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Giorno: 2 Luglio 2018

Notte Rosa a Comacchio: sabato 7 il Museo del Delta ospita la jazz singer GRETA PANETTIERI. Con “Non gioco più” Note di Settembre 2018 si rivela

Sabato 07 luglio, ore 21.00 – Museo del Delta Antico, Comacchio (FE)
GRETA PANETTIERI “NON GIOCO PIÙ”
Greta Panettieri, voce
Andrea Sammartino, pianoforte
Daniele Mencarelli, basso
Alessandro Paternesi, batteria

Dopo i primi concerti in salina, Euphonie – Festival di suoni in natura, organizzato da Produzione Culturale con il patrocinio del Comune di Comacchio, prosegue con un prezioso appuntamento serale: sabato 7 luglio, la suggestiva cornice del Museo del Delta Antico farà da sfondo all’incantevole voce di Greta Panettieri con il suo “Non gioco più”. Il live dell’apprezzata cantante romana, dedicato a Mina, rappresenta altresì l’anteprima del Festival Note di Settembre, il cui programma 2018 sarà disvelato in apertura di serata.

Dopo i primi concerti nell’oasi delle Saline di Comacchio, Euphonie – Festival di suoni in natura, organizzato da Produzione Culturale con il patrocinio del Comune di Comacchio, prosegue con un prezioso appuntamento serale: sabato 07 luglio (ore 21.00, ingresso gratuito) la suggestiva cornice del Museo del Delta Antico farà da sfondo all’incantevole voce di Greta Panettieri con il suo “Non gioco più”. In questo omaggio a Mina la Panettieri è accompagnata da tre virtuosi del panorama jazzistico nazionale come Andrea Sammartino al pianoforte, Daniele Mencarelli al basso e Alessandro Paternesi alla batteria.
Il live dell’apprezzata cantautrice romana rappresenta altresì l’anteprima del Festival Note di Settembre (Trepponti 31 agosto – 1° settembre e 7-8 settembre), il cui programma della quarta edizione sarà disvelato in apertura di serata.
“Non gioco più” è un progetto nel quale vivono le suggestioni di due mondi quasi paralleli: quello del jazz, con le sue fughe in avanti e le improvvisazioni associate ad atmosfere notturne e fumose e le canzoni italiane d’autore degli anni Sessanta e Settanta, che pure hanno attinto alle sonorità d’oltreoceano e che ci riportano al tempo in cui la tivvù proponeva generi musicali e modelli sociali. Alcune di quelle canzoni, scritte altresì per la grande Mina, portano la firma di Ennio Morricone, Bruno Canfora, Gianni Ferrio…, e sono rimaste impresse nei cuori di milioni di italiani.
“Volevo un disco che mi assomigliasse” spiega la Panettieri “Ho vissuto diversi anni all’estero, adoro il jazz e mi piace improvvisare in modo non convenzionale, ma so anche che la melodia e le parole sono il cuore di un brano, sia che si tratti di uno standard sia di una canzone popolare. Riuscire a combinare le due cose mi ha permesso di raggiungere il massimo dell’espressività per dispensare grandi emozioni”.

Greta Panettieri si è formata esibendosi per anni sopra i più importanti palcoscenici di New York, dove ha firmato un contratto con la DECCA/Universal: un’esperienza avventurosa raccontata nel romanzo illustrato da Jasmin Cacciola “Viaggio in jazz”.
Musicista dalla personalità vulcanica, la Panettieri è cantautrice, compositrice e polistrumentista: suona il violino, la chitarra e il pianoforte. Il Jazzit Award 2015 la include tra le migliori cantanti jazz italiane e la rete LA7 la ingaggia per più di venti puntate nel programma “L’aria che tira”.
I suoi album, “Viaggio in jazz”, Under Control e “Non gioco più”, conquistano pubblico e critica portandola ad esibirsi sui palchi di prestigiosi festival e jazz club italiani ed esteri. Il più recente Shattered/Sgretolata, pubblicato dall’etichetta Greta’s Bakery Music, è composto quasi interamente da brani originali che offrono un affresco policromo delle numerose influenze musicali di una vocalist, che non ama essere incasellata in un solo genere. Evento ad ingresso gratuito. Informazioni su www.euphonie.net

INFORMAZIONI
www.euphonie.net
Infoline 0533 314154

DOVE
Giardino del Museo del Delta Antico
via Agatopisto, 2 Comacchio (FE)

COSTI E ORARI
Ingresso gratuito
Concerto ore 21.00

UFFICIO STAMPA NOTE DI SETTEMBRE

UFFICIO COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE Comune di Comacchio

Vigilesse o Miss?

