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Giorno: 11 Giugno 2018

Apertura Arena cinematografica Le Pagine

Da Ufficio Stampa Arci Ferrara

Dal 16 giugno al 26 agosto l’Arena estiva cinematografica torna al Parco Pareschi con un programma ricco di proposte per chi resta in città nel periodo estivo.

Dopo il successo delle precedenti edizioni, anche quest’anno il Parco Pareschi ospiterà l’Arena cinematografica estiva Le Pagine in Corso Giovecca 148.

Per 72 serate al Parco Pareschi saranno proiettati i film di maggior successo della stagione cinematografica. La programmazione prevede per il periodo dal 16 giugno al 31 luglio anteprime e repliche dei titoli che hanno conquistato pubblico e critica nel corso dell’anno; mentre per la seconda parte, dal 1 agosto fino alla chiusura del 26 agosto, saranno presentate le novità cinematografiche.

Quest’anno l’Arena ospiterà la rassegna Accadde domani – un anno di cinema italiano, che prevede tre importanti appuntamenti con “I mestieri del cinema”.

Sabato 16 giugno l’Arena apre al pubblico con Dogman di Matteo Garrone. Per l’occasione sarà presente lo sceneggiatore del film Massimo Gaudioso (Gomorra, L’imbalsamatore, Il passato è una terra straniera, Tatanka, Benvenuti al Sud).
Domenica 8 luglio sarà la volta di Loro 2 di Paolo Sorrentino, alla presenza di Cristiano Travaglioli (The Young Pope, Youth – La giovinezza, Anime nere, La mafia uccide solo d’estate, This must be the place, La grande bellezza, Il divo), che ha curato il montaggio di Loro 1 e Loro 2.
A chiudere gli incontri martedì 10 luglio ci sarà il regista Andrea Magnani, per parlare del suo ultimo lavoro Easy – Un viaggio facile facile.

La rassegna “Accadde domani – Un anno di cinema italiano” è realizzata grazie al contributo e al sostegno della Regione Emilia Romagna, Fice (Federazione Italiana Cinema d’Essai) e Agis.

Non mancheranno tra le altre proposte italiane Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, Made in Italy di Luciano Ligabue, Come un gatto in tangenziale di Riccardo Milani, Benedetta follia di Carlo Verdone, The Place di Paolo Genovese, Napoli Velata di Ferzan Ozpetek e A casa tutti bene di Gabriele Muccino.

Il programma propone i film più premiati di quest’anno, da vedere e rivedere, La forma dell’acqua di Guillermo Del Toro, Tre manifesti a Ebbing, Missouri di Martin McDonagh, Lady Bird di Greta Gerwig, L’ora più buia di Joe Wright, Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson, Oltre la notte di Fatih Akın, Tonya di Craig Gillespie, Dunkirk di Christopher Nolan e L’inganno di Sofia Coppola.

Infine tra le proiezioni da non perdere ci sono senz’altro Wonder di Stephen Chbosky, L’isola dei cani di Wes Anderson, The Post di Steven Spielberg, Loro 1 e Loro 2 di Paolo Sorrentino.

Anche quest’anno Coop Alleanza 3.0 metterà a disposizione un sistema di buoni sconto legati all’ingresso all’arena. Inoltre sostiene il Progetto Chaplin della Cineteca di Bologna che, nel corso degli ultimi anni, ha curato il restauro di lungometraggi e cortometraggi di Charlie Chaplin. Il 20 luglio gli spettatori potranno ammirare sul grande schermo i capolavori che raccontano le avventure (e le disavventure) del vagabondo Charlot, con l’accompagnamento musicale di Daniele Furlati al pianoforte. Saranno proiettati The Immigrant (L’emigrante/ USA 1917, 20’), The Rink (Charlot al pattinaggio/ USA 1916, 30’) e Easy Street (Charlot poliziotto/ USA 1917, 19’). Il biglietto intero previsto per l’evento speciale è di 10 euro – ridotto 8 euro, fuori abbonamento.

La Cooperativa Sociale Le Pagine è partner dell’Arena e organizzerà laboratori e attività ludiche per i più piccoli all’interno di Parco Pareschi, con l’Arena di Momo, per 16 pomeriggi, nelle giornate di martedì e giovedi, dal 19 giugno al 9 agosto compresi.
Le ragazze di Momo sono educatrici, bibliotecarie e animatrici e coordineranno attività creative, di gioco libero e proposte strutturate come narrazioni animate, letture e laboratori.
Il programma con le giornate di attività verrà pubblicato sui siti www.arciferrara.org, www.cinemaboldini.it e sulla pagina Facebook del Boldini.

