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Giorno: 17 Luglio 2018

Pettazzoni ( LN ): Incendio Kastamonu a Codigoro; vogliamo sapere se ci sono rischi per la popolazione e il territorio.

Scende in campo il consigliere del Carroccio Marco Pettazzoni per interrogare i vertici di via Aldo Moro sulle cause che hanno prodotto l’incendio, ma soprattutto se esistono pericoli in tema di sicurezza ambientale per i residenti della zona e per le numerose aziende agricole e alimentari del territorio confinante.

“ Sono giorni che un’alta nube di fumo visibile anche a chilometri di distanza si alza minacciosa verso il cielo preoccupando centinaia di persone che abitano o lavorano nell’area interessata – sottolinea Pettazzoni – A prendere fuoco sarebbe stata una montagna di residui di legno accatastata nel piazzale dell’azienda e che sta causando l’uscita di una colonna di fumo denso e bianco”. Da giorni – continua l’esponente politico regionale – squadre dei vigili del fuoco sono impegnate giorno e notte per limitare al massimo l’espandersi del rogo. Vorrei avere chiarimenti per sapere se ci sono possibili conseguenze in termini di danni ambientali per i territorio e danni alla salute per i residenti.”

Pettazzoni continua “ riteniamo che situazioni del genere non si debbano più verificare, che sia instituito un protocollo in materia specifica e soprattutto vogliamo sapere se sono state prese tutte le necessarie misure per spegnere definitivamente questo focolaio e se vengono costantemente monitorati i gas prodotti da questa gigantesca nube”.

Da: Ufficio stampa Lega Nord Gruppo Emilia e Romagna

Comunicato Regione: Agroalimentare

Cibo sano e di qualità per consumatori consapevoli: dalla Regione oltre 3,1 milioni di euro per progetti di promozione e informazione. L’assessore Caselli: “In un mercato spesso dominato da produzioni indifferenziate, noi valorizziamo le eccellenze”

Via libera dalla Giunta regionale a un bando con incentivi fino al 70% dell’investimento per iniziative sia in Italia che all’estero. Interessate le specialità Dop, Igp e Stg, i prodotti bio, quelli a marchio Qc e gli altri regimi di qualità certificata. Le domande possono essere presentate dal 23 luglio al 3 ottobre sulla piattaforma Agrea

Bologna – Sulle nostre tavole cibi genuini, sani e, soprattutto, più buoni. La Regione Emilia-Romagna mantiene alta la bandiera della qualità in campo agroalimentare e lo fa anche offrendo il proprio aiuto finanziario alle iniziative mirate a favorire una maggiore conoscenza da parte dei consumatori delle specialità enogastronomiche di elevato livello qualitativo e quelle ottenute con tecniche e metodi produttivi di alta valenza ambientale come le produzioni integrate e il biologico.

Apre il prossimo 23 luglio un bando del Programma regionale di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020 che mette a disposizione oltre 3,1 milioni di euro di incentivi per sostenere i progetti di promozione e informazione sulle eccellenze alimentari a marchio Dop, Igp, Stg (Specialitàtradizionale garantita), Qc (Qualità controllata), le produzioni bio e gli altri regimi di qualità nazionale certificata (Sqnpi, Sqnz) messi in campo da gruppi organizzati di imprenditori.

“Abbiamo attivato questa misura- sottolinea l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli- per far conoscere a un pubblico più ampio il valore e l’importanza delle nostre produzioni di qualità. Un patrimonio rappresentato da ben 44 eccellenze alimentari che si fregiano dei marchi Dop e Igp, il paniere più ricco in tutta l’Unione europea, oltre alle altre specialità che rientrano nei regimi di qualità certificata. Un’agricoltura, quella emiliano-romagnola-prosegue Caselli-, attenta all’ambiente e alla salute dei consumatori, come dimostra il raddoppio nel giro di pochi anni ha delle superfici bio, arrivate a toccare quota 155mila ettari. In un mercato spesso dominato dalle commodity e dalle produzioni indifferenziate di scarsa qualità noi intendiamo invece sostenere le iniziative che puntano a promuovere l’eccellenza delle nostre produzioni e lo faremo privilegiando i progetti che guardano al mercato europeo e quelli che coinvolgono più prodotti e più settori”.

Le caratteristiche dei progetti

I progetti, di importo variabile da un minimo di 30mila ad un massimo di 300mila euro di spesa ammissibile, dovranno essere realizzati nel biennio 2019-2020 e puntano a mettere in evidenza i vantaggi e le caratteristiche nutrizionali dei singoli prodotti di qualità, nonché favorire l’integrazione di filiera. I contributi coprono il 70% dell’investimento e le domande possono essere presentate dal 23 luglio fino al 3 ottobre 2018 attraverso il sistema informativo di Agrea all’indirizzo https://agrea.regione.emilia-romagna.it/servizi/come-presento-la-domanda

I soggetti beneficiari e le attività finanziabili

I beneficiari dei finanziamenti possono essere organizzazioni di produttori e organizzazioni interprofessionali riconosciute, associazioni, gruppi di produttori organizzati compresi i consorzi di tutela dei prodotti Dop e Igp, cooperative agricole e i loro consorzi, reti di impresa nonché altre aggregazioni come le associazioni temporanee di impresa (Ati) e le associazioni temporanee di scopo (Ats). Sono interessati dal bando tutti i settori, vino compreso.

Tra le attività che possono essere finanziate nell’ambito di campagne ad hoc rientrano la realizzazione di materiale informativo e promozionale, compresi spot televisivi e l’acquisto di spazi pubblicitari e publi-redazionali sulla carta stampata e su internet; l’organizzazione di seminari informativi con eventuali iniziative di degustazione guidata rivolta a consumatori e operatori; infine la partecipazione a fiere ed esposizioni. I progetti saranno inseriti in una graduatoria, con punteggi differenziati in base al numero di prodotti interessati, al grado di rappresentatività dei soggetti beneficiari, ai mercati di destinazione e all’adesione o meno a regimi di qualità di valenza ambientale.

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Indagine InfoJobs Professioni Estive: a maggio e giugno +25% di richieste nei settori Turismo e Ristorazione

Camerieri, cuochi e baristi più cercati di animatori e bagnini
Il cuoco e il barista sono le figure più ricercate in Emilia Romagna
Lombardia, Emilia Romagna e Lazio le regioni con più posizioni aperte (65%)

Milano, 17 luglio 2018 – Anche il 2018 vede il terziario come settore trainante per la stagione estiva, a conferma di un trend positivo che incorona l’Italia ambita meta turistica, con conseguente picco di opportunità occupazionali nei settori Turismo e Ristorazione. Secondo i dati* di InfoJobs, prima piattaforma in Italia per la ricerca di lavoro online, nei mesi di maggio e giugno le posizioni aperte per questo tipo di occupazioni sono infatti cresciute del +25% rispetto ai mesi precedenti.

Tra le professioni più ricercate spiccano le tre figure chiave della ristorazione come camerieri, richiesti principalmente nelle regioni Lazio e Toscana, cuochi in Lombardia ed Emilia-Romagna e baristi in Emilia-Romagna e Veneto, che scavalcano gli animatori turistici e i bagnini, figure più richieste nell’estate 2017.

Il profilo ricercato del cameriere è nel 90% dei casi con poca esperienza ma buona capacità di gestire le relazioni con il cliente, professionalità e manualità; mentre a livello di skills attitudinali sono requisito fondamentale la conoscenza dell’inglese e spesso del tedesco, oltre ad un forte orientamento al risultato, impegno e attitudine al lavoro in team.
Poca esperienza anche nel caso del barista, che però deve dimostrare di avere ottime capacità relazionali e organizzative oltre a essere in grado di gestire gli incassi in autonomia; completano il profilo la conoscenza della lingua inglese, la capacità di lavorare in team e l’essere orientati al risultato.
Maggiore esperienza è invece importante per le aziende alla ricerca di cuochi che devono avere un consolidato background lavorativo dai 2 anni (54% delle offerte di lavoro) fino ai 5 anni (21%), conoscenza delle normative, professionalità, capacità organizzative e buona manualità, oltre ovviamente al senso di responsabilità, orientamento al risultato e attitudine a lavorare in team.

Il 65% delle offerte di lavoro per l’estate 2018 si concentra nelle regioni della Lombardia (37,4%), dell’Emila Romagna (14,2%) e del Lazio (13,3%), seguite da Veneto (10,2%), Toscana (6,9%) e Piemonte (6%). In particolare nel Lazio la crescita di richieste nei mesi di maggio e giugno 2018 è aumentata di ben il 79,8% rispetto ai mesi precedenti, confermando l’importanza turistica della regione. Non sono da meno il Piemonte, dove le offerte sono cresciute del 53,3%, seguito dal Friuli-Venezia Giulia (+47,5%), da Emilia Romagna (+46,5%) e Marche (+46,3%).

