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Da CIA Ferrara

Quotazioni in picchiata per albicocche, pesche, cocomeri e melone, le principali produzioni frutticole estive del territorio. Agricoltori sempre più insoddisfatti e sfiduciati
FERRARA – «Il mercato richiede prodotti di altissima qualità; l’Europa chiede sostenibilità ambientale, sicurezza alimentare e certificazioni “etiche”; il consumatore vuole frutta buona e bella a un prezzo giusto. Gli agricoltori sono sommersi di richieste, per la maggior parte condivisibili, ma rimangono l’anello debole delle filiere, spesso incapaci di coprire i costi di produzione e avere un reddito».
È amaro il commento di Stefano Calderoni, presidente provinciale di Cia Ferrara, sulla situazione dei prezzi della frutta estiva che sta
mettendo in grande difficoltà i produttori ferraresi.
Un quadro preoccupante, che riguarda le più importanti produzioni
frutticole del territorio, come spiega Vanni Branchini, produttore Cia e membro della Commissione prezzi della Camera di Commercio di
Ferrara. Per il melone la campagna di raccolta e commercializzazione
era partita bene, ottima qualità e prezzi soddisfacenti, che
arrivavano a un euro/kg. Poi le quotazioni hanno iniziato a scendere e ora, quando la concentrazione di prodotto è alta e si potrebbe ottenere una Plv interessante, il melone è
pagato pochi centesimi al chilo. Sta andando ancora peggio per il cocomero, che non ha mai raggiunto buone quotazioni, in media 15 cent/kg e ora è “svenduto” per 5, tanto che alcuni agricoltori hanno
rinunciato a raccoglierlo. Passando alle drupacee, la campagna delle albicocche ha visto una concentrazione della maturazione delle
diverse varietà, da fine maggio a metà giugno, che ha portato sul mercato
grandi quantità di prodotto e prezzi dai 20 ai 30 cent/kg. Poi la situazione si è stabilizzata à e ora siamo a 50-70 cent/kg per il prodotto in casse, ma siamo agli sgoccioli della raccolta e non parliamo di prezzi alti, al massimo “corretti”, quindi è tardi per recuperare. Il mercato di pesche e nettarine è in crisi da diversi anni e anche nel 2017 la situazione è invariata e
parliamo di 30, massimo 40 cent/kg. Il problema – conclude Branchini – sono anche le modalità di raccolta: il consumatore vuole un frutto maturo e di alta qualità, ma per farlo l’agricoltore dovrebbe raccogliere di frequente con costi di gestione elevati. Così finiscono per arrivare nei negozi albicocche, pesche e nettarine “acerbe” che non piacciono al consumatore».
Per risolvere la crisi che affligge, ormai ciclicamente, il settore servono nuove strategie. «Stiamo raccontando – continua il presidente Cia
–una situazione già vista troppe volte: contingenze climatiche e produttive provocano la contrazione dei prezzi non distribuita equamente sull’intera filiera, ma subita totalmente dalla produzione. Cosa servirebbe? Quello che si sta facendo per la pera. Grazie alla
creazione dell’Organizzazione Interprofessionale e l’aggregazione tra produttori che ha consentito di creare dei marchi identificativi,
il settore è più forte e competitivo. Certo siamo all’inizio, ma la strategia
è quella giusta perché solo se il valore aggiunto è distribuito su tutta la filiera, potremo ancora parlare di frutticultura italiana di qualità”.

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CIA FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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