, previsto nell’accordo tra Ausl e consorzio ProgEste che ha partecipato alla costruzione dell’ospedale.

“L’errore è stato fatto a monte, da amministratori e politici del Pd che da un lato demonizzano la gestione privata e dall’altro non sono capaci di realizzare con le aziende project financing realmente vantaggiosi”. Quando è stato firmato l’accordo che dà in gestione ai privati una serie di servizi tra cui quello dei parcheggi a pagamento “non si è pensato all’aspetto più importante, cioè al benessere dei cittadini, il trasporto pubblico verso l’ospedale non esiste ancora e adesso, tutti i nodi vengono al pettine”, aggiunge Fabbri.

“Una soluzione va trovata velocemente e con trasparenza, senza più attendismi e senza incontri nelle segrete stanze”, spiega ancora il consigliere. “Da tempo si parla di una revisione del contratto con ProgEste e ancora non è chiaro se sia stato avviato e in che termini. Continuare a rimandare è inutile: bisogna rinegoziare il contratto capestro firmato a suo tempo con il Consorzio e per farlo bisogna avviare un serio approfondimento sui costi”, insiste il capogruppo. “La Regione dia conto con chiarezza della propria posizione in merito e assuma un ruolo da protagonista”, aggiunge Fabbri “non solo studiando una soluzione rapida, ma anche garantendo che eventuali oneri per la rinegoziazione non vadano a toccare i fondi per la sanità: sarebbe assurdo attingere da lì e penalizzare i servizi per rimediare ad un errore grossolano e i cittadini sarebbero beffati due volte”.

Ufficio Stampa Lega Nord Regione Emilia Romagna

Coldiretti: dal 1° luglio stop al pagamento delle retribuzioni con denaro contante

Coldiretti ricorda che dal prossimo 1 luglio non sarà più consentito il pagamento di stipendi e salari con denaro contante.
  
 
Coldiretti avvisa che dal 1° luglio prossimo il pagamento di stipendi e salari con denaro contante sarà vietato. Il pagamento della retribuzione dovrà essere corrisposta al lavoratore tramite bonifico bancario o postale o comunque attraverso strumenti di pagamento tracciabili, quali: bonifico bancario o postale; pagamento elettronico; emissione di assegno. Le nuove regole si applicano sia per rapporti di lavoro a tempo indeterminato o determinato, anche di breve durata, stagionale o per fase lavorativa, (come nel caso degli operai agricoli a tempo determinato), con la sola esclusione di colf e badanti.

COLDIRETTI FERRARA – ufficio stampa

Sulla vicenda dei salvataggi in mare…

Sulla vicenda dei salvataggi in mare c’è un aspetto più profondo, rispetto al tema porti aperti/porti chiusi, su cui secondo me varrebbe la pena riflettere e prendere una posizione netta perché implica un’idea precisa di società. Si sta affacciando una pericolosa visione della vita di cui Salvini è portavoce. Una visione totalitaria che non si può accettare. Infatti, dalle sue continue esternazioni sulle navi delle ong sembra emergere una visione nella quale non rientri l’idea che ci possano essere persone che dedicano la propria esistenza a salvare altre vite umane. E fin qui libero di pensarla come crede, anche se è inquietante, tanto più per il ruolo che ricopre. Ciò che è preoccupante, e va contrastato politicamente con forza, è che voglia imporre la sua visione impedendo alle navi delle ong di salvare vite umane in mare. È questo che fa del suo agire un pericoloso declivio autoritario. Va detto però, ad onor del vero, che su alcune ong è giusto fare chiarezza perché non è un caso che associazioni serie e strutturate, come Medici senza frontiere per citarne solo una, abbiano ritirato le proprie imbarcazioni dal Mediterraneo non avendo firmato il protocollo voluto da Minniti. Ma forse c’è anche dell’altro, cioè la consapevolezza da parte di alcune ong che rischiavano di fare il gioco dei mercanti di essere umani.
Per tornare alle posizioni di Salvini, qui non è più questione di porti aperti o chiusi, su cui personalmente ho una visione laica, su chi debba accogliere e chi no, su dove debbano essere sbarcati i migranti salvati in mare, purché le persone siano salvate e messe in sicurezza. Qui è questione di voler imporre una propria visione sul valore della vita che è tipica di una deriva autoritaria. Ciò su cui non ci possono essere margini di discussione o di mediazione è che le vite in mare vanno salvate. Lo ha ribadito anche il comandante della guardia costiera italiana il quale ha ricordato a Salvini che continueranno a rispondere agli Sos che dovessero arrivare dal mare, perché è loro dovere farlo. Dovere che attiene a tutti i natanti per qualunque motivo si trovino in acqua. Che il ministro degli interni lo voglia o no. È la legge del mare.
A nulla valgono gli strepiti sterili del Pd e della sinistra sparsa (per sinistra sparsa intendo quella che per consistenza è poco più che un circolo politico-culturale di testimonianza, tipo LeU e dintorni) che dopo il salvataggio dei naufraghi accolti dalla Aquarius ha parlato di migranti abbandonati per giorni in balia del mare. Non si fa opposizione con le bugie. La politica fatta con le bugie ha le gambe corte, per parafrasare un antico detto. Come tutti sanno quelle persone salvate furono distribuite su altre due navi, oltre l’Aquarius: una della marina militare italiana e un’altra della guardia costiera italiana. Su tutte e tre a bordo c’era personale medico-sanitario esperto e viveri. Quindi furono garantite le migliori condizioni di sicurezza. Ricordo questi che sono fatti incontestabili non per fare l’avvocato difensore di questo governo che non ho votato, ma per sollecitare un’opposizione che sappia discernere ciò su cui vale la pena dare battaglia, su quali sono i valori veri da difendere, perché se si continua su questa linea vuol dire che proprio non si è capito nulla dell’esito elettorale. Infatti, il voto delle amministrative dice proprio che si continua a non capire. La gente è stanca della “mulinazza” della politica. Dall’opposizione di sinistra mi aspetto serietà. Anzi, la pretendo! Come cittadino ed elettore.
Non è un caso, infatti che la Toscana “rossa” non esiste più e che è crollato un altro baluardo emiliano come Imola, che, per inciso, è la città dell’ex ministro del lavoro del governo Renzi e poi Gentiloni, Giuliano Poletti. E non è un caso che ad Imola vinca proprio il partito dell’attuale ministro del lavoro Luigi di Maio.
Metto in fila queste cose, per dire alla sinistra (tutta, dal Pd in giù) di concentrarsi sulla sostanza dei problemi, non sugli epifenomeni. Di guardare ai valori veri da difendere. Di non inseguire la polemica spicciola del giorno per giorno. Di abbandonare il campo da gioco che ha scelto Salvini per lo scontro politico perché sa che su quel terreno lui vince. Ma di essere lei, sinistra, a scegliere su quale campo giocare. La difesa della dignità delle persone (ne ho scritto ancora su queste pagine), il valore della vita umana, la difesa dei più deboli, la qualità della vita di tutti i cittadini nelle città e non solo di quelli delle ztl, come ha scritto qui Francesco Lavezzi. Di guardare alle periferie, quelle delle città e quelle della vita a cui si è smesso di guardare. Di guardare dentro le contraddizioni di questo sistema di produzione. Di guardare alle tante precarietà e di riconoscere che quelle precarietà (le chiamano flessibilità per addolcire la pillola) sono state create anche dalla politica attuata dai governi Pd e alleati e mi riferisco anche ai governi dell’Ulivo. Riconoscere l’errore e rimediare con una politica di segno diverso, più attenta ai giovani che non trovano lavoro e se lo trovano è precario e solo per via degli incentivi alle imprese volute dai governi a guida Pd col sostegno di Forza Italia e della Confindustria. Una volta finiti gli incentivi perché scaduti i termini delle varie tipologie di contratti i giovani spesso vengono buttati via come limoni spremuti. Di guardare ai cinquantenni che perdono il lavoro e fanno fatica a trovarne un altro ed hanno sulle spalle anche il carico famigliare. Di guardare con più attenzione a tutte quelle realtà famigliari dove ci sono sofferenze vere e non ci sono sostegni perché il bilancio dello Stato non ce lo consente, perché la sinistra (il Pd più quelli che ora sulla pelle della gente hanno cambiato idea) ha scelto di stare dalla parte del pareggio di bilancio piuttosto che dei bisogni delle persone. Di riconoscere che non abbiamo risorse sufficienti per dare un’ospitalità dignitosa a tutte quelle persone che legittimamente cercano una vita migliore per sé e per i propri figli e che sono disposti a mettere a repentaglio la propria vita pur di raggiungere questo obiettivo, ma che possiamo accoglierne solo una parte. Di dire, chiaramente, che l’Italia non è il paese migliore dove realizzare i proprio sogni, perché non lo è nemmeno per i propri giovani. Di riconoscere che in dodici anni la povertà assoluta è aumentata tra gli italiani. Le persone che vivono in povertà assoluta in Italia superano i 5 milioni nel 2017. È il valore più alto registrato dall’Istat dall’inizio delle serie storiche, nel 2005. Le famiglie in povertà assoluta sono stimate in 1 milione e 778mila e vi vivono 5 milioni e 58 mila individui. L’incidenza della povertà assoluta è del 6,9% per le famiglie (era 6,3% nel 2016) e dell’8,4% per gli individui (da 7,9%). Entrambi i valori sono i più alti della serie storica. Tra gli individui in povertà assoluta si stima che le donne siano 2 milioni 472mila (incidenza dell’8%), i minorenni 1 milione 208mila (12,1%, dal 2014 il dato non è più sceso sotto il 10%), i giovani di 18-34 anni 1 milione e 112mila (10,4%, valore più elevato dal 2005) e gli anziani 611mila (4,6%). Qualcuno sarà pur responsabile di questo risultato, o vogliamo credere che sia il prodotto di un castigo divino?
Poi, però, non basta dirlo, non basta riconoscere i tanti errori commessi, non basta che quelli che hanno lasciato il Pd si cospargano il capo di cenere avendo operato l’ennesima scissione nella storia della sinistra, come se bastasse a lavarsi la coscienza, anche se averne consapevolezza è già un buon risultato. Quella scissione, però, sarebbe dovuta avvenire nel 2012 all’epoca della legge sul pareggio di bilancio, allora sì che avrebbe avuto un senso e sarebbe nata nel segno di una precisa scelta di campo e forse avrebbe avuto la forza propulsiva per coalizzare una nuova formazione veramente di sinistra e con un peso di consenso di tutt’altra consistenza dall’inutile 3% di LeU. Bastava spiegarla quella legge ai cittadini che avrebbero capito immediatamente quali sarebbero state le conseguenze, perché chi deve arrivare a fine mese sa bene quali sono le conseguenze di far quadrare i conti: tagliare le spese. Altro che tecnicismi difficili da comunicare! Dopo quasi sei anni la scissione ha tanto il sapore di una scelta opportunista tipica del peggior trasformismo della peggiore politica. Ed è esattamente per questi motivi molto concreti che non sono né credibili né affidabili. Infatti gli elettori lo hanno capito e quel 3% rappresenta solo un zoccolo ideologico (nel senso di falsa coscienza). Ma è evidente che all’ombra del Pd si stava sicuri, mentre, come per tutte le separazioni, si trattava di mettersi in gioco. E allora è servito il pretesto per separarsi dato esclusivamente da una lotta di potere tutta interna al Pd che con le ragioni del sociale non ha nulla a che spartire.
Ora bisogna tirarsi su le maniche e impostare una politica di segno diverso. Cominciando a rottamare definitivamente i rottamati riciclati, per intendersi tutti quelli che hanno votato la legge di cui sopra e che ora tentano di rifarsi una verginità. Bisogna sporcarsi le mani stando nelle contraddizioni, ascoltando le persone, facendosi carico dei bisogni, dando ad essi dignità e rappresentanza. Certo, è un lavoro faticoso, occorrono scarpe comode più adatte alle strade accidentate che agli studi televisivi o alle stanze del potere, non aver paura di sudare e di uscire dalle “ztl” dove si corrono meno rischi e dove è più facile riconoscersi tra simili. Francamente, all’orizzonte non vedo nessuno che si sia messo in cammino in questa direzione. Toccherà aspettare tempi migliori, sperando a quel punto non sia troppo tardi.
Giuseppe Fornaro

