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Giorno: 3 Giugno 2018

Accessibilità ed Inclusione

Terzo ed ultimo seminario sul territorio per parlare di accessibilità ed inclusione viste come parole chiave per il Terziario (e non solo): dopo le tappe al Lido degli Scacchi e Cento, il tor si conclude lunedì 4 giugno a Ferrara alle ore 15.00 nella sala conferenze di Ascom Confcommercio (I° piano in via Baruffaldi 14/18) per affrontare il tema di come le strutture commerciali possano attrezzarsi – tempestivamente e con investimenti possibili – per risolvere il tema della accessibilità e soprattutto come promuoverla in maniera corretta ed adeguata alla clientela. L’appuntamento è promosso dall’Ente Bilaterale del Terziario (E.Bi.Ter) – composto da Ascom Confcommercio Ferrara, da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UILTuCS – e con il supporto organizzativo di Iscom (ente formativo di Ascom). All’incontro dopo i saluti iniziali del direttore generale Ascom, Davide Urban, è prevista la presenza del responsabile dell’Ufficio comunale Benessere Ambientale, Fausto Bertoncelli, che presenterà le linee guida del nuovo manuale di Accessibilità per il Commercio. A fare il punto conclusivo è Roberto Vitali che è intervenuto in qualità di relatore in questi appuntamenti: “Creare attraverso specifici quanto spesso semplici accorgimenti tecnici e strutturali una Ospitalità accessibile è un traguardo realmente possibile. Stiamo proseguendo il lavoro iniziato con il progetto “Ri-muoversi in Centro” (2013) ideato e voluto da Ascom Confcommercio Ferrara con il sostegno del Comune di Ferrara e finanziato dalla Regione. Un lavoro di sensibilizzazione ed informazione che proseguiamo a tutti i livelli nazionali ed internazionali. Ricordo che in Europa i turisti con bisogni specifici e disabilità (temporanee, psicofisiche) sono stimati in 127 milioni (1 miliardo a livello mondiale). In Italia le stime parlano di circa dieci milioni. In definitiva si tratta di un mercato da affrontare con professionalità e sensibilità”.

Vitali ha fondato Village4All® dieci anni fa a Ferrara e ne è amministratore delegato: ha realizzato il Marchio Qualità Internazionale Ospitalità Accessibile con una mission precisa: garantire “A ciascuno la sua vacanza”. I turisti (con bisogni specifici o disabilità, allergie alimentari…) possono dunque fare riferimento al marchio Village4All che certifica nelle diverse strutture commerciali e ricettive l’Ospitalità Accessibile,

Ufficio Stampa – Ascom Ferrara

La scuola primaria Manzoni a Sant’Antonio in Polesine per Erasmus Plus Mystery of History

Lunedì 4 giugno le due quinte della Scuola Primaria Manzoni visiteranno il Monastero di Sant’Antonio in Polesine, nei percorsi di esplorazione della città per Erasmus Plus Mystery of History 2017/19. Il progetto che l’ICS Alda Costa sta realizzando in collaborazione con altri istituti scolastici italiani, croati e sloveni prevede un terzo Educational Trip al monastero, uno dei luoghi più affascinanti della città. Gli studenti approfondiranno la storia e l’evoluzione dei primi insediamenti nella città di Ferrara, visiteranno il giardino, il chiostro, gli interni e gli affreschi. Realizzeranno un carnet di viaggio, rappresentando i luoghi visitati con disegni en plein air. L’elaborato verrà successivamente inserito in formato digitale nel sito web del progetto Mystery of History che ha tra i propri obiettivi principali quello di condividere tra tutte le città partecipanti in Europa la conoscenza dei territori interessati attraverso una documentazione digitale.

L’afflizione e l’orgoglio. Confessioni di un cinquantenne innamorato e tradito dalla politica