In occasione delle attività dedicate ai più piccoli sono previste aperture straordinarie del punto bar all’interno del parco, gestito come sempre dall’Associazione Irregolarmente insieme alla Cooperativa Sociale Il Germoglio e al ristorante 381 storie da gustare, punti di riferimento per l’inserimento lavorativo di persone con disagio mentale.

La Cooperativa sociale Il Germoglio regalerà una Ri-Cicletta estratta a sorte tra tutti gli spettatori. L’estrazione avverrà mercoledì 5 settembre e la ricicletta sarà consegnata al vincitore in occasione dell’Open Day Ricicletta. La premiazione e la consegna della Ricicletta estratta è prevista per sabato 15 settembre alle 18.00

L’Arena è organizzata dall’Associazione Ferrara Sotto Le Stelle con Arci Ferrara, con il Patrocinio del Comune di Ferrara e dell’Università di Ferrara.

Sarà possibile acquistare abbonamenti da 10 ingressi che avranno validità per tutta la durata della manifestazione:
ABBONAMENTO 10 INGRESSI – 50 €
ABBONAMENTO 10 INGRESSI, SOCI ARCI – 35 €
INGRESSO: INTERO 6 €; RIDOTTO 4,50 € (Soci Arci e studenti Università di Ferrara).
Dal 1° luglio sarà possibile acquistare la tessera Arci a costo ridotto – 7.50€

Inizio proiezioni ore 21.30. Apertura Parco ore 21.00

Per informazioni:
Arci: 0532.241419,
Arena Estiva: 320.3570689,
Sala Boldini: 0532.247050.
www.cinemaboldini.it per consultare il programma completo e restare aggiornati su tutte le iniziative dell’Arena.

L’arena cinematografica estiva è realizzata grazie al sostegno ed al supporto di Legacoop Estense, EmilBanca Credito Cooperativo, Il Germoglio, Irregolarmente, Suono e Immagine, SoEnergy, il Fè, Assicoop e UnipolSai, Caffè Krifi, Froneri, Ticketland.

Seminario Cna imprese termoidrauliche

Il ciclo di incontri è promosso da Cna Installazione Impianti
Dichiarazione di conformità e responsabilità penali degli installatori
Il 13 giugno seminario per le imprese termoidrauliche

Per il ciclo dei “Seminari a regola d’arte” dedicati alla evoluzione dell’impiantistica e alle norme tecniche nel settore termoidraulico, organizzato da Cna Installazione Impianti di Ferrara, si terrà mercoledì 13 giugno, alle ore 18, presso la sede provinciale della Cna, un incontro di approfondimento su “Dichiarazione di conformità e responsabilità civili e penali degli installatori”. Intervengono: Guido Pesaro, responsabile nazionale Cna Installazione Impianti e Giovanni Maj, docente Cig. L’iniziativa, che si propone di diffondere la cultura tecnica, normativa e legislativa del settore impiantistico, è rivolta alle imprese del settore.

CNA Ferrara

La comunità che partecipa. Iniziativa al parco Enrico Toti di Comacchio

Sulla scia della riuscita esperienza di community lab, che ha dato il via al progetto di teatro comunitario, l’Amministrazione Comunale promuove ed organizza una nuova, importante iniziativa di aggregazione, tesa a valorizzare talenti, competenze e coesione sociale. L’Assessorato alle Politiche Socio-Educative invita tutti alla festa “Ape-Parco”, che si terrà mercoledì 13 giugno, alle ore 17 nel parco “Enrico Toti” di Comacchio (via dei Bersaglieri, laterale di via Vittorio Veneto). Il progetto trae origine da una nuova iniziativa regionale di partecipazione, per nuove politiche locali, attente ai cittadini portatori di bisogni, con l’obiettivo di mettersi in ascolto del territorio, uscendo dai servizi ed incontrando i cittadini all’aperto. Il pomeriggio sarà animato da giochi, balli, canzoni e performances teatrali, un’occasione per condividere esperienze, sentendosi partecipi della propria comunità. L’associazione “Temperamenti” porterà in scena frammenti di “Plurale femminile”, spettacolo di chiusura della terza edizione del progetto “Comacchio Libera dalle Mafie” sulla legalità e contro la violenza di genere ed il bullismo. Le allieve di Marilena Manfrini si esibiranno nella danza del ventre, coinvolgendo anche il pubblico. “La tombola dei talenti” è invece l’iniziativa della psicopedagogista Silvia Senigalliesi, per far emergere i talenti nascosti. Canti collettivi, spruzzate musicali di chitarra, lazzi popolari in dialetto comacchiese allieteranno il pomeriggio. Agli ospiti sarà offerto un drink analcolico, accompagnato da una sana e golosa merenda.
L’ingresso è naturalmente gratuito. I momenti di festa e di convivialità al parco producono energia positiva, abbattono i muri dell’incomunicabilità, in due parole “fanno comunità”. Si auspica la più ampia partecipazione. In caso di maltempo l’iniziativa sarà rinviata a data da destinarsi.
“Ape-parco” è un’iniziativa sostenuta anche dall’Asp del Delta Ferrarese, dal Centro per le Famiglie “La Libellula”, dall’ Associazione di Promozione sociale “Girogirotondo”, dal Centro Infanzia Comunale “L’Albero delle Meraviglie” e dalla Cooperativa sociale “Girogirotondo”.