*indagine condotta sui mesi di marzo, aprile, maggio e giugno 2018 sulle offerte di lavoro pubblicate su InfoJobs su tutto il territorio nazionale

InfoJobs (www.infojobs.it) è la piattaforma numero 1 in Italia per la ricerca di lavoro online, con oltre 4 milioni di utenti registrati, 2.500 aziende attive e 1.500 nuove offerte ogni giorno in 20 categorie diverse. Dal 2004, InfoJobs si propone di guidare l’evoluzione del tradizionale mercato del lavoro, abilitando in modo rapido e dinamico l’incontro tra aziende e candidati, utilizzando al meglio le potenzialità del digitale per offrire consulenza e soluzioni tailor-made centrate sull’utente.

InfoJobs è una realtà di Schibsted Italy, che opera in Italia anche con le piattaforme Subito e Pagomeno, ed è parte di Schibsted Media Group, la multinazionale norvegese fondata nel 1839 che oggi conta 8.000 dipendenti e opera con successo in 22 Paesi nei mercati editoriale (quotidiani, TV e free press), digital (news e annunci classificati) e mobile (servizi).

Da: Ufficio stampa Burson-Marsteller

Vacanze: UECOOP, +13% spread del pieno benzina con Germania

Supera il 13% lo “spread” del pieno di benzina fra Italia e Germania. E’ quanto emerge da un’analisi dell’Unione europea delle cooperative Uecoop sui prezzi medi dei carburanti alla pompa in relazione all’ultima rilevazione Istat sull’inflazione a giugno che continua a crescere nelle componenti più legate agli acquisti quotidiani delle famiglie fra cui proprio i carburanti e in vista dei prossimi esodi estivi con milioni di turisti in viaggio da nord a sud della Penisola. Se si prende in considerazione il diesel – spiega l’analisi Uecoop – il differenziale con le stazioni di servizio in Germania sfiora il 18%. Su un pieno medio di 55 litri un automobilista italiano paga dai 10 ai 13 euro in più rispetto a un tedesco. I prezzi del pieno al dettaglio – sottolinea Uecoop – possono variare anche di diversi centesimi al litro a seconda che si vada in una pompa servita o self service, che ci si trovi dentro la rete autostradale oppure che si faccia rifornimento in una cosiddetta pompa bianca, ossia fuori dal network delle grandi aziende petrolifere. Nell’Unione europea il record del caro prezzi per la benzina – rileva Uecoop – è dei Paesi Bassi con un valore medio di 1,67 al litro, seguita dalla Grecia con 1,66 e appena sopra l’Italia che segue a ruota con 1,63 euro al litro. L’Italia – conclude Uecoop – è nella top ten della benzina più cara del mondo con pesanti ripercussioni sia sui bilanci delle famiglie che sui costi che le imprese, comprese quelle cooperative, devono affrontare ogni giorno.

Da: UECOOP

Comunicato Regione: Povertà

In Emilia-Romagna il Reddito di solidarietà già erogato a 8mila nuclei familiari (20mila persone). Nei primi 8 mesi, a oltre 520 famiglie in provincia di Ferrara. La vicepresidente Gualmini: “Impegnati ad aiutare chi ha realmente bisogno, sostegno economico e reinserimento sociale e lavorativo per recuperare la propria dignità”

Sui dati da settembre 2017, data di avvio della misura, a maggio 2018 il rapporto di monitoraggio curato dall’Università di Modena e Reggio Emilia: a livello regionale, oltre 21mila richieste, 625 alla settimana, 1.793 nel ferrarese con 1.094 in corso di valutazione da parte dell’Inps. E con l’integrazione col REI nazionale, cambiano le regole e il Reddito di solidarietà cresce

Bologna – Cambia e cresce il Reddito di solidarietà, la misura voluta dalla Regione per contrastare la povertà: e in Emilia-Romagna, a oggi, sono già oltre 8mila i nuclei familiari a cui è stato assegnato il RES, pari a circa 20mila persone. Un contributo economico mensile associato a un programma di attivazione e reinserimento sociale e lavorativo dei beneficiari per il quale la Giunta regionale ha stanziato 33 milioni di euro per il 2018 e 35 per il 2019.

In particolare, nei primi 8 mesi di applicazione, da settembre 2017, nella provincia di Ferrara il RES è stato concesso a 524 nuclei familiari, con altre 1.094 domande in corso di valutazione all’Inps, l’ente chiamato a verificare i requisiti e procedere con la concessione, e 175 domande respinte. Complessivamente, sono state infatti 1.793 le richieste arrivate ai Servizi sociali del territorio.

E il Reddito di solidarietà si allarga: sale l’importo minimo e sarà erogato per più tempo, con una platea di soggetti più ampia. Da giugno sono infatti in vigore nuove regole, necessarie per integrare il RES con il sistema di norme previste a livello nazionale dal Reddito di inclusione (Rei). Il contributo mensile per una persona passa dagli attuali 80 a 110 euro – cifra minima garantita – fino a un massimo di 352 euro per un nucleo composto da 6 persone (l’importo del sussidio si modula secondo la scala di equivalenza Isee, parametro che permette di confrontare situazioni familiari differenti, sulla base del numero di componenti la famiglia stessa). Quanto ai requisiti, potrà essere richiesto con un Isee non superiore a 6 mila euro l’anno, il doppio rispetto ai 3 mila precedenti, e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20.000 euro. Sale inoltre da 12 a 18 mesi la durata del beneficio, trascorsi i quali non potrà essere rinnovato se non dopo sei mesi, e soltanto per un anno.

Infine, è necessaria la residenza in Emilia-Romagna da almeno 24 mesi continuativi.

Il RES non si configura più quindi come alternativo alla misura nazionale, diventa invece una misura integrativa – universalistica e per tutti – che ne rafforza la portata per i soli residenti in regione.

“Il Reddito di solidarietà è ormai una realtà ampiamente diffusa in tutti i Comuni dell’Emilia-Romagna e questo è motivo di grandissimo orgoglio e soddisfazione per noi”: a sottolinearlo la vicepresidente della Regione e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini, oggi in conferenza stampa per presentare il primo monitoraggio sul RES. “Basti pensare che solo un anno fa le persone in povertà estrema non avrebbero avuto niente, mentre ora possono ricevere un aiuto economico, seppure circoscritto, e una proposta di coinvolgimento attivo nella società o nel mercato del lavoro”.

“Pensare che oltre 8mila famiglie nella nostra Emilia-Romagna, cioè oltre 20 mila individui, ricevono il Reddito di solidarietà grazie al quale potranno pagare le utenze o acquistare beni primari- prosegue la vicepresidente- è un risultato importantissimo che segna il carattere di questa amministrazione”.

“Lo sforzo fatto, il lavoro lungo e paziente di collaborazione con i ministeri, con INPS e con i comuni, le ore e ore di formazione agli operatori e la bravura del personale amministrativo a tutti i livelli territoriali ha permesso di arrivare a questa nuova e mai esistita politica pubblica contro la povertà. Se non avessimo iniziato un lavoro complicato e paziente di elaborazione dello strumento, insieme all’Assemblea a inizio mandato- conclude Gualmini- non saremmo arrivati a questi esiti che oggi, al netto dei piccoli ritardi e delle complicazioni inevitabili in percorsi di innovazione così radicali, abbiamo il diritto di celebrare”.

I numeri del RES: tutti i territori attivi contro la povertà

Sono circa 8mila i nuclei familiari che possono contare sul RES. Una analisi precisa sull’attuazione della misura è contenuta nel rapporto di monitoraggio realizzato dall’Università di Modena e Reggio Emilia, sulla base dei dati disponibili nel sistema informativo regionale e ricompresi fra il settembre 2017 e il maggio 2018. In questo periodo, e quindi in poco più di 8 mesi di operatività, le domande inoltrate dai cittadini ai Servizi sociali del proprio Comune di residenza per ricevere il Reddito di solidarietà sono state complessivamente 21.238, 625 alla settimana, su una popolazione residente di 1.997.372 persone. Di queste, le richieste sulle quali l’Inps sta verificando i requisiti richiesti sono oltre 12.700. A maggio scorso, i nuclei familiari già ammessi al contributo erano 6.223, ai quali si aggiungono i 494 che usufruisconodella misura nazionale.Le domande respinte sono state 1.809, con un tasso di rigetto per entrambe le misure del 21%.

A livello territoriale, nella provincia di Bologna sono stati 1.792 i nuclei familiari ad aver già ottenuto il RES, 896 in quella di Modena, poi Reggio Emilia (591), Ravenna (552), Ferrara (524), Parma (598), Rimini (496), Forlì-Cesena (514) e Piacenza (323). Tutti i territori sono dunque attivi e impegnati nel contrasto alla povertà assoluta.

Dai nuclei unipersonali ai woorking poor, a chi va il RES

I nuclei che usufruiscono del RES sono composti da una sola persona nel 44,7% dei casi, senza figli a carico (66,2%). Oltre Il 60% di coloro che richiedono il beneficio regionale ha più di 45 anni, e di questi, più del 33% ne ha dai 56 in su.

A chiedere i contributi previsti dalla misura regionale sono uomini e donne in percentuali simili: rispettivamente 50,6% e 49,4%.

Infine, significativa la presenza in famiglia di almeno un componente che lavora (61,5%), anche se in modo precario o pochissimo pagato. Si tratta dei cosiddetti woorking poor, simbolo del deterioramento della propria funzione protettiva dell’occupazione rispetto al rischio di povertà.

