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Giorno: 19 Agosto 2018

Marco Pettazzoni consigliere regionale Lega Nord: sicurezza ponti sul Reno tra Cento e Pieve di Cento

Sono estremamente preoccupato sulla sicurezza dei due ponti denominati Ponte nuovo e Ponte vecchio che attraversano il Reno collegando le cittadine di Cento e di Pieve.

Mi risulta che da mesi, per essere precisi dall’inizio dell’anno in particolare sul ponte nuovo sono in atto delle verifiche per accertare la sicurezza del viadotto. Il ponte che e’ di competenza in parte del Comune di Cento e in parte della Citta’ metropolitana di Bologna sarebbe sotto controlli strutturali. La segnalazione e’ arrivata dai i tecnici del comune di pieve di cento che hanno portato i loro dubbi ai competenti uffici della Citta’ metropolitana.

Ma da Bologna non sono stati presi provvedimenti se non di conferire un incarico a professionisti esterni per fare i dovuti accertamenti e quindi relazionare . Sul perche’ e’ stato assegnato lo studio esternamente sarebbe interessante saperlo ( come dire non ci sono a livello comunale tecnici competenti ?) E nel frattempo sempre dalla citta’ metropolitana e’ stato posto il divieto di transito ai mezzi oltre le 15 tonnellate . Sul ponte vecchio vige invece il divieto delle 7 tonnellate.

Mi risulta che l’incarico a questa societa’ esterna sia stato conferito solo in giugno e che a tutt’oggi ancora non ci sono risposte in merito. Mi risulta i noltre che i sindaci di Cento, Pieve di Cento, e Castello d’argile nella scorsa primavera avrebbero inviato una lettera al sindaco merola della citta’ metropolitana per chiedere di sollecitare i tecnici predisposti ad effettuare il sopralluogo. Lettera alla quale non sarebbe mai stata data risposta. I tre sindaci infatti erano preoccupati in quanto tante aziende del territorio si lamentavano che non potevano attraversare i ponti con mezzi di trasporto pesanti causa i limiti imposti costringendo gli autocarri a tragitti alternativi che richiedevano molto tempo. Non essendoci state risposte di nessun tipo il passaggio dei mezzi pesanti e’ continuato imperterrito su entrambi i ponti senza che ci sia il minimo controllo da parte delle forze dell’ordine , in partcolare della polizia municipale, salvo casi sporadici. Non e’ raro quindi vedere sui ponti automezzi pesanti, tir, autoarticolati e soprattutto mezzi che trasportano rotoballe di fieno con carichi superiori alle 30,40 tonnellate.

Sono anni che in regione nell’ambito della commissione ambiente sollecitiamo interventi concreti su ponti e viadotti. Ora, davanti alla tragedia di Genova, chiediamo ancora una volta che manutenzioni e controlli siano effettuati con regolarita’ e tempismo sul nostro territorio. Ribadisco poi ancora una volta la necessita’ e l’importanza di creare una nuova via di comunicazione che colleghi il territorio centese con il bolognese . Si parla tanto e da tanto tempo del terzo ponte che colleghi i due territori facilitando il traffico su gomma e alleggerendo la viabilita’. Stiamo attendendo in commissione l’arrivo del piano regionale dei trasporti, un intervento fondamentale e da anni richiesto. Credo pertanto sia doveroso che i comuni interessati, la citta metropolitana e gli organi competenti prendano immediatamente provvedimenti e forniscano risposte per garantire la sicurezza di quanti attraversano i due ponti.

Da: Ufficio stampa Lega Nord Gruppo Emilia e Romagna

Turista sanzionata al mercato di Porto Garibaldi per acquisto di merce abusiva

Controlli a tappeto della Polizia Municipale anche nelle aree di mercato, per contrastare il fenomeno dell’abusivismo commerciale. Proseguono senza sosta le attività di prevenzione e di repressione degli illeciti commerciali nei mercati, tesi ad individuare e a sanzionare gli eventuali acquirenti di merce abusiva, contraffatta, priva di qualsiasi certificazione CEE. Al culmine di un controllo effettuato nell’area del mercato settimanale di Porto Garibaldi, giovedì 16 agosto scorso, intorno alle ore 12, è scattata una sanzione da 160 euro a carico di una turista, che ha acquistato un giocattolo da un venditore abusivo. Il personale della Polizia Municipale, intervenuto in abiti civili, dopo aver acquisito le generalità del trasgressore e dopo gli accertamenti necessari sul posto, ha contestato la violazione della norma del regolamento di Polizia Urbana, che vieta l’acquisto di merce abusiva. L’azione di contrasto dell’abusivismo commerciale proseguirà senza battute di arresto, anche attraverso il potenziamento dei controlli, volti a sanzionare gli acquirenti di merce abusiva. Questi, con un comportamento forse inconsapevole, tendono a favorire l’abusivismo commerciale, mettendo peraltro a rischio la salute di coloro che utilizzeranno i prodotti acquistati, in quanto sprovvisti di qualsiasi certificazione CEE.