Hera: lavori al serbatoio pensile di Quartesana

Martedì 12, mercoledì 13 e lunedì 18 giugno sono in programma lavori al serbatoio pensile di Quartesana.
In particolare:
– martedì 12 giugno e lunedì 18 giugno dalle 8.30 alle 17, verrà sospesa l’erogazione dell’acqua ad alcune utenze residenti in via Pignare, via Stornara, via Rabbiosa, via Baricorda e via Bardocchia

– mercoledì 13 giugno dalle 8 alle 20, verrà sospesa l’erogazione ad alcune utenze in via Pignare, via Rabbiosa e via della Libertà.

Mercoledì 13, nel parcheggio di fronte alle scuole in via della Libertà, Quartesana, sarà presente un’autobotte per la distribuzione gratuita di acqua potabile.

Nelle tre giornate si verificheranno, inoltre, cali di pressione nell’erogazione e torbidità dell’acqua nelle zone di Quartesana, Cona, Condrea, Baura, Corlo e Correggio nel Comune di Ferrara, a Gualdo, Ducentola e Voghenza nel Comune di Voghiera.

A ultimazione dei lavori sarà opportuno lasciare scorrere l’acqua per alcuni minuti prima dell’utilizzo.

Marco Valbruzzi presenta il libro Il vicolo cieco Le elezioni del 4 marzo 2018

Martedì 12 Giugno
alle 18.00
Presso la storica sala dell’Oratorio San Crispino
Libreria Ibs+Libraccio di Ferrara

Marco Valbruzzi
presenta il libro

Il vicolo cieco
Le elezioni del 4 marzo 2018
(Il Mulino)

Dialoga con l’autore Roberto Cassoli

Esistono due tipi di elezioni: quelle «ordinarie», che registrano il presente, e quelle «straordinarie», che segnano una frattura tra il mondo di ieri e il mondo di domani. Il voto del 4 marzo si inserisce pienamente nella seconda categoria. Per cogliere la portata «radicale» del cambiamento innescato da questo voto non giovano però interpretazioni affrettate né reazioni «a caldo». Mettendo a frutto una pluridecennale esperienza maturata nel campo degli studi politico-elettorali, l’Istituto Carlo Cattaneo offre con questo volume un’analisi del voto ancora una volta rigorosa e articolata. Sono così approfonditi temi quali l’offerta politica, le risposte degli elettori e il ruolo del sistema elettorale. Ad arricchire la disamina, sono proposte alcune riflessioni che si interrogano sulle cause che hanno condotto la politica italiana nel «vicolo cieco» in cui è precipitata e sulle possibili vie d’uscita

Per informazioni Ibs+Libraccio

Ferrara, Piazza Trento e Trieste, Palazzo San Crispino

eventife@libraccio.it – Tel. 0532241604

Eventi Ferrara

La fanciulla nel bosco

Il foglio resta bianco per ore. La penna traccia ricami su ricami, ma nessuna parola. La mente è sgombra di pensieri e vuota di idee.
Poi ascolto questa ballata di Steve, e lentamente inizia ad affiorare la traccia di un ricordo. Una vecchia storia, qualcosa sentito da bambino. la cerco nella memoria più remota e polverosa, ed eccola…