Bus sostitutivi sulla linea Ferrara-Codigoro dall’1 luglio al 2 settembre

Interruzione programmata della linea Ferrara-Codigoro dal 1° luglio al 2 settembre

Tper ricorda che, per lavori infrastrutturali programmati sulla linea, da domenica 1 luglio a domenica 2 settembre sarà sospesa la circolazione ferroviaria sulla linea Ferrara-Codigoro.

Il servizio viaggiatori sarà effettuato con bus sostitutivi.

Si allega l’orario completo dei servizi attivi sulla Ferrara-Codigoro dal 1° luglio al 2 settembre 2018.

Durante tale periodo il servizio ‘’Tper ti porta la bici’’, che interesserà i bus 6267, 6394, 6371 e 11404 indicati in orario, sarà attivo anche nei giorni lavorativi. Informazioni e prenotazioni sul servizio al link http://www.tper.it/bici

Tper SpA

“Al Festival Internazionale a Ferrara il workshop Unife ‘Raccontare la scienza’”

Al Festival Internazionale a Ferrara il workshop Unife “Raccontare la scienza”
Iscrizioni aperte dal 2 luglio al 21 settembre
Dal 2 luglio al 21 settembre sarà possibile iscriversi al workshop “Raccontare la scienza”, condotto da Paolo Giordano, scrittore e fisico italiano, e organizzato dal Master in “Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza” dell’Università di Ferrara nei giorni 5, 6 e 7 ottobre 2018 nell’ambito del Festival di Internazionale a Ferrara (sede Unife in via di definizione).
“L’uso del linguaggio letterario per la divulgazione scientifica è un ambito a cui il Master presta particolare attenzione – spiega Michele Fabbri, condirettore del Master – perché rende la scienza avvincente anche per un pubblico di non esperti. Nel laboratorio di scrittura che il Master propone, Paolo Giordano ci guiderà a coniugare le tecniche proprie della narrazione con i contenuti e gli stimoli intellettuali della scienza.”
Obiettivo del Workshop è avere una panoramica delle forme in cui oggi si narra la scienza, saper individuare uno spunto che funziona, selezionare le informazioni e organizzarle per poterle trasferire in modo armonico.
Il programma del Workshop prevede un’introduzione alla narrazione scientifica attuale con il commento di alcuni testi che hanno avuto largo successo. I partecipanti potranno poi scegliere un’idea da cui partire per strutturare e scrivere un testo breve. Gli elaborati saranno discussi in aula.
“Il workshop – conclude Marco Bresadola, direttore del Master – rientra tra le attività formative del nostro Master. Siamo molto contenti di poter continuare la collaborazione con il Festival Internazionale a Ferrara, che ormai da diversi anni ci consente di organizzare iniziative di successo.”
Per iscriversi al workshop inviare un’email a mariasilvia.accardo@unife.it indicando nome, cognome, indirizzo, telefono. Saranno accettate le prime 30 richieste.
Il programma del workshop è consultabile nel sito di Internazionale a Ferrara al link https://www.internazionale.it/festival/workshop/2018/05/29/raccontare-la-scienza-giordano
Paolo Giordano è uno scrittore e fisico italiano. Ha vinto il premio Strega nel 2008 con il romanzo La solitudine dei numeri primi (Mondadori), pubblicato in ventuno paesi. Il suo ultimo romanzo è Divorare il cielo (Einaudi 2018).