Lo confesso, sono preoccupato per la nascita di questo governo che porta in pancia il razzismo e il qualunquismo della Lega e insieme il semplificazionismo, il populismo e l’ingenuità di una larga parte del Movimento 5 Stelle. Ma sono anche curioso. Curioso di vedere cosa questo strano governo riuscirà a combinare. Di certo non farà più guai di quanti ne abbiano generati tanti dei governi che lo hanno preceduto (Berlusconi e non solo), ai quali tuttavia siamo sopravvissuti, perché gli uomini, specie nelle condizioni più drammatiche, trovano in sé risorse che neppure immaginano di avere.
Non potranno fare troppi guai, i nuovi governanti, anche perché le istituzioni hanno un solido sistema di pesi e contrappesi e una serie di vincoli che spesso frenano il cambiamento ma in questi frangenti risultano salvifici poiché preservano la loro stessa integrità.
Certo, vedere Salvini ministro dell’Interno mi inquieta. Ma, ben più di questo, mi inquieta e mi fa arrabbiare non avere una sinistra degna della propria storia e all’altezza dei propri ideali. Non è merito di Salvini e Di Maio se ora stanno al governo e non è colpa loro se la sinistra si è rinsecchita sino a diventare un fossile. La responsabilità è tutta nostra, che per decenni ci siamo incartati in sterili e capziose discussioni, mentre lasciavamo filtrare nei nostri animi – sino ad esserne soggiogati – il fascino tutt’altro che discreto del capitalismo e della borghesia che ne è espressione, sino a scimmiottarne i modi, assorbirne la forma mentis e le ambizioni, sino a modificare il nostro dna. Non abbiamo saputo adeguare le nostre analisi al mutare della realtà, né superare le vane contrapposizioni interne spesso dettate più dalla vanità che dalla ragione; siamo rimasti ancorati a vecchi schemi, incapaci di discernere fra formalismi e sostanza. Intanto il mondo è andato avanti ed è cambiato e noi non ce ne siamo accorti. O abbiamo finto di non capire.
Anzi, non “noi”, per dirla presuntuosamente e provocatoriamente alla Nanni Moretti: “voi”. Voi vi siete parlati addosso, voi vi siete scannati per le vostre poltroncine, voi vi siete polarizzati fra dogmatici e “miglioristi”, voi avete giocato a fare i politici moderni e voi siete imbruttiti. Noi siamo “splendidi quarantenni”.
Noi stavamo dalla parte del torto, come sempre. Derisi. Commiserati con quella bonaria sufficienza che si riserva a chi, poverino, è troppo ingenuo per capire… E allora ci siamo sottratti. Non perché non ci abbiate voluto, non perché non ci fosse un posto apparecchiato a tavola, ma perché a quella tavola abbiamo scelto di non esserci, perché continuiamo ostinatamente a pensare che un mondo diverso sia davvero possibile, che il capitalismo non sia l’unica forma di organizzazione praticabile, che per questo nostro mondo esista un altro modello, un’altra via. Ma non per questo siamo nostalgici. Arrabbiati e delusi, questo sì.
Oggi manca il progetto, la visione. Un orizzonte verso il quale muovere il passo, un traguardo che giustifichi il nostro impegno e i nostri sacrifici.
Personalmente non rimpiango certo il tempo in cui il mondo era diviso in blocchi: i gulag di Stalin erano specchio dei campi di sterminio nazisti. E il pensiero unico dell’Urss non poteva rappresentare un’alternativa alla tracotanza imperialista dell’America. I fondamentalismi non sono buoni o cattivi a seconda del colore della loro bandiera. Lo spirito egualitario che sta a fondamento del comunismo non ha mai trovato albergo nelle umane intraprese statuali e nelle sue espressioni comunitarie. Né l’evangelica fratellanza predicata da Cristo e da Francesco ha mutato le ambizioni o l’agire dei potenti. Qua e là c’è traccia solamente di piccole riserve indiane di resistenti.
Ma insisto: il rispetto, l’autentica tolleranza, la solidarietà, l’equità, l’onestà sono i valori da praticare (e non solo da professare e strillare nei comizi). Appartengo a quella minoranza di persone che cercano di fare di questi ideali il loro stile di vita. E non siamo poi così pochi. Se lo sembriamo è forse perché non gridiamo, perché non battiamo i pugni sul tavolo, perché non scalpitiamo per affermare noi stessi e pretendere il posto a tavola. Però ci siamo. E osserviamo questo spettacolo – del quale pure siamo partecipi, sebbene spesso con disgusto – respingendo il demone della rassegnazione. Resistiamo
Volgendo lo sguardo fra le macerie della nostra civiltà cerchiamo ancora uno spiraglio di luce e il conforto di solide mani per tentar di ricostruire ciò che si può. Siamo resilienti. E dall’esperienza abbiamo imparato a diffidare degli apocalittici annunci che accompagnano ogni nuova temperie. No, non sarà neppure stavolta la fine del mondo. Siamo ancora qui. E se serve, ci faremo trovare pronti a riprendere la marcia: scarpe rotte eppur bisogna andare. Come sempre.