di Federica Mammina

Sono giovani, belle, atletiche e vestite tutte con succinti shorts, maglietta con la scritta della polizia e un simpatico baschetto rosso. Ma non sono né le aspiranti miss di un concorso di bellezza, né le partecipanti ad una festa a tema.
Siamo a Brummana, piccola città del Libano a est di Beirut, dove il sindaco Pierre Achkar ha reclutato queste giovani ragazze, per lo più studentesse, come agenti del traffico per la stagione estiva. Precisando subito che il sindaco non ha violato alcuna legge in quanto non è prescritta una specifica divisa, e volendo qui tralasciare come nessuna iniziativa di questo tipo abbia riguardato gli omologhi di sesso maschile, ciò che lascia piuttosto perplessi è la motivazione addotta.
Alle critiche fioccate non appena si è sparsa la voce di questa idea, il sindaco ha candidamente risposto che, ben conscio del fatto che il Libano abbia una reputazione negativa in Occidente che non incoraggia il turismo, gli sia sembrato un buon sistema per provare ad avvicinare i turisti: lo scopo sarebbe quindi quello di farli sentire a proprio agio, vista la diffusione che questi pantaloncini hanno nei paesi occidentali.
Onestamente io voglio credere sia stata una fine operazione di marketing (visto quanto scalpore e quindi curiosità abbia suscitato la notizia), perché altrimenti dovrei pensare che in certi paesi abbiano realmente quest’idea di noi occidentali, ovvero di persone che non sono in grado di apprezzare altre culture, diverse negli usi e costumi, o, ancora peggio, di persone che abbiano bisogno di attrattive di questo infimo livello.

I’m a killer, I’m a clown

Da tempo, ormai, questa Nazione è in preda al delirio più totale.
Come tutti, anch’io sto riflettendo.
Ma come tanti, però, vedo che le domande si accatastano tutte una sopra l’altra.
La situazione è completamente indecifrabile.
Più di tutti, un personaggio – per la precisione, il nostro Ministro dell’Interno – mi dà molto da riflettere.
Questo tizio, Matteo Salvini, è un personaggio che non mi riesco proprio a spiegare.
Ha la faccia di un pollo con la cataratta ma – anche se non ho mai visto un pollo con la cataratta – non ho mai visto un pollo con la cataratta riscuotere così tanto successo.
Mi sono arrovellato molto su questa cosa.
Ho cercato di spiegarmela analizzando a fondo la sua biografia, dai tempi della “Ruota della Fortuna” ad oggi.
Non lo so, forse sono solo impazzito io ma l’unica spiegazione possibile per me è questa: Matteo Salvini piace così tanto perché se un giorno, così, giusto per sperimentare, decidesse di truccarsi come l’Alice Cooper dei tempi d’oro, finirebbe per sembrare non l’Alice Cooper dei tempi d’oro bensì, Chiara Appendino.
Lo so, non è granché come spiegazione ma: ci sono per caso spiegazioni migliori là fuori?
E allora via col pezzo della settimana, rigorosamente a tema.

Desperado (Alice Cooper, 1971)

Un vaccino chiamato fallimento

di Federica Mammina

Il fallimento è un’esperienza che tutti nella vita sperimentiamo, chi più chi meno. Si può fallire in qualsiasi cosa, dal lavoro ai rapporti con gli altri.
In alcuni casi in effetti abbiamo una sola possibilità e fallire quella vuol dire perdere l’opportunità di raggiungere un obiettivo o realizzare un sogno. Nella maggior parte dei casi però si tratta solo di uno dei tanti modi in cui abbiamo cercato di ottenere qualcosa, che non significa affatto che dobbiamo rinunciarvi per sempre.
E allora perché è così difficile ammettere a noi stessi e, ancor di più, di fronte agli altri un nostro fallimento? Forse perché questo ci ricorda la nostra natura, che è imperfetta per definizione, e ci costringe a fare i conti con i nostri limiti. Molte volte è proprio quel fallimento a farci capire quanto desideriamo raggiungere la meta, e sono proprio queste cadute che ci spingono a migliorare.
Nel dizionario il contrario di fallimento è riuscita, successo o vittoria. E se invece che pensare di riuscire in qualcosa in assenza di fallimento, iniziassimo a pensare che potremmo riuscire nonostante il fallimento, o addirittura grazie a questo?

