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Andrea Fantini è un navigatore ferrarese che sta facendo il giro del mondo in barca a vela sulla Maserati di Giovanni Soldini. Ferraraitalia pubblica in esclusiva il suo diario di bordo.

Scrivo dalla hall di un hotel a Panama City dove siamo arrivati circa 10 giorni fa.
In questi giorni c’è un evento organizzato da uno degli sponsor del progetto Maserati, BSI, una banca svizzera che ha aperto una sede qui a Panama. In questo momento Giovanni Soldini e i miei compagni stanno navigando, io no. Nel venire da Antigua a qui, con un bel ventone e mare ben formato, sotto spi (spinnaker, ndr), a più di 20 nodi di velocità, un’ondona mi ha spazzato via. Da prua sono finito all’albero, una bella botta, una costola quasi rotta e la coscia destra molto malmessa, un ematoma molto grosso e tanto versamento. Quindi riposo, anche se ancora per poco, visto che lunedì partiamo per San Diego, altre 3000 miglia di oceano. Ed è qui che inizia un’altra avventura, e questa volta nel Pacifico. A maggio arriveremo a San Francisco, da cui partiremo per il tentativo di record San Francisco-Shangai.
E’ stato un periodo intenso, il lungo trasferimento da Barcellona ad Antigua, la 600 miglia dei Caraibi, il trasferimento fino a Colon, l’attraversamento del canale di Panama, Panama City, e come sempre tutto quello che questi spostamenti si portano dietro, i volti, le persone conosciute, le amicizie e molto altro, perché alla fine è sempre la gente che conosci nei posti che fa sì che poi questi posti li ricorderai o meno.

andrea-fantini-maserati-regata-barca-vela-giovanni-soldini
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Ho accennato alla 600 miglia dei Caraibi: è stata una regata bellissima, purtroppo finita male. A causa un piccolo problema al sistema idraulico della chiglia non abbiamo potuto terminarla, un vero peccato, avevamo dato l’anima, navigato alla grande, eravamo lì a giocarci il primo posto fino all’ultimo. Purtroppo la vela è uno sport meccanico, succede spesso di rompere le cose, e quando non puoi ripararle c’è poco da fare. Maserati ha una chiglia che può basculare di 40 gradi per lato. Con il problema che avevamo, la chiglia poteva restare solo bloccata al centro, ed era come avere Maserati azzoppata, sarebbe stato un lento trascinarsi all’arrivo. Bella esperienza comunque, a bordo con me c’erano velisti molto forti da varie parti del mondo, oltre al nostro armatore John Elkann, che dalle poche ore passate insieme mi è sembrata una gran bella persona.

Finita la regata abbiamo riassettato completamente Maserati versione trasferimento e siamo partiti per Colon, nella parte Atlantica di Panama, in attesa di attraversare il Canal de Panamà, un’altra avventura! Dopo 4 giorni di attesa ci hanno permesso di attraversare: era la prima volta per me, davvero interessante.

Purtroppo a causa del mio incidente, ho passato l’ultima settimana più in ospedale che in giro per Panama o a lavorare in barca. Così ho impiegato il tempo a portare avanti il mio progetto personale di una barca eco-sostenibile con cui fare regate e diffondere una filosofia green. Ma come sempre ci sono gli sponsor da trovare e ogni secondo libero lo dedico a questo, anche se cercare dall’altra parte del mondo non è semplice, ma è il mio sogno e non mollo!

Per leggere la prima parte cicca qui

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Andrea Fantini


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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