Rosanna e le altre

Le quattro donne si erano date appuntamento in quell’albergo sul lago, dopo non poche difficoltà, considerando che ciascuna aveva una propria vita, tempi e ritmi diversi da conciliare con quelli delle altre, impegni, obblighi, scadenze. L’allarme era arrivato a Rosanna tre giorni prima, in piena notte, quando l’assurda suoneria del cellulare scaricata dal figlio di un’amica, “Viva la vida” dei Coldplay, l’aveva svegliata di soprassalto. Di solito spegneva il telefono perché una delle regole filosofiche della sua vita riguardava proprio la netta separazione tra vita privata e lavoro, almeno la notte… Non erano frequenti le chiamate notturne a quell’ora indecente; le era capitato solo qualche volta, in occasione del furto in casa della zia, la cugina che dava notizie dall’Australia, qualcuno che aveva sbagliato numero. Concitata, decisa e effervescente sul lavoro, pacata, disponibile, perfino sorridente e un tantino sciatta nelle poche ore giornaliere di vita privata. E anche la sua immagine fisica ne era la conferma: Rosanna era un donnone ben piazzato, viso aperto e mascella quadrata, occhi scuri severi, portamento austero e passo deciso. L’unico sfizio che quella donna si concedeva era la colorazione dei capelli, un rosso piuttosto vistoso che esaltava il taglio geometrico modernissimo. Un po’ meno regolare, per quanto riguardava le telefonate, era semmai la sua vita professionale dove il movimento, gli imprevisti e i colpi di scena non mancavano certamente.
Quella notte, dunque, rispose un po’ spiazzata alla chiamata.
“Sì?…”
“Pronto, pronto…sì…sono io…ciao, scusa, ciao Ros…oddio!…”
“Chi è? Chi parla?…”
“Valeria…” respirò affannosamente la donna.
“Caspita, Valeria, una vita che non ci si sente…cos’è successo? Ti sento agitata! Come stai?”
“Scusa, scusa, non sapevo cosa fare, chi chiamare… scusa! Oddio! Mi hai sempre ascoltata, ci vogliamo bene anche se siamo distanti e non ci sentiamo da molto.”
“Sì, certo, sempre, ma dimmi che è successo, ti prego! Dev’essere accaduto qualcosa di importante se chiami a quest’ora.”
“Mi sta cercando. Io scappo ma lui mi trova sempre. E’ un incubo infinito, una storia che mi seppellirà, mi seppellirà…!” e la donna scoppiò a singhiozzare rumorosamente.
Rosanna rimase in silenzio a ponderare la faccenda. Un’amica di vecchia data irrompe in piena notte e lascia intendere che è in pericolo, una storia dai toni gialli ancora incomprensibile, mah! Conosceva la tendenza melodrammatica di Valeria ma questa volta aveva avvertito una leggera inquietudine mentre l’ascoltava. Aspettò che l’amica si calmasse e chiese di raccontare cosa diavolo stesse succedendo.
“E’ Gahiji…” rispose indecisa Valeria.
Rosanna sapeva fin troppo bene chi fosse Gahiji e il solo nome rafforzò la sua inquietudine. Si accorse che si era svegliata del tutto ed era ritornata completamente reattiva. Aveva conosciuto quell’uomo in Egitto, quando ancora i viaggi con le amiche erano un appuntamento fisso ogni estate. Avevano scorazzato per l’Europa e quando il vecchio continente era diventato stretto e privo di attrattiva si erano rivolte ad altro, mete lontane, esotiche, affascinanti e misteriose. O almeno così lei le definiva. Erano sempre loro, Rosanna, Valeria, Ines e Francesca, avevano superato da un bel po’ l’età della “cavallina storna”, come amava definire i 20-30 anni Amelia, la zia di Rosanna, maestra elementare indefessa sulla soglia del pensionamento, che trovava per ogni occasione le espressioni letterarie secondo lei più calzanti. Erano cresciute insieme, dai banchi delle elementari alle superiori e poi era seguito il naturale distacco che raggiunge ognuno negli importanti snodi dell’esistenza: le scelte diverse, gli sviluppi degli eventi, gli impedimenti, le priorità. Rosanna era diventata una giornalista d’assalto, da prima linea nella cronaca nera, Valeria aveva lasciato la facoltà di lettere e si era sposata rinunciando all’università. Ines aveva fondato la Important & Creative Style ed era sempre alle prese con i suoi negozi di abbigliamento, Francesca aveva ereditato l’Hotel Drei Linden in Alto-Adige da una lontana parente senza figli, una vera botta di fortuna. Roma, Bari, Milano, Bolzano. Quattro città, quattro destini. Sì, certo, c’erano le telefonate e tutti i contatti possibili, feste comandate comprese, per auguri ed abbracci virtuali ma non era come sedersi una accanto all’altra, stringersi la mano, parlare guardandosi negli occhi e leggervi anche il non detto. Si erano perse un po’ di vista, quel tanto che basta per intraprendere liberamente ciò per cui ognuna era tagliata, senza la pressione di un’amicizia salda che bene o male può anche condizionare.
