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Giorno: 10 Giugno 2018

Comunicato Regione: Ricostruzione post sisma

Inaugura la nuova struttura del Centro aggregativo dell’area sportiva di Concordia (Mo), ricostruita con un milione e 250mila euro provenienti da Sms solidali

Tornei, giochi e musica fanno da cornice alla giornata. L’assessore Costi: “La ricostruzione non si ferma, un altro passo in avanti per le comunità colpite dal terremoto”

Bologna – Di nuovo a disposizione dei cittadini, dopo che le scosse del sisma del 2012 l’avevano resa inagibile, la struttura aggregativa posta all’interno del Centro Sportivo a Concordia sulla Secchia (Mo).
L’inaugurazione è prevista alle 19, con gli interventi dell’assessore regionale alla Ricostruzione Palma Costi, del sindaco Luca Prandini, del presidente di Uisp di Modena, Giorgio Baroni e del presidente del Centro servizi Volontariato Modena, Paolo Zarzana. Prevista anche la visita alla nuova struttura del cantante Beppe Carletti, tra gli organizzatori del “Concerto per l’Emilia”.

La struttura aggregativa, duramente colpita dal terremoto del 2012, rinasce all’interno del centro sportivo comunale di via Togliatti grazie a un milione 250 mila euro provenienti dai fondi resi disponibili dagli Sms solidali, gestiti dalla struttura guidata dal Commissario delegato alla ricostruzione, e presidente della Regione, Stefano Bonaccini.

L’edificio, ora completamente antisismico, è dotato di un salone polifunzionale (186 mq), un bar e cucina con relativi servizi, un locale multiuso al 1° piano ed ampia area esterna e sarà di supporto alle famiglie e ai giovani che frequentano il centro sportivo. Si tratta di un’opera che, fin dalla fase progettuale, ha visto la condivisione delle associazioni sportive e della consulta del volontariato, per rispondere nel modo migliore alle esigenze sportive e aggregative della comunità. Il progetto ha puntato molto anche sul risparmio energetico, grazie ai pannelli fotovoltaici posti sul tetto della cucina.

“E’ importante restituire questo spazio aggregativo alla città di Concordia- commenta Palma Costi-. Perché vuol dire restituire alle persone un luogo di aggregazione, di socializzazione, vero motore del “sentirsi comunità”. E’ un tassello, un altro, nel completamento del più ampio mosaico della ricostruzione. Che non può definirsi completa, fino a quando non saranno recuperati – come sta accadendo qui oggi – anche gli spazi in cui le persone possono vivere la dimensione sociale della propria comunità. E’ stato fatto moltissimo fino ad oggi per fare ritornare questi luoghi colpiti dal sisma come e meglio di prima, e siamo fortemente determinati ad accelerare ancora per raggiungere il traguardo della piena ricostruzione, a cui tutti tendiamo. Per la struttura che da oggi torna ad essere disponibile per i cittadini di Concordia, vorrei dire grazie anche alla generosità di chi ha non ha fatto mancare il proprio contributo alla realizzazione dell’opera, che aggiunge valore e cuore all’iniziativa, due elementi tipici dello sport”.

“Con l’inaugurazione del centro aggregativo- afferma il sindaco Prandini- offriamo ai concordiesi, e in particolare ai giovani, quello spazio di ritrovo che il sisma ci aveva sottratto, avviando la riqualificazione del centro sportivo che sarà completata con una nuova palestra al posto della precedente struttura ora inagibile. Il cammino verso la piena ricostruzione di Concordia è ben avviato, ma ogni edificio pubblico che restituiamo alla comunità ci rende consapevoli di aver percorso una tappa importante e, soprattutto, di essere sulla strada giusta”.

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Rifiuti: la diabolica perseveranza