Università degli Studi di Ferrara
Ripartizione Marketing e Comunicazione Ufficio Stampa, Comunicazione Istituzionale e Digitale

Comunicato Regione: Europa

L’assessore regionale Patrizio Bianchi nominato vicepresidente della Commissione intermediterranea (Cim) della Conferenza delle Regioni periferiche e marittime

La decisione presa oggi a Patrasso, dove è in corso l’assemblea generale della Cim. “Come Regione, metteremo a disposizione tutte le competenze e le infrastrutture di ricerca su cui stiamo investendo, a partire dai big data”

Bologna – L’assessore Patrizio Bianchi è da oggi vicepresidente della Commissione intermediterranea (Cim) della Conferenza delle Regioni periferiche e marittime, che riunisce 160 Regioni di 28 Stati. La decisione è stata presa a Patrasso, in Grecia, dove è in corso l’assemblea generale della Cim.
“É un onore svolgere questo ruolo in una fase particolarmente importante per l’Europa e per il Mediterraneo- sottolinea l’assessore regionale al Coordinamento alle politiche europee allo Sviluppo -. Il Mediterraneo ha bisogno dell’Europa, ma anche l’Europa ha necessità di un Mediterraneo forte e integrato, che investa sulle competenze delle persone e sull’innovazione. Come Regione Emilia-Romagna- aggiunge Patrizio Bianchi- intendiamo mettere a disposizione tutte le competenze e le infrastrutture di ricerca su cui stiamo investendo, in particolare nell’ambito dei big data, per garantite uno sviluppo coeso e solidale a tutti i territori”.
La Conferenza delle Regioni Periferiche Marittime d’Europa riunisce 160 Regioni europee appartenenti a 28 Stati, membri e non dell’Unione europea. In rappresentanza di circa 200 milioni di abitanti, opera per favorire uno sviluppo più equilibrato del territorio comunitario. La quasi totalità delle Regioni della Crpm fanno parte dell’area costiera europea. Da questa posizione geografica traggono numerosi benefici: facilità negli scambi con il resto del mondo, particolarità dei siti, buona qualità della vita, presenza di importanti risorse marine. Ma si tratta di aree in cui sono presenti anche alcuni svantaggi, come la distanza dai centri economici e decisionali e la carenza di infrastrutture.
La Crpm, in qualità di interlocutore dei Governi nazionali e delle Istituzioni comunitarie, dal 1973 svolge la propria attività affinché le esigenze e gli interessi delle Regioni che ne fanno parte siano presi in considerazione in tutte le politiche a forte impatto territoriale: regionale e marittima, sviluppo sostenibile, trasporti e pianificazione territoriale, pesca e ambiente, agricoltura e sviluppo rurale, ricerca e innovazione, energia e cambiamenti climatici, immigrazione, turismo.
La Commissione intermediterranea è stata creata in Andalucia nel 1990 allo scopo di esprimere gli interessi comuni delle Regioni mediterranee nei principali negoziati europei. La sua missione si è progressivamente allargata alle problematiche dell’insieme delle Regioni del bacino del Mediterraneo. Regioni che si riconoscono come appartenenti ad un’unica entità geopolitica e la cui vocazione è essere tramite di pace, stabilità e sviluppo fra i tre continenti (Europa, Africa ed Asia).
L’assemblea generale di oggi ha votato una dichiarazione congiunta con cui la Commissione intermediterranea si impegna a portare un contributo ai dibattiti sul futuro dell’Unione europea, sulla coesione e la cooperazione a livello di bacino marittimo. La dichiarazione include riflessioni su strategie e iniziative emergenti, migrazione, clima, efficienza energetica, big data, trasporti e accessibilità.

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Politica (si fa per dire) e insulti

Ieri alle 12.15 passando a piedi sotto il Volto del Cavallo, a pochi metri dalla Cattedrale, ho incrociato due Giovin Signori in bicicletta che prima mi hanno salutato con sarcasmo (il sarcasmo è spesso greve ed è alla portata di tutti, l’ironia invece presuppone controllo, finezza e intelligenza) contraendo tutti i muscoli facciali con buffe smorfie: ciaociao, buongiornobiongiorno. Appena mi hanno oltrepassato uno dei due mi ha apostrofato ad alta voce con: coglione! Si trattava della classe dirigente della Lega di Ferrara: Nicola Lodi, che ama farsi chiamare Naomo, segretario comunale, e Lorenzo Barbieri. Un nuovissimo modello di antropologia politica il cui elevato livello di approfondimento sembra limitarsi al turpiloquio laddove la politica, invece, rappresenta (diciamo dovrebbe rappresentare) uno dei massimi ambiti di partecipazione sociale delle persone alla complessità della vita della comunità. Forse sbaglierò, certo sbaglierò, ma mi pare che questi Giovin Signori ogni santo giorno siano alla caccia di immigrati da vituperare e spesso di tratta (uso il lessico spesso usato in casa Lega) di negri. Forse sbaglierò, certo sbaglierò, ma mi pare che questi Giovin Signori non incarnino propriamente l’approfondimento e l’eleganza dialettica di figure quali Luigi Einaudi, Ernesto Rossi o Aldo Moro. Forse sbaglierò, certo sbaglierò ma me li figuro in spasmodica attesa del carnevale per potersi mascherare da, che so, adepti del Ku Klux Klan. Forse sbaglierò, certo sbaglierò ma li immagino ammiratori di Steve Bannon, populista, suprematista bianco, nazionalista, ammiratore di Julius Evola, ammiratore di Le Pen e di Salvini. Forse sbaglierò, certo sbaglierò ma me li penso davvero poco interessati a leggere libri.
Ricordo che Giacomo Matteotti, poi ucciso dal Fascismo nel 1924, nel ‘21 era a Ferrara dove fu più volte aggredito e insultato dai camerati e dalla “buona” borghesia agraria ferrarese che seduta davanti al caffè Folchini, oggi Europa, urla che andava ammazzato. Un clima.
P.S.
Giovin Signori, nulla da dire a proposito dei quasi 49 milioni che la Lega è stata condannata a restituire in quanto frutto di una truffa a Camera e Senato?

Ferrara, 29 giugno 2017

Mario Zamorani
presidente di Radicali Ferrara

Comunicato Regione: Mobilità

In auto “Légati alla vita”, al via dal 1^ luglio la campagna di sensibilizzazione della Regione che invita all’uso delle cinture di sicurezza e dei seggiolini per i bambini. L’assessore Donini: “Un gesto di civiltà e di responsabilità. La sicurezza sulle strade è un obiettivo che vogliamo perseguire e che ci sta a cuore”

Oltre 16 mila le infrazioni per il mancato uso delle cinture in Emilia-Romagna, oltre 82mila i punti decurtati dalla patente. Il presidente dell’Osservatorio per l’educazione alla sicurezza stradale, Sorbi: “Una protezione che è necessario estendere. Il seggiolino per i bimbi riduce del 90% il rischio di lesioni e del 70% quello di morte”

Bologna – È un gesto che in caso di incidente può salvare la vita e ora, in tempo di ferie e di partenze per le vacanze, utile da ricordare visto che, secondo gli ultimi dati disponibili forniti dal ministero dei Trasporti, è costato agli automobilisti emiliano-romagnoli oltre 82mila punti della patente e più di 16mila infrazioni.
Per questo la Regione Emilia-Romagna dal 1^ luglio lancia la campagna di sensibilizzazione realizzata dall’Osservatorio regionale per l’educazione alla sicurezza stradale “Légati alla vita” che invita chi guida e chi sale in auto a rispettare il codice della strada allacciandosi le cinture di sicurezza e utilizzando per i bimbi gli apposti seggiolini.