Rosanna era conosciuta nel suo ambiente come “Panzerschrank”, inarrestabile davanti alle difficoltà, ed i suoi pezzi erano i migliori, quelli che venivano letti anche da coloro che sfogliano distrattamente il giornale.
Sue erano le interviste più clamorose a qualche personaggio legato alla criminalità o a fatti delittuosi di qualche tipo, sparizioni inspiegabili, storie dai contorni offuscati, reati di ogni tipo e lei si circondava di una fauna umana strana, imprevedibile, pericolosa e pronta a colpire. Affrontava tutto intingendo la penna nel veleno, senza risparmiare niente e nessuno, senza mezzi termini e compromessi. Uno spirito libero, che non scendeva a patti né con i redattori, né con i lettori e nemmeno con se stessa. Il suo pane quotidiano erano le istantanee raccapriccianti della realtà torbida, il lato oscuro dell’essere umano che conduce ad azioni e conclusioni efferate, la violenza ed il sangue che gocciola da essa. Alzarsi la mattina, era per lei imbracciare un bazooka ed andare a combattere, conscia che il suo mestiere fosse difficile, sporco ed affascinante- e non poteva che essere tale il sistematico e continuo rovistare fra le miserie umane, i tabù, le perversioni e i delitti. “La mia spazzatura”, diceva sempre, ridendo e ironizzando su se stessa. Ma amava il suo lavoro e la sua onestà intellettuale le permetteva di sopravvivere. Quella notte, quindi, cercò di calmare Valeria senza indagare oltre, poiché porre altre domande avrebbe condotto al risultato opposto. Non era il momento e non era la modalità più adatta.
“Sei sola in casa?” concluse.
“Sì”.
“Hai parlato con qualcun altro?” chiese semplicemente.
“Sì, ho chiamato Ines e Francesca ma non mi hanno risposto…”
“Ora riprendi calma e riposati. Tra qualche ora ti chiamo. Promesso, sta’ tranquilla.”
Non riuscì a riprendere sonno perché ormai lo stato di torpore era totalmente svanito. Si mise a tracciare ipotesi e schemi, scenari e situazioni possibili; ‘deformazione professionale’ avrebbe detto qualche suo collega.
Prima ancora di fare colazione chiamò Ines e Francesca che stranamente risposero con tempestività, cosa sbalorditiva, dati gli impegni che le oberavano e rendevano la loro vita una corsa ad ostacoli con innumerevoli traguardi, cronometrata costantemente. Spiegò concisa, com’era abituata a fare, ciò che era accaduto nella notte e chiese alle amiche un incontro, che doveva risultare anche un pretesto per vedersi dopo molto, troppo tempo.
Il Drei Linden sembrò essere l’ambiente ideale in cui ritrovarsi e stare tranquille. Era una elegante costruzione di inizi secolo, trasformata per un certo periodo in ospedale militare tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale, dove soldati convalescenti reduci dal fronte, venivano curati e riabilitati. Quante storie in quell’edificio imponente, che conservava ancora tra quelle mura l’eco di tragedie personali, segmenti di vite drammatiche, grida silenziose ed incubi notturni di chi ha vissuto l’orrore! Ogni tanto Francesca ci pensava, soprattutto quando qualche vecchio del paese le raccontava qualcosa tra il vivo ricordo e le fantasticherie, oppure quando passeggiava nel parco fino al laghetto, – chissà quanti soldati hanno percorso questo sentiero o si sono riposati sulla riva…
Ora c’era una pittoresca SPA con centro benessere apprezzatissimo, stanze in abete naturale con ogni comfort e sale, salette ed angolini di ogni genere, illuminati da luci soffuse tra sculture di cervi, slitte, mazzi di fiori alpini con stecche di cannella, cuori di legno cirmolo profumato e pizzi antichi fatti a mano. Se non fosse stato per l’urgenza e l’aspetto inquietante dell’appuntamento, sarebbe stata la vacanza perfetta.
Si salutarono con trasporto, dopotutto era passato parecchio tempo dall’ultimo incontro e la voglia di rivedersi emergeva in tutta la sua vivacità.
Passarono la giornata a raccontarsi, tra un caffè ed una fetta di sacher, l’aperitivo e ogni bendiddio che il Drei Linden ostentava orgogliosamente.