Attacca la chitarra e una voce racconta:
Era molto tempo fa, e rari i solchi di passi avventurosi nei terreni incolti.
Le verdi colline erbose di Lethia circondavano il bosco d’aceri e sicomori, proteggendolo dai venti tormentosi del nord, mentre a sud il grande fiume sbarrava il passo a chiunque volesse violarne i segreti.
Una splendida fanciulla di nome Isabelle abitava col padre nell’unica dimora mai costruita in quella valle boscosa. Strana cosa: un uomo e la sua giovane figlia, soli in un bosco sperduto e isolato… perché mai?
Il regno era vasto, e a due giorni di cammino oltre il fiume c’era un villaggio di contadini. Alcuni di loro conoscevano la storia della casa nel bosco di sicomori. Era una storia triste e terribile. Si diceva che anni prima il principe si fosse invaghito della moglie dello stalliere di corte. Lei era bellissima e i suoi lunghi capelli ricci e corvini avevano fatto perdere la testa al vecchio principe, tanto da spingerlo a chiederne le grazie. Ma la donna, devota al marito e in dolce attesa, lo respinse con decisione. Così, offeso nell’orgoglio, il principe si vendicò accusandola di stregoneria.
Lo stalliere e sua moglie dovettero fuggire dal castello, e il principe mise una taglia su entrambi.
I fuggiaschi vissero di stenti per mesi e la moglie dello stalliere morì poco dopo aver dato alla luce una dolce bambina. L’uomo, distrutto dal dolore e rimasto solo con una bimba da sfamare, si gettò nel grande fiume con lei stretta tra le braccia. Lo fece per porre fine alla sua disperazione e per risparmiare alla figlioletta una lenta agonia.
Ma la storia invece non finì.
Padre e figlia furono visti immergersi nelle acque lente e profonde del fiume da un gruppo di viandanti e, prima di esserne completamente inghiottiti, vennero raggiunti e tratti in salvo. Quei viandanti erano zingari erranti nelle terre del regno e, una volta appresa la triste storia dalla voce tremante dello stalliere, decisero di aiutarlo accogliendolo tra loro e prendendosi cura della neonata.
Per dieci anni lo stalliere e la figlia erano rimasti al seguito del clan di zingari. Nel frattempo, la bambina assomigliava sempre più alla madre che non aveva mai potuto conoscere e di cui aveva preso il nome: Isabelle.
E forse fu proprio per questa ragione che il padre decise di abbandonare quella che era diventata la sua seconda famiglia, coloro che avevano salvato lui e Isabelle.
Alla fine aveva confessato il suo timore. Aveva detto loro che se mai il principe e i suoi cavalieri avessero incontrato Isabelle, l’avrebbero senz’altro scambiata per la madre ringiovanita dagli effetti di un sortilegio. L’avrebbero imprigionata, torturata e messa a morte. Perciò doveva portarla in un posto lontano e nascosto, inaccessibile alle guardie a cavallo. E il luogo ideale era il bosco oltre il grande fiume.

Ogni mattina Isabelle esce di casa, attraversa il bosco di sicomori e si ferma sulla riva del grande fiume. Suo padre è morto già da due anni, si era ammalato di nostalgia e il ricordo della moglie adorata l’aveva consumato. Sul letto di morte aveva chiamato Isabelle, le aveva preso le mani e le aveva chiesto perdono. E lei gli aveva baciato la fronte e gli aveva sorriso rassicurandolo col suo amore.
Ma Isabelle non ha dimenticato quel ragazzo bruno, il giovane zingaro con cui passava le giornate di bambina. Non ha dimenticato quella promessa fattale la sera prima dell’addio: “Isabelle, un giorno verrò da te. Attraverserò il fiume e ti porterò via. Il mondo è così grande… più grande del tuo bosco e di questo stesso regno. Se mi aspetterai te lo regalerò tutto, giuro!”
Isabelle vive sola ma non ha paura, ha imparato a nutrirsi dei frutti dolci e polposi che raccoglie nel bosco, e del pesce portato dalla corrente che ha imparato a catturare con le reti.
Ogni mattina Isabelle esce di casa, attraversa il bosco di sicomori e si ferma sulla riva del grande fiume. Ha con sé un fragile anemone blu, promessa e speranza insieme. Lo getta nelle acque lente, sicura che prima o poi un uomo bruno giungerà con un fiore da restituire e una promessa da mantenere.

The Virgin and the Gipsy (Steve Hackett, 1979)

La fatica italiana (elucubrazioni di politica “for dummies”)