“Un gesto di civiltà e di responsabilità- afferma l’assessore regionale ai Trasporti, Raffaele Donini- oltre che un preciso dovere di legge. Da inizio mandato la sicurezza sulle strade è per noi un obiettivo da perseguire e che ci sta particolarmente a cuore. Sono sempre troppi, e spesso evitabili con idonei comportamenti, gli incidenti che coinvolgono gli automobilisti e gli utenti più deboli, come i ciclisti, i bambini, i pedoni. Per questo, insieme all’Osservatorio regionale, siamo impegnati a sviluppare sempre più una cultura della sicurezza nel rispetto delle regole e che metta al centro la persona. E proprio una settimana fa a Bologna- conclude l’assessore- abbiamo chiamato in piazza Maggiore oltre 10mila persone per la campagna contro la distrazione al volante ‘Guida e basta’ che è stata premiata dal presidente della Repubblica Mattarella e ha ricevuto l’apprezzamento di Papa Francesco”.

Per tutto il mese di luglio numerose emittenti radiofoniche del territorio trasmetteranno uno spot per ricordare l’importanza di utilizzare cinture e sistemi di ritenuta per assicurare passeggeri e autisti delle auto.

Un gesto obbligatorio per tutti, conducenti e passeggeri dei veicoli, sui sedili anteriori e posteriori, normato dal Codice della strada (art. 172), che prevede anche, per i bambini di statura sotto al metro e mezzo di altezza, l’utilizzo di sistemi di ritenuta omologati e adeguati al loro peso.

È utile ricordare che il conducente risponde del mancato uso dei sistemi di sicurezza da parte del passeggero dell’auto se minorenne e se sul veicolo non c’è chi è tenuto alla sua sorveglianza. Inoltre, l’autista che permette di viaggiare senza cinture può essere considerato responsabile di parte dei danni fisici subiti dai passeggeri.

“L’11 aprile 1988 entrava in vigore l’obbligo di utilizzare le cinture anteriori in auto, e nel 2003 si estendeva a quelle dei sedili posteriori, mentre l’invenzione risale al 1959- spiega il presidente dell’Osservatorio regionale per l’educazione alla sicurezza stradale, Mauro Sorbi-. Nonostante sia trascorso questo lungo lasso di tempo continua una sorte di rimozione globale nella mente di chi entra in auto e non si allaccia al dispositivo che può salvare la vita in caso di incidente: conosce l’obbligo ma volutamente e superficialmente non agisce per rispettarlo e farlo rispettare. La trasversalità del problema è stata attestata anche dai nostri monitoraggi effettuati nelle scuole: le piccole ‘sentinelle’ hanno candidamente affermato che genitori e nonni non sempre rispettano questa regola del Codice della strada e molti vorrebbero poter disattivare il segnale acustico che avverte del mancato allacciamento della cintura. La campagna è presentata nel periodo di maggior numero di viaggi delle famiglie per il periodo feriale- prosegue Sorbi- e nasce dalla necessità di risvegliare dal torpore chi si ritiene protetto per sua natura anche senza cintura. La protezione va estesa a maggior ragione con l’uso dei sistemi di ritenuta per bambini. Non importa quanto sia breve il tragitto e non c’è capriccio che tenga. In auto i bambini devono viaggiare sugli appositi seggiolini o adattatori omologati ed essere sempre legati con le cinture di sicurezza.Voglio ricordare- conclude il presidente dell’Osservatorio- che l’uso corretto del seggiolino in auto riduce il rischio di lesioni sino al 90% e quello di morte sino al 70% sotto l’anno e del 50% nella fascia dall’ 1 ai 4 anni”.

Viaggiare senza cinture, sul podio dei comportamenti da censurare: terzo posto con oltre 16mila infrazioni

Secondo gli ultimi dati forniti dal ministero dei Trasporti (2016) in Emilia-Romagna viaggiare senza cintura per chi è alla guida di un veicolo o per i passeggeri trasportati, compresi i più piccoli, alterare l’uso delle cinture e trasportare i bambini senza il seggiolino è la terza infrazione più sanzionata (la prima è superare i limiti di velocità, 53,40% delle infrazioni, la seconda è passare col rosso, 20,32%) con 16.154 multe, pari al 6,95% del totale che si traducono in una perdita di 82.150 punti complessivi della patente (per i possessori della patente B sono 13.790 le infrazioni e 70.305 i punti tolti; per la patente C 1.760 infrazione e 8.820 punti; per la patente D, 604 infrazioni e 3.025 punti).

Un dato negativo che si scontra con la statistica: indossare le cinture può fare la differenza tra la vita e la morte perché riducono dell’80% la possibilità di decesso o di ferite gravi in caso di incidente.

Lo spot radiofonico in onda da domenica 1^ luglio

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Estate 2018: FlixBus lancia nuovi collegamenti con Ferrara e i Lidi di Comacchio. La Riviera più connessa per tutta la stagione turistica

FlixBus amplia le connessioni con Ferrara e i Lidi di Comacchio per l’estate: operative cinque nuove fermate in Riviera

I Lidi raggiungibili anche dal Trentino-Alto Adige ++ Ferarra collegata con 12 città italiane: novità Firenze

Nuovi collegamenti per rispondere sempre meglio alle esigenze di connettività degli Italiani in collaborazione con una rete di aziende partner dall’esperienza pluriennale flixbus.it

Milano, 29/06/2018 – FlixBus consolida la presenza nel Ferrarese per l’estate 2018: con l’avvio della stagione turistica, il leader europeo della mobilità in autobus istituisce cinque nuove fermate ai Lidi di Comacchio con l’obiettivo di agevolare i flussi turistici verso la Riviera, potenziando contemporaneamente i collegamenti con il capoluogo Estense per facilitare lo spostamento dei Ferraresi in Italia.
Nuove fermate ai Lidi di Comacchio: la Riviera raggiungibile in autobus tutta estate
Per rispondere alle esigenze dei bagnanti in arrivo dal nord, FlixBus istituisce 5 nuove fermate ai Lidi di Comacchio, garantendo collegamenti giornalieri tra la Riviera e alcune delle principali città in Piemonte, Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige. Gli autobus verdi sono infatti già operativi a Lido delle Nazioni, Lido di Pomposa, Lido degli Scacchi, Lido degli Estensi e Lido di Spina, raggiungibili ogni giorno da Verona, Trento e Bolzano, e a Porto Garibaldi, collegata anche con Milano, Torino e Bergamo. La società, attiva a Ferrara da oltre due anni, si radica così sul territorio rendendolo ancora più connesso con l’Italia.
Ferrara collegata con 12 città italiane: ora si raggiunge anche Firenze
Contemporaneamente al lancio di nuovi collegamenti con la costa, FlixBus potenzia le connessioni tra Ferrara e alcuni dei più importanti centri italiani: novità assoluta sono le corse giornaliere per Firenze, raggiungibile senza cambi in due ore, che si aggiungono a quelle già attive verso le altre grandi città del Paese. Restano infatti operativi i collegamenti con Roma, Milano, Napoli, Torino e vari capoluoghi di provincia in Veneto: Venezia e Verona si raggiungono in circa un’ora e mezza, mentre a Padova e Treviso si arriva, rispettivamente, in una e due ore di viaggio. Infine, anche Trieste e Udine sono collegate con il capoluogo Estense, come anche l’aeroporto di Orio al Serio, che con FlixBus sarà comodamente raggiungibile da chi questa estate partirà in aereo alla volta della meta delle proprie vacanze.
Tutte le corse, acquistabili online, via app e in agenzia viaggi, sono operate in collaborazione con una rete di aziende partner dall’esperienza pluriennale che mettono a disposizione mezzi e autisti, mentre FlixBus si occupa della pianificazione di rete e cura il marketing, la comunicazione e il pricing. A bordo, Wi-Fi, prese elettriche e toilette.