La notte dei doni

di Francesco Minimo

Nell’Italia contadina – e ancora oggi in alcune contrade isolate, se mai possibile immaginare ancora una contrada isolata – in qualche luogo fuori dal nostro mondo, forse solo come un pallido ricordo o un vuoto omaggio alla tradizione, i doni dei bambini – provate a pensare a qualche biscotto, due canditi, poche caramelle, un mandarino e quattro noci – non li portava Gesù Bambino, né Santa Claus, sbarcato com’è noto nella nostra penisola nel golfo di Bari e sotto falso nome. E neppure San Silvestro allo scoccare del nuovo anno, o la celebre Befana, o il Befanone San Giuseppe. In alcune parti della Sicilia, sfruttando la lunghissima notte del 13 dicembre, se ne occupava ancora Santa Lucia, siracusana doc. Eppure nei tempi andati, prima di tutti i santi e gli eroi ricordati, gli ufficiali incaricati alla consegna erano altri. Portare i doni ai bambini era un appuntamento importante, una data da segnare sul calendario appeso in cucina. Allora, sconosciuti gli ipermercati e prima dell’era delle svendite online, a questa meritoria e ora negletta occupazione, si applicavano i morti. Cioè i trapassati. Cioè i fantasmi.
Tanto tempo fa, e anche questo è difficile da immaginare, i bambini erano davvero tanti, tantissimi, e per tanti di loro erano tempi di miseria. Si può pensare che un pur valente e superorganizzato Babbo Natale potesse soddisfare tutta la richiesta? E per di più in un tempo contingentato, dal tramonto della Vigilia all’alba del Santo Natale? Via, non scherziamo. Per questo, e per una sola notta, il grande esercito dei defunti veniva richiamato in servizio.
Bisogna però dire che i morti, pur volonterosi, avevano un grande difetto. Erano inesperti. Dei semplici dilettanti. Di contro avevano un pregio rispetto alle imprese individuali di Gesù Bambino e Babbo Natale. I morti erano tanti. Tanti quanto i bambini, forse qualcuno in più piuttosto che qualcuno in meno. Così ogni morto, dopo aver dormito in santa pace – e alcuni di loro, bisogna pur dirlo, dopo essersi rivoltati un anno intero nella tomba per i peccati commessi – doveva tirarsi su, scrollarsi la polvere di dosso e mettersi al lavoro. Ma solo la notte del 2 novembre, e non era poi un grande impegno, ché ogni morto doveva occuparsi soltanto dei bambini suoi diretti discendenti, dividendoseli tra gli altri avi legittimi e aventi diritto. Tra nipoti, pronipoti e bisnipoti si arrivava al massimo a una decina di bambini per ogni morto. Morto sì, ma richiamato in servizio effettivo in quella Notte dei Doni.
Anche quella notte, era il 2 novembre del 1932, tutto sarebbe filato liscio, se non si fosse presentato un imprevisto, un inconveniente molto raro eppure così tipico di quella particolare operazione. Un incarico semplice ma delicato e a cui Tano, il nonno protagonista di questa storia – protagonista in quanto regolarmente morto da quasi sessant’anni – si era preparato alla bell’e meglio ma con una gran voglia di far bene.
Tano il brigante, si capisce subito, non era stato in vita né un padre esemplare, né un bravo marito né tantomeno un onesto cittadino del neonato Regno d’Italia. C’è di peggio, Tano non era stato neppure un buon brigante. Accusato di tradimento, era stato “sputato”, processato e quindi giustiziato dai suoi stessi compagni d’arme. I quali compagni, nemmeno ora, morti e stramorti che erano, gli rivolgevano il saluto. Ma le regole della Notte dei Doni valgono per tutti e anche a uno stinco di santo come Tano toccava l’onere e l’onore di distribuire biscotti, noci e dolcetti ai suoi piccoli discendenti.
Aveva un’unica consegna da fare, visto che i parenti si erano accaparrati tutti gli altri nipoti e pronipoti. Ma uno è meglio di zero, pensava Tano tra sé, e facendosi buio, la tensione si mescolava all’entusiasmo. Da vero bestione qual’ era, non aveva neanche pensato a darsi una ripulita. Indossava ancora gli stracci del giorno dell’esecuzione, con tanto di buchi dei pallettoni sul panciotto e copioso spargimento di sangue. Nella mano destra, sporca e pelosa,  stringeva un piccolo involto di carta con i doni per suo nipote. Aveva appena compiuto sette anni e si chiamava Gaetano, cioè Tano, proprio come lui.