Le calotte non funzionano e non funzioneranno.
Ogni giorno, per ragioni di lavoro, passo in Rivana con l’auto. Credo che ormai Hera abbia una rassegna fotografica delle mie segnalazioni di abbandoni tramite la sua app. Non ho approvato la metodologia introdotta ma questo non mi porta a non trovare sgradevole accorgermi di sacchetti (e non solo) abbandonati per la città. Ferrara la vorrei ordinata e pulita come si merita. Cito la Rivana perché la vedo costantemente con i miei occhi: sacchi, mobili, pattume sparso ovunque oltre che essersi trasformata in un luogo di scarico costante di sfalcio di erba e alberi, tanto da creare montagnole di erba in decomposizione.
No. Non è questa la città che mi piace e il mio sentimento è condiviso da tutti i cittadini che stanno venendo ai banchetti di raccolta firme del comitato per la deliberazione di iniziativa popolare che a breve, insieme a Ferraraincomune, presenteremo al Consiglio Comunale.
Siamo al ridicolo a voler difendere un sistema che non funziona: il degrado lo vediamo tutti, ammesso da impietose statistiche del gestore e enti terzi che affermano che ci sono 140 tonnellate di rifiuti abbandonati che costantemente girano per le nostre strade e nei nostri canali, con un danno ambientale e un costo economico che, detto dall’Assessora Ferri, si traduce in 1,50 euro a sacchetto… diciamo 200/250mila euro di costo di recupero del rifiuto a cui dovremmo necessariamente aggiungere anche la bonifica dei territori contaminati?
Con vigore, ormai da tempo, come Comitato Mi Rifiuto, chiediamo all’Assessora un atto di trasparenza, sereno e intellettualmente onesto: avviare una analisi seria e imparziale sui dati decantati dell’aumento della differenziata. Abbiamo chiesto e continuato a chiedere dati affidabili sulla qualità del rifiuto ma ci sono sempre stati negati. Per quale motivo? Mi dispiace ribadire che pesare il camion che arriva in stabilimento non stabilisce che quel rifiuto sia effettivamente riciclabile, soprattutto se poi si afferma che la qualità del rifiuto non ha le aspettative desiderate ed è peggiorata con le calotte. Se fossi un amministratore non mi riterrei semplicemente perché è incrementato solo ciò che finisce nell’inceneritore.
Il circuito dei rifiuti deve incrementare la qualità ambientale, incentivare l’economia circolare possibilmente con la creazione di lavoro e non aumentare una tariffa che, già si preannuncia, probabilmente non calerà nel 2019 come strombazzato nei mesi scorsi.
Questa è una palese sconfitta del sistema: non abbiamo qualità del rifiuto, l’ambiente e la salute peggiorano e il servizio, ahimè costa uguale o di più e migliaia (dato da non trascurare) di mancate tessere ritirate. Anche questo ultimo dato deve far riflettere: a un anno di distanza, né il comune né il gestore sono stati in grado di far emergere un sommerso di quantità rilevante. In quante migliaia di euro di mancati introiti si dovrà quantificare questa imperizia? È un danno economico che ricadrà su chi si è messo in regola e stavolta non per inciviltà del cittadino ma per uno strumento non adatto all’ottimizzazione del servizio: qui la colpa è di chi ha introdotto una tessera Smeraldo senza porsi il modo di come gestirla e verificarla!
A parità di costo, se la qualità peggiora, il servizio peggiora. Allora perché perseverare? Errare è umano. Perseverare è diabolico. Credo che la città accetterebbe con l’onore delle armi l’ammissione di questa amministrazione di aver sbagliato clamorosamente. Lo dico, prima che ci si trovi magari alla beffa finale di un aumento della Tari per il prossimo anno. Smettiamola di prenderci in giro e affrontiamo con serietà il problema. Ferrara lo merita.

Paolo pennini
Comitato Mi Rifiuto

Iniziative di Gioventù Studentesca dal 11 al 15 giugno

Niente potrà fermare l’energia di Gioventù Studentesca di Ferrara che la prossima settimana trasformerà in realtà il suo motto “Nothing can stop me now, because You are true”: un programma ricco di iniziative e proposto dagli amici di Giussani in particolare a giovani e giovanissimi, ma non solo.
Le “Serate in Compagnia” sono infatti aperte a tutti e prenderanno il via alle ore 19 di lunedì 11 giugno al Campus Universitario di Via Borsari, 4/c con l’iniziativa “Niente mi può fermare perchè Tu sei vero” che si concluderà con una serata di canti.
Martedì 12 giugno ci si sposta in Via della Resistenza, 5 – nel giardino del Convento di Santo Spirito – per un apericena dalle 19,30. Seguirà un concerto di Benedetto Chieffo che ripercorrerà il ricco repertorio del padre Claudio, artista i cui testi musicati ha fatto la storia del cantautorato cattolico degli ultimi 40 anni. L’iniziativa si svolgerà in collaborazione con il Rione di Santo Spirito (per la ricorrenza del 50enario) e con la parrocchia di Santo Spirito in occasione dei festeggiamenti di Sant’Antonio, che culmineranno la sera successiva, per la festa del Santo Patrono di Padova (con messa solenne alle 18,30 e a seguire processione per le vie del quartiere, cena e concerto del Coro di Amatrice, assieme a quelli di San Gregorio e Musijam).
Venerdì 15 serata di chiusura al Campus di Via Borsari, a partire dalle 19,30, con “Una notte da leone”, dialogo tratto dal libro “Per un’altra strada” di Caterina Maggi, e grande festa conclusiva per tutti i presenti.
Per l’intero periodo al Campus si potrà visitare la mostra “A tutti parlo di Te” dedicata al musicista e cantautore Claudio Chieffo, ideata ed allestita dal 2017 in occasione del decimo anno dalla scomparsa.
E’ rivolto invece ai ragazzi delle scuole superiori il torneo di calcio saponato a quattro “10° G.S. Splash Cup” che si terrà nel Campus dal 11 al 15 giugno.