Va anche sottolineato il fatto che per quasi 1.000 beneficiari del RES (957 per la precisione) sono inoltre state attivate misure di inclusione socio lavorativa (orientamento, formazione, tirocini) previste e finanziate dalla Legge regionale 14 del 2015 che mira all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale delle persone in condizione di fragilità. Si è dunque creato un circuito virtuoso tra Reddito di solidarietà e inclusione lavorativa prevista dalla norma regionale, che rafforza il versante attivo del contrasto alla povertà.

Legge, formazione, convenzione Inps e protocolli d’intesa: la costruzione del RES

Per progettare una misura come il RES, ad oggi in mano a oltre 8mila famiglie in Emilia-Romagna, sono serviti diversi passaggi, tutti estremamente importanti: uno studio di fattibilità sulle condizioni socio-economiche dell’Emilia-Romagna corredato dall’elaborazione di stime previsionali sui tassi di povertà; una legge regionale e successive modifiche in parallelo all’evoluzione della normativa nazionale; due Protocolli d’intesa con il Ministero del Lavoro e con il Ministero dell’Economia; una convenzione con INPS per l’erogazione del sussidio; l’elaborazione di un software regionale per l’immissione delle domande; attività di formazione del personale appartenente agli oltre 300 Comuni emiliano-romagnoli.

I dati del monitoraggio sul RES

2018_07-17 Res

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Comunicato Regione: Povertà

In Emilia-Romagna il Reddito di solidarietà già erogato a 8mila nuclei familiari (20mila persone). Nei primi 8 mesi, a oltre 1.700 famiglie in provincia di Bologna. La vicepresidente Gualmini: “Impegnati ad aiutare chi ha realmente bisogno, sostegno economico e reinserimento sociale e lavorativo per recuperare la propria dignità”

Sui dati da settembre 2017, data di avvio della misura, a maggio 2018 il rapporto di monitoraggio curato dall’Università di Modena e Reggio Emilia: a livello regionale, oltre 21mila richieste, 625 alla settimana, 4.765 nel bolognese con 2.603 in corso di valutazione da parte dell’Inps. E con l’integrazione col REI nazionale, cambiano le regole e il Reddito di solidarietà cresce

Bologna – Cambia e cresce il Reddito di solidarietà, la misura voluta dalla Regione per contrastare la povertà: e in Emilia-Romagna, a oggi, sono già oltre 8mila i nuclei familiari a cui è stato assegnato il RES, pari a circa 20mila persone. Un contributo economico mensile associato a un programma di attivazione e reinserimento sociale e lavorativo dei beneficiari per il quale la Giunta regionale ha stanziato 33 milioni di euro per il 2018 e 35 per il 2019.

In particolare, nei primi 8 mesi di applicazione, da settembre 2017, nella provincia di Bologna il RES è stato concesso a 1.729 nuclei familiari, con altre 2.603 domande in corso di valutazione all’Inps, l’ente chiamato a verificare i requisiti e procedere con la concessione, e 433 domande respinte. Complessivamente, sono state infatti 4.765 le richieste arrivate ai Servizi sociali del territorio.

E il Reddito di solidarietà si allarga: sale l’importo minimo e sarà erogato per più tempo, con una platea di soggetti più ampia. Da giugno sono infatti in vigore nuove regole, necessarie per integrare il RES con il sistema di norme previste a livello nazionale dal Reddito di inclusione (Rei). Il contributo mensile per una persona passa dagli attuali 80 a 110 euro – cifra minima garantita – fino a un massimo di 352 euro per un nucleo composto da 6 persone (l’importo del sussidio si modula secondo la scala di equivalenza Isee, parametro che permette di confrontare situazioni familiari differenti, sulla base del numero di componenti la famiglia stessa). Quanto ai requisiti, potrà essere richiesto con un Isee non superiore a 6 mila euro l’anno, il doppio rispetto ai 3 mila precedenti, e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20.000 euro. Sale inoltre da 12 a 18 mesi la durata del beneficio, trascorsi i quali non potrà essere rinnovato se non dopo sei mesi, e soltanto per un anno.

Infine, è necessaria la residenza in Emilia-Romagna da almeno 24 mesi continuativi.

Il RES non si configura più quindi come alternativo alla misura nazionale, diventa invece una misura integrativa – universalistica e per tutti – che ne rafforza la portata per i soli residenti in regione.

“Il Reddito di solidarietà è ormai una realtà ampiamente diffusa in tutti i Comuni dell’Emilia-Romagna e questo è motivo di grandissimo orgoglio e soddisfazione per noi”: a sottolinearlo la vicepresidente della Regione e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini, oggi in conferenza stampa per presentare il primo monitoraggio sul RES. “Basti pensare che solo un anno fa le persone in povertà estrema non avrebbero avuto niente, mentre ora possono ricevere un aiuto economico, seppure circoscritto, e una proposta di coinvolgimento attivo nella società o nel mercato del lavoro”.

“Pensare che oltre 8mila famiglie nella nostra Emilia-Romagna, cioè oltre 20 mila individui, ricevono il Reddito di solidarietà grazie al quale potranno pagare le utenze o acquistare beni primari- prosegue la vicepresidente- è un risultato importantissimo che segna il carattere di questa amministrazione”.

“Lo sforzo fatto, il lavoro lungo e paziente di collaborazione con i ministeri, con INPS e con i comuni, le ore e ore di formazione agli operatori e la bravura del personale amministrativo a tutti i livelli territoriali ha permesso di arrivare a questa nuova e mai esistita politica pubblica contro la povertà. Se non avessimo iniziato un lavoro complicato e paziente di elaborazione dello strumento, insieme all’Assemblea a inizio mandato- conclude Gualmini- non saremmo arrivati a questi esiti che oggi, al netto dei piccoli ritardi e delle complicazioni inevitabili in percorsi di innovazione così radicali, abbiamo il diritto di celebrare”.

I numeri del RES: tutti i territori attivi contro la povertà
Sono circa 8mila i nuclei familiari che possono contare sul RES. Una analisi precisa sull’attuazione della misura è contenuta nel rapporto di monitoraggio realizzato dall’Università di Modena e Reggio Emilia, sulla base dei dati disponibili nel sistema informativo regionale e ricompresi fra il settembre 2017 e il maggio 2018. In questo periodo, e quindi in poco più di 8 mesi di operatività, le domande inoltrate dai cittadini ai Servizi sociali del proprio Comune di residenza per ricevere il Reddito di solidarietà sono state complessivamente 21.238, 625 alla settimana, su una popolazione residente di 1.997.372 persone. Di queste, le richieste sulle quali l’Inps sta verificando i requisiti richiesti sono oltre 12.700. A maggio scorso, i nuclei familiari già ammessi al contributo erano 6.223, ai quali si aggiungono i 494 che usufruisconodella misura nazionale.Le domande respinte sono state 1.809, con un tasso di rigetto per entrambe le misure del 21%.

A livello territoriale, nella provincia di Bologna sono stati 1.792 i nuclei familiari ad aver già ottenuto il RES, 896 in quella di Modena, poi Reggio Emilia (591), Ravenna (552), Ferrara (524), Parma (598), Rimini (496), Forlì-Cesena (514) e Piacenza (323). Tutti i territori sono dunque attivi e impegnati nel contrasto alla povertà assoluta.

Dai nuclei unipersonali ai woorking poor, a chi va il RES
I nuclei che usufruiscono del RES sono composti da una sola persona nel 44,7% dei casi, senza figli a carico (66,2%). Oltre Il 60% di coloro che richiedono il beneficio regionale ha più di 45 anni, e di questi, più del 33% ne ha dai 56 in su. A chiedere i contributi previsti dalla misura regionale sono uomini e donne in percentuali simili: rispettivamente 50,6% e 49,4%.

Infine, significativa la presenza in famiglia di almeno un componente che lavora (61,5%), anche se in modo precario o pochissimo pagato. Si tratta dei cosiddetti woorking poor, simbolo del deterioramento della propria funzione protettiva dell’occupazione rispetto al rischio di povertà.

Va anche sottolineato il fatto che per quasi 1.000 beneficiari del RES (957 per la precisione) sono inoltre state attivate misure di inclusione socio lavorativa (orientamento, formazione, tirocini) previste e finanziate dalla Legge regionale 14 del 2015 che mira all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale delle persone in condizione di fragilità. Si è dunque creato un circuito virtuoso tra Reddito di solidarietà e inclusione lavorativa prevista dalla norma regionale, che rafforza il versante attivo del contrasto alla povertà.

Legge, formazione, convenzione Inps e protocolli d’intesa: la costruzione del RES
Per progettare una misura come il RES, ad oggi in mano a oltre 8mila famiglie in Emilia-Romagna, sono serviti diversi passaggi, tutti estremamente importanti: uno studio di fattibilità sulle condizioni socio-economiche dell’Emilia-Romagna corredato dall’elaborazione di stime previsionali sui tassi di povertà; una legge regionale e successive modifiche in parallelo all’evoluzione della normativa nazionale; due Protocolli d’intesa con il Ministero del Lavoro e con il Ministero dell’Economia; una convenzione con INPS per l’erogazione del sussidio; l’elaborazione di un software regionale per l’immissione delle domande; attività di formazione del personale appartenente agli oltre 300 Comuni emiliano-romagnoli.