“Non ho fallito. Ho solamente provato 10.000 metodi che non hanno funzionato.”
Thomas Alva Edison

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

Perché la “Celeste”: il mio tifo per l’Uruguay in onore di Mujica, Tabarez e… della Spal

Qualche motivo per sostenere in modo convinto e animato da grande simpatia la squadra guidata da Oscar Washington Tabarez “El Maestro”, di calcio e di vita, e il Paese che essa rappresenta sul campo dei Mondiali in corso di svolgimento in Russia. In ordine sparso… per dirla con Gep Gambardella. Perché all’inizio del mondiale il mio modesto ma convinto endorsement per la “Celeste” veniva trattato con sufficienza se non con qualche nota di dileggio specie da un caro amico romanista “ma hai visto chi c’hanno in porta? Un laziale! “. Pregiudizi? Sta di fatto che, attuale portiere del Galatasaray Fernando Muslera a parte – vedendolo all’opera ieri qualche perplessità in verità l’ha destata anche in me – i giocatori della Republica Oriental del Uruguay hanno vinto il loro girone a punteggio pieno senza prendere goal e battendo con un perentorio 3 a 0 i russi. Così dopo la splendida doppietta del “Matador’ al Portogallo negli ottavi (l’Uruguay gioca un brutto calcio cinico e speculativo diceva qualche pio esteta; può darsi ma il dialogo Cavani-Suarez-Cavani con il quale l’Uruguay è andata in vantaggio, riconcilierebbe con il calcio anche il più arrabbiato apostata di Eupalla; come avrebbe detto Gianni Brera). Mi sono preso la soddisfazione di telefonare ai miei scettici amici chiedendo loro notizie di quella Germania che tanto magnificavano alla vigilia. Ora spero di cuore che il 6 luglio a Nijni Novgorod, la mia nazionale elettiva batta anche la Francia, anche se sconfiggere i bleus cosi ben lanciati sarebbe davvero un’impresa. Con l’occasione: I giocatori della nazionale francese sono i Bleus non i blues! come dicono alcuni dissennati che almeno il francese basico dovrebbero saperlo. Blu in francese è bleu e in inglese blue. Blues sono i giocatori del Chelsea e temo che non sia una nota superflua. Una nota di simpatia invece va alla briosa musica dell’inno nazionale uruguaiano (qui molto bene eseguita dalla Banda Musicale della U.S.Navy)
Si tratta di un’aria tipicamente risorgimentale scritta da un musicista ungherese emigrato in sud America nei primi decenni dell’800. Fatte le più che debite proporzioni, ricorda un po’ l’ouverture della rossiniana “Semiramide” ma anche la “Bella figlia dell’amore”… in versione “Amici Miei”, e perfino la Marcia dell’Ernani… quella che “si risvegli il Leon di Castiglia”. Voglio dire che la musica di Franz Joseph poi Francisco José Debally è in qualche modo ” italiana” se non altro per ispirazione, e mi piacerebbe sentirla suonare qualche altra volta negli stadi russi ? Sempre in ordine sparso…, le motivazioni dico; Giuseppe Garibaldi… eroe dei due mondi cominciò a diventarlo seriamente in Sud America e più precisamente dalle parti di San Antonio, dove combatté la sua prima grande battaglia per la libertà del popolo uruguaiano. San Antonio, è nel distretto di Salto, la citta in cui il Generale riparò al termine della battaglia. E Salto, quando il caso dice la combinazione diceva Totò, è anche la città natale di… Edinson Cavani! Voglio ricordare ai compagni di fede calcistica nazionale che la bandiera uruguaiana ha pure i colori della nostra Spal! E poi c’è la celebre e celebrata ” garra charrua ” Dice Wikipedia che per una volta cito convintamente…”. Il termine charrúa, grazie alle imprese dei guerrieri da cui deriva, ha quindi acquisito nella storia il significato aggiunto di orgoglio, forza, grinta, unità di gruppo, coraggio e il combattere arditamente nonostante una sorte che sembra essere già segnata (ma che con la garra può essere ribaltata).” …E questo, se si vuole tocca in modo significativo le vicende di Mister Tabarez, la sua malattia, ed il suo specialissimo legame con la squadra. E anche, se pure in misura ben più lieve, gli alterni accadimenti di chi scrive. Eccome se può essere importante la “garra”… Aggiungo che il mio maestro di quinta elementare, educatore straordinario capace di fare appassionare gente di dieci anni alla matematica come al latino, era un toscano vissuto vent’anni a Montevideo prima di tornare in Italia. E poi due nomi: il Presidente emerito della Repubblica uruguaiana Pepe Mujica, famoso per il suo inseparabile Maggiolino Volkswagen e gli 800 € al mese che si faceva bastare per vivere, ma anche per la semplicità e la bellezza del suo pensiero. Da ultimo ma non ultimo, il padre dell’indipendenza uruguaiana José Artigas che …come ricordano gli Inti Illimani nella loro celebre canzone Simon Bolivar è la voce amica dal sud (“es la voz de José Artigas que tambien tenia razon…!”) E speriamo che abbia altrettanta ragione chi, nonostante le imprese di Ghiggia e Schiaffino siano lontanissime, dice che la ” Celeste ” può andare ancora avanti.