Francesca raccontò dei sacrifici ben ripagati nel risollevare le sorti di quel vecchio hotel destinato alla demolizione, se solo lei lo avesse permesso; non risparmiò i particolari della sua vita sentimentale che l’aveva condotta a due matrimoni finiti tristemente ed una relazione stabile, solida e felice che l’aveva aiutata nel realizzare il sogno ‘Drei Linden, i ‘Tre Tigli’, proprio quei tre alberi secolari sotto i quali aveva pianto, in passato, un sacco di volte. Romantica e testarda – pensò Rosanna – esattamente com’era sempre stata. La vita non l’aveva piegata, semmai aveva rallentato il suo cammino, ma piegata mai. Aveva acquistato perfino un sottile fascino che una volta non possedeva: curata, sicura, soddisfatta, emanava bellezza come il posto stesso che aveva creato.
Contrariamente a Valeria, che ascoltava seria e silenziosa le amiche, Ines non nascondeva la voglia di raccontare di sé e del proprio mondo, visibilmente impaziente. Il racconto di Francesca l’aveva probabilmente sollecitata e moriva dalla voglia di esporre senza presunzione i suoi successi, quasi fosse una simpatica gara tra lei e l’altra. Era sempre stata un po’ precipitosa o, come la definivano gli insegnanti, ‘impulsiva’, il che, alla lunga, era diventata una caratteristica che le permetteva di osare, provare, sperimentare, confidare coraggiosamente nelle occasioni che il destino raramente offre. Buttarsi a capofitto e vincere o perdere, insomma. Lei aveva stravinto con il piccolo laboratorio di sartoria che era diventato un grande atelier con i collaboratori giusti e, dopo poco tempo, era arrivato il primo negozio.
Da cosa nasce cosa, affermava con le mani sui fianchi mentre controllava ciò che la circondava con occhio clinico per poi rituffarsi in nuove idee e progetti. Il negozio era diventato il primo di una discreta serie di punti vendita ed il marchio Important & Creative Style era idolatrato dalle teenagers di tutta la penisola. C’era da scommetterci che avrebbe varcato a breve i confini nazionali. Colori, tessuti particolari, tagli stravaganti, fantasie di mongolfiere, alberelli, biciclette, pinocchi e bolle di sapone facevano impazzire le ragazze di ogni dove, piccoli cacciavite e martelli stampati, computer, macchinine e tigri rallegravano e rendevano uniche e trendy camicie e cravatte di giovani maschi. Ce n’era proprio per tutti, Ines e i suoi erano un vulcano in piena eruzione.
Improvvisamente Valeria interruppe le amiche e Ines ammutolì senza alcun tentativo di aggiungere ancora qualcosa alle sue chiacchiere.
“Bene, tocca a me.” esordì con una voce strana. Il tono era grave e l’espressione del suo viso parlava da sola.
“Gahiji…ecco, lui.” Aveva gli occhi stralunati, le guance esageratamente arrossate e si umetteva in continuazione le labbra con la lingua.
“Beh? E’ da tanto che non lo vedo e non lo nomini mai quando ci sentiamo…” aggiunse Rosanna. Francesca assentì seria, condividendo.
“Non l’ho raccontato a nessuno, proprio a nessuno. Ma ora ho paura.”
“Paura?” si preoccupò Ines.
“Non ce la faccio più. Quando lo abbiamo conosciuto era tutto diverso: noi in vacanza, L’Egitto, lui che era così affascinante e ci spiegava i posti, le tradizioni e la sua gente… Voi lo sapete quanto ero innamorata di quell’uomo, quanti progetti facevo, quanta la voglia di vivere la mia vita con lui! Lo so, Rosanna, tu sei sempre stata critica su questa storia ed hai tentato in tutti i modi di dissuadermi ma ho fatto di testa mia.”
“Già, hai lasciato l’università in quattro e quattr’otto, hai piantato famiglia, parenti e amici e te ne sei andata a vivere a Bari con lui perché lui aveva deciso così e perché là qualche suo connazionale lo avrebbe aiutato. Ho pensato tantissime volte a questa situazione e non me ne sono mai fatta una ragione. E’ quello che penso anche ora.” affermò decisa Rosanna.
“E’ andata bene il primo anno, tutto nuovo, tutto da scoprire. E poi lui pieno di attenzioni anche se i soldi erano pochi e non sapevo mai da dove arrivassero. Girava molta gente a casa ma io me ne stavo fuori. Facevo quello che dovevo fare, la donna, come diceva sempre lui. Solo così se ne stava calmo. Quante volte vi ho pensato!” disse con gli occhi lucidi.
Le amiche si guardarono in silenzio per qualche minuto, nessuna aveva più tanta fretta di approfondire.