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I tempi cambiati

Raccontava mia nonna, vecchia contadina delle Alpi è vera leader di una famiglia frettolosamente definita “patriarcale”, che quando seppe che avrebbe avuto una pensione, che avrebbe ricevuto dei soldi senza per questo lavorare duramente, pensò per prima cosa ad uno scherzo da prete e poi, incassato il primo contributo, si sentì miracolata, la donna più felice del mondo, “na siòra”
Lei di politica non sapeva nulla, ma da donna pragmatica quale era, si sarà certo chiesta se questa fortuna si dovesse ad un intervento dell’Altissimo, alla bontà della Chiesa, al Progresso, all’interessamento di qualche Benefattore sconosciuto, o magari allo Stato. Resta il fatto che per lei, questo fatto della pensione, era, da solo, più che sufficiente per guardare con entusiasmo al futuro, per vederlo bello e per stupirsi positivamente di ogni cosa che per effetto del progresso arrivava ad ampliare i confini del mondo ristretto in cui era vissuta. Mia nonna, vecchia contadina, iniziava, in un luogo allora assolutamente periferico e caratterizzato da un economia di sussistenza, a godere dei frutti dello Stato Sociale sviluppatosi in quella società industriale che nelle città veniva già messa in discussione dai figli di coloro che ne avevano maggiormente beneficiato.
Oggi, non ci stupiamo più per simili cose; abbiamo dimenticato che quel che adesso molti di noi danno per scontato, lo Stato Sociale, il diritto al lavoro, la giusta pensione, i servizi essenziali gratuiti (etc.), rappresenta proprio l’eredità positiva della società industriale e delle lotte che l’hanno accompagnata: un lungo periodo caratterizzato dalla centralità del lavoro, dalla crescita economica e dall’aumento esponenziale del consumo e dall’aumento irresistibile del cosiddetto benessere; un sistema che nella sua avanzata inarrestabile ha anche distrutto culture, tradizioni, comunità, istituzioni secolari (ricordiamo le profetiche e feroci critiche di di P.P. Pasolini alla società dei consumi); un sistema che, a livello globale, ha imposto il modello capitalista occidentale con i suoi miti, le sue narrazioni, le sue istituzioni e la sua cultura (sempre più fortemente americanizzata).
Oggi quel tipo di società industriale non esiste più, ma non sono affatto caduti alcuni dei principi che ne avevano accompagnato lo sviluppo nel secolo scorso: sfruttamento senza limiti delle risorse naturali, crescita infinita misurata dal Pil, consumismo inteso come via per la felicità, ruolo centrale della tecno-scienza, efficientismo, automazione ed industrializzazione di ogni settore economico. Ciò che sembra andato perso definitivamente è invece l’idea della redistribuzione della ricchezza, dell’equità, della dignità del lavoro, che pure, almeno in Europa, avevano accompagnato quel periodo.
Non a caso viviamo oggi in un mondo caratterizzato dal dominio crescente della finanza anche a scapito dell’economia reale, le cui regole di funzionamento interno stanno spingendo – da decenni – verso l’espropriazione e la riallocazione della ricchezza che, dalle classi lavoratrici e dal ceto medio produttivo, si sposta implacabilmente verso l’alto, verso le élite. In questo mondo dove si insegna che lo scopo delle aziende è massimizzare il profitto degli azionisti, dove si lanciano senza ritegno guerre per esportare la democrazia, dove le opinioni ben confezionate valgono molto di più dei fatti conclamati, dove la parola e l’immagine virtualizzata ha preso il posto della realtà esperita con i sensi, il cittadino è diventato mero consumatore. In questo mondo la politica (che a questo stato di cose ha aperto la strada) ha finito col diventare il servo docile dei potentati economico-finanziari.
La mega macchina globale del marketing è diventata essa stessa cultura e – piaccia o meno – propone ed inculca valori, crea aspettative, riproduce instancabilmente il bisogno perché deve creare sempre nuovi desideri, produrre sempre nuovi consumatori su scala planetaria; essa, paradossalmente, omologa tutto facendo sembrare tutto differente. In questo nuovo ambiente sociale tutto è concesso purché non metta in discussione le regole di funzionamento del sistema economico-finanziario dominante fondato sull’indiscutibile assioma del libero mercato: la politica che ha abbandonato da tempo il campo dei diritti sociali diventa bio-politica o recita la retorica completamente vuota dei grandi ideali universali e dei nobili valori evocati alla bisogna.
Ma la realtà dei fatti – anche solo restando in Italia – è ben diversa come dovrebbero sapere per esperienza diretta i 5 milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà (dati Istat), i milioni che non hanno più un lavoro tutelato e che stentano ad arrivare alla fine del mese, le migliaia di piccole imprese strangolate da una tassazione implacabile, le decine di migliaia di cittadini che vivono nella paura in quartieri completamente degradati, le centinaia di migliaia di persone attirate sulle coste italiana dalla speranza di una vita all’occidentale e poi abbandonate a loro stesse. Tutti effetti ben visibili di un cambiamento di cui non si capiscono i fini e i destini, che troppo spesso viene ancora letto ed interpretato con le categorie sociali e soggettive ormai obsolete maturate nella vecchia società industriale.
Non stupiscono in questo ambiente nuovo, dominato da troppa informazione, né le irresponsabili fughe in avanti né il tentativo improbabile di tornare al passato; non stupiscono il profondo senso di insicurezza, lo straniamento, i timori e le paure che caratterizzano il vissuto di molte persone che non riescono a diventare protagoniste del loro destino e che non si sentono più parte di un destino comune; non stupisce la frattura profonda che si è venuta a creare tra il mondo dei fatti concreti e il mondo dei discorsi che, più che rappresentare e discutere i primi, li costruisce in funzione degli interessi dominanti del momento.
Ora più che mai, per non restare in balia di forze ignote o ritirarsi irosamente nella propria zona di confort, per tornare a sentirsi (cittadini) protagonisti che vivono una dimensione di autenticità, serve una comprensione migliore di quel che succede a livello globale senza mai dimenticare le dimensione locale; bisogna fare uno sforzo per abbandonare categorie obsolete che portano a giudicare e condannare a priori ogni pensiero non allineato e bisogna fare uno sforzo ancora più grande per forgiare nuovi concetti e ipotizzare nuove teorie. Bisogna superare il pensiero politicamente corretto, il buonismo d’accatto, l’emotivismo dominante; serve fare un grande sforzo per recuperare rapporti più sani con chi ci vive vicino e a diretto contatto, in modo da unire le grandi dichiarazioni ideali con la pratica quotidiana; bisogna riconoscere e mettere in discussione i miti e i riti omologanti che ci sono imposti; urge ripensare il concetto di lavoro su cui si fonda la nostra Costituzione e mettere in gioco l’impegno personale che porta ad inventare pratiche di innovazione sociale ed azioni generative anche al di fuori del circuito economico-finanziario.
Se il lavoro non è più quella dimensione capace di creare relazionalità, senso ed inclusione sociale (oltre che reddito) bisogna inventare qualcos’altro; e se il lavoro manca, tenuto conto che la produzione di beni e servizi continua comunque ad aumentare, bisogna inventare nuove soluzioni per ridistribuire la ricchezza prodotta e garantire un minimo di equità.
Oggi più che mai servono un pensiero e una pratica politica capaci di liberare talenti e risorse (non di umiliarle), e servono invenzioni istituzionali paragonabili a quelle – enormi – della pensione e dello stato sociale che tanto positivamente stupivano mia nonna.
Ma per farlo bisogna avere il coraggio di inventare il futuro; l’alternativa è di subire supinamente, di ritirarsi nella propria bolla, con il rischio di trovarci, tra qualche anno, in un futuro pessimo del quale già si intravvedono i contorni.

Comunicato Regione: Povertà

In Emilia-Romagna il Reddito di solidarietà già erogato a 8mila nuclei familiari, circa 20mila persone. La vicepresidente Gualmini: “Impegnati ad aiutare chi ha realmente bisogno, sostegno economico e reinserimento sociale e lavorativo per recuperare la propria dignità”

Sui dati da settembre 2017, data di avvio della misura, a maggio 2018 il rapporto di monitoraggio curato dall’Università di Modena e Reggio Emilia: in poco più di 8 mesi, oltre 21mila richieste, 625 alla settimana, RES concesso a 6.223 nuclei, 12.700 domande al vaglio dell’Inps e 1.809 quelle respinte. L’andamento nei territori. E con l’integrazione col REI nazionale, cambiano le regole e il Reddito di solidarietà cresce

Bologna – Cambia e cresce il Reddito di solidarietà, la misura voluta dalla Regione per contrastare la povertà: e in Emilia-Romagna, a oggi, sono già oltre 8mila i nuclei familiari a cui è stato assegnato il RES, pari a circa 20mila persone. Un contributo economico mensile associato a un programma di attivazione e reinserimento sociale e lavorativo dei beneficiari per il quale la Giunta regionale ha stanziato 33 milioni di euro per il 2018 e 35 per il 2019.

