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Giorno: 6 Agosto 2018

La luce immensa di Kori

What If (Coldplay, 2006)

Kori è una bambina e gioca a nascondino.
Una piccola stella s’avvicina senza dir nulla, senza fare alcun rumore.
Kori chiude gli occhi e inizia a contare fino a trenta: uno, due, tre…
La stella viaggia sopra nuvole rarefatte, chiusa nel suo uovo d’acciaio.
Kori ogni tanto sbircia per guardarsi attorno: otto, nove, dieci…
I cavalieri volanti guardano in basso, puntano i loro strumenti di precisione, fanno calcoli, regolano i timer, respirano affannosamente nelle loro maschere. Nessun pensiero lento nelle loro menti, solo ordini da eseguire, gesti a memoria, istruzioni veloci, metalliche, distanti.
Kori bisbiglia a occhi chiusi e ridacchia, i fratellini ripetono alle sue spalle: tredici, quattordici, quindici…
Distanza prevista, velocità del vento costante, cielo sereno, temperatura mite, calcolo delle coordinate. Ogni tassello al proprio posto.
Kori ripensa alla sera prima: la mamma ha detto che suo padre tornerà a casa per sempre, con un piede di meno ma salvo. Anche senza un piede potrà portarla a cavallo. Immagina il giorno che rivedrà il suo papà, zoppicante, col bastone e sorridente. Immagina di abbracciarlo insieme ai fratellini, sospira felice e conta: diciotto, diciannove, venti…
I cavalieri hanno provato e riprovato. Ogni gesto è previsto, senza remore, programmato. L’uovo è pronto per cadere, tutti i bottoni sono stati schiacciati. La volontà è ferrea, disumana.
Kori alza la voce, pochi numeri ancora e inizierà a cercare: ventitré, ventiquattro, venticinque…
L’uovo è fuoriuscito dalla pancia volante. Sibila e cade. Veloce e preciso. Pochi secondi all’appuntamento, dritto e fino in fondo. Quanto lavoro, quanto studio e quanta volontà per arrivare a tutta questa perfezione: tre, due, uno…
Kori non resiste, apre gli occhi e smette di contare: ventotto, ventinove, trenta…

Kori vede la stella imbiancare il cielo. Lo fa in un secondo. Nemmeno il tempo di un pensiero fuggente. Così la vita e la stella diventano luce immensa. E tutto si fonde: spensieratezza, gioco, attesa. I grandi occhi neri e i neri capelli, i nastrini alle trecce e le babbucce col fiocco. I tre fratellini nascosti nel piccolo cortile intorno a lei, e la mamma in casa a cucinare, e suo papà che dovrà tornare. E la sua vita futura, quella che doveva diventare…
Tutto è luce e nulla più!

Kori e la sua famiglia si dissolsero nel cielo di Hiroshima, alle otto e un quarto del mattino del 6 agosto 1945.

Le stagioni della pena di morte

Una nuova svolta di Papa Francesco che ha modificato la dottrina ufficiale della Chiesa cattolica sull’ammissibilità della pena di morte, che risale al maggio scorso ma resa pubblica solo in questi giorni. Il Pontefice riscrive il catechismo riformando il punto 2267, stabilendo che la Chiesa “si impegna con determinazione per l’abolizione in tutto il mondo” della pena di morte, perchè essa attenta all’inviolabilità e dignità dell’uomo. Il precedente, testo valido fino ad ora, risale al pontificato Wojtyla e recitava: “L’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell’identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando fosse l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani”.