Entrò in casa passando attraverso il muro, come vuole il regolamento, e cercò subito il vecchio camino per appoggiare sulla mensola il cartoccio di dolciumi. Solo una scaldatina, poi sarebbe filato via, una cosa di cinque minuti al massimo. Si era dimenticato quanto fosse piacevole scaldarsi le ossa, e chi l’ha detto che uno spettro non possa apprezzare certi piccoli agi. Così rifletteva Tano, sfregandosi una mano sull’altra e allungando le braccia verso le braci ancora rosse. Ma ecco affacciarsi il maledetto inconveniente: dietro di lui senti una vocetta giovane e impertinente: “Tu chi sei? Da dove vieni? Sei venuto a rubare?”
Tano il brigante fu preso da un fulmine e si sentì svenire. E sarebbe svenuto sicurissimamente se solo ne avesse avuto la facoltà. Ma essendo morto, si limitò a voltarsi su se stesso e vide il nipote Tano. Si diede una riassettata alla giacca sporca e sdrucita, si grattò la barbaccia ispida, appoggiò in terra il fucile a due canne, con la poca cautela di cui era capace. Abbassò gli occhi. La situazione era a dir poco imbarazzante e, in quanto spettro, non gli era neppure concesso di arrossire. Scappare? Lui? Davanti a un bambino? Mai, sarebbe stato un disonore, peggio della fucilazione. Tanto valeva scambiare due chiacchiere.
Era venuto per regalare a suo nipote due dolcetti – questo cominciò a dire il brigante Tano: “E naturalmente per conoscerti, e per dirti di onorare il nome di tuo nonno”. Il nipote lo guardava fisso, un tacito invito a continuare la storia. E il brigante la continuò la storia, permettendosi anche qualche licenza, qualche piccola deviazione dalla verità dei fatti. Tano il nipote ascoltava le mirabolanti imprese del nonno brigante, il suo alto senso della giustizia e dell’onore, l’impegno strenuo a difesa dei poveri e delle vedove. Mano a mano che il vecchio Tano parlava, il giovane Tano, scacciava dal suo olimpo Robin Hood – primo ed unico libro letto – e metteva sul trono Tano il Brigante.
“Ma è sangue quello che hai sui vestiti?”. Certo che era sangue, quello dei perfidi nemici uccisi in battaglia: “Sai ragazzo, il mio era il Tempo dei Giganti, mentre il vostro è il tempo dei nani.”. Gli piacque assai quell’ultima frase, peraltro incomprensibile per un bambino sveglio fin che si vuole ma pur sempre di sette anni. Ma a un tratto si ricordò del “suo tempo”, il tempo da fantasma in missione che, in effetti, era scaduto da un pezzo. Allora quel brigante da due soldi, quello splendido fanfarone, decise per un’uscita di scena che il nipote potesse ricordare a distanza di anni. Alzò lentamente il braccio destro facendolo dondolare come una bandiera accarezzata da una brezza leggera, impostò la voce a un tono grave e cavò fuori da chissà dove le parole più astruse del vocabolario: “Nipote amatissimo, cui toccò l’avventura di recar teco il nome vetusto del tuo vetusto avo, tieni sempre dianzi ai tuoi occhi l’onore e la virtù.” Sbirciò il nipote e aggiunse: “E ora corri a letto senza voltarti e lasciami solo”. Il nipote Tano non comprese la metà della metà di quel pistolotto di commiato, ma ubbidii e abbandonò il campo. Si voltò un’ultima volta prima di imboccare di corsa le scale: il grande uomo era ancora fermo davanti alle braci morenti del camino.
La mattina seguente si mangiò i dolcetti e tenne per sé il suo segreto.
Quando Tano, non il brigante ma il nipote, raccontò per la prima volta nella sua vita quella storia, erano passati sessantasette anni da quella notte. Nel frattempo era diventato nonno a sua volta e rimbambito a sufficienza. Intanto, quel Secolo terribile e interminabile stava davvero per finire. Ma com’era stato possibile dimenticare tutto? Eppure quello straordinario incontro gli era evaporato dalla mente. Anche lui però ora aveva un nipote. E i bambini non la smettono di fare domande. Quella sera, era il 2 novembre del 1999, gli tornò in mente come d’incanto tutta la storia, ogni parola, ogni minimo particolare di quella notte della sua infanzia, e la raccontò tutta, per filo e per segno al nipote Luigi. Luigino aveva sette anni ed era sveglio, perfino più sveglio di lui alla sua età. Ma sentendo quello strano racconto si turbò per un attimo, e chiese: “Allora nonno hai visto un fantasma?”
“Ma che sciocchezze dici?”, sorrise il nonno, “Ma che fantasma e fantasma. Era mio nonno, Tano, il famoso brigante, in carne e ossa.”.

(Francesco Minimo – tutti i diritti riservati)
Anteprima in esclusiva per Ferraraitalia del racconto tratto da ‘Noi fantasmi’ di prossima uscita.