E il Reddito di solidarietà si allarga: sale l’importo minimo e sarà erogato per più tempo, con una platea di soggetti più ampia. Da giugno sono infatti in vigore nuove regole, necessarie per integrare il RES con il sistema di norme previste a livello nazionale dal Reddito di inclusione (Rei). Il contributo mensile per una persona passa dagli attuali 80 a 110 euro – cifra minima garantita – fino a un massimo di 352 euro per un nucleo composto da 6 persone (l’importo del sussidio si modula secondo la scala di equivalenza Isee, parametro che permette di confrontare situazioni familiari differenti, sulla base del numero di componenti la famiglia stessa). Quanto ai requisiti, potrà essere richiesto con un Isee non superiore a 6 mila euro l’anno, il doppio rispetto ai 3 mila precedenti, e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20.000 euro. Sale inoltre da 12 a 18 mesi la durata del beneficio, trascorsi i quali non potrà essere rinnovato se non dopo sei mesi, e soltanto per un anno.

Infine, è necessaria la residenza in Emilia-Romagna da almeno 24 mesi continuativi.

Il RES non si configura più quindi come alternativo alla misura nazionale, diventa invece una misura integrativa – universalistica e per tutti – che ne rafforza la portata per i soli residenti in regione.

“Il Reddito di solidarietà è ormai una realtà ampiamente diffusa in tutti i Comuni dell’Emilia-Romagna e questo è motivo di grandissimo orgoglio e soddisfazione per noi”: a sottolinearlo la vicepresidente della Regione e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini, oggi in conferenza stampa per presentare il primo monitoraggio sul RES. “Basti pensare che solo un anno fa le persone in povertà estrema non avrebbero avuto niente, mentre ora possono ricevere un aiuto economico, seppure circoscritto, e una proposta di coinvolgimento attivo nella società o nel mercato del lavoro”.

“Pensare che oltre 8mila famiglie nella nostra Emilia-Romagna, cioè oltre 20 mila individui, ricevono il Reddito di solidarietà grazie al quale potranno pagare le utenze o acquistare beni primari- prosegue la vicepresidente- è un risultato importantissimo che segna il carattere di questa amministrazione”.

“Lo sforzo fatto, il lavoro lungo e paziente di collaborazione con i ministeri, con INPS e con i comuni, le ore e ore di formazione agli operatori e la bravura del personale amministrativo a tutti i livelli territoriali ha permesso di arrivare a questa nuova e mai esistita politica pubblica contro la povertà. Se non avessimo iniziato un lavoro complicato e paziente di elaborazione dello strumento, insieme all’Assemblea a inizio mandato- conclude Gualmini- non saremmo arrivati a questi esiti che oggi, al netto dei piccoli ritardi e delle complicazioni inevitabili in percorsi di innovazione così radicali, abbiamo il diritto di celebrare”.

I numeri del RES: tutti i territori attivi contro la povertà

Sono circa 8mila i nuclei familiari che possono contare sul RES. Una analisi precisa sull’attuazione della misura è contenuta nel rapporto di monitoraggio realizzato dall’Università di Modena e Reggio Emilia, sulla base dei dati disponibili nel sistema informativo regionale e ricompresi fra il settembre 2017 e il maggio 2018. In questo periodo, e quindi in poco più di 8 mesi di operatività, le domande inoltrate dai cittadini ai Servizi sociali del proprio Comune di residenza per ricevere il Reddito di solidarietà sono state complessivamente 21.238, 625 alla settimana, su una popolazione residente di 1.997.372 nuclei familiari. Di queste, le richieste sulle quali l’Inps sta verificando i requisiti richiesti sono oltre 12.700. A maggio scorso, i nuclei familiari già ammessi al contributo erano 6.223, ai quali si aggiungono i 494 che usufruisconodella misura nazionale.Le domande respinte sono state 1.809, con un tasso di rigetto per entrambe le misure del 21%.

A livello territoriale, nella provincia di Bologna sono stati 1.792 i nuclei familiari ad aver già ottenuto il RES, 896 in quella di Modena, poi Reggio Emilia (591), Ravenna (552), Ferrara (524), Parma (598), Rimini (496), Forlì-Cesena (514) e Piacenza (323). Tutti i territori sono dunque attivi e impegnati nel contrasto alla povertà assoluta.

Dai nuclei unipersonali ai woorking poor, a chi va il RES
I nuclei che usufruiscono del RES sono composti da una sola persona nel 44,7% dei casi, senza figli a carico (66,2%). Oltre Il 60% di coloro che richiedono il beneficio regionale ha più di 45 anni, e di questi, più del 33% ne ha dai 56 in su.
A chiedere i contributi previsti dalla misura regionale sono uomini e donne in percentuali simili: rispettivamente 50,6% e 49,4%.

Infine, significativa la presenza in famiglia di almeno un componente che lavora (61,5%), anche se in modo precario o pochissimo pagato. Si tratta dei cosiddetti woorking poor, simbolo del deterioramento della propria funzione protettiva dell’occupazione rispetto al rischio di povertà.

Va anche sottolineato il fatto che per quasi 1.000 beneficiari del RES (957 per la precisione) sono inoltre state attivate misure di inclusione socio lavorativa (orientamento, formazione, tirocini) previste e finanziate dalla Legge regionale 14 del 2015 che mira all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale delle persone in condizione di fragilità. Si è dunque creato un circuito virtuoso tra Reddito di solidarietà e inclusione lavorativa prevista dalla norma regionale, che rafforza il versante attivo del contrasto alla povertà.

Legge, formazione, convenzione Inps e protocolli d’intesa: la costruzione del RES
Per progettare una misura come il RES, ad oggi in mano a oltre 8mila famiglie in Emilia-Romagna, sono serviti diversi passaggi, tutti estremamente importanti: uno studio di fattibilità sulle condizioni socio-economiche dell’Emilia-Romagna corredato dall’elaborazione di stime previsionali sui tassi di povertà; una legge regionale e successive modifiche in parallelo all’evoluzione della normativa nazionale; due Protocolli d’intesa con il Ministero del Lavoro e con il Ministero dell’Economia; una convenzione con INPS per l’erogazione del sussidio; l’elaborazione di un software regionale per l’immissione delle domande; attività di formazione del personale appartenente agli oltre 300 Comuni emiliano-romagnoli.

I dati del monitoraggio sul RES

2018_07-17 Res

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Ascom Confcommercio: Urgente il ripristino totale della Superstrada Ferrara Mare

E’ un appello fermo e determinato quello che il presidente di Ascom Comacchio nonché coordinatore della cabina di regia di Destinazione Turistica Romagna lancia alle Istituzioni ed ad Anas: “I nostri Lidi stanno vivendo un luglio infernale per la viabilità e cantieri ovunque. Ora addirittura la strada Romea è bloccata per il rifacimento del manto dopo il lido di Spina e si procede a senso unico alternato ma le code si prolungano almeno fino agli Scacchi. L’unica magrissima consolazione – prosegue un Vitali preoccupato – è che il sabato e la sabato e domenica almeno i cantieri vengono rimossi”.
Come dire che piove…sul bagnato se si pensa come continua il presidente Vitali che “La Superstrada invece continua il suo autentico calvario con varie restrizioni e con uscita obbligatoria a Comacchio (in direzione Ferrara) per via dei cantieri ben noti. La stagione balneare che si presenta alle porte mostra già segni di incertezza ed ora questa situazione sulle infrastrutture viarie sta danneggiando in modo radicale e pesante il turismo, vanificando tutti gli sforzi degli operatori che ogni giorno si ingegnano con iniziative ed eventi per valorizzare il nostro territorio costiero ed il Delta”.
Interviene anche il direttore generale di Ascom Ferrara Davide Urban: “E’ una questione purtroppo annosa. Gli interventi devono essere programmati con un logica ben diversa da quella attuale che sta solo creando forti disagi a turisti quanto ai residenti ed inoltre devono studiati per non interferire in nessuno modo con la stagione turistica. La Superstrada è un arteria strategica e di fatto l’unica via di collegamento al mare”.
” I lavori – riprende Vitali – devono essere ultimati con urgenza, anche con cantieri notturni, e chiediamo che la Superstrada almeno il sabato e domenica sia percorribile per intero in entrambi i sensi di marcia e senza restrizioni: il turismo non può attendere un giorno in più e migliaia di operatori del comparto balneare e commerciale, le loro famiglie ed i loro collaboratori aspettano una risposta tempestiva e definitiva da Anas e dalle Istituzioni” conclude Vitali

Ufficio Stampa – Ascom Ferrara

Crescono le aziende giovani in campagna, premio innovazione a tre aziende ferraresi

Lunedi scorso, 16 luglio, a Noceto di Parma sono state premiate tre aziende giovanili ed innovative di Ferrara. Innovazione, sostenibilità, filiera corta alla base di scelte e progetti non solo economici ma anche di vita.