Gianola, la strega

Occorre essere cauti quando si tratta di streghe. Attenti, circospetti, parlare a bassa voce per non disturbare ed evocare presenze ancora più temibili. Così sostiene Gianola che di streghe ne sa qualcosa. Ciò che sconcerta, in quella donna, è l’imponderabile, l’alone di ‘diversità’ che la circonda come un’aura, senza avere la possibilità di dare un nome a tutto questo. Parlare di mistero sembra eccessivo ma sicuramente dev’essere qualcosa di molto simile. Non è mai stata una donna normale, afferma l’infermiera della Casa di Riposo, e anche adesso non lo è. Non si mescola agli altri ospiti perché non è abituata a farlo e nemmeno lo desidera e gli altri, dal canto loro, la tengono a distanza perché sanno, sanno tutto e la temono. E’ una figura schiva, per niente ombrosa, semplicemente imperscrutabile. E’ magrissima e piena di rughe profonde, sembra quasi un tronco secolare che non fiorisce più da molti, moltissimi anni ma conserva il suo posto in questo mondo, per mezzo di radici così profonde da sfidare chiunque volesse rimuoverlo. Sorriso o sogghigno sembrano la stessa cosa e, in qualunque dei casi, nessuno sa mai se rida o digrigni quelle due mascelle ben piantate. Mastica sempre: tabacco, mollica di pane, buccia d’arancia, radice di liquirizia, strani semi che conserva in un sacchetto di tessuto a fiori e molto altro su cui nessuno ha mai indagato. Mastica anche parole, discorsi senza fine che formano una cantilena cadenzata, quasi musica; le piace parlare, sciorinare quelle frasi al vento o ad un interlocutore che l’ascolti incuriosito, di solito uno dei visitatori o qualche operatore gentile.
Solo l’austera e signorile Mina parla di Gianola senza imbarazzo, offrendo racconti e spaccati di vita che riguardano la donna, ritenendo di essere ‘superiore’ ad ogni vicissitudine e quindi giudice imparziale e narratore fedele alla verità dei fatti.
Gianola, il cui vero nome è Genoveffa, era stata allevata da un’anziana zia che l’aveva accudita dopo la presunta morte dei genitori in circostanze poco note alla popolazione del paese. Erano gli inizi degli anno ‘20 e si diceva che fossero emigrati da qualche parte ma non si sapeva di preciso. Non erano più tornati e la cosa finì là. La bambina si rivelò subito una strana creatura: a scuola parlava senza nesso quando tutti ascoltavano la lezione e ammutoliva quando era interpellata, barricandosi dietro quel silenzio, testarda come un mulo. Ciò bastava per renderla oggetto di sospetti, critiche, grandi sgridate, bacchettate sulle mani e ogni tipo di scherzo da parte dei compagni: se non era la salamandra in tasca, era il suo nome sulla lavagna, associato ad un insulto alla maestra, al parroco o al podestà. E questo, in tempi di Fascismo, equivaleva all’etichetta di ‘asociale, nemico della Patria’ seguito dall’ostracismo dell’intera comunità. Un brutto soggetto da correggere, dunque. Impacciata e goffa durante le manifestazioni e le parate in onore del Duce, si trasformava in un velocissimo ed agile capriolo quando andava per boschi, saltando di qua e di là lungo i torrenti, libera e padrona del proprio tempo e dei propri movimenti. Clavette e cerchi, nastri e corde, regole e schemi, marce e squadre non erano per lei, creatura abituata a ben ad altri spazi.
Quando morì la zia, santa donna, lasciandole la casa ed una piccola rendita su cui contare, Gianola era ormai una ragazza di 18 anni, sempre più immersa in un mondo tutto suo, così diverso da quello di paese da non sfuggire all’occhio dei più critici. La sua casa, vecchia decrepita ma ancora solida, era sommersa da libri, quaderni con appunti fitti, vasetti ed ampolle, ciotole e contenitori di ogni tipo, una pressa, un alambicco casereccio ma ancora funzionante, pentole e pentolini che facevano il loro dovere giorno e notte sul fuoco in cucina, dove la luce non veniva mai accesa perché bastava quella delle numerose candele e lampade a carburo che illuminavano i segni di una ininterrotta e fervida attività. Quella casa era la prima di una lunga fila di abitazioni attaccate l’una all’altra che si affacciavano sulla ‘rivetta’, un acciottolato in salita che conduceva alla bellissima chiesa gotica del 1100, eretta dai bergknappen, i lavoratori delle miniere di argento, ormai abbandonate, di quei posti. Strana vicinanza, quella, tra la tana della presunta fattucchiera e la dimora di Dio! Dalle finestre uscivano e si diffondevano tutt’intorno odori di ogni tipo, profumi piacevoli o puzze maleodoranti ed acri, a seconda degli ingredienti, i dosaggi, le preparazioni, le combinazioni. La gente sparlava ma ci aveva già fatto il callo. Non c’era giorno che l’aria fosse normale e nei giorni di bassa pressione era ancora peggio.