Una svolta, quindi, sostanziale, significativa e categorica in un’epoca in cui, davanti alla frequenza ed efferatezza di certi comportamenti, affiorerebbe istintivamente anche solo il pensiero dell’esecuzione capitale come esemplarità ma anche come deterrente. Nella storia la pena di morte sancita con processo era ritenuta la risposta valida e adeguata alla gravità di alcuni delitti e mezzo legittimo per la tutela dell’ordine pubblico e del bene comune. Oggi si sposta l’attenzione sull’aspetto individuale e si è più consapevoli che l’esecuzione capitale contiene una decisione e un’azione definitiva: togliere deliberatamente la possibilità di esistere a un altro essere umano. Toccare la tematica sulla pena di morte nel mondo significa aprire uno scenario controverso, tanti sono gli aspetti particolari, le differenze e una casistica tutt’altro che lineare, esauriente e limpida. Dati e segretezza di stato sulle morti per esecuzione in Cina, Malesia, Tailandia, Vietnam; dati parziali in quei Paesi dove la pena di morte era stata soppressa e successivamente reintrodotta; dati inesistenti nei casi di esecuzione sommaria non ufficiale e dati parziali non attendibili provenienti da quei territori in cui la pena di morte è stata sospesa solo recentemente, come in Mongolia e Guinea, dove il provvedimento risale al 2017. Una jungla di informazioni che ci pervengono ma insieme non riescono a comporre una panoramica certa e sicura. Il report di Amnesty International del 2017 ci dimostra come in Africa Subsahariana il decremento della pena capitale sia un dato visibile ed apprezzabile: il Kenya ha cancellato la pena di morte per omicidio, il Burkina Faso e il Ciad stanno lavorando a nuove leggi per modificare quelle in vigore sulla pena di morte, mentre solo in Somalia e Sudan le esecuzioni continuano anche in questi ultimi anni. In Botswana è stata ripresa la pena capitale. Nel report compaiono anche dati preoccupanti tra cui l’applicazione dell’esecuzione per traffico di droga in diversi Paesi come l’Arabia Saudita, la Cina, l’Iran e Singapore. Gli Stati Uniti rappresentano uno dei 76 stati al mondo e unico Paese occidentale dove persiste la pena di morte che continua a sollevare e incrementare un costante dibattito acceso nell’opinione pubblica su questa pratica. 37 degli States applicano la pena con modalità diverse: iniezione letale, camera a gas, sedia elettrica, impiccagione (New Hampshire), fucilazione (Oklahoma e Utah). Ultimo sperimentale provvedimento, l’uso dell’azoto per facilità di reperibilità ma dagli effetti non ancora accertati.

Non mancano nella cronaca fatti di atrocità inaccettabile come il caso del condannato a morte Lamont Reese, nel 2006 in Texas, che ha lottato fisicamente fino alla fine mentre veniva trascinato nella camera a gas gridando la sua innocenza e benedicendo gli esecutori, oppure un condannato morto dopo 40 minuti di incredibili sofferenze anziché i 7 minuti previsti dalle procedure. Assolutamente da deprecare l’esecuzione del 2007 in Ohio, durante la quale il boia non trovava le vene del condannato perché obeso. L’uomo è morto dopo 10 tentativi in due ore di agonia. E l’elenco sarebbe ancora lungo. La pena di morte in America, trova le radici storiche nelle colonie dei Padri Pellegrini, dove omicidio, adulterio, sodomia, stregoneria, alto tradimento erano i capi di imputazione. La letteratura ci fornisce molti spaccati dell’epoca come il tristemente famoso processo alle streghe di Salem (Massachusetts) nel 1693, conclusosi con tre condanne a morte per stregoneria. Il ricorso alla pena capitale perse di interesse nel corso dei secoli ma negli Anni ’70 l’opinione pubblica cambiò atteggiamento portando gli USA tra i massimi sostenitori delle esecuzioni letali, ritenendo la morte del condannato un atto definitivo che pone fine al dolore dei familiari della vittima, una sorta di risarcimento non solo alle famiglie ma alla società intera. Un atteggiamento mentale che diverge fortemente dalle tendenze abolizioniste europee ma che attualmente è nuovamente controtendenza. Oggi i reati previsti dalle sentenze sono: alto tradimento, omicidio plurimo, omicidio aggravato, spionaggio, attentato alla sicurezza nazionale, omicidio di agenti federali, poliziotti, militari e pompieri, terrorismo, stupro e tortura della vittima, abuso sessuale dei minori. Lo Stato con il più alto numero di esecuzioni è il Texas. Più che mai infervorata rimane la discussione sull’assegnazione della sentenza di morte con molte più probabilità ai poveri e meno abbienti, i relitti, la componente più debole della società, rispetto i ricchi, coloro che possono permettersi una difesa solida e accreditata. E le polemiche sul caso eccellente O.J.Simpson erano volte proprio a dimostrare come assassini ricchi non finiscono mai nel braccio della morte. O.J. Simpson, il famoso giocatore di football accusato negli anni ’90 di assassinio della moglie e di un amico, dopo anni di detenzione ha lasciato il carcere l’1 ottobre 2017 ed ora gode del regime di libertà vigilata.