Valeria ruppe questo momento di raccoglimento. “Vuole tornarsene in Egitto perché si è messo nei guai con i suoi connazionali. Non so di cosa si tratti ma non si dorme più la notte. Vuole anche che lo segua al suo paese, vi ricordate quel posto fuori dal mondo? Allora era suggestivo, magico… Ci sentivamo le regine del deserto… Non vuole sentire scuse. Devo andare con lui altrimenti…”
“Era quel posto a sud di Al Khărjah, ricordo. E’ là che l’abbiamo conosciuto.” aggiunse Ines “Sembrava di essere piombate in un altro mondo, il silenzio, quelle stelle di notte, l’infinito della sabbia, le palme da dattero, il folklore, la diffidenza ma anche la gentilezza di quelle due-tre famiglie…”
“Ha cominciato a controllare ogni mio movimento,” esplose inaspettatamente Valeria” quando uscivo, quando ero in casa, di giorno, di notte… Erano strattoni e minacce ogni volta che non lo assecondavo o dichiaravo di volermene andare definitivamente. Dopo molto sono riuscita a trovare ospitalità presso una conoscente anziana che aiuto volentieri in casa. Ora sto là, in perenne stato di ansia, nel terrore che una volta o l’altra irrompa in casa e ce la faccia pagare una volta per tutte. Quando vi ho chiamate, era sotto casa e si aggirava come un fantasma sibilando il mio nome. Sono in piena notte per venire qua, spero nessuno mi abbia vista. La cosa che non vi ho ancora detto è che aspetto un bambino.”
Le altre si guardarono con occhi sgranati, i ricordi suggestivi del deserto se n’erano ormai andati in frantumi.
Rosanna si riprese per prima.
“Domani ti accompagno alla Polizia.” disse pragmatica, con un tono che non ammetteva scuse. “Racconterai tutto e poi vedremo. Non puoi più vivere sotto minaccia e tantomeno andare in Egitto.” Francesca si avvicinò a Valeria e l’abbracciò accarezzandola in modo protettivo sulla testa.
Mai come in questo momento le quattro donne si erano sentite così legate da affetto e condivisione che si trasformava pian piano in un unico fronte comune per contenere qualcosa di minaccioso e distruttivo, contro quell’ombra pesante che ciascuna di esse avvertiva.
“Andiamo a letto, ora!” esortò Rosanna. “Domani sarà una giornata pesante.”
Valeria si asciugò le lacrime. “Buonanotte, non so come ringraziarvi. Vi voglio bene.”
Ciascuna trascorse la notte a modo suo, leggendo, vegliando, qualche telefonata, assopendosi per poi svegliarsi di soprassalto. Certo è che nessuna dormì con quella serenità e quell’abbandono di cui avrebbero avuto tanto bisogno.
La colazione fu silenziosa, nemmeno una parola.
Si apprestarono a lasciare l’Unter den Linden per recarsi alla Stazione di Polizia in città, quando una macchina frenò rumorosamente davanti all’ingresso della hall, tagliando loro il passo. Un uomo scese precipitosamente biascicando delle parole incomprensibili. Valeria divenne una statua di sale che fissava il suo sguardo sul volto di lui, alterato ma ancora bello. Le tre amiche le tenevano le braccia aspettandosi chissà cosa. La situazione era surreale. Come aveva fatto quell’uomo a trovarle? Che ne sapeva del loro incontro? In preda agli interrogativi, nessuna si muoveva. Si mosse lui, come un serpente corallo che in un attimo ti raggiunge le caviglie ed attacca. Afferrò Valeria scostando le altre e le intimò di tornare a casa. Volarono minacce mescolate con promesse e lusinghe, parole e discorsi che raggiungevano confusamente Valeria, che nel frattempo non si era mossa di un centimetro.
Poi tutto accadde.
Prima ancora che qualcuna delle donne in preda allo sconcerto avesse la prontezza di reagire, Valeria si liberò della presa, si avviò verso la macchina dell’uomo e si sistemò spossata sul sedile.
“Andiamo.” disse. “Devo andare con lui. Scusatemi, vi voglio bene.” aggiunse rivolta alle amiche.
Come alla fine di un film, quando la tensione dello spettatore si allenta e lascia il posto ad uno stato di leggera prostrazione, pensò nei giorni successivi Rosanna , senza trovare una sola giustificazione alla scelta di Valeria. Ma è stata davvero una scelta? continua a chiedersi.
Non hanno più saputo di lei, niente telefonate, i parenti all’oscuro, niente di niente. Nemmeno Rosanna, nel suo ambiente di cronaca, è mai venuta a contatto con informazioni che dessero motivo di allarmarsi ancora.
Ogni tanto riaffiora il ricordo di Valeria, la nominano prudentemente associando il suo nome a quello di Gahiji ed ogni volta Rosanna non può fare a meno di pensare che Gahiji significa cacciatore…