Poi ci fu quella maledetta notte in cui scoppiò un incendio, la cui origine era un incauto deposito di segatura in una soffitta e una scintilla partita da una stufa. Fu il finimondo. Gente che urlava e scappava ovunque si ritenesse al sicuro dal fuoco salvando ciò che era possibile, bambini terrorizzati in braccio alle madri, anziani tratti in salvo e sollevati a braccia, una catena umana che si passava freneticamente secchi d’acqua nel tentativo di acquietare le fiamme. Un bagliore infernale illuminava la scena. Qualcuno faceva la conta e chiamava desolatamente all’appello gli abitanti delle case sulla ‘rivetta’. Mancavano due donne, madre e figlia, che nessuno aveva visto nel trambusto e che trovarono più tardi carbonizzate sul selciato della loro cucina. Mancava anche Gianola e per un attimo tutti tacquero, meravigliandosi che la donna, perennemente sveglia la notte, non si fosse accorta di nulla. Quando la videro uscire dal suo portone incandescente, tra una trave e l’altra che cadeva crepitando, dritta come un fuso, composta e imperturbabile, con gli abiti puliti e il passo tranquillo, non riuscirono a contenere la tensione che si era accumulata e il grido collettivo di “strega, strega!!!” coprì addirittura il rumore del fuoco che divampava sempre di più. Molti, quella notte, confermarono definitivamente che la donna aveva qualcosa di demoniaco, se era uscita intatta da quella devastazione. Anche coloro che le avevano sempre concesso delle pietose e cristiane attenuanti, se ne guardarono bene dal quel momento, di usare per lei parole di comprensione.
La ‘rivetta’ tornò in breve alla sua immagine di prima e la vita continuò come se quella parentesi non avesse inciso.
I sospetti, le maldicenze, le calunnie e le accuse serpeggiavano di balcone in balcone lasciando una scia schifosa e viscida dietro di sé, come fosse passata una gigantesca lumaca velenosa.
In un paese di dimensioni modeste, poi, c’è sempre qualche anima che giura di avere visto cose innominabili come una cucina che sembra l’antro della Sibilla, terrificanti animali imbalsamati dappertutto, soprattutto lupi, gatti e vipere conservate in formaldeide, strumenti sconosciuti, vapori strani, simboli e segni dall’aspetto malefico appesi alle preti e perfino una vecchia stampa ingiallita con una mandragora e un basilisco. Una cosa era vera e certa: il tavolone era sommerso da preparati di ogni tipo, unguenti, tisane, cataplasmi, infusi, decotti, olii, sciroppi, pozioni di ogni genere. Pioggia, vento, sole e tempesta, Gianola usciva la mattina presto e vagava nei boschi alla ricerca di erbe officinali, cortecce, muschi, foglie, bacche, fiori e funghi che selezionava con cura e riponeva in ceste e canestri per portarseli gelosamente a casa e sottoporli a ogni sorta di trattamento. Qualche ragazzino l’aveva anche seguita e spiata, pronto a riferire che quella donna parlava con qualcuno di invisibile, recitava formule complicate e a volte i suoi piedi non toccavano neanche terra. Quando i paesani la incrociavano sul loro cammino, si giravano dall’altra parte, facevano strani scongiuri con le mani e le donne toccavano il rosario in tasca; qualcuno la salutava sbrigativamente più per paura che per pietà e qualcun altro, di solito quelli più rozzi, insensibili e prepotenti, aggiungeva tra i denti parolacce, insulti se non bestemmie. Gianola tirava dritto come se tutto fosse trasparente, incurante e libera da ogni obbligo.
Si diceva che gettasse il malocchio, facesse cadere in stato catatonico le persone, segnasse i neonati alla nascita con voglie e macchie strane, determinasse avvenimenti dominando il fuoco e l’acqua, avesse influenza anche sulle malattie del bestiame causando afta epizotica e altre calamità. Una donna, insomma, che coltivava un legame con le forze oscure e fungeva da tramite con tutto ciò che alle persone comuni non era dato a sapere.