A proposito di FlixBus
FlixBus è un giovane operatore europeo della mobilità. Dal 2013 offre un nuovo modo di viaggiare, comodo, green e adatto a tutte le tasche. Con una pianificazione intelligente della rete e una tecnologia superiore, FlixBus ha creato la rete di collegamenti in autobus intercity più estesa d’Europa, con oltre 250.000 collegamenti al giorno verso oltre 1.700 destinazioni in 28 Paesi.
Fondata e avviata in Germania, la start-up unisce esperienza e qualità lavorando a braccetto con le PMI del territorio. Dalle sedi di Milano, Monaco di Baveria, Berlino, Parigi, Zagabria, Stoccolma, Amsterdam, Aarhus, Praga, Budapest, Los Angeles, Madrid, Bucarest e Varsavia il team FlixBus è responsabile della pianificazione della rete, del servizio clienti, della gestione qualità, del marketing e delle vendite, oltre che dello sviluppo del business e tecnologico. Le aziende di autobus partner – spesso imprese familiari con alle spalle generazioni di successo – sono invece responsabili del servizio operativo e della flotta di autobus verdi, tutti dotati dei più alti standard di comfort e di sicurezza. In tal modo, innovazione, spirito imprenditoriale e un brand affermato della mobilità vanno a braccetto con l’esperienza e la qualità di un settore tradizionalmente popolato da PMI. Grazie a un modello di business unico a livello internazionale, a bordo degli autobus verdi di FlixBus hanno già viaggiato milioni di persone in tutta Europa, e sono stati creati migliaia di posti di lavoro nel settore.
Da: FlixBus

Cia Ferrara: la fatturazione elettronica sarà un onere per le aziende agricole

Positivo il possibile slittamento dell’applicazione della fatturazione a gennaio, ma rimane il problema dell’organizzazione di un sistema che per le aziende agricole potrebbe richiedere l’uso di intermediari
Ferrara – Secondo i tecnici del Caf – Centro di Assistenza Fiscale di Cia – Agricoltori Italiani Ferrara è positiva la proroga, ormai data per certa, dell’obbligo di fatturazione elettronica per l’acquisto dei carburanti (benzina e gasolio) da parte dei titolari di Partita Iva al 1° gennaio 2019. Una richiesta fortemente sostenuta da Cia e da molte altre associazioni di categoria nei mesi scorsi, per dare più tempo alle aziende che dovranno adeguarsi a un sistema che scardina regole ormai consolidate.
Dal prossimo anno i produttori agricoli, dunque, dovranno dichiarare un indirizzo Pec sul quale riceveranno le fatture in formato elettronico emesse per l’acquisto di carburanti per l’autotrazione. Non avranno accesso, invece, – ma non è ancora chiaro se le cose potranno cambiare nei prossimi mesi – al Sistema di Interscambio dell’Agenzia delle Entrate, un sistema informatico che attualmente consente lo scambio di fatture tra un soggetto e le Amministrazioni destinatarie. Se la fatturazione digitale sarà quasi certamente prorogata, rimane l’obbligo di utilizzare unicamente strumenti elettronici per i pagamenti, al fine di favorire la massima tracciabilità delle transazioni.
“Il settore agricolo non può rimanere indietro sulla strada della semplificazione e dell’utilizzo degli strumenti elettronici – commenta Stefano Calderoni, presidente provinciale di Cia Ferrara – ma bisogna essere obiettivi e considerare la reale situazione delle aziende, dei lavoratori agricoli stagionali e la loro capacità di adeguarsi. Non è un segreto che gli operatori del settore agricolo abbiano un’età media molto alta e per loro l’utilizzo di strumenti digitali non è immediato. Per ricevere le fatture elettroniche e magari pagare con il servizio di home banking, servono: un computer, un collegamento a internet – e sappiamo che il digital divide è ancora forte in alcuni territori – conoscenze che non sono appannaggio di tutti. Questo significa – continua Calderoni – che una buona fetta di agricoltori dovrà quasi sicuramente utilizzare degli intermediari per la gestione, facendo aumentare gli oneri per le aziende. La stessa cosa vale per i pagamenti con mezzi elettronici, perché è vero che l’uso del contante per le transazioni non è più la norma, ma è altrettanto vero che non tutti, in particolare i lavoratori stagionali, soprattutto se extracomunitari, hanno la possibilità di fare e ricevere un bonifico. Ovviamente la nostra associazione è in prima linea per combattere l’evasione fiscale e la tracciabilità è fondamentale. Sicuramente la nuova generazione di giovani agricoltori che sta crescendo non avrà alcun problema, anzi troverà quasi obsoleti questi sistemi, ma io voglio guardare alla situazione attuale, che non cambierà certamente tra sei mesi. Sarebbe utile – conclude il presidente Cia – che queste norme avessero una maggiore gradualità per dare la possibilità a tutte le aziende di prepararsi nel miglior modo possibile, al fine di non incorrere in sanzioni.”

IMU e Impianti Idrovori

Siamo lieti di apprendere che il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani e il presidente del Consorzio di Bonifica Franco dalle Vacche abbiano preso la penna in mano e inviato congiuntamente una lettera al ministro dell’economia Tria per cercare di risolvere l’ormai annoso problema di una tassazione IMU incongrua (da molti ritenuta iniqua ) su quegli impianti dei Consorzi di Bonifica che a Modena , Ferrara e alcune zone del Veneto vengono accatastati in categoria D (quindi onerati di tassazione IMU) ma in molte altri parti d’Italia figurano esenti da tassazione IMU poiché accatastati in categoria E.
Siamo compiaciuti quindi nel registrare una unità di intenti fra M5S di Ferrara, Sindaco di Ferrara e
Consorzio di Bonifica nel sensibilizzare il ministro competente ai fini di una risoluzione di una situazione paradossale che prevede una pesante tassazione su Enti che non hanno fini di lucro e che sono deputati alla tutela della gestione idraulica del nostro territorio, senza i quali gran parte della provincia di Ferrara sarebbe sott’acqua. Tassazione che si concretizza in ultima analisi come forte riduzione delle potenzialità di investimenti sulla sicurezza idrogeologica del territorio.
Il M5S combatte questa battaglia anche a livello nazionale e continua a combatterla da anni anche in
consiglio comunale e sulla stampa.
Certo la situazione non è semplice, visti i pronunciamenti di corti di livello superiore sulla legittimità di tale tassazione e tenuto conto anche delle dispute legisla1ve a livello provinciale e regionale.
Tuttavia confidiamo che il competente ministero prenda il toro per le corna e contribuisca a redimere tale incongrua tassazione che in ultima analisi dipende dagli accatastamenti dell’Agenzia delle Entrate, ritenuti da molti obsoleti e suscettibili di revisione.
Sosteniamo quindi l’iniziativa congiunta di Sindaco e Consorzio di Bonifica sperando che si concretizzi, in un futuro non troppo lontano, in minore tassazione a maggiori investimenti sulla sicurezza del territorio.
Claudio Fochi
M5S Ferrara

