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Da organizzatori

Domenica 15 aprile alle ore 10.15, all’interno del magazine prodotto da Rai Italia: Italian Beauty, va in onda su Rai TRE una puntata della serie ‘Lungo il fiume e sull’acqua’ interamente dedicata al Po.

Un percorso lungo l’argine del Po che parte da Stellata, nel terreno golenale. Qui sorge una bellissima rocca estense, che veniva usata per controllare i ricchissimi commerci che avvenivano sul fiume, quando il Po era l’autostrada dell’epoca. Una via di comunicazione su cui veniva effettuato il trasporto di tutte le merci, anche le più preziose come ad esempio il sale.
Con Daniele Biancardi, uno studioso locale, scendiamo per un breve tratto verso la foce, alla confluenza col fiume Bondeno, e qui Biancardi ci rivela un ‘segreto’: il Po nel medioevo aveva un altro corso, scendeva verso sud e si dirigeva verso Ferrara.
Questa rivelazione fa cambiare direzione anche alla puntata, che prosegue verso a sud, nel territorio ferrarese, attraversando quei terreni in cui un tempo la presenza delle acque permetteva tra le altre cose anche la coltivazione della canapa, una produzione agricola che alla fine dell’Ottocento era diventata così importante da arrivare ad essere quotata alla borsa di Londra. Ce lo racconta Michele Caputo, ferrarese doc, scienziato e matematico dell’Accademia dei Lincei.
Arrivati a Bondeno, sulle orme di Mario Soldati e la celebrata salama da sugo, scopriamo che è esistita in questa zona una mitica donna del fiume: soprannominata Nena, si chiamava Nazzarena Casini. Traghettatrice e pescatrice, ha trascorso tutta la vita solitaria sul Po.
E in suo ricordo oggi c’è La Nena, un battello fluviale ancorato nella darsena della città di Ferrara. Il suo capitano è Georg Sobbe. Nato e cresciuto in Germania, Sobbe vive in Italia da quasi quarant’anni. La sua associazione organizza escursioni e attività lungo il fiume e i canali. Grazie a lui capiamo i vari itinerari e le località che da Ferrara si possono raggiungere navigando. Sobbe ci fa navigare sul tratto cittadino del Po: Ferrara al tramonto vista dal fiume è insolitamente bella.
Ancora più sorprendente è scoprire che Ferrara fosse una potenza marinara all’epoca di Ariosto: combatteva contro Venezia sconfiggendola sulle acque. E’ proprio Ariosto nel poema Orlando Furioso che ci mostra Rinaldo che di notte naviga sul Po, passando proprio da Ferrara: l’attrice Diana Hobel, nella cornice della splendida mostra in corso a Palazzo dei Diamanti, ci legge quel bellissimo brano.
Lasciata Ferrara ci dirigiamo verso il Delta, ma prima delle valli di Comacchio, a Ostellato, incontriamo un gruppo di persone straordinariamente appassionate di astronomia: trascorrono le notti a scrutare il cielo stellato in un osservatorio che si sono auto costruiti in riva alle acque di una delle cosiddette valli. L’acqua infatti crea un microclima che li aiuta a osservare e fotografare oggetti d cielo profondo, spiega Alessandro Farinelli.
A Comacchio, dopo aver assistito alla cottura delle anguille nella antica e prestigiosa Manifattura Marinati, godiamo della bellezza del borgo antico e dei suoi suggestivi canali scivolando sull’acqua a bordo delle batane, le antiche imbarcazioni utilizzate dalla gente del luogo per muoversi nelle acque delle valli. A farci da guida i membri della associazione locale ‘Marasue’ Cristian Zappata e Alex Giorgi.
La puntata si conclude nel Delta del Po: dove la tradizione della pesca alle anguille nei lavorieri, tenuta in vita da Carlo Farinelli, il capovalle e i suoi colleghi pescatori. Lui e tutto il personale del Parco del Delta sono alle prese con le trasformazioni dell’ambiente dettate dal cambiamento climatico, il cui emblema supremo è dato dalla popolosa colonia d fenicotteri rosa. Questo uccello africano ha trovato modo di ambientarsi nell’ambiente del Delta per la prima volta della sua storia meno di quindici anni fa; costituisce il simbolo di una trasformazione dell’ambiente ormai che sappiamo essere in atto ma di cui non riusciamo ancora a prevedere i principali esiti.

Lungo il fiume e sull’acqua è un programma di Gianfranco Anzini, Giuseppe Sansonna e Francesco Zippel.
Rai Tre lo manda all’interno di Italian Beauty, magazine di Rai Italia, la direzione della Rai che produce e distribuisce i programmi della televisione pubblica italiana in tutto il mondo, su canali dedicati agli italiani residenti all’estero, in parte discendenti dei nostri connazionali che un tempo sono emigrati nelle americhe, in Australia, in Sud Africa. Un bacino potenziale che conta circa sessanta milioni tra oriundi e nostri connazionali residenti all’estero.
A questo link è possibile vedere in anteprima sulle pagine web di Rai Italia la puntata:

http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-28c27262-a6ac-4a07-b39a-407efe8764f7.html#p=

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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