Di notte, quando le tenebre garantivano l’invisibilità, c’era un via vai di ombre che entravano ed uscivano da quella casa, in silenzio, frettolosamente come fosse un popolo di inafferrabili fantasmi. Erano donne che in tutta segretezza si rivolgevano a Gianola per rimedi e preparati contro le costipazioni polmonari, le febbri, i geloni, i mal di denti, le vesciche e gli eczemi, il ‘mal di budelle’, i pidocchi e i vermi intestinali. Chiedevano qualcosa per facilitare e produrre le doglie o magari anche per non rimanere incinte da quei mariti poco sensibili o gli amanti incauti. Qualcuna acquistava amuleti e portafortuna, altre saponi delicati ed essenze fragranti dal profumo di mughetto, rosa e ciclamino. Le più misteriose, quelle che raggiungevano la casa ad ore impossibili, erano le più impazienti di scagliare contro i nemici fatture di ogni genere esortando la ‘strega’ ad inventarne sempre di nuove.
L’attività continuò incessante anche durante gli anni della Guerra, tanto, tra bombardamenti, rappresaglie, sfollamenti e fame, a quella strana creatura nessuno faceva più caso. Si sa che qualche partigiano si era nascosto in casa sua per brevi periodi e che alcuni tedeschi in ritirata, disarmati e allo stremo, avevano sottratto dalla sua dispensa patate, uova, miele, marmellate di more e mirtilli e quel po’ d’altro che era commestibile, dandole in cambio dei sigari che la donna aveva messo in una scatola di latta e mai più toccato, quasi fossero una reliquia.
La guerra era finita, la gente tornava faticosamente alla vita di prima anche se non sarebbe stata mai più la stessa cosa. Una guerra così non lascia nulla di indenne. Le madri aspettavano figli e mariti dal fronte che magari non sarebbero tornati, la paura serpeggiava e sarebbe rimasta ancora per molto, le botteghe aprivano con gli scaffali semivuoti e i campi versavano in un desolante stato di abbandono. Le tracce della guerra erano dovunque, impresse nella psiche e visibili dappertutto.
La ricostruzione aveva dato nuovi impulsi e speranze, ci si rimboccava le maniche, si recuperava quello che c’era da recuperare e si creava il nuovo dal nulla laddove era rimasto il vuoto. Fatica, sudore, speranza.
Al paese avevano timidamente aperto tre nuovi negozietti: una merceria che vendeva anche tende, pigiami e stoffa a metraggio, un alimentari dove si trovavano anche articoli di ferramenta, granaglie e qualche bicicletta recuperata chissà dove ed infine un piccolo posto dove vendevano libri usati, quaderni e materiale per scrivere d’ogni tipo, anche la carta a carbone per le copie dattiloscritte.
Era arrivato anche il dottore, un dottorino giovane giovane che aveva preso ambulatorio proprio in centro e lo aveva arredato con una bella scrivania, due poltroncine comode e attrezzature mai viste.
Quell’arrivo segnò il tramonto della ‘strega’, la fine vera e propria di un’epoca di oscurantismo fuori dal tempo che aveva regnato in quel paese.
La gente faceva visita regolarmente al giovane medico che diventò in breve tempo l’unico depositario di tutti i segreti e la totale fiducia delle famiglie, curando, consigliando, dispensando istruzioni, rassicurando.
La scienza aveva trionfato sulla superstizione. Una piccola rivoluzione.
Terminarono i giudizi lapidari, lo sparlare e il maledire Gianola, anche se una certa inquietudine nel nominarla non sparì di fatto mai. Qualche anziano continuò comunque a raccontare di lei ai nipoti nella speranza di impressionarli ed i nipoti ascoltavano con curiosità e un sorrisino scettico, compatendo il vecchio parente.
Anche la fiera e indipendente signora Mina, ospite anche lei presso la Casa di Riposo, qualche volta ricorda ad alta voce e senza timore i trascorsi di Gianola e mentre evoca fatti, episodi e vicende, la guarda borbottare lontana dagli altri, sempre dritta come un’asta, con i capelli ormai instoppiti e gli occhietti sempre vivi e acuti ad osservare gli altri.
Mina aggiunge sempre, in nome della sua autoproclamata rettitudine e del suo senso di giustizia, che Gianola ha fatto del bene a tutti, guarendo, consolando, orientando saggiamente, ascoltando miserie e dolori di chi di giorno la mandava al rogo e la sera bussava alla sua porta. Nessuna ‘scusa’ per Gianola; se ne andrà, quando è la sua ora, senza aver avuto una sola parola di conforto da quelli che hanno vissuto con lei gomito a gomito una lunga vita in quel paese.