Che nell’Italia della politica si facesse così tanta fatica a voltar pagina una volta per tutte, lo sapevano ormai anche i sassi. Chi ha un po’ più di memoria ricorderà cosa avvenne all’indomani di Mani pulite, quando sembrava dovesse finalmente cambiare tutto, la classe politica e la sua cifra morale in primis. In quell’occasione, sappiamo come andò a finire, cioè che non cambiò nulla, anzi, e che, al contrario, la vecchia guardia politica attualizzò mirabilmente gli antichi precetti del trasformismo ottocentesco (un retaggio tutto italiano del resto), come? Facciamo un rapido ripasso.
La vecchia Dc, la grande balena bianca, regina del centrismo moderato d’ispirazione cattolica e ago della bilancia della politica italiana per circa cinquant’anni, piombò in una crisi senza precedenti e subì una vera e propria diaspora in cui quasi tutti i suoi rappresentanti politici, seguendo le correnti interne del loro vecchio partito, se ne andarono chi a destra (Polo di Berlusconi) e chi a sinistra (L’Ulivo). Certo, non tutti e non subito. In effetti una parte della vecchia nomenclatura democristiana perseverò fondando nuovi partitelli rigorosamente di centro (Ppi, Cdu, Udeur, Margherita…), partiti comunque destinati dopo pochi anni all’estinzione e i cui membri, sempre più penalizzati dalla mancanza di consenso, decisero alla fine di confluire nell’attuale Pd.
Una sorte analoga la subì il Partito Socialista, praticamente dissoltosi all’indomani della caduta in disgrazia del suo leader maximo Bettino Craxi.
In sostanza, i due partiti di governo fino ad allora più importanti avevano chiuso i battenti ma i loro membri eletti erano corsi ai ripari, riparandosi sotto altre bandiere.
Del resto il Pci, ovvero il più grande partito della sinistra italiana (ed europea), iscritto da sempre al ruolo dell’opposizione, subì anch’esso una lunga e travagliata crisi d’identità (conseguenza evidente del superamento delle ideologie avviato nell’89 con la caduta del muro) che dagli anni novanta in poi lo portò a cambiar nome e simbolo svariate volte (Pds, Ds, Pd), a identificarsi nella nuova etichetta politica dell’Ulivo, e ad accettare al suo interno parte della pattuglia ex-Dc ed ex-Psi.
Anche il partito di estrema destra per antonomasia, il Msi, non attraversò indenne la graticola dei primi anni novanta, dagli stravolgimenti ideologici del dopo muro allo scandalo politico di Tangentopoli. Si limitò comunque, sotto la guida di Gianfranco Fini, a sciogliersi e a rifondarsi in un nuovo partito sempre conservatore ma di vocazione più liberale: Alleanza Nazionale, appunto.
Nel frattempo, pure i candidati eletti in quasi tutti gli altri partiti minori presenti fino ad allora in parlamento, soprattutto quelli che avevano avuto un ruolo di governo, si dispersero rapidamente confluendo nei movimenti politici nascenti.
Questo per quanto riguarda il vecchio, e il nuovo?
Adesso, a distanza di oltre vent’anni, sembra incredibile solo immaginarlo, ma nel ’94 la vera novità politica venne da destra, e fu rappresentata dalla nascita di Forza Italia e dalla cosiddetta discesa in campo di Silvio Berlusconi, un personaggio che oggi non ha certo bisogno di presentazioni.
Ancor prima, era comparsa un’altra compagine politica che, da realtà territoriale circoscritta al Veneto e alla Lombardia, in una manciata d’anni e alla guida del suo capopopolo Umberto Bossi, ottenne un consenso ampio e diffuso in tutto il settentrione che si rafforzò proprio dopo i fatti di Tangentopoli. Sto parlando naturalmente della Lega Nord.

In sintesi, gli anni novanta segnarono una svolta epocale per la politica italiana. L’inchiesta Mani pulite diede uno scossone determinante ai vecchi partiti di governo, portandoli di fatto a una crisi di credibilità e di consensi irreversibile. Personalmente credo che la svolta vera e propria fu l’entrata in scena di Berlusconi e del suo nuovo partito, partito che, nelle prime elezioni a cui partecipò (1994), divenne subito il maggior partito italiano.
Anche il nuovo sistema elettorale maggioritario, adottato per la prima volta dopo decenni di proporzionale, contribuì a cambiare radicalmente l’assetto dei nuovi partiti, obbligandoli a trovare alleanze e a riunirsi in grandi schieramenti elettorali. Da quel momento in poi, la partita si giocava tra le forze alleate di centrodestra e quelle di centrosinistra: anche in Italia era nato il bipolarismo!
E se c’è qualcosa che si può notare da questo breve ripasso, è che in tutti questi anni di cambiamenti e di trasformazioni rimane costante una parola: centro!
Del resto non era facile, dopo cinquant’anni di Dc, abbandonare un salvagente politico come quello rappresentato dal centro. In un passato non troppo lontano, il centrismo rappresentato dalla Dc e la sua vocazione alla mediazione e al compromesso ci hanno protetto dagli estremismi, chi non ricorda gli anni di piombo?

Sarà forse per questo che i suoi maestri e i suoi discepoli hanno attraversato indenni gli anni del trapasso tra la prima e la seconda repubblica. Hanno girato lo sguardo un po’ a destra e un po’ a sinistra senza mai perdere la rotta fino ai giorni nostri. Si sono ritrovati prima compagni e poi avversari, ma sempre confluendo verso il centro.