La polizia provinciale distribuisce gabbie per la cattura delle nutrie agli agricoltori

Dopo i furti ingenti e gli atti di vandalismo alle gabbie impiegate per la cattura delle nutrie, compiuti ai danni del mondo agricolo, la Provincia ha deciso di restituirne un centinaio agli agricoltori particolarmente danneggiati.
“Sottoscrivo l’iniziativa della Polizia provinciale – commenta il vicepresidente della Cia provinciale, Massimo Piva – ed esprimo piena soddisfazione per un’iniziativa in solidarietà nei confronti del settore agricolo, che nell’azione di contenimento della nutria contribuisce anche alla tutela della sicurezza del territorio”.
Solo nel 2017 sono andate distrutte o rubate oltre 400 gabbie con un danno quantificabile in almeno 30mila euro di soldi pubblici, senza contare quelli causati alla stabilità degli argini, in conseguenza delle buche scavate dai roditori nei terreni che ne minano la stabilità, e alle stesse coltivazioni agricole.

Ufficio Stampa
Provincia di Ferrara

BORDO PAGINA
Dante dopo il 2000: intervista al geopolitico Pierluigi Casalino

Per Asino Rosso eBook Ferrara, a cura di R. Guerra, editor on line specializzato in fantascienza e futuribile, è uscito un originale lavoro saggistico di Pierluigi Casalino, noto e eclettico geopolitico con sguardi spesso letterari. Ha già pubblicato diversi saggi nei volumi collettivi Futurist Renaissance (Hyperion) e Futurologia della vita quotidiana (Asino Rosso eBook) e per La Carmelina di Ferrara, Dopo la Primavera araba. Donne, Islam e Modernità e l’eBook Futurismo Magico. Da segnalare inoltre il volume storico dedicato al padre Michele (e biograficamente sulla seconda guerra mondiale), ‘Il Tempo e la Memoria…’, a suo tempo segnalato – intervista Radio 24- da Il Sole 24 Ore). In questo ultimo eBook “Dante nella computer age” il sommo poeta della letteratura italiana è riletto sperimentalmente ma anche storicamente come un precursore della nuova era elettronica (alla luce di certe spettacolari intuizioni di un certo Marshall McLuhan) ma anche come (altri tempi…) – Dante – un geniale (e proprio nella Divina Commedia) “cosmopolita” ante litteram capace di contaminare la sua matrice cristiana e poetica con input di derivazione arabo “islamica” (con riferimenti di Casalino vuoi a Avicenna e per la critica contemporanea alla nota ricercatrice Maria Corti).

Dante è gigantesco in tutte le sue manifestazioni, manifestazioni profetiche e fuori di ogni schema contemporaneo, anche se ovviamente si riconosce che Dante resta figlio della sua epoca. Ma come in ogni intellettuale della sua statura si coglie la prospettiva di lungo respiro che fa di Dante un patrimonio unico nella cultura e nella scienza dell’umanità. L’universalità e l’universalismo di Dante Alighieri sono, per concludere, un punto di partenza e non d’arrivo. In questo senso si può parlare senza errore di un Dante futuristico e futuribile.
Pierluigi Casalino

L’integrazione psichica collettiva, resa possibile finalmente dai media elettronici, potrebbe creare l’universalità della coscienza prevista da Dante quando profetizzò che gli uomini continueranno a essere dei frammenti spezzati finché non si saranno unificati in una coscienza inclusiva. Nel senso cristiano, questo è semplicemente una nuova intrepretazione del corpo mistico di Cristo. E Cristo, in fin dei conti, è l’estensione ultima dell’ultima.
Marshall McLuhan

Intervista a Pierluigi Casalino
Dante nella computer age… una reinvenzione atipica del sommo poeta?
Non direi una reinvenzione…Dante ha nel suo DNA gli elementi di sfida nei confronti del sapere. Ad Ulisse mette in bocca frasi certamente esemplari per far comprendere quanto l’ardimento e il desiderio di conoscenza dell’uomo (e Dante, non dimentichiamolo mai, è soprattutto uomo di scienza più che di discipline umanistiche:ovvero compenetra le due cose, mettendo sullo stesso piano quanto a dignità, utilità ed impegno richiesto l’insegnamento scientifico e l’insegnamento umanistico. Circostanza che appare oltre modo moderna al punto che gli spunti danteschi verso il mondo della ricerca e del cambiamento mi hanno fatto parlare di lui, in un articolo su Asino Rosso, come di un Dante futurista e, sotto certi aspetti, anche eretico, pur nella granitica fede medievale. Dante non è riconducibile solo al suo tempo. Anche nella computer age il Sommo Poeta trova riscontro e credibilità sia nel tentativo di rileggerne l’inesauribile messaggio di speranza e di futuro e sia nell’eco profonda della sua capacità cosmica di andare oltre i limiti dell’orizzonte visibile del Creato. Il “vedere Dio da vivo” che descrive nel Paradiso, aldilà dell’influenza averroistica, ma anche la teoria della luce, che scaturisce dalla dottrina di Avicenna e pervade gran parte della Commedia (ma anche altre opere) sono tutti elementi che testimoniano la modernità di Dante. Talvolta ci sorprende la acutezza di logica e di semantica che il Sommo Poeta ci offre nella sua concezione di felicità mentale (a tale argomento ho dedicato diverse note sempre su Asino Rosso e Neofuturismo). La capacità di argomentare e il continuo riferimento senso critico, ma pure la determinazione profetica nella stessa universalità delle convinzioni politiche. La Monarchia, infatti, non viene messa in forse dalle attuali tensioni sovraniste, ma proclama l’ansia di giustizia di Dante: un’ansia che non manca di individuarsi in coloro che oggi denunciano l’avanzare del nuovo dispotismo. Un dispotismo che non coincide con l’ordine imperiale vagheggiato da Dante, ma che crea le basi di inedite tirannie da quelle dichiarate a quelle segrete e impercettibili. Infine mi si conceda: la computer age costituisce una grossa opportunità per gli studi danteschi e per l’interpretazione profonda della lectio Dantis.
Che penserebbe oggi Dante dei poeti attuali e dei dantisti?
Ciò che Dante rimprovererebbe ai poeti e agli artisti, ma anche agli uomini di cultura e della comunicazione, la frenesia dell’immagine, che finisce per spegnere la fantasia e la creatività. Il poeta non deve certamente stupire secondo i modelli del Seicento, ma deve avvicinarci all’emozione. Il genio di Dante ha saputo sapientemente emozionarci e al tempo stesso invitarci a guardare nel nostro io. Concorderebbe, invece, con l’apertura scientifica della dantistica che a partire da Asin Palacios, al Cerulli, alla Corti, al Gargan e ad altri ancora, italiani e stranieri, ha promosso una riflessione interculturale e geopolitica sulle fonti orientali della Divina Commedia e della speculazione in genere dell’Alighieri: tema da me trattato in lungo e in largo sul web e che, a partire dal 2015 sta interessando in più occasioni le celebrazioni dantesche.

Info
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*Il Sole 24 Ore
Sito blog di Pierluigi Casalino (Futuro e Geopolitica)

Da cittadini rivoluzionari a consumatori compulsivi

Di Maio per la domenica del Signore e contro la globalizzazione? Fa pensare a Don Chisciotte e alla sua battaglia contro i mulini a vento.
Ma si può andare così contro corrente? È lecito fermarsi a ragionare, prendersi una pausa, guardarsi indietro in pieno anno 2018, quando tutto sembra ineluttabile, quando i valori non sono più l’aggregazione, gli spazi comuni, filosofici, di discussione ma la corsa sfrenata all’acquisto, al consumo, all’ultimo iphone, ma anche al prodotto equo solidale che fa tendenza al pari della maglietta di Louis Vuitton o delle scarpe della Nike?