Arriva la tre giorni di concerti per i saggi della Scuola di Musica Moderna di Ferrara

Tempo di saggi per la scuola di musica moderna – associazione musicisti di Ferrara / tanti concerti sul palco di un fiume di musica
Lunedì 11, martedì 12, mercoledì 13 giugno a Wunderkammer – Inizio alle ore 20.30

Venerdì 27 giugno ore 20.30 CONCERTO FINALE PIAZZA CASTELLO

Più di 60 brani suonati da circa 200 allievi degli oltre 700 che frequentano la scuola di musica che si affaccia sulla tranquilla darsena di Ferrara. Per concludere l’anno scolastico della Scuola di Musica Moderna di Ferrara, lunedì 11, martedì 12, mercoledì 13 giugno si svolgeranno i saggi degli allievi nel piazzale antistante Wunderkammer (palazzo Savonuzzi, via Darsena 57, Ferrara), dove le molte formazioni, anche le più numerose, si potranno esibire fin dalle ore 20.30. Saranno tre giornate di festa sul fiume a ingresso libero, a complemento alla programmazione musicale “Un Fiume di Musica” sempre curata ed organizzata dalla Scuola di Musica Moderna-Associazione Musicisti di Ferrara in collaborazione con il Consorzio Wunderkammer. Per il pubblico, alla possibilità di sedersi (verranno collocate 200 sedie), non mancherà anche il punto di ristoro, attivo anche nelle consuete serate aperitivo del giovedì sera per la programmazione di Un Fiume di Musica. Tutte le serate sono a ingresso libero. Per l’occasione, si potrà trovare anche il banchetto dell’Avis, sponsor delle tre serate musicali dei saggi.

In questi tre giorni si avrà la possibilità di ascoltare più di 60 brani suonati da circa 200 allievi degli oltre 700 che frequentano la Scuola di Musica Moderna, oltre al coro formato da una sessantina di persone e l’AMF Brass Band di 21 elementi. Inoltre, i brani più significativi e meglio suonati verranno scelti per la scaletta proposta sul palco di Ferrara Sotto le Stelle, in piazza Castello il 27 giugno.

I generi suonati nelle tre giornate andranno dal jazz al blues al rock all’hard rock, al metal, al country al bluegrass al pop, insomma ce ne sarà per tutti i gusti. Le tre giornate saranno la chiusura dei molti saggi della scuola visto che le formazioni meno numerose e con esigenze musicali diverse, si esibiscono nei giorni precedenti nell’aula magna Stefano Tassinari della Scuola di Musca Moderna; in queste occasioni avremo modo di ascoltare gli allievi di violino dell’insegnate Julie Shepherd, di batteria e percussioni degli insegnati Lele Barbieri e Flavio Piscopo, di pianoforte degli insegnanti Alessandra Gavagni, Ludovico Bignardi e Corrado Calessi, di flauto, propedeutica e canto dell’insegnante Ambra Bianchi, di chitarra degli insegnanti Lorenzo Pieragnoli e Roberto Poltronieri, di canto delle insegnati Rossella Graziani e Viviana Corrieri, di sax e clarino dell’insegnante Stefania Bindini e di tromba dell’insegnate Riccardo Baldrati, coadiuvate dalle classi di basso di Andrea Taravelli, di batteria di Lele Barbieri e Daniele Tedeschi, di pianoforte di Ricky Scandiani di fisarmonica di Ludovico Bignardi di chitarra di Roberto Formignani; altri otto appuntamenti musicali con ricche scalette che spaziano dalla musica classica al pop, portando sul palco tantissimi altri allievi e che vedono come protagonisti anche i piccoli musicisti in erba (dai 5 ai 10 anni) dell’AMF Young Band.

Venerdì 27 giugno alle ore 20,30 ci si sposta invece in piazza Castello, per il concerto finale.


