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Da Sergio Simeone

Rassegno le mie dimissioni dalla carica di consigliere comunale del M5S. Motivi familiari e nuovi progetti personali mi spingono a prendere questa decisione. Sento il desiderio di investire il mio talento e le mie energie in esperienze rispettose della mia natura e dei miei valori etici e culturali.
È giunto il momento di dedicarmi a tempo pieno alla realizzazione di un progetto che coltivo da tempo: vivere felice e in pace, in modo coerente, sano e costruttivo.

In una intervista del 1980 Giorgio Gaber disse: “… sai in che cosa ho creduto? Nell’utopia della politica come indagine nella realtà, giù, fino in fondo. Quando questo cade resta solo il gioco politico ed è un’altra cosa. E’ sopra la tua testa”. Riflessione ancora attualissima.

A chi mi sostituirà, così come a chi rimane, auguro di riuscire a non usare la politica per alimentare l’ego, per creare separazione, per dare vita a sterili correnti, sottogruppi, laboratori… Che arrivismo, sfrenata ambizione, logiche aziendalistiche non condizionino i loro comportamenti.
In particolare a chi si occuperà di immigrazione auguro di non avere paura, di trovare il coraggio e la forza per non lasciarsi guidare dall’egoismo e dal furor di popolo, di essere lucido e umano, “sovrumano se l’umanità non basterà più” (cit. Alessandro Bergonzoni).
Faccio mie parole di Franco Erminio: “Ecco, stiamo attenti, mettiamo amore e attenzione ovunque possiamo… I decenni che verranno dipenderanno non dai potenti, ma dai comportamenti degli anonimi. Le scelte nel campo alimentare, le scelte nelle relazioni con gli altri, le scelte sui luoghi di lavoro. Il mondo, sarà quello che vorremo noi.”

Ringrazio quanti mi votarono, tutti coloro che mi sono stati vicino, mi hanno aiutato e sostenuto durante questa esperienza.
Per quanto mi riguarda, continuerò a fare politica, ovunque mi troverò, attraverso i miei pensieri, i miei comportamenti, le mie scelte di consumo. Cercando di ricordare sempre che non possiamo cambiare la politica se prima non cambiamo noi stessi.

Sergio Simeone

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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