Data la difficoltà quando si affrontano tali discorsi, è utile capire prima di tutto e fin da subito dalla parte di chi si vuole stare, se con chi ci vede solo come consumatori o con chi ancora sente qualche pulsione umana. Non è scelta facile, ma necessaria.
È chiaro che se riteniamo di essere dalla parte dell’1% della popolazione che trae profitto anche dall’aria che respiriamo, allora va tutto bene. Se, invece, vogliamo provare a essere dalla parte del restante 99% della popolazione, quello che per mangiare deve lavorare, inventare, darsi da fare con continuità, ecco – solo in questo caso – possiamo andare avanti e porci la domanda successiva.
E’ utile rimanere aperti la domenica, a Pasqua, a Natale e ventiquattro ore al giorno? A cosa o a chi serve?
Probabilmente la risposta è da ricercare nel fatto che l’essere umano ha subìto, e sta ancora subendo, una trasformazione. È passato attraverso la lotta per diventare parte del processo decisionale, diventare cittadino, poter dire la sua facendo rivoluzioni anche terribili in termini di costi di vite umane fino a regredire al livello primordiale di consumatore. Dal “cogito ergo sum” allo “spendo quindi conto qualcosa” per l’esercente di turno.
Addirittura quando si spende ci si sente meglio. Tutti avranno provato quella sensazione di benessere interiore, di soddisfazione, dopo aver comprato la maglietta del momento, perché in fondo tutti meritiamo di fare del sano shopping, di spendere un po’ di soldi in cose anche non proprio necessarie, ma che comunque riteniamo ci spettino, dopo la nostra settimana di lavoro, le ore di straordinario in ufficio, il mese di sopportazione del capo dipartimento.
Poi in realtà potremmo scoprire che quella sensazione è dovuta al fatto che l’acquisto è il risultato di continue pressioni psicologiche attraverso la pubblicità, interruzioni continue dei film, delle trasmissioni televisive o della radio che si ascolta quasi distrattamente in auto, ma i cui messaggi entrano nelle nostre teste e lì stazionano fino alla liberazione che si ottiene appunto con l’adempimento della missione indotta: l’acquisto.

Ci siamo lasciati dietro il Medioevo per l’Illuminismo, in cui si portava la centralità sull’ingegno, sulla ricerca scientifica, sulla voglia di provare e dare spiegazioni. Abbiamo detto basta ai sovrani, che imponevano e non spiegavano, per intraprendere un percorso di circa tre secoli alla ricerca della libertà.
Siamo passati dal desiderio di lasciarci dietro l’accettazione medievale degli eventi per attraversare il Secolo dei Lumi, perché volevamo sperimentare, industrializzarci, cercare la giusta via economica e sociale. Abbiamo steso cavi sotto l’oceano per mettere in comunicazione i mondi, superato due guerre mondiali e i figli dei fiori. Abbiamo visto i salari crescere, il superamento delle classi e la speranza a portata di tutti, la democrazia assaporata dagli operai… e poi ci siamo fermati.

Da quei desideri di libertà ed emancipazione, di miglioramento e crescita umana, siamo tornati ad accettare per fede le politiche economiche, anche se ci costano vita e dignità, a non voler più sperimentare e ascoltare voci nuove, a dimenticare quei cavi sotto l’oceano per affidarci alla comunicazione di massa pilotata e precostituita, ai salari stagnanti e alla disoccupazione strutturale, a un mondo dove agli operai non resta che affidarsi a Marchionne, tipico esempio di imprenditore ottocentesco e quindi di ritorno al passato.
Abbiamo fatto tanta strada per poi girare e ritornare al punto di partenza.

Negli Stati Uniti i giornali ci dicono che la classe media vive di lavoro senza riposo, e che nonostante laurea e lavoro dignitoso è costretta a lasciare i figli 24 ore al giorno, che questi festeggiano i compleanni alle 2 di notte con degli estranei perché i genitori sono sottoposti a orari di lavoro assurdi, a essere produttivi ai limiti della logica, ma molto poco, ovviamente, per sé stessi.
Ritorna prepotentemente la disuguaglianza, non solo e non più misurata solo finanziariamente, ma anche come disponibilità di tempo a disposizione. Poche persone ricche di soldi e di tempo e tanti che tendono alla povertà. 85 uomini che possiedono quanto 3,5 miliardi di persone, multinazionali che impongono l’agenda agli Stati, sovrani/presidenti che decidono di spendere in una notte 40 milioni di dollari in tomahawk per un bombardamento estemporaneo in Siria mentre affermano di non avere soldi per rimettere a posto scuole, ospedali o fornire servizi ai propri cittadini. E la ‘gente’ senza più emancipazione ci crede e non vede la contraddizione.

I nuovi sovrani che non girano più in carrozza, se non per la gioia dei turisti, arrivano nelle città protetti, circondati dall’alone di potenza e potere e vendono la loro inutilità ad altri che vorrebbero essere come loro. Lo ha fatto Blair, lo fa Obama e adesso anche Renzi. Tolgono la cravatta per puro senso dello show e vengono imitati creando la finzione dell’essere fuori dagli schemi e di essere uguali a noi. Tutti strumenti di controllo del consenso e per il dio danaro.
E perché tutto questo sia possibile dobbiamo perdere la nostra qualità di persone, di cittadini, di uomini liberi che decidono, e lo dobbiamo fare senza che ce lo chiedano altrimenti ce ne accorgeremmo e sarebbe difficile farci di nuovo accettare le carrozze per strada e le corone in vista, ma ci stiamo arrivando, il processo all’indietro è sempre più veloce.

Il potere passa attraverso la nostra perdita di identità, il nostro crescere come gente, massa, lontano dai riflettori della conoscenza e attraverso la limitazione delle scelte fino alla falsa scelta, quella che lo sembra, gli assomiglia, ma è obbligata, non è vera scelta.
La domenica dobbiamo scegliere tra il supermercato dove compriamo esattamente quello che ci mettono a disposizione, deliziandoci a osservare la varietà di prodotti praticamente uguali che però arrivano da tutte le parti del mondo o almeno così sembra. Si può infatti scoprire che la maggior parte dei prodotti fanno magari capo a una manciata di società finanziarie/multinazionali che spostano le loro produzioni dove più conviene al profitto dando l’impressione che le merci provengano “da tutte le parti del mondo” e che siano diverse.
Certo è libertà di scelta andare al supermercato quando è alternativa alla televisione, che ci tempesta di quelle trasmissioni dove qualcuno vince qualche premio, del calcio, delle discussioni sul nulla nei talk show o delle giornate a reti unificate dei programmi sulla ricetta e il cuoco di turno.

Non pensare, essere sempre occupati con la sensazione di avere tutto a disposizione e alla propria portata. Alla fine non ci arrabbiamo anche se l’ospedale non funziona, la prenotazione arriva tardissimo, la strada è rotta, la scuola ci cade in testa. Leggiamo qualche giornale con le previsioni economiche sbagliate, i nuovi acquisti della Roma, l’immondizia e la Raggi, l’ennesimo scandalo di corruzione che ci toglie soldi per lo sviluppo e via… abbiamo tutto a disposizione, quindi non abbiamo problemi. Tranne forse la mancanza degli spazi per aggregare, fare comunità, incontrarsi gratis e di persona lasciando a casa facebook. Essere amici davvero, condividere un poco di umanità.
Questo no, ma ci danno i negozi aperti. Sempre. E ci sembra persino più grave trovare il supermercato chiuso la domenica che avere una prenotazione specialistica con 6 mesi di ritardo. Beh questa è civiltà, poter comprare il latte in ogni momento anche alle 3 di notte e non ha importanza che quando incontri qualcuno tra le birre e le patatine ha sempre troppa fretta e troppe cose da fare per farti un saluto che comprenda due parole in più di un ciao.