Consorzio “Wunderkammer”

Coldiretti, martedi 12 giugno campagna amica degli artisti 2018

Attesa per la premiazione dei vincitori del concorso 2018 che saranno proclamati martedì 12 giugno alle 18.30 nel cortile di Palazzo Roverella alla presenza delle autorità cittadine. Le opere saranno esposte nelle sale del Circolo Negozianti e visibili al pubblico negli orari di apertura.

Cresce l’attesa per scoprire i vincitori del concorso organizzato da Donne Impresa Ferrara, unitamente a Campagna Amica ed agli Agriturismi di Campagna Amica per l’anno 2018.
Martedi 12 giugno alle 18.30, presso il cortile di Palazzo Roverella a Ferrara, alla presenza delle autorità cittadine, di dirigenti di Coldiretti Ferrara e degli artisti ferraresi, sapremo chi avrà meglio interpretato il tema di “Campagna Amica degli Artisti”, che quest’anno avevo come titolo “Campolinea, l’agricoltura al tempo dei droni”, lanciato per saldare con un occhio al futuro sempre più prossimo, l’attività agricola in perenne evoluzione eppure sempre legata alle tradizioni, ai valori, al mondo rurale, ai territori ed ai paesaggi, con la visione artistica di giovani e meno giovani interpreti di pittura ed altre arti figurative che hanno partecipato anche nel 2018 al concorso.
La premiazione è pubblica e la mostra delle opere pervenute, può essere fatta da parte di tutti gli interessati presso le sale del Circolo Negozianti che ha sede nel Palazzo Roverella con ingresso da Corso Giovecca, 47, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 20, di martedi 12 e di mercoledi 13 giugno.
Coldiretti ringrazia per la preziosa e fattiva collaborazione il gruppo di Donne Impresa Ferrara, gli agriturismi di Campagna Amica, il presidente del Circolo Negozianti, Comune e Camera di Commercio di Ferrara per il patrocinio concesso e l’incoraggiamento ricevuto a proseguire queste esperienze che mettono in relazione in modo originale il mondo degli agricoltori con la città, i suoi abitanti tramite la sensibilità degli artisti ferraresi e dell’Istituto d’Arte Dosso Dossi, i cui studenti hanno prodotto opere interessanti sul tema della nuova agricoltura, quella dei droni e dello sviluppo sostenibile, della tecnologia e del rispetto del territorio e dell’ambiente.

Comunicato Regione: Territorio Modena

All’aeroporto di Pavullo inaugurato un nuovo hangar per potenziare le attività di elisoccorso: decolli e atterraggi anche di notte

La struttura polifunzionale in grado di ospitare fino a tre elicotteri per l’emergenza/urgenza. Ricerca e assistenza sanitaria anche in zone difficili da raggiungere. Servizio ancor più importante per un’area montana. Bonaccini: “Un altro esempio di come il nostro territorio riesce a fare squadra, per dare buone risposte ai bisogni delle persone e delle comunità locali”

Bologna – Una montagna più sicura. All’aeroporto civile statale “Paolucci” di Pavullo nel Frignano, nell’appennino modenese, viene inaugurato nel pomeriggio di oggi un nuovo hangar, il terzo, per potenziare le funzionalità dello scalo: la struttura polifunzionale, dotata di un moderno sistema di climatizzazione, coibentazione e illuminazione, sarà disposizione del servizio sanitario regionaleche già utilizza la pista per l’elisoccorso, anche notturno, un servizio particolarmente importante in un’area montana. A essere inaugurata ufficialmente èinfatti anche l’elisuperficie che, dal settembre scorso, è stata attrezzata per il decollo e l’atterraggio degli elicotteri del soccorso 118.

L’hangar, che potrà ospitare fino a tre elicotteri per l’emergenza/urgenza, realizzato grazie alla donazione dell’azienda di Pavullo Vis Hidraulics, alle ore 17 vedrà il taglio del nastro alla presenza del presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e dei rappresentanti delle autorità, imprese e associazioni locali, dell’Azienda sanitaria di Modena e di Enac. Tra questi, il presidente della Provincia e sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli; i sindaci dell’Unione del Frignano; il direttore dell’Ausl di Modena, Massimo Annicchiarico; la presidente della Commissione Politiche economiche della Assemblea legislativa regionale, Luciana Serri, il presidente dell’Aero Club di Pavullo, Ubaldo Roberto Gianaroli, e il ceo della Vis Hidraulics, Adamo Venturelli.