Su tutti, probabilmente il caso più emblematico è rappresentato dall’illustre Pier Ferdinando Casini, giovane ed emergente deputato democristiano della prima repubblica già dagli anni ottanta, capace di passare dal centro alla destra a fianco di Berlusconi, per poi oscillare qua e là fino ad approdare a sinistra (se di sinistra si può ancora parlare), sponda Partito Democratico dell’era Renzi.
Del resto sono stati tanti gli uomini politici, a volte personaggi noti ma assai più spesso anonimi deputati, impegnati nel corso degli ultimi due decenni in questo tipico gioco di ruolo tutto italiano chiamato “cambio della bandiera”, giocatori il cui fine ultimo è di bivaccare in parlamento una legislatura dopo l’altra col culo ben ancorato alla propria poltrona.
Da tempo ormai la gente l’ha capito. Ha capito che il mestiere della politica non significa agire per la cosa pubblica, casomai mettere in atto un progetto del tutto personale per acquisire uno status sociale privilegiato: la conquista del potere fine a se stesso. No signori miei, non si tratta del solito pensiero semplicistico da uomo qualunque, né di retorica “populista” (mamma mia com’è di moda questa parola!) come direbbe certamente la casta degli onorevoli. È una semplice osservazione della realtà.

Se ripercorressimo con coscienza critica il passato recente fino ai giorni nostri (parlo degli ultimi settant’anni, più o meno), avremmo ben chiaro nella testa chi sono stati i pochi, pochissimi politici che hanno lavorato per davvero per il bene collettivo (e non per tenersi ben stretti i privilegi conquistati). Lo hanno fatto con scelte spesso difficili, mettendo in gioco anche la propria persona, a volte facendo del bene al paese, altre volte commettendo errori. Ma tutto sempre in buona fede, è la storia a dirlo, non certo il sottoscritto. Da De Gasperi a Pertini, da Moro a Berlinguer, e pochi altri. Questi nomi, questi uomini hanno fatto la storia della nostra democrazia. E oggi? Che nomi abbiamo all’orizzonte? Quali sono i nostri esempi recenti? Ho provato a ripassarli tutti, a riguardarmi quest’ultimo ventennio di novità epocali in cui, dopo il crollo del muro di Berlino, si è formata una nuova Europa; in cui tutti hanno assistito in diretta all’attentato alle torri gemelle e al germinare di un nuovo conflitto tra nord e sud del mondo; in cui è nata la moneta unica europea per contrastare gli effetti della globalizzazione; in cui da circa dieci anni siamo piombati nella peggiore crisi economica che si conosca, in cui l’economia reale ha ceduto definitivamente il passo a quella finanziaria… Ebbene, non ne ho trovato uno. Un solo uomo politico che abbia avuto le capacità, le intuizioni e il coraggio di fare qualcosa di grande, di alternativo. Che magari possa essere ricordato dalle prossime generazioni e guadagnarsi il diritto di avere un capitolo tutto suo nei libri di storia del futuro (se ancora serviranno a qualcosa). Ho visto solo facce grigie, tutte uguali, tutte a dire sempre le stesse cose, sia a destra che a sinistra, tutti ad avallare politiche economiche imposte da altri, da coloro che hanno il vero potere e che non siedono nei parlamenti ma nei consigli d’amministrazione.

L’uomo della strada fa fatica a capire il perché adesso guadagni meno soldi che in passato, fa fatica a capire il perché non possa più avere un lavoro stabile, o perché i propri risparmi non siano più al sicuro da nessuna parte, o perché studiare non serva più a migliorare le proprie prospettive di carriera e nemmeno a realizzare i propri sogni per un mondo migliore. L’uomo della strada fa fatica ad accettare che chi prima era ricco oggi sia sempre più ricco e chi prima aveva il giusto reddito oggi abbia sempre di meno e rischi di perdere tutto.

E ora c’è qualcuno che avverte sulla stampa e in tv che il vero grande pericolo è il populismo!
Sono i dotti, gli intellettuali del pensiero unico liberaldemocratico, i portavoce della ragionevolezza, della pacatezza, del perbenismo, del dissenso moderato, delle idee progressiste purché non si sfori il debito pubblico. Questa nuova intellighenzia di buona famiglia che, interpellata nei salotti mediatici di ogni dove, si è fatta paladina di una tolleranza e di una solidarietà a senso unico, avallando l’esodo incontrollato di migliaia e migliaia di disperati d’oltremare, regalando loro una diversa disperazione lontano da casa e un nuovo odio verso chi li guarda errabondare lungo le proprie vie, intorno alle proprie case senza una meta e senza un perché. Certo, l’odio è diventato reciproco, ma cosa ci si poteva aspettare di diverso da chi è nato in mondi diversi, forzatamente e sbrigativamente messi assieme per attenuare quel vago senso di colpa tutto occidentale che da sempre tormenta la nostra classe politica di sinistra? Questa intellighenzia che confonde distrattamente (o dolosamente) il vero razzismo con la semplice paura infilandoli in un unico calderone e parla a sproposito di populismo. Questa intellighenzia che non ha mai messo piede in una fabbrica e che non ha proferito parola quando è stato smantellato lo stato sociale, quando in un lustro sono stati cancellati i diritti conquistati dai lavoratori in centocinquant’anni di lotte.