Abbattimento 120 alberi Viale Patrignani Lido Scacchi

Le associazioni ambientaliste di Ferrara e di Comacchio si sono incontrate il 24.05.18 alle ore 15 a Ferrara, hanno discusso i diversi problemi
di carattere ambientale del territorio e della costa del Delta del Po.

Le scriventi associazioni ambientaliste della provincia di Ferrara

in relazione all’abbattimento di oltre 120 piante di pino domestico (Pinus pinea) disposto dal Comune di Comacchio in località Lido Scacchi, viale Patrignani, operazione già effettuata e giustificata – a quanto dichiarato dai responsabili – da motivi di sicurezza, ossia per evitare il disturbo al manto stradale arrecato dallo sviluppo delle radici nonché la caduta di fronde degli alberi stessi in occasione di forti venti

chiedono:

1) se l’Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità Delta del Po abbia autorizzato tale abbattimento, anche in relazione al fatto che la normativa del Parco vieta abbattimenti di piante (e sfalci) nei periodi di nidificazione

2) se i suddetti pini si trovassero veramente tutti nelle stesse condizioni di sofferenza, scarsa stabilità o ridotta distanza dalla strada o se non sia stato invece disposto un abbattimento generale, anche a prescindere dalla loro pericolosità

3) perché la delibera di giunta n. 355 del 22.12.2017 non sia stata accompagnata da un progetto di ripristino del patrimonio arboreo del viale

4) se sia stata comunque prevista una nuova piantumazione, in condizioni migliori, lungo lo stesso viale oppure in altra zona del Lido Scacchi

5) quante saranno le nuove piante che dovranno essere messe a dimora, e dove, ricordando che il vigente Piano del Verde comunale prevede che le nuove piantumazioni siano almeno 3 per ogni albero abbattuto.

A questo proposito le scriventi associazioni ricordano che

– il Piano di Stazione Centro Storico di Comacchio prevede la ricostruzione del Bosco Eliceo come grande corridoio ecologico fra Porto Garibaldi e Volano,

– che dopo oltre 4 anni dalla sua approvazione nulla ci risulta essere stato fatto, a tale riguardo,

– che proprio viale Patrignani avrebbe dovuto esserne interessato.

In considerazione del

Codice dei Beni Culturali che, nella parte terza, definisce il paesaggio come “il territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni” (art. 131) e sottolinea il ruolo imprescindibile della cooperazione tra le amministrazioni pubbliche al fine di pervenire alla “definizione di indirizzi e criteri riguardanti l’attività di pianificazione territoriale, nonché la gestione dei conseguenti interventi, al fine di assicurare la conservazione, il recupero e la valorizzazione degli aspetti e caratteri del paesaggio” (art. 133).

Riteniamo necessario rimarcare l’unicità del paesaggio ricadente nel Comune di Comacchio, paesaggio che, non per cause naturali, ci risulta ogni anno più povero, e ricordare che questo è inserito nel MAB Unesco come Riserva della Biosfera, cosa che comporta invece un impegno costante a conservarlo e a non diminuirne la biodiversità, bensì ad aumentarla.