Gli operatori del Sistema emergenza territoriale 118, in collaborazione con Anpas e Croce rossa italiana, effettueranno una simulazione di attività di soccorso, con l’intervento dell’elicottero di Pavullo per il recupero.

“Un nuovo esempio della capacità di fare squadra del nostro territorio, di mettere insieme le migliori energie tra pubblico e privato per dare risposte efficaci ai bisogni delle persone e delle comunità locali- afferma il presidente Bonaccini-. La nuova struttura inaugurata oggi, grazie alla generosità di un’azienda privata e al sostegno delle istituzioni, potrà dare ancora più qualità ai servizi resi disponibili per la collettività in aree dell’Appennino, quella montagna nella quale stiamo investendo risorse importanti per farne luoghi nei quali vivere e vivere bene. L’aeroporto, già utilizzato come base nella fase sperimentale per l’elisoccorso nelle ore notturne, per le sue caratteristiche potrà operare a garanzia della sicurezza dei cittadini anche in condizioni difficili e in emergenza. Una tutela- chiude Bonaccini- che dovevamo a chi abita e lavora in questo territorio e in tutti gli altri, come dimostrano le aree attrezzate per il volo notturno che renderemo operative entro il 2019 in 21 comuni del modenese, di cui 9 nelle aree montane”.

Il nuovo hangar

Le risorse per la realizzazione dell’opera sono state donate pressoché integralmente all’Aero Club Pavullo dalla Vis Hydraulics, azienda del settore meccanico con sede a Pavullo. Il valore complessivo dell’opera è stato stimato da Enac in oltre 495 mila euro. Le dimensioni sono di 25 metri per 20.

Per la realizzazione, l’Aero Club ha messo a disposizione i propri lavoratori.

La concessione dell’area per la costruzione dell’hangar è stata richiesta a Enac dall’Unione dei Comuni del Frignano.

Elisoccorso anche in zone impervie

L’Aero Club si trova nella zona sud del capoluogo del Frignano. L’elicottero in servizio è l’unico dei 4 mezzi della flotta regionale con caratteristiche di ricerca e soccorso, specializzato a garantire l’assistenza sanitaria in zone impervie, impossibili da raggiungere altrimenti o, ad esempio, colpite da alluvione. Gli strumenti e i dispositivi medici di bordo sono di altissima qualità e tecnologia, ma anche sensibili alle variazioni di temperatura. Le particolari condizioni climatiche dell’aeroporto di Pavullo pongono questioni particolari, sia quando si atterra con una persona soccorsa a bordo, sia durante il ricovero dell’elicottero e per il suo mantenimento in perfetta efficienza quando questo è in sosta. La nuova struttura darà una risposta positiva a queste esigenze.

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L’elisoccorso in Emilia-Romagna e a Modena

Nato nel 1986 con la prima base a Bologna, il servizio di elisoccorso dell’Emilia-Romagna è stato esteso alle ore notturne nel 2017 e rafforzato all’inizio di quest’anno con l’individuazione di 142 nuove aree per decolli e atterraggi che diventeranno operative anche di notte nel biennio 2018-2019 e che si aggiungono alle 17 esistenti.

Complessivamente, in regione si potrà contare su 159 superfici attrezzate per l’elisoccorso, anche notturno, comprese quelle ospedaliere.

In provincia di Modena, oltre all’elisuperficie dell’aeroporto di Pavullo, sono già attive quelle di Montese, del Policlinico di Modena, dell’Ospedale di Baggiovara e di Palagano.

Nell’arco del biennio 2018-2019, verranno attrezzate per il volo anche notturno le aree nei Comuni di Mirandola, Pievepelago, Finale Emilia, Fanano, Fiumalbo, Prignano sul Secchia, Serramazzoni, Carpi, Vignola, San Martino Spino, Zocca, Sassuolo, Novi, Nonantola, Sestola, San Felice sul Panaro, Campogalliano, Castelvetro, Sorbara, Frassinoro e Formigine.

Nell’area montana è già pronto il progetto per quelle di Fiumalbo, Pievepelago, Fanano, Prignano, Serramazzoni e Zocca, si aggiungerà entro fine 2018 Sestola, e Frassinoro e Montefiorino nel 2019.

Il sistema dell’emergenza-urgenza 118 è dunque un servizio sempre più capillare sul territorio: nel 2017, in provincia di Modena sono stati quasi 67mila gli interventi effettuati dal 118, di cui 505 con elicottero e, di questi, 14 nelle ore notturne. Si rafforza così il collegamento con le ambulanze, consentendo una maggiore copertura degli eventi critici, anche nelle ore notturne.

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