Crescita record di aziende giovani nell’agricoltura, silvicoltura e pesca dell’Emilia Romagna. Nel primo trimestre 2018 hanno raggiunto il numero di 2.199 imprese con un aumento del 4,8% rispetto al primo trimestre dell’anno scorso, raddoppiando perfino la crescita del 2,3% fatta registrare in tutto il 2017. È quanto emerge dalla analisi di Coldiretti Emilia Romagna sui dati del registro delle imprese di Unioncamere e diffusa in occasione del premio per l’innovazione di Coldiretti Giovani Impresa Emilia Romagna, che ha selezionato tra centinaia di aziende le esperienze imprenditoriali più innovative del 2018, dall’allevamento di animali da lana anallergica alle feste nei campi di canapa, dagli orti coltivati via internet alla bava di lumache per produrre creme per la salute e la cura del corpo, dal food truck per cucinare il pesce in diretta nelle piazze di paese alle erbe infestanti per lenire artriti e artrosi.
Nel primo trimestre di quest’anno– rileva Coldiretti regionale – le imprese under 35 totali in Emilia Romagna sono risultate 27.681, con un calo di 1.125 aziende (–3,9%) rispetto allo stesso periodo del 2017. I cali maggiori si sono avuti nel settore delle costruzioni (–681 unità, –11,1%) dei servizi (–473 imprese, –2,6%) e dell’industria (–72 unità, –3,4%). In controtendenza rispetto all’andamento prevalente sono cresciute solo le imprese giovani dell’agricoltura, silvicoltura e pesca con 101 imprese in più (+4,8%), a conferma dell’attrazione che le opportunità offerte dal settore esercitano sui giovani. L’apertura di aziende – specifica Coldiretti Emilia Romagna – riguarda l’agricoltura e la silvicoltura (+74 imprese, +4,4%), ma anche la pesca e l’acquacoltura (+32 imprese, +9,1%).
Tra chi fa dell’agricoltura una scelta di vita scommettendo sulla campagna con passione e professionalità – informa Coldiretti Emilia Romagna – la metà è laureata e mediamente i giovani possiedono una superficie agricola superiore del 54% e un fatturato più elevato del 75% rispetto alla media con il 50% in più di occupati per azienda. A caratterizzare le imprese giovanili del settore – ribadisce Coldiretti regionale – è anche il fatto che a quasi 20 anni dall’approvazione della legge che ha rivoluzionato le campagne, la 228 del 2001 (conosciuta come legge di Orientamento) fortemente sostenuta da Coldiretti, i giovani hanno interpretato in chiave innovativa le opportunità offerte dal mondo rurale, avviando attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dall’adottare un albero o un animale all’agricoltura sociale, dalla cura di parchi e giardini ai prodotti per il benessere e la cura della persona.
“Abbiamo messo a disposizione dei giovani la grande esperienza di Coldiretti – ha detto il responsabile regionale di Coldiretti Giovani Impresa, Andrea degli Esposti – per sostenere chi è interessato a impegnare il proprio futuro in agricoltura e cogliere tutte le opportunità che la legge di Orientamento offre alle aziende agricole per l’accesso ai finanziamenti e consentire di superare le tante difficoltà burocratiche nell’avviare una propria impresa”.
“I numeri in costante crescita dei nuovi ingressi ci dicono che l’interesse dei giovani verso la scelta imprenditoriale in agricoltura è un fatto quasi epocale e non certo occasionale – ha detto il direttore di Coldiretti Emilia Romagna, Marco Allaria Olivieri – per questo occorrono politiche da parte delle istituzioni, in primis della Regione, che possano sostenere queste scelte e consolidare le aziende giovani e innovative che costituiranno il futuro produttivo ed ambientale del nostro territorio”:

Alle aziende innovative è dedicato il premio per l’innovazione promosso da Coldiretti i cui vincitori finali sono stati premiati presso l’azienda Bertinelli a Noceto (PR). Il premio “Creatività” è andato a Gloria Merli di Marano di Ziano (Piacenza) che ha portato dalle Ande all’Appennino piacentino l’alpaca, un camelide che produce lana anallergica, perché priva di lanolina, dai cui produce guanti, cuffie e maglioni sfruttando i 22 colori naturali di questa lana. A Mosé Padoan di Comacchio (Ferrara) è stato assegnato il premio “Campagna Amica” perché vende direttamente vongole, anguille e pesce azzurro, girando per città e paesi con il suo food truck che gli consente di cucinare sul momento il pesce freschissimo pescato nella notte. Sabrina e Massimiliano Zanelli sono stati premiati per la “Sostenibilità” del loro bosco officinale, dove coltivano ai margini dell’antico Bosco della Mesola di Ferrara piante normalmente ritenute infestanti, che, grazie ad una sapiente distillazione, diventano creme cosmetiche per neonati, sciroppi per il benessere della persona, confetture, il tutto senza chimica, ma solo con il pieno di natura. Il premio “Impresa3.terra” è andato a Sebastiano Tundo di Argenta (Ferrara), ingegnere, figlio di un ingegnere e un medico, tipico esempio di una new entry in campagna che ha scelto la Quinoa, pianta originaria dell’America Latina, parente di spinaci e barbabietola, ricca di proteine vegetali, fibra, antiossidanti e soprattutto gluten free per entrare nel mercato dei superfood, cibi orientati al benessere, sempre più richiesti dai consumatori. Con i suoi asini co-terapeuti a fianco di dottori e infermieri, Gioele Chiari di San Giorgio di Piano (Bologna) ha conquistato il premio “Noi per il sociale”; nella sua azienda intervengono operatori sanitari, educatori, psicologi che utilizzano gli asini e altri animali a sostegno di terapie verso malati psichiatrici e della sfera emozionale. Realizzare orti con dimensioni e prodotti che i clienti scelgono su internet è la geniale trovata di Emanuele Rubinetti di Cesena che si è aggiudicato il premio “Fare Rete”. Attraverso il sito internet “Ortiamo”, Emanuele dà ai clienti la possibilità di realizzare un orto che possono coltivare insieme o farselo coltivare interamente dal titolare, ottenendo in cambio i prodotti coltivati con la sicurezza di consumare alimenti freschi, di stagione e sicuri.
Le sei categorie del premio non sono bastate per riconoscere la fantasia e la capacità di innovazione dei giovani perciò sono state assegnate anche cinque menzioni speciali. La menzione “Innovazione di prodotto” è andata Luca Ricci di Faenza (Ravenna) per l’allevamento di chiocciole da cui ricava oltre ai prodotti gastronomici anche creme cosmetiche e sciroppi pediatrici con metodi soft che non stressano le lumache. Sara Ramazzotti di Neviano degli Arduini (Parma) con la produzione di gelato e yogurt ottenuto dal latte destinato alla produzione di Parmigiano Reggiano ha ottenuto la menzione speciale “Qualità”. Menzione speciale “Ambiente” per Pietro Campani e Paolo Berretti di Montefiorino (Modena) che pensano in grande sul lungo periodo ed hanno in progetto di piantare 300 mila piante micorrizate per la prodizione di tartufi. Recuperando la Spergola, antico vitigno delle colline reggiane amato da Matilde di Canossa, la Compagnia della Spergola di Reggio Emilia si è aggiudicata la menzione “Valorizzazione economica” per aver riunito cantine ed enti pubblici per la promozione economica, ambientale e turistica del prodotto. Alle cene nel campo di canapa di Marco Bianchi di Coriano (Rimini) è andata la menzione speciale “Marketing”.

Ferrara e i dati dell’Osservatorio nazionale Cna sulla tassazione locale

I dati dell’Osservatorio nazionale della Cna sulla tassazione delle Pmi nel 2018, “Comune che vai fisco che trovi”. Ferrara sostanzialmente stabile (con un lieve rialzo), ma altri Comuni hanno fatto meglio. Il Tax free day si conferma il 5 agosto
Ferrara al 50° posto nella classifica nazionale con il 59,8%
Il presidente Cna Bellotti: fisco iniquo è ora di cambiare

Ferrara – Se non interverranno correttivi, la pressione fiscale media sulle piccole imprese quest’anno salirà ancora, passando dal 61,2% del 2017 al 61,4%: un segno “più” che non può certo favorire lo sforzo di rilancio delle piccole e medie imprese, ossatura portante del sistema produttivo italiano. Per altro, il dato di sintesi non fotografa le profonde differenze nella tassazione locale sul territorio nazionale, oscillando tra i due estremi della virtuosa Gorizia al 53,8% e la maglia nera di Reggio Calabria al 73,4%. Una pressione fiscale media sulla piccola impresa tipo ascrivibile all’aumento programmato della contribuzione previdenziale dell’imprenditore, che produce un ampliamento del divario tra la pressione fiscale che grava sulle piccole imprese (il 61,2% nel 2017), rispetto al 42,4% di media nazionale sulla totalità dei contribuenti: un’ingiustizia che vale ben 18,8 punti percentuali.
Sono questi i dati salienti del Rapporto 2018 dell’Osservatorio Cna “Comune che vai, fisco che trovi” sulla tassazione delle piccole imprese in Italia, che analizza il peso del fisco sul reddito delle piccole imprese in 137 comuni del nostro Paese, compresi tutti i capoluoghi di provincia.