E proprio adesso, dopo l’esito ampiamente previsto delle elezioni di marzo, dopo la nascita tormentata e contrastata di questo strano governo, dopo l’isteria collettiva esplosa un po’ in tutta Europa per i fatti di casa nostra, dopo la conclamata incapacità del Pd di fare una seria e sincera autocritica per il proprio immane fallimento (forse perché troppo impegnato ad allertare l’Italia – e l’Europa – dell’imminente catastrofe che il nuovo governo si accinge a provocare), dopo che una recondita e inconfessabile sensazione ci ha portato a pensare che tutte le nostre opportunità di redenzione erano ormai perdute e che tanto valeva calare un ultimo jolly, tanto insperato quanto pazzo e incosciente…
Adesso, dicevo, si fa fatica a capire cosa ci sta girando attorno.

Si fa proprio tanta fatica a comprendere tutto ciò… Almeno io ne faccio parecchia, lo ammetto.
Poi che volete da me? Non ho certo io le risposte!
Non sono mica un intellettuale io… casomai, un semplice populista!

Porto Ferrara: una rivista non provinciale

di Pier Luigi Guerrini

Nel 1982, quando esce in edicola, a Ferrara si erano spente da tre anni le note musicali in fm di Radio Ferrara Centrale, dalla Torre dell’Orologio sulla piazza principale. Il Pci aveva traslocato da poco tempo da Via Carlo Mayr al “botteghino” di Via Porta Mare.
Fin dal primo numero, il mensile Arci dedica una forte attenzione al fattore culturale, la “mission” per eccellenza, dando spazio a ciò che si produceva sia dentro le Istituzioni, nel “palazzo”, sia nel tessuto associativo diffuso. Nelle due pagine centrali del numero d’esordio, Franco Farina (scomparso di recente), allora Direttore del Palazzo dei Diamanti e delle Gallerie d’Arte moderna e Musei, rispondendo alle domande pungenti di Stefano Tassinari, esprimeva con chiarezza il suo amore per Ferrara, presentava alcuni progetti in corso d’opera o in nuce, non nascondendosi però le difficoltà di rapporto col carattere dei ferraresi, generosi ma mai contenti di ciò che si proponeva.
Con un esempio paradossale, un po’ ruvido, Farina diceva “che se scomparisse il castello la gente se ne accorgerebbe soltanto perché verrebbe a mancare l’ombra durante le passeggiate in Corso Martiri. Si avverte molto la mentalità borghese del ‘cittadino’, quello che magari non si sente mai appagato dalle iniziative culturali, ma che se fosse proprietario del giardino situato dietro Palazzo dei Diamanti, penserebbe a costruirci un condominio”.
In ogni numero, ci sono rubriche fisse che danno conto puntualmente di avvenimenti, mostre, incontri attinenti l’ambito della poesia. I curatori di queste rubriche sono: Roberto Pazzi, che non disdegna di sviluppare piccoli bellissimi racconti tra fantasia, storia locale e attualità; Massimo Cavallina, di Ricerche inter/media (poesia fonetica e spettacol-azioni visive) che aveva sede presso la famosa agenzia libraria Einaudi gestita da Roberto Niceforo; Maurizio Camerani (mail art, biennali di arti visive e recensioni librarie).
Nel numero quattro si dà ampio spazio al ‘1° premio nazionale di poesia Castello Estense‘, promosso dalla rivista Poeticamente. Vengono riprodotte tre liriche di alcuni finalisti tra cui un’opera di poesia visiva di Romolina Trentini. Purtroppo, come spesso accade, alla prima edizione di un premio nazionale manca il seguito di una seconda edizione… Le responsabilità erano, a mio parere, da ricercare sia nel passo un po’ avventato degli organizzatori (che andavano comunque incoraggiati) e sia nelle Istituzioni che erano (sono?) ancora “ammalate” di un dirigismo culturale che decretava chi doveva essere sostenuto e chi, invece, no. Un esempio, una conferma di quanto abbiamo appena fermato sul foglio, lo troviamo nel numero successivo di ‘Porto Ferrara’ (il numero cinque). Si parla dell’organizzazione della manifestazione culturale di respiro nazionale ‘La nuova poesia’, curata dall’Assessorato alle Istituzioni Culturali del Comune di Ferrara. Viene annunciato l’arrivo a Ferrara (alla Sala Polivalente) di numerosi poeti e critici da tutta Italia. Tra i poeti attesi, in gran parte nati attorno al 1945, si citano Bianca Maria Frabotta, Alfonso Berardinelli, Vivian Lamarque, Sandra Petrignani, Adriano Spatola, Franco Cordelli, Valerio Magrelli, Giuliano Gramigna e Roberto Pazzi. Nel numero doppio (sei/sette) successivo, un ampio resoconto di Stefano Tassinari, dal titolo ‘La Polivalente in versi‘, analizzava senza sconti l’esito della manifestazione sulla “nuova poesia”. Accanto ad alcune, poche, valorizzazioni ovviamente soggettive (Magrelli e Pazzi), Stefano Tassinari descriveva la delusione, del folto pubblico accorso all’evento, per l’assenza di gran parte degli autori annunciati. Un’iniziativa lodevole, concludeva Tassinari, ma che “per attecchire deve mettere radici con un dipartimento specifico di cui facciano parte operatori artistici, persone in grado di dare continuità e profondità ad una ricerca”. Una proposta molto interessante che non sappiamo se sia stata presa positivamente in considerazione e l’eventuale durata nel tempo. Nel numero seguente, l’informazione è sul Convegno dedicato alla ‘Editoria femminista‘, organizzato dal Centro Documentazione Donna di Ferrara e coordinato da Luciana Tufani. Nel numero di dicembre (11/1982), Daniela Rossi, nell’articolo ‘Una rivista al femminile’, fa un resoconto critico di questa due giorni sulla stampa e l’editoria femminista. Il focus dell’articolo è sulla rivista Dwf (Donna Woman Femme). La direttrice Annarita Buttafuoco evidenzia il tema del rapporto sempre più difficile tra la sfera dell’ambito personale e la connessione col politico. Un politico che, anche e soprattutto, tra le donne appare sempre più frammentato. Col numero di gennaio 1983, la rivista chiude la propria breve storia. Una fine precoce, forse dovuta a difficoltà economiche del committente Arci.