Il 31 maggio 2018

Associazioni:

Amici di Luca Danese, ass. di Comacchio

Associazione Naturalisti Ferraresi

Associazione Terre del Po di Primaro – Ferrara

Associazione KoraKoinè ApS – Ferrara

Italia Nostra, Sezione di Ferrara

Legambiente circolo Delta del Po, ass. di Comacchio

Legambiente circolo il Raggio Verde, ass. di Ferrara

LIPU Sezione di Ferrara

WWF Ferrara

Insediamento industriale ex Cercom a Comacchio

Le associazioni ambientaliste di Ferrara e di Comacchio si sono incontrate il 24.05.18 alle ore 15 a Ferrara, discutendo i diversi problemi di carattere ambientale del territorio e della costa del Delta del Po.

Le scriventi associazioni ambientaliste della provincia di Ferrara

in relazione

al progetto di recupero ed ampliamento dell’insediamento industriale ex Cercom da parte del gruppo spagnolo Arcilla Blanca,

fanno presente quanto segue.

La zona industriale di Comacchio era stata posta fra Comacchio e Porto Garibaldi da un vecchissimo piano di industrializzazione, nato oltre mezzo secolo fa, in anni nei quali di valori naturalistici, di paesaggio, di Parco del Delta non parlava ancora nessuno e lo stesso sviluppo turistico del litorale comacchiese era appena iniziato.

Successivamente Comacchio ha orientato il proprio futuro su altri valori, ambiente, paesaggio, sviluppo sostenibile, qualità di vita, Parco del Delta.

Ma ancor oggi fra la città di Comacchio e la costa del Parco si frappone la zona industriale, con strutture che erano state quasi del tutto abbandonate.

Le associazioni scriventi ritengono che questa condizione di abbandono avrebbe dovuto costituire un’ottima occasione per correggere una situazione obsoleta, demolire degli edifici ormai inutili e restituire all’area ex Raibosola un paesaggio di qualità, migliorando una importante porta di ingresso ai centri turistici costieri e al Parco.

Il progetto presentato invece non solo ripropone i vecchi errori, ma comporta anche dei peggioramenti inaccettabili con impatti caratteristici di poli industriali quale Comacchio non è.

Il progetto prevede, inoltre, importanti modifiche al paesaggio e alla viabilità: l’ampliamento dei volumi precedenti, circa 9.000 mq in più, con altezza fino a 35 m, nonché la costruzione di una strada di raccordo con ubicazione di una rotatoria sulla SS 309 Romea in fregio a Valle Molino (bacino incluso nella Sic-Zps IT 4060002) per consentire un traffico pesante su gomma di 170 camion al giorno. Vale a dire impatti che determineranno inevitabilmente disagi e danni irrecuperabili ai pregi naturalistici e paesaggistici di tale luogo.

Nessuna delle scriventi associazioni intende negare a Comacchio il diritto ad avere un nuovo sviluppo industriale e ad ospitare investimenti come quello in oggetto, che potrà anche portare occupazione; intendono anzi sottolineare la loro concordanza con quelle iniziative che, nel rispetto dell’ecologia e del paesaggio, possano portare a nuove opportunità di lavoro e di miglioramento economico per il territorio.

Chiedono però che,

alla luce delle nuove vocazioni e prerogative di cui Comacchio si sta fregiando, eventuali nuovi insediamenti industriali trovino posto altrove, possibilmente a ovest della città, ma comunque non a ridosso delle residue valli salmastre, del centro storico di Comacchio e del centro di Porto Garibaldi.

Si ritiene necessario sottolineare l’unicità del territorio del Comune di Comacchio e ricordare che questo è inserito nel MAB Unesco come Riserva della Biosfera, cosa che comporta un costante impegno a migliorarne, oltre alla biodiversità, anche il paesaggio.

Il 31 maggio 2018

Associazioni:

Amici di Luca Danese, ass. di Comacchio

Associazione Naturalisti Ferraresi

Associazione Terre del Po di Primaro – Ferrara

Associazione KoraKoinè ApS – Ferrara

Italia Nostra, Sezione di Ferrara

Legambiente, circolo Delta del Po, ass. di Comacchio

Legambiente, circolo il Raggio Verde, ass. di Ferrara

LIPU Sezione di Ferrara

WWF Ferrara