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Lo confesso. Il pudore mi ha trattenuto.
Potevo scrivere sotto la pioggia e a 25 gradi di temperatura massima, mentre a Ferrara, dichiarata la città più calda d’Italia, si boccheggiava? Con voce esitante rispondevo alle telefonate degli amici, che avendo notato l’assenza chiedevano lumi e informazioni. E io, confortato dal cachemirino d’ordinanza, glissavo sulle notti serene che trascorrevo e trascorro bevendo con gli occhi le cascate di conifere e le lucine del cimitero-giardino all’inglese prospiciente il mio albergo che, non  per nulla, si chiama con un nome evocativo: “zum Engel – all’Angelo”.
I libri che alterno al lavoro d’ordinanza sono tutti della serie noir: ‘Corruzione’ di Don Winslow  e ‘Il caso Fitzgerald’ di John Grisham. Ad allietarmi c’è poi anche il catalogo inviatomi dall’amico carissimo Francesco Leone, autore della mostra sul ‘La Menorà’ che si tiene in questo momento al braccio di Carlo Magno dei Musei Vaticani e alla Sinagoga romana.
I polpacciuti ciclisti a frotte sbarcano dalle loro mountain bikes e s’immergono dopo doverosa pulitura nelle gelide acque della vasca della sauna o in piscina dove tra trilli di bambini si compie il rito del tentativo di imitare qualche divo/a del nuoto.

Tutto perfetto? Si se si avesse il coraggio di rinunciare a guardare tv e a leggere giornali. Così, prima dell’attesissima puntata di ‘The Alcyon’, voci non sufficientemente accorate raccontano atrocità: figlio che uccide sorella e madre, interi boschi in fumo causa incendi dolosi, la sesta ondata, nei millenni, che sta provocando la scomparsa di un numero impressionante di specie animali, la battaglia dei e per i migranti, l’Europa e i suoi problemi, ma soprattutto la lotta feroce per la leadership a sinistra. Ce la farà il Matteo di Rignano? Certo l’altro Matteo sta godendo così intensamente da presentarsi addirittura in giacca blu e con bavetta d’ordinanza nella sede estera dei giornalisti a Roma.

Sembra quasi che l’estate torrida porti con sé le punte estreme di una cattiveria umana mai appagata. Trump sventola sempre più forte il suo bananone paglierino, mentre moglie e figlia nei panni delle modelle della politica insegnano il ‘mauvais ton’ alle dame in carriera .
Qui al confine con l’Austria non sembra attuarsi la minaccia dei carri armati al Brennero, ma per la prima volta dopo anni sotto i portici della città vecchia conto sei neri che chiedono la carità. Anche nel paradiso dell’immacolato Alto Adige si sta preparando la cacciata dal paradiso terrestre.

Fra poco  nell’Italia infuocata ritornerà (forse) un clima più mite, ma non nelle azioni umane. Rimbrottino del vecchietto in vacanza? Probabile. Allora non è atto di viltà rifugiarsi tra libri e poesia, tra musica e musei, così da dichiarare, ancora una volta, che l’unica salvezza proviene solo dal preservare la dignità umana.

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Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
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Francesco Monini
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