Il negozio aperto di domenica è come il grande vantaggio dell’euro: vai in Francia senza dover passare prima per il cambiavalute! Perdi più di quello che guadagni ma non te ne accorgi.

Comunicato Regione: Lavoro

L’assessore Patrizio Bianchi sente Conform: già liquidati 3,7 milioni, in corso tutte le procedure per accelerare i pagamenti

Sui Centri per l’impiego sforzo straordinario, già assunti 95 addetti e altri 25 in arrivo. Gestiti i dati di 250 mila persone per oltre 700mila misure di politica attiva del lavoro

Bologna – Sono già stati liquidati circa 3,7 milioni di euro, si sta lavorando a tempo pieno per un’integrazione dei sistemi informativi, operazione che riguarda i dati di 250 mila persone per oltre 700mila misure di politica attiva personalizzate, e “sono in corso tutte le procedure necessarie per accelerare e riattivare il flusso dei pagamenti”. Così l’assessore regionale al Lavoro, Patrizio Bianchi, sulla società Conform, che gestisce il servizio di prima assistenza a chi si presenta nei sette centri per l’impiego di Bologna, in difficoltà rispetto ai pagamenti attesi dalla Regione.

L’assessore nel pomeriggio ha sentito telefonicamente l’amministratore unico di Conform per assicurare il massimo sforzo della Regione. In partenariato con AECA e altri soggetti, Conform srl ha erogato misure orientative e di politica attiva del lavoro in attuazione di tre progetti finanziati a supporto dell’attività dei centri per l’impiego della Città metropolitana in anni di forte incremento delle richieste di servizi. L’80% delle risorse relative ai due progetti già conclusi, pari a circa 3,7 milioni di euro, sono state liquidate al partenariato in itinere e per tranche successive.

“Gli uffici- sottolinea Patrizio Bianchi- stanno lavorando a tempo pieno per un’integrazione dei sistemi informativi del lavoro e della formazione, stiamo parlando dei dati di 250 mila persone per oltre 700mila misure di politica attiva personalizzate. Le verifiche dei dati necessari per il saldo sono comunque in corso e si stanno adottando tutte le procedure necessarie per accelerare e riattivare il flusso dei pagamenti. Anche per quanto riguarda il terzo progetto in corso, relativo al 2018, nuove modalità permetteranno l’avvio dei pagamenti entro la prossima settimana”.

Inoltre, l’Agenzia per il Lavoro ha da poco concluso le procedure di selezione del concorso per 120 nuove assunzioni. Questa mattina, sul sito dell’Agenzia sono state pubblicate le graduatorie. “La Giunta regionale- afferma l’assessore- ha già deliberato di anticipare risorse regionali per 95 di queste in attesa del finanziamento che il Ministero del Lavoro deve attribuire alle Regione per il rafforzamento dei Centri per l’Impiego. Le restanti 25 assunzioni sonorese possibili grazie agli investimenti che sempre la Giunta ha già stabilito di fare per rafforzare il collocamento delle persone con disabilità. A breve partiranno le procedure di assunzione”.

Per questo, anche di fronte alle parole della consigliera regionale Silvia Piccinini (M5s) che parla di un sistema che non funziona, l’assessore Patrizio Bianchi ricorda invece come “gli investimenti complessivi che la Regione sta facendo sui servizi pubblici e privati per il lavoro permetteranno di valorizzare le competenze maturate dai soggetti accreditati e dai loro operatori, qualificando i servizi ai cittadini e alle imprese. Stiamo facendo un’operazione enorme, garantendo anche i livelli occupazionali e investendo risorse dirette per il funzionamento dei Centri per l’impiego pubblici dei Comuni, e il nostro sistema di orientamento e politiche attive per il lavoro è preso a riferimento a livello nazionale”.

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Siria: Save the Children, bombardate le scuole supportate dell’Organizzazione tra la violenza crescente e 50.000 sfollati nel sud del Paese

Una scuola supportata da Save the Children a Dara’a in Siria e frequentata da circa 536 studenti è stata gravemente danneggiata in un attacco aereo avvenuto poche ore dopo che le lezioni erano state sospese per motivi di sicurezza a seguito dell’escalation delle violenze. Anche un’altra scuola, gestita dal partner di Save the Children Olive Branch, è stata colpita da un attacco aereo e una guardia accorsa per controllare la struttura è morta in seguito alle ferite riportate nell’attacco stesso.

Questa settimana, anche un’aula allestita in una tenda da Olive Branch è stata distrutta durante il bombardamento che ha colpito un campo di sfollati, e la popolazione è stata costretta a fuggire di nuovo. Tutte le 52 strutture educative gestite dai partner di Save the Children nel sud della Siria sono state costrette a chiudere temporaneamente a causa di attacchi aerei diffusi e della crescente instabilità.

Nella scorsa settimana un attacco aveva distrutto varie parti di un “Centro di apprendimento alternativo”, che forniva l’istruzione a bambini tra i 3 e i 15 anni. Il centro era un servizio di vitale importanza per la comunità locale essendo di fatto una scuola per l’infanzia e per i corsi di recupero per i bambini che non hanno più la possibilità di frequentare le normali scuole e che spesso hanno perso anni di istruzione a causa del conflitto.

Ci sono notizie di numerose vittime finora a causa delle violenze nel governatorato di Dara’a e i combattimenti si sono spostati vicino all’importante valico di frontiera per il rifornimento di aiuti. Secondo le Nazioni Unite inoltre, almeno 50.000 persone, molte delle quali donne e bambini, sono dovute fuggire dalle loro case e molte altre saranno costrette a farlo nei prossimi giorni.

“Le scuole sono pensate per essere un rifugio sicuro per i bambini, anche in zone di guerra. Questi centri hanno fornito istruzione essenziale a centinaia di bambini vulnerabili, molti dei quali sono già stati costretti a perdere mesi o anni di scuola a causa del conflitto e ora sono ridotti a un cumulo di macerie, ha dichiarato Sonia Khush, Direttore per la Siria di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro.

“I bambini della Siria meridionale stanno affrontando il terrore e l’incertezza a causa dei pesanti bombardamenti in alcune aree e decine di migliaia di persone sono state costrette a fuggire. È essenziale che i civili siano protetti e che le armi esplosive non vengano utilizzate nelle aree popolate, dove i bambini e le strutture su cui fanno affidamento sono più vulnerabili agli attacchi. Se le violenze continueranno, saremo costretti a sospendere i nostri programmi e ad assistere ad altre scuole distrutte dagli attacchi.” conclude Khush.

Save the Children chiede un immediato cessate il fuoco, in linea con l’accordo negoziato per il sud della Siria da Russia, Giordania e Stati Uniti proprio l’anno scorso. Tutte le parti devono rispettare il diritto internazionale umanitario e proteggere dagli attacchi le scuole, gli ospedali e le altre infrastrutture civili di vitale importanza. I bambini sono particolarmente vulnerabili quando si tratta di armi esplosive e tutte le parti in conflitto dovrebbero fare un particolare sforzo per proteggerli.

Ufficio Stampa Save the Children