Calda, bella e seducente come… l’estate!

di Federica Mammina

È luminosa, allegra, vitale e giocosa. Lei è colorata, giovane e invita alla compagnia.
Sa essere semplice e sofisticata, calda e fresca, divertente e romantica, intensa e leggera.
La più attesa, desiderata, cercata.
Quando c’è lei il tempo vola. Non si fermerà abbastanza, e questo non ti consola.
Con lei ti senti più vivo, tutto si fa più intenso: un profumo, un’emozione, un ricordo.
Può essere indimenticabile e rimanerti dentro per sempre.
Se piangi il suo caldo fiato ti asciuga, se ridi il suo bianco sguardo ti ammira.
Non ti basta mai e per fortuna ritorna.
È semplice paragonarla a una bella donna: ti guarda, sorride, arrossisce, e d’improvviso ciò che c’era prima svanisce.

“Non c’è che una stagione: l’estate. Tanto bella che le altre le girano attorno. L’autunno la ricorda, l’inverno la invoca, la primavera la invidia e tenta puerilmente di guastarla.”
Ennio Flaiano

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

Sorridi demente, sei su ‘Stronzi a parte’

di Federica Mammina

Noi siamo il frutto di centinaia, migliaia di anni di evoluzione, di indagine, introspezione e speculazione. La scienza, l’arte, la letteratura, e tanti, tantissimi altri ambiti, ci testimoniano un percorso in cui l’uomo ha sentito costantemente la necessità di superarsi, di migliorarsi, di raggiungere vette sempre più alte. È questo il progresso.
Certe situazioni però, confesso, mi fanno temere che ci sia un grave rischio di regresso della specie umana. Ne è un esempio quella immortalata nella foto che recentemente ha fatto il giro del web. Un soggetto, che fatico molto a chiamare uomo, si è immortalato sorridente sui binari di una stazione ferroviaria con alle spalle una donna a terra, soccorsa perché investita da un treno. Donna alla quale poi è stata amputata la gamba.
Una scena ed una foto che non hanno bisogno di commenti.
Lo so, nel mondo esistono gli ignoranti, i cattivi e gli insensibili. Esistono le persone e le cose peggiori. E la realtà, è proprio vero, supera la fantasia.
Ma anche se lo so, non smetto di stupirmi: perché non stupirsi vuol dire abituarsi, ed abituarsi vuol dire non combattere più ciò che è sbagliato.
Per cui io guardo, mi stupisco, mi arrabbio, mi ribello e combatto. E così, lo spero, progredisco.