• Prendendo in esame la situazione di Ferrara, l’incidenza del prelievo fiscale complessivo sulle piccole imprese aumenta leggermente, passando dal 59,5% del 2017 al 59,8% 2018, al 50° posto della classifica nazionale dei 137 Comuni. Confermata, inoltre, la data del 5 agosto come Tax free day: giorno in cui, finalmente, le imprese potranno lavorare per se stesse, dopo avere assolto per intero alla pesante mole di obblighi fiscali e contributivi che grava su di loro.
“Un quadro – sottolinea il presidente provinciale della Cna, Davide Bellotti – che, mentre testimonia un certo impegno volto ad evitare un ulteriore appesantimento della già considerevole pressione fiscale sulle imprese ferraresi, evidenzia come ancora rimanga intatto nella sua interezza il macigno che ne impedisce lo sforzo di ripresa. La classifica dei Comuni esaminati dall’Osservatorio nazionale Cna sulla tassazione dimostra, comunque, che fare di più è realmente possibile. Analizzando la classifica nazionale non si può non riscontrare che Comuni a noi vicini, tra l’altro nell’ambito della nostra stessa regione, applicano una pressione fiscale meno onerosa sulle piccole e medie imprese locali: come Imola al 54,9%, Faenza con il 56,4%, Reggio Emilia 57,9%”.
In generale, il dato di fondo è che l’incidenza del fisco sulle pmi è ancora troppo elevata, da qualunque punto di vista lo si voglia analizzare. “E’ arrivato il momento di intervenire su un sistema fiscale evidentemente squilibrato – conclude Bellotti – che non tiene conto, tra l’altro, delle profonde trasformazioni dei mercati e delle esigenze competitive delle imprese. La Cna ha avanzato da tempo proposte che possono realmente contribuire a un fisco più equo e sostenibile per le piccole imprese. Ad esempio, con l’introduzione in modo progressivo e credibile della Flat tax secondo un piano che, sulla base delle risorse rese disponibili attraverso il recupero dell’evasione e la riduzione della spesa pubblica, preveda la riduzione delle aliquote Irpef a partire da quelle più basse del 23% e del 27% ed elimini la discriminazione attuale operata dalle detrazioni da lavoro delle piccole imprese personali. Inoltre, occorre rendere l’Imu pagata sugli immobili strumentali delle imprese completamente deducibile dal reddito d’impresa, prevedere il riporto delle perdite per le imprese che adottano il regime semplificato di determinazione del reddito secondo i criteri di cassa, già con riferimento alle perdite generate nel 2017. Infine, è necessario estendere il regime forfetario. o a tutte le imprese individuali e professionisti con ricavi inferiori a 100.000 euro è sicuramente la via giusta. Anche a livello locale, si può intervenire attivamente sulla leva fiscale: confermiamo, in questo senso, la nostra disponibilità ad un confronto di merito con tutte le amministrazioni locali.”

• L’Osservatorio Cna “Comune che vai, fisco che trovi” calcola il total tax rate (Ttr), vale a dire l’ammontare di tutte le imposte e di tutti i contributi sociali obbligatori che gravano sulle imprese espresso in percentuale sui redditi, basando la sua analisi sull’impresa tipo italiana, con un laboratorio e un negozio, ricavi per 431mila euro, un impiegato e quattro operai di personale, 50mila euro di reddito.

CNA Ferrara

Boldrini e Calvano: “Inconcepibile privare Goro della motovedetta. Si faccia chiarezza”

Da Goro alla Libia, questo il destino per la motovedetta di Goro che il governo Lega-5S avrebbe deciso di distogliere dalla dotazione della Capitaneria di Porto, e destinare al rafforzamento dei controlli in mare da parte della guardia costiera del paese nord africano. Il consigliere regionale Paolo Calvano insieme alla senatrice Paola Boldrini ritengono impensabile privare la comunità di un’imbarcazione strategica per la lotta al bracconaggio.

«È inconcepibile vedere come si scelga di togliere un’imbarcazione strategica per la lotta al bracconaggio, utilizzata proprio per vigilare in Sacca contro i predoni di vongole, e per garantire la sicurezza della nostra costa – commenta Calvano –. Mi impegnerò insieme alla senatrice Paola Boldrini affinché la voce dei cittadini di Goro arrivi a chi si prende la responsabilità di “sottrarre” uno strumento prezioso per la lotta alla pesca di frodo ad una comunità costituita da circa 1.200 pescatori, ai quali si sommano i diportisti, per il controllo della quale resterebbe a disposizione solo un’imbarcazione».

Proprio sulla questione interverrà domani (mercoledì), in Commissione Affari Esteri, dove inizierà la discussione del provvedimento, la senatrice Pd, Paola Boldrini, che promette battaglia ed esige di sapere «se sono state verificate le conseguenze della sottrazione della motovedetta. E se vi è la garanzia di una sostituzione del mezzo. Lasciare sguarnita la Capitaneria di Porto – sottolinea la senatrice – sarebbe infatti un errore gravissimo, sia per la sicurezza delle acque sia, di conseguenza, per il lavoro dei pescatori, visto che la motovedetta controlla un territorio molto vasto, di grande importanza ambientale ed economica, con circa 1300 natanti registrati». La chiosa: «Sulla questione va fatta la massima chiarezza, non sono temi sui quali può esistere il minimo margine di approssimazione».

Ufficio Stampa Gruppo Partito Democratico – Assemblea Legislativa Emilia-Romagna

Comunicato Regione: Ambiente

L’Emilia-Romagna si mobilita a difesa di boschi e foreste: dalla Regione 2,4 milioni di euro per il recupero di aree danneggiate da incendi, malattie del verde e calamità naturali

Le assessore Caselli (Agricoltura) e Gazzolo (Ambiente): “I boschi sono una risorsa per tutta la comunità e per lo sviluppo sostenibile, un elemento su cui puntare contro lo spopolamento dell’Appennino per accrescere la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici”. Il bando è rivolto a Enti pubblici e Consorzi forestali e mette a disposizione le risorse del Programma di sviluppo rurale 2014-2020. Le domande fino al 31 ottobre 2018

Bologna – Boschi e foreste, un patrimonio da tutelare nell’intero territorio: la Regione Emilia-Romagna mette a disposizione 2,4 milioni di euro per interventi di recupero, sviluppo e conservazione delle aree forestali in una regione tra le più verdi che vanta oltre 600 mila ettari di superficie boschiva. La Giunta regionale ha approvato un nuovo bando, attivato dal Programma di sviluppo rurale 2014-2020, che sostiene progetti che mirano a ricostituire boschi e foreste danneggiati da incendi, malattie del verde o dal maltempo.
Il bando è rivolto a Enti pubblici (Unioni di Comuni, Comuni, Enti di gestione per i parchi e la biodiversità) e Consorzi forestali che potranno presentare le domande di finanziamento al 100%, fino al 31 ottobre prossimo per beneficiare di fondi compresi tra 50 e 150 mila euro.

“E’ un’ulteriore e importante opportunità per la tutela del territorio: con questo bando sale a circa 15,5 milioni di euro il totale delle risorse finora messe a disposizione con il Piano di sviluppo rurale per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio forestale- affermano le assessore regionali all’Agricoltura, Simona Caselli, e all’Ambiente, Paola Gazzolo-. I fondi serviranno per riparare i danni derivanti da calamità naturali, ma anche dai roghi che hanno colpito anche aree della nostra regione: rappresentano un elemento fondamentale per dare attuazione agli interventi di prevenzione e bonifica previsti dal Piano contro gli incendi boschivi approvato nel 2017 dalla Giunta regionale. I boschi- proseguono Caselli e Gazzolo- rappresentano una risorsa per tutta la comunità e per lo sviluppo sostenibile, un elemento su cui puntare contro lo spopolamento dell’Appennino per accrescere la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici e incentivare la presenza delle specie animali e vegetali autoctone”.

La prima annualità, bandita nel 2016, ha già finanziato 45 progetti nel territorio regionale, con altri cinque in corso di riassegnazione per effetto dello scorrimento della graduatoria. Con questa seconda si completa l’operazione 8.3.01 del Programma di sviluppo rurale 2014-2020.

Tra gli interventi ammessi: le rimozioni di biomassa secca nei boschi di conifere, le conversioni in alberi cedui ad alto fusto, la realizzazione o l’adeguamento di strutture e viabilità con finalità antincendio. Importanti anche i lavori per la riduzione del rischio idrogeologico e il miglioramento della funzionalità del reticolo idrografico minore, con particolare attenzione alle tecniche di ingegneria naturalistica, e gli interventi nei boschi per la prevenzione e il contenimento degli effetti dannosi provocati da cambiamenti climatici, fitopatie e insetti./OC

Il bando è pubblicato sul sito Psr , mentre le domande devono essere presentate entro il prossimo 31 ottobre sul sistema informativo di Agrea (Siag), all’indirizzo agreagestione.regione.emilia-romagna.it/siag/login.action

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Negli uffici postali del Ferrarese una campagna per gestire al meglio i propri risparmi per un futuro più sereno

Ferrara, 17 luglio 2018 – In tutti gli uffici postali della provincia di Ferrara è in corso una campagna mirata alla gestione del risparmio secondo le proprie esigenze, anche quando cambiano nel corso del tempo. “Postefuturo Per te” è il prodotto ideale per amministrare i propri risparmi per un futuro più sereno, grazie alle sue particolari e innovative caratteristiche: flessibilità nei versamenti (premio unico o ricorrente con possibilità di versamenti aggiuntivi), rivalutazione del capitale investito con la possibilità di godere degli interessi maturati dal contratto fin dal primo anno attivando l’opzione cedola, garanzia del capitale assicurato con la liquidazione di un importo almeno pari ai premi versati in caso di decesso dell’assicurato o pari ai premi investiti in caso di riscatto.
“Postefuturo Per te” consente di modificare in qualsiasi momento i beneficiari dell’investimento; come per tutti i contratti assicurativi, il capitale assicurato è impignorabile e non può essere sequestrato.
Con questo nuovo prodotto, la compagnia assicurativa Poste Vita conferma e rafforza gli elementi chiave del percorso strategico che ha consentito di costruire nel tempo un solido rapporto di fiducia con la propria clientela, conquistando una posizione di leadership nel mercato italiano.