Allo stato attuale le esecuzioni di morte nel mondo sembrano essere in stagnazione e l’impegno si moltiplica per contrastarle. In “Dei delitti e delle pene” (1764) di Cesare Beccaria, pilastro dell’abolizionismo, troviamo un’asserzione sempre attuale e più che mai vera, che ci inchioda davanti all’irrazionalità della cultura della violenza: “Parmi un assurdo che le leggi che sono l’espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l’omicidio, ne commettano uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall’assassinio, ordinano un assassinio pubblico.”

Una mostra in drogheria…

di Francesca Ambrosecchia
foto di Fabio Bianchi

Volti, sguardi, espressioni di dolore, paura, attesa e il mare. Fotografie che colgono attimi, reportage che inducono alla riflessione. Così è stato alla mostra fotografica di Riaperture, nello spazio dedicato al tema.
Un suono continuo invadeva l’ex drogheria Bazzi: l’incessante scroscio delle onde interrotto solo da voci e grida.
Passeggiando fianco a fianco alle pareti ammirando le foto di Francesco Zizola ed entrando sempre più in quella bolla di suono e significato, ci si sentiva parte di una realtà, che può sembrare, solo erroneamente, molto lontana.

L’amore per gli animali è un Kaos…

di Francesca Ambrosecchia

Eccola lì, la solita coda all’insù e un po’ arricciata che mi accoglie ogni volta che rientro a casa. Oltre alle carezze, ai giochi, alle passeggiate, c’è ben di più. Il tuo animale ti riconosce, ti rispetta, ti comprende: l’amore e l’empatia che si creano sono sentimenti unici e solo chi li ha sperimentati può davvero capirne la ricchezza.
Giorni fa ho sentito la notizia della morte per avvelenamento di Kaos, un pastore tedesco che pare avesse salvato tante vite umane durante la tragedia del sisma di Amatrice di due anni fa. Subito mi sono chiesta come fosse possibile che un uomo arrivasse a commettere un gesto tanto vile e atroce.
Poi ho letto che, in realtà, questo cagnolone era morto d’infarto, e ancora che forse non avesse nemmeno partecipato alle operazioni di salvataggio perché ancora cucciolo. Così, almeno una volta, pur nell’immutato dispiacere per la sua perdita, ho tratto un sospiro di sollievo.

“L’amore per gli animali è intimamente associato con la bontà di carattere, e si può tranquillamente affermare che chi è crudele con gli animali non può essere un uomo buono”
Arthur Schopenhauer

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

MEMORABILE
La maledizione di Farraginosa Adriatica. Città Metapsichica

Concludiamo la breve rassegna iniziata la a settimana scorsa dedicata ai due libri pubblicati dal pittore e scrittore ferrarese Marcello Darbo, entrambi editi da Tiemme Edizioni Digitali (www.tiemme.onweb.it) e disponibili nelle librerie del web, con il secondo: ‘La Maledizione di Farraginosa Adriatica. Città Metapsichica’ è uno dei più originali (e divertenti) testi letterari di questo inizio millennio. L’immaginoso slang utilizzato dall’autore, che in qualche modo rievoca la mirabile opera del mai abbastanza compianto Giovanni Testori, è un coraggioso strumento di dissacrazione formale, idonea struttura (in senso “saussuriano”) della storia di un omicida pazzo distruttore di una intera città. Sarà vero? Mah… è più probabile che vi si adombri la tabula rasa del nostro obsoleto contesto. Lo scopriremo decrittando questo “folle” libro in cui persino la numerazione dei capitoli è impazzita.