Da: Posteitaliane Corporate affairs

Strappato con una telefonata: mamma e bimbo riuniti

Miraglia: Il Tribunale ha cambiato rotta e stabilito quello che chiedevamo da mesi, riunire madre e figlio. CCDU: Soddisfazione per la soluzione e per l’attenzione della politica a questi temi

Ferrara. L’avvocato Francesco Miraglia ha diffuso oggi un comunicato in cui riferisce che “la mamma di Ferrara, che da novembre lotta per riavere con sé il proprio bimbo di tre anni, allontanato da lei senza un valido motivo e affidato a una coppia, si è riunita al suo figliolo. Mamma e bambino sono entrati in una comunità – dove la donna è sempre stata ben disposta ad andare – per seguire un percorso insieme. Primo passo sulla via del ritorno a vivere insieme, nella loro casa.”

«Tanto tuonò che piovve» ha commentato l’avvocato Francesco Miraglia, che segue la madre in questa lunga vicenda. «Alla fine, senza che sia cambiato nulla, il Tribunale ha cambiato rotta e stabilito quello che chiedevamo da mesi: riunire madre e figlio e far seguire loro un percorso. Avevamo avuto ragione fin dall’inizio e alla fine ci è stato riconosciuto. Ma a che prezzo? Si è dovuta smuovere l’opinione pubblica, abbiamo denunciato le operatrici responsabili dell’allontanamento del bimbo per falso ideologico e falsa testimonianza, avanzato l’ipotesi di richiedere un risarcimento danni, coinvolto la politica a livello regionale. Tutto per cosa? Per ottenere quanto sostenevamo da sempre: madre e figlio non hanno problemi relazionali tra loro e possono tranquillamente vivere insieme. Potremmo anche dire ora che tutto è bene quel che finisce bene: sicuramente, però, continuerò a seguire la vicenda fino a quando questa madre non tornerà a casa con il piccolo. Solo allora considereremo definitivamente conclusa questa penosa e assurda vicenda»

«Esprimiamo soddisfazione per quanto disposto dal Tribunale che pone fine alla sofferenza del bambino dovuta alla lontananza dalla mamma.» Esulta Paolo Roat, Responsabile Nazionale Tutela Minori del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU) Onlus. «Nel mese di marzo 2018 avevamo mandato una lettera aperta al sindaco di un Comune della Provincia di Ferrara per chiedergli di aiutare questa famiglia. Questo caso dimostra la necessità, ma anche la possibilità di riformare il sistema. Stampa e politica stanno ponendo la giusta attenzione al fenomeno con la recente interrogazione presentata dal consigliere della Lega Alan Fabbri alla Giunta regionale Emilia Romagna e con la convocazione della prima commissione pubblica dedicata al delicato tema dei minori e agli ultimi casi di allontanamenti segnalati nella nostra provincia tenuta giovedì 12 luglio alla presenza di rappresentanti dell’assessorato ai servizi sociali, dell’Asp e dell’Usl. Facciamo i nostri migliori auguri a queste iniziative e rinnoviamo la nostra offerta di mettere a disposizione l’esperienza del nostro comitato su questi temi, in particolare per quanto riguarda l’influenza negativa – spesso sconosciuta o sottovalutata – che la cultura e la pratica psichiatrica esercitano in questo ambito.»

Da: Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU) Onlus

Comunicato Regione: Imprese

Vertenza Tecno di Gualtieri (Re), Regione a Roma al Tavolo chiesto insieme al Comune: il Ministero dello Sviluppo economico convocherà l’unico, ad oggi, possibile acquirente

Dall’attuale proprietà ancora nessuna novità sulle prospettive del concordato, necessario per avere il tempo utile a trovare una soluzione per la vertenza che vede coinvolti 300 lavoratori

Bologna – Il Ministero dello Sviluppo economico convocherà nei prossimi giorni a Roma l’unica azienda che aveva avanzato, finora, una proposta di acquisto della Tecno Srl, ex Tecnogas, di Gualtieri (Re). Intanto,l’attuale proprietà non fornisce nessuna novità sui contenuti e le prospettive del concordato preventivo.

È questo quanto emerso questo pomeriggio nella Capitale, dove, nella sede del dicastero, si è tenuto il primo incontro sulla vertenza dell’azienda reggiana, che vede coinvolti circa 300 lavoratori. Il tavolo ministeriale era stato richiesto da Regione Emilia-Romagna e Comune di Gualtieri.

All’incontro erano presenti, oltre a sindacati e azienda, l’assessore regionale alle Attività Produttive, Palma Costi, e il sindaco di Gualtieri, Renzo Bergamini.

Il concordato preventivo consentirà all’impresa di avere tre mesi per trovare una soluzione alla complicata situazione aziendale. Questo periodo si intreccerà con un’altra scadenza, che ha però tempi diversi: la Cigs, la Cassa integrazione guadagni straordinaria, scade, infatti, il prossimo 31 agosto e sarà necessaria una ulteriore proroga da richiedere al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

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CIV cerca partner per impianti pilota di pere Cheeky

Impianti pilota pre-commerciali di nuova varietà di pero “Cape Rose*|Cheeky®”
CIV pronto a collaborare coi principali produttori e operatori del settore ‘pericolo’ in Italia e in Europa.

Il CIV è orgoglioso di annunciare questa nuova iniziativa relativa alla nuova varietà di pero “Cape Rose*|Cheeky®” sviluppata ARC Infruitec-Nietvoorbij , gestita da Culdevco (Pty) Ltd a livello globale e dal CIV in Italia.

CARATTERISTICHE DELL’ALBERO
OSSERVAZIONI
Portamento dell’albero
Espanso e vigoroso
Portamento produttivo
Su lamburda e brindillo
Ore di freddo
Medio (900 ore)

CARATTERISTICHE DELLA FRUTTA
Forma
Turbinata/oblunga-ovata-piriforme (a forma di uovo)
Dimensione
Buona (misura media 170 g / frutto)
Colore
Sovraccolore rosso che permane in post-conservazione
Gusto e consistenza
Dolce, succoso, ottime qualità organolettiche
CARATTERISTICHE PRODUTTIVE

Epoca di raccolra
Due settimane dopo William
Produzione
Buona
Epoca di piena fioritura
Tra Forelle e Packham’s Triumph
Impollinatori
Forelle, Abate Fetel, Rosemarie, Flamingo (altre varietà in fase di test)
Conservazione
Buona–>eccellente in atmosfera normale per 12 settimane a 0 ° C (testato da Experico; altre prove sono in esecuzione)

Questa iniziativa offre l’opportunità alle aziende interessate di costituire direttamente nella sua proprietà nuovi impianti pilota di livello avanzato con “Cape Rose*|Cheeky®”.
L’obiettivo principale è quello di aumentare i siti di sperimentazione con caratteristiche pedoclimatiche differenti e spostare l’attenzione dai piccoli siti sperimentali a campi piloti di dimensioni più grandi “pre-commerciali”.
Il CIV è molto interessato a collaborare con i principali produttori di pero italiani nel tentativo di dare seguito allo sviluppo di questa interessante varietà di pero che in Sud Africa si è già commercialmente diffusa con successo.
E’ importante sottolineare che ciascun partecipante interessato al progetto dovrà ordinare le piante della varietà al CIV entro fine luglio 2018 per consentire ai vivai autorizzati di innestare le piante richieste.
Per maggiori informazioni tecniche e specifiche circa l’iniziativa qui esposta, si prega di contattare marco.bertolazzi@civ.it.

“Speriamo di coinvolgere un significativo numero di potenziali partner del settore al fine di dare un impulso allo sviluppo commerciale di “Cape Rose*|Cheeky®” – sostengono congiuntamente al CIV il Variety Manager Marco Bertolazzi ed il Direttore Eugenio Bolognesi.

Scheda / CIV – Consorzio Italiano Vivaisti
Il CIV – Consorzio Italiano Vivaisti – è leader in Italia nell’innovazione varietale e nella produzione di materiali di propagazione certificati. Attivo dal 1983, con sede a San Giuseppe di Comacchio, in provincia di Ferrara, il CIV è composto dai tre vivai italiani leader nel settore: Vivai Mazzoni, Salvi Vivai, Tagliani Vivai. Attraverso la sinergia, l’esperienza e gli investimenti importanti nella ricerca, CIV è in grado di offrire prodotti all’avanguardia rispondenti alle esigenze del mercato. Il CIV, con grande lungimiranza, è impegnato da anni a selezionare varietà che possono fornire produzioni di alta qualità con ridotto fabbisogno energetico e basso impatto ambientale

Da: Consorzio